Contenuti del libro
Informazioni
“Umano, poco umano. Esercizi spirituali contro l’intelligenza artificiale” di Mauro Girgenti ci porta in un viaggio affascinante attraverso le sfide che l’intelligenza artificiale (IA) pone alla nostra identità e al nostro modo di vivere, prendendo spunto da luoghi simbolici come Bletchley Park, culla dell’informatica, e dialogando con le grandi menti del passato, da Socrate a Sant’Agostino. Il libro esplora come l’IA, pur promettendo progressi in campi come la medicina e la semplificazione del lavoro, minacci la nostra unicità, le nostre emozioni e persino il significato della morte, portando a una potenziale “morte digitale”. Girgenti analizza come figure come Elon Musk e Sam Altman riflettano sui rischi di un’IA che supera l’intelligenza umana, e come la tecnologia stia trasformando le relazioni, la sessualità e persino il nostro rapporto con la narrazione e il gioco, come dimostra il caso di un avvocato che ha fatto affidamento su ChatGPT. In un’epoca in cui l’IA rischia di omologare il pensiero e svuotare le esperienze di senso, il libro propone un ritorno alla filosofia antica e alla scrittura manuale come “esercizi spirituali” per ritrovare la nostra umanità e preservare la nostra interiorità, un antidoto fondamentale contro la “cyber vita” e la perdita di soggettività.Riassunto Breve
L’intelligenza artificiale (IA) sta profondamente influenzando la nostra esistenza, sollevando questioni cruciali sull’identità umana, il lavoro, le relazioni e persino la nostra concezione della vita e della morte. L’IA, nata indirettamente dagli studi di pionieri come Alan Turing, pone sfide esistenziali paragonabili a quelle affrontate in passato, ma su un piano più intimo e fondamentale. Le grandi aziende tecnologiche detengono un potere crescente sull’IA, superando l’influenza dei governi, e figure di spicco come Elon Musk hanno espresso preoccupazioni sulla sua rapida evoluzione, paragonandone i rischi a quelli di pandemie o guerre nucleari, temendo che possa superare l’intelligenza umana.L’IA promette di liberare l’uomo dalla fatica, ma questo solleva interrogativi sul significato della vita e del lavoro. Filosofi come Aristotele e Marx hanno riflettuto sulla liberazione dal lavoro, ma non potevano prevedere la potenziale perdita di senso che potrebbe derivarne. L’IA sta trasformando settori come l’istruzione, la medicina e l’informazione, sostituendo gradualmente le competenze umane e mettendo in crisi la distinzione tra pensiero umano e macchina. La coscienza umana, legata all’esperienza, all’affettività e alla precarietà della vita biologica, si differenzia dall’IA. In questo contesto, la filosofia antica, in particolare il “conosci te stesso” socratico, inteso come cura dell’anima, diventa un antidoto contro l’omologazione dell’individuo, promuovendo pratiche di autoanalisi e riflessione per preservare l’unicità dell’Io.La tecnologia IA minaccia la nostra identità, le emozioni e il senso della morte, spingendo verso una rivalutazione della morte come caratteristica umana e resistendo alla tentazione di un’immortalità artificiale. Il pensiero di Platone, con l’esortazione a “essere te stesso”, è fondamentale per affrontare l’IA, che, priva di coscienza ed etica, non può sostituire la complessità dell’esperienza umana. La sessualità nell’era digitale si trasforma, passando da una liberazione del corpo a una sua smaterializzazione, con interazioni virtuali che simulano relazioni umane ma portano all’isolamento e all’autoerotismo virtuale, svuotando i legami di autenticità. La filosofia di Epicuro, con il suo “quadrifarmaco”, offre una terapia per il desiderio, invitando a una vita sobria, centrata sull’amicizia e sul piacere secondo natura, riscoprendo una sessualità sensoriale e relazionale basata sul dare e ricevere piacere in un legame emotivo.L’IA rivoluziona la medicina con diagnosi più rapide e precise, ma solleva interrogativi sulla natura della cura e sul rapporto medico-paziente. Rischi come errori diagnostici, problemi di privacy e deumanizzazione del rapporto medico-paziente emergono, contrapponendosi ai principi di Ippocrate e Galeno che enfatizzavano l’equilibrio psicosomatico e la relazione umana. L’IA manca della comprensione empatica e del giudizio umano, cruciali nella cura. Sul piano delle relazioni interpersonali, l’IA minaccia l’autenticità dei legami, mentre la figura di Sant’Agostino, con il suo richiamo all’interiorità e all’amore di sé, rappresenta un modello di umanità in contrapposizione alla superficialità digitale. La psicoterapia, basata sulla relazione umana, è un ambito in cui l’IA difficilmente potrà sostituire il terapeuta.La narrazione, fondamentale per l’espressione delle passioni umane, vede l’IA incapace di creare archetipi originali, potendo solo rielaborare. La scrittura, da Marco Aurelio a Seneca, è un esercizio spirituale per la crescita personale, un modo per dare forma al vissuto. Il gioco, considerato un aspetto serio dell’esistenza, vede l’IA eccellere nel calcolo ma mancare di imprevedibilità e creatività umana. L’uso smodato dei videogiochi porta alla ludopatia e all’isolamento, evidenziando come la tecnologia possa distorcere la percezione. La traduzione letteraria, un atto d’autore che richiede interpretazione, viene messa a confronto con la traduzione automatica, che si limita a una trasposizione meccanica. L’IA si presenta come un’intelligenza narrante senza storia né anima, capace di influenzare i comportamenti umani per scopi commerciali, riducendo l’unicità dell’individuo. La filosofia del gioco sottolinea l’importanza del caso, della necessità e del controllo, elementi che l’IA manipola, mentre la vera salvezza risiede nell’incontrollabile, nella creatività e nella passione umana.Nell’educazione, l’IA sostituisce gradualmente l’insegnante, introducendo strumenti digitali che rischiano di creare dipendenza tecnologica e appiattire il pensiero critico, con la perdita di competenze fondamentali come la scrittura manuale, essenziale per l’organizzazione del pensiero e l’espressione personale. La morte viene affrontata con la possibilità di un’immortalità digitale, attraverso avatar e conversazioni simulate, sollevando interrogativi sull’identità e la memoria. Si contrappone la visione classica della morte come parte naturale dell’esistenza a una visione moderna che cerca di negarla tramite la tecnologia. La consapevolezza della finitezza, come analizzato da Heidegger, dà senso alla vita autentica, mentre la tecnologia, offrendo un surrogato di immortalità, allontana l’uomo da questa riflessione fondamentale, portando a una “cyber vita”. La scrittura manuale, con la sua capacità di esprimere emozioni e pensieri in modo profondo, è un baluardo contro la disumanizzazione e l’anonimato digitale. Infine, l’uso dell’IA in ambito legale, come dimostrato dal caso di un avvocato che ha presentato memorie con precedenti inesistenti generati da ChatGPT, evidenzia la necessità di un controllo umano rigoroso e solleva la questione se l’impiego di tali tecnologie sia intrinsecamente umano.Riassunto Lungo
1. L’anima umana di fronte al futuro digitale
I rischi e le potenzialità dell’intelligenza artificiale
Il summit di Bletchley Park ha messo in luce i pericoli e le grandi possibilità offerte dall’intelligenza artificiale (IA). Questo argomento tocca le basi stesse di cosa significa essere umani. In questo contesto, viene ricordato Alan Turing, un pioniere dell’informatica. L’IA, da lui indirettamente avviata, ci pone oggi di fronte a sfide che ricordano quelle della guerra, ma con un impatto che riguarda la nostra stessa esistenza.Il potere delle grandi aziende tecnologiche
Le più grandi aziende del settore tecnologico detengono un potere sull’IA che supera quello dei governi. Figure come Elon Musk e Sam Altman hanno espresso forte preoccupazione per la rapidità con cui l’IA si sta sviluppando. Hanno paragonato i rischi legati all’IA a quelli di pandemie o guerre nucleari. Musk, in particolare, considera l’IA una minaccia potenziale, poiché potrebbe diventare più intelligente degli esseri umani, mettendo in discussione il nostro ruolo principale. La sua proposta di fermare lo sviluppo per cinque anni, però, viene vista da alcuni come una mossa interessata, data la sua posizione nel settore.L’impatto sul lavoro e sul senso della vita
La questione del lavoro umano è fondamentale. L’IA potrebbe liberare le persone dalla fatica, ma solleva domande profonde sul significato della vita. Filosofi come Aristotele e Marx hanno riflettuto sulla liberazione dal lavoro, ma non potevano immaginare la potenziale perdita di senso che potrebbe derivarne. L’IA sta anche cambiando settori come l’istruzione, la medicina e l’informazione, sostituendo gradualmente le capacità umane.La sfida alla distinzione tra pensiero e macchina
L’IA ci costringe a mettere in discussione la differenza tra il pensiero umano e quello di una macchina, tra la “res cogitans” (la cosa pensante) e la “res extensa” (la cosa estesa). A differenza dell’IA, la coscienza umana è profondamente legata all’esperienza, alle emozioni e alla fragilità della vita biologica. Il motto socratico “conosci te stesso”, inteso come prendersi cura della propria anima, diventa un modo per difendersi dalla possibile omologazione dell’individuo da parte dell’IA. La filosofia antica, in particolare il pensiero di Socrate, viene proposta come una via per mantenere viva l’unicità dell’Io, attraverso pratiche di autoanalisi, lettura e scrittura.Preservare l’umanità nell’era dell’IA
La tecnologia dell’IA, pur offrendo nuove opportunità, minaccia la nostra identità, le nostre emozioni e persino la nostra comprensione della morte. La vera sfida è quindi quella di sviluppare un nuovo modo di pensare alla morte, rivalutandola come una caratteristica umana essenziale. Dobbiamo resistere alla tentazione di un’immortalità artificiale. La cura dell’anima, intesa come un processo di trasformazione personale, diventa quindi cruciale per affrontare al meglio questa nuova era.Se l’IA può sostituire il lavoro umano e liberarci dalla fatica, perché dovremmo temere la perdita di senso della vita, quando filosofi come Aristotele e Marx hanno teorizzato proprio la liberazione dal lavoro come via per la realizzazione umana?
Il capitolo solleva una questione di fondo: la potenziale perdita di senso derivante dalla liberazione dal lavoro tramite l’IA, contrapponendola alle visioni filosofiche classiche. Tuttavia, manca un’analisi approfondita delle differenze contestuali e delle sfumature che distinguono la “fatica” del lavoro nell’antichità e nell’era industriale dalla natura del lavoro nell’era digitale e dall’automazione spinta. Per comprendere meglio questa apparente contraddizione, sarebbe utile approfondire il pensiero di pensatori che hanno analizzato il concetto di “lavoro” e “tempo libero” in contesti moderni e post-industriali, come ad esempio Hannah Arendt, o esplorare le implicazioni esistenziali della disoccupazione tecnologica attraverso autori che si sono occupati di alienazione nel XXI secolo. La distinzione tra “liberazione dalla fatica” e “perdita di scopo” necessita di un’indagine più dettagliata che consideri la natura intrinseca dell’attività umana e la sua relazione con l’identità personale.2. Il Corpo Digitale e l’Anima Ritrovata
Platone e la Sfida dell’Intelligenza Artificiale
La riflessione sull’intelligenza artificiale (IA) prende le mosse dal pensiero di Platone, in particolare dalla sua celebre esortazione a “essere te stesso”, che deriva dal “conosci te stesso” socratico. Platone, pur riconoscendo i limiti della scrittura, da lui definita un potenziale veleno per la memoria, la utilizzò come strumento educativo, creando dialoghi che invitano il lettore a una profonda riflessione personale. Questo approccio educativo, basato sullo stimolo del pensiero autonomo, può essere visto come un modello per affrontare l’IA. A differenza della scrittura, che non minaccia l’intelligenza in sé, l’IA, priva di coscienza e di un’etica intrinseca, non può eguagliare la complessità e l’unicità dell’esperienza umana. L’IA non possiede la capacità di comprendere il significato profondo dell’esistenza o di provare emozioni, elementi che caratterizzano la nostra umanità.La Trasformazione della Sessualità nell’Era Digitale
Parallelamente, si osserva una profonda trasformazione della sessualità nell’epoca digitale. Si assiste a un passaggio dalla liberazione del corpo, un tempo promessa di emancipazione, a una sua progressiva smaterializzazione, facilitata dalla diffusione della pornografia online. Le interazioni offerte dall’IA e dalle piattaforme digitali, pur simulando la vicinanza umana, tendono in realtà a far scomparire la presenza dell’ “altro”, favorendo forme di autoerotismo virtuale. Opere cinematografiche come “Her” e piattaforme come OnlyFans illustrano chiaramente come la tecnologia possa creare partner artificiali e influencer virtuali. Questi fenomeni rischiano di svuotare le relazioni umane di autenticità e profondità emotiva, alimentando dinamiche disfunzionali e un crescente isolamento sociale tra le persone.Epicuro come Terapia per il Desiderio
Di fronte a queste tendenze, un ritorno al pensiero di Epicuro emerge come una possibile terapia per il desiderio e per ritrovare un equilibrio interiore. La sua filosofia, racchiusa nel “quadrifarmaco”, insegna a distinguere con saggezza i piaceri che sono realmente necessari da quelli che invece sono superflui. Questo discernimento permette di orientarsi verso una vita più sobria e incentrata sulla qualità delle relazioni, in particolare sull’amicizia. La filosofia epicurea invita a godere dei piaceri in modo naturale, ricercando una quiete interiore e un equilibrio duraturo, e a vivere una vita più riservata, “nascosti”, per proteggere la propria sfera intima. La riscoperta di una sessualità che sia sensoriale e profondamente relazionale, basata sul dare e ricevere piacere all’interno di un legame emotivo autentico, diventa quindi fondamentale. Questo approccio contrasta la superficialità e la dipendenza che il mondo digitale può creare. L’autentico piacere umano risiede nella profonda connessione con l’altro e nella salvaguardia della propria coscienza, intesa come uno spazio sacro e inviolabile dall’intelligenza artificiale.È davvero possibile “ritrovare l’anima” attraverso la filosofia epicurea, contrapponendola all’IA, quando il capitolo stesso riconosce Platone come limite alla scrittura e la scrittura come strumento educativo, pur essendo la filosofia epicurea tramandata proprio attraverso la scrittura?
Il capitolo propone un’analogia tra l’approccio educativo di Platone e la gestione dell’IA, ma non approfondisce le potenziali contraddizioni insite nell’uso di strumenti scritti (e quindi “artificiali” nel senso platonico) per contrastare un’altra forma di “artificialità”. Inoltre, la transizione da Platone a Epicuro come “terapia” per il desiderio nell’era digitale potrebbe beneficiare di un’analisi più dettagliata delle specificità del desiderio nell’epoca digitale e di come la filosofia epicurea risponda a queste nuove sfaccettature, al di là della distinzione tra piaceri necessari e superflui. Per una comprensione più completa, sarebbe utile approfondire gli studi sulla filosofia ellenistica, in particolare il pensiero di Epicuro, esplorando autori come Lucrezio per una prospettiva più ampia sulla natura e sul desiderio. Parallelamente, un’analisi delle implicazioni psicologiche e sociologiche dell’interazione umana con le tecnologie digitali, magari attraverso studi di psicologia cognitiva e sociologia dei media, potrebbe fornire il contesto mancante per valutare l’efficacia delle soluzioni proposte.L’Intelligenza Artificiale in Medicina: Progresso e Rischi
Diagnosi e Trattamenti Rivoluzionati dall’IA
L’intelligenza artificiale (IA) sta trasformando radicalmente il campo della medicina, offrendo la possibilità di diagnosi più rapide e precise. Esempi concreti provengono dal Regno Unito, dove la ricerca sul cancro beneficia dell’IA, e da Israele, dove questa tecnologia viene impiegata per identificare mutazioni tumorali, accelerando così l’inizio dei trattamenti. Anche la diagnosi di patologie oculari sta vedendo miglioramenti significativi grazie all’intelligenza artificiale. Tuttavia, questi avanzamenti sollevano interrogativi importanti sulla natura stessa della cura e sul rapporto fondamentale che si instaura tra medico e paziente.I Pericoli Nascosti nell’IA Medica
L’impiego dell’IA in ambito medico comporta diversi rischi da non sottovalutare. Tra questi figurano la possibilità di errori diagnostici, problematiche legate alla privacy dei dati sanitari raccolti e un potenziale aumento delle disuguaglianze nell’accesso alle cure. Inoltre, esiste il timore di una progressiva deumanizzazione del rapporto medico-paziente. La massiccia raccolta e analisi di dati sanitari potrebbe portare a forme di discriminazione in settori come quello assicurativo o lavorativo, come dimostra la discussione sul cosiddetto “diritto all’oblio oncologico”.Medicina Tradizionale vs. Intelligenza Artificiale
Il testo mette a confronto l’approccio dell’IA con quello della medicina tradizionale, richiamando i principi fondamentali stabiliti da figure storiche come Ippocrate e Galeno. Questi medici antichi ponevano grande enfasi sull’equilibrio psicosomatico e sull’importanza della relazione umana nel processo di guarigione. L’IA, pur garantendo un’efficienza notevole, sembra mancare della capacità di comprensione empatica e del giudizio intuitivo che caratterizzano l’esperienza umana, elementi essenziali per una cura completa.L’IA e l’Autenticità delle Relazioni Umane
Sul piano delle relazioni interpersonali, l’intelligenza artificiale viene vista come una potenziale minaccia all’autenticità dei legami che uniscono le persone. L’idea che un’IA possa diventare un “amico” o persino un “amante”, concetto promosso da personalità come Elon Musk, si scontra con una visione filosofica e spirituale dell’amore e dell’amicizia. Queste ultime, infatti, affondano le loro radici nella reciprocità, nell’empatia e nella profonda interiorità delle persone coinvolte.Sant’Agostino e la Ricerca dell’Interiorità
Sant’Agostino, con il suo richiamo costante all’importanza dell’interiorità e all’amore di sé come base per amare Dio e il prossimo, viene presentato come un modello di umanità. Il suo pensiero si contrappone alla superficialità e alla dispersione che l’intelligenza artificiale rischia di indurre. L’interiorità agostiniana, intesa come un movimento spirituale verso la trascendenza e la ricerca della verità dentro di sé, rappresenta un baluardo fondamentale contro quella che viene definita “idolatria digitale” e contro la conseguente perdita della propria soggettività.La Psicoterapia: Un Dominio Umano Insostituibile
La psicoterapia, che si fonda in modo imprescindibile sulla relazione umana e sul concetto di transfert, viene identificata come uno degli ambiti in cui l’intelligenza artificiale difficilmente potrà sostituire il ruolo insostituibile del terapeuta. In definitiva, mentre l’IA offre strumenti potentissimi per la diagnosi e il trattamento di malattie, la vera cura richiede un approccio olistico che sappia preservare e valorizzare la dimensione umana, relazionale ed emotiva della medicina.È davvero la scrittura manuale l’unico baluardo contro la disumanizzazione digitale, o si rischia di idealizzare un passato che la tecnologia ha semplicemente reso meno necessario?
Il capitolo presenta una dicotomia netta tra il mondo digitale, visto come superficiale e disumanizzante, e la scrittura manuale, elevata a simbolo di profondità e autenticità. Tuttavia, questa contrapposizione potrebbe trascurare le potenzialità espressive e critiche che possono essere coltivate anche attraverso strumenti digitali, se usati con consapevolezza. Inoltre, l’affermazione che la scrittura manuale sia l’unico baluardo contro la disumanizzazione digitale appare come un’ipersemplificazione di un fenomeno complesso. Per approfondire, sarebbe utile esplorare le filosofie dell’educazione che integrano la tecnologia in modo critico e costruttivo, magari consultando autori come Seymour Papert, che ha lavorato sull’apprendimento attraverso il gioco e la tecnologia, o studiosi di media studies che analizzano l’impatto dei nuovi media sulla cognizione e sulla cultura. È altresì importante considerare le neuroscienze cognitive per comprendere appieno le interrelazioni tra scrittura manuale, apprendimento e sviluppo del pensiero critico.3. L’Avvocato e l’IA, un Binomio Pericoloso
Un caso giudiziario a Manhattan nel giugno 2023
Steven A. Schwartz, un avvocato, si è trovato al centro di un caso giudiziario a Manhattan nel giugno 2023. Schwartz stava difendendo un cliente contro la compagnia aerea Avianca. Durante il processo, ha presentato una memoria legale citando precedenti che in realtà non esistevano. Questi riferimenti erano stati scoperti tramite l’uso di ChatGPT.La reazione del giudice e la responsabilità dell’avvocato
Il giudice Kevin Castle ha interrogato duramente Schwartz. Ha evidenziato come le sentenze citate non fossero reali. Il giudice ha sottolineato la responsabilità dell’avvocato nel verificare attentamente le fonti. Schwartz ha ammesso di essere stato ingannato dalla convincente apparenza di ChatGPT. Pensava che fosse un motore di ricerca affidabile.L’intelligenza artificiale e le sue insidie
Questo episodio, che inizialmente poteva sembrare una finta sceneggiatura distopica, si è rivelato un fatto reale. L’intelligenza artificiale è uno strumento sempre più diffuso, anche in ambito legale. Tuttavia, ha dimostrato di poter generare informazioni errate o completamente inventate. La vicenda di Schwartz serve da monito. L’uso incontrollato dell’IA nella giustizia può portare a conseguenze serie.Il controllo umano nella giustizia
La questione fondamentale che emerge è la necessità di un controllo umano rigoroso. L’impiego di queste nuove tecnologie solleva dubbi sulla loro intrinseca umanità.Se l’IA è uno strumento così fallace, perché il capitolo insiste sulla sua “intrinseca umanità” come punto critico, piuttosto che sulla sua intrinseca inaffidabilità?
Il capitolo, nel descrivere l’episodio dell’avvocato Schwartz, sembra oscillare tra la constatazione di un errore umano amplificato dall’IA e una riflessione più profonda sulla natura stessa dell’intelligenza artificiale e il suo impatto sul sistema giudiziario. La domanda solleva un punto cruciale: l’enfasi posta sull'”umanità” dell’IA potrebbe distogliere l’attenzione dalla più immediata e dimostrata problematica della sua potenziale inaffidabilità e delle conseguenze legali che ne derivano. Per comprendere meglio questo dibattito, sarebbe utile approfondire gli studi sull’etica dell’IA, in particolare quelli che analizzano la trasparenza degli algoritmi e la responsabilità nello sviluppo e nell’utilizzo di tali tecnologie. Autori come Luciano Floridi offrono prospettive illuminanti su questi temi, esplorando il concetto di “infosphere” e le implicazioni etiche dell’era digitale. È fondamentale distinguere tra le capacità attuali dell’IA, che possono essere limitate e soggette a errori, e le aspirazioni future o le discussioni filosofiche sulla sua natura.Abbiamo riassunto il possibile
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