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Informazioni
“Ustica. Una ricostruzione storica” di Cora Ranci …ti porta dentro uno dei misteri più oscuri d’Italia: la strage di Ustica. Immagina un aereo, il DC-9 Itavia, che vola tranquillo nel 1980 e scompare nel nulla sul Mediterraneo. Questo libro non si ferma alla tragedia, ma scava a fondo per capire cosa è successo davvero. Non fu un semplice incidente; il riassunto fa capire che c’era traffico militare intorno, forse un missile aria-aria o una quasi collisione. Il contesto è super teso: la guerra fredda che si sente anche nel Mediterraneo, con la Libia di Gheddafi che crea un sacco di problemi. Ma la parte più incredibile è il depistaggio Ustica che è venuto dopo. L’Aeronautica Militare e altri hanno fatto di tutto per nascondere la verità, creando un vero e proprio segreto di Stato. È una storia che parla di opacità istituzionale, della lotta dei parenti vittime Ustica e del ruolo cruciale del giornalismo per far emergere la verità Ustica, nonostante le difficoltà delle indagini Ustica. Un libro che ti fa capire quanto sia stato complicato e voluto questo mistero.Riassunto Breve
Ustica: Un Segreto VolutoLa sera del 27 giugno 1980, un aereo civile DC-9 dell’Itavia scompare dai radar senza preavviso durante un volo da Bologna a Palermo. I resti e i corpi delle vittime vengono trovati in mare il giorno dopo. Le indagini mostrano subito che l’aereo non era solo; registrazioni radar indicano altri velivoli militari nell’area, uno nascosto dietro il DC-9 e un altro che si avvicina in modo aggressivo. Vicino al relitto si trova un serbatoio di un caccia. Le analisi tecniche suggeriscono che il DC-9 è caduto per un missile aria-aria o una quasi collisione con un aereo militare, indicando un coinvolgimento in un’azione militare non dichiarata. Sul piano giudiziario, non si trovano i responsabili diretti, ma si accerta l’ostacolo alla ricerca della verità da parte dei vertici dell’Aeronautica Militare, processati per aver nascosto informazioni sulla presenza di aerei militari. Anche se i processi penali finiscono con assoluzioni, le sentenze civili ritengono lo Stato responsabile per non aver garantito la sicurezza e per i depistaggi, considerando la tesi del missile come la più probabile in un contesto militare, forse NATO. Un altro fatto importante è il ritrovamento di un MIG-23 libico precipitato in Calabria a luglio 1980, gestito con poca trasparenza, che rafforza l’ipotesi di un coinvolgimento libico o di uno scenario di tensione internazionale legato alla strage. Il Mediterraneo nel 1980 è un’area molto tesa, con la Libia di Gheddafi che crea instabilità e ha rapporti difficili con Stati Uniti e Francia. L’Italia, pur essendo nella NATO, mantiene legami economici con la Libia, mostrando una posizione complessa. Questo scenario di alta tensione militare rende plausibile l’ipotesi che il DC-9 sia stato coinvolto in uno scontro militare, forse contro un aereo libico. Le informazioni sui movimenti aerei provengono dall’Aeronautica Militare, che dopo l’incidente nega manovre militari. Le indagini rivelano che operatori radar avevano rilevato traffico militare, ma l’Aeronautica mostra reticenza e ostruzionismo: nega la presenza di aerei, mancano registri, registrazioni radar e conversazioni vengono distrutte o non conservate. Esempi sono i “buchi” nelle registrazioni radar e l’omissione di dati importanti. In questo clima di poca trasparenza, l’Itavia viene incolpata per un presunto cedimento strutturale e fatta chiudere, anche se le indagini escludono questa causa. Il Sismi contribuisce alla disinformazione. I governi dell’epoca mostrano poca iniziativa politica, fidandosi delle informazioni militari. La vicenda rimane bloccata per anni, senza finanziamenti per recuperare il relitto. La situazione cambia dal 1986-1988 grazie alla pressione dei familiari delle vittime, che creano associazioni, e del giornalismo d’inchiesta e programmi televisivi che rivelano dettagli nascosti e danno credito all’ipotesi del missile. Questa pressione pubblica porta al recupero del relitto e a una prima perizia giudiziaria che individua nel missile la causa del disastro. Il dibattito pubblico cresce, spinto dalla ricerca della verità e dalla testimonianza di un maresciallo che contraddice la versione ufficiale, portando a parlare di “strage” e “vergogna di Stato”. La Commissione parlamentare sulle stragi indaga sul ruolo dei servizi segreti. Ustica diventa simbolo delle opacità dello Stato. La politica reagisce in modo diviso, con posizioni pubbliche che chiedono verità ma cautela a livello di governo per proteggere i militari. Una spaccatura tra i periti rischia di bloccare l’indagine, ma la rivelazione di nuovi tracciati radar in televisione rilancia l’ipotesi del missile e porta a un nuovo giudice. Il Presidente Cossiga, che era Primo Ministro nel 1980, diventa più attivo dal 1988, incontrando i familiari e sollecitando la ricerca della verità. I vertici militari cercano di gestire la comunicazione per proteggere l’immagine dell’Aeronautica. Le dichiarazioni di un direttore del SISMI che ipotizza responsabilità straniere in un’operazione anti-libica orientano le indagini verso uno scenario internazionale. A distanza di quarant’anni, non c’è una spiegazione completa. Le indagini indicano che l’aereo civile è stato abbattuto durante operazioni militari, ma chi l’ha fatto e perché resta incerto. Il mistero non è casuale, ma deriva da una precisa volontà di nascondere la verità, un “segreto voluto” per proteggere interessi specifici. Questa situazione rientra nell’opacità del potere politico in Italia. Le ragioni storiche sono legate a dinamiche internazionali: la verità è stata nascosta per evitare gravi conseguenze. Le manovre militari coinvolgevano probabilmente paesi alleati che sapevano e hanno deciso di non ammettere responsabilità. L’Italia ha accettato questa decisione, forse per una sovranità limitata o per proteggere presunti “interessi superiori”. Non è chiaro se il governo italiano dell’epoca avesse una co-responsabilità, ma i rapporti ambigui con la Libia e la gestione di questioni militari fuori dall’ambito giudiziario suggeriscono che anche l’Italia potesse avere qualcosa da nascondere. L’opacità è servita agli interessi di tutte le parti coinvolte. Il contesto della “seconda Guerra fredda” nel Mediterraneo spiega le tensioni. L’Italia nel 1980 ha scelto la neutralità, non ha agito ufficialmente verso Stati Uniti o Libia, ha lasciato il caso alla magistratura, rinunciando a pretendere verità e giustizia per i suoi cittadini, rimanendo un “luogo” dello scontro.Riassunto Lungo
1. Il mistero del DC-9 e le ombre nel cielo
La sera del 27 giugno 1980, un aereo civile della compagnia Itavia, un DC-9, scompare improvvisamente dai radar mentre è in volo da Bologna diretto a Palermo. L’evento si verifica senza alcun preavviso; il pilota non lancia segnali di soccorso né comunica problemi tecnici. Il giorno seguente, i resti dell’aereo e i corpi delle persone a bordo vengono ritrovati in mare, nella zona compresa tra l’isola di Ponza e quella di Ustica. Questo tragico ritrovamento segna l’inizio di un lungo e complesso percorso per comprendere cosa sia realmente accaduto nei cieli quella notte.Le indagini e le tracce nel cielo
Le indagini che seguono il ritrovamento dei resti rivelano subito che, a differenza delle prime comunicazioni ufficiali, il DC-9 non era l’unico velivolo presente in quella porzione di cielo. Le registrazioni dei radar, sebbene non complete e a tratti lacunose, mostrano chiaramente la presenza di altri aerei militari nell’area circostante. In particolare, un velivolo militare, descritto come un “fantasma”, sembra aver volato molto vicino al DC-9, quasi nascondendosi dietro di esso per un certo tratto del percorso. Poco prima del momento in cui l’aereo civile precipita, un altro caccia si avvicina e compie una manovra che, dalle analisi, appare compatibile con un attacco. Vicino al luogo esatto del disastro, viene inoltre recuperato un serbatoio supplementare, un elemento tipico degli aerei da caccia. Ulteriori verifiche confermano che un aereo militare sorvola l’area del disastro poco dopo l’incidente, guidato da una base radar situata in Italia.Le ipotesi tecniche sul disastro
Dalle accurate analisi tecniche condotte sui resti dell’aereo e sulle registrazioni disponibili, emergono principalmente due ipotesi per spiegare la caduta improvvisa del DC-9. La prima e più accreditata è quella dell’abbattimento dell’aereo civile, colpito da un missile aria-aria lanciato da uno dei velivoli militari presenti. La seconda ipotesi considera invece una quasi collisione con il velivolo militare che volava nascosto, un evento che avrebbe potuto causare danni strutturali o manovre evasive fatali. Entrambe queste possibilità, pur diverse nei dettagli, convergono nell’indicare che l’aereo civile Itavia è rimasto fatalmente coinvolto in un’operazione militare che non era stata dichiarata né resa nota.Il percorso giudiziario e la ricerca di responsabilità
Sul piano giudiziario, nonostante anni di processi e indagini, non si è riusciti a identificare e condannare i responsabili diretti dell’atto che ha causato la strage. Tuttavia, le sentenze hanno accertato l’esistenza di responsabilità significative per l’ostacolo frapposto alla ricerca della verità e per i tentativi di depistaggio. I vertici dell’Aeronautica Militare italiana sono stati processati con l’accusa di aver omesso di fornire informazioni cruciali sulla presenza di aerei militari nella zona e nell’orario del disastro. I processi penali si sono conclusi con assoluzioni per gli imputati diretti, ma le sentenze hanno comunque riconosciuto che informazioni importanti e rilevanti non furono trasmesse tempestivamente al governo e all’autorità giudiziaria. Parallelamente, le sentenze emesse in sede civile hanno ritenuto lo Stato italiano responsabile per non aver garantito la sicurezza del volo e per i depistaggi avvenuti. In queste sedi, la tesi dell’abbattimento tramite missile è stata considerata accertata o, quantomeno, la più plausibile, inserita in un contesto di intensa attività militare, forse legata alla NATO.L’evento del MIG-23 libico
Un altro evento che assume una rilevanza particolare nel contesto del disastro di Ustica è il ritrovamento, avvenuto nel luglio del 1980, di un aereo da caccia MIG-23 di fabbricazione sovietica, precipitato sulle montagne della Sila in Calabria. La versione ufficiale inizialmente diffusa parlava di un incidente avvenuto in quel periodo. Tuttavia, indagini successive e diverse testimonianze raccolte nel tempo suggeriscono che il MIG potrebbe essere precipitato in realtà prima, forse proprio alla fine di giugno, in giorni molto vicini a quello della strage di Ustica. La gestione di questa vicenda è apparsa fin da subito opaca e poco chiara. Questa circostanza, unitamente ad altri elementi, rafforza l’ipotesi di un possibile coinvolgimento di forze libiche o comunque di uno scenario di tensione internazionale più ampio, che potrebbe essere direttamente collegato agli eventi che hanno portato alla caduta del DC-9 di Ustica.Se il capitolo suggerisce un abbattimento da missile in un contesto militare, perché non chiarisce chi ha sparato e quale fosse l’esatto scenario internazionale?
Il capitolo, pur presentando le conclusioni giudiziarie che indicano un abbattimento e responsabilità statali per i depistaggi, lascia irrisolto il nodo cruciale dell’identità di chi materialmente causò la strage e del preciso quadro geopolitico in cui l’evento si inserì. Per approfondire questi aspetti controversi e cercare di colmare le lacune, è fondamentale esplorare la storia delle relazioni internazionali e delle tensioni militari nel Mediterraneo durante la Guerra Fredda. Utili per comprendere le dinamiche complesse e i tentativi di insabbiamento sono le opere di autori che hanno indagato a fondo la vicenda, come Andrea Purgatori o Daria Bonfietti, che hanno raccolto testimonianze e analizzato documenti relativi alle indagini e ai processi.Capitolo II: Ustica e il Mediterraneo: Un Quadro di Tensioni con la Libia
Il Mediterraneo nel 1980 è un’area segnata da forti tensioni. Questo clima è influenzato dal ritorno della Guerra Fredda, ma è anche alimentato da crisi proprie della regione. La Libia, sotto la guida di Gheddafi, emerge come un elemento di instabilità. Il regime libico assume una posizione dichiaratamente anti-occidentale, procede all’espulsione delle basi militari straniere presenti sul suo territorio e offre supporto a numerosi gruppi considerati terroristici da altri paesi.Le Tensioni Internazionali nel Mediterraneo
Le relazioni tra Libia e Stati Uniti si deteriorano progressivamente. Questo peggioramento è causato dalla politica anti-israeliana di Gheddafi, dall’assalto all’ambasciata americana a Tripoli avvenuto nel 1979 e dal sostegno libico al terrorismo. Anche i rapporti con la Francia sono molto tesi. Le ingerenze libiche in Tunisia e Ciad, paesi che in passato erano colonie francesi, provocano incidenti sia diplomatici che militari. La tensione aumenta anche al confine tra Libia ed Egitto. Qui si assiste a un rafforzamento delle forze militari e a manovre congiunte tra Egitto e USA, segnale di un’alleanza strategica in funzione anti-libica.La Posizione dell’Italia
L’Italia, pur essendo un membro della NATO e vedendo crescere la sua importanza strategica (confermata dalla decisione di ospitare i missili Cruise), mantiene un rapporto complesso con la Libia. Nonostante l’appartenenza all’alleanza occidentale, l’Italia cerca di tutelare i suoi vasti interessi economici in Libia. Questo porta a una certa ambiguità rispetto ad altri paesi europei, come si nota nella gestione degli omicidi di dissidenti libici avvenuti sul suo territorio nel 1980. Anche l’accordo italo-maltese per la neutralità di Malta genera attriti con Tripoli, complicando ulteriormente il quadro delle relazioni.Il Contesto e l’Ipotesi su Ustica
Il contesto geopolitico del Mediterraneo nel 1980 è caratterizzato da un’altissima presenza militare delle superpotenze e da rischi di conflitto latente. Questa situazione di elevata tensione rende plausibile l’ipotesi che l’aereo DC-9 Itavia sia stato coinvolto in uno scontro militare. Si ipotizza che l’azione potesse essere mirata contro un velivolo libico. Le dichiarazioni rilasciate in seguito da Gheddafi, che accusa gli USA per la strage, si inseriscono in questo scenario. Appaiono come un tentativo di usare politicamente la vicenda in un periodo in cui la Libia si trova in una condizione di isolamento internazionale.Ma la tensione generale del Mediterraneo nel 1980 è davvero sufficiente a rendere “plausibile” una specifica ipotesi militare per la strage di Ustica, un evento ancora avvolto nel mistero e privo di prove definitive?
Il capitolo, pur delineando un quadro di tensioni innegabili, sembra fare un salto logico nel considerare questa tensione sufficiente a rendere “plausibile” una specifica ipotesi militare per un evento complesso e controverso come la strage di Ustica. L’evento è stato oggetto di lunghe e travagliate inchieste giudiziarie e tecniche che non hanno raggiunto un consenso unanime. Per comprendere appieno le argomentazioni e le lacune, sarebbe fondamentale approfondire non solo il contesto geopolitico generale, ma anche le risultanze specifiche delle indagini, le analisi tecniche sull’incidente e le diverse ipotesi alternative che sono state considerate nel corso degli anni. È necessario consultare fonti che trattino in dettaglio gli atti processuali, le perizie aeronautiche e le testimonianze raccolte, per valutare criticamente la “plausibilità” di ogni scenario.2. Depistaggio e Silenzi Militari
Le informazioni sui movimenti aerei nel Mediterraneo nel 1980 arrivano dall’Aeronautica Militare, che gestisce sia il traffico civile che i radar di difesa. Subito dopo la tragedia del DC-9 Itavia, le autorità negano con forza che ci fossero manovre militari nell’area. Le indagini che seguono, però, scoprono una realtà diversa: gli operatori radar dell’Aeronautica avevano rilevato traffico militare, compresi aerei americani, molto vicino a Ustica sia prima che dopo l’incidente. Questa informazione importante circola all’interno delle strutture militari e arriva fino ai vertici.L’ostruzionismo dell’Aeronautica
L’Aeronautica Militare mostra fin da subito una grande riluttanza a collaborare con le indagini e mette in atto un vero e proprio ostruzionismo. Molti ufficiali negano di essere a conoscenza degli eventi o di ricordarli. Si incontrano enormi difficoltà nell’identificare il personale che era di turno quella sera. Pagine intere di registri risultano mancanti, e molte registrazioni radar e conversazioni telefoniche cruciali vengono distrutte o semplicemente non conservate. Questo comportamento sembra chiaramente mirare a nascondere la verità sugli eventi accaduti e a mantenere un segreto, probabilmente su ordine dei livelli superiori della gerarchia militare.Esempi di occultamento dei dati
Un esempio concreto di come i dati siano stati nascosti si vede nella rappresentazione grafica del radar di Ciampino. In questa rappresentazione, vengono volutamente omessi i “plot” -17 e -12, che indicavano chiaramente la presenza di un secondo aereo molto vicino al DC-9. Nonostante questi dati fossero di importanza fondamentale per capire cosa fosse successo, alla commissione ministeriale viene trasmessa solo una versione parziale e incompleta delle registrazioni. Anche altri siti radar considerati cruciali, come quelli di Marsala e Licola, presentano anomalie evidenti nelle loro registrazioni, con “buchi” inspiegabili e documenti fondamentali che risultano mancanti. I sequestri dei dati radar da parte della magistratura sono limitati e resi estremamente difficili.L’Itavia come capro espiatorio
In tutto questo contesto di mancanza di trasparenza e di depistaggio, l’Itavia, la compagnia aerea proprietaria del DC-9, che si trovava già in una situazione economica difficile, viene trasformata in un capro espiatorio. Molti media e diversi politici spingono con forza la tesi che l’incidente sia stato causato da un semplice cedimento strutturale dell’aereo. Nonostante la commissione ministeriale incaricata di indagare escluda nettamente questa ipotesi e indichi invece un missile come causa più probabile, l’Itavia viene costretta a chiudere le sue attività. Anni dopo, la Corte di Cassazione riconoscerà ufficialmente che il fallimento della compagnia è stato causato proprio dal depistaggio messo in atto dall’Aeronautica Militare.Il ruolo del Sismi e l’inerzia del governo
Anche il Sismi, i servizi segreti militari dell’epoca, contribuisce attivamente alla campagna di disinformazione. Cercano in vari modi di far credere all’opinione pubblica e agli investigatori che l’incidente sia stato in realtà un attentato terroristico o un attacco mirato contro un giudice che si trovava a bordo dell’aereo. Queste attività di depistaggio sembrano collegate a contesti più ampi e complessi, come le indagini sulla strage di Bologna, avvenuta poco dopo. I governi che si succedono in quel periodo mostrano una scarsa volontà politica di approfondire la questione, fidandosi principalmente delle informazioni ufficiali fornite dai militari e non percependo fino in fondo la gravità e la complessità della situazione.Davvero la ricerca della verità su Ustica è stata guidata solo dalla magistratura, o piuttosto dalle convenienze politiche e dalle pressioni esterne?
Il capitolo descrive un quadro in cui la ricerca della verità sulla strage di Ustica sembra costantemente influenzata da fattori esterni alla pura indagine giudiziaria, come le tensioni politiche, la pressione dell’opinione pubblica amplificata dai media, le audizioni parlamentari e persino le dichiarazioni dei vertici dei servizi segreti. Questo solleva seri interrogativi sull’effettiva autonomia della magistratura in un contesto così politicizzato e carico di interessi contrastanti. Per approfondire questa dinamica, è fondamentale studiare il rapporto tra potere politico, servizi di sicurezza e giustizia in Italia, analizzando il contesto storico degli anni ’80 e ’90. Approfondire le opere di storici e giuristi che hanno analizzato il sistema politico e giudiziario italiano, così come le inchieste giornalistiche che hanno documentato questi eventi, può fornire gli strumenti per valutare quanto la “verità” sia stata un obiettivo indipendente o il risultato di compromessi e pressioni.5. Ustica: Un Segreto Voluto
La storia di Ustica, a distanza di quarant’anni, non ha ancora una spiegazione completa e chiara. Le indagini dicono che l’aereo civile è stato abbattuto mentre c’erano operazioni militari in volo. Ma chi ha fatto cadere l’aereo e perché, non è mai stato definito con certezza. Non si è mai riusciti a dire chi è il responsabile, solo a fare ipotesi. Questo mistero che dura nel tempo non è un caso. È un segreto che è stato voluto di proposito. È un segreto creato per nascondere la verità e proteggere interessi specifici.Il Potere Nascosto
Questa situazione di Ustica fa capire bene l’idea di ‘opacità’ del potere politico. È come un ‘potere invisibile’ che i cittadini non riescono a controllare. In una democrazia, alcuni segreti possono esistere per proteggere il paese, per esempio per la sicurezza nazionale. Ma in Italia, l’uso del segreto è andato oltre il necessario. Questo ha reso meno trasparente il governo e ha fatto crescere la sfiducia delle persone verso le istituzioni.Perché la Verità è Stata Nascosta
Ci sono ragioni storiche precise per cui la verità su Ustica è rimasta nascosta. La verità sull’abbattimento è stata probabilmente negata per non causare problemi molto seri in Italia e in tutta l’area del Mediterraneo. Le spiegazioni diverse che sono state date, come un guasto all’aereo o una bomba, hanno nascosto quello che era successo veramente, che era uno scenario molto più complicato. Si pensa che le manovre militari che hanno portato all’abbattimento siano state fatte da uno o più paesi amici dell’Italia. Questi paesi sapevano cosa era successo. La decisione di non dire la verità e non prendersi la responsabilità è stata presa dai governi di questi paesi. L’Italia ha accettato questa decisione. Forse perché la sua libertà di agire era limitata, o forse per proteggere quelli che venivano chiamati ‘interessi superiori’.Il Contesto e il Ruolo dell’Italia
Non è chiaro se il governo italiano di allora abbia avuto una parte in questa decisione di nascondere la verità. Ci sono segnali che fanno pensare che anche l’Italia potesse avere qualcosa da nascondere. Per esempio, i rapporti non chiari con la Libia, il fatto che aerei stranieri entrassero nello spazio aereo italiano, e il modo in cui certe questioni militari o di servizi segreti venivano gestite fuori dai tribunali. L’opacità, cioè il nascondere le cose, è servita agli interessi di tutti quelli che erano coinvolti. Tutto questo succedeva nel 1980, in un periodo chiamato ‘seconda Guerra fredda’. C’erano molte tensioni nel Mediterraneo. Le crisi locali potevano legarsi alla lotta tra Est e Ovest. Questo poteva portare a decisioni molto dure per non cambiare l’equilibrio politico tra le grandi potenze. La politica estera italiana era complicata, perché l’Italia faceva parte della NATO (l’alleanza occidentale) ma aveva anche legami economici con paesi come la Libia.Cosa è Successo Dopo
Dopo l’abbattimento del DC-9, le cose non sono cambiate molto. Le cause non sono state dette chiaramente, e per molti anni il caso è quasi scomparso dalla politica. Nel 1980, il governo italiano ha scelto di non schierarsi, di essere neutrale. Non ha fatto azioni ufficiali né contro gli Stati Uniti né contro la Libia. L’Italia ha smesso di chiedere la verità e giustizia per i suoi cittadini. Ha lasciato che fosse la magistratura, i giudici, a occuparsi di un caso che invece riguardava la politica internazionale. L’Italia, in questa vicenda, è rimasta come un ‘luogo’ dove lo scontro tra altri paesi è avvenuto.Affermare che il mistero di Ustica sia un “segreto voluto” non rischia di liquidare troppo frettolosamente la complessità di indagini, processi e commissioni che, per decenni, hanno faticato a stabilire una verità condivisa, tra depistaggi, prove controverse e responsabilità mai pienamente accertate?
Il capitolo presenta una tesi suggestiva, ma la realtà della vicenda Ustica è intrisa di una complessità che va oltre la semplice volontà di nascondere. Per comprendere appieno perché, a distanza di decenni, non si è giunti a una verità condivisa, è indispensabile esaminare a fondo il labirintico percorso giudiziario, le conclusioni spesso divergenti delle commissioni parlamentari d’inchiesta e le analisi storiografiche sul contesto geopolitico del Mediterraneo nel 1980. Approfondire discipline come la storia contemporanea, il diritto processuale e la geopolitica, e leggere autori che hanno studiato a fondo gli atti e le testimonianze, permette di apprezzare la stratificazione di depistaggi, prove controverse e responsabilità mai pienamente accertate che rendono il caso Ustica un unicum nella storia italiana.Abbiamo riassunto il possibile
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