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Contenuti del libro
Informazioni
“Un’altra libertà. Contro i nuovi profeti del paradiso in terra” di Camillo Passa ti porta dritto nel cuore del dibattito che sta scuotendo l’Occidente oggi. Il libro esplora la tensione tra l’idea moderna di una libertà individuale assoluta e il valore inviolabile della vita umana, toccando temi caldissimi come l’aborto e l’eutanasia. Passa analizza come la tecnoscienza stia sfidando la nostra stessa idea di cosa significhi essere umani, spingendo verso un’antropologia che riduce la persona a un semplice prodotto naturale, privo di vera libertà interiore. Vedrai come leggi recenti, dalle unioni civili alla regolamentazione del fine vita, riflettano questa crisi, mettendo in discussione la famiglia tradizionale e aprendo la strada a pratiche come la maternità surrogata. L’autore non si limita a criticare, ma propone una visione diversa: una libertà autentica, legata alla verità e alla nostra natura relazionale, contrapponendo l’individualismo sterile alla ricchezza della persona. È un viaggio attraverso le sfide etiche e culturali del nostro tempo, ambientato nel contesto della società occidentale e italiana, che ti farà riflettere sul ruolo della Chiesa e sulla necessità di difendere la dignità umana di fronte a chi promette un “paradiso in terra” basato sull’autodeterminazione assoluta.Riassunto Breve
Una crisi profonda attraversa la cultura occidentale, legata a una visione distorta della libertà. Questa libertà, intesa come autodeterminazione assoluta dell’individuo, porta a considerare la vita umana disponibile, legittimando pratiche come l’aborto e il suicidio assistito. Si crea una contraddizione: si esalta la libertà individuale ma si riduce l’uomo a mero prodotto naturale, privo di vera libertà interiore. Per dare senso alla libertà, è necessario riconoscerne un’origine creatrice, non solo una natura inconsapevole. La libertà non è assoluta ma relazionale, dipendente da un creatore. L’individuo puramente autonomo è un’illusione; l’essere umano è persona, intrinsecamente relazionale e responsabile. Assolutizzare i diritti soggettivi porta a negare gli altri. Il relativismo nega verità oggettive e fonda una nuova ideologia sull’autodeterminazione, rischiando un assolutismo personale. La tecnoscienza amplifica questa sfida, permettendo di intervenire sulla vita stessa e promuovendo l’idea di superare l’imperfezione umana, trattando l’uomo come oggetto e rischiando nuove disuguaglianze e forme di eugenetica. La pretesa di pianificare l’esistenza in nome della libertà individuale si scontra con la realtà, come nel caso dell’aborto che riguarda un altro essere umano. La Chiesa considera l’aborto e l’eutanasia gravi violazioni morali. La legge del 2017 sulle disposizioni anticipate di trattamento, pur non nominandola, ha aperto la strada all’eutanasia, considerando alimentazione e idratazione terapie sospendibili e permettendo di ricostruire la volontà del paziente, portando a esiti come la morte per fame e sete. Non si può affidare ai singoli la decisione di produrre la morte; il valore della vita non è disponibile. La legge del 2016 sulle unioni civili, equiparando unioni dello stesso sesso al matrimonio, stravolge parametri antropologici e apre alla legittimazione di maternità surrogata e fecondazione eterologa, negando la complementariità genitoriale e il diritto del bambino alle sue origini. Questi sviluppi si basano su visioni come la teoria del gender, che nega il dato naturale e la differenza sessuale, minando i fondamenti della famiglia e della civiltà. Mettere in discussione la natura umana indebolisce la tutela dei più deboli. La questione centrale è antropologica: l’uomo è solo volontà libera o ha una struttura data? Negare una specificità umana mina la sua dignità. L’esistenza di un’eccezione umana, una differenza qualitativa tra uomo e natura, è cruciale. Il rifiuto di ancorare la libertà a una verità preesistente indebolisce la coscienza e il legame tra democrazia e verità. Il destino della civiltà occidentale è legato al riconoscimento della dignità umana, storicamente promossa dal cristianesimo. Affrontare la modernità richiede di difendere la verità sull’uomo contro l’ingegneria antropologica, promuovendo una laicità aperta che riconosca le basi etiche.Riassunto Lungo
1. Libertà, Vita e la Crisi dell’Occidente
La cultura occidentale lega spesso le minacce alla vita umana, come l’aborto e il suicidio assistito, a una forte rivendicazione della libertà individuale. Questo crea una tensione storica con la religione cattolica, che difende l’inviolabilità della vita. Oggi, viviamo una contraddizione: da un lato si esalta la libertà personale come valore supremo, dall’altro si vede l’essere umano solo come un prodotto della natura, senza vera libertà interiore o responsabilità. Per dare un senso profondo alla libertà e superare questa contraddizione, è importante riconoscere che l’esistenza ha un’origine che è essa stessa libertà creatrice, e non solo una natura senza coscienza. L’enciclica Evangelium vitae ci ricorda che la libertà è strettamente legata alla vita e alla verità.La libertà non è mai assoluta
La pretesa di poter decidere sulla vita e sulla morte è un errore. La libertà umana non è assoluta, ma esiste sempre in relazione agli altri e alla realtà che ci circonda. La nostra vita e la nostra libertà dipendono da un Creatore. Anche chi non crede può riconoscere e difendere il valore della vita, ma il rapporto con Dio aiuta a comprendere le radici più profonde della nostra libertà. Il pensiero liberale si confronta spesso con i limiti della libertà individuale, con la necessità di leggi che la regolino e con la difficoltà di definire chi sia veramente un “individuo”.L’illusione dell’individuo isolato
Pensare a una libertà puramente individuale è un’illusione. Gli esseri umani sono per natura relazionali, esistono in rapporto con gli altri. Assolutizzare i propri diritti soggettivi, mettendoli al di sopra di tutto, porta a negare l’esistenza degli altri e, in fondo, anche la propria. Questa mancanza di una visione basata sulla relazione rende più difficili da affrontare anche questioni sociali complesse, come l’accoglienza delle persone immigrate, che richiedono attenzione sia alla legalità che alla sicurezza di tutti. Dopo il fallimento delle grandi ideologie del Novecento, si è diffuso un atteggiamento relativista che nega l’esistenza di verità universali. Questo ha portato a cercare di fondare una nuova ideologia sull’idea che l’individuo possa decidere tutto da solo, in modo assoluto.Dalla centralità dell’individuo a quella della persona
Per affermare l’importanza dell’essere umano senza cadere in questo assolutismo, è utile passare dal concetto di “individuo” a quello di “persona”. L’individualismo cerca una libertà assoluta senza un vero fondamento, ignorando gli altri e la realtà. La centralità della persona, invece, implica una responsabilità verso gli altri e verso le comunità di cui facciamo parte. La persona vive e si definisce attraverso le relazioni, e i suoi diritti trovano un limite naturale dove iniziano quelli degli altri.L’equilibrio tra verità e libertà
La Chiesa, attraverso documenti importanti come Evangelium vitae, Veritatis splendor e Dignitatis humanae, insegna che è fondamentale tenere insieme sia l’importanza della verità oggettiva che la libertà di ogni persona. Mantenere questo equilibrio aiuta a evitare due estremi pericolosi: il soggettivismo, che mette la libertà al di sopra della verità, e l’oggettivismo, che subordina la libertà alla verità. Trovare questo punto di equilibrio è essenziale per poter difendere efficacemente la vita umana nel mondo di oggi.È davvero necessario postulare una “libertà creatrice” all’origine dell’esistenza per superare la contraddizione tra l’esaltazione della libertà e la visione dell’uomo come mero prodotto naturale?
Il capitolo identifica una tensione cruciale nella cultura occidentale, ma la soluzione proposta, che lega la possibilità di una libertà profonda al riconoscimento di un’origine esistenziale come “libertà creatrice”, introduce un presupposto specifico che potrebbe non essere universalmente condiviso. Per chi non parte da una prospettiva teistica, la questione di come fondare la libertà umana e la responsabilità morale di fronte a una visione scientifica dell’uomo come parte della natura rimane aperta. Approfondire le diverse correnti filosofiche che affrontano il rapporto tra libertà, determinismo e natura, esplorando autori come Kant, Sartre, o pensatori contemporanei nel campo della filosofia della mente e dell’etica, può offrire strumenti concettuali per affrontare questa contraddizione da angolazioni differenti e valutare se la soluzione proposta nel capitolo sia l’unica o la più convincente.2. La sfida antropologica della tecnoscienza
Nella società di oggi, si osservano atteggiamenti contrastanti riguardo alla vita. Da un lato, ci si impegna a difenderla, ad esempio opponendosi alla pena di morte, e si investono risorse per migliorarne la qualità in vari ambiti. Dall’altro lato, si assiste a una crescente accettazione di pratiche come l’aborto, anche quello motivato da ragioni eugenetiche, l’utilizzo di embrioni umani per la ricerca o la riproduzione artificiale, e l’eutanasia, che viene talvolta rivendicata come un vero e proprio diritto individuale. Questa coesistenza di posizioni opposte crea un quadro complesso e dibattuto sul valore e sulla gestione della vita umana.La tecnoscienza e l’idea di uomo
Lo sviluppo della tecnoscienza non è sempre visto come uno strumento al servizio dell’uomo, ma a volte come un mezzo per superare le imperfezioni umane e puntare a una condizione “post-umana”. In questa prospettiva, la scienza rischia di diventare un fine in sé, trattando l’essere umano più come un oggetto passivo su cui agire che come un soggetto attivo con una propria dignità. Questo approccio può portare a un’ideologia del “perfettismo”, che a sua volta può generare nuove forme di disuguaglianza e discriminazione, come nel caso dell’eugenetica, dove si cerca di “migliorare” la specie umana attraverso interventi genetici o selezioni. I recenti progressi scientifici e tecnologici permettono infatti un intervento diretto sull’essere umano, non limitandosi a studiarlo ma trasformandolo a livello biologico e fisico. Inoltre, le intelligenze artificiali tendono a rafforzare filosofie che riducono l’intelligenza e la libertà al semplice funzionamento del cervello, confinando l’uomo alla sola dimensione corporea, quasi fosse una “particella della natura”. Questa visione rischia di negare l’unicità e l’irriducibilità dell’uomo come soggetto pensante e libero.L’importanza dell’etica
Di fronte a queste sfide, diventa fondamentale una solida base etica e bioetica, ancorata a una profonda comprensione della natura umana. Il dibattito non è tra scienza e rifiuto del progresso, ma tra due diverse concezioni di scienza: una che si considera assoluta e potenzialmente illimitata, rischiando derive totalitarie, e una che riconosce i propri confini e la complessità della realtà umana. Affermare una scienza assoluta porta a negare sia il dato di natura sia l’imperfezione che è parte dell’esperienza umana. Questo può creare profonde disuguaglianze tra coloro che hanno i mezzi per “fabbricarsi” un figlio secondo determinate caratteristiche desiderate e coloro che vengono considerati “fragili” e potenzialmente eliminabili.Le sfide sulla vita: aborto ed eutanasia
Il XXI secolo pone interrogativi radicali sull’origine stessa dell’uomo, dato che le tecnologie attuali permettono di generare e manipolare la vita in laboratorio. Questo ripropone l’antica tentazione di voler pianificare l’esistenza, oggi giustificata in nome della libertà individuale. Tuttavia, nel caso dell’aborto, la decisione di interrompere una gravidanza riguarda un altro essere umano, che è distinto dalla madre fin dal momento del concepimento. L’enciclica Evangelium vitae è molto chiara su questo punto: definisce l’aborto volontario come un omicidio e l’uccisione diretta e volontaria di un innocente come un atto gravemente immorale. Questa posizione rappresenta una verità morale che, per la Chiesa, non può essere modificata. La gravità morale di questi atti dovrebbe essere riconosciuta universalmente, al di là delle specifiche convinzioni religiose. Purtroppo, nel dibattito pubblico manca spesso questa chiarezza. Il diritto fondamentale alla vita viene talvolta negato in nome di altri presunti diritti, come il “diritto al figlio sano” o il “diritto a morire”, che possono aprire la porta a pratiche come l’eugenetica o l’eutanasia.Libertà e valore della vita
L’eutanasia, intesa come un’azione o un’omissione deliberata che ha lo scopo di procurare la morte per eliminare la sofferenza, costituisce una grave violazione della legge morale. È importante distinguerla dalla decisione di rinunciare al cosiddetto accanimento terapeutico, ovvero a trattamenti medici sproporzionati o gravosi che non offrono benefici significativi al paziente. Anche il suicidio, l’atto di togliersi volontariamente la vita, è considerato moralmente inaccettabile. La questione della “disponibilità della vita”, cioè l’idea che l’individuo possa disporre liberamente della propria vita e di quella altrui, è un punto centrale di scontro tra diverse concezioni di libertà. Alcuni sostenitori di posizioni liberali ritengono che la sacralità della vita sia un interesse esclusivo dei credenti, ma questo principio è in realtà universale e costituisce la base stessa dei diritti umani fondamentali riconosciuti a livello internazionale. La cultura occidentale si trova oggi di fronte a una scelta cruciale: imboccare la strada di un post-umanesimo di stampo naturalistico che nega l’eccezionalità dell’essere umano, oppure riscoprire un umanesimo rinnovato che valorizzi pienamente l’uomo, rispettando al contempo la natura e riconoscendo la dimensione spirituale. L’Evangelium vitae rivolge un appello a tutti, credenti e non credenti, a promuovere e costruire uno Stato che rispetti e tuteli la vita umana in ogni sua fase.Se l’etica della vita si fonda su una ‘verità morale’ specifica, come può questa essere riconosciuta ‘universalmente’ al di là delle convinzioni religiose?
Il capitolo presenta una posizione etica molto chiara e definita, ancorata a un principio di “verità morale” che si vorrebbe universale. Tuttavia, non approfondisce sufficientemente come tale principio possa essere argomentato e reso convincente nel dibattito pubblico e laico, dove le decisioni su vita e morte coinvolgono diverse visioni del mondo e non solo specifiche dottrine. Per comprendere meglio questa tensione, sarebbe utile esplorare le diverse correnti dell’etica laica e della filosofia morale contemporanea, che offrono approcci alternativi alla fondazione dei principi bioetici. Approfondire autori che trattano di etica pubblica e del rapporto tra fede e ragione nel dibattito democratico può fornire strumenti critici per valutare la pretesa di universalità di specifiche posizioni etiche.3. La Legge del 2017 e la Via all’Eutanasia
La legge del 2017 sulle disposizioni anticipate di trattamento ha aperto la strada all’eutanasia, anche se non la nomina direttamente. Questo modo di procedere, già visto con le unioni civili, riflette i grandi cambiamenti sociali e culturali in atto, come la diminuzione dell’influenza religiosa e la tendenza a vedere i desideri individuali come veri e propri diritti.Il caso Englaro: un punto di svolta
La vicenda di Eluana Englaro è stata fondamentale. Ha spostato la decisione sul fine vita dal Parlamento ai giudici. La sentenza ha stabilito che l’alimentazione e l’idratazione possono essere sospese come se fossero terapie. Inoltre, ha permesso di capire quale fosse la volontà della persona basandosi su indizi, anche legati al suo “stile di vita”. Questo ha portato a una morte per mancanza di cibo e acqua, che è stata considerata un omicidio.Critiche alla legge del 2017
C’è il rischio di promuovere un atteggiamento che rifiuta la fragilità umana e vuole programmare l’esistenza, senza lasciare spazio al mistero o alla possibilità di cambiare idea. Un tentativo di legge precedente aveva provato a evitare di ricostruire la volontà del malato dopo la sua morte e a non considerare acqua e cibo come terapie, ma non è stato approvato. La legge del 2017, invece, rende le decisioni scritte in anticipo (le disposizioni anticipate) obbligatorie, limitando la libertà futura della persona e il rapporto di fiducia con il medico.Il valore della vita e la Costituzione
Non si può lasciare alla singola persona la decisione di causare la propria morte, perché il valore della vita umana non è qualcosa di cui si può disporre liberamente. La volontà del malato o dei suoi familiari non può avere come obiettivo la scelta di porre fine alla vita. L’articolo 32 della Costituzione protegge la libertà di cura, ma non obbliga un medico a fare qualcosa che va contro la sua coscienza. È giusto evitare cure inutili e pesanti (accanimento terapeutico), ma bisogna anche evitare l’eutanasia in ogni sua forma, compresa la sospensione di acqua e cibo quando non sono terapie. È invece essenziale offrire cure che alleviano il dolore (cure palliative) e stare vicini alla persona malata.Lo Stato e il diritto a morire
L’idea che lo Stato possa rendere legale o aiutare qualcuno a morire su richiesta va contro il principio di solidarietà. La libertà di ognuno non significa avere un diritto a morire che obblighi lo Stato a garantirlo. Aiutare una persona a decidere di morire può limitare la libertà di altri, come quella dei medici. Per lo Stato, la vita e la morte non possono essere considerate scelte equivalenti. La legge del 2017, permettendo di sospendere acqua e cibo e non prevedendo che i medici possano rifiutarsi per motivi di coscienza, ha introdotto un elemento problematico nel nostro sistema legale.Le conseguenze e il “piano inclinato”
La decisione della Corte Costituzionale sul caso dj Fabo/Cappato ha confermato che la legge del 2017 ha caratteristiche simili all’eutanasia. La Corte ha suggerito al Parlamento di intervenire, altrimenti sarebbe stata la Corte stessa a rendere non punibile l’aiuto al suicidio. Questo dimostra che la legge ha aperto una possibilità che poi i giudici hanno ampliato. Stabilire che esistano vite “degne” e vite “indegne” porta a una situazione pericolosa, un “piano inclinato”. Se la libertà di decidere da soli fosse il principio più importante, casi come quelli di Vincent Lambert, Charlie Gard o Alfie Evans, dove i genitori volevano continuare a prendersi cura dei figli, non avrebbero avuto un esito diverso rispetto al caso Englaro. Questo modo di pensare può portare a permettere l’eutanasia per persone depresse o addirittura a decidere la morte di persone disabili che non possono esprimersi, nascondendosi dietro regole sanitarie e limitando la libertà dei medici. L’argomento della libertà è forte a favore dell’eutanasia, ma la libertà non può essere separata dalla realtà dell’essere umano, che vive in relazione con gli altri. La decisione sulla morte non riguarda solo la persona interessata. La libertà umana deriva da una libertà più grande, quella di chi ci ha creati. La vita è vista come sacra e come un dono. Un mondo che perde questa visione rischia di smarrire il proprio senso e la propria direzione.Se la democrazia ha bisogno di “verità”, chi decide quale sia questa verità e con quale autorità si impone a una società plurale?
Il capitolo afferma con forza che la democrazia non può sussistere senza un fondamento di verità, contrapponendosi al pericolo del relativismo. Tuttavia, non chiarisce come in una società caratterizzata da diverse visioni del mondo e da molteplici concezioni della “verità” (filosofiche, religiose, laiche) si possa identificare un’unica base veritativa necessaria per il funzionamento democratico, senza cadere in forme di imposizione o esclusione. Per esplorare questa complessa relazione tra verità, pluralismo e democrazia, è utile approfondire la filosofia politica contemporanea e le teorie sulla sfera pubblica. Si possono considerare autori come J. Habermas, che ha studiato la comunicazione e il consenso nella sfera pubblica, o J. Rawls, con la sua riflessione sul liberalismo politico e il concetto di “consenso per intersezione” in società pluralistiche. Anche il pensiero di H. Arendt sulla natura della politica e dello spazio pubblico può offrire spunti critici.6. L’identità dell’uomo e la sfida della libertà
Al centro della discussione sull’uomo oggi c’è una domanda fondamentale: l’essere umano è soltanto il risultato delle sue scelte libere, o possiede una struttura profonda che esiste prima di ogni decisione? Una visione diffusa descrive l’uomo in modo puramente naturale, senza differenze essenziali rispetto al resto del mondo naturale. Questa prospettiva promuove una libertà intesa come la possibilità di fare qualsiasi cosa si desideri, rifiutando ogni limite imposto dall’esterno, inclusa l’autorità divina. Però, concentrarsi solo su questa libertà “esterna” fa dimenticare la libertà interiore, quella capacità di scegliere che rende l’uomo diverso dalla natura, che invece sembra governata dal caso.Le conseguenze del negare una natura specifica dell’uomo
Negare che l’uomo abbia caratteristiche uniche significa minare la sua dignità, considerandolo un mezzo anziché un fine. Questo atteggiamento può portare a una mancanza di valori (nichilismo) e al desiderio di cambiare la realtà umana usando la tecnologia e la scienza per superare i limiti naturali. La negazione di una specificità umana crea anche delle contraddizioni. Ad esempio, l’esaltazione dell’ambientalismo, pur importante per il rispetto del pianeta, può arrivare a negare il ruolo centrale dell’uomo, ribaltando il rapporto tra noi e la natura. Rispettare l’ambiente è cruciale, ma non dovrebbe diventare un’ideologia estrema che annulla la posizione unica dell’essere umano.L’idea di una differenza tra uomo e natura
Il punto cruciale della riflessione sull’uomo è proprio l’esistenza di questa “eccezione umana”, ovvero una differenza profonda e qualitativa tra l’uomo e la natura. Questa idea, che ha radici antiche e forti nel cristianesimo, è oggi messa in discussione da chi vede una semplice continuità tra l’essere umano e il resto del mondo naturale. Perdere questa distinzione essenziale svuota di significato concetti religiosi fondamentali. La visione cristiana, che lega la libertà e la responsabilità a una natura umana specifica, trova conferme anche nella ragione stessa.Libertà senza verità e le sue ricadute
Rifiutare l’idea che la libertà debba essere legata a una verità o a un principio che esiste prima delle nostre scelte ha conseguenze importanti per la morale. La coscienza, in questo contesto, rischia di diventare solo uno strumento per giustificare decisioni personali e soggettive, invece di fare riferimento a principi validi per tutti, che siano di origine divina o basati sul diritto naturale. Questo approccio influisce sul rapporto tra democrazia e verità e contribuisce a una crisi interna alla Chiesa, che rischia di allontanarsi dal fondamento naturale dell’uomo. Il futuro della civiltà occidentale è strettamente legato al cristianesimo, che storicamente ha promosso la dignità umana. L’indebolimento del cristianesimo rende quindi problematica l’idea stessa di umanità.Le sfide della modernità e la difesa dell’uomo
Confrontarsi con la modernità mette in luce divisioni interne sia nel pensiero liberale che in quello cattolico, spesso polarizzati tra visioni conservatrici e progressiste. Chi ha una visione conservatrice cerca di modernizzare basandosi su principi che considera immutabili e vede la politica come un ponte tra le origini e il presente, rispettando la volontà del popolo. Chi ha una visione progressista tende a considerare la politica principalmente come uno strumento per registrare il progresso sociale, a volte dando più importanza a istituzioni non elette rispetto alla sovranità popolare. L’illusione di poter creare una società o un’esistenza perfetta, ignorando i limiti naturali dell’uomo e la sua struttura intrinseca, rappresenta un “errore fatale” che può mettere a rischio la libertà autentica. I cambiamenti portati dalla tecnologia non sono un destino inevitabile, ma possono essere guidati; questo richiede la collaborazione tra la ragione e la fede per orientarli a beneficio dell’uomo. Una visione debole e incerta della persona indebolisce i diritti umani e rende l’individuo più fragile. È necessaria una laicità “aperta”, capace di riconoscere le basi etiche che provengono dalle religioni, per evitare un laicismo chiuso che impoverisce la società. La questione dell’identità umana richiede un impegno costante per difendere la verità sull’uomo contro ogni tentativo di “ingegneria” che voglia modificarne la natura profonda.Ma l’idea di una “natura umana specifica” è davvero un dato di fatto inoppugnabile, o non è piuttosto una premessa filosofica o teologica che andrebbe argomentata a fondo prima di attribuire alla sua negazione ogni sorta di deriva morale e sociale?
Il capitolo fonda gran parte della sua critica della modernità sull’assunto di una “eccezione umana” o di una natura intrinseca e specifica che distinguerebbe l’uomo dal resto del mondo naturale. Tuttavia, questa stessa idea di una natura umana fissa è oggetto di dibattito millenario e non gode di consenso universale, né in filosofia né nelle scienze. Per comprendere le diverse posizioni e le basi alternative per la morale e la dignità umana, sarebbe utile approfondire discipline come la filosofia (in particolare l’etica, l’esistenzialismo e la metafisica), la biologia evoluzionistica e la sociologia. Autori come Jean-Paul Sartre, Friedrich Nietzsche o Michel Foucault offrono prospettive radicalmente diverse sulla natura umana e sulla libertà.Abbiamo riassunto il possibile
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