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Contenuti del libro
Informazioni
“Turbopopulismo. La rivolta dei margini e le nuove sfide democratiche” di Marco Telese è un libro che ti fa pensare un sacco su quello che sta succedendo oggi. Parte da lontano, raccontando la storia di popoli che non ci sono più, come il vecchio `mondo contadino` piemontese, visto attraverso gli occhi del padre dell’autore, Nuto Revelli, un ex partigiano segnato dalla guerra in Russia, e la `classe operaia` di Torino. Questi mondi sono scomparsi, lasciando un vuoto. Il libro poi si sposta sulle `periferie urbane` e le zone rurali di oggi, i “margini”, che si sentono dimenticati e si ribellano con un voto di protesta, la vera `rivolta dei margini`. Telese analizza come questo `populismo` nasca anche dalla `crisi della sinistra`, che ha abbandonato i suoi vecchi riferimenti, e dall’azione di `élite negative` che usano l’odio. Parla di come stiamo perdendo la pietà e di come questo `populismo` stia cambiando, diventando più `sovranismo` e `identitarismo`, mettendo in crisi la democrazia stessa. È un viaggio tra passato e presente per capire perché la gente è arrabbiata e cosa significa “popolo” oggi e quali sono le `nuove sfide democratiche`.Riassunto Breve
La società vede sparire gruppi importanti come i contadini e gli operai, un tempo punti di riferimento. Figure come Nuto Revelli testimoniano la fine del mondo contadino e le sofferenze dei reduci di guerra, un’eredità pesante che mostra la perdita di un passato. Oggi, le mappe del voto cambiano colore: i centri città votano a sinistra, mentre periferie e campagne scelgono la destra. Questo è il segno di una “rivolta dei margini”, di chi si sente dimenticato e messo da parte, un “numero secondo” in una società che premia solo i vincenti. Questa rabbia e questo sentirsi esclusi si vedono in giro per il mondo, dalla Brexit all’America, e portano a una mancanza di pietà verso chi soffre, come i migranti. Chi si sente dimenticato si vede come la vera vittima. La scomparsa della pietà, che tiene insieme le persone, è un brutto segnale per la società.In questo quadro, emergono figure di potere che non aiutano a stare insieme, ma insegnano a disprezzare gli altri. Queste “élite negative” usano l’odio per farsi strada, rendendo normale la sofferenza. Fanno finta di essere come la gente comune, usando linguaggi semplici, a volte sbagliati, e mostrano di mangiare cibi popolari per sembrare più vicini al “popolo”. Questo modo di fare, che si vede in politici come Berlusconi, Grillo, Salvini e Trump, serve a farsi riconoscere dalla gente che si sente esclusa.Il populismo di oggi nasce in una società dove il popolo, come gruppo unito, non esiste più. È un “populismo senza popolo”, che cerca di creare un’idea di unità in un mondo fatto di persone sole e diffidenti. I legami sociali si sono indeboliti, lasciando spazio solo a legami forti come quelli delle organizzazioni criminali. Questa mancanza di unione e la forza del crimine portano a chiedere più sicurezza e a pensare che ognuno debba difendersi da solo, mettendo in discussione il ruolo dello Stato. Il populismo cresce proprio su questa frammentazione e sulla paura, creando un “ordine disordinato”.Questo populismo riempie il vuoto lasciato dai vecchi partiti, specialmente dalla sinistra. La sinistra ha cambiato strada, passando dalla difesa dei lavoratori a quella delle imprese, facendo sentire i lavoratori abbandonati. Questo tradimento ha creato rabbia e ha spinto le persone a pensare solo a sé stesse. L’economia di oggi, anche quella digitale, mette sempre più da parte il lavoro vero. La sinistra sembra aver accettato che non ci siano alternative e ha paura del conflitto. Politici come Renzi hanno mostrato un populismo che viene dall’alto e serve gli interessi di pochi. Anche se la Costituzione ha resistito a certe spinte, la crisi della sinistra resta.Il populismo cambia forma, adattandosi ai tempi. In Italia si è visto con il Movimento 5 Stelle e la Lega, che si sono avvicinati e poi allontanati, mostrando come il populismo possa spostarsi verso destra, diventando più legato all’idea di nazione forte e autoritaria. Questa tendenza a destra non è solo italiana. Il populismo, che all’inizio sembrava né di destra né di sinistra, si sta polarizzando. Figure come Conte hanno mostrato come si possa passare da un governo definito populista a un linguaggio più istituzionale. Il populismo è un fenomeno in movimento, che si adatta e occupa lo spazio lasciato libero dalla politica tradizionale che non riesce più a capire e aiutare i cittadini.Riassunto Lungo
1. Echi di un Popolo Perduto
Le radici familiari e la scoperta di due mondi
La narrazione inizia presentando due gruppi sociali molto importanti nella vita di una persona: i contadini piemontesi, conosciuti attraverso i racconti del padre, e gli operai torinesi degli anni ’60, scoperti durante gli anni universitari. Questi due gruppi sono descritti come realtà in declino, anche se all’epoca le persone li vedevano e si aspettavano cose diverse da loro.Nuto Revelli: la guerra, la crisi e la scrittura
La figura più importante è Nuto Revelli, il padre di chi racconta. Era un ex-partigiano e camionista, cresciuto durante il periodo fascista e con un’educazione militare. La sua terribile esperienza nella campagna di Russia ha cambiato tutto per sempre. Era stato cresciuto credendo che la guerra fosse qualcosa di inevitabile, ma si è ritrovato in grande difficoltà quando ha visto l’orrore e la delusione della guerra vera. Quando ha scoperto le crudeltà dei nazisti e come venivano trattate male le persone normali e i prigionieri di guerra, ha deciso di rifiutare la guerra e si è sentito profondamente tradito.Tornato in Italia, Nuto Revelli ha lasciato perdere la carriera militare e ha iniziato a scrivere. Sentiva forte il bisogno di raccontare e far sapere quello che aveva visto. I suoi libri parlano soprattutto delle persone che hanno perso, dando voce ai contadini e ai soldati tornati dalla campagna di Russia. Raccogliendo storie vere e lettere, Revelli ha creato un grande racconto di dolore e sofferenza, mostrando la realtà nascosta di una generazione che ha dovuto sacrificarsi.L’eredità di Nuto Revelli e il percorso del figlio
Il figlio, crescendo con questa pesante eredità, vive in una famiglia molto segnata dalla storia e dai ricordi. Le sue idee politiche lo portano a confrontarsi con i problemi del suo tempo, partendo dal socialismo giovanile, passando per l’esperienza di Lotta Continua, fino alla delusione degli anni ’70. In questo periodo, si nota la differenza tra il suo modo di vedere le cose, inizialmente concentrato sulla classe operaia delle fabbriche, e quello che aveva imparato dal padre, che invece conosceva bene il mondo contadino e i suoi cambiamenti.La scomparsa della civiltà contadina e la memoria
La civiltà contadina, che una volta era il centro della società, sta scomparendo velocemente a causa del grande sviluppo economico e dell’arrivo delle industrie. Questa perdita di cultura è qualcosa che non si può riparare, e l’opera di Nuto Revelli cerca di conservare la memoria di un mondo che sta scomparendo. Il suo lavoro è una testimonianza molto importante sulle radici della società di oggi.La narrazione della scomparsa della civiltà contadina non rischia di essere eccessivamente nostalgica e poco attenta alle dinamiche di cambiamento e adattamento che hanno caratterizzato anche quel mondo?
Il capitolo sembra presentare la scomparsa della civiltà contadina come un evento traumatico e irreparabile, senza considerare pienamente la capacità di resilienza e trasformazione delle comunità rurali. Per avere una visione più completa, sarebbe utile approfondire studi sociologici e antropologici sul mondo rurale, che hanno messo in luce come le società contadine non siano entità statiche destinate all’estinzione, ma realtà complesse capaci di evolvere e negoziare con le forze del cambiamento. Autori come Franco Ferrarotti e Alessandro Cavalli offrono spunti utili per comprendere meglio queste dinamiche.2. Mappe della Fibrillazione
Le rappresentazioni cartografiche del voto, chiamate mappe elettorali, mostrano dei cambiamenti importanti nel panorama politico di oggi. Si nota subito un cambiamento nei colori usati per rappresentare il voto. Le zone centrali delle città, che in passato votavano soprattutto per partiti conservatori, ora appaiono colorate di rosso. Questo colore indica che in queste zone si concentra il voto di centrosinistra. Al contrario, le zone intorno alle città e le campagne, che tradizionalmente votavano a sinistra, cambiano colore diventando più scure. Questi colori più scuri segnalano che i partiti di destra hanno guadagnato più voti in queste aree.La “rivolta dei margini”
Questo cambiamento nei colori delle mappe elettorali mette in evidenza una nuova situazione politica, che viene chiamata “rivolta dei margini”. In pratica, le zone periferiche, che spesso si sentono dimenticate e messe da parte, reagiscono votando contro le persone che sono al potere e contro i centri decisionali. Questo voto nasce da un sentimento di solitudine e di esclusione. Chi vota in questo modo si sente trascurato e pensa di essere considerato “di serie B” in una società che invece premia solo chi ha successo.Esempi della “fibrillazione dei margini”
Questa “fibrillazione dei margini”, cioè questo cambiamento nel voto delle zone periferiche, si può vedere in diverse situazioni politiche e geografiche. Ad esempio, si è vista con la Brexit, con le elezioni americane, con i gilet gialli in Francia e anche nelle elezioni italiane. In zone come la Langa, la Brianza e la riviera del Brenta, il voto è cambiato perché molte persone si sentono insicure e hanno paura di perdere il benessere che hanno raggiunto da poco. Anche episodi di tensione sociale, come quello che è successo a Tor Sapienza a Roma, dimostrano che le periferie sono spesso viste come dei luoghi dove vengono portati i problemi che le zone centrali non vogliono affrontare. Tutto questo aumenta il rancore e la distanza tra i cittadini e le istituzioni. Questa “rivolta” è quindi la reazione di chi si sente un “uomo dimenticato”, che cerca attenzione e protezione in un mondo sempre più incerto e con sempre maggiori differenze tra ricchi e poveri.Ma è davvero una “rivolta” o piuttosto una trasformazione complessa e sfaccettata del voto?
Il capitolo descrive un cambiamento interessante nelle mappe elettorali, ma definire questo fenomeno come una semplice “rivolta” potrebbe essere riduttivo. È importante considerare se questa interpretazione non trascuri altre variabili cruciali. Per comprendere appieno queste dinamiche, sarebbe utile esplorare discipline come la sociologia politica e la geografia elettorale, studiando autori che hanno analizzato i comportamenti di voto in relazione ai cambiamenti sociali ed economici, per capire se la “fibrillazione dei margini” sia una spiegazione esaustiva o parte di un quadro più ampio.3. L’Eclissi della Pietà
La sindrome dell’uomo dimenticato è una condizione psicologica precisa. Chi ne soffre si sente trascurato e non considerato dagli altri. Questo sentimento negativo porta a sviluppare risentimento e rabbia.Le conseguenze della sindrome
Questo stato d’animo negativo ha delle conseguenze concrete. Le persone che si sentono dimenticate manifestano inumanità. Questo si vede chiaramente nell’odio che si diffonde online. Un altro esempio è la mancanza di compassione verso le persone più deboli, come i migranti.Le cause della sindrome
Alla base di questa sindrome ci sono delle cause precise. C’è un disagio economico reale e concreto. Le persone si sentono marginalizzate, cioè messe da parte, nella società. Questa sensazione è resa più forte dalla globalizzazione, che fa sentire le persone ancora più piccole e insignificanti. Chi soffre di questa sindrome si sente spodestato, come se avesse perso il proprio posto. Queste persone si sentono invisibili e private di un ruolo importante nella società.Il rovesciamento vittima-carnefice
Da questi sentimenti negativi nasce un cambiamento nel modo di vedere le cose. La persona che si sente dimenticata non si considera carnefice, cioè colui che fa del male. Al contrario, si percepisce come vittima, cioè come colui che subisce un torto. In questa visione distorta, gli altri, anche chi soffre veramente, diventano i colpevoli. Vengono visti come concorrenti o nemici.La scomparsa della pietà
La scomparsa della pietà è un problema molto grave per la società. La pietà è quel sentimento che ci lega gli uni agli altri. È un legame sociale fondamentale. Quando la pietà scompare, è un segnale di pericolo per la società stessa. La storia ci insegna che la perdita della pietà precede periodi di decadenza, cioè di peggioramento, e di crollo della civiltà.L’importanza della pietà
La pietà è una qualità che riguarda tutti. Non si può scegliere di avere pietà solo per alcune persone e per altre no. La pietà è indivisibile e non selettiva. È essenziale per tenere unita la società e per farla sopravvivere. Se la pietà scompare del tutto, la società rischia di cadere in un baratro, cioè in una situazione senza via d’uscita.Ma è veramente corretto definire “transumanza” lo spostamento ideologico della sinistra, suggerendo quasi un tradimento volontario, o non si tratta piuttosto di una complessa evoluzione, forse anche forzata, in risposta a cambiamenti economici e sociali più ampi?
Il capitolo presenta la trasformazione della sinistra come un abbandono volontario dei suoi principi originari, una sorta di migrazione ideologica calcolata. Questa interpretazione potrebbe risultare riduttiva e non tenere conto delle molteplici pressioni esterne e interne che hanno influenzato i partiti di sinistra. Per comprendere meglio questa evoluzione, sarebbe utile approfondire studi di sociologia politica e storia contemporanea che analizzino le trasformazioni delle società occidentali negli ultimi decenni, considerando fattori come la globalizzazione, la deindustrializzazione e l’evoluzione delle strutture di classe. Autori come Ulrich Beck o Zygmunt Bauman potrebbero offrire spunti utili per una comprensione più articolata del fenomeno.7. La Metamorfosi del Populismo
La natura mutevole del populismo
Il populismo si afferma come fenomeno politico in risposta a fattori come la globalizzazione, le crisi della politica tradizionale e la frammentazione delle identità. Tuttavia, definire il populismo in modo univoco è difficile, proprio a causa della sua natura in continua evoluzione.L’evoluzione del populismo in Italia
In Italia, si può osservare una chiara evoluzione del populismo attraverso diverse fasi politiche, che trovano un punto culminante nell’esperienza del governo giallo-verde. Questo governo ha visto la convergenza, e poi la divergenza, di due forze politiche inizialmente molto diverse: il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord.La trasformazione della Lega e la polarizzazione del populismo
La Lega Nord, sotto la guida di Salvini, ha subito una notevole trasformazione, diventando una forza politica anti-europeista pur mantenendo alcune caratteristiche anti-sistema. Si è assistito a una sovrapposizione tra l’originaria anima movimentista del Movimento 5 Stelle, guidato da Grillo, e un populismo più marcatamente di destra, rappresentato da Salvini. Questa tendenza verso destra non è un fenomeno isolato in Italia, ma si manifesta in tutto il contesto occidentale. Il populismo, che inizialmente veniva considerato al di là delle tradizionali categorie di destra e sinistra, mostra quindi una chiara polarizzazione. Figure politiche come Sanders e Trump, che in passato potevano essere genericamente accostate al populismo, oggi appaiono molto distanti tra loro. Da questa evoluzione emerge un populismo che si potrebbe definire “3.0”, caratterizzato da elementi come il sovranismo, l’identitarismo e un neo-nazionalismo di stampo autoritario.Il populismo come fenomeno dinamico
Il Movimento 5 Stelle, nato con una vocazione trasversale, si trova a dover gestire questa svolta a destra del populismo. Un esempio di come il populismo possa cambiare direzione nel tempo si può trovare nella storia statunitense: il People’s Party, nato come movimento progressista, si spostò in seguito verso posizioni razziste e xenofobe. L’esperienza del governo Conte I (giallo-verde) e la successiva formazione del governo Conte II (giallo-rosso) sono esempi concreti di questa trasformazione. Giuseppe Conte, inizialmente a capo di un governo che si autodefiniva populista, ha successivamente adottato un linguaggio più istituzionale, invocando equilibrio e rispetto. Questa evoluzione non rappresenta un semplice trasformismo politico, ma una mutazione più profonda, una riorganizzazione delle forze politiche in un contesto che ha superato le tradizionali ideologie. In conclusione, il populismo si dimostra un fenomeno politico dinamico, capace di evolversi e di adattarsi al contesto politico e sociale, andando a occupare uno spazio lasciato vuoto da una politica tradizionale che appare incapace di rispondere efficacemente alle esigenze dei cittadini.Se il populismo è in continua metamorfosi, come afferma il capitolo, non rischia di diventare un termine talmente vago da perdere ogni significato analitico concreto?
Il capitolo descrive efficacemente la natura mutevole del populismo, ma questa continua “metamorfosi” solleva un interrogativo cruciale: se il populismo si adatta così tanto, fino a che punto possiamo considerarlo un fenomeno politico definito e analizzabile, piuttosto che una semplice etichetta applicabile a movimenti politici anche molto diversi tra loro? Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile approfondire le teorie sulla natura delle ideologie politiche e sui concetti di “idealtipo” e “categorie residuali” nella scienza politica, come proposto da autori quali Sartori e Weber.Abbiamo riassunto il possibile
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