Psicologia

Transfert. Sette lezioni sulla teoria freudiana del trattamento psicanalitico

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1. La Psicanalisi e il Transfert: Ricerca della Verità, Non Cura Medica

La psicanalisi, secondo la prospettiva di Freud, è prima di tutto una nuova disciplina scientifica. Il suo obiettivo principale è esplorare i processi della mente per arrivare a una maggiore conoscenza. Non nasce come una pratica medica pensata per guarire o eliminare i sintomi, anche se questi possono migliorare come conseguenza dell’analisi.

Psicanalisi: Ricerca di Conoscenza, Non Cura Medica

Un trattamento medico tradizionale cerca di alleviare la sofferenza applicando conoscenze già consolidate. La psicanalisi, invece, è un metodo di indagine che si svolge proprio mentre la “cura” è in corso. Offre alla persona la possibilità di capire meglio se stessa e di acquisire così una maggiore libertà nelle proprie scelte.

La Differenza dalla Suggestione

Una distinzione fondamentale rispetto ad altre terapie psicologiche riguarda la suggestione. In molti approcci, il miglioramento può dipendere dall’effetto della suggestione (simile a un placebo), piuttosto che dall’effettiva efficacia del metodo in sé. Questo rende difficile dimostrare scientificamente i risultati se l’obiettivo dichiarato è la guarigione. Per questo motivo, la psicanalisi autentica non può porsi il benessere del paziente come meta diretta. La condizione essenziale per iniziare un percorso di analisi non è il desiderio di guarire, ma un profondo amore per la verità (Wahrheitsliebe), cioè il desiderio sincero di conoscere la propria realtà interiore.

Il Ruolo del Transfert come Ostacolo alla Conoscenza

Il transfert è un fenomeno cruciale che emerge durante l’analisi e agisce come una forma di resistenza. Si manifesta come una tendenza a ripetere schemi relazionali passati nel presente, opponendosi così alla possibilità di ricordare e di acquisire nuova conoscenza su di sé. Il transfert rappresenta quindi un vero e proprio ostacolo alla capacità di raggiungere una conoscenza obiettiva della propria persona.

I Diversi Aspetti dell’Ostacolo Transferale

Questo ostacolo si presenta sotto tre forme principali. È un ostacolo alla conoscenza (aspetto gnoseologico) perché impedisce che emerga il sapere nascosto nella mente. È un ostacolo al metodo (aspetto metodologico) perché la suggestione legata al transfert rende difficile una valutazione oggettiva del processo analitico. Ed è un ostacolo etico perché le intense emozioni e passioni che si manifestano nel transfert si oppongono all’accettazione e all’uso della conoscenza che via via si acquisisce. È importante notare che non tutte le manifestazioni affettive che emergono durante l’analisi sono transfert; esistono anche relazioni basate sulla realtà presente. La lotta che si svolge nel transfert è tra la spinta a conoscere e la volontà di agire o ripetere, dove le passioni resistono all’emergere e all’accettazione della verità. La questione centrale che si pone è se una passione così intensa possa realmente convivere con la ricerca della verità.

È davvero sostenibile l’idea che la psicanalisi sia solo una ricerca della verità e non una pratica volta anche ad alleviare la sofferenza?
Il capitolo presenta una visione rigorosa della psicanalisi come disciplina di conoscenza pura, distinguendola nettamente dalla cura medica e dalla suggestione. Tuttavia, questa distinzione così netta sembra ignorare la realtà clinica e la percezione comune, dove l’analisi è spesso intrapresa proprio per un disagio che si spera di superare. Per comprendere meglio questa tensione, sarebbe utile approfondire la storia della psicanalisi e le sue diverse scuole di pensiero, esplorando autori come Freud stesso nelle sue fasi cliniche, o successori che hanno diversamente interpretato il ruolo terapeutico dell’analisi e la funzione del transfert.


Capitolo II: L’amore proibito di Cupido e la verità che scotta

La favola di Cupido e Psiche, raccontata da Apuleio, si presta a una lettura che vede Cupido come il vero protagonista. Psiche è descritta con una bellezza così eccezionale da essere paragonata a Venere, ma il testo la presenta come passiva, incline a godere dei lussi senza mostrare iniziativa propria. È proprio la sua bellezza, che la rende quasi identica alla madre di Cupido, Venere, a segnare il suo destino e a scatenare l’amore improvviso di Cupido. Questo innamoramento di Cupido per Psiche può essere visto come un “transfert”, una proiezione del suo desiderio inconscio per Venere, sua madre. Psiche, essendo così simile a Venere e destinata a un altro, diventa l’oggetto su cui si sposta questo forte desiderio infantile e nascosto. Questo meccanismo crea una sorta di “falso collegamento” che maschera il desiderio originale.

Il divieto di guardare

Cupido impone a Psiche di non vederlo. Questo divieto non nasce dalla paura della madre, come si potrebbe pensare, ma dalla necessità di evitare lo sguardo di Psiche stessa. Lei, infatti, come testimone inconsapevole, potrebbe rivelare a Cupido la verità sulla natura del suo desiderio nascosto, quello per Venere. Nelle situazioni che richiamano l’incesto, sia reali che immaginarie, è fondamentale che almeno uno sguardo sia escluso per mantenere separate le funzioni di genitore e partner sessuale. L’ignoranza di Cupido sulla vera natura del suo desiderio è mantenuta proprio grazie a questo divieto di essere visto.

La luce della verità

Psiche decide di accendere la lampada, ma non per conoscere l’identità del suo sposo. Lo fa perché ha creduto alle sorelle che lo descrivono come un mostro e vuole vedere dove colpire per difendersi. La goccia d’olio bollente che cade su Cupido è un momento cruciale, che può essere interpretato come un raddoppiamento simbolico dello sguardo di Psiche. Questo sguardo, illuminando la scena, “scotta” Cupido in un senso profondo, perché gli rivela in modo inequivocabile la verità del suo amore per la madre. La ferita lasciata dalla goccia d’olio non è una semplice bruciatura fisica, ma rappresenta una “castrazione” simbolica, legata al dolore e allo shock della verità che gli viene svelata.

La fuga e la legittimazione dell’amore

Cupido, bruciato dalla verità che ha scoperto, fugge via. Si rifugia nel talamo della madre, Venere, un gesto che conferma la natura profonda del suo desiderio. La favola si conclude con l’intervento di Giove, che rende Psiche immortale. Questo atto divino rende Psiche di fatto identica a Venere, legittimando così l’unione tra Cupido e una figura che ora incarna la madre. Questo permette al desiderio incestuoso di Cupido per la madre di esprimersi pienamente attraverso la relazione con Psiche, che ora è come lei. Da questa unione nasce Voluptas, che rappresenta il godimento e il piacere. Un godimento davvero appagante si raggiunge quando si riesce a integrare il desiderio che inizialmente era rivolto alla madre con un partner diverso da lei, superando il tabù. Questa visione si lega all’idea di Freud, secondo cui la libertà nell’amore e nella sessualità passa attraverso l’accettazione, anche solo a livello di pensiero, dell’idea dell’incesto.

È scientificamente fondato interpretare un mito antico esclusivamente attraverso l’ottica di una singola scuola psicoanalitica?
Il capitolo propone una lettura del mito di Cupido e Psiche che si concentra su un’unica chiave interpretativa, legata a specifici concetti psicoanalitici. Questo approccio, sebbene suggestivo, potrebbe non rendere giustizia alla complessità e alle molteplici stratificazioni di significato presenti nel mito. Per approfondire e valutare criticamente questa prospettiva, sarebbe opportuno confrontarsi con diverse scuole di pensiero psicologico e con approcci ermeneutici differenti, come quelli della storia delle religioni o dell’antropologia culturale. Autori come Carl Jung o Claude Lévi-Strauss potrebbero offrire prospettive alternative sull’interpretazione dei simboli e delle strutture narrative nei miti.


2. L’amore, la castrazione e l’inganno socratico

L’amore che si manifesta durante la cura analitica è un sentimento vero e genuino, non una sua versione malata. Sigmund Freud lo considera un amore autentico, e le sue diverse espressioni mostrano proprio l’essenza dell’essere innamorati. In realtà, ogni forma di amore ha una componente di ‘transfert’, cioè sposta sentimenti ed esperienze passate sull’oggetto d’amore attuale. Quindi, il punto centrale non è come gestire l’amore che nasce nella terapia, ma come vivere l’amore in generale. È necessaria un’etica che permetta di godere pienamente della persona amata, superando le paure legate all’idea dell’incesto e riconoscendo che i desideri amorosi hanno spesso radici profonde nel passato.

La limitazione del godimento e il concetto di castrazione

Cercare il pieno godimento sessuale porta a scoprire che la pulsione sessuale ha una limitazione intrinseca. Questa limitazione, che lascia sempre un po’ di insoddisfazione, è la base reale del complesso di castrazione. Non si tratta di una mancanza immaginaria o della perdita di qualcosa, ma di un aspetto legato alla biologia e all’evoluzione umana. Accettare questa limitazione è fondamentale per poter godere in modo soddisfacente, perché rende più prezioso ciò che si può raggiungere. Per le donne, la paura della castrazione si manifesta spesso come paura di perdere l’amore, il che le spinge a limitare il proprio piacere.

Diverse visioni della castrazione

I teorici successivi a Freud, come Jacques Lacan, hanno spesso interpretato la castrazione come la perdita di un oggetto, spostando l’attenzione sul dolore e sul lutto. Freud, al contrario, la vede come una parte del desiderio (la pulsione) che resta bloccata su un oggetto proibito. Questo punto di vista è più simile alla melanconia, dove l’oggetto desiderato non è perso, ma reso irraggiungibile. Chi si oppone a questa situazione rischia di cadere in una chiusura narcisistica, allontanandosi dalla realtà. Questa chiusura impedisce una vera connessione con gli altri e con il mondo esterno.

L’etica amorosa nel Simposio di Platone

Nel Simposio di Platone si trova un’etica dell’amore molto diversa, che evita il godimento sessuale e si contrappone all’idea freudiana. Socrate è l’esempio di questo approccio ascetico: rifiuta il sesso, apparentemente per evitare di ‘degradare’ la persona amata. Questo rifiuto nasce in realtà dalla paura della castrazione. Socrate non accetta l’idea di un godimento limitato e lo scarta, cercando una completezza nell’abbandono dei desideri pulsionali. Anche se il mito di Eros nel dialogo suggerisce che Socrate comprende che l’amore include una forma di castrazione, non riesce a vederne il lato positivo e necessario.

L’inganno di Socrate nel Simposio

Sempre nel Simposio, il discorso di Alcibiade, pronunciato in stato di ebbrezza e quindi considerato veritiero, rivela il vero comportamento di Socrate. Socrate, pur corteggiando i giovani come un ‘amante’ (erastes), agisce in realtà come l”amato’ (eromenos), rifiutando sia il godimento sessuale sia il trasferimento delle sue qualità migliori, che tratta come tesori preziosi e riservati (agàlmata). Questo modo di fare è una forma di seduzione basata sul narcisismo. Socrate spinge l’altro a diventare l’amante per poter essere lui stesso l’oggetto desiderato, l’ideale amato, e in questo modo finisce per amare sé stesso attraverso l’altro. Questo tipo di desiderio narcisistico, che mira a legare l’altro a sé in modo esclusivo, blocca ogni possibilità di crescita o risoluzione e porta a una situazione senza uscita. Questo è l’opposto di ciò che si cerca di ottenere in un percorso di analisi.

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Ma questa “guida pragmatica”, che si concentra sul “come” invece che sul “perché” profondo, è ancora psicoanalisi?
Il capitolo descrive una transizione fondamentale nel processo analitico, passando dalla ricerca della “verità” (la conoscenza di sé) a una “guida pragmatica” che aiuta il paziente a usare questa conoscenza nella vita quotidiana, quasi una “rieducazione”. Questo passaggio, cruciale per superare le resistenze e tradurre l’insight in cambiamento, non è del tutto chiaro nel capitolo. Lascia aperta la questione di come questa “guida” si distingua da altre forme di terapia o supporto e quale sia il suo fondamento teorico specifico all’interno del quadro psicoanalitico classico. Per approfondire questo punto critico e comprendere meglio la natura di questa “guida”, si potrebbero esplorare le diverse scuole di pensiero psicoanalitico che hanno dibattuto il ruolo della tecnica, del “working through” e della relazione analitica nel promuovere il cambiamento effettivo, leggendo autori come Bion o Winnicott, che hanno offerto prospettive diverse sul processo trasformativo.


Capitolo VII: La libertà di non amare come fine dell’analisi

Il trattamento psicanalitico non ha come scopo principale la salute mentale intesa in senso tradizionale. L’esperienza dimostra che i risultati terapeutici non sono sempre uguali e stabili, una caratteristica che si ritrova in tutte le terapie psicologiche. Questa mancanza di stabilità dipende dal fatto che la persona non può essere forzata o condizionata; la sua libertà è fondamentale. L’efficacia del trattamento dipende quindi da quanto la persona stessa accetta e partecipa, e questo non può essere controllato dall’esterno. Il vero obiettivo dell’analisi è invece creare le migliori condizioni psicologiche per il modo in cui la mente funziona. Questo significa ridare alla mente la capacità di imparare cose nuove e di fare scelte libere. Si punta a una vera libertà nella mente.

Perché la libertà è limitata

La nevrosi è proprio una limitazione di questa libertà mentale. È come una spinta interna che costringe la persona a ripetere certi schemi, limitando la sua capacità di conoscere, i suoi desideri e le sue emozioni. La società in cui viviamo chiede di rinunciare a certi desideri naturali. Questo crea un problema: si finisce per separare gli oggetti che si idealizzano, quelli che si pensa di dover amare, dagli oggetti che si considerano “bassi”, quelli da cui si cerca solo piacere o soddisfazione. In questo modo, diventa difficile provare piacere o godimento proprio con la persona o la cosa che si ama. Freud spiegava questa differenza parlando di “soddisfacimento”, che riduce una tensione, e “piacere”, che è legato al cambiamento di questa tensione. La società di oggi, che potremmo definire “cristiano-sadiana”, rende le cose ancora più difficili. Impone un tipo di amore quasi obbligato, che rende complicato vivere la sessualità in modo libero e naturale. Questo spinge le persone verso un comportamento “sadiano”, cioè a cercare soddisfazione nella distruzione o nell’apatia, rifiutando l’amore vero e il valore delle cose.

Come l’analisi aiuta a ritrovare la libertà

La psicanalisi agisce come un aiuto culturale per superare questa situazione difficile. Spesso, nelle relazioni che si creano durante l’analisi, chiamate “transfert”, la persona tende a ripetere gli schemi di amori passati che non hanno funzionato o che erano vissuti come un obbligo. L’analisi non cerca di far spostare questo amore “bloccato” sull’analista. Il suo vero scopo è liberare la persona dai legami troppo stretti con le figure importanti del passato da cui è rimasta “fissata”. Questo si ottiene passando attraverso la possibilità di non amare più quegli oggetti o quelle figure del passato.

La libertà di non amare come chiave

La libertà di poter scegliere di non amare certi legami è la condizione fondamentale perché l’amore in generale possa avere successo in futuro. Solo così l’amore può diventare sincero e libero, non più legato alle aspettative o ai modelli imposti, specialmente quelli legati alle figure dei genitori. Un esempio storico, come quello di Guglielmo IX d’Aquitania, mostra che è possibile unire l’amore e il godimento. Questo si può fare limitando volontariamente i propri desideri e smettendo di idealizzare oggetti irraggiungibili. Invece, si impara a dare valore e a godere della realtà così com’è.

Come si può affermare che una “società cristiano-sadiana” sia la causa principale delle difficoltà nell’unire amore e godimento?
Il capitolo introduce questa definizione di società senza fornire un’analisi approfondita o prove concrete di come tale combinazione specifica influenzi le dinamiche affettive e sessuali. Per valutare la validità di un’affermazione così ampia, sarebbe necessario approfondire gli studi sulla storia sociale della sessualità, la sociologia delle religioni e l’antropologia culturale. Autori che hanno analizzato i rapporti tra potere, sapere e sessualità, o che hanno studiato l’evoluzione dei costumi e delle morali, potrebbero offrire il contesto necessario per comprendere se e in che modo le strutture sociali contemporanee limitino la libertà affettiva.

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