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Contenuti del libro
Informazioni
“Trattato di sociologia generale” di Vilfredo Pareto è un’analisi profonda e scientifica dei fenomeni sociali. Pareto propone un metodo scientifico rigoroso, basato sull’osservazione dei fatti, per studiare la società , criticando le teorie astratte o basate solo sul sentimento. Secondo lui, le azioni umane sono spesso non-logiche, guidate da sentimenti e istinti profondi (residui), mentre le teorie e le giustificazioni (derivazioni) servono solo a mascherare queste forze reali e gli interessi sottostanti. Il libro esplora la circolazione delle élite, mostrando come le classi dirigenti, composte da tipi diversi come gli astuti speculatori e i più stabili rentiers, si alternino al potere. Viene analizzato l’intervento statale, spesso visto come inefficace o dannoso, e l’importanza della forza nella vita sociale. Attraverso esempi storici, come l’antica Roma, e l’analisi dell’Europa contemporanea, Pareto offre una visione disincantata ma lucida della sociologia sperimentale, concentrandosi su ciò che è piuttosto che su ciò che dovrebbe essere.Riassunto Breve
I fenomeni sociali non si spiegano solo con la logica o le teorie astratte, ma sono guidati da forze profonde e spesso non razionali. Queste forze includono sentimenti e istinti fondamentali, chiamati residui, che sono quasi costanti nel tempo e nelle diverse società . Le teorie, le morali e le giustificazioni logiche che le persone usano per spiegare le loro azioni sono invece chiamate derivazioni; queste sono molto variabili e servono più a vestire i sentimenti con un abito razionale che a determinarli. Le azioni umane nascono dai residui, mentre le derivazioni vengono create dopo per giustificarle. Anche gli interessi materiali giocano un ruolo cruciale, spesso mascherato dalle derivazioni. La società è in un equilibrio dinamico, influenzato dalla composizione di questi residui e interessi nella popolazione e, soprattutto, nella classe dirigente. Esistono individui più inclini all’astuzia e alle combinazioni (speculatori, legati ai residui di classe I) e altri più legati alla stabilità , alla fede e all’uso della forza (rentiers, legati ai residui di classe II). La circolazione di questi tipi di individui tra le classi sociali e nella classe dirigente determina periodi di maggiore attività economica e cambiamento (con prevalenza di speculatori) o di maggiore stabilità (con prevalenza di rentiers). I governi, specialmente quelli moderni, sono spesso dominati da speculatori che usano la ricchezza e la manipolazione per ottenere e mantenere il potere, evitando l’uso diretto della forza e favorendo corruzione e clientele. Le politiche statali, come gli interventi economici o le leggi morali, spesso non raggiungono gli scopi dichiarati perché ignorano le forze reali dei sentimenti e degli interessi, o servono a mascherare gli interessi dei gruppi dominanti. La storia mostra che i tentativi di imporre la morale per legge o di controllare l’economia con decreti sono inefficaci e possono causare danni. La forza, sia pubblica che privata, è una componente costante della vita sociale e il suo uso o la sua mancanza influenzano l’equilibrio e il ricambio delle classi dirigenti. Le classi dirigenti che perdono la capacità di usare la forza o che si chiudono al ricambio tendono alla decadenza. La prosperità di una nazione dipende dall’equilibrio tra queste forze e dalla capacità di produrre ricchezza, non da teorie astratte o interventi arbitrari. I conflitti sociali e politici sono spesso manifestazioni della lotta tra diversi gruppi per la ricchezza e il potere, giustificata da derivazioni che cambiano continuamente.Riassunto Lungo
1. La Scienza Economica tra Metodo e Intervento Statale
La scienza economica, come le scienze naturali, cerca di scoprire leggi che spieghino i fenomeni. Non si limita a raccogliere fatti, ma usa la deduzione da principi generali e verifica le sue teorie con l’esperienza. Le nuove scuole economiche criticano il metodo dell’economia classica, definendolo astratto e metafisico, ma il fondamento scientifico della materia risiede proprio nella capacità di andare oltre la semplice descrizione per individuare principi universali validi in determinate condizioni.Il Dibattito sull’Intervento dello Stato
Le discussioni sul ruolo che lo Stato dovrebbe avere nell’economia toccano i principi fondamentali della disciplina. Comprendere la natura delle leggi economiche è essenziale per valutare l’efficacia e le conseguenze dell’azione governativa in questo campo.I Limiti dell’Intervento Statale
L’esperienza dimostra che l’intervento dello Stato nell’economia spesso non porta ai risultati sperati e può persino peggiorare le cose. Esempi storici e recenti mostrano che tentativi da parte del governo di fissare i prezzi o gestire direttamente le industrie tendono a causare problemi, come la scarsità di beni o costi più alti e progressi più lenti rispetto a quanto si ottiene con l’iniziativa privata. L’organizzazione sociale necessaria per il progresso non significa per forza ingerenza del governo; le associazioni private, infatti, possono spesso operare in modo più efficiente. L’idea che lo Stato rappresenti la volontà di tutti è un errore, perché un governo spesso rappresenta solo la maggioranza, che può decidere contro gli interessi delle minoranze. Anche quando i governi moderni cercano di rappresentare meglio le diverse classi sociali, le leggi economiche che creano sono spesso troppo complicate, inefficaci o addirittura dannose.Le Leggi Economiche e la Distribuzione della Ricchezza
Le leggi economiche non sono regole fisse valide ovunque e in ogni momento, ma funzionano in specifiche condizioni sociali, come l’esistenza della proprietà privata. Nelle società civili, la ricchezza si distribuisce in un certo modo, e i tentativi artificiali di cambiare questa distribuzione tendono a distruggere la ricchezza complessiva e a peggiorare la situazione dei più poveri. Il modo migliore per migliorare le condizioni di vita delle classi meno ricche è aumentare la produzione totale di ricchezza.Ma le ‘leggi economiche’ condannano davvero ogni tentativo di intervento statale o di ridistribuzione, come se fossero principi universali e incontrovertibili?
Il capitolo presenta una visione molto netta e critica dell’intervento statale e della ridistribuzione della ricchezza, quasi come se fosse una conclusione inevitabile delle leggi economiche stesse. Tuttavia, questa è una posizione specifica all’interno del dibattito economico, non un fatto scientifico universalmente accettato. Esistono diverse scuole di pensiero che analizzano in modo differente il ruolo dello Stato, le cause dei fallimenti di mercato e le possibili soluzioni ai problemi di disuguaglianza. Per comprendere meglio la complessità di questi temi e le argomentazioni a favore e contro l’intervento pubblico, è utile approfondire la storia del pensiero economico e confrontare le idee di autori come Keynes, Pigou o Stiglitz con quelle presentate nel capitolo.2. L’Antropologia Criminale sotto Esame
L’opera sull’uomo delinquente ha portato studi importanti e idee nuove nel campo della scienza sociale. Però, spesso non è abbastanza precisa e scientifica. Le osservazioni fatte non sempre dimostrano che i fatti sono veri. Le conclusioni generali vengono da pochi dati che non sono sicuri. Non si può dire che una cosa ne causa un’altra solo perché succede dopo (questo si chiama errore ‘post hoc, ergo propter hoc’). I fatti che riguardano la società sono difficili da capire perché dipendono da tante cose insieme.Critiche alle Teorie Specifiche
Molti studiosi non sono d’accordo sull’idea di ‘razza’. Dire che certi tipi di reati dipendono dalla razza in diverse parti d’Italia non tiene conto di altre cause importanti, come la situazione economica. Dire che i reati commessi dalle persone ricche sono una malattia, o che la società come è fatta adesso sta per finire, non ha prove solide. Non si può giudicare un sistema sociale solo guardando se ci sono più o meno reati. Nelle società dove la vita è più intensa, si possono vedere sia cose molto positive che cose molto negative.Proposte di Intervento e Loro Limiti
Le idee su come gestire le persone considerate ‘criminali nati’, come chiuderle via, non farle studiare o mandarle a fare certi lavori (come macellaio o soldato), non si basano su prove scientifiche sicure. Queste proposte sembrano difficili da realizzare o addirittura dannose. Cercare di capire chi sarà un criminale fin da quando è bambino è un po’ come leggere le stelle. Anche pensare di usare medicine per curare la tendenza a fare reati non ha nessuna base scientifica.Analisi Economiche e Sociali
Le analisi sull’economia, per esempio sui guadagni o sulla differenza tra ricchi e poveri, non corrispondono ai dati reali. Le proposte di far pagare più tasse ai ricchi o di creare servizi pubblici non dimostrano di portare benefici certi. Anche quello che si dice su altri paesi, come la Svizzera per le sue leggi o per il controllo sulla vendita di alcolici, non è vero.Il Merito dell’Opera e la Ricerca Futura
C’è un legame tra le caratteristiche fisiche e quelle mentali delle persone che merita di essere studiato in modo scientifico. Il valore di quest’opera sta nell’aver iniziato questa ricerca e nell’aver raccolto dei dati. È possibile che ci sia un collegamento tra la tendenza a commettere reati e alcune caratteristiche del corpo. Questo fa pensare che le caratteristiche fisiche possano avere un ruolo nei fatti che riguardano la società e l’economia. La scienza deve ancora capire bene queste relazioni usando metodi precisi e affidabili.Valore e Limiti di Alcuni Concetti
Quando le teorie su questi argomenti si avvicinano troppo a idee sociali o politiche precise, rischiano di non essere più rigorose dal punto di vista scientifico. I concetti di ‘delinquente nato’ (se capiti bene e non portati all’eccesso) e di ‘difesa sociale’ possono avere un significato scientifico, ma solo se non vengono usati per dire cose che non hanno senso o sono pura fantasia. Le azioni delle persone sono complicate e non dipendono solo da quanto conviene materialmente. È anche difficile creare un gruppo di persone (‘sensorio sociale’) che sia una guida intellettuale per la società .Dopo aver smontato le argomentazioni del capitolo come non scientifiche, su quali basi si può ancora sostenere che un legame tra caratteristiche fisiche e reato sia un campo di ricerca valido?
Il capitolo critica giustamente la mancanza di rigore scientifico nell’opera esaminata, evidenziando lacune logiche e metodologiche. Tuttavia, pur riconoscendo il merito di aver avviato la ricerca e raccolto dati, lascia aperta la porta alla possibilità che un legame tra caratteristiche fisiche e reato meriti studio scientifico. Questo campo di ricerca è estremamente delicato e controverso, data la sua storia e il rischio di derive deterministiche o discriminatorie. Per comprendere appieno questa complessità e valutare se e come tale legame possa essere studiato in modo scientificamente valido oggi, è fondamentale approfondire la storia della criminologia, le moderne scoperte nel campo della genetica comportamentale e le ricerche in neuroscienze.3. Analisi della Società e dei suoi Fenomeni
Lo studio della società richiede un approccio obiettivo, libero da pregiudizi e passioni personali. La società umana è un fatto che può essere studiato scientificamente, scomponendo i fenomeni sociali in parti per poi comprenderli nel loro complesso. La sociologia considera l’insieme di questi fenomeni e le loro reciproche influenze, analizzando sia i movimenti sociali reali sia quelli virtuali. Indaga le posizioni di equilibrio sociale e i loro effetti sul benessere delle diverse classi, cercando di capire le relazioni tra l’equilibrio e il benessere senza limitarsi a descrivere l’evoluzione.Le Azioni Umane e le Loro Interazioni
Le azioni umane costituiscono la vita sociale e possono essere classificate in base ai loro moventi principali: la ricerca del benessere materiale, il piacere derivante dall’azione stessa, l’imitazione e l’inerzia. Queste azioni si intrecciano e si influenzano a vicenda, dando origine a fenomeni complessi. Mentre l’economia politica si concentra sulle azioni volte al benessere materiale, la scienza sociale nel suo complesso studia le interferenze tra tutte queste diverse azioni. Analizza l’influenza dell’ambiente e della razza sul comportamento umano e sugli ordinamenti sociali che ne derivano, offrendo una visione più completa della dinamica sociale.La Complessità Sociale e le Teorie Semplificate
Tentare di ridurre tutti i fenomeni sociali a una singola causa, come l’economia o l’imitazione, porta a teorie parzialmente vere ma che non colgono l’intera complessità . La concezione materialistica della storia, che lega strettamente la società ai modi di produzione economica, è un esempio di questa semplificazione eccessiva. Le condizioni economiche sono certamente una causa principale dei fenomeni sociali, ma non sono l’unica. Esiste un’interazione continua e reciproca tra l’economia e gli ordinamenti sociali, e ignorare questa complessità limita la comprensione della realtà sociale.Il Metodo Scientifico: Osservazione e Fatti
L’analisi scientifica della società si basa sull’osservazione rigorosa dei fatti e sulla ricerca delle leggi che governano le uniformità naturali. Le statistiche, pur con le loro intrinseche incertezze, forniscono dati fondamentali per questa analisi, come quelli relativi alla ripartizione dei redditi. L’osservazione di certe costanti in questa distribuzione, come il parametro ‘i’, è un fatto empirico rilevante che richiede una spiegazione scientifica e non deve essere trascurato. La scienza ha il compito di descrivere i fatti e le loro relazioni, mantenendosi neutrale e evitando di dare precetti o di subordinare l’analisi a ideali o credenze aprioristiche.Se l’astuzia è ridotta a mero “fare affari e guadagnare”, e la forza è l’unica alternativa per non soccombere, non si rischia di ignorare la vasta gamma di strumenti di potere e le diverse cause del declino storico?
Il capitolo propone una visione piuttosto rigida, quasi meccanica, delle dinamiche di potere e delle cause del declino. Per cogliere le sfumature e le molteplici dimensioni che il capitolo trascura, sarebbe utile approfondire gli studi sulla natura del potere, le diverse forme di leadership oltre la semplice dicotomia astuzia/forza, e le complesse interazioni tra fattori economici, sociali, culturali e militari che determinano l’ascesa e la caduta delle civiltà . Discipline come la scienza politica, la sociologia storica e la storia comparata offrono prospettive più articolate. Autori come Machiavelli, Weber o Foucault, pur con approcci diversi, invitano a considerare il potere in modi meno unidimensionali rispetto a quanto suggerito dal capitolo.50. L’Ascesa del Denaro e il Declino dell’Elite Romana
La ricchezza assume un ruolo centrale nella società romana, spesso più importante dei meriti legati alla cultura, all’intelletto o alle imprese militari. Uomini come Crasso dimostrano come si possano accumulare immense fortune attraverso diverse attività economiche: speculazioni, acquisto di terre, costruzioni, affari commerciali, prestiti e appalti governativi. Questa enorme disponibilità economica si traduce direttamente in un potere politico altrettanto grande. I ricchi potevano influenzare senatori e figure potenti, rendendoli dipendenti dai loro favori o dai debiti contratti. La capacità di muoversi con agilità tra le diverse fazioni politiche, appoggiando chiunque fosse in grado di ripagare o si dimostrasse utile, diventa una caratteristica distintiva di questi individui potentissimi. La fortuna non è più un privilegio legato esclusivamente alla nascita o alle cariche ereditate dalla tradizione.Nuovi Ricchi e Vecchie Abitudini
Persino persone di origini umili, inclusi ex schiavi liberati, riescono a raggiungere una notevole ricchezza. Questo avviene grazie a successi nel commercio, nell’artigianato o ricoprendo ruoli di funzionari imperiali. Esempi significativi sono figure come Trimalcione, Acilio Stenelo, un viticoltore, o Licinio, un barbiere che arrivò a diventare senatore. L’ascesa di questi nuovi ricchi cambia profondamente la composizione delle classi sociali più alte e porta a manifestazioni di lusso esagerato. Parallelamente a questa ascesa economica, si osserva un progressivo distacco dell’antica nobiltà e dell’elite tradizionale dalla vita militare attiva. Il servizio nell’esercito perde il suo prestigio e, con il passare del tempo, viene evitato o limitato dalle classi più elevate, che preferiscono concentrarsi su incarichi civili o amministrativi. Questo divario crescente tra il potere economico e politico, da un lato, e la forza militare, dall’altro, contribuisce a indebolire la struttura stessa dello Stato romano.La Rigidità del Tardo Impero
Nei periodi più tardi dell’impero, la società tende a diventare molto più rigida e meno flessibile. Le diverse professioni e le corporazioni vengono organizzate in modo obbligatorio, limitando fortemente la libertà di spostamento e la possibilità per i singoli di intraprendere nuove iniziative. Questo sistema viene messo in atto principalmente per garantire la produzione necessaria e facilitare la raccolta delle tasse. Tuttavia, trasforma molte attività lavorative in pesi difficili da sopportare per i cittadini. In questo contesto, la corruzione si diffonde ampiamente. Le leggi non vengono applicate in modo equo per tutti, ma favoriscono spesso la classe dominante e coloro che la supportano. La possibilità di ottenere giustizia dipende sempre più da favori politici o dalla propria ricchezza, minando la fiducia nel sistema legale.Ma davvero l’abbandono delle armi da parte dell’élite romana è stato così determinante per il “declino” dello Stato, o il capitolo semplifica eccessivamente un processo storico ben più complesso e dibattuto?
Il capitolo stabilisce un legame diretto tra il disinteresse dell’antica nobiltà per la vita militare e l’indebolimento dello Stato romano. Tuttavia, il processo che portò alle profonde trasformazioni del Tardo Impero (spesso etichettate, non senza dibattito storiografico, come “declino”) è un fenomeno di enorme complessità , influenzato da fattori economici, pressioni esterne, cambiamenti sociali e riforme amministrative. Per comprendere meglio il peso reale del distacco dell’élite dalle armi, è fondamentale approfondire la storia militare romana, l’evoluzione delle strutture sociali ed economiche e le diverse interpretazioni storiografiche sulla fine dell’Impero d’Occidente. Utili spunti si possono trovare negli studi di autori come Adrian Goldsworthy o Peter Heather.Abbiamo riassunto il possibile
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