Contenuti del libro
Informazioni
“Venti di protesta” di David Chomsky ti sbatte in faccia la realtà di come funziona il mondo, non come ce lo raccontano. È un viaggio super lucido attraverso i sistemi di controllo del potere, dalla sorveglianza di massa che usano i governi e le aziende, fino alla disuguaglianza economica che spacca la società. Chomsky analizza la politica estera USA, mostrandone l’ipocrisia e come le decisioni prese a Washington influenzino regioni come il Medio Oriente, spesso creando più problemi che soluzioni. Non si tira indietro di fronte alle crisi globali più urgenti, come il cambiamento climatico, spiegando perché il sistema attuale, dominato dal profitto a breve termine e dal neoliberismo, non riesce ad affrontarle e anzi le peggiora. Ma non è solo un quadro cupo di autoritarismo e ingiustizia; il libro è un mega incoraggiamento all’attivismo popolare e alla resistenza civile. Ti fa capire che la vera democrazia non si trova nei palazzi del potere, ma si costruisce dal basso, con l’impegno di tutti. È un invito a non essere cinici, a usare la testa, a informarsi e ad agire, perché un futuro sostenibile e più giusto dipende solo da noi.Riassunto Breve
I sistemi di potere, sia quelli dei governi che quelli delle grandi aziende, usano le tecnologie per controllare le persone e mantenere il loro dominio. Si vede con la sorveglianza di massa, che usa tecnologie nate per il commercio ma che ora spiano tutti, e con i droni, usati prima fuori dal paese e ora anche dentro. Questo spinge verso uno stato che controlla tutto, anche se raccogliere dati non vuol dire per forza riuscire a controllare tutti. Le azioni dei governi, come usare i droni per colpire, a volte creano proprio il terrorismo che dicono di voler combattere, rendendo strana la scusa che la sorveglianza serve per la sicurezza. Le libertà delle persone vengono limitate, per esempio allargando l’idea di cosa significa aiutare il terrorismo, fino a includere anche solo dare assistenza legale. Negli Stati Uniti, chi ha i soldi decide la politica, e quello che vuole la gente normale non conta quasi niente, creando sfiducia. Nella politica con gli altri paesi, gli Stati Uniti e Israele fanno i loro interessi, anche se questo peggiora i problemi, come in Siria dove lasciano che i gruppi si scontrino tra loro, o in Palestina dove prendono pezzi di terra piano piano, lasciando ai palestinesi solo piccole zone. Le risorse comuni, come l’ambiente, vengono rovinate per fare profitto, e spesso sono i popoli che vivono lì da sempre a difenderle. I sistemi di potere non danno niente per niente, si prendono tutto quello che possono. Nell’economia, le grandi aziende usano la pubblicità per far sembrare i prodotti diversi e non farsi concorrenza sui prezzi, così guadagnano di più. Ogni potere deve spiegare perché esiste; se non ci riesce, va tolto e sostituito con qualcosa di più libero e dove tutti possono partecipare. I diritti che abbiamo non li hanno decisi i politici nei parlamenti, ma li ha ottenuti la gente che si è mossa e ha lottato. Il sistema economico attuale, basato sul profitto, non si preoccupa dei danni che fa, come quelli all’ambiente. Le grandi aziende e chi le difende dicono bugie sul cambiamento climatico per creare dubbi. Questo sistema non funziona per le persone e rischia di distruggere tutto, ma non è una cosa fissa e si può cambiare. Quando le persone sono passive e isolate, il potere si mantiene più facilmente. Le politiche che hanno tagliato i servizi pubblici e lo stato sociale hanno spinto l’idea che non si debba aiutare gli altri, andando contro vecchie idee di solidarietà. Nella politica estera, si decide quali vittime contano e quali no, in base agli interessi. Gli Stati Uniti hanno contribuito a creare problemi come l’ISIS invadendo paesi e aiutando regimi estremisti. Il supporto ad alcuni gruppi, come i curdi, cambia a seconda di cosa conviene. Per cambiare le cose, serve che la gente metta in discussione quello che viene detto ufficialmente. Bisogna informarsi, guardare il mondo e agire insieme. Anche le piccole azioni, se fatte da tanti, possono portare a grandi cambiamenti. Le vere riforme che migliorano la vita arrivano spesso dalla pressione della gente. I confini che le potenze hanno disegnato in giro per il mondo non rispettano chi ci vive e creano conflitti. C’è una spinta a tornare a forme di autonomia locale, che va contro l’idea di concentrare tutto il potere. Il calo del prezzo del petrolio fa usare ancora di più i combustibili che rovinano il clima, anche se si sa che è pericoloso. Chi comanda nell’economia pensa solo al profitto subito, mettendo il clima in secondo piano. I popoli che vivono a contatto con la natura hanno un rapporto diverso con l’ambiente e lottano per difenderlo. La politica dei paesi potenti è piena di ipocrisia, ricordano solo i crimini degli altri e dimenticano i propri, anche se sono peggiori. Per esempio, gli attacchi terroristici degli altri sono condannati, mentre i bombardamenti o le torture fatte da loro vengono giustificati o ignorati. Le vere cause del terrorismo, come le violenze del passato, vengono spesso lasciate perdere. La libertà di dire quello che si pensa è importante, ma non si può incitare a fare cose illegali subito. Anche la satira che prende in giro chi sta già male va difesa, anche se è volgare. Dentro i paesi, si usa la paura e il razzismo per convincere la gente a votare per politiche che arricchiscono i ricchi e tolgono servizi a tutti gli altri. In Europa, le politiche di austerità imposte ad alcuni paesi rovinano l’economia e aiutano le banche a spese della gente. Questo non è vero capitalismo, ma una lotta di classe dove i cittadini pagano per i rischi delle banche. Nonostante tutto, c’è speranza. I paesi dell’America latina sono più indipendenti, e in Europa ci sono movimenti che resistono. La storia mostra che i movimenti popolari possono rinascere e ottenere risultati. I progressi sociali del passato dimostrano che cambiare è possibile. Oggi serve stare uniti e impegnarsi, perché le decisioni di adesso riguardano il futuro di tutti. Le armi automatiche sono pericolose perché non hanno il giudizio umano. L’intelligenza artificiale può aiutare in certi lavori, ma l’automazione in generale riduce il controllo. Le grandi migrazioni non sono una novità assoluta. Alcuni paesi ci guadagnano dall’arrivo di persone, e spesso le migrazioni sono causate dalle guerre fatte dai paesi ricchi. La soluzione migliore è aiutare i rifugiati vicino a casa loro. L’Arabia Saudita, alleata degli Stati Uniti, è uno stato violento che finanzia gruppi estremisti, un’alleanza che serve per il petrolio e per tenere sotto controllo la regione. Il rapporto tra Stati Uniti e Israele è forte perché Israele ha indebolito i movimenti arabi che non volevano dipendere da nessuno. La criminalizzazione delle droghe leggere fa finire in prigione un sacco di gente, soprattutto minoranze, anche per cose non violente, mentre alcol e tabacco, che fanno più danni, sono gestiti diversamente. Il cambiamento climatico è una minaccia enorme che peggiora velocemente. Le aziende pensano al profitto e negano il problema. Le azioni individuali non bastano, serve agire insieme e fare pressione sui governi. Le Nazioni Unite possono fare qualcosa solo se i paesi potenti sono d’accordo. Il sistema politico è troppo influenzato dai soldi privati, rendendo difficile cambiare le cose anche per chi è popolare senza un grande movimento dietro. La politica estera degli Stati Uniti usa la forza per aumentare il proprio potere, una strategia che dura da tanto tempo e crea instabilità. Anche se il potere degli Stati Uniti è un po’ diminuito, resta forte, soprattutto militarmente. La Cina sta crescendo economicamente ma ha problemi interni. Gli Stati Uniti cercano di limitare la Cina, anche mettendo basi militari vicino ai suoi confini. Stare insieme e impegnarsi è fondamentale per affrontare i problemi del mondo e creare un futuro migliore. Molti sentono che le cose vanno male per la stagnazione economica, l’aumento delle differenze tra ricchi e poveri e il peggioramento dei servizi pubblici. Negli Stati Uniti, le elezioni sono influenzate dai soldi e da regole che limitano il voto della gente comune. I partiti spesso non parlano dei problemi più importanti come il clima e le armi nucleari. Anche in altri paesi ci sono problemi simili, con la corruzione e le élite che comandano, e l’aumento di governi autoritari che limitano le libertà. Una società migliore richiede che le decisioni le prenda la gente informata e attiva, che controlla le istituzioni. Per mobilitarsi in modo efficace, bisogna partire da obiettivi piccoli e raggiungibili che danno fiducia. Anche se votare è importante, l’azione della gente comune e i movimenti dal basso sono quelli che portano i veri cambiamenti. Votare per il meno peggio a volte ha senso, ma l’impegno principale deve essere costruire una forza popolare che possa fare riforme e trasformazioni. Le elezioni americane del 2016 e la conferenza sul clima mostrano come l’attenzione vada più alla politica interna che alle minacce globali come il cambiamento climatico, che porta a più profughi e rischi di guerre per l’acqua. La presidenza Trump ha usato distrazioni per nascondere politiche che favoriscono i ricchi e le aziende, tagliando tasse, aumentando le spese militari e togliendo regole per l’ambiente e i servizi sociali. Molti che hanno votato Trump si sentono abbandonati, ma le sue politiche li danneggiano. Il lavoro precario divide i lavoratori e limita la partecipazione alla democrazia. I poveri non contano in politica perché non hanno potere né organizzazione. Il populismo di oggi si oppone alle istituzioni, ma il vecchio populismo era più legato alla democrazia. La campagna di Bernie Sanders ha mostrato che si può mobilitare la gente fuori dai partiti principali. A livello internazionale, l’amministrazione Trump è ostile all’Iran per ragioni storiche e strategiche. La situazione con la Corea del Nord è tesa, ma c’è una proposta per fermare i programmi nucleari in cambio della fine delle esercitazioni militari americane, che però non è stata accettata. L’Europa ha problemi ma potrebbe cercare di essere più indipendente dagli Stati Uniti. Esiste una parte della burocrazia che si preoccupa delle azioni di Trump, ma non è un potere segreto che decide tutto.Riassunto Lungo
1. Controllo, Potere e la Lotta per la Democrazia
I sistemi di potere, siano essi statali o privati, utilizzano ogni tecnologia disponibile per il controllo e il dominio. Tecnologie nate per scopi commerciali vengono usate per la sorveglianza di massa, che si diffonde rapidamente. Esempi storici mostrano l’uso di tecniche di controllo simili in diversi contesti, come nelle Filippine o durante la Paura Rossa. Oggi, i droni, usati prima all’estero per sorveglianza e omicidi, vengono impiegati anche in patria. Questa tendenza spinge verso uno stato di sorveglianza che, anche se raccoglie molti dati, rappresenta un passo verso il totalitarismo.Attacco alle Libertà e Sfiducia Istituzionale
Le libertà civili vengono attaccate con l’ampliamento del concetto di “sostegno materiale al terrorismo”, che ora include assistenza legale o semplici interazioni, restringendo gli spazi di azione. Viene messa in discussione la legittimità delle liste governative di terroristi, create senza possibilità di appello o di presentare prove, minando i principi di giustizia. Azioni del governo, come l’uso dei droni, possono generare terrorismo e minacce, rendendo debole e contraddittoria la giustificazione della sorveglianza in nome della sicurezza pubblica. Parallelamente, il sistema politico negli Stati Uniti è dominato dal potere economico, con interessi finanziari che spesso prevalgono sulla volontà popolare. Questo crea un divario significativo tra l’opinione pubblica e le politiche attuate, che finiscono per favorire una piccola élite a discapito della maggioranza. L’effetto diretto è una crescente confusione e una profonda sfiducia nelle istituzioni democratiche, percepite come non rappresentative.Politica Estera e Beni Comuni
In politica estera, gli Stati Uniti e Israele perseguono strategie che servono i propri interessi, anche a costo di esacerbare conflitti regionali. In Siria, ad esempio, si preferisce che le fazioni si indeboliscano a vicenda piuttosto che cercare una soluzione pacifica. In Palestina, la strategia è una graduale annessione territoriale attraverso la creazione di fatti compiuti, lasciando ai palestinesi solo cantoni frammentati e isolati. Il sostegno degli Stati Uniti a Israele deriva da legami strategici, economici e culturali profondi. Queste dinamiche globali si riflettono anche nella distruzione dei beni comuni, che include spazi pubblici e l’ambiente naturale, un aspetto fondamentale della depredazione neoliberista. Questo processo erode risorse vitali e spazi condivisi essenziali per le comunità. I popoli indigeni, in molte parti del mondo, si trovano in prima linea nella difesa di questi beni, opponendosi attivamente alle forze che cercano di sfruttarli.La Necessità dell’Attivismo
Di fronte a queste dinamiche di potere e controllo, provare cinismo è una reazione comprensibile. Tuttavia, questo sentimento non deve tradursi in apatia o rassegnazione passiva. Per ottenere un cambiamento reale e contrastare queste tendenze, è necessaria la mobilitazione e l’attivismo da parte della popolazione. Non c’è una ricetta unica o una guida esterna che indichi la strada da seguire per tutti. Ogni persona è chiamata a decidere autonomamente come e quanto impegnarsi nella lotta per costruire un futuro migliore e più giusto.Ma queste diverse manifestazioni di potere e controllo sono davvero spiegate come parti di un unico, coerente sistema?
Il capitolo elenca una serie di problemi gravi, dalla sorveglianza di massa alla politica estera aggressiva, fino alla distruzione dei beni comuni. Tuttavia, il riassunto non chiarisce appieno il meccanismo o la struttura fondamentale che lega insieme queste diverse critiche, lasciando il lettore con una lista di lamentele piuttosto che con un’analisi sistemica completa. Per comprendere meglio le radici comuni di questi fenomeni, sarebbe utile approfondire gli studi di economia politica critica e le analisi delle strutture di potere globali. Autori come Noam Chomsky o David Harvey offrono prospettive che cercano di unire l’analisi delle politiche interne, della politica estera e delle dinamiche economiche sotto un unico quadro interpretativo.2. Critica del Dominio e Azione Popolare
I sistemi di potere, sia economici che politici, tendono a rafforzare il proprio controllo e non cedono facilmente i loro privilegi. Questo si vede bene nell’economia di oligopolio, dove la pubblicità crea l’illusione che i prodotti siano diversi per evitare la concorrenza sui prezzi e aumentare i guadagni. La pubblicità diventa così uno strumento per ingannare molte persone. Questo modo di funzionare del potere economico si lega strettamente al modo in cui il potere politico mantiene la sua posizione, spesso ignorando i bisogni reali delle persone a favore dei propri interessi. Le strutture di potere tendono a perpetuarsi e a resistere al cambiamento, rendendo necessario un intervento esterno per modificarle.Il capitalismo, spinto dalla ricerca del massimo guadagno, spesso non considera i danni che provoca all’esterno, come l’inquinamento e il degrado ambientale. Le grandi aziende e i gruppi di interesse economici diffondono informazioni false sui cambiamenti climatici, a volte anche attraverso iniziative che sembrano favorire il pensiero critico ma che in realtà vogliono solo creare dubbi su quello che la scienza ha già dimostrato. Questo sistema economico non riesce a rispondere ai bisogni fondamentali delle persone e rischia di portare alla distruzione, ma è importante capire che non è una legge di natura immutabile e può essere cambiato attraverso azioni mirate. La spinta neoliberista, iniziata negli anni Settanta, ha attaccato i servizi pubblici e il sistema di assistenza sociale, promuovendo l’idea che non si debba aiutare chi sta peggio, un’idea che va contro i principi originali del liberalismo basati sulla solidarietà e il sostegno reciproco tra le persone. La passività e l’isolamento degli individui sono elementi che aiutano il potere a mantenersi forte. Quando le persone non agiscono insieme e si sentono sole, è più difficile opporsi alle decisioni prese dall’alto. Questo isolamento è stato in parte favorito dalle politiche che hanno indebolito i legami sociali e le reti di solidarietà.
Come si resiste al potere
Ogni forma di autorità o gerarchia deve dimostrare di essere necessaria e giusta; se non ci riesce, deve essere smantellata e sostituita con sistemi più liberi e che coinvolgano di più le persone. Questa è un’idea centrale del pensiero anarchico, che mette in discussione ogni forma di dominio. I diritti che abbiamo, come quelli politici, non ci sono stati dati gentilmente dai parlamenti, ma sono stati conquistati con la forza dall’esterno, grazie all’impegno e all’azione della gente comune. L’attivismo popolare è stato storicamente il motore dei cambiamenti che hanno portato a maggiori libertà e diritti per tutti. Le proteste, le manifestazioni e le forme di resistenza non violenta sono strumenti essenziali per spingere i governi e le istituzioni a cambiare.Per superare il modo di pensare imposto dal potere dominante, serve avere una mente critica, capace di mettere in discussione le verità ufficiali. È fondamentale informarsi, leggere, osservare attentamente quello che succede nel mondo e, soprattutto, agire insieme agli altri. Anche i gesti che sembrano piccoli, se fatti da tante persone, possono portare a grandi cambiamenti. Le vere riforme che migliorano concretamente la vita delle persone sono quasi sempre il risultato delle pressioni che vengono dal basso, anche quando al governo ci sono forze politiche conservatrici. La “delegittimazione” dei sistemi di potere, come quella che Israele teme, avviene proprio grazie alla pressione della gente e a misure mirate come le sanzioni, simili a quelle che hanno aiutato a smantellare il sistema di separazione razziale in Sudafrica. Tuttavia, le azioni di protesta devono essere pensate in modo strategico e colpire i punti nevralgici del problema, come ad esempio gli insediamenti illegali, invece di essere solo simboliche o, peggio, dannose per le stesse vittime che si vorrebbe difendere. L’efficacia della resistenza dipende dalla sua organizzazione, dalla sua capacità di coinvolgere molte persone e dalla chiarezza dei suoi obiettivi.
Esempi di potere e resistenza
Guardando alla politica estera, si nota come i governi decidano quali vittime meritano attenzione e aiuto e quali no, basandosi unicamente sui propri interessi. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno contribuito a creare le condizioni che hanno portato alla nascita dell’ISIS invadendo l’Iraq e sostenendo regimi estremisti come quello dell’Arabia Saudita. Il modo in cui gli Stati Uniti hanno trattato i curdi mostra chiaramente come il supporto cambi a seconda di quello che conviene politicamente in un dato momento. Questo dimostra come le grandi potenze usino la sofferenza umana in modo strumentale per raggiungere i propri scopi. I confini tra gli stati imposti dalle potenze coloniali in aree come il Medio Oriente e l’Africa non rispettano le identità e le storie dei popoli che ci vivono, e sono una causa continua di conflitti e tensioni. Questo modo di disegnare le mappe senza considerare chi abita quei territori ha creato divisioni e instabilità durature. Tuttavia, si osserva anche una tendenza opposta, verso la creazione di aree regionali e il recupero di forme di autonomia locale, come sta accadendo in alcune parti d’Europa, un movimento che va contro la tendenza a concentrare sempre più potere nelle mani dei governi centrali. Questo desiderio di riscoprire le identità locali e di autogovernarsi rappresenta una forma di resistenza pacifica al potere centralizzato e imposto dall’alto.Ma davvero la soluzione a ogni forma di dominio sta nel “smantellare” ogni autorità o gerarchia, come suggerisce il capitolo, o questa visione rischia di ignorare la complessa necessità di organizzazione e coordinamento in una società moderna, lasciando magari spazio a nuove forme di potere non riconosciute?
Il capitolo propone l’idea, centrale nel pensiero anarchico, che ogni autorità debba giustificarsi o essere smantellata per far spazio a sistemi più liberi. Questa prospettiva è potente nella sua critica al potere costituito, ma solleva interrogativi fondamentali sulla gestione pratica della vita collettiva. Come si prendono decisioni che riguardano milioni di persone? Come si coordinano sforzi su larga scala per affrontare sfide globali come il cambiamento climatico o le pandemie? Una critica radicale delle gerarchie è necessaria, ma ignorare del tutto la necessità di strutture organizzative e di coordinamento rischia di essere irrealistico o, peggio, di favorire l’emergere di poteri informali e meno controllabili. Per approfondire questo nodo cruciale, è utile studiare la teoria politica, la sociologia delle organizzazioni e le diverse esperienze storiche di autogestione e federalismo. Pensatori come Pierre-Joseph Proudhon, Elinor Ostrom o anche teorici della democrazia partecipativa possono offrire spunti per capire come bilanciare libertà individuale e necessità collettiva senza ricadere in forme oppressive di dominio.3. Potere, ipocrisia e futuro
Il drastico calo dei prezzi del petrolio spinge a usare i combustibili fossili in modo eccessivo. Questo accade nonostante ci siano prove chiare del cambiamento climatico, come l’aumento delle temperature e il rischio che le specie marine si estinguano. Le persone ai vertici dell’economia, come dimostra un sondaggio tra i capi d’azienda, pensano che il profitto subito sia la cosa più importante. Per loro, il cambiamento climatico viene dopo. Questo modo di pensare fa capire un problema profondo del sistema attuale.La resistenza dei popoli indigeni
Molti popoli indigeni nel mondo hanno un rapporto diverso con la natura. Si battono per proteggere l’acqua e l’ambiente dall’estrazione mineraria e dallo sfruttamento. Questi gruppi includono gli Yanomamö, le Prime Nazioni in Canada e diverse comunità in Amazzonia. Bolivia ed Ecuador, ad esempio, hanno scritto nella legge i diritti della natura. Anche in Australia e in India ci sono lotte simili. Spesso, chi difende la natura affronta violenza e repressione.L’ipocrisia delle grandi potenze
La politica estera dei paesi più potenti mostra spesso ipocrisia e una memoria corta. L’avvicinamento tra Stati Uniti e Cuba, ad esempio, è avvenuto soprattutto grazie alla pressione dei paesi dell’America latina, che ora sono più indipendenti. La storia della lunga guerra e dell’embargo economico degli Stati Uniti contro Cuba, iniziati con il presidente Kennedy, viene spesso messa da parte o dimenticata nella versione ufficiale. Questa storia viene presentata come un semplice tentativo, fallito, di portare la democrazia.Un altro esempio è quello dei bombardamenti degli Stati Uniti in Laos negli anni Sessanta. Questi attacchi hanno causato migliaia di morti tra i civili e lasciato ordigni che esplodono ancora oggi. I bombardamenti in Laos sono stati un esperimento per usare la forza aerea su larga scala. Si possono paragonare a quello che è successo a Guantanamo, usato come “laboratorio di battaglia” per trovare scuse per la guerra in Iraq.Terrorismo e doppia morale
I recenti attacchi terroristici mettono in luce una doppia morale. I crimini fatti “dagli altri” vengono condannati, mentre i propri, anche se peggiori, vengono giustificati o ignorati. Ci sono diversi esempi: il bombardamento della TV serba da parte della NATO, l’occupazione di un ospedale a Falluja da parte degli USA, o le leggi in Francia che limitano la libertà di espressione o la discussione su certi fatti storici. Le campagne di omicidi mirati degli USA sono una forma di terrorismo su vasta scala che provoca reazioni. Le vere cause del terrorismo, come le torture nella prigione di Abu Ghraib o la violenza usata dalla Francia in Algeria durante il periodo coloniale, spesso non vengono considerate.I limiti della libertà di espressione
La libertà di espressione è un valore importante, ma non è assoluta. Ci sono dei limiti, per esempio, quando si incita direttamente a compiere azioni illegali. La satira che prende in giro persone già deboli, come i migranti nordafricani in Francia, può essere volgare ma va comunque difesa.Paura e razzismo nella politica interna
Nella politica di alcuni paesi, si usano la paura e il razzismo per convincere certe parti della popolazione (come gruppi religiosi conservatori o chi si sente “nativo”) a sostenere politiche che favoriscono i ricchi a danno dei cittadini comuni. Questo succede, ad esempio, con la privatizzazione della sanità pubblica o con i tagli ai servizi sociali.L’austerità globale
A livello mondiale, le politiche di austerità imposte in Europa, specialmente in paesi come Grecia e Spagna, stanno distruggendo l’economia e i servizi per i cittadini. Queste politiche servono gli interessi delle grandi banche, non quelli della gente. Questo sistema non è vero capitalismo, ma una specie di guerra sociale in cui i cittadini pagano per i rischi presi dalle banche.Spazi di ottimismo e possibilità di cambiamento
Nonostante questi problemi, c’è motivo di essere ottimisti. L’America latina è sempre più indipendente e in Europa stanno nascendo movimenti sociali che mostrano che resistere è possibile. La storia del movimento dei lavoratori negli Stati Uniti, che si riprese negli anni Trenta dopo essere stato quasi annientato, è un esempio. I progressi sociali ottenuti dagli anni Sessanta in poi (come i diritti delle donne, delle persone LGBTQ+ e la maggiore attenzione all’ambiente) dimostrano che cambiare si può. Il momento che stiamo vivendo richiede solidarietà e impegno. Le scelte fatte oggi decideranno se l’umanità stessa riuscirà a sopravvivere.Di fronte a sfide globali così radicate e complesse, è davvero sufficiente affidare il cambiamento esclusivamente ai movimenti popolari di base?
Il capitolo descrive con efficacia un quadro di malcontento diffuso e identifica problemi strutturali profondi a livello nazionale e internazionale, dalla corruzione all’autoritarismo, dalle disuguaglianze sistemiche alle minacce geopolitiche. Tuttavia, la proposta di affidare il “vero motore del cambiamento” quasi esclusivamente all’attivismo di base e ai movimenti popolari, pur riconoscendone l’importanza, potrebbe non affrontare adeguatamente la questione di come tali movimenti possano effettivamente incidere su strutture di potere statali, economiche e internazionali così potenti e interconnesse. Per esplorare i limiti e le possibilità dell’azione collettiva e del potere statale nel promuovere il cambiamento, potrebbe essere utile approfondire gli studi di scienze politiche e sociologia, magari leggendo autori come Max Weber, che hanno analizzato la natura del potere e dello Stato.6. Minacce Globali e la Politica del Potere
L’8 novembre 2016 accadono due cose importanti: le elezioni americane e la conferenza sul clima COP 22 a Marrakech. Mentre tutti guardano alle elezioni, la conferenza sul clima non riesce a decidere azioni concrete. Questo succede anche se un rapporto mostra che i ghiacci artici si stanno sciogliendo velocemente e che ci stiamo avvicinando a un aumento pericoloso della temperatura globale. Gli Stati Uniti non guidano più la lotta al clima, e altri paesi iniziano a guardare alla Cina.Le conseguenze del cambiamento climatico
Il cambiamento climatico ha conseguenze gravi. Aumentano le persone costrette a lasciare la loro casa per colpa del clima, come succede in Bangladesh. C’è anche il rischio che scoppino guerre per l’acqua, che potrebbero diventare molto pericolose, anche nucleari, tra paesi come India e Pakistan. Queste minacce globali, che riguardano tutti, spesso ricevono meno attenzione rispetto alle discussioni politiche interne dei singoli paesi.Le scelte politiche negli Stati Uniti
L’amministrazione Trump usa diverse strategie per spostare l’attenzione della gente dalle sue politiche economiche. Queste politiche favoriscono molto le grandi aziende e le persone ricche. Per esempio, ci sono stati grandi tagli alle tasse per i ricchi e le aziende. La spesa per l’esercito è aumentata, mentre sono state eliminate molte regole per proteggere l’ambiente e i diritti dei lavoratori. Anche le regole sul denaro e le banche sono state rese meno severe. Queste azioni servono a fare gli interessi di chi ha potere economico, spesso senza pensare alla maggioranza delle persone e a chi verrà dopo di noi.Molti americani che hanno votato per Trump, specialmente i lavoratori bianchi, sentono di essere stati dimenticati dalla politica. Hanno votato sperando in un cambiamento, ma le politiche messe in atto in realtà li danneggiano. L’economia basata su lavori occasionali e precari (“gig economy”) rende più difficile per i lavoratori unirsi e partecipare alla vita democratica, e questo aiuta a concentrare il potere nelle mani di pochi. Le persone più povere sono spesso lasciate fuori dalla politica perché non hanno abbastanza potere o organizzazione per farsi sentire.Il populismo e la partecipazione politica
Il populismo di oggi si presenta come un movimento contro le istituzioni tradizionali, ma ha forme diverse. Il populismo del passato, quello storico, aveva idee più radicali e legate alla democrazia diretta. La campagna elettorale di Bernie Sanders nel 2016 ha mostrato che è possibile mobilitare molte persone al di fuori dei due grandi partiti politici americani.Le questioni internazionali
Guardando al mondo, l’amministrazione Trump non vede di buon occhio l’Iran. Questo atteggiamento ha radici in eventi passati e in strategie per controllare l’area del Medio Oriente. Gli Stati Uniti non vogliono che ci siano poteri forti e indipendenti in quella regione. Anche la situazione con la Corea del Nord è difficile. Corea del Nord e Cina hanno proposto un accordo: la Corea del Nord smette di sviluppare armi nucleari se gli Stati Uniti fermano le loro esercitazioni militari nella zona. Finora, Washington ha detto di no a questa proposta. L’Europa ha i suoi problemi interni, ma potrebbe cercare di essere più indipendente dagli Stati Uniti, con la Germania che ha un ruolo importante. Negli Stati Uniti esiste un gruppo di persone che lavorano nella sicurezza nazionale e che sono preoccupate dalle azioni di Trump, ma non si tratta di un “governo segreto” nascosto.Ma il populismo descritto nel capitolo è solo uno strumento di distrazione dalle politiche economiche, o la sua natura è più complessa e radicata?
Il capitolo suggerisce che il populismo dell’amministrazione Trump sia una strategia per distogliere l’attenzione dalle politiche economiche che favoriscono le élite. Questa visione, pur cogliendo un aspetto, rischia di semplificare eccessivamente un fenomeno complesso. Per comprendere appieno il populismo, la sua presa su specifiche fasce della popolazione (come i lavoratori bianchi menzionati) e il suo rapporto con le trasformazioni economiche e sociali, è necessario approfondire gli studi di scienza politica e sociologia. Autori come Laclau, Mouffe o Mudde offrono prospettive diverse sulla natura del populismo, non solo come tattica, ma come logica politica o risposta a specifiche crisi di rappresentanza. È utile anche esplorare l’analisi delle dinamiche di classe e del risentimento sociale, come fatto da autori come Frank.Abbiamo riassunto il possibile
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