1X
🔊 100%
Contenuti del libro
Informazioni
“Venere seduttrice. Incanti e turbamenti del viaggiatore” di Attilio Brilli ti porta in un viaggio affascinante attraverso i secoli per scoprire come è cambiata la nostra idea di bellezza, guardando soprattutto le statue antiche di Venere. Non è solo storia dell’arte, ma un vero e proprio racconto di come i viaggiatori, gli artisti e la gente comune hanno visto queste figure, dalla Venere dei Medici alla Venere di Milo, in luoghi iconici come Firenze, Roma o l’isola di Milo. Il libro esplora come queste statue, considerate un tempo l’ideale di bellezza e proporzioni perfette, abbiano suscitato desideri (come il mito di Pigmalione), scandali (il nudo classico non piaceva a tutti!) e persino paure, venendo viste come idoli pagani pericolosi, quasi demoniaci, specialmente con l’arrivo del cristianesimo. Vedrai come figure come Canova, Shelley, Byron, Maupassant, Dalí e Pound si sono confrontati con la statuaria antica, tra ammirazione, reinterpretazioni e dibattiti sulla decenza o l’autenticità, come nel caso della Venere di cera o delle statue colorate. È un libro che ti fa capire che il passato, con i suoi miti e le sue forme, non è mai davvero morto, ma continua a riemergere, a sedurre e a turbare il presente, mostrandoci quanto siano cambiate le nostre percezioni di bellezza e desiderio nel corso del tempo.Riassunto Breve
Le statue antiche, specialmente quelle di Venere, erano viste per tanto tempo come il massimo della bellezza e servivano da modello per gli artisti che le copiavano per imparare, pensando che l’antichità avesse scelto il meglio dalla natura. I viaggiatori si sentivano attratti da queste figure, quasi volessero vederle prendere vita, a volte toccandole. Poi, con il Romanticismo e la morale cristiana, le cose cambiarono. L’espressione personale divenne più importante e il nudo, legato al paganesimo, cominciò a essere guardato male. Le vecchie divinità pagane, messe da parte dal cristianesimo, tornarono fuori nella letteratura, ma spesso come figure negative o pericolose, come la donna fatale. A Siena, nel 1345, una statua di Venere trovata fu messa su una fontana, ammirata dai colti ma temuta dal popolo che la vedeva come un idolo che portava sfortuna, soprattutto dopo le sconfitte in guerra. La statua fu distrutta e i pezzi sepolti in territorio nemico, mostrando la differenza tra l’ammirazione per l’arte antica e la paura popolare. La statua di Paolina Borghese di Canova, che la ritrae come Venere, fu tenuta nascosta, forse per gelosia o per pudore, un po’ come il Papa faceva coprire i nudi. Alcuni pensavano fosse Paolina stessa a volerla nascondere, sapendo che la sua bellezza vera era cambiata rispetto al marmo ideale. C’era anche la Venere di cera alla Specola di Firenze, un modello anatomico realistico che mostrava gli organi interni, che per alcuni era una cosa scientifica interessante, mentre per altri, come una pittrice, era sconvolgente perché cambiava l’idea del corpo. La Venere dei Medici, una statua famosa, fu spostata tante volte e ammirata per le sue forme, studiata per capire la bellezza ideale. Col tempo, l’entusiasmo per lei diminuì per alcuni, che la vedevano meno divina, anche se altri sentivano ancora una vitalità in lei. Sull’isola di Milo, nel 1820, fu trovata una statua di Venere che scatenò una lotta tra francesi e ottomani per averla; durante questa lotta, la statua perse le braccia. Portata in Francia, divenne un simbolo nazionale. Artisti e scrittori come Shelley e Byron guardavano l’arte classica in modi diversi: Shelley vedeva nelle statue greche l’armonia e la perfezione legate alla natura, mentre Byron mostrava indifferenza in pubblico ma teneva riproduzioni di Veneri di Tiziano nella sua casa, mostrando un gusto privato per la sensualità. Nell’Ottocento, esporre riproduzioni di statue nude creò scandalo, e un’ordinanza a Londra le vietò se non coperte. Un collezionista difendeva il nudo antico come naturalmente decente, contro l’ipocrisia moderna. La statua colorata di Venere di Gibson fece scandalo perché il colore la rendeva troppo realistica e sembrava corrompere la purezza del marmo bianco. Maupassant ammirava la Venere Landolina, vedendo in lei la donna reale e carnale, non un ideale, legando la sua sensualità a un’idea di vitalità quasi animale. Le antiche divinità pagane, specialmente Venere, non sparirono ma furono viste come esseri diabolici, capaci di sedurre e portare alla perdizione, come nella leggenda di Tannhäuser che finisce intrappolato nel monte di Venere. Ci sono racconti di statue di Venere che prendono vita o portano sventura, come quella di bronzo trovata da Mérimée che schiaccia il giovane che le mette l’anello nuziale. Il passato pagano non scompare del tutto, lascia tracce che possono riemergere e creare problemi nel presente, scontrandosi con i valori moderni. Questo confronto mostra anche differenze culturali nel vedere la storia e le rovine. Il passato non è solo storia morta, ma una forza che può ancora influenzare. La figura di Venere, soprattutto quella di Botticelli, riappare in tempi più recenti, come nell’opera di Beardsley dove i personaggi nascondono identità mitiche, o in Dalí che la usa per esplorare desideri inconsci, o in Pound che la vede come un simbolo della rinascita classica che torna nel mondo moderno.Riassunto Lungo
1. La Dea Riemersa e i Suoi Destini
Per molto tempo, le statue antiche, specialmente quelle che rappresentavano Venere, sono state fondamentali per i viaggiatori in Italia e per chi studiava arte. Opere come la Venere dei Medici o la Venere Capitolina erano considerate l’esempio perfetto di bellezza e proporzioni. Artisti e studenti le copiavano per imparare, convinti che gli antichi avessero scelto il meglio dalla natura per creare queste bellezze. Chi viaggiava provava spesso un forte desiderio di vedere queste statue prendere vita, un po’ come nel mito di Pigmalione. Questo desiderio si manifestava toccando le sculture o immaginando che fossero vive.Il cambiamento con il Romanticismo
Con l’arrivo del Romanticismo e l’influenza della morale cristiana, il modo di vedere le cose cambiò. L’espressione personale dell’artista e i cambiamenti nella società resero i vecchi canoni classici meno importanti. Il nudo, legato al mondo pagano e considerato peccaminoso, cominciò a essere visto con diffidenza e a volte sostituito da temi che parlavano di morale. Le antiche divinità pagane, che il cristianesimo aveva allontanato, ricomparvero nella letteratura dell’Ottocento. Spesso erano descritte come figure sole, inquiete o addirittura pericolose, come nel caso della “femme fatale”. Questa visione era molto diversa dall’ammirazione per la bellezza che c’era stata prima.L’episodio di Siena
Un chiaro esempio di questo contrasto avvenne a Siena nel 1345. Fu trovata una statua di Venere che l’alta società della città ammirò molto per la sua bellezza e decise di metterla sulla fontana principale. Ma la gente comune la vide come un idolo pagano che portava sfortuna, soprattutto dopo alcune sconfitte in guerra contro Firenze. La statua fu quindi distrutta e i suoi pezzi furono sepolti nel territorio dei nemici, come se fosse un gesto magico. Questo mostra quanto fosse diversa la visione tra chi apprezzava l’arte antica per la sua bellezza e chi aveva paura degli idoli pagani.La visione moderna
Oggi, statue come la Venere di Milo non hanno più lo stesso posto centrale nell’arte. A volte vengono riprese in modo ironico o ripetute in serie. Nonostante questo, mantengono un fascino che ci invita a pensare ai tanti cambiamenti nel gusto e nella cultura che ci sono stati nel tempo.È davvero logico presentare un episodio del Trecento come “chiaro esempio” di un cambiamento avvenuto nell’Ottocento?
Il capitolo descrive un interessante mutamento nella percezione delle statue classiche, legandolo all’avvento del Romanticismo e all’influenza della morale cristiana nel XIX secolo. Tuttavia, l’argomentazione presenta una debolezza strutturale quando propone l’episodio di Siena del 1345 come “chiaro esempio di questo contrasto”. Un evento accaduto quasi cinquecento anni prima del periodo descritto come catalizzatore del cambiamento non può logicamente fungere da esempio diretto di quel cambiamento specifico. Questo crea una confusione cronologica che mina la chiarezza dell’evoluzione storica presentata. Per comprendere appieno la complessa e lunga storia del rapporto tra arte, religione e gusto, e per collocare correttamente episodi come quello senese nel loro contesto storico specifico e nella più ampia “vita postuma” dell’antichità, sarebbe utile approfondire gli studi di storia dell’arte e di storia culturale, concentrandosi in particolare sulla ricezione dell’antico attraverso i secoli e sulle dinamiche tra paganesimo e cristianesimo nel Medioevo e nel Rinascimento, oltre che nel periodo romantico. Autori che si sono occupati della storia del gusto e della fortuna dell’antico possono offrire prospettive più sfumate.2. Forme di bellezza: Marmo, Cera e Sguardi
La Venere di Marmo: Paolina Borghese
La statua di Paolina Borghese, creata da Canova e chiamata Venere Vincitrice, presenta la principessa con una bellezza perfetta. Il principe Borghese la teneva nascosta. Questo gesto è visto da alcuni come gelosia verso la statua stessa. Altri lo paragonano all’abitudine di Papa Gregorio XVI di coprire le opere con nudi. Alcuni viaggiatori pensano invece che sia stata Paolina a volerla nascondere, sapendo che il tempo aveva cambiato la sua vera bellezza rispetto all’immagine di marmo. La statua è considerata come un’immagine viva, dove Paolina trasferisce i suoi successi in amore nel mito della dea Venere.La Venere di Cera: Anatomia e Reazione
Nella Specola di Firenze, nel Gabinetto anatomico, si trova un’altra rappresentazione del corpo femminile: la Venere di cera creata da Clemente Susini. Questa figura a grandezza naturale mostra in modo molto realistico gli organi interni. Si possono vedere aprendo alcune parti del modello. La pittrice Elisabeth Vigée Le Brun visitò questo luogo e fu molto colpita dalla vista degli organi. Quest’esperienza cambiò il suo modo di vedere il corpo umano, andando oltre l’aspetto esterno. Altri visitatori, invece, ammiravano la Venere di cera per il suo valore scientifico e per quanto era fatta bene dal punto di vista anatomico.La Venere dei Medici: Viaggi e Cambiamenti di Sguardo
La Venere dei Medici è una famosa statua antica con una storia ricca di viaggi e ammirazione. Nel Seicento fu portata da Roma a Firenze, diventando il pezzo più importante nella Tribuna degli Uffizi. Nel Settecento, chi viaggiava la lodava molto per la sua bellezza, le sue forme perfette e la sensazione di morbidezza della pelle che dava. La misuravano per capire l’idea di bellezza perfetta. Alcuni vedevano in lei una forza vitale quasi divina. Durante il periodo di Napoleone, la statua fu spostata a Palermo per non farla prendere dai francesi, poi andò a Parigi, e infine tornò a Firenze. Nell’Ottocento, l’ammirazione per la Venere dei Medici diminuì tra alcuni viaggiatori. La consideravano meno divina o la vedevano solo come una “bambola”. Però, alcuni, come lo scrittore Nathaniel Hawthorne, continuavano a sentire in lei una vitalità e una dolcezza segrete.Ma è davvero sensato mettere sullo stesso piano, sotto l’etichetta di “bellezza”, un ideale marmoreo e un modello anatomico di cera, senza definire meglio cosa si intenda per tale concetto?
Il capitolo accosta rappresentazioni del corpo femminile molto diverse, dall’ideale classico alla cruda anatomia. Questa varietà è interessante, ma la trattazione rischia di apparire superficiale se non si chiarisce come contesti culturali, scientifici e sociali differenti plasmino la percezione di ciò che è considerato esteticamente rilevante o significativo. La “bellezza” di una statua classica ha una natura diversa dalla “bellezza” (o forse accuratezza, o meraviglia) di un modello anatomico. Per approfondire questa complessità, sarebbe utile esplorare la storia dell’estetica, la filosofia del corpo e gli studi culturali sulla rappresentazione. Autori come Umberto Eco, Michel Foucault o Susan Sontag potrebbero fornire strumenti critici per analizzare come gli “sguardi” e i contesti definiscano il valore e il significato delle immagini del corpo.3. Sguardi sull’Antico e le Sue Contese
Nell’isola di Milo, nel 1820, un contadino scopre una statua antica, una figura femminile spezzata in due. L’isola è strategica per la Francia, che ha un console locale che si occupa dei ritrovamenti archeologici. Un giovane ufficiale francese, Olivier Voutier, appassionato di antichità, vede la statua, la disegna e la identifica come Venere.Il Ritrovamento e il Trasferimento
Il console francese, Louis Brest, cerca di prendersi il merito della scoperta. Intavola trattative per l’acquisto e chiede l’invio di una nave da guerra per portare la statua in Francia. Altri personaggi, come l’ufficiale Dumont d’Urville, confermano il grande valore del reperto. La notizia si diffonde rapidamente e attira l’attenzione di un emissario ottomano, Dimitri Oiconomos, che tenta di impossessarsi della statua per il suo signore. Interviene il segretario d’ambasciata francese di Marcellus con una nave da guerra. Durante la lotta per il possesso, le braccia della statua vanno perdute. Nonostante questo, la statua viene portata in Francia e arriva al Louvre nel 1821. Diventa presto un importante simbolo nazionale e viene vista come una rivale dei marmi Elgin, portati in Gran Bretagna. La questione su chi abbia realmente scoperto la statua rimane oggetto di discussione tra i vari protagonisti della vicenda.Sguardi sull’Arte Classica
L’arte classica, come quella rappresentata dalla Venere di Milo, è da sempre oggetto di profondo studio e ammirazione, influenzando il pensiero e la sensibilità di molti.Percy Bysshe Shelley e l’Arte Greca
Il poeta Percy Bysshe Shelley, visitando la Galleria degli Uffizi a Firenze, dedica molto tempo all’osservazione delle sculture greche. Analizza la statua di Niobe, notando come manchino espressioni emotive evidenti, interpretando questa caratteristica come la rappresentazione dell’inevitabilità del destino e della calma tipica del mondo classico di fronte al dolore. Shelley è particolarmente colpito da una Venere accosciata. Ne descrive la bellezza sensuale e la vitalità, vedendola come l’incarnazione del desiderio. La sua visione dell’arte greca lega l’idea di armonia e perfezione alla natura.Lord Byron: Pubblico e Privato
Anche Lord Byron visita Firenze e, in pubblico, mostra un certo distacco nei confronti della famosa Venere dei Medici, pur riconoscendone l’importanza artistica. Tuttavia, nella sua residenza a Ravenna, Byron fa affrescare le pareti del suo studio con copie di dipinti di Tiziano che raffigurano Veneri, come la Venere di Urbino. Queste copie, realizzate a partire da stampe, mostrano un omaggio più intimo e privato alla sensualità, che contrasta sia con le convenzioni del gusto dell’epoca sia con le sue stesse dichiarazioni pubbliche sull’arte. Le figure affrescate nel suo studio riflettono i desideri e i gusti personali del poeta, lontani dagli sguardi esterni.Davvero le divinità pagane tornano a causare scompiglio nella nostra realtà, o si tratta piuttosto di proiezioni psicologiche o costrutti culturali?
Il capitolo descrive il ritorno delle divinità antiche come un evento tangibile che altera la realtà e genera conflitti, portando persino alla follia o a conseguenze tragiche. Tuttavia, tale prospettiva sembra trascurare la possibilità che queste “tracce” e “presenze” non siano entità letterali che irrompono nel presente, ma piuttosto interpretazioni simboliche, manifestazioni dell’inconscio collettivo o fenomeni culturali legati al modo in cui percepiamo e rielaboriamo il passato. Per approfondire queste tematiche e considerare approcci alternativi a una lettura letterale del “ritorno”, sarebbe utile esplorare gli studi sulla mitologia comparata e la psicologia del profondo. Autori come Mircea Eliade o Carl Jung offrono strumenti concettuali per analizzare la persistenza dei simboli antichi e degli archetipi nella psiche umana e nella cultura, proponendo letture che vanno oltre un’irruzione fisica o quasi-fisica del passato nel presente.7. La Dea Rinasce: Venere tra Arte, Mito e Modernità
La figura di Venere, in particolare come raffigurata da Botticelli, riappare in vari momenti e luoghi della cultura, assumendo significati sempre nuovi. Questa presenza si manifesta in opere letterarie, artistiche e critiche, dimostrando la forza duratura del mito classico e della sua rappresentazione iconica.Venere nell’opera di Aubrey Beardsley
Nella storia incompiuta Under the Hill di Aubrey Beardsley, i personaggi si nascondono dietro apparenze che celano identità mitiche; ad esempio, Elena incarna la figura di Venere. La narrazione di Beardsley pone una forte enfasi sulla stimolazione dei sensi, descrivendo Elena con dettagli che ricordano le antiche statue classiche dedicate a Venere, includendo persino misurazioni in modo ironico. La storia prende una piega inaspettata verso la fine, concludendosi con Elena che si ritrova a custodire un unicorno, un animale che tradizionalmente simboleggia la purezza, creando un contrasto affascinante con l’erotismo precedente.La Venere di Dalí e la modernità
Salvador Dalí riprende l’immagine di Venere, ispirandosi specificamente alla Nascita di Venere di Botticelli, per la sua Funhouse allestita in occasione dell’Esposizione Universale di New York nel 1939. Questo padiglione si poneva in netto contrasto con il tema dominante del progresso industriale, scegliendo invece di esplorare i desideri più nascosti e l’erotismo. Nello stesso periodo, l’opera originale di Botticelli era esposta al MoMA come parte di una mostra volta a promuovere la cultura italiana, generando un acceso dibattito pubblico. Dalí stesso espresse la sua protesta contro la censura dei nudi presenti nel suo padiglione modificando l’immagine di Venere in un opuscolo promozionale.Ezra Pound e il simbolo della rinascita
Ezra Pound vede nella Venere di Botticelli un simbolo fondamentale della rinascita classica e dell’umanesimo. Le sue riflessioni si basano sulle interpretazioni di importanti critici come Walter Pater, che considerava la Venere botticelliana come il ritorno di un’antica dea, purificata però dal pensiero neoplatonico. Allo stesso modo, si rifà a John Addington Symonds, che individuava le radici di questa figura nella poesia del Rinascimento. Pound integra profondamente questa figura nei suoi Pisan Cantos, considerandola una divinità che perdura nel tempo e un’icona della bellezza e della sapienza classica che continua a riemergere nel mondo moderno, spesso trovando nuova vita attraverso lo studio di testi antichi.Come si giustifica l’uso della Venere di Botticelli da parte di Dalí come simbolo di “desideri nascosti” ed erotismo, dato che il capitolo afferma che la stessa opera era contemporaneamente esposta al MoMA come icona della cultura italiana?
Il capitolo accenna all’uso della Venere di Botticelli da parte di Dalí per la sua Funhouse, collegandola a temi di desideri nascosti ed erotismo e a una protesta contro la censura. Tuttavia, non è del tutto chiaro come la specifica iconografia della Nascita di Venere di Botticelli si presti intrinsecamente a questa interpretazione daliniana, specialmente considerando che l’opera originale veniva contemporaneamente presentata in un contesto museale più “ufficiale” e celebrativo della cultura italiana. Per comprendere meglio questa apparente contraddizione e la scelta di Dalí, sarebbe utile approfondire lo studio del Surrealismo, l’opera di Dalí stesso, e il contesto culturale e politico dell’Esposizione Universale del 1939.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]
