1X
🔊 100%
Contenuti del libro
Informazioni
“Vita scandalosa di Giuseppe Berto” di Dario Biagi è una biografia che ti immerge nella vita intensa e complessa di uno degli scrittori italiani più originali del Novecento, Giuseppe Berto. Partendo dalle sue radici a Mogliano e dalle esperienze formative, come il collegio e la guerra, il libro segue il suo percorso dalla prigionia in Texas, dove scopre la scrittura, fino all’affermazione nel panorama letterario con romanzi come Il cielo è rosso e Il brigante. Ma è con Il Male oscuro che Berto scava a fondo nella sua nevrosi e nel difficile rapporto col padre, creando un’opera rivoluzionaria. Tra Roma, il mondo del cinema italiano e il rifugio in Calabria a Capo Vaticano, la sua vita è un susseguirsi di successi, crisi, amori tormentati e posizioni controcorrente che lo rendono una figura affascinante e, a tratti, controversa. Questa biografia di Dario Biagi esplora le luci e le ombre di un autore che ha cercato la gloria e l’immortalità attraverso la sua arte, lasciando un’eredità letteraria potente.Riassunto Breve
Giuseppe Berto nasce a Mogliano, in una famiglia non povera. L’infanzia è segnata dal collegio salesiano, vissuto come traumatico, che contribuisce alla sua nevrosi e al difficile rapporto col padre. Dopo un periodo ribelle e la laurea, cerca fuga e azione nell’arruolamento, prima in Abissinia, poi in Africa settentrionale. La prigionia in Texas diventa un momento formativo per la scrittura, influenzata dalla letteratura americana. Tornato in Italia, fatica a pubblicare finché *Il cielo è rosso* ottiene successo, segnando il suo ingresso nel mondo letterario. Lavora anche nel cinema per necessità economica. La vita a Roma lo porta a frequentare l’ambiente culturale, ma la pubblicazione de *Il brigante* riceve critiche negative, causando una profonda crisi. Questa crisi coincide con l’aggravarsi di una grave nevrosi d’angoscia, scatenata anche dalla morte del padre. Inizia la psicoanalisi e cerca rifugio a Capo Vaticano, dove inizia a scrivere *Il Male oscuro*. Questo romanzo, con uno stile nuovo e personale, affronta la sua malattia e l’analisi. Nonostante le difficoltà editoriali, viene pubblicato e ottiene un enorme successo di pubblico e critica, vincendo premi importanti. Il successo lo porta a collaborare con giornali, esprimendo posizioni polemiche che lo isolano dall’establishment culturale, come nel pamphlet “Modesta proposta”. Continua a scrivere, affrontando temi complessi e personali, e lavora nel cinema. Negli ultimi anni, problemi di salute influenzano la sua scrittura. La sua figura rimane complessa e controversa. Si scopre che Berto parlava poco della sua giovinezza, iniziando il racconto dalla prigionia. La scrittura era anche un modo per ottenere gloria e dimostrare il suo valore. La rappresentazione di sé e dei rapporti familiari, specialmente nel *Male oscuro*, appare a volte in contrasto con le esperienze personali vissute da chi gli era vicino, lasciando un enigma sulla relazione tra la sua vita e la sua opera più famosa.Riassunto Lungo
1. Le Radici e le Fughe di Giuseppe Berto
Mogliano è un paese che si estende lungo il Terraglio, una strada importante. Qui si trovano ancora oggi alcuni luoghi legati all’infanzia e alla giovinezza di Giuseppe Berto. C’è il bar Venezia e la cappelleria che apparteneva alla sua famiglia. Era stata aperta dal padre, Ernesto Berto, che prima faceva il carabiniere. La casa dove è nato Giuseppe si trova in via 28 Aprile. La famiglia Berto aveva due negozi, la cappelleria e una merceria. Non erano poveri come a volte si è pensato. Giuseppe, chiamato Bepi, è nato nel 1914. Aveva un legame molto forte con la sorella maggiore, Maria. Lei aveva un carattere deciso e ha affrontato la difficoltà di essere una ragazza-madre.L’esperienza del collegio
Un momento fondamentale nella sua formazione è stato il periodo passato nel collegio salesiano Astori. Vi è rimasto dagli otto ai quindici anni. Questa esperienza è stata molto dura per lui. Ricorda una disciplina severa, poco cibo e momenti di crisi legati alla religione. Questo periodo segna l’inizio del suo difficile rapporto con il padre. Ha anche contribuito a creare la sua nevrosi.L’adolescenza e la ribellione
Crescendo, Bepi è diventato un ragazzo ribelle. Ha smesso di praticare la religione. Si è dedicato alla vita sociale e al gioco. Ha avuto le prime esperienze d’amore e sessuali, spesso separate tra loro. I suoi risultati a scuola sono peggiorati molto. Dopo il liceo, il padre ha deciso di non mantenerlo più economicamente. Per potersi mantenere, Bepi si è arruolato come allievo ufficiale.La prima fuga: la guerra d’Abissinia
La guerra in Abissinia è stata per lui una fuga e un’avventura. È partito volontario. Vedeva l’Africa come un posto dove esplorare e soddisfare la sua voglia di fare. L’esperienza militare è stata difficile ma gli ha insegnato molto. Ha ricevuto delle medaglie. È in questo periodo che ha iniziato a scrivere.Il ritorno e l’amore non ricambiato
Tornato dall’Africa, ha ripreso a studiare all’università a Padova. Si è laureato velocemente prima in Lettere e poi in Storia dell’Arte. Ha iniziato a lavorare come insegnante. In questo periodo ha avuto una relazione importante con Liliana Ligabue. Lei era la figlia di una famiglia ricca di Venezia che si era trasferita a Mogliano. La loro storia è finita perché il padre di lei non accettava la relazione. Il motivo erano le differenze sociali tra le due famiglie. Questo episodio è stato molto doloroso per Giuseppe. Ha aumentato la sua sfiducia verso i ricchi veneziani. Ha anche ispirato il suo romanzo intitolato La cosa buffa.La seconda fuga in Africa
Dopo la fine della relazione, Giuseppe ha sentito di nuovo il bisogno di cercare l’azione militare. Si è arruolato nella Milizia. È partito per l’Africa settentrionale nel 1942. Questa partenza era un modo per sfuggire alla forte frustrazione che provava. Voleva anche mettere a tacere chi lo accusava di non voler combattere. Cercava una via d’uscita dalla sua situazione personale.Possiamo davvero ridurre le “fughe” di Berto in contesti bellici a mere reazioni personali, ignorando il peso del clima storico e culturale dell’Italia fascista?
Il capitolo descrive le partenze di Berto per l’Abissinia e il Nord Africa come “fughe” dettate da motivazioni personali: ricerca di avventura, voglia di fare, bisogno di sfuggire alla frustrazione. Tuttavia, omettere o minimizzare il contesto storico-sociale in cui queste decisioni maturano – un’Italia sotto il regime fascista che esaltava il militarismo, l’espansione coloniale e la partecipazione alla guerra – crea una lacuna argomentativa. Le scelte individuali, specialmente in periodi di forte pressione ideologica e mobilitazione nazionale, non possono essere completamente slegate dal contesto in cui avvengono. Per comprendere appieno le motivazioni di Berto, sarebbe necessario considerare quanto le sue “fughe” fossero anche influenzate, o in qualche modo condizionate, dalla cultura dominante dell’epoca. Approfondire la storia sociale e culturale dell’Italia fascista, magari attraverso studi di autori che analizzano il rapporto tra individuo e regime, potrebbe fornire il contesto mancante.2. Dalla prigionia alla ribalta letteraria
Dopo la guerra, il ritorno in Italia porta un senso di disorientamento. L’esperienza della prigionia nel campo di Hereford, Texas, si rivela invece un periodo favorevole per dedicarsi alla scrittura e al pensiero. Lì, tra gli altri prigionieri, si crea un ambiente intellettuale stimolante, con riviste e attività culturali. L’incontro con Gaetano Tumiati e la scoperta della letteratura americana, in particolare autori come Saroyan, influenzano profondamente lo stile di scrittura. È in questo contesto che nascono i manoscritti di “La perduta gente” e “Le opere di Dio”.Il percorso verso la pubblicazione
Tornato a casa, inizia il tentativo di pubblicare i lavori scritti in prigionia. Dopo diversi rifiuti da parte di editori come Bompiani e Garzanti, grazie a conoscenze nel mondo letterario veneto, entra in contatto con Giovanni Comisso. Comisso si dimostra entusiasta di “La perduta gente” e lo raccomanda a Longanesi. L’incontro con Longanesi porta alla pubblicazione del romanzo, anche se con un nuovo titolo imposto dall’editore, “Il cielo è rosso”, e con alcuni tagli al testo originale. Nonostante le trattative non semplici e le divergenze, il libro ottiene un notevole successo e vince il premio Firenze, segnando così l’ingresso dell’autore nel panorama letterario nazionale.Cinema, giornalismo e il secondo libro
Parallelamente all’attività letteraria, inizia a lavorare nel mondo del cinema, collaborando inizialmente con Leopoldo Trieste. Questa attività, pur non sempre soddisfacente per quanto riguarda i progetti, diventa una fonte di guadagno essenziale per potersi mantenere come scrittore. Frequenta gli ambienti culturali di Roma, dove ha modo di conoscere registi, attori e altri intellettuali. Inizia anche a pubblicare articoli e reportage su quotidiani, affrontando temi sociali e personali, ma incontra una certa resistenza da parte di alcuni critici. La pubblicazione del secondo libro, “Le opere di Dio”, ha una ricezione meno favorevole rispetto al primo. La carriera si sviluppa quindi in un equilibrio precario tra l’ambizione di affermarsi come scrittore e la necessità di svolgere lavori in altri settori come quello cinematografico.Davvero la ricezione di un’opera si riduce a un semplice “meno favorevole” senza indagarne le ragioni?
Il capitolo constata che la pubblicazione del secondo libro ebbe una ricezione meno favorevole rispetto al primo, ma non ne esplora le cause. Questa lacuna lascia aperta una domanda fondamentale per comprendere il percorso dell’autore: quali elementi, nel testo stesso, nel contesto letterario o nella critica dell’epoca, determinarono questa differenza di accoglienza? Per colmare questa mancanza, sarebbe utile approfondire la critica letteraria del periodo, analizzare le recensioni specifiche dedicate a “Le opere di Dio” e confrontare i temi e lo stile dei due romanzi per identificare le possibili ragioni del diverso impatto sul pubblico e sulla critica. Approfondire la storia della critica letteraria italiana del dopoguerra potrebbe fornire il contesto necessario.3. Tra lettere e celluloide
Nell’agosto del 1948, un incontro fortuito su un autobus dà inizio a una intensa corrispondenza tra Giuseppe Berto e Stella Pines. Stella, una designer affermata in Argentina, decide di trasferirsi in Italia per vivere con Berto. La loro relazione si sviluppa attraverso la convivenza, portando a discussioni sul matrimonio. Queste conversazioni sono segnate dalla sua riluttanza a un impegno formale e dalla sua indipendenza economica, fattori che influenzano profondamente il loro rapporto.Il successo letterario e i nuovi progetti
In questi anni, Berto vede crescere il successo del suo romanzo Il cielo è rosso. Il libro vende molte copie e viene tradotto in diverse lingue all’estero, consolidando la sua posizione nel mondo letterario. Questo successo alimenta la sua ambizione e lo porta a prestare grande attenzione agli aspetti economici del suo lavoro; inizia a tenere registri molto precisi dei guadagni e dei contratti. Allo stesso tempo, sente forte la pressione di dover scrivere un secondo romanzo di pari importanza. Decide così di lavorare a Il brigante, un’opera ispirata a un fatto di cronaca realmente accaduto in Calabria. Per documentarsi al meglio per questo nuovo romanzo, Berto viaggia nel Sud Italia, visitando la Calabria e l’isola di Panarea, dimostrando un interesse concreto per quelle realtà. Le trattative per la pubblicazione di questo nuovo romanzo si rivelano complesse, coinvolgendo diversi editori e sollevando questioni delicate legate agli aspetti economici e ai diritti d’autore.Tra cinema, giornali e radio
Parallelamente alla scrittura, Berto entra attivamente nel mondo del cinema. Lavora alla sceneggiatura degli adattamenti dei suoi libri per il grande schermo, ma partecipa anche alla stesura di script per altri film. Questo percorso lo porta ad affrontare contrasti con i registi riguardo alle scelte artistiche e narrative. Nonostante le difficoltà, riesce a stabilire importanti rapporti professionali all’interno dell’ambiente cinematografico, in particolare con il produttore Peppino Amato, figura chiave nel settore. In questo periodo, Berto amplia ulteriormente la sua attività collaborando anche con giornali e radio, sfruttando le nuove opportunità offerte dai media per diffondere il suo lavoro e le sue idee.La vita nella capitale
Trasferitosi a Roma insieme a Stella, Berto si immerge completamente nell’ambiente culturale vivace della capitale. Frequenta assiduamente eventi sociali, salotti letterari e incontri nel mondo del cinema. Entra a far parte di un gruppo eterogeneo di intellettuali, che include scrittori, artisti e cineasti di spicco, come Federico Fellini e Alberto Moravia. In questo contesto, la sua personalità mostra lati apparentemente opposti: da un lato è capace di muoversi a suo agio nella mondanità, dall’altro mantiene una certa timidezza e riservatezza. La vita a Roma diventa un crocevia importante tra la sua sfera personale e l’affermazione professionale nel panorama culturale italiano.Se la posizione di “afascismo” causò isolamento, come poté contemporaneamente portare ad analisi politiche e sociali “molto precise”?
Il capitolo accenna alla posizione di “afascismo” e alle sue controverse conseguenze, ma non scava a sufficienza nel contesto storico e culturale che la rese così isolante, né spiega come, nonostante ciò, potesse generare analisi ritenute precise. Per tentare di sciogliere questo nodo e capire se l’isolamento fu il prezzo della lucidità o semplicemente l’effetto di una provocazione incompresa, è indispensabile immergersi nella storia politica e culturale italiana di quegli anni cruciali, esplorando il clima della contestazione e le reazioni dell’establishment intellettuale. Approfondire gli studi sulla storia contemporanea italiana e la saggistica critica sul periodo può fornire gli strumenti per una valutazione meno superficiale.7. L’Armadio dei Ricordi e il Rebus del Male Oscuro
Un vecchio spazzola trovato in un armadio pieno di oggetti dimenticati riporta alla mente Giuseppe Berto. Berto parlava raramente della sua infanzia, adolescenza o del tempo trascorso in Africa. Preferiva iniziare a raccontare la sua storia dalla prigionia in Texas. Scoprire di avere talento per la scrittura gli aprì la possibilità di ottenere gloria, soldi e l’attenzione delle donne, aspetti che gli erano mancati in passato a causa della timidezza e della guerra. La sua partenza per l’Africa era motivata più dal desiderio di gloria che dall’amore per la patria; era un modo per dimostrare al padre di non essere un fannullone e per raggiungere una sorta di immortalità. Le profonde frustrazioni legate alla figura paterna emersero chiaramente solo in seguito.La Vita Insieme
La relazione durata quattro anni fu felice e leggera, nonostante qualche difficoltà. Vivere con Berto era semplice. Condividevano molti valori, come l’onestà, l’assenza di manie consumistiche e l’attenzione nel gestire i soldi, abitudini nate anche dalle esperienze di guerra. C’era rispetto reciproco; non si intromettevano nel lavoro o nelle finanze l’uno dell’altra. Avevano amici e autori preferiti in comune e dedicavano molto tempo alla lettura, a volte dormendo anche in stanze separate per leggere più comodamente. Viaggiarono insieme, specialmente nel Sud Italia, visitando la Calabria, Panarea (dove Berto completò Il brigante) e Capri. A Roma, la vita domestica era gestita da una domestica che preparava pasti semplici per loro e piatti più elaborati per gli ospiti, spesso scrittori e sceneggiatori.Il Mistero del Romanzo
Leggendo Il Male oscuro, la descrizione come “vedova nera” per il comportamento alla morte del padre provocò una reazione molto forte, portando a mettere da parte il libro. Nonostante la convivenza positiva, il ritratto così negativo nel romanzo rimase un enigma per molti anni. Anni dopo, il ritrovamento di lettere e documenti nell’armadio, tra cui il dattiloscritto de Il brigante, riaccese l’interesse per la storia vissuta con Berto. Questi materiali sembravano utili per scrivere una sua biografia. Rileggere completamente Il Male oscuro riportò al centro la domanda sul perché di una rappresentazione così negativa all’inizio del romanzo. Le opere di Berto, alla fine, realizzarono i suoi sogni di gloria.Ma se la convivenza fu “felice e leggera”, come può la descrizione letteraria essere così drasticamente negativa, o è forse il “mistero” più nella prospettiva di chi racconta che nell’opera stessa?
Il capitolo mette in luce un apparente paradosso: una relazione descritta come positiva si scontra con un ritratto letterario severo. Per tentare di sciogliere questo nodo, è essenziale considerare la natura trasformativa della scrittura, specialmente quella che attinge all’esperienza personale. Non è detto che la rappresentazione letteraria sia un fedele resoconto della realtà vissuta; può essere influenzata da dinamiche psicologiche profonde dell’autore, da esigenze narrative o da una rielaborazione a posteriori del passato. Approfondire gli studi sulla psicologia della memoria e delle relazioni, così come la critica letteraria focalizzata sul rapporto tra vita e opera e sulle diverse forme di autobiografia e finzione, può offrire strumenti per analizzare questa discrepanza e comprendere meglio le possibili ragioni dietro la scelta dell’autore.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]