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Contenuti del libro
Informazioni
“Wild. Tra i ghiacci del Polo Sud al fianco del capitano Shackleton” di Reinhold Messner ti porta nel cuore delle spedizioni polari più estreme, raccontando la storia incredibile di Frank Wild, l’uomo che fu l’ombra e il braccio destro del leggendario Ernest Shackleton. Non è solo la corsa al Polo Sud, ma soprattutto la lotta per la sopravvivenza nell’inferno bianco dell’Antartide. Attraverso gli occhi di Wild, riviviamo le imprese epiche, dalla spedizione Discovery con Scott, dove si scontrano visioni diverse di leadership, alla drammatica spedizione Nimrod che quasi raggiunse il Polo Sud, fino all’indimenticabile odissea della spedizione Endurance, dove Wild tenne in vita ventidue uomini sull’isola Elephant mentre Shackleton compiva l’impossibile viaggio verso la Georgia del Sud per chiedere aiuto. Questo libro esplora il legame unico e la fiducia incrollabile tra Wild e Shackleton, due anime complementari che trovavano il loro vero senso solo nella natura selvaggia, e la difficoltà di adattarsi alla vita normale dopo aver affrontato l’estremo. È una storia di coraggio, lealtà e della profonda impronta che l’esplorazione polare lascia su chi la vive.Riassunto Breve
La sopravvivenza negli ambienti estremi dell’Antartide dipende dalla leadership e dalla fiducia reciproca tra gli uomini. Figure centrali in questo contesto sono Ernest Shackleton e Frank Wild. Shackleton, carismatico e ambizioso, e Wild, esperto e riservato, si incontrano nella spedizione Discovery guidata da Robert Falcon Scott. Scott si affida alla gerarchia, mentre Shackleton crede nella leadership guadagnata sul campo. La spedizione Discovery affronta problemi per attrezzatura inadeguata e inesperienza, portando a fallimenti e malattie come lo scorbuto. Wild dimostra subito capacità pratiche e risolutezza, prendendo decisioni rapide anche contro gli ordini per salvare i compagni. Shackleton, ammalato, viene rimandato a casa da Scott, forse per rivalità. Wild rimane, migliorando le tecniche di sopravvivenza. Shackleton organizza una propria spedizione con la Nimrod per raggiungere il Polo Sud, scegliendo Wild come secondo. Affrontano condizioni estreme, usando pony e slitte, lottando contro neve, freddo, crepacci e fame. Sul plateau polare, con le scorte quasi finite, Wild convince Shackleton a rinunciare al Polo per salvare le vite, raggiungendo un nuovo record di avvicinamento. Il ritorno è una dura lotta per la sopravvivenza, con Wild che guida il gruppo stremato. La corsa al Polo vede poi Amundsen avere successo con i cani e una buona pianificazione, mentre Scott fallisce tragicamente affidandosi al traino umano e perendo con la sua squadra. La spedizione di Shackleton con l’Endurance, inizialmente per una traversata, diventa una lotta per la sopravvivenza dopo che la nave viene intrappolata e distrutta dal ghiaccio. L’obiettivo diventa salvare l’equipaggio. La leadership di Shackleton e Wild è cruciale. Wild gestisce gli uomini sull’isola Elephant, mantenendo il morale con routine, attività e rafforzando la fiducia nel ritorno di Shackleton, nonostante le sofferenze e la disperazione. Shackleton e cinque compagni affrontano un pericoloso viaggio in scialuppa fino alla Georgia del Sud, poi attraversano l’isola a piedi per raggiungere una stazione baleniera. Da lì, Shackleton organizza i soccorsi e riesce a salvare tutti i ventidue uomini sull’isola Elephant. Tornati in Inghilterra durante la Prima Guerra Mondiale, la loro impresa non riceve l’attenzione della tragica morte di Scott. Shackleton e Wild tentano di adattarsi alla vita civile, ma faticano. Wild prova ad avviare una piantagione in Africa, trovando una diversa forma di resistenza, ma risponde al richiamo di Shackleton per una nuova spedizione antartica. Shackleton appare segnato dai fallimenti e dall’ossessione per Scott. La spedizione con la Quest ha un obiettivo vago. Shackleton muore per un infarto in Georgia del Sud. Wild assume il comando, seppellisce Shackleton a Grytviken e costruisce un monumento. Dopo la spedizione, Wild torna in Africa, tentando una fattoria, ma lotta con problemi finanziari e di salute, incapace di replicare il senso di scopo trovato in Antartide. Muore in Africa, ancora legato ai ricordi polari e a Shackleton. La storia di Shackleton e Wild mostra come la loro forza risieda nella capacità di sopravvivere e salvare vite, un valore diverso dall’eroismo legato alla morte. La loro simbiosi, con Shackleton che prendeva le decisioni cruciali e Wild che trasmetteva fiducia, è fondamentale. Riposano vicini in Georgia del Sud, a testimonianza del loro legame e del loro coraggio nell’affrontare l’impossibile, agendo con la natura di “selvaggi” quando necessario.Riassunto Lungo
1. La Fiducia nel Ghiaccio
La sopravvivenza in luoghi estremi come l’Antartide chiede grande leadership e una forte fiducia reciproca tra le persone. Sull’isola Elephant, ad esempio, ventidue uomini hanno atteso per mesi di essere salvati, e sono rimasti vivi grazie alla fiducia che riponevano in Frank Wild. Lui prese il comando mentre Shackleton era via e riuscì a mantenere alta la speranza, mostrando calma e grande decisione anche nelle situazioni più difficili. Questa capacità di ispirare fiducia fu fondamentale per superare l’attesa estenuante in condizioni disperate.Le Origini: La Spedizione Discovery
Questo tipo di affidamento reciproco nacque e si rafforzò in esperienze precedenti, altrettanto dure. Tutto ebbe inizio con la spedizione Discovery nel 1901, quando Frank Wild incontrò per la prima volta Ernest Shackleton. Wild era un marinaio con molta esperienza, ma piuttosto riservato, mentre Shackleton era noto per il suo carisma e la sua forte ambizione. Entrambi si unirono a quella spedizione, guidata da Robert Falcon Scott. Scott era un ufficiale della marina militare che però non aveva molta esperienza nei ghiacci polari e tendeva a seguire rigidamente le regole di gerarchia, a differenza di Shackleton che credeva che la leadership dovesse essere conquistata sul campo, dimostrando valore e capacità.Difficoltà e Prove nel Ghiaccio
Fin da subito, la spedizione incontrò notevoli problemi che misero a dura prova l’equipaggio. L’attrezzatura a disposizione non era adatta alle condizioni estreme, e mancava l’esperienza necessaria per muoversi con gli sci e gestire i cani da slitta nel modo giusto. Inoltre, la dieta seguita a bordo portò presto alla comparsa dello scorbuto, una malattia grave dovuta alla mancanza di vitamine. In queste condizioni difficili, un tentativo di raggiungere il Polo Sud, guidato da Scott insieme a Shackleton e Wilson, fallì. Il fallimento fu causato sia dalla malattia che colpì i membri del gruppo, sia dalle tensioni che nacquero tra loro. Shackleton, in particolare, si ammalò gravemente di scorbuto durante quel viaggio.Un Esempio di Leadership Pratica
Fu in momenti come questi che emerse la capacità pratica di Frank Wild. Durante una violenta bufera di neve, Wild dimostrò di saper prendere decisioni rapide e coraggiose per mettere in salvo i suoi compagni. Agì d’istinto e con grande efficacia, anche quando questo significava andare contro gli ordini ricevuti. Questo episodio mise in luce la sua attitudine a risolvere i problemi sul momento e la grande fiducia che riusciva a ispirare negli altri membri della spedizione grazie alla sua competenza e al suo sangue freddo. La sua leadership non si basava sulla posizione, ma sull’azione concreta e sulla capacità di proteggere chi era con lui.Destini Diversi nel Ghiaccio
Al ritorno dalla sfortunata missione verso il Polo, Shackleton, ancora molto debole a causa dello scorbuto, fu rimandato a casa da Scott. Questa scelta sembrò motivata, almeno in parte, dal desiderio di Scott di allontanare un uomo considerato un potenziale rivale, molto popolare e carismatico tra l’equipaggio. Frank Wild, invece, rimase in Antartide. Continuò a lavorare sodo, migliorando costantemente le tecniche di sopravvivenza nel ghiaccio e guadagnando sempre più rispetto da parte di tutti per la sua competenza e la sua affidabilità incrollabile. La nave Discovery, nel frattempo, rimase bloccata e intrappolata nel ghiaccio per un altro anno intero prima di poter essere finalmente liberata e fare ritorno.Il capitolo dipinge Scott come un leader rigido e inesperto, ma è questa l’unica prospettiva possibile sulla sua figura e sulle difficoltà della spedizione Discovery?
Il capitolo, nel voler evidenziare le qualità di Wild e Shackleton, offre un ritratto di Robert Falcon Scott che appare piuttosto unidimensionale. Per comprendere appieno le dinamiche di quella spedizione e le sfide della leadership polare, è fondamentale considerare il contesto storico dell’esplorazione antartica e le diverse interpretazioni storiografiche sui protagonisti. Approfondire le biografie di Scott e le analisi delle sue spedizioni, magari confrontando diverse fonti, può fornire una visione più equilibrata e complessa, andando oltre la semplice contrapposizione di stili di comando. Autori come Roland Huntford hanno offerto letture alternative delle figure chiave dell’epoca.2. Tra Polo e Salvezza: La Spinta verso Sud
La preparazione della spedizione
Shackleton organizza una spedizione diretta al Polo Sud, spinto anche dalla rivalità con Scott. Riesce a ottenere i finanziamenti necessari e acquista la nave Nimrod. Seleziona con cura l’equipaggio, scegliendo Frank Wild come suo secondo di fiducia. L’obiettivo principale è raggiungere il Polo, ma la spedizione si propone anche di condurre importanti ricerche scientifiche. Il campo base viene stabilito nel Canale McMurdo, nonostante Scott rivendicasse già l’area come sua. Per il trasporto si utilizzano principalmente pony e slitte, con alcuni tentativi limitati fatti con un’automobile e cani. Lungo la rotta prevista vengono allestiti dei depositi di viveri essenziali per il viaggio.La marcia verso il Polo
La marcia verso sud inizia alla fine di ottobre del 1908. Partono in quattro uomini con quattro pony. Le condizioni incontrate sono estremamente difficili: la neve è soffice, ci sono frequenti blizzardi, le temperature sono bassissime e il percorso è pieno di pericolosi crepacci. I pony fanno molta fatica ad avanzare e, per alleggerire il carico e avere cibo, vengono progressivamente abbattuti. La spedizione attraversa la vasta Grande Barriera di Ghiaccio e affronta poi la salita di un enorme ghiacciaio, il Beardmore Glacier, che si snoda attraverso una catena montuosa. Il terreno si rivela complesso e reso ancora più pericoloso dalla presenza di numerosi crepacci. Una volta raggiunto il plateau polare, l’altitudine e il freddo aumentano ulteriormente. Le razioni di cibo vengono ridotte al minimo indispensabile, causando fame, debolezza e gravi problemi di salute tra i membri del gruppo, inclusi dissenteria e congelamenti.La scelta difficile e il record
Nonostante le incredibili avversità, il gruppo continua ad avanzare con grande determinazione. Wild si dimostra fondamentale per mantenere alto il morale e la lucidità dei compagni in condizioni così estreme. Shackleton è fortemente determinato a raggiungere il Polo, ma la situazione critica in cui si trovano rende necessaria una scelta difficile. Con le scorte quasi completamente esaurite e le forze al limite, Wild riesce a convincere Shackleton che è indispensabile rinunciare alla meta finale per garantire la sopravvivenza di tutti. Raggiungono così la latitudine di 88° 23′ Sud, stabilendo un nuovo record di “Farthest South”, il punto più a sud mai raggiunto fino a quel momento.Il ritorno e la salvezza
Il viaggio di ritorno si trasforma in una vera e propria lotta per la vita contro la fame e lo sfinimento. Il gruppo conta disperatamente sui depositi di viveri lasciati lungo la rotta all’andata. La malattia colpisce tutti tranne Wild, che assume un ruolo cruciale nel guidare il gruppo stremato. Raggiungono finalmente la baracca di Hut Point, trovandola vuota ma con provviste essenziali. Riescono a segnalare la loro posizione alla Nimrod, che li recupera portandoli in salvo. Una volta al sicuro, Shackleton organizza subito una squadra per recuperare gli altri due compagni rimasti indietro. La spedizione fa ritorno portando con sé importanti dati scientifici e il record di avvicinamento al Polo, consolidando la fama di Shackleton come esploratore. Scott, di fronte a questi risultati, inizia a preparare una nuova spedizione con l’obiettivo di essere il primo a raggiungere il Polo.Considerando le estreme difficoltà incontrate e il tragico destino dei pony, quanto fu effettivamente razionale la scelta dei mezzi di trasporto per una spedizione polare di tale portata?
Il capitolo descrive con chiarezza le immense difficoltà della marcia verso sud e la sorte dei pony, che faticano enormemente e vengono progressivamente abbattuti per necessità. Questa parte del racconto, pur evidenziando la disperazione della situazione, solleva un interrogativo cruciale sulla fase di preparazione: la scelta di affidarsi prevalentemente ai pony, noti per le loro difficoltà in ambienti polari estremi rispetto ad altri animali da traino come i cani, fu la più adeguata? Per approfondire questa apparente lacuna logistica nella pianificazione, è fondamentale studiare la storia delle tecniche di esplorazione polare, confrontando i diversi approcci logistici adottati dagli esploratori dell’epoca. L’analisi delle motivazioni dietro tali scelte e delle loro conseguenze pratiche, magari attraverso le opere di storici che hanno esaminato criticamente le spedizioni antartiche, come Roland Huntford, può fornire il contesto necessario per valutare la razionalità di queste decisioni iniziali.3. Eroismo e Sopravvivenza tra i Ghiacci
Le spedizioni in Antartide mostrano modi diversi di affrontare l’esplorazione. La competizione per raggiungere il Polo Sud vede protagonisti Robert Scott e Roald Amundsen. Amundsen si muove con grande preparazione, usando i cani da slitta in modo efficace, e questo gli permette di arrivare al Polo per primo e di fare ritorno senza problemi. Scott, invece, si concentra sulla rivalità e sull’idea di un’impresa eroica basata sul traino umano; arriva dopo Amundsen e la sua squadra non sopravvive alle condizioni estreme, anche a causa di scelte non adatte alla situazione.La Spedizione di Shackleton: dalla Scoperta alla Sopravvivenza
Un’altra spedizione importante è quella guidata da Ernest Shackleton a bordo della nave Endurance. L’obiettivo iniziale era ambizioso: attraversare l’intero continente antartico. Purtroppo, il piano cambia radicalmente quando la nave rimane bloccata e poi distrutta dai ghiacci, trasformando l’impresa da un viaggio di scoperta in una drammatica lotta per restare in vita. In questo momento critico, la capacità di guidare gli uomini dimostrata da Shackleton e dal suo vice, Frank Wild, diventa l’elemento più importante per il destino dell’equipaggio disperso nel gelo.Affrontare il Gelo: Strategie per Restare in Vita
In una situazione così estrema, la possibilità di sopravvivere dipende completamente dalla capacità di adattarsi alle nuove, terribili condizioni, di mantenere alto il morale del gruppo e di lavorare uniti per un obiettivo comune. Frank Wild, in particolare, si occupa degli uomini che si trovano isolati sull’isola Elephant, incoraggiandoli a restare attivi, a fidarsi l’uno dell’altro e a sopportare le enormi difficoltà di ogni giorno. Costruire un rifugio improvvisato con i pochi materiali disponibili e organizzare la caccia per trovare cibo diventano azioni fondamentali che aiutano a combattere la rassegnazione e la disperazione che potrebbero facilmente prendere il sopravvento in un ambiente così ostile e isolato.Priorità Diverse, Destini Diversi
La differenza tra la tragica fine di Scott e della sua squadra, legata a una visione dell’impresa come atto di eroismo e a una forte competizione, e il successo di Shackleton e Wild nel riportare a casa sani e salvi quasi tutti i loro uomini, si spiega con le diverse priorità scelte. Shackleton e Wild mettono al primo posto la sopravvivenza attraverso una preparazione pratica e attenta, la forza del gruppo unito e la determinazione nell’agire concretamente di fronte ai problemi. Scott, invece, sembra dare più valore alla ricerca della gloria e al superamento della rivalità, una scelta che si rivela fatale di fronte alla spietata realtà del continente ghiacciato.Se l’abilità era sopravvivere all’estremo, perché la ‘normalità’ si è rivelata un ostacolo insormontabile?
Il capitolo evidenzia un paradosso affascinante: figure capaci di imprese sovrumane in condizioni estreme sembrano incapaci di trovare un posto nella vita di tutti i giorni, affrontando fallimenti economici e personali. Questa dicotomia solleva interrogativi sulla natura stessa dell’adattamento e sul costo psicologico delle esperienze limite. Per approfondire questo aspetto, è utile esplorare la psicologia degli esploratori e il tema del reinserimento nella società dopo periodi prolungati in ambienti isolati o pericolosi. Autori come Roland Huntford, che ha analizzato in profondità le figure degli esploratori polari, possono offrire prospettive critiche sulla loro mentalità e sulle motivazioni che li spingevano, spesso in contrasto con le aspettative della vita civile.7. Due Anime nel Ghiaccio
La morte di Wild segna la fine di un’epoca eroica nelle esplorazioni in Antartide. Wild e Shackleton emergono come i primi esploratori di tipo moderno, ponendo la sopravvivenza al di sopra di ogni altra cosa. Le basi del passato mostrano come i pionieri operassero senza l’ausilio della tecnologia moderna, un dettaglio che rende relativo il concetto di natura selvaggia che affrontavano. All’interno della baracca di Shackleton, oggetti semplici come la pipa di Wild diventano testimonianze silenziose dell’importanza cruciale data alla sopravvivenza del gruppo.La Forza della Lealtà e della Fiducia
L’ammirazione per Wild cresce enormemente se si considera la sua impresa straordinaria: riuscì a tenere in vita ventuno naufraghi per oltre quattro lunghi mesi sull’isola Elephant, in condizioni estreme. Wild è ammirato profondamente per la sua incrollabile lealtà verso Shackleton e per la sua capacità di sopportare le sofferenze al fianco dei suoi uomini, alimentando costantemente in loro la fiducia nella possibilità di salvezza. Rischio e fiducia si accompagnano indissolubilmente, proprio come accadeva tra loro due. Sulla lapide di Wild è incisa la frase “Shackleton’s Right Hand Man”, un riconoscimento del suo ruolo fondamentale. Wild stesso aveva espresso il desiderio che Shackleton riposasse a Grytviken, e ora anche lui si trova lì, accanto al suo leader.Caratteri Complementari e Genio nell’Azione
I due esploratori, Shackleton e Wild, sono di nuovo vicini nel riposo eterno, così come lo furono in tutte le loro spedizioni congiunte. La loro profonda simbiosi e il coraggio che li spingeva a vivere derivavano dai loro caratteri profondamente complementari: Shackleton, l’uomo visionario e a volte quasi ossessionato dai suoi obiettivi, e Wild, l’uomo più sensibile e pragmatico. Nelle situazioni di estrema difficoltà, riuscivano a trasformare quelle che potevano sembrare debolezze in autentiche virtù, trovando soluzioni dove altri vedevano solo l’impossibile. Era la natura stessa a dirigere la loro lotta per la sopravvivenza. Shackleton prendeva le decisioni cruciali nei momenti critici, e Wild si fidava completamente del suo giudizio, trasmettendo questa fiducia con grande empatia a tutto l’equipaggio. Il loro vero genio risiede nell’azione congiunta, dimostrata in particolare durante le ritirate, dove agivano quasi con la stessa istintiva saggezza dei “selvaggi” in sintonia con l’ambiente ostile.Eredità e Riflessioni sulla Modernità
Oggi, si assiste a una ricerca di una “selvatichezza” che appare spesso superficiale, elevata a ideale proprio perché nella sua forma autentica non esiste quasi più. Allo stesso modo, la fiducia sembra diminuita nella società moderna, forse a causa di una mancanza di empatia diffusa. Il paesaggio della Georgia del Sud, dove riposano i due esploratori, continua a mostrare contrasti eterni e potenti, con le sue rocce nere che si stagliano contro la neve bianca. L’Antartide, che un tempo rappresentava la natura selvaggia per eccellenza, si è trasformato nel settimo continente, più accessibile e studiato. Le spedizioni polari del passato, pur avendo avuto un valore pratico minimo nell’immediato, possedevano una forza simbolica straordinaria, incarnando lo spirito umano di esplorazione e resilienza di fronte all’ignoto.Ma se i pionieri del passato affrontavano la natura selvaggia con meno tecnologia, questo non rendeva la “selvatichezza” più assoluta, piuttosto che relativa, per chi venne dopo?
Il capitolo introduce l’idea che l’assenza di tecnologia moderna per i pionieri del passato renda “relativo” il concetto di natura selvaggia per gli esploratori successivi come Wild e Shackleton. Questa affermazione non è sufficientemente argomentata e appare controintuitiva: si potrebbe sostenere che affrontare l’ambiente con meno mezzi renda la sfida della “selvatichezza” più diretta e meno mediata dalla tecnologia. Per comprendere meglio come la tecnologia modifichi la percezione e la realtà dell’ambiente “selvaggio”, sarebbe utile approfondire la storia delle esplorazioni e la sociologia della tecnologia. Confrontare le sfide e gli approcci di spedizioni di epoche diverse può fornire il contesto mancante. Autori come Jared Diamond o Lewis Mumford possono offrire spunti sulla relazione tra sviluppo tecnologico e interazione umana con l’ambiente.Abbiamo riassunto il possibile
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