Contenuti del libro
Informazioni
“Uccidi per primo. La storia segreta degli omicidi mirati di Israele” di Ronen Bergman ti porta dentro la storia oscura e complessa di come Israele ha usato gli omicidi mirati come strumento centrale della sua strategia di sicurezza fin dalla nascita. Il libro ripercorre l’evoluzione di questa pratica, dalla difesa dei primi insediamenti alle operazioni segrete del Mossad e dello Shin Bet in tutto il mondo. Vedrai come l’intelligence israeliana ha affrontato minacce diverse, dai fedayn degli anni ’50 al terrorismo palestinese dell’OLP e di Hamas, fino a Hezbollah e al programma nucleare iraniano. Si viaggia attraverso luoghi chiave come Gaza, il Libano, l’Europa e il Medio Oriente, incontrando figure come Sharon, Golda Meir, Meir Dagan e i leader palestinesi presi di mira. È un racconto crudo che non nasconde i successi tattici, l’uso di tecnologie come i droni, ma anche i fallimenti, i dilemmi etici e le conseguenze a lungo termine di una strategia basata sull’eliminazione dei nemici, mostrando il prezzo pagato da Israele e dalla regione in questa guerra ombra.Riassunto Breve
La strategia di usare la forza per ottenere uno Stato ebraico ha radici antiche, evolvendo dall’autodifesa di gruppi come HaShomer all’adozione degli omicidi mirati come politica di stato da parte di Israele dopo il 1948, specialmente in risposta all’Olocausto e agli attacchi dei fedayn. Agenzie come Mossad, AMAN e Shin Bet operano nell’ombra, giustificando azioni estreme in nome della sicurezza. Negli anni ’50, unità come la 101 e la 504 eliminano figure chiave egiziane. Il Mossad si afferma, stringe legami internazionali e compie operazioni audaci come la cattura di Eichmann e il sabotaggio del programma missilistico egiziano, reclutando anche ex-nazisti per pragmatismo. L’agenzia si riorganizza con divisioni specializzate e addestramento intensivo. L’emergere del terrorismo palestinese, in particolare Al-Fatah, porta Israele a intensificare la risposta con unità speciali e tattiche spietate, estendendo il conflitto a livello internazionale con dirottamenti e attacchi in Europa. Il massacro di Monaco nel 1972 segna un punto di svolta, portando Israele ad autorizzare il Mossad a operare direttamente all’estero con l’unità Kidon, iniziando una campagna di omicidi mirati contro membri di Settembre Nero e dell’OLP in vari paesi, con l’obiettivo di generare paura. L’Operazione Primavera di Giovinezza a Beirut dimostra la capacità di colpire, ma episodi come il fallimento di Lillehammer evidenziano errori e sollevano questioni etiche. La minaccia terroristica interna cresce con attacchi come quello di Ma’alot. L’ossessione per figure come Yasser Arafat porta a piani rischiosi, mentre lo Shin Bet adotta pratiche brutali e illegali, come rivelato dal caso dell’autobus 300. L’eliminazione di Abu Jihad in Tunisia non ferma l’Intifada. Durante l’Intifada, unità sotto copertura come Duvdevan operano nei territori, mentre Israele affronta nuove minacce come il programma nucleare iracheno, sabotato e bombardato, e l’ascesa di Hezbollah e Hamas, che introducono tattiche come gli attentati suicidi. L’aviazione sviluppa i droni, usati per la prima volta per eliminare Abbas al-Mussawi di Hezbollah, scatenando una spirale di vendetta. Hamas, guidato da Yassin e Ayyash, rende gli attentati suicidi una minaccia centrale. Sotto Rabin, gli omicidi mirati diventano uno strumento chiave contro il terrorismo, estendendosi ai leader politici e usando droni e missili. La caccia a Yahya Ayyash culmina nella sua eliminazione, ma l’assassinio di Rabin e il fallimento contro Mashal in Giordania evidenziano limiti e crisi. Lo Shin Bet si trasforma, investendo in tecnologia e creando la Joint War Room per integrare intelligence e operazioni. La politica di omicidi mirati si intensifica contro l’infrastruttura del terrore, sollevando dibattiti legali ed etici sul concetto di “combattente illegale” e la proporzionalità, specialmente dopo l’uccisione di Salah Shehade che causa vittime civili. Gli attentati dell’11 settembre cambiano il contesto, legittimando la “guerra al terrore” israeliana. L’unità 8200 affronta dilemmi morali sugli ordini. La strategia si estende ai leader politici, ma la sua efficacia a lungo termine e la moralità sono messe in discussione. Emergge il “Fronte Radicale” (Iran, Siria, Hezbollah, Jihad Islamico, Hamas). Sotto Meir Dagan, il Mossad diventa più aggressivo, contrastando il programma nucleare iraniano e il Fronte Radicale con sabotaggi e assassini mirati di scienziati. Successi come la distruzione del reattore siriano e l’eliminazione di Mughniyeh si alternano a fallimenti esposti come l’operazione di Dubai. Verso la fine, Dagan riconosce che i successi tattici non si traducono in una strategia di pace duratura, criticando le politiche che allontanano da una soluzione politica con i palestinesi, considerata l’unica via per la sicurezza e il sogno sionista.Riassunto Lungo
1. Ufficio Appuntamenti con Dio
Le origini della strategia della forza nel sionismo
All’inizio del movimento sionista, alcuni gruppi come Bar-Giora e HaShomer ritenevano necessario usare la forza per creare uno Stato ebraico. Questi gruppi praticavano l’autodifesa e rispondevano alle aggressioni con la rappresaglia. Da HaShomer nacque poi Haganah, un’organizzazione più ampia che inizialmente scelse una linea più moderata rispetto all’uso della forza.L’Olocausto e la svolta verso gli omicidi mirati
L’Olocausto rappresentò un cambiamento cruciale. La terribile esperienza della Shoah fece sentire gli ebrei estremamente vulnerabili e nacque un forte desiderio di vendetta. Questo portò Haganah a considerare gli omicidi mirati come uno strumento legittimo. Successivamente, anche lo Stato di Israele adottò questa strategia.La politica degli omicidi mirati dopo la nascita di Israele
Dopo la seconda guerra mondiale, furono create unità speciali come Gmul con l’obiettivo di vendicare l’Olocausto, prendendo di mira i nazisti che erano riusciti a fuggire. Questa mentalità si diffuse rapidamente e, con la fondazione di Israele nel 1948, gli omicidi mirati divennero una vera e propria politica di stato. Questa strategia non fu più limitata a gruppi estremisti, ma divenne una pratica comune. Il primo ministro Ben Gurion istituì il Mossad e l’AMAN, agenzie di intelligence che, insieme allo Shin Bet, avrebbero operato segretamente. Queste agenzie giustificarono l’uso di azioni estreme in nome della sicurezza di Israele.L’intensificarsi degli omicidi mirati negli anni ’50
Negli anni ’50, Israele si trovò a fronteggiare gli attacchi dei fedayn, combattenti palestinesi che compivano incursioni oltre confine. Per rispondere a questa minaccia, Israele intensificò l’uso degli omicidi mirati. L’Unità 101, guidata da Sharon, e l’Unità 504 dell’AMAN divennero strumenti fondamentali di questa strategia. Queste unità furono protagoniste di operazioni importanti come l’eliminazione di Mustafa Hafez e Salah Mustafa, figure chiave nell’organizzazione dei fedayn. Questi eventi dimostrano chiaramente come Israele, fin dalla sua nascita, abbia scelto di usare l’eliminazione mirata come strumento principale per difendersi e per affermare la propria esistenza in un contesto regionale molto difficile.Ma la strategia degli omicidi mirati è davvero una soluzione sostenibile per la sicurezza di Israele, o rischia di alimentare un ciclo infinito di violenza?
Il capitolo descrive l’adozione degli omicidi mirati come politica di stato, ma non si interroga sulle conseguenze a lungo termine di tale strategia. Per rispondere alla domanda, è fondamentale approfondire studi sulla risoluzione dei conflitti e sulla politica internazionale, considerando le dinamiche della violenza e della ritorsione. Autori come Noam Chomsky hanno criticato ampiamente le politiche israeliane, offrendo una prospettiva alternativa da considerare.2. L’Arte dell’Inganno e i Prezzi del Successo
Instabilità iniziale e conflitto con Nasser
Inizialmente, l’eliminazione di figure chiave dell’intelligence egiziana aveva generato un periodo di incertezza. Tuttavia, la situazione cambiò rapidamente quando Nasser decise di nazionalizzare il Canale di Suez. Questa mossa innescò una nuova fase di conflitto internazionale. Israele, trovandosi in una posizione di convergenza di interessi con Francia e Gran Bretagna, colse l’occasione per intervenire militarmente. L’Operazione Rooster segnò l’inizio di questa fase, portando successivamente alla conquista del Sinai e di Gaza.Ascesa del Mossad e strategie innovative
In questo contesto di crescente tensione, il Mossad emerse come un’agenzia di intelligence di notevole efficacia. L’organizzazione sviluppò importanti legami con la CIA, la principale agenzia di intelligence statunitense, e mise a punto strategie innovative come le “alleanze periferiche”. Queste alleanze permisero a Israele di ampliare la sua rete di influenza e di raccogliere informazioni cruciali in regioni strategiche. La cattura di Eichmann, un criminale nazista di alto profilo, fu una delle operazioni più audaci e spettacolari del Mossad, dimostrando al mondo le sue capacità operative e la sua determinazione nel perseguire i suoi obiettivi.La minaccia missilistica egiziana e la risposta del Mossad
Un’ulteriore sfida per Israele fu rappresentata dal programma missilistico egiziano. Questo programma, che vedeva la partecipazione di scienziati tedeschi con un passato nazista, costituiva una minaccia concreta per la sicurezza del paese. Il Mossad rispose con determinazione, adottando misure drastiche per sabotare il programma missilistico egiziano. Queste misure inclusero rapimenti di scienziati coinvolti e omicidi mirati. In una mossa sorprendente e controversa, il Mossad arrivò persino a reclutare Otto Skorzeny, un ex-nazista noto per le sue operazioni speciali durante la Seconda Guerra Mondiale. L’obiettivo era infiltrarsi negli ambienti legati al programma missilistico e raccogliere informazioni decisive. Questa scelta dimostrò la pragmatica volontà del Mossad di utilizzare qualsiasi mezzo necessario per proteggere gli interessi di Israele, anche ricorrendo a figure dal passato oscuro.Riorganizzazione e operazioni sotto Meir Amit
Sotto la guida di Meir Amit, il Mossad intraprese un processo di riorganizzazione interna per migliorare ulteriormente la sua efficacia. Furono create divisioni specializzate, tra cui Caesarea, dedicata alle operazioni speciali, e Colossus, focalizzata sulle operazioni psicologiche e la propaganda. In questo periodo, il Mossad realizzò operazioni di grande successo, come l’Operazione Diamond, che permise di acquisire un aereo Mig-21 sovietico di ultima generazione. Inoltre, venneStrengthened la collaborazione con il Marocco in ambito di intelligence. Nonostante questi successi, l’agenzia subì anche delle perdite significative. Alcune spie importanti furono catturate e il Mossad si trovò coinvolto in operazioni controverse, come l’affare Ben Barka, che ebbe ripercussioni politiche negative.La riforma di Caesarea sotto Mike Harari
Successivamente, Mike Harari assunse la direzione di Caesarea e ne riformò profondamente la struttura e l’operatività. Harari impose una disciplina ferrea, un addestramento estremamente intensivo e la creazione di storie di copertura inattaccabili per gli agenti. Questo processo di trasformazione rese Caesarea una vera e propria forza operativa d’élite. Il reclutamento divenne ancora più selettivo e l’addestramento fu reso ancora più estenuante, arrivando a simulare anche situazioni di cattura e tortura per preparare gli agenti alle condizioni più estreme.Ma è davvero giustificabile qualsiasi mezzo in nome della sicurezza nazionale, anche quando si tratta di collaborare con ex-nazisti o compiere azioni moralmente discutibili?
Il capitolo descrive le operazioni del Mossad con un tono quasi celebrativo, focalizzandosi sull’efficacia e l’audacia dell’agenzia. Tuttavia, manca una riflessione critica sulle implicazioni etiche di certe scelte operative. Per comprendere appieno la complessità di queste azioni, sarebbe utile approfondire la filosofia morale e la storia del conflitto arabo-israeliano, magari leggendo autori come Hannah Arendt per la riflessione sull’etica e Avi Shlaim per una prospettiva più critica sulla storia israeliana.3. Escalation e Risposta: Dalla Palestina all’Europa
L’emergere del nazionalismo palestinese e Al-Fatah
Dopo il conflitto del 1948-49, molti palestinesi furono costretti a lasciare le proprie case e a vivere nei campi profughi. Questa situazione di instabilità e precarietà divenne un terreno fertile per la nascita di movimenti nazionalisti palestinesi. Tra questi movimenti, si distinse Al-Fatah, fondato da figure importanti come Yasser Arafat e Abu Jihad. L’obiettivo principale di Al-Fatah era chiaro: liberare la Palestina attraverso la lotta armata. Questo proposito era formalizzato nella Carta Nazionale Palestinese, che definiva la strategia e gli scopi del movimento. Inizialmente, i servizi segreti israeliani non considerarono Al-Fatah una minaccia significativa, sottovalutandone la capacità di organizzazione e di azione. Nonostante questa sottovalutazione iniziale, Al-Fatah intraprese una serie di attacchi terroristici. Queste azioni, inizialmente di portata limitata, divennero col tempo sempre più audaci e sofisticate, dimostrando la crescente capacità operativa del gruppo.La risposta iniziale di Israele e l’escalation interna
Inizialmente, Israele concentrò le proprie attenzioni militari e di intelligence sulla minaccia proveniente dall’Egitto, considerato il principale pericolo per la sicurezza nazionale. Tuttavia, ben presto il governo israeliano dovette confrontarsi con una nuova forma di minaccia: il terrorismo palestinese. La risposta iniziale di Israele a queste prime azioni terroristiche fu piuttosto contenuta e mirata a gestire la situazione senza un’escalation eccessiva. Nonostante questo approccio iniziale cauto, la recrudescenza degli attacchi palestinesi portò a un cambio di strategia. Israele decise di intensificare la propria risposta creando unità speciali dedicate alla lotta contro il terrorismo. Tra queste unità, il Sayeret Rimon, guidato da Meir Dagan, si distinse per l’adozione di tattiche particolarmente aggressive e spietate. Operando soprattutto nella Striscia di Gaza, Dagan e la sua unità ebbero il compito di reprimere con forza il terrorismo palestinese, arrivando ad autorizzare anche l’eliminazione di terroristi al di fuori dei confini legali e giurisdizionali, ricorrendo a quelle che vengono definite uccisioni extragiudiziali.L’internazionalizzazione del conflitto e la tragedia di Monaco
Il conflitto tra Israele e palestinesi, nato in Medio Oriente, si estese rapidamente a livello internazionale. L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), insieme a fazioni radicali come Settembre Nero, portò la lotta terroristica in Europa, attraverso dirottamenti aerei e attacchi mirati. Il punto più drammatico di questa escalation internazionale fu raggiunto con il massacro di Monaco del 1972. Durante le Olimpiadi, un commando di terroristi palestinesi prese in ostaggio alcuni atleti della squadra israeliana. La gestione della crisi da parte delle autorità tedesche si rivelò inadeguata e tragica: il tentativo di liberazione degli ostaggi si concluse con la morte di tutti gli atleti israeliani e di un poliziotto tedesco.La svolta strategica di Israele e le operazioni del Mossad in Europa
La tragica inefficacia della risposta tedesca durante il massacro di Monaco, insieme alla continua crescita del terrorismo internazionale, spinsero Israele a rivedere profondamente la propria strategia. L’allora Primo Ministro Golda Meir prese una decisione radicale: autorizzò il Mossad, il servizio segreto israeliano, a operare direttamente in territorio europeo. Questa scelta segnò un abbandono delle precedenti limitazioni che Israele si era autoimposta nel rispetto della sovranità degli altri Stati. Per attuare questa nuova strategia aggressiva, fu creata un’unità speciale all’interno del Mossad, denominata Kidon, specializzata in assassinii mirati. L’unità Kidon ebbe il compito di eliminare i responsabili del terrorismo palestinese ovunque si trovassero. Con la creazione di Kidon e l’autorizzazione alle operazioni del Mossad in Europa, Israele diede inizio a una nuova fase nella lotta al terrorismo palestinese. Questa nuova fase fu caratterizzata da azioni dirette e proattive, condotte anche in territorio straniero, con l’obiettivo di colpire i leader e gli операtori del terrorismo palestinese alla radice.Se il “Fronte Radicale” è una minaccia così definita e monolitica come suggerito, il capitolo esplora criticamente le dinamiche interne e le motivazioni di ciascuno dei suoi componenti, o rischia di semplificare eccessivamente una realtà geopolitica complessa?
Il capitolo presenta il “Fronte Radicale” come una minaccia monolitica, ma è fondamentale analizzare se questa rappresentazione non rischi di oscurare le complesse dinamiche interne e le diverse motivazioni dei singoli attori coinvolti. Per comprendere appieno la natura di questa alleanza e le sue implicazioni, è utile approfondire studi di scienze politiche e relazioni internazionali, consultando autori come Bernard Lewis per una prospettiva storica, e Edward Said per una visione critica delle dinamiche di potere in Medio Oriente.12. Successi Tattici e Fallimenti Strategici
Le Operazioni Audaci del Mossad sotto la Guida di Meir Dagan
Sotto la direzione di Meir Dagan, il Mossad ha realizzato diverse operazioni importanti. Tra queste, spicca la scoperta e la distruzione di un reattore nucleare segreto in Siria. Questa azione dimostrò la capacità dell’agenzia di infiltrarsi in profondità e di pianificare operazioni complesse.L’Eliminazione di Imad Mughniyeh e la Campagna contro il Nucleare Iraniano
Un altro successo fu l’eliminazione di Imad Mughniyeh, un comandante di Hezbollah che era sfuggito alla cattura per molti anni. Questa operazione complessa fu portata a termine con il supporto degli Stati Uniti. Parallelamente, il Mossad avviò una campagna contro il programma nucleare iraniano. Questa campagna combinò diverse azioni: pressione diplomatica, sanzioni economiche, sabotaggi e l’uccisione mirata di scienziati chiave.Il Punto di Svolta Negativo: L’Operazione di Dubai
Nonostante questi successi, l’operazione di Dubai per assassinare Mahmoud al-Mabhouh rappresentò un momento critico negativo. L’eliminazione fisica di al-Mabhouh fu eseguita con precisione, ma l’operazione venne scoperta pubblicamente. Questo causò seri danni alle relazioni internazionali di Israele e rese più difficili le future operazioni del Mossad.Il Ripensamento Strategico di Dagan e la Critica alle Politiche di Netanyahu
Verso la fine della sua carriera, Meir Dagan iniziò a mettere in dubbio l’efficacia delle operazioni militari e di intelligence come strumenti per raggiungere obiettivi strategici a lungo termine. Nonostante i numerosi successi del Mossad, Dagan riconobbe che Israele non era riuscito a ottenere una pace duratura nella regione.La Necessità di una Soluzione Politica con i Palestinesi
Dagan espresse pubblicamente la sua convinzione che solo un accordo politico con i palestinesi avrebbe potuto risolvere il conflitto. Per questo motivo, criticò le politiche del governo Netanyahu, sostenendo che allontanavano Israele dalla possibilità di raggiungere la pace. Secondo Dagan, queste politiche rischiavano di compromettere il sogno sionista di uno Stato ebraico democratico e sicuro. In conclusione, Dagan riteneva che le operazioni di intelligence, pur essendo utili nel breve periodo, non avevano portato a una strategia efficace per la pace.Ma è davvero corretto valutare il successo strategico unicamente in base al raggiungimento della pace?
Il capitolo presenta una narrazione che contrappone i successi tattici del Mossad al fallimento strategico di Israele nel raggiungere la pace, quasi che la pace fosse l’unico indicatore valido di successo strategico. Tuttavia, una strategia nazionale si articola su molteplici livelli e obiettivi. Per una comprensione più profonda, sarebbe utile esplorare le dinamiche della strategia e della sicurezza internazionale, magari studiando autori come Sun Tzu, per capire come le operazioni di intelligence possano inserirsi in un quadro strategico più ampio e complesso, con obiettivi intermedi che vanno oltre la pace immediata.Abbiamo riassunto il possibile
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