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Contenuti del libro
Informazioni
“Versione dell’Eneide” di Annibal Caro è un’immersione totale in una delle storie più epiche di sempre, quella del troiano Enea, sopravvissuto alla caduta di Troia. Questo riassunto ti guida attraverso il suo viaggio imposto dal destino (il fato), una fuga piena di pericoli e tappe fondamentali, dall’approdo inaspettato a Cartagine e l’incontro con la regina Didone, a un difficile percorso per mare che lo porta a esplorare luoghi come la Sicilia e a scendere persino negli Inferi per parlare con il padre Anchise e scoprire il glorioso futuro della sua stirpe. L’obiettivo è chiaro: raggiungere l’Italia, il Lazio, la terra promessa dove fonderà le basi di quella che diventerà Roma. Ma l’arrivo non è pacifico; Enea deve affrontare la furia della dea Giunone e la resistenza dei popoli locali, guidati dal fiero Turno, in una guerra che culminerà in un duello finale. Personaggi indimenticabili come Enea, Didone, Turno, Anchise e le divinità si muovono in un mondo dove il volere degli dei e il destino guidano ogni passo verso la fondazione di Roma.Riassunto Breve
La città di Troia cade per l’inganno del cavallo di legno. I Greci fingono la ritirata, nascondendosi dietro Tenedo, mentre Sinone convince i Troiani a portare il cavallo dentro le mura, ignorando l’avvertimento di Laocoonte. Di notte, i Greci escono dal cavallo e aprono le porte all’esercito. Troia viene distrutta e incendiata. Enea, avvertito in sogno da Ettore, fugge con il padre Anchise, il figlio Ascanio e i Penati, ma perde la moglie Creusa, che gli appare come ombra rivelando il suo destino in Italia. Raccolti altri sopravvissuti, Enea salpa. Giunone scatena una tempesta, ma Nettuno calma il mare. Le navi superstiti approdano in Libia. Enea incontra Venere, che lo rassicura sulle navi disperse e lo indirizza a Cartagine, città fondata da Didone. Venere avvolge Enea e Acate in una nube per proteggerli. A Cartagine, Didone accoglie i Troiani con ospitalità. Venere fa in modo che Cupido, sotto le sembianze di Ascanio, faccia innamorare Didone di Enea. Didone chiede a Enea di raccontare la sua storia.Il viaggio prosegue con tappe in Tracia, dove si scopre il sangue di Polidoro, e a Delo, dove l’oracolo indica la terra d’origine. Un tentativo di fondare una città a Creta fallisce a causa di una pestilenza, e i Penati chiariscono che la destinazione è l’Italia. Nelle Strofadi, le Arpie profetizzano fame in Italia. In Epiro, Eleno offre ospitalità e profezie sui pericoli futuri e istruzioni per consultare la Sibilla. Evitando Scilla e Cariddi, si giunge in Sicilia, dove si incontra Achemenide, un greco abbandonato da Ulisse, e si sfugge a Polifemo. A Drepano muore Anchise. Una tempesta spinge la flotta di nuovo verso l’Africa, a Cartagine. L’amore tra Enea e Didone distoglie la regina dai suoi doveri. Giove invia Mercurio a ricordare a Enea il suo destino. Enea decide di partire, nonostante la disperazione e la rabbia di Didone, che si toglie la vita lanciando maledizioni.Una tempesta spinge le navi in Sicilia, dove il re Aceste accoglie i Troiani. Si celebrano giochi funebri in onore di Anchise. Durante i giochi, le donne, istigate da Iride per volere di Giunone, incendiano le navi, ma Giove le salva con la pioggia. L’ombra di Anchise appare in sogno a Enea, ordinandogli di lasciare i più deboli in Sicilia e di proseguire per l’Italia. In Italia, deve recarsi dalla Sibilla a Cuma per scendere negli Inferi e incontrarlo. Enea obbedisce, fonda Acesta e riparte. Nettuno assicura il viaggio, ma il pilota Palinuro muore. A Cuma, la Sibilla predice guerre future. Per scendere negli Inferi, Enea deve trovare un ramo d’oro e seppellire Miseno. Compiuti i riti e trovato il ramo, Enea e la Sibilla entrano nell’oltretomba. Attraversano l’Acheronte con Caronte, addormentano Cerbero. Incontrano anime diverse, tra cui Didone che lo ignora. Giungono ai Campi Elisi e ritrovano Anchise, che spiega il ciclo delle anime e mostra a Enea la futura grandezza di Roma e i suoi eroi, rafforzando la sua missione. Enea esce dall’oltretomba e prosegue per Gaeta.Enea giunge alla foce del Tevere. Un segno indica che questo è il luogo. Ambasciatori chiedono terra al re Latino. Latino, ricordando un oracolo, accoglie i Troiani e offre la mano della figlia Lavinia a Enea. Giunone interviene, evocando la Furia Aletto. Aletto infonde follia nella regina Amata, che si oppone al matrimonio e vuole Turno per Lavinia. Aletto incita Turno alla guerra e provoca uno scontro tra Ascanio e contadini, causando le prime vittime. Nonostante la resistenza di Latino, Giunone apre le porte della guerra. I popoli italici si uniscono a Turno. Enea riceve in sogno il consiglio del dio Tevere di cercare alleanza con Evandro sul Palatino. Enea risale il fiume, viene accolto da Evandro, che accetta l’alleanza e offre il comando delle forze etrusche contro Mezenzio, inviando il figlio Pallante. Venere porta a Enea armi divine forgiate da Vulcano, tra cui uno scudo con le future glorie di Roma. Enea si prepara a unirsi all’esercito etrusco.Mentre Enea cerca alleati, Turno attacca l’accampamento troiano. Le navi troiane vengono trasformate in ninfe marine. Niso ed Eurialo tentano di avvisare Enea, ma vengono scoperti e uccisi. Le loro teste vengono esposte. Turno guida un assalto generale. Ascanio combatte per la prima volta. Turno entra nell’accampamento ma viene respinto. Gli dei si riuniscono, e Giove decide di non intervenire. Enea torna dal mare con gli alleati etruschi. Le ninfe marine lo informano dell’assedio. Inizia una battaglia sulla riva. Pallante combatte con valore ma viene ucciso da Turno, che prende il suo cinto. La morte di Pallante scatena l’ira di Enea, che uccide molti nemici. Giunone allontana Turno dal combattimento creando un fantasma di Enea. Mezenzio prende il posto di Turno. Enea ferisce Mezenzio. Lauso difende il padre e viene ucciso da Enea. Mezenzio, addolorato, torna a sfidare Enea e viene ucciso.Dopo la morte di Mezenzio, Enea erige un trofeo e organizza il funerale per Pallante. I Latini ottengono una tregua per seppellire i morti. Gli ambasciatori tornano con il rifiuto di aiuto da Diomede. Re Latino propone la pace e l’alleanza con Enea. Drance accusa Turno e propone il matrimonio di Lavinia con Enea. Turno risponde con rabbia e propone un duello singolo. L’arrivo di notizie sull’avanzata di Enea interrompe il consiglio. Turno prepara un’imboscata. Camilla combatte valorosamente nella battaglia di cavalleria, ma viene uccisa da Arunte. Opi vendica Camilla uccidendo Arunte. La morte di Camilla provoca la fuga dei Rutuli. Turno abbandona l’agguato. Turno insiste per il duello con Enea. Viene stipulato un trattato. Giunone spinge la ninfa Giuturna a rompere l’accordo. Giuturna incita i Rutuli, che attaccano violando il trattato. Scoppia una battaglia generale. Enea viene ferito. Turno approfitta della situazione. Venere guarisce Enea. Enea cerca Turno, ma Giuturna lo allontana. Enea attacca Laurento. La regina Amata si toglie la vita credendo Turno morto. La notizia raggiunge Turno, che decide di affrontare Enea. Il duello finale ha luogo. La spada di Turno si spezza. Turno fugge, inseguito da Enea. Giuturna restituisce la spada a Turno. Giove pone fine all’interferenza divina. Enea ferisce Turno. Turno implora pietà, ma Enea, vedendo il balteo di Pallante, lo uccide per vendetta.Riassunto Lungo
1. Il viaggio imposto dal destino e l’approdo inaspettato
La distruzione di Troia non avviene in campo aperto, ma per un inganno dei Greci. Costruiscono un enorme cavallo di legno e fingono di ritirarsi, nascondendosi invece dietro l’isola di Tenedo. Un soldato greco, Sinone, con un astuto raggiro, convince i Troiani a portare il cavallo all’interno delle mura della città. Questo accade nonostante il sacerdote Laocoonte avesse messo in guardia i suoi concittadini, ma viene punito e ucciso da serpenti marini. Durante la notte, i soldati greci nascosti nel cavallo escono e aprono le porte all’esercito che nel frattempo è tornato da Tenedo. La città viene così attaccata all’improvviso e data alle fiamme.La Fuga da Troia in Fiamme
Enea, avvertito in sogno dall’ombra di Ettore, fugge dalla città mentre brucia. Riceve l’importante compito di mettere in salvo i Penati, le divinità protettrici di Troia, e di cercare una nuova terra dove rifondare la stirpe. Fugge portando sulle spalle il vecchio padre Anchise e tenendo per mano il giovane figlio Ascanio. La moglie Creusa li segue, ma nella confusione della fuga si perde tra le rovine. Enea torna indietro a cercarla disperato, ma incontra solo la sua ombra. L’ombra di Creusa gli rivela il suo destino: non potrà seguirlo, ma Enea è destinato a raggiungere l’Italia e lì dovrà prendersi cura di Ascanio.Il Viaggio e l’Ostilità di Giunone
Dopo aver radunato altri Troiani sopravvissuti al saccheggio, Enea e i suoi compagni salpano per mare. La dea Giunone, che nutre ancora un odio profondo per i Troiani, cerca in ogni modo di ostacolare il loro viaggio verso l’Italia. Scatena una violentissima tempesta con l’intento di distruggere la flotta. Solo l’intervento del dio Nettuno riesce a calmare le acque e a salvare le navi. Soltanto sette imbarcazioni riescono a sopravvivere alla furia del mare e approdano stremate sulle coste della Libia.L’Approdo a Cartagine e l’Incontro con Didone
Una volta a terra, Enea esplora il territorio circostante per capire dove si trovano. Incontra sua madre Venere, che gli appare sotto le spoglie di una giovane cacciatrice. Venere lo rassicura sul fatto che le navi disperse si sono salvate e gli indica la vicina città di Cartagine, da poco fondata dalla regina Didone. Per proteggere Enea da possibili pericoli, Venere avvolge lui e il suo fedele compagno Acate in una nube magica. Questo permette loro di entrare inosservati nella città in costruzione.L’Accoglienza e l’Inganno di Cupido
A Cartagine, Enea osserva con ammirazione il fervore con cui viene costruita la nuova città. Con sollievo, vede i suoi compagni che erano stati dispersi accolti con grande benevolenza dalla regina Didone. A quel punto, la nube protettiva si dissolve ed Enea si presenta finalmente alla regina. Didone accoglie i Troiani con straordinaria ospitalità e organizza un sontuoso banchetto in loro onore. Tuttavia, Venere teme l’influenza di Giunone e una possibile ostilità futura da parte dei Cartaginesi. Per garantire la sicurezza di Enea, la dea fa in modo che suo figlio Cupido prenda l’aspetto del piccolo Ascanio. Durante il banchetto, Cupido, con le sembianze innocenti del bambino, fa innamorare perdutamente Didone di Enea. La regina, colpita da questo sentimento improvviso e potente, chiede a Enea di raccontare la drammatica storia della caduta della sua città e le avventure del suo lungo e travagliato viaggio.Quando il destino e le azioni divine spiegano ogni cosa, cosa resta da comprendere delle scelte umane o delle dinamiche storiche nel capitolo?
Il capitolo presenta un mondo dove la volontà divina e l’intervento magico sono i motori principali degli eventi, dalla tempesta in mare alla passione improvvisa di Didone. Questo approccio, tipico della narrazione epica antica, lascia poco spazio all’analisi delle motivazioni umane indipendenti o delle forze storiche e sociali che potrebbero aver plasmato gli eventi. Per un lettore che cerca una comprensione più profonda delle dinamiche umane o del contesto (anche se mitologico), questa dipendenza dal soprannaturale può sembrare una lacuna esplicativa. Per approfondire come tali narrazioni si inseriscano nel pensiero antico e quali altri livelli di lettura offrano, si potrebbe esplorare la critica letteraria dell’epica, lo studio della mitologia comparata o l’analisi storica del periodo in cui queste storie furono composte. Autori come Walter Burkert per la mitologia o critici letterari che si sono occupati di Virgilio potrebbero offrire prospettive utili.2. Le Prove del Fondatore
Dopo la distruzione di Troia, i pochi sopravvissuti si riuniscono e preparano una flotta per cercare una nuova patria. Il viaggio inizia con una sosta in Tracia, dove scoprono il tragico destino di Polidoro, ucciso dal re locale, e questo li costringe a ripartire subito. Arrivati a Delo, l’oracolo di Apollo dà un’indicazione chiara: devono tornare alla terra d’origine dei loro antenati più antichi. Inizialmente pensano si tratti di Creta, dove provano a fondare una città, ma una grave pestilenza e l’apparizione degli dèi Penati chiariscono che la vera destinazione è l’Italia, la terra da cui proveniva Dardano, il capostipite.Pericoli e Guida Divina
La navigazione successiva è piena di tempeste e incontri pericolosi. Nelle isole Strofadi, vengono attaccati dalle Arpie, creature mostruose. Una di esse, Celeno, lancia una profezia minacciosa: raggiungeranno l’Italia, ma solo dopo aver sofferto una terribile fame. Proseguendo, in Epiro, incontrano un altro troiano scampato alla distruzione, Eleno. Lui li accoglie con ospitalità e condivide importanti profezie sui pericoli che li attendono in futuro, come i mostri marini Scilla e Cariddi. Eleno fornisce anche istruzioni fondamentali per il viaggio, spiegando la necessità di invocare la dea Giunone per placarla e di consultare la Sibilla una volta giunti in Italia.La Tappa in Sicilia
Seguendo i consigli ricevuti, il percorso prosegue verso la Sicilia, facendo attenzione a evitare i mostri marini. Qui fanno un incontro inaspettato: trovano Achemenide, un soldato greco che era stato abbandonato da Ulisse. Achemenide racconta loro l’orrore vissuto a causa dei Ciclopi. Riescono a sfuggire per poco al terribile Polifemo e continuano la navigazione circumnavigando l’isola. Questo tratto del viaggio è segnato da un evento doloroso: la morte del padre Anchise, che avviene a Drepano. Poco dopo, una violenta tempesta spinge la flotta fuori rotta, facendola approdare sulle coste dell’Africa.L’Incontro con Didone a Cartagine
Arrivati a Cartagine, vengono accolti dalla regina Didone, che si innamora profondamente di Enea. Questo amore travolgente la distoglie dai suoi importanti doveri di sovrana della città nascente. Le dee Giunone e Venere sembrano favorire la loro unione, che si consolida durante una battuta di caccia. La notizia della loro relazione si diffonde rapidamente, provocando l’ira di Iarba, un potente pretendente respinto da Didone. A questo punto, interviene il dio Giove: invia il messaggero Mercurio per ricordare a Enea il suo vero destino, che è quello di raggiungere l’Italia e fondare una stirpe gloriosa, pensando alla futura grandezza di suo figlio Ascanio.La Tragica Fine di Didone
Nonostante il dolore per dover lasciare Didone, Enea decide di obbedire al comando divino e inizia a preparare la partenza in segreto. Didone scopre i preparativi e affronta Enea con grande disperazione e rabbia. Lui, però, mantiene ferma la sua decisione, spiegando che è la volontà degli dèi a guidarlo. Didone, sopraffatta dal dolore e sentendosi tradita, prende la tragica decisione di togliersi la vita. Organizza un grande rogo, fingendo che serva per riti magici, ma in realtà per porre fine alla sua esistenza. Sul punto di morire, lancia terribili maledizioni contro Enea e tutta la sua futura stirpe. Enea salpa con la sua flotta all’alba, proprio mentre Didone compie il suo estremo gesto, segnando un epilogo tragico che preannuncia future ostilità tra i loro popoli.È davvero la volontà divina a giustificare l’abbandono di Didone, o si nasconde una mancanza di responsabilità da parte del fondatore?
Il capitolo descrive il percorso del fondatore come interamente guidato dagli dèi, culminando nella decisione di lasciare Didone per obbedire a Giove. Questa narrazione, pur fedele alla fonte, solleva un punto critico: l’attribuzione totale delle azioni al volere divino rischia di eludere la complessità morale delle scelte umane. Per approfondire questo aspetto e valutare la figura del fondatore al di là della mera esecuzione di un destino, è fondamentale consultare studi di critica letteraria sull’opera di Virgilio e analisi del concetto di pietas e libero arbitrio nella cultura romana antica.3. Il Destino Rivelato Sotto Terra
Una tempesta violenta spinge le navi dei Troiani verso la Sicilia, dove trovano accoglienza presso il re Aceste. Qui si svolgono giochi in memoria del padre di Enea, Anchise, che era stato sepolto lì l’anno prima. Ci sono diverse gare, come corse di navi, corsa a piedi, pugilato e tiro con l’arco, e vengono dati premi ai vincitori. Mentre i giochi si svolgono, le donne troiane, sfinite dal lungo viaggio e spinte dalla dea Iride per volere di Giunone, danno fuoco a una parte della flotta. Interviene allora Giove con una pioggia improvvisa e intensa che spegne l’incendio e salva le navi rimaste.Il Sogno di Anchise e la Ripresa del Viaggio
Durante la notte, l’ombra del padre Anchise appare in sogno a Enea. Gli dice di lasciare in Sicilia tutte le persone stanche o non adatte a proseguire il viaggio, come le donne, gli anziani e i malati. Enea, invece, deve continuare il cammino verso l’Italia solo con i più forti e determinati. Una volta arrivato in Italia, Anchise gli ordina di cercare l’antro della Sibilla nella città di Cuma. Sarà lei a guidarlo negli Inferi per permettergli di incontrare il padre stesso e scoprire il resto del suo destino e quello della stirpe che nascerà da lui. Enea ascolta il consiglio: fonda una città in Sicilia, chiamata Acesta, per coloro che scelgono di rimanere. Poi, riparte con i compagni più adatti. Il dio Nettuno promette un viaggio sicuro, ma il pilota Palinuro, vinto dal sonno, cade in mare e muore.L’Arrivo a Cuma e la Sibilla
Quando Enea giunge finalmente a Cuma, si mette subito alla ricerca della Sibilla. La trova nel suo antro, e la profetessa, ispirata dal dio Apollo, gli predice che in Italia dovrà affrontare guerre e grandi difficoltà. Tuttavia, gli rivela anche che riceverà aiuto da una terra greca. Per poter scendere nel regno dei morti, la Sibilla spiega a Enea che deve prima trovare un ramo d’oro in una foresta vicina e dare degna sepoltura al corpo di un compagno che giace insepolto. Si scopre che questo compagno è Miseno, il trombettiere. Dopo aver celebrato i riti funebri per Miseno e aver trovato il ramo d’oro, guidato da due colombe inviate dalla madre Venere, Enea e la Sibilla sono pronti ed entrano nell’oltretomba attraverso una grotta.Il Viaggio Negli Inferi
Iniziano il loro cammino nell’oltretomba, attraversando il fiume Acheronte con l’aiuto del traghettatore Caronte. Riescono a superare il terribile cane Cerbero facendolo addormentare. Incontrano poi le anime di diverse persone, tra cui bambini morti troppo presto, condannati ingiustamente e coloro che si sono tolti la vita per amore, come Didone, che però si rifiuta di rivolgergli la parola. Vedono anche le anime di guerrieri caduti, come Deifobo, che racconta a Enea come è morto. Passano vicino al Tartaro, il luogo dove vengono puniti i malvagi, e arrivano infine ai Campi Elisi, la splendida dimora delle anime beate. È qui che Enea ritrova finalmente il padre Anchise.La Visione del Futuro di Roma
Anchise spiega a Enea il ciclo delle anime, come si purificano e come alcune si preparano a reincarnarsi in nuovi corpi. Poi, mostra al figlio le anime dei futuri grandi eroi di Roma, la sua stessa discendenza.- I re di Alba e Roma: I fondatori della futura città e del suo regno.
- Bruto: Colui che caccerà i re e fonderà la Repubblica.
- I Decii: Eroi che si sacrificheranno per la patria.
- I Drusi: Una nobile famiglia romana.
- Gli Scipioni: Grandi condottieri e salvatori di Roma.
- Giulio Cesare: Il conquistatore e figura chiave nel passaggio alla fine della Repubblica.
- Augusto: Il primo imperatore, fondatore dell’Impero.
- Il giovane Marcello: Nipote di Augusto, destinato a grandi cose ma morto prematuramente.
Se gli dei intervengono a piacimento, come si concilia questo con l’idea di un ‘destino già stabilito’?
Il capitolo presenta un quadro in cui le azioni divine influenzano direttamente gli eventi, dalla trasformazione delle navi all’intervento di Apollo e Giunone. Questo sembra stridere con l’affermazione di Giove che la battaglia debba seguire il suo corso naturale e il destino. Per comprendere meglio questa apparente contraddizione, è utile approfondire lo studio della mitologia classica e del ruolo del fato e della volontà divina nel pensiero antico. Approfondire autori come Virgilio può fornire il contesto necessario per interpretare queste dinamiche.6. Il Duello Finale e il Destino Compiuto
Dopo la morte di Mezenzio, Enea si dedica a onorare i caduti, erigendo un trofeo e organizzando il solenne funerale per Pallante, il cui corpo viene riportato al padre Evandro. La guerra si ferma per un momento, poiché i Latini chiedono e ottengono una tregua di dodici giorni per seppellire i propri morti, un periodo di pausa necessario per entrambi gli schieramenti. Nel frattempo, mentre si attendono sviluppi sul fronte militare, gli ambasciatori inviati a chiedere aiuto a Diomede tornano con una notizia sfavorevole: Diomede ha rifiutato di intervenire nel conflitto, motivando la sua decisione con la convinzione che i Troiani siano chiaramente protetti dagli dei e che opporsi a loro sarebbe inutile. Questa situazione di stallo e il rifiuto di un alleato spingono i capi Latini a considerare nuove strategie e la possibilità di una soluzione diplomatica per porre fine alle sofferenze causate dalla guerra.Il Consiglio Latino e la Proposta di Pace
Re Latino convoca un consiglio straordinario per discutere le sorti del regno e la possibilità di raggiungere la pace con Enea. Il re propone di offrire ai Troiani terre dove stabilirsi e stringere un’alleanza, cercando una via d’uscita pacifica dal conflitto. Durante l’acceso dibattito, la tensione sale: Drance, una figura di spicco tra i Latini, accusa apertamente Turno di essere il solo responsabile della guerra e delle perdite subite. Per ristabilire la pace, Drance suggerisce una soluzione drastica: dare in sposa Lavinia, la figlia del re, proprio a Enea. Turno, sentendosi attaccato nel suo onore e nei suoi diritti, reagisce con fiera rabbia, rifiutando ogni accusa e, per risolvere definitivamente la questione, propone di affrontare Enea in un duello singolo che decida le sorti di tutti.L’Avanzata Troiana e la Strategia di Turno
Mentre il consiglio è ancora in corso, giunge una notizia che cambia rapidamente la situazione: Enea sta avanzando con il suo esercito verso Laurento, la capitale. Questa minaccia imminente costringe a interrompere ogni discussione e a prepararsi allo scontro. Turno, prendendo il comando, elabora una strategia per affrontare l’avanzata nemica: decide di dividere le sue forze, inviando la cavalleria, guidata dai valorosi Messapo e Camilla, ad affrontare i Troiani nella vasta pianura antistante la città. Nel frattempo, Turno stesso si posiziona con una parte dell’esercito in una gola strategica, preparando un’imboscata per cogliere di sorpresa Enea. Intanto, nel mondo divino, la dea Diana, protettrice di Camilla, presagendo il pericolo, invia la ninfa Opi con un compito preciso: vendicare la sua fidata seguace nel caso in cui dovesse cadere in battaglia.La Battaglia e la Fine di Camilla
Lo scontro di cavalleria nella pianura è cruento, e Camilla, la guerriera votata a Diana, si distingue per il suo valore e la sua ferocia, seminando il panico tra le file troiane. Tuttavia, nel pieno della battaglia, un momento di distrazione le è fatale: attratta dalla brama di bottino, viene colpita a morte dall’arciere Arunte. La ninfa Opi, testimone della caduta della sua protetta, interviene immediatamente per compiere la vendetta promessa da Diana, scagliando una freccia che uccide Arunte. La notizia della morte di Camilla si diffonde rapidamente tra i Rutuli, causando demoralizzazione e una fuga disordinata, che a sua volta permette ai Troiani di avanzare con decisione verso la città. Turno, informato della disfatta e della perdita della sua valorosa alleata, è costretto ad abbandonare la sua posizione di imboscata per cercare di arginare la situazione, ma l’arrivo della notte pone fine ai combattimenti, impedendo uno scontro definitivo tra i due eserciti.Il Trattato Infranto
Dopo la ritirata e la morte di Camilla, l’esercito Latino è profondamente demoralizzato, ma Turno, irremovibile, insiste ancora per risolvere la guerra con un duello contro Enea. Nonostante Re Latino e la regina Amata lo supplichino di rinunciare per evitare ulteriori spargimenti di sangue, Turno è determinato a combattere. Viene quindi stipulato un solenne trattato, suggellato da riti sacri, che prevede un combattimento singolo tra i due eroi per decidere l’esito del conflitto. Tuttavia, la dea Giunone, che continua a favorire Turno e a opporsi ai Troiani, interviene per impedire il duello: spinge Giuturna, la ninfa sorella di Turno, a infrangere l’accordo. Giuturna, assumendo le sembianze di Camerte, un valoroso guerriero latino, si mescola tra le truppe e le incita alla battaglia, sfruttando un presagio interpretato dall’augure Tolumnio come un segno favorevole per attaccare, portando così i Latini a violare il trattato appena siglato.La Battaglia Generale e la Ferita di Enea
La violazione del trattato scatena nuovamente una battaglia generale su vasta scala, un caos che travolge ogni tentativo di mantenere l’ordine stabilito. Enea, inizialmente, cerca di fermare lo scontro e riportare l’attenzione sul duello pattuito, ma mentre cerca di imporre la sua volontà, viene ferito da una freccia, probabilmente scagliata a tradimento. Turno, vedendo il suo rivale ferito e fuori combattimento, approfitta immediatamente della situazione per scatenarsi tra le file troiane, seminando strage e riportando momentaneamente l’equilibrio dalla parte dei Latini. Tuttavia, la dea Venere, madre di Enea, interviene prontamente per aiutare il figlio, curando miracolosamente la sua ferita e permettendogli di tornare rapidamente in campo. Rientrato nella mischia con rinnovato vigore, Enea cerca disperatamente Turno per affrontare il duello, ma Giuturna, ancora intenzionata a proteggere il fratello, si traveste da suo auriga e lo allontana abilmente dal combattimento diretto, impedendo lo scontro finale.La Disperazione nella Città
Non riuscendo a trovare Turno e frustrato dai continui rinvii del duello, Enea cambia strategia e decide di sferrare un attacco diretto contro Laurento, la città fortificata dei Latini. L’assalto alle mura è violento e deciso, portando l’esercito troiano fin sotto le porte della capitale, creando panico e disperazione tra gli abitanti. Vedendo la città in pericolo e credendo erroneamente che Turno sia già caduto in battaglia, la regina Amata, sopraffatta dal dolore e dalla disperazione, compie un gesto estremo e si toglie la vita. La notizia della tragica morte della regina e del grave pericolo che incombe sulla città raggiunge finalmente Turno, che si trova lontano a combattere. Questa serie di eventi drammatici lo convince che non può più evitare il confronto e lo spinge a prendere la decisione definitiva: deve abbandonare la mischia generale e affrontare Enea nel duello tanto atteso.Il Duello Finale
Finalmente, il combattimento finale tra Enea e Turno ha luogo, l’ultimo atto che deciderà il destino della guerra. All’inizio dello scontro, la spada di Turno si spezza miseramente: nel caos della battaglia precedente, aveva afferrato l’arma di un altro, non la sua spada forgiata da Vulcano, che era l’unica capace di resistere alle armi divine. Disarmato e in fuga, Turno è inseguito implacabilmente da Enea attraverso il campo di battaglia. Le divinità tentano ancora di intervenire: Giuturna restituisce al fratello la sua vera spada, mentre Venere aiuta Enea a recuperare la sua lancia che si era conficcata nel terreno. Tuttavia, Giove decide che è giunto il momento di porre fine alle interferenze divine e invia una Furia, una creatura infernale, per terrorizzare Giuturna e allontanarla dal campo. Enea, ora con la sua lancia recuperata, colpisce e ferisce gravemente Turno. Il guerriero latino, a terra e sconfitto, implora Enea di risparmiarlo, facendo appello alla pietà. Ma Enea, nel momento decisivo, nota sulle spalle di Turno il balteo, la cintura, che Turno aveva strappato a Pallante dopo averlo ucciso; la vista di questo trofeo del suo amico caduto accende in Enea un’ira incontenibile. Mosso dal desiderio di vendicare Pallante, Enea affonda la spada nel petto di Turno, ponendo fine alla sua vita e completando così il suo destino e quello di Roma.Ma allora, a che servono i trattati solenni se basta un’interpretazione (o una spinta divina) per infrangerli?
Il capitolo descrive come un trattato solenne, suggellato da riti sacri, venga infranto quasi immediatamente a causa dell’intervento divino e di un’interpretazione strumentale di un presagio. Questo solleva interrogativi sulla validità degli accordi umani di fronte al volere degli dei o alla manipolazione. Per comprendere meglio questo aspetto, è fondamentale approfondire il concetto di fato e il ruolo delle divinità nell’epica romana, temi centrali nell’opera di autori come Virgilio.Abbiamo riassunto il possibile
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