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Contenuti del libro
Informazioni
“Un’ agenda per la città. Nuove visioni per lo sviluppo urbano” di Walter Vitali ci proietta nel futuro delle nostre aree urbane. In un mondo sempre più concentrato nelle città, l’autore argomenta con forza che proprio da qui può partire la soluzione alle crisi globali, da quella finanziaria a quella ambientale. Basta con il vecchio modello di crescita che divora il territorio; è tempo di un nuovo sviluppo urbano sostenibile. Il libro ci guida attraverso le sfide del governo urbano, mostrando l’importanza della partecipazione cittadina e di un approccio che sappia gestire le differenze. Esplora il potenziale delle città metropolitane come nuove strutture di governo, prendendo spunto anche dall’esperienza di Bologna. Vitali disegna un’agenda urbana ricca e integrata, che spazia dall’impulso all’economia verde e alla mobilità sostenibile, alla riforma del welfare urbano, fino al ruolo cruciale della cultura, dell’innovazione urbana e delle smart cities. Le città sono presentate come veri e propri laboratori di sviluppo locale, capaci di attrarre investimenti e generare competitività urbana puntando su conoscenza e sostenibilità. È un libro che ci fa guardare alle città non solo come luoghi di problemi, ma come motori essenziali per costruire un futuro migliore per tutti.Riassunto Breve
Il futuro vedrà la maggior parte delle persone vivere nelle città. Anche se la crisi finanziaria globale è partita dai centri finanziari urbani, le città sono viste come la soluzione per superarla. Il vecchio modo di far crescere le città non va bene per l’ambiente e la società. Per uscire dalla crisi, serve un nuovo modello di sviluppo basato su quello che serve dentro il paese, non solo sulle vendite all’estero. Le città sono dove si trovano i problemi e le soluzioni. Dobbiamo ripensare le città per salvare il pianeta e far ripartire l’economia. Le Nazioni Unite dicono che le città sono un “rimedio” alla crisi globale, proponendo uno sviluppo che metta insieme crescita economica, edifici, servizi sociali, meno disuguaglianze e sostenibilità. Questo richiede che governi, cittadini e imprese lavorino insieme. Le scelte importanti sono: costruire città più compatte per usare meno terra, risparmiare risorse, non inquinare, muoversi in modo sostenibile e usare nuove idee in settori come edilizia, trasporti, energia e servizi sociali. Le città sono anche comunità politiche. Dato che gli Stati a volte fanno fatica a gestire le sfide globali, le città e le aree metropolitane stanno diventando importanti per portare benessere e cambiare la società, anche collaborando a livello mondiale. L’Europa ha un piano per le città, ma l’Italia deve recuperare il ritardo nell’organizzare i suoi governi urbani e creare una politica nazionale per le città. Le proposte per un piano urbano riguardano molti temi: parità di genere, partecipazione dei cittadini, gestione delle grandi aree metropolitane, economia verde, trasporti, servizi sociali, cultura, università, tecnologia intelligente, lavoro e crescita locale. È fondamentale che le città sappiano lavorare insieme in rete.Nelle città, le politiche pubbliche devono affrontare e gestire le differenze, specialmente quelle di genere. L’approccio è cambiato nel tempo, passando dal concentrarsi sui “problemi delle donne” a considerare il “genere e le differenze” in modo più ampio. Si propone una doppia strategia: avere politiche specifiche per certi gruppi e includere la prospettiva di genere in tutte le politiche generali. La democrazia urbana è un processo continuo, non un evento unico. Riguarda come i problemi della città vengono discussi e risolti, coinvolgendo cittadini e istituzioni. Questo dipende dalla vitalità degli spazi pubblici, reali e virtuali, dove le persone si incontrano e scambiano idee. La partecipazione dei cittadini è essenziale, ma deve essere un’attività normale e non limitata a eventi speciali o procedure tecniche gestite solo da esperti. Le città metropolitane sono una nuova forma di governo locale necessaria per gestire aree urbane più grandi e complesse. La loro creazione in Italia è stata difficile, con diverse possibilità di organizzazione, da enti metropolitani forti a semplici collaborazioni tra comuni. L’obiettivo è migliorare i servizi, aiutare la coesione sociale e rendere l’amministrazione più semplice. Un esempio di tentativo di coinvolgere i cittadini nella definizione delle nuove istituzioni è stato il processo partecipativo per lo statuto della città metropolitana di Bologna. Questo percorso ha usato tecniche per raccogliere le idee dei residenti su temi come la convivenza e la democrazia, cercando di avvicinare cittadini e istituzioni e di usare diverse conoscenze per costruire la “carta fondamentale” della comunità metropolitana.La crisi attuale viene da un modello di sviluppo basato sul costruire e usare suolo, che crea costi pubblici sempre più alti e rovina il territorio. L’Italia non ha una politica efficace per il territorio e le città. La crisi finanziaria è peggiorata perché i comuni dipendevano dai soldi delle costruzioni e hanno ricevuto meno fondi statali, spingendoli a costruire ancora di più, cosa dannosa per l’interesse pubblico. Per uscire dalla crisi serve un nuovo modello di sviluppo e gestione del territorio, che punti sulla qualità della vita, sulla sostenibilità ambientale e sulla giustizia sociale. Questo significa riorganizzare chi fa cosa a livello locale, avere soldi meno legati all’edilizia e riconoscere che i territori sono diversi. Le città, specialmente le aree metropolitane, sono fondamentali in questo passaggio. Qui si concentrano problemi sociali, di trasporti e ambientali, ma anche la possibilità di nuove idee. È cruciale promuovere l’economia verde, che include diverse attività (trasporti puliti, gestione dei rifiuti, agricoltura sostenibile, risparmio energetico) che creano valore e lavoro. Passare all’energia pulita è un obiettivo europeo che richiede grande impegno locale. I trasporti non sostenibili, dominati dall’uso dell’auto, causano traffico, inquinamento e costi alti. Bisogna investire nei trasporti pubblici, in bici e a piedi, e nei sistemi di informazione, usando prezzi e tasse che facciano pagare i costi nascosti dell’auto privata. Anche i servizi sociali hanno bisogno di essere cambiati. L’Italia spende molto in pensioni ma non è efficace nel ridurre le disuguaglianze. È urgente definire i servizi sociali di base, riorganizzare le competenze tra Stato e Regioni e unire servizi e aiuti economici per rispondere meglio ai bisogni e aiutare l’inclusione sociale e l’edilizia sociale. L’uso del suolo è un segnale di queste cose negative. Limitare le nuove costruzioni su terra libera, riutilizzare e migliorare gli edifici esistenti per risparmiare energia, e proteggere le terre agricole e naturali sono azioni chiave per un futuro sostenibile. Le città, con l’aiuto di politiche nazionali e regionali, possono guidare questo cambiamento.Le città sono centrali per la crescita locale e per affrontare le sfide di oggi. I servizi sociali locali devono essere riorganizzati per proteggere i diritti e aiutare la coesione, puntando sulla semplicità e sull’integrazione, ad esempio nelle città metropolitane. Il sistema per capire quanto aiuto economico serve (Isee) deve considerare reddito, risparmi e famiglia per essere giusto nell’accesso ai servizi, magari usando banche dati pubbliche per calcolarlo in automatico. È importante anche dare ai padri lo stesso tempo libero delle madri dopo la nascita di un figlio per condividere meglio il lavoro di cura. Il principio di sussidiarietà significa che il pubblico deve aiutare le iniziative dei cittadini e delle organizzazioni non profit, non solo intervenire quando gli altri falliscono. Le città devono migliorare nel capire i bisogni sociali e valutare se gli interventi funzionano, scegliendo come gestire i servizi in base a quanto sono efficaci ed efficienti. È fondamentale liberare le potenzialità delle organizzazioni non profit dai limiti e migliorare il settore privato che offre servizi sociali, anche con sconti fiscali per i servizi alla persona e smettendo di fare gare d’appalto dove vince chi costa meno. Si possono provare fondi locali e fondazioni di comunità per attirare soldi privati per i servizi sociali. La cultura è sinonimo di crescita urbana e deve essere fondamentale nei piani economici delle città. I soldi pubblici per la cultura devono essere usati bene, in modo trasparente e meno influenzato dalla politica. Le sfide includono far partecipare più persone, includere i nuovi cittadini, misurare il successo (non solo economico), rafforzare il valore economico (industrie creative, turismo) e dare più autonomia ai professionisti della cultura dalla politica. Anche nella cultura vale la sussidiarietà, aumentando il ruolo delle realtà indipendenti e delle istituzioni locali. Le università, la ricerca e le nuove idee sono risorse fondamentali per le città e la loro crescita. Nonostante i problemi del sistema italiano (pochi laureati, pochi soldi rispetto ad altri paesi, inefficienze), le università sono nodi cruciali per la conoscenza e l’innovazione. Serve un forte impulso nazionale, con soldi extra per le università migliori e investimenti in edifici per didattica e ricerca. Le comunità universitarie sono una risorsa non sfruttata per la crescita urbana, non solo come consumatori ma come datori di lavoro e integratori di servizi culturali. Serve una politica che premi il merito nella ricerca e riconosca che la domanda pubblica può guidare l’innovazione. Le città sono ecosistemi digitali dove la rete è un bene comune. L’Italia è indietro sulla connessione veloce e sull’uso di internet per i servizi pubblici. Serve un piano digitale per le città che coinvolga i cittadini, investa in infrastrutture come la fibra ottica e superi i divari digitali (sociale, di conoscenza, di partecipazione). I dati pubblici aperti e il governo aperto sono essenziali per trasparenza e riutilizzo dei dati pubblici. Le città intelligenti (smart cities) richiedono che le infrastrutture lavorino insieme e che la progettazione sia centrata sulle persone, promuovendo collaborazione e partecipazione nella gestione della tecnologia. Il lavoro influenza la forma e lo sviluppo delle città, passando dalla città delle fabbriche a quella globale. La crisi ha aumentato la disoccupazione e l’uso parziale della forza lavoro. Serve un cambiamento profondo che risponda alle nuove forme di lavoro e ai cambiamenti della popolazione. Si propone uno sportello unico per il lavoro che unisca bisogni sociali e occupazione, e un nuovo accordo sociale aperto che coinvolga tutti, considerando anche il lavoro di cura e la parità di genere. Le città metropolitane possono essere il luogo dove realizzare queste riforme. Le città sono tornate al centro della crescita locale, dove le imprese trovano nel territorio un fattore chiave per essere competitive basato sulle relazioni sociali e sulla conoscenza. La crescita locale va oltre la crescita economica, misurando il benessere equo e sostenibile (progetto Urbes). Le città sono laboratori per provare nuovi modi di gestire lo sviluppo, promuovendo la partecipazione informando sulla situazione della città. È cruciale collegare i sistemi produttivi (cluster) con le fonti di conoscenza avanzata presenti nelle aree urbane, trasformando i distretti produttivi in distretti tecnologici.L’Italia sta affrontando una crisi economica che riduce la sua competitività. La crescita locale deve far parte di un progetto nazionale che valorizzi territori e città. Le aree urbane sono centrali, ospitando università, centri di ricerca e persone qualificate, elementi chiave per aree specializzate e gruppi innovativi. La crisi colpisce duramente il mercato del lavoro. Lavori di qualità e persone qualificate sono fondamentali per la crescita. Servono politiche attive per riqualificare i lavoratori e un legame più stretto tra formazione e mondo del lavoro. Bisogna ridurre il lavoro precario e rendere più flessibili i rapporti stabili, migliorando le condizioni per giovani e donne. Le città, come centri di conoscenza, sono luoghi ideali per collegare competenze e necessità. Le strategie per la crescita urbana includono aiutare le reti di imprese, favorendo la collaborazione con ricerca e università per aumentare la competitività, specialmente delle piccole imprese. Servono nuovi strumenti finanziari per le nuove attività, come luoghi che aiutano le start-up e soldi iniziali, poco diffusi in Italia. Il microcredito è una possibilità per i giovani imprenditori e per l’integrazione degli immigrati. Le amministrazioni locali, anche con pochi soldi, possono stimolare settori strategici con politiche su riqualificazione urbana, trasporti sostenibili, energia verde, digitale e cultura. L’università è un motore di crescita che richiede un ambiente favorevole. Collegare città e territorio agricolo circostante è un’altra strada, difendendo il suolo e valorizzando l’agricoltura per servizi ambientali e prodotti locali di qualità. Bologna è un esempio concreto di queste direzioni di sviluppo.Riassunto Lungo
1. Le Città: Motore del Futuro Sostenibile
Entro il 2050, la maggior parte delle persone vivrà nelle città. Anche se la crisi finanziaria globale iniziata nel 2007-2008 è partita dai grandi centri urbani finanziari, le città offrono anche la strada per superarla. Le politiche di austerità adottate in Europa, specialmente nei paesi più in difficoltà, hanno peggiorato l’economia, aumentando la disoccupazione e le differenze sociali. Per uscire da questa situazione, serve un modo nuovo di crescere che si basi sulla domanda interna e non solo sulle vendite all’estero.Le Città tra Problemi e Soluzioni
Le città sono il luogo dove si concentrano sia i problemi che le soluzioni. Il modo in cui le città sono cresciute in passato non rispetta l’ambiente e non aiuta la società. È fondamentale ripensare le città per proteggere il pianeta e far ripartire l’economia. Le Nazioni Unite vedono le città come una “cura per la crisi mondiale”, suggerendo uno sviluppo che unisca crescita economica, miglioramento delle infrastrutture e dei servizi, riduzione delle disuguaglianze e rispetto per l’ambiente.Un Approccio Integrato per lo Sviluppo Urbano
Realizzare questo richiede che istituzioni, cittadini e aziende lavorino insieme. Le scelte importanti per il futuro delle città riguardano la costruzione di città più compatte per usare meno terreno, il risparmio di risorse, un’economia che non produca inquinamento da carbonio, modi di spostarsi più sostenibili e l’innovazione. L’innovazione nelle città può spingere avanti settori come l’edilizia, i trasporti, l’energia e l’assistenza sociale.Il Ruolo Politico delle Città e l’Agenda Urbana
Le città sono anche importanti comunità politiche. Mentre gli Stati trovano difficile affrontare da soli le sfide globali, le città e le grandi aree metropolitane diventano centri di benessere e cambiamento sociale, capaci di collaborare con altre città nel mondo. L’Unione Europea sta promuovendo un piano d’azione chiamato Agenda urbana per i suoi paesi membri. L’Italia ha bisogno di recuperare il tempo perduto per migliorare il modo in cui le sue città sono governate e creare una politica nazionale per lo sviluppo urbano. Questa Agenda urbana dovrebbe coprire molti aspetti importanti, come le politiche per l’uguaglianza di genere, la partecipazione dei cittadini alle decisioni, la gestione delle aree metropolitane, un’economia più verde, la mobilità, il benessere delle persone, la cultura, il ruolo delle università, lo sviluppo di città intelligenti (smart cities), il lavoro e la crescita economica locale. La capacità delle città di collaborare tra loro è un punto fondamentale per il loro successo.Come possono le politiche urbane, per quanto orientate alla sostenibilità e all’innovazione, generare la ‘domanda interna’ necessaria a superare una crisi macroeconomica globale, o il capitolo sopravvaluta l’impatto locale sulle dinamiche economiche nazionali e internazionali?
Il capitolo presenta le città come attori centrali nella ripresa economica e nella generazione di domanda interna. Tuttavia, sorge spontanea la domanda su come interventi a scala urbana, per quanto orientati alla sostenibilità e all’innovazione, possano effettivamente influenzare dinamiche macroeconomiche globali e nazionali come il superamento di una crisi finanziaria o la stimolazione della domanda aggregata. Per approfondire questo nesso e valutare la reale portata delle politiche urbane in un contesto macroeconomico complesso, è utile confrontarsi con le discipline dell’Economia Urbana e della Macroeconomia, esplorando anche le analisi critiche della Geografia Economica. Autori come Edward Glaeser offrono prospettive sull’economia delle città, mentre pensatori come David Harvey analizzano le interconnessioni tra processi urbani e dinamiche capitalistiche globali.2. La Città tra Differenze e Partecipazione
La democrazia urbana è un percorso continuo, non un singolo evento. Riguarda il modo in cui si affrontano e si discutono i problemi della città, coinvolgendo sia i cittadini che le istituzioni. Questo processo dipende molto dalla vitalità degli spazi pubblici, che possono essere luoghi fisici o spazi di confronto virtuale, dove le persone si incontrano e scambiano idee. La partecipazione dei cittadini è essenziale per una vera democrazia urbana, ma dovrebbe essere un’attività normale e costante, non limitata solo a momenti eccezionali o a procedure tecniche gestite da pochi esperti.Affrontare le Differenze in Città
Le politiche pubbliche nelle città devono saper riconoscere e gestire le differenze tra le persone, specialmente quelle legate al genere. A Bologna, l’approccio a questo tema si è evoluto nel tempo. Inizialmente si parlava dei “problemi delle donne”, mentre oggi si usa un linguaggio più ampio che include “il genere e le differenze”, riconoscendo così la complessità delle identità e delle disuguaglianze presenti in città. Per affrontare queste sfide, si suggerisce una “doppia strategia”: da un lato, creare politiche specifiche per certi gruppi, e dall’altro, inserire la prospettiva di genere in tutte le politiche generali dell’amministrazione.Le Città Metropolitane e il Coinvolgimento Civico
Le città metropolitane rappresentano una nuova forma di governo locale, necessaria per gestire aree urbane che sono diventate più grandi e complesse. La loro creazione in Italia è stata un percorso con diverse difficoltà, portando alla definizione di vari modelli istituzionali, che vanno da enti metropolitani con poteri forti a forme di semplice collaborazione tra i comuni. L’obiettivo principale di queste nuove strutture è migliorare i servizi offerti ai cittadini, favorire una maggiore coesione sociale tra le diverse parti dell’area metropolitana e rendere più semplici le procedure amministrative.Un esempio di come si è cercato di coinvolgere i cittadini nella creazione di queste nuove istituzioni si trova nel processo partecipativo per definire lo statuto della città metropolitana di Bologna. Durante questo percorso, sono state usate tecniche come l’Open Space Technology e il Town Meeting per raccogliere le idee dei residenti su temi importanti come la convivenza civile e la democrazia basata sul confronto e la discussione. L’intento era quello di avvicinare i cittadini alle istituzioni e di unire le diverse conoscenze ed esperienze per costruire la “carta fondamentale” della nuova comunità metropolitana.Ma l’uso di tecniche partecipative, come quelle descritte per lo statuto della città metropolitana di Bologna, garantisce davvero una maggiore legittimità o efficacia dell’istituzione creata?
Il capitolo presenta il processo partecipativo per lo statuto metropolitano come un modo per avvicinare cittadini e istituzioni e costruire la “carta fondamentale”. Tuttavia, la semplice adozione di metodi come l’Open Space Technology o il Town Meeting non assicura automaticamente che l’ente metropolitano risultante sia più legittimo, rappresentativo o capace di raggiungere gli obiettivi dichiarati (miglioramento servizi, coesione). La letteratura critica sulla partecipazione civica evidenzia come l’efficacia dipenda da chi partecipa, come l’input viene utilizzato, e se il potere decisionale è realmente condiviso. Senza affrontare queste complessità, il rischio è una partecipazione di facciata. Per approfondire, si potrebbe esplorare la sociologia urbana, la scienza politica (teorie della democrazia partecipativa) e gli studi sulla valutazione delle politiche pubbliche. Utili potrebbero essere le riflessioni di autori come S. Arnstein o P. Bourdieu.3. La città sostenibile come via d’uscita dalla crisi
La crisi attuale nasce da un modello di sviluppo che ha puntato tutto sulla crescita edilizia e sul consumo di suolo. Questo approccio ha generato costi pubblici sempre più alti e ha causato il degrado del territorio. L’Italia, in particolare, non ha avuto una politica territoriale e urbana efficace per contrastare queste tendenze. La crisi finanziaria ha peggiorato la situazione, rendendo i comuni troppo dipendenti dagli incassi legati alle costruzioni. Questo li ha spinti a favorire ulteriore espansione edilizia, anche quando dannosa per l’interesse generale.Un nuovo modello di sviluppo
Per superare questa crisi, serve un modello di sviluppo e di gestione del territorio completamente nuovo. Questo modello deve puntare sulla qualità della vita delle persone, sulla protezione dell’ambiente e sull’equità sociale. Significa riorganizzare le competenze a livello locale, trovare fonti di finanziamento per i comuni meno legate al settore delle costruzioni e riconoscere le diverse esigenze e caratteristiche dei vari territori italiani.Il ruolo centrale delle città e l’economia verde
In questa transizione, le città, specialmente le grandi aree metropolitane, hanno un ruolo fondamentale. Nelle città si concentrano molti problemi sociali, di trasporto e ambientali, ma è anche qui che si trovano le maggiori opportunità di innovazione. È cruciale promuovere l’economia verde, intesa come un insieme di attività diverse che creano valore e lavoro. Queste attività includono il trasporto a basso impatto, una gestione efficiente dei rifiuti, un’agricoltura pulita e l’uso intelligente dell’energia. La transizione verso fonti energetiche rinnovabili e l’aumento dell’efficienza energetica sono obiettivi importanti a livello europeo che richiedono un forte impegno da parte delle amministrazioni locali.La sfida della mobilità sostenibile
Un problema significativo è la mobilità, che oggi dipende troppo dall’uso dell’automobile. Questo causa ingorghi, inquinamento e spese elevate per tutti. È necessario investire in modo deciso nel trasporto pubblico, incoraggiare l’uso della bicicletta e gli spostamenti a piedi, e migliorare i sistemi di informazione per i viaggiatori. Servono anche politiche sui prezzi e sulle tasse che facciano pagare a chi usa l’auto i costi che oggi ricadono sulla collettività, come quelli legati all’inquinamento e alla congestione.Riformare il welfare
Anche il sistema di assistenza sociale (welfare) ha bisogno di essere cambiato. In Italia, gran parte della spesa sociale è destinata alle pensioni e non è abbastanza efficace nel ridurre le disuguaglianze tra le persone. È urgente stabilire quali sono i servizi sociali minimi che devono essere garantiti a tutti i cittadini. Bisogna anche riorganizzare le responsabilità tra lo Stato e le Regioni e unire i diversi servizi e sussidi economici. L’obiettivo è rispondere meglio ai bisogni delle persone, favorire l’integrazione sociale e promuovere l’accesso a un alloggio adeguato per tutti.Limitare il consumo di suolo
Il consumo di suolo, cioè la cementificazione di aree naturali o agricole, è un chiaro segnale di queste dinamiche negative. Per costruire un futuro sostenibile, è essenziale limitare la costruzione su nuovi terreni. Dobbiamo invece incentivare il recupero e la riqualificazione degli edifici già esistenti, migliorandone anche l’efficienza energetica. Al tempo stesso, è fondamentale proteggere le aree agricole e naturali rimaste. Le città, con il sostegno di politiche nazionali e regionali mirate, possono essere in prima linea nel guidare questo importante cambiamento.Davvero basta definire la rete internet un ‘bene comune’ per superare le complesse sfide di accesso, proprietà e regolamentazione che la città digitale si trova ad affrontare?
Il capitolo introduce l’idea della rete internet come “bene comune” per la città digitale, un concetto suggestivo ma che, così formulato, rischia di apparire più come un auspicio che come una strategia concreta. Affermare che qualcosa è un bene comune non ne garantisce automaticamente l’accesso universale, la gestione equa o la protezione dagli interessi privati. Il capitolo non approfondisce come si possa effettivamente realizzare e tutelare questo status di “bene comune” nel contesto delle infrastrutture digitali, spesso di proprietà privata o soggette a dinamiche di mercato. Per comprendere meglio questa sfida e le possibili soluzioni, sarebbe utile approfondire gli studi sull’economia digitale, il diritto delle telecomunicazioni e le teorie dei beni comuni applicate all’era digitale, esplorando autori che trattano di governance di internet e infrastrutture critiche.5. Strategie Urbane per la Competitività e lo Sviluppo
L’Italia sta attraversando un periodo di crisi economica che rende più difficile competere a livello internazionale. Per superare questa fase, lo sviluppo delle diverse aree del paese deve diventare parte di un progetto nazionale più ampio che sappia valorizzare al meglio i territori e le città. Le aree urbane hanno un ruolo fondamentale in questo processo. Sono infatti i luoghi dove si concentrano le università, i centri di ricerca e le persone più qualificate, elementi indispensabili per creare aree specializzate e gruppi di imprese innovative capaci di crescere.Il Mercato del Lavoro e le Persone
La crisi ha un impatto molto forte sul mondo del lavoro. Avere posti di lavoro di buona qualità e persone con le giuste competenze è essenziale per lo sviluppo. Servono quindi politiche attive per aiutare i lavoratori a riqualificarsi e per creare un legame più stretto tra la formazione e le esigenze delle aziende. È importante ridurre il numero di lavori precari e al tempo stesso rendere più flessibili i rapporti di lavoro stabili, migliorando le condizioni soprattutto per i giovani e le donne. Le città, essendo centri di conoscenza, sono i luoghi ideali per far incontrare le competenze disponibili e le richieste del mercato.Sostenere Imprese e Innovazione
Tra le strategie per lo sviluppo delle città c’è il supporto alle reti di imprese. Questo significa favorire la loro collaborazione con il mondo della ricerca e le università per aumentare la loro capacità di competere, cosa particolarmente importante per le piccole imprese. Sono necessari anche nuovi strumenti finanziari per aiutare le nuove attività a nascere e crescere, come spazi che offrono supporto alle startup (incubatori) e fondi iniziali (capitale di avviamento), che in Italia non sono ancora molto diffusi. Il microcredito, ovvero piccoli prestiti, può rappresentare un’opportunità per i giovani che vogliono avviare un’attività e per favorire l’integrazione degli immigrati attraverso il lavoro autonomo.Il Ruolo delle Amministrazioni Locali e lo Sviluppo Integrato
Anche se spesso hanno risorse limitate, le amministrazioni locali possono dare un forte impulso a settori strategici. Possono farlo attraverso politiche che riguardano la riqualificazione delle aree urbane, la promozione di trasporti sostenibili, l’uso di energia pulita, lo sviluppo del digitale e il sostegno alla cultura. L’università è un motore di sviluppo molto potente, ma ha bisogno di un ambiente favorevole per esprimere al meglio le sue potenzialità. Un’altra strada importante è l’integrazione tra la città e il territorio agricolo che la circonda. Questo significa proteggere il suolo e valorizzare l’agricoltura non solo per i prodotti alimentari di qualità, ma anche per i servizi ambientali che fornisce. Bologna è un esempio concreto di come queste diverse direzioni di sviluppo possano essere percorse insieme.Ma come si passa dalla lista dei desideri alla realtà, con amministrazioni locali spesso al collasso e risorse limitate?
Il capitolo elenca una serie di strategie auspicabili per lo sviluppo urbano e la competitività, toccando temi cruciali come il mercato del lavoro, l’innovazione e il ruolo delle amministrazioni locali. Tuttavia, la narrazione sembra sorvolare sulle enormi difficoltà pratiche e politiche legate all’implementazione di tali strategie, specialmente nel contesto di crisi e di limitatezza delle risorse che il capitolo stesso menziona. Affermare che le amministrazioni locali “possono dare un forte impulso” non risolve il problema di come farlo concretamente, superando inerzie burocratiche, mancanza di fondi e conflitti di interesse. Per comprendere meglio il divario tra la teoria delle politiche di sviluppo urbano e la loro effettiva realizzazione, sarebbe utile approfondire gli studi sulla pubblica amministrazione, l’economia urbana e la scienza politica, concentrandosi sui meccanismi di governance e sulle sfide dell’implementazione delle politiche pubbliche.Abbiamo riassunto il possibile
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