1. Il Volo Naturale di un Semplice
Giuseppe Maria Dessa nasce a Copertino nel 1603. Fin da giovane viene considerato un frate semplice, quasi inadatto alle normali attività quotidiane. Lo chiamano “idiota” o “Boccaperta”, forse per quello sguardo spesso perso nel vuoto e per le sue evidenti difficoltà pratiche: non riusciva a distinguere il pane, rovesciava oggetti con facilità, tanto da essere allontanato da un convento proprio per la sua inettitudine. Eppure, nonostante queste goffaggini terrene, Giuseppe manifesta spesso stati di assenza, che vengono definiti “stordimenti”, momenti in cui sembra assorto in una contemplazione profonda, come se la sua mente fosse altrove.Il Fenomeno del Volo
Questi stati di assenza sono spesso accompagnati da un evento straordinario e inspiegabile: il volo. Non si tratta di una semplice levitazione, ma di un vero e proprio movimento nell’aria che avviene in modo spontaneo, spesso in pubblico, in luoghi come chiese affollate, piazze o giardini. Giuseppe può coprire distanze e altezze notevoli, e a volte sembra persino trasportare con sé altre persone. Questo fenomeno è ampiamente testimoniato da moltissime persone, da nobili di alto rango a gente comune. È interessante notare come Giuseppe stesso non consideri i suoi voli un miracolo nel senso tradizionale, ma li descriva a volte come un “difetto di natura” o, se mossi dalla gioia, un “ratto giubilato”, quasi un rapimento dovuto all’esuberanza dello spirito.Fama e Sospetti
La sua capacità di volare attira presto l’attenzione. Figure come Padre Antonio da San Mauro iniziano a utilizzare Giuseppe e le sue elevazioni in pubblico come una dimostrazione visibile della potenza divina. La fama di Giuseppe cresce rapidamente, diffondendosi ben oltre i confini locali. Tuttavia, un fenomeno così eclatante e difficile da inquadrare genera anche una notevole dose di sospetto e scandalo, soprattutto all’interno delle istituzioni ecclesiastiche.L’Intervento dell’Inquisizione
Le autorità ecclesiastiche, in particolare l’Inquisizione, non vedono di buon occhio questa manifestazione così pubblica e incontrollabile. Per questo motivo, Giuseppe viene sottoposto a processo. Gli viene severamente proibito di volare in pubblico e, per contenerlo e limitarne l’influenza, viene confinato in vari conventi, spostato di continuo e tenuto in isolamento in luoghi come Assisi, Pietrarubbia, Fossombrone e Osimo. Questo isolamento forzato e la tristezza che ne deriva hanno un effetto diretto su di lui, causando una progressiva diminuzione dei suoi voli.L’ultimo volo di cui si ha notizia avviene durante uno di questi trasferimenti, in un raro momento di gioia nel vedere le nuvole. La sua apparente incapacità di funzionare nel mondo terreno e la sua straordinaria capacità di elevarsi nell’aria sembrano essere due aspetti complementari di una stessa natura, una natura che il mondo e le sue rigide regole faticano enormemente a comprendere, accettare o semplicemente inquadrare.Come può un capitolo presentare il “volo” di un individuo come un evento “straordinario e inspiegabile” ma ampiamente testimoniato, senza affrontare la questione fondamentale della sua compatibilità con le leggi naturali conosciute o la natura stessa della “testimonianza” storica?
Il capitolo descrive il fenomeno del volo come un fatto, basandosi sulle numerose testimonianze dell’epoca. Tuttavia, non esplora criticamente la natura di tali testimonianze in un contesto culturale molto diverso dall’attuale, dove la percezione e la narrazione degli eventi potevano essere influenzate da credenze religiose e aspettative. Non vengono considerate possibili interpretazioni alternative di eventi che potrebbero essere stati percepiti o descritti in modi non letterali o alterati dalla suggestione collettiva. Per approfondire, sarebbe utile considerare la critica delle fonti storiche, la psicologia delle folle e dei fenomeni di suggestione, e la storia delle credenze religiose e dei “miracoli”. Autori che si occupano di metodologia storica e analisi delle fonti in contesti complessi, o di storia sociale e culturale delle credenze, potrebbero offrire spunti fondamentali.2. La Caduta del Mago Volante
Esistono racconti storici di persone che, fino al diciottesimo secolo, erano capaci di volare senza l’aiuto di macchine o ali. Questo fenomeno era legato a un tempo in cui la fede e la meraviglia rendevano possibile ciò che oggi consideriamo impossibile. Il volo non serviva a uno scopo pratico, ma era visto come un prodigio, un atto di “levitas”, una leggerezza sia fisica che spirituale, profondamente connessa al sogno e alla poesia. Poi, con l’arrivo dell’età della Ragione e l’affermarsi della scienza, il mondo ha riscoperto la propria “gravitas”, la pesantezza e la serietà della realtà terrena. La fisica e l’approccio empirico hanno dichiarato impossibile il volo senza strumenti, segnando la fine dell’epoca in cui gli uomini potevano librarsi in aria.La lotta tra leggerezza e pesantezza
Questa opposizione tra “levitas” e “gravitas” si manifesta in modo esemplare nella storia di Simon Mago e San Pietro. Simon Mago, un incantatore, compiva prodigi che erano inutili ma meravigliosi, inclusa la capacità di volare, e rappresentava così la “levitas”. San Pietro, invece, in quanto apostolo e fondatore della Chiesa, incarnava la “gravitas”, fatta di serietà, dovere e miracoli che avevano uno scopo concreto e utile. Il momento cruciale del loro scontro si verificò a Roma. Simon Mago si lanciò da un’altezza e iniziò a volare nel cielo. San Pietro, non avendo la capacità di volare, si inginocchiò a terra e pregò. La sua preghiera, espressione della sua “gravitas”, causò la caduta di Simon Mago, che si schiantò al suolo e morì. Questo episodio mostra la vittoria della pesantezza e della realtà terrena sulla leggerezza e sulla possibilità del volo, evidenziando l’ostilità di chi è saldamente ancorato alla terra verso chi possiede la capacità di elevarsi.Ma questi “racconti storici” di volo umano non sono forse semplici miti o leggende, piuttosto che prove di un’epoca in cui la fisica era diversa?
Il capitolo fonda la sua argomentazione sull’esistenza di “racconti storici” di volo umano prima del diciottesimo secolo. Tuttavia, non chiarisce la natura di tali racconti né fornisce alcuna prova concreta della loro attendibilità come testimonianze di un fenomeno fisico reale. Se si tratta di miti, leggende o testi religiosi, non possono essere usati come base per affermare che l’uomo possedesse effettivamente la capacità di volare senza strumenti, né la loro persistenza o scomparsa può essere attribuita all’avvento della scienza come se questa avesse “spento” una capacità fisica. La scienza non rende impossibile ciò che era possibile; piuttosto, attraverso l’osservazione e la sperimentazione, spiega perché certe cose sono impossibili secondo le leggi naturali che governano l’universo. L’episodio di Simon Mago e San Pietro, pur interessante come narrazione teologica o simbolica della lotta tra mondi diversi, non costituisce una prova storica o scientifica di un volo umano effettivo o della sua cessazione. Per comprendere meglio questo scarto tra narrazione, credenza e realtà fisica, sarebbe utile approfondire la storia della scienza, l’antropologia culturale per lo studio del mito e della credenza, e la metodologia della ricerca storica per imparare a distinguere le fonti affidabili dalle narrazioni fantastiche. Autori come Galileo Galilei, per la rivoluzione scientifica, o Mircea Eliade, per lo studio comparato delle religioni e del mito, possono offrire prospettive diverse su questi temi.3. La Guerra delle Nuvole Volanti
Il volo non dipende dal peso fisico o dalle condizioni del corpo, ma richiede una predisposizione innata che non si può imparare. È legato alla levitas, una leggerezza che non ha a che fare con i chilogrammi, ma con la capacità di non curarsi delle cose terrene. Questa leggerezza permette di credere che ogni cosa possa diventare leggera e vincere la gravità.La natura del volo: Levitas, emozione e irrazionalità
Un forte impatto emotivo, come la paura o la felicità intensa, è fondamentale per poter volare. L’emozione porta a dimenticare le leggi fisiche e a superare l’idea che il volo sia impossibile per un essere umano. Per raggiungere questo stato, è necessaria una forma di incoscienza o follia che metta da parte il pensiero razionale e le sue limitazioni. Il volo, inteso in questo modo, è quindi un atto irrazionale e privo di scopi pratici immediati. Si vola semplicemente per il gusto di farlo, abbracciando l’insensatezza e l’inutilità di un gesto come quello di un asino che si libra in aria senza un motivo apparente. Questa levitas basata sull’incoscienza rende il volo un atto involontario e spesso problematico nella vita di tutti i giorni. Chi vola in questo stato è spesso distratto e poco adatto alle necessità pratiche della vita quotidiana, con il rischio concreto di incidenti dovuti alla mancanza di attenzione.Le credenze storiche: i tempestarii e la caccia alle streghe
Storicamente, esisteva la credenza nell’esistenza di persone volanti, chiamate tempestarii, che si riteneva avessero la capacità di controllare il tempo atmosferico. Si credeva che potessero scatenare grandine e tempeste sui campi coltivati, influenzando così la vita delle comunità rurali. Questa antica credenza si lega strettamente alla successiva caccia alle streghe, dove il volo veniva considerato una capacità soprannaturale data dal diavolo. Teologi e studiosi dell’epoca dibattevano intensamente se il volo attribuito alle streghe fosse una capacità reale o semplicemente un’illusione indotta da forze maligne.Il conflitto tra tempestarii e defensores
Tuttavia, alcune testimonianze storiche suggeriscono un’interpretazione diversa della figura dei tempestarii. Si ipotizza che potessero essere in realtà monaci o figure religiose che utilizzavano la minaccia di distruggere i raccolti, simulando voli e causando tempeste, per estorcere le decime ai contadini. I contadini, dal canto loro, non erano passivi di fronte a queste minacce e si difendevano usando magie, scongiuri e pratiche protettive chiamate defensores, che miravano a far cadere i volatori e a proteggere la terra. Questo scontro tra tempestarii e defensores assume il significato di una guerra simbolica. Da un lato c’è il potere, la minaccia e il ricatto esercitato dai presunti volatori, dall’altro la magia popolare e la difesa strenua della terra e dei propri mezzi di sussistenza da parte dei contadini.Il capitolo equipara il “volo” metaforico della mente con quello fisico attribuito a figure mistiche; ma su quali basi razionali o scientifiche si fonda quest’ultima affermazione?
Il capitolo mescola piani diversi: la metafora del volo intellettuale e l’asserzione di un fenomeno fisico (la levitazione mistica) come se fossero manifestazioni equivalenti di un’unica capacità. Tuttavia, l’esistenza di levitazioni fisiche non è supportata da evidenze empiriche verificabili, rimanendo confinata nell’ambito della fede e della narrazione agiografica. Ignorare questa distinzione indebolisce l’argomentazione, trattando un concetto simbolico e un presunto evento soprannaturale con lo stesso peso. Per approfondire la comprensione di questi fenomeni e delle loro narrazioni, si potrebbe studiare la psicologia delle esperienze mistiche e la storia della religiosità, magari leggendo autori come William James o Michel de Certeau, che hanno analizzato le pratiche e i racconti mistici da prospettive diverse.6. La Leggerezza dello Spirito Volante
L’ironia e l’allegria sono qualità che ci fanno sentire leggeri, permettendoci di “volare” con la mente, al contrario della serietà e della tristezza che ci appesantiscono. La parola italiana “spirito” suggerisce proprio questa idea di vitalità e leggerezza, qualcosa di impalpabile e capace di elevarsi.La leggerezza come salvezza
Questa leggerezza, chiamata anche levitas, è legata all’idea di salvezza. Un’antica credenza egizia narrava che il cuore del defunto veniva pesato contro una piuma: se il cuore era leggero, l’anima poteva accedere all’aldilà. Questa immagine si ritrova in parte nell’idea cristiana di salvezza come ascensione al cielo, dove il peccato è visto come ciò che rende l’anima pesante. Un cuore pieno di allegria e innocenza, invece, rimane leggero.L’esempio di San Filippo Neri
San Filippo Neri incarna perfettamente questa leggerezza spirituale. Era conosciuto per la sua allegria contagiosa, il suo umorismo e una certa disattenzione per le questioni terrene, che convivevano con un intenso fervore interiore. Questo fervore era così forte da causargli manifestazioni fisiche come tremori e una sensazione di grande calore. Molte persone testimoniarono di averlo visto levitare mentre pregava o celebrava la messa. Nonostante la sua santità, Filippo Neri non si prendeva sul serio e usava scherzi e letture divertenti per stemperare l’ammirazione degli altri e nascondere i segni della sua elevazione spirituale. La sua ironia non era cattiveria, ma una forma di distacco da sé e dal mondo, una prospettiva alta che gli permetteva di vedere tutti, sia i santi che i peccatori, con un sorriso, riconoscendone le piccole follie. Questa umiltà, che ha radici comuni con la parola “umorismo” e l’essere fatti di terra (humus), aiuta a superare la vanità e le illusioni.Giuseppe da Copertino e il volo tra mistica e scienza
Un altro santo famoso per i suoi voli è Giuseppe da Copertino. La sua storia e quella di altri santi “volanti” ci ricordano un’epoca in cui il volo mistico era considerato un vero miracolo. Con l’arrivo dell’Illuminismo e il progresso della scienza, l’attenzione si è spostata sul volo reso possibile dalla tecnologia. Le storie di levitazione spirituale sono state gradualmente considerate più come miti o parte della devozione popolare. Nonostante questo cambiamento, figure come Giuseppe da Copertino hanno trovato nuovi significati nel tempo, diventando ad esempio patroni degli studenti e degli aviatori. Il suo nome è legato anche alla moderna Silicon Valley (Cupertino), un legame curioso tra la leggerezza spirituale del passato e la leggerezza dei bit e dei software di oggi.L’aspirazione alla leggerezza
Gli uomini che nel passato sembravano volare rappresentano il desiderio profondo di leggerezza, di staccarsi dalla pesantezza della vita terrena. Questo distacco non è una fuga, ma un modo per guardare la vita da una prospettiva diversa, più alta. Ridere e usare l’umorismo sono visti come passi importanti su questo cammino verso l’elevazione.Ma davvero la “leggerezza dello spirito”, intesa come umorismo o allegria, può farci letteralmente volare o è solo una metafora che rischia di confondere piani diversi della realtà?
Questo accostamento tra la leggerezza psicologica e morale (ironia, allegria, distacco) e fenomeni fisici straordinari come la levitazione, citando esempi di santi, solleva interrogativi. Il capitolo sembra passare dal piano metaforico a quello letterale senza esplorare a fondo come interpretare tali “voli” alla luce di diverse discipline. Per approfondire, sarebbe utile studiare la psicologia della credenza, la storia delle religioni e la critica delle fonti storiche che riportano eventi straordinari. Autori come Daniel Kahneman o Christopher Hitchens possono offrire spunti su come valutare affermazioni che mescolano stati interiori e presunti eventi fisici.Abbiamo riassunto il possibile
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