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Informazioni
“Trento 1475. Storia di un processo per omicidio rituale” di Ronnie Hsia ti porta indietro nel tempo, nella Trento del tardo Medioevo, per raccontare una storia incredibile e tragica. Tutto inizia con la scomparsa del piccolo Simone Unferdorben e il ritrovamento del suo corpo, che scatena l’accusa del sangue contro la piccola comunità ebraica locale. Questo libro non è solo la cronaca di un crimine, ma l’analisi di un vero e proprio processo per omicidio rituale, dove l’antisemitismo medievale, già alimentato da predicatori come Bernardino da Feltre, trova terreno fertile. Vedrai come figure chiave come il principe vescovo Johannes Hinderbach usano la tortura giudiziaria per estorcere confessioni forzate dagli ebrei accusati, tra cui Samuel, Tobias ed Engel, costruendo una narrativa diabolica. Il libro esplora anche lo scontro tra l’autorità locale di Trento e la Curia papale di Papa Sisto IV, con il commissario Battista de’ Giudici che cerca di fare luce sulla verità. È una storia potente su come la propaganda, la creazione di un culto (quello di Simonino) e l’odio possano distorcere la giustizia e distruggere vite, basandosi su pregiudizi secolari che per secoli hanno perseguitato la comunità ebraica di Trento e oltre.Riassunto Breve
A Trento, la scomparsa del piccolo Simone Unferdorben porta alla sua ricerca. Il corpo viene trovato nella casa di Samuel, capo della comunità ebraica. Subito i sospetti cadono sugli ebrei, basandosi su voci preesistenti di rapimenti rituali durante le feste sacre. Sei ebrei vengono arrestati. Il processo si basa su un verbale compilato anni dopo, che cerca di dare ordine agli eventi ma contiene contraddizioni e si fonda su confessioni ottenute sotto tortura. Questo documento riflette l’accusa del sangue, l’idea che gli ebrei uccidano cristiani per motivi rituali, un tema diffuso nell’Europa tardomedievale, inserito in un contesto di antisemitismo crescente. Johannes Hinderbach, principe vescovo di Trento, figura centrale, ha sia potere spirituale che temporale, facilitando la repressione. La comunità ebraica di Trento è piccola, dedita al prestito e alla medicina, ma distinta per religione e attività. L’arrivo di predicatori antiebraici contribuisce a creare un clima ostile. Il corpo di Simone viene trovato il 26 marzo 1475 nella cantina di Samuel. Gli ebrei denunciano il ritrovamento, ma vengono arrestati. L’indagine si sposta nella camera di tortura del castello. La tortura, in particolare la strappada, è usata sistematicamente per estorcere confessioni che confermino l’accusa di omicidio rituale e uso di sangue cristiano nei riti ebraici, specialmente durante la Pasqua. I prigionieri, sotto sofferenza, iniziano a cedere, inventando storie e dettagli per soddisfare i loro carnefici, descrivendo torture inflitte a Simone e la raccolta del suo sangue. Le confessioni sono spesso contraddittorie, ma i magistrati le manipolano per costruire una narrazione coerente. Tobias, il medico, è identificato come figura centrale nelle confessioni forzate. Testimoni cristiani forniscono dichiarazioni basate su dicerie. La tortura trasforma la sinagoga immaginaria in una scena di orrore rituale nelle confessioni forzate. Il culto di Simone viene promosso attivamente da Hinderbach per giustificare il processo. Poeti e scrittori come Giovanni Mattia Tiberino diffondono la storia dell’omicidio rituale, paragonando la sofferenza di Simone alla passione di Cristo. Questo scritto, *Passio beati Simonis pueri Tridentini*, si diffonde ampiamente tramite la stampa. Il processo giudiziario contro gli uomini ebrei riprende, puntando a ottenere confessioni con la tortura. Samuel e altri accusati confessano sotto costrizione, fornendo racconti dettagliati che coincidono con la narrazione già diffusa. Le confessioni descrivono il presunto piano per rapire un bambino cristiano per riti, le torture che imitano la crocifissione e l’uso del sangue. Simone è presentato come un bambino innocente di famiglia povera, creando un parallelo con la Sacra Famiglia. Le accuse formali si basano sulle confessioni, imputando agli ebrei blasfemia e azioni diaboliche. Le condanne prevedono la morte sul rogo. Diversi uomini ebrei vengono giustiziati. Alcuni si convertono prima di morire. Nell’estate del 1475, Hinderbach promuove il culto di Simone. Gli ebrei accusano Hinderbach di tortura illegale e confisca di beni. Papa Sisto IV interviene, inviando il commissario apostolico Battista de’ Giudici con l’incarico di indagare. De’ Giudici dubita dei presunti miracoli e trova le testimonianze false. Insiste per esaminare gli atti del processo, incontrando resistenza da Hinderbach che rifiuta anche a de’ Giudici di parlare con gli ebrei prigionieri. De’ Giudici si sposta a Rovereto e continua l’indagine. Hinderbach cerca supporto dall’arciduca Sigismondo. Il conflitto si intensifica con scambi di lettere. Il papa esorta Hinderbach a liberare donne e bambini e a fermare le prediche. De’ Giudici chiede il rilascio dei prigionieri e il trasferimento del processo a Roma. Le autorità trentine resistono. I bambini ebrei vengono liberati. De’ Giudici conclude che il processo a Trento è stato condotto in modo improprio, basato su torture eccessive. Rientra a Roma. A Trento, il processo contro i rimanenti continua, usando la tortura per estorcere confessioni che confermino la storia ufficiale e inventino una storia di omicidi rituali passati. Le confessioni forzate mirano a creare un’etnografia cristiana dei riti ebraici, presentando l’omicidio di Simone come parte di una pratica ebraica intrinseca e malvagia. Gli ebrei accusati affrontano interrogatori sotto tortura. Israel si converte per salvarsi, diventando Wolfgang. Sottoposto a torture ripetute, fornisce confessioni che confermano la storia ufficiale e inventa dettagli su presunti omicidi passati. Confessa anche un complotto per avvelenare. Nonostante la conversione, ha momenti di resistenza. Viene condannato a morte. Le donne ebree vengono interrogate in un secondo momento, con tortura meno brutale. Le loro testimonianze tendono a confermare la narrativa dell’accusa. Usano la loro posizione marginale nei riti per presentarsi come meno informate. Ricevono sostegno esterno. Il processo si sposta a Roma sotto l’indagine della Curia papale. Una commissione di cardinali esamina la condotta di Hinderbach. La comunità ebraica romana si appella al papa. Hinderbach invia ambasciatori a Roma per difendersi, promuovendo il culto di Simonino e i suoi presunti miracoli. Ottiene il sostegno di figure influenti. Nel gennaio 1477, tre donne ebree e un uomo vengono battezzati a Trento. Le donne riconoscono i crimini attribuiti ai loro uomini prima del battesimo. Questa conversione viene presentata a Roma come prova a favore di Hinderbach. Dopo oltre due anni di indagine, la commissione cardinalizia conclude. La bolla papale, emessa nel giugno 1478, scagiona Hinderbach da sospetti sulla sua persona e dichiara che il processo è stato condotto secondo procedura. Tuttavia, il papa ammonisce Hinderbach a rispettare il divieto di Innocenzo IV contro le accuse di omicidio rituale e proibisce la violenza contro gli ebrei senza giudizio papale. Ordina la restituzione dei figli alle madri battezzate e delle doti confiscate. Nonostante l’ammonimento papale, il culto di Simonino si diffonde, promosso attivamente da Hinderbach e dai Francescani Osservanti. Questo culto contribuisce a nuove accuse di omicidio rituale in altre città italiane e si estende in Austria e Germania meridionale. La storia di Simonino viene difesa per secoli da apologisti ecclesiastici, ma contestata da storici. Nel 1965, il culto locale di Simonino viene abolito per decreto papale.Riassunto Lungo
1. Pasqua di sangue a Trento
La storia inizia a Trento con la scomparsa del piccolo Simone Unferdorben. Il padre segnala subito al principe vescovo Johannes Hinderbach che il bambino, di quasi due anni e mezzo, non si trova più. Le ricerche si concentrano nei canali e nei dintorni della casa, ma senza successo. È un vicino, Zanesus, a suggerire un’idea terribile: i sospetti dovrebbero cadere sugli ebrei. Questa accusa si basa su voci diffuse che parlano di rapimenti rituali di bambini cristiani durante le feste religiose ebraiche.Il Ritrovamento del Corpo e i Primi Sospetti
Il giorno di Pasqua, il corpo di Simone viene trovato. Si trova nella casa di Samuel, che è il capo della comunità ebraica locale. Le versioni su chi abbia trovato il corpo differiscono. Un documento ufficiale, redatto anni dopo, sostiene che a trovarlo siano stati gli uomini del podestà. Altre testimonianze, però, raccontano una storia diversa: sarebbero stati gli ebrei stessi a scoprire il corpo e a informare le autorità. Subito dopo il ritrovamento, sei ebrei vengono arrestati. Vengono portati nel palazzo del vescovo.Il Processo e l’Accusa del Sangue
Il processo che segue si basa su un verbale che viene scritto solo in un secondo momento. Questo documento cerca di mettere ordine negli eventi, ma presenta delle contraddizioni. Si fonda soprattutto su confessioni che sono state ottenute sotto tortura. Il punto centrale di questo processo è l’accusa del sangue. Si tratta della credenza, molto diffusa nell’Europa di quel tempo, che gli ebrei uccidano bambini cristiani per usarne il sangue in riti religiosi.Il Contesto di Crescente Antisemitismo
L’accusa contro gli ebrei di Trento non è un caso isolato. Si inserisce in un periodo in cui l’odio verso gli ebrei è in aumento. Questo sentimento è alimentato sia da motivi religiosi, come l’idea che gli ebrei profanino simboli sacri cristiani, sia da tensioni economiche, spesso legate all’attività di prestito di denaro praticata da alcuni ebrei. Questa ostilità porta spesso a persecuzioni e violenze. Le autorità religiose, quelle civili e la gente comune agiscono insieme contro le comunità ebraiche, come è successo in passato con i massacri avvenuti durante la Peste Nera.La Figura del Principe Vescovo Johannes Hinderbach
Una figura chiave in questi eventi è Johannes Hinderbach. È il principe vescovo di Trento e ha un ruolo centrale nel processo. Hinderbach è un uomo colto, un umanista, ma anche profondamente religioso. La sua formazione ha un peso importante, in particolare gli studi all’Università di Vienna, dove l’ambiente era già segnato da idee negative sugli ebrei. A Trento, Hinderbach concentra nelle sue mani sia il potere spirituale, come vescovo, sia il potere civile, come principe. Questa unione di poteri facilita le azioni repressive contro la comunità ebraica.La Comunità Ebraica di Trento
La comunità ebraica di Trento in quel periodo è piuttosto piccola. È composta principalmente da tre famiglie: Samuel, Tobias ed Engel. Sono in gran parte immigrati che parlano tedesco. Le loro attività principali sono il prestito di denaro e la medicina. Nonostante vivano a stretto contatto con i vicini cristiani e interagiscano quotidianamente con loro, anche con la famiglia Unferdorben, mantengono una loro identità distinta per religione e mestieri. Esistono tensioni sia all’interno della comunità ebraica, tra le diverse famiglie, sia con alcuni vicini cristiani, come Zanesus. Poco prima degli eventi, l’arrivo del predicatore Bernardino da Feltre e i suoi sermoni contro gli ebrei contribuiscono a creare un clima di forte ostilità in città.Come è possibile che un’accusa palesemente irrazionale e basata su prove ottenute con la tortura abbia potuto portare a condanne così severe?
Il capitolo descrive un processo viziato da sospetti immediati basati su voci, resoconti contraddittori sul ritrovamento del corpo e, soprattutto, sull’uso della tortura per estorcere confessioni. Questo solleva seri dubbi sulla validità logica e sull’equità del procedimento giudiziario descritto. Per comprendere come accuse prive di fondamento razionale, come quella dell’omicidio rituale, potessero non solo circolare ma anche essere accettate dalle autorità e portare a condanne, è fondamentale studiare il contesto storico e culturale dell’epoca. Approfondire la storia dell’antisemitismo, le sue origini e le sue manifestazioni, così come la storia del diritto e delle procedure giudiziarie del XV secolo, è essenziale. Discipline come la sociologia possono aiutare a comprendere la diffusione delle credenze e dei pregiudizi collettivi. Autori che si sono occupati della storia dell’antisemitismo e delle accuse di omicidio rituale, come R. Po-chia Hsia, offrono strumenti utili per analizzare questi fenomeni.2. La fabbrica delle confessioni sotto tortura
Il 26 marzo 1475, il corpo di un bambino viene trovato nella cantina della casa di Samuel a Trento. Il bambino viene identificato come Simone. Già circolavano voci che accusavano gli ebrei della sua scomparsa. Per questo, la comunità ebraica, temendo ritorsioni, decide di informare subito le autorità del ritrovamento. Samuel, Tobias ed Engel si recano quindi dal podestà Giovanni de Salis.L’inizio dell’indagine e gli arresti
Gli ebrei sostengono che il bambino sia annegato per caso, ma le autorità non credono a questa versione. Influenzate da pregiudizi già presenti e da alcune testimonianze poco chiare, procedono con gli arresti. Vengono imprigionati Samuel, suo figlio Israel, Tobias, Engel e tutti gli altri uomini adulti della comunità. Le donne vengono invece messe agli arresti nelle loro case.La tortura come strumento per la “verità”
L’indagine si sposta presto nella camera di tortura, situata nel castello del Buonconsiglio. Qui, la tortura, in particolare quella chiamata “strappada”, viene usata in modo sistematico per obbligare i prigionieri a confessare. L’obiettivo dei magistrati, guidati dal podestà e dal capitano Jacob von Sporo, non è scoprire cosa sia successo realmente, ma ottenere conferme dell’accusa che gli ebrei abbiano commesso un omicidio rituale.Le confessioni forzate e l’accusa di omicidio rituale
Gli interrogatori si concentrano in particolare sul presunto uso di sangue di cristiani nei riti ebraici, specialmente durante la festa di Pasqua (Pesach). I prigionieri, sottoposti a dolori sempre più forti, cominciano a cedere. Per far finire le sofferenze, inventano storie e dettagli che pensano possano piacere ai loro torturatori. Descrivono torture che sarebbero state inflitte a Simone e la raccolta del suo sangue. Spesso le confessioni si contraddicono, ma i magistrati le modificano per farle sembrare vere e adatte alla loro idea iniziale.I ruoli attribuiti nelle confessioni
Tobias, che è un medico, viene indicato come la persona più importante nel rapimento e nell’omicidio rituale. Sotto tortura, racconta del rapimento e delle presunte torture subite dal bambino, accusando altri ebrei di averle compiute. Anche altri, come Engel, Vital e i due Seligman, confessano, aggiungendo particolari macabri e accusando altri membri della comunità. Alcuni cercano di non cedere o di ritirare quello che hanno detto, ma vengono torturati ancora di più.Le testimonianze dei cristiani
Anche alcuni testimoni cristiani vengono ascoltati. Tra questi, un convertito e due donne forniscono dichiarazioni che aumentano i sospetti contro gli ebrei. Queste testimonianze si basano su voci che circolavano e su accuse di rapimento fatte in passato. Un uomo svizzero, che all’inizio era sospettato, viene interrogato senza tortura e poi rilasciato, mentre altri cristiani che avevano legami con gli ebrei vengono invece torturati.L’immagine distorta della sinagoga e la sospensione del processo
Sotto l’effetto della tortura e delle confessioni forzate, la sinagoga, che esiste solo nell’immaginazione degli accusatori, viene descritta come il luogo di un orribile rito. I prigionieri capiscono cosa i magistrati vogliono sentire e ripetono la “sceneggiatura” richiesta per mettere fine al dolore. Il processo, costruito su pregiudizi e confessioni ottenute con la forza, sembra destinato a portare a una condanna, ma viene momentaneamente fermato per ordine dell’arciduca Sigismondo.Ma si può davvero parlare di ‘indagine’ quando la ‘verità’ viene costruita a colpi di tortura e pregiudizi?
Il capitolo descrive in modo efficace come l’intero processo non fosse volto a scoprire i fatti, ma a confermare un’accusa preesistente basata su voci e pregiudizi. L’uso sistematico della tortura per estorcere confessioni, la loro manipolazione per farle combaciare con la narrazione desiderata e l’ignorare le contraddizioni sollevano seri dubbi sulla validità di qualsiasi conclusione raggiunta in questo modo. Per comprendere appieno la gravità di queste pratiche e il contesto in cui si sono sviluppate, sarebbe utile approfondire la storia dell’antisemitismo in Europa, in particolare le origini e la diffusione delle accuse di omicidio rituale, e studiare le pratiche giudiziarie dell’epoca, inclusa la storia della tortura come strumento legale. Autori come R. Po-chia Hsia o Edward Peters offrono prospettive fondamentali su questi temi.3. La Costruzione del Martirio e il Processo
Il culto del piccolo Simone viene promosso attivamente da figure influenti, come Johannes Hinderbach, con lo scopo di giustificare il processo avviato contro gli ebrei. Poeti come Raffaele Zovenzoni contribuiscono a questa campagna, componendo versi che esaltano la figura di Simone e invocano l’allontanamento degli ebrei dalla città. La propaganda più incisiva è opera di Giovanni Mattia Tiberino, un medico, la cui lettera descrive l’evento come un omicidio rituale, tracciando un parallelo tra le sofferenze di Simone e la passione di Cristo. Questo scritto, intitolato Passio beati Simonis pueri Tridentini, si diffonde rapidamente grazie alla stampa, diventando uno strumento fondamentale per diffondere l’accusa del sangue in tutta Europa.Il Processo e le Confessioni Forzate
Il processo giudiziario contro gli uomini ebrei riprende con l’obiettivo primario di ottenere confessioni che confermino la narrazione ufficiale. Per raggiungere questo scopo, si ricorre sistematicamente alla tortura, inclusa la strappada. Samuel, dopo un’iniziale resistenza, cede sotto la coercizione e fornisce una confessione dettagliata. Il suo racconto del presunto rapimento e omicidio si allinea perfettamente con la storia che era già stata ampiamente diffusa. Anche altri accusati, tra cui Vital, Israel e Moses il Vecchio, confessano in seguito a torture o minacce, spesso ripetendo particolari già emersi dalle confessioni precedenti o dalla versione dei fatti promossa dalle autorità.Il Contenuto delle Accuse e la Figura di Simone
Le confessioni estorte descrivono un presunto piano per rapire un bambino cristiano al fine di compiere riti specifici. Vengono raccontate torture che richiamano esplicitamente la crocifissione di Cristo e l’utilizzo del sangue del bambino in pratiche rituali. La storia ufficiale mette in risalto dettagli cruenti come il taglio dei genitali del bambino, un particolare che nell’iconografia cristiana viene interpretato come una circoncisione distorta e un simbolo del sacrificio e dell’umanità di Cristo. Simone è presentato come un bambino innocente proveniente da una famiglia umile, creando così un parallelo con la Sacra Famiglia e rafforzando i temi dell’umiltà e del sacrificio.Le Condanne e le Esecuzioni
Sulla base delle confessioni ottenute, vengono lette le accuse formali, che imputano agli ebrei azioni blasfeme e diaboliche. Le condanne prevedono la pena di morte sul rogo, a volte accompagnata da torture aggiuntive. Diversi uomini ebrei vengono giustiziati pubblicamente fuori dalle mura della città. Alcuni di loro si convertono prima di morire, un fatto che la popolazione cristiana interpreta come un’ulteriore conferma della loro colpevolezza e una dimostrazione del potere miracoloso del martire. Moses il Vecchio muore in prigione prima che la sua condanna possa essere eseguita. La vasta diffusione della storia di Simone e le esecuzioni contribuiscono a consolidare la narrazione dell’omicidio rituale nella coscienza collettiva.Se le confessioni erano “forzate” e i dettagli “inventati” sotto tortura, perché il capitolo cerca “spunti” in queste dichiarazioni anziché denunciarle come pure manifestazioni di violenza giudiziaria?
Il capitolo descrive in modo efficace la brutalità degli interrogatori e la natura coercitiva delle confessioni ottenute. Tuttavia, l’idea che si possano trarre “spunti” o “dettagli sulla vita quotidiana” da testimonianze estorte sotto pressione insopportabile rischia di legittimare, anche involontariamente, il processo inquisitorio. Per comprendere appieno la dinamica di questi eventi, è fondamentale approfondire la storia della tortura giudiziaria, le dinamiche del pregiudizio antiebraico e le metodologie storiografiche per l’analisi di fonti prodotte in contesti di coercizione estrema. Autori come R. Po-chia Hsia o A. Prosperi offrono prospettive cruciali su questi temi.6. La contesa romana e l’eco di Simone
L’indagine a Roma e le prime mosse
L’indagine sul caso di Trento prosegue a Roma, affidata alla Curia papale. Una commissione composta da cardinali, studiosi e rappresentanti diplomatici esamina l’operato del vescovo Hinderbach. Papa Sisto IV, impegnato a trasformare Roma in una grande capitale rinascimentale, richiama Hinderbach per il suo comportamento verso gli ebrei e dispone che le donne ebree ancora detenute vengano trasferite. Intanto, la comunità ebraica di Roma, che godeva di buona integrazione e autonomia riconosciuta, si rivolge direttamente al papa per chiedere giustizia. Dal canto suo, Hinderbach invia i propri rappresentanti a Roma per presentare la sua difesa. La sua strategia principale non punta sulla correttezza legale del processo, ma sulla diffusione e promozione del culto di Simonino e sui miracoli che gli vengono attribuiti. Questa tattica gli permette di ottenere l’appoggio di persone importanti all’interno della Curia papale. Tra i suoi sostenitori ci sono nipoti del papa, intellettuali come Platina e esperti di diritto come Pavini. Quest’ultimo, in particolare, difende la validità del processo di Trento richiamandosi all’antica dottrina del “servaggio ebraico”, che limitava i diritti degli ebrei.
Le conversioni forzate e la decisione del Papa
Nel gennaio del 1477, a Trento, tre donne ebree e un uomo che erano ancora sotto il controllo di Hinderbach vengono battezzati. La cerimonia è pubblica. Prima di ricevere il battesimo, le donne confermano le accuse contro i loro mariti e parenti. Hinderbach presenta queste conversioni a Roma come un elemento a suo favore, quasi una prova della colpevolezza degli accusati e della giustezza del suo operato. Dopo più di due anni di lavoro, la commissione di cardinali conclude la sua indagine. La decisione del papa, formalizzata in una bolla nel giugno del 1478, scagiona Hinderbach da ogni sospetto personale e afferma che il processo di Trento è stato condotto seguendo le procedure stabilite. Tuttavia, il papa rivolge un severo ammonimento a Hinderbach. Gli ricorda di rispettare il divieto, già stabilito da Papa Innocenzo IV, di accusare gli ebrei di omicidio rituale. Proibisce inoltre qualsiasi atto di violenza contro gli ebrei che non sia stato autorizzato da un giudizio papale. La bolla ordina anche la restituzione dei figli alle madri ebree che si sono convertite e la restituzione dei beni (doti) che erano stati confiscati.
La diffusione del culto e la sua fine
Nonostante il chiaro ammonimento ricevuto dal papa, il culto legato alla figura di Simonino continua a diffondersi. Hinderbach stesso e i frati Francescani Osservanti lo promuovono attivamente. La diffusione di questo culto alimenta nuove accuse di omicidio rituale contro gli ebrei in altre città italiane e si estende anche in Austria e nella Germania meridionale. Per secoli, la storia di Simonino viene difesa da chi sostiene la Chiesa, ma allo stesso tempo è messa in discussione dagli storici che ne esaminano le fonti. Infine, nel 1965, il culto locale dedicato a Simonino viene ufficialmente abolito tramite un decreto del papa. Di conseguenza, i monumenti e i luoghi a Trento che ricordavano la sua storia perdono il loro significato originale legato al culto.
Davvero la decisione papale scagionò Hinderbach e validò il processo, o fu piuttosto un compromesso politico che non risolse la questione di fondo?
Il capitolo descrive una decisione papale che, pur validando formalmente il processo e scagionando Hinderbach, emette un severo ammonimento e ordina restituzioni. Questo solleva dubbi sulla reale giustizia o sulla prevalenza di fattori politici e di propaganda, come la promozione del culto e il richiamo a dottrine discriminatorie quali il “servaggio ebraico”. Per comprendere meglio le dinamiche di potere all’interno della Curia, il contesto dell’antisemitismo medievale e rinascimentale, e il rapporto tra autorità centrale e pratiche locali, sarebbe utile approfondire la storia della Chiesa nel Rinascimento, la storia delle comunità ebraiche in Italia e gli studi sulle accuse di omicidio rituale. Autori come R. Po-Chia Hsia o studiosi della storia ebraica e della storia del Papato possono offrire prospettive cruciali.Abbiamo riassunto il possibile
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