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Contenuti del libro
Informazioni
“Traduzioni in cerca di un originale” di Stefano Arduini ti porta in un viaggio affascinante attraverso la storia complessa della Bibbia e delle sue traduzioni, mostrandoti come questo libro non sia un’opera unica ma una vera e propria “biblioteca in movimento” formatasi nel tempo in luoghi come l’antica Israele, Alessandria e Roma. Scoprirai come sono nati i diversi canoni di testi sacri, le teorie sulla loro origine come l’ipotesi documentaria per il Pentateuco, e l’importanza della trasmissione testuale e della tradizione orale nell’ebraismo. Il libro esplora poi il mondo antico, analizzando i termini greci e latini usati per la traduzione per capire come veniva percepita questa pratica culturale. Un focus centrale è sulla Septuaginta, la fondamentale traduzione greca, raccontata nella Lettera di Aristea, e come la sua storia sia stata reinterpretata, passando da un lavoro di abili traduttori a un’opera vista come ispirata divinamente, con figure chiave come Filone d’Alessandria. Vedrai anche le successive versioni greche come quella super letterale di Aquila. Il percorso culmina con lo scontro intellettuale tra Girolamo, che traduce la Vulgata direttamente dall’ebraico, e Agostino, difensore dell’autorità della Septuaginta, un dibattito che mette in luce le tensioni tra fedeltà all’originale, tradizione e interpretazione teologica. È un libro che ti fa capire profondamente la storia della traduzione sacra e quanto la ricerca di un testo “originale” sia un processo dinamico e pieno di sfide, influenzato da culture, lingue e visioni del mondo diverse.Riassunto Breve
La Bibbia non è un libro unico, ma una raccolta di testi diversi scritti in tempi e luoghi lontani, come una biblioteca che si è formata in mille anni con autori e lingue differenti. Diverse comunità religiose hanno stabilito elenchi di libri sacri, chiamati canoni, che variano, come il canone ebraico TANAK, la Septuaginta greca e il canone samaritano limitato al Pentateuco. L’idea che i primi cinque libri siano opera di un solo autore come Mosè è messa in discussione da contraddizioni interne, suggerendo invece l’unione di almeno quattro fonti diverse nel tempo. Il testo ebraico standard oggi è il Testo Masoretico, fissato tra il VI e il X secolo d.C., con l’aggiunta di vocali per preservare la lettura, un processo che introduce possibilità interpretative. Accanto al testo scritto, l’ebraismo ha sviluppato una tradizione orale di interpretazione, codificata nel Talmud, che mostra come il significato sia un processo continuo e umano. La scoperta dei manoscritti di Qumran ha rivelato una varietà testuale prima della standardizzazione, indicando che non esisteva un unico testo originale fisso, ma diverse tradizioni coesistevano. La critica testuale, applicata alla Bibbia, mira a comprendere questa pluralità, riconoscendo che il significato si manifesta attraverso la trasmissione, le interpretazioni e le traduzioni. Le parole antiche per tradurre in greco (`meta-`, `hermenèuo`) e latino (`interpres`, `exprimere`, `reddo`, `vertere`, `transferre`) rivelano diverse concezioni culturali della traduzione: come trasferimento, interpretazione, copia fedele o trasformazione radicale. La Lettera di Aristea narra la storia della traduzione greca del Pentateuco, la Septuaginta, descrivendo un processo collaborativo di settantadue saggi ad Alessandria, con confronti quotidiani e validazione pubblica da parte della comunità ebraica, sottolineando la competenza umana e l’approvazione comunitaria come fonte di autorità. Narrazioni successive, però, trasformano questa visione, attribuendo l’autorità della Septuaginta all’ispirazione divina, con autori come Filone d’Alessandria che descrivono i traduttori come profeti ispirati che producono testi identici miracolosamente. Questa idea di ispirazione divina si diffonde, rendendo la traduzione un’opera non solo umana ma anche sacra. La Septuaginta diventa la Bibbia della Chiesa cristiana, spingendo il mondo ebraico a creare nuove traduzioni greche (Aquila, Teodozione, Simmaco) con diverse strategie di fedeltà al testo ebraico, riflettendo i cambiamenti nei rapporti culturali. Prima della Vulgata, circolano in latino diverse traduzioni (Vetus Latina), spesso letterali e influenzate dal greco. Girolamo decide di tradurre l’Antico Testamento direttamente dall’ebraico, basandosi sulla sua competenza filologica e rifiutando l’idea dell’ispirazione divina della Septuaginta, che considera una traduzione umana. Agostino, al contrario, difende l’autorità e l’ispirazione divina della Septuaginta, considerandola il testo di riferimento per la Chiesa e superiore talvolta all’ebraico per il suo senso spirituale e per l’unità ecclesiale. Il dibattito tra Girolamo e Agostino evidenzia il conflitto tra la fedeltà al testo originale e l’autorità della tradizione e dell’interpretazione teologica. Nonostante le controversie, la traduzione di Girolamo, la Vulgata, diventa il testo ufficiale della Chiesa latina.Riassunto Lungo
1. La Bibbia, una biblioteca in movimento
La Bibbia non è un libro unico, ma una vasta raccolta di scritti diversi, paragonabile a una vera e propria biblioteca. Questa collezione si è formata nel corso di circa mille anni, grazie al lavoro di autori differenti, che hanno scritto in lingue diverse e in luoghi e tempi lontani tra loro. A causa di questa lunga e complessa formazione, diverse comunità religiose hanno riconosciuto come sacri elenchi di libri leggermente differenti tra loro, creando così diversi “canoni”. Tra i più importanti ci sono il canone ebraico, noto come TANAK, quello della Septuaginta, un’antica traduzione greca che include libri non presenti nel TANAK, e quello samaritano, che accetta come testo sacro solo i primi cinque libri, il Pentateuco.Le origini dei primi libri
L’idea tradizionale che i primi cinque libri della Bibbia, che formano il Pentateuco, siano stati scritti da un solo autore, come Mosè, incontra delle difficoltà. Analizzando il testo, si notano infatti contraddizioni e passaggi che sembrano ripetersi due volte. Per spiegare queste particolarità, una teoria molto diffusa, chiamata ipotesi documentaria, suggerisce che il Pentateuco non sia opera di un singolo autore, ma derivi dalla fusione, avvenuta nel tempo, di almeno quattro diverse fonti o tradizioni narrative preesistenti, identificate dagli studiosi con le lettere J, E, D e P.La forma del testo ebraico oggi
Il testo ebraico della Bibbia che usiamo oggi si basa principalmente sul Testo Masoretico. Questo testo fu fissato in una forma standard tra il VI e il X secolo dopo Cristo dai Masoreti, studiosi ebrei che si dedicarono a preservare la tradizione del testo. Il loro lavoro fu fondamentale perché il testo ebraico originale era scritto solo con consonanti; i Masoreti aggiunsero le vocali e gli accenti per indicare la corretta pronuncia e lettura. Questo processo, pur essendo cruciale per la conservazione, ha introdotto anche la possibilità di diverse interpretazioni, poiché la scelta delle vocali può influenzare il significato.L’importanza dell’interpretazione continua
Accanto alla Torah scritta, la tradizione ebraica ha sviluppato fin dall’antichità una ricca tradizione orale dedicata all’interpretazione del testo sacro. Questa tradizione orale è stata poi messa per iscritto e organizzata nella Mishnah, che a sua volta è stata oggetto di ampi commenti raccolti nella Gemara. L’insieme di Mishnah e Gemara forma il Talmud, un’opera monumentale che rappresenta un dialogo continuo e mai concluso sul significato della Legge divina. Questo processo interpretativo sottolinea il ruolo attivo della comunità umana nel comprendere e attualizzare il senso del testo sacro nel corso delle generazioni.Le scoperte che cambiano la prospettiva
La scoperta dei manoscritti di Qumran, avvenuta tra il 1947 e il 1956, ha offerto una prospettiva sorprendente sulla storia del testo biblico. Questi manoscritti, risalenti a un periodo compreso tra il III secolo a.C. e il I secolo d.C., hanno mostrato che prima che il testo ebraico venisse standardizzato dai Masoreti, esisteva una notevole varietà di versioni testuali. Questi ritrovamenti confermano che non c’era un unico testo “originale” fisso e immutabile, ma diverse tradizioni testuali coesistevano e venivano trasmesse contemporaneamente.Capire il testo nella sua complessità
La critica testuale, che per le opere classiche mira a ricostruire la forma più vicina all’originale, si trova di fronte a una situazione diversa quando si occupa della Bibbia. Data la sua natura composita, frutto di un lungo processo di formazione e trasmissione con molteplici tradizioni testuali, l’obiettivo non è trovare un singolo “autografo” perfetto e definitivo. Piuttosto, l’interesse è comprendere la ricchezza e la pluralità testuale che caratterizzavano le prime fasi della sua storia. Il significato profondo del testo emerge e si evolve attraverso la sua trasmissione nel tempo, le interpretazioni date dalle diverse comunità di credenti e le numerose traduzioni che ne hanno permesso la diffusione.Ma se, come dimostrano le scoperte, esisteva una notevole varietà di testi biblici, perché oggi consideriamo ‘normativo’ un testo standardizzato secoli dopo, e cosa implica questo per l’idea di un ‘originale’?
Il capitolo giustamente sottolinea la pluralità delle tradizioni testuali bibliche antiche, evidenziata dai manoscritti di Qumran. Tuttavia, la transizione da questa varietà a un testo standardizzato, come quello masoretico, non è un processo banale e meriterebbe maggiore attenzione. Cosa ha determinato la prevalenza di una specifica tradizione testuale sulle altre? Quali criteri sono stati adottati nella fissazione del testo vocalizzato e accentato dai Masoreti, e quali potenziali significati alternativi sono stati implicitamente scartati? Per affrontare queste domande, è fondamentale studiare la storia della critica testuale biblica, le metodologie utilizzate per ricostruire le diverse tradizioni testuali (non solo il Testo Masoretico, ma anche la Septuaginta, il Pentateuco Samaritano, i testi di Qumran, ecc.) e le ragioni storiche e religiose che hanno portato alla canonizzazione e alla standardizzazione del testo ebraico. Approfondire autori che si occupano di critica testuale e storia del testo biblico è essenziale per comprendere le implicazioni di questa standardizzazione sulla nostra idea di “testo originale”.2. Viaggio tra i termini antichi del tradurre
Le parole usate in Grecia per indicare la traduzione e chi traduce ci mostrano le idee su questa pratica. I termini greci si dividono in due gruppi principali. Il primo usa parole composte con “meta-“, che suggeriscono un movimento, una trasformazione, un passaggio oltre un confine, mantenendo però un legame tra l’inizio e la fine. Pensiamo a `metaballo`, che significa cambiare, o `metagrapho`, che è trascrivere o riscrivere, a volte usato per una traduzione molto fedele. Il secondo gruppo si concentra su `hermenèuo`, che significa interpretare, ed è legato all’idea di comunicare e rendere chiaro qualcosa. La parola `hermenèus`, l’interprete, è chi permette la comprensione tra culture diverse, illuminando ciò che altrimenti resterebbe oscuro in una lingua sconosciuta. L’interpretazione, in questo senso, è vista come una forma di traduzione che rende comprensibile ciò che prima non lo era.I termini latini per la traduzione
Il latino, invece, ha molte più parole per la traduzione, spesso verbi con prefissi che indicano movimento. Il traduttore è chiamato principalmente `interpres`, qualcuno che attraversa un limite e si trova a metà tra mondi diversi. Il verbo `interpretor` viene dal mondo del commercio e della mediazione, indicando prima un intermediario e poi chi interpreta le lingue, a volte con l’idea di una traduzione parola per parola. `Exprimere` significa dare forma, come fare un calco, suggerendo una traduzione molto fedele, quasi una copia senza cambiamenti. `Reddo`, che vuol dire restituire, fa pensare alla traduzione come a una replica o un’eco, e può indicare uno “scambio” che salva il senso generale più che le singole parole. `Vertere` è un termine antico che indica un cambiamento forte, una vera e propria trasformazione del testo, spesso legata a come veniva letto o recitato. `Transferre`, che è un calco dal greco e significa portare oltre, indica il trasferimento non solo delle parole, ma anche di idee e cultura da un mondo all’altro. Questa varietà di termini ci fa capire che l’antichità era un periodo complesso e ricco di lingue diverse, dove tradurre era un processo di dialogo e cambiamento culturale.Ma siamo sicuri che la semplice etimologia di pochi termini antichi ci sveli davvero la complessa realtà delle pratiche traduttive dell’epoca, o non rischiamo di proiettare categorie moderne su un passato sfaccettato?
Il capitolo presenta un’utile rassegna di termini, collegandoli a concetti come fedeltà o interpretazione. Tuttavia, limitarsi all’analisi etimologica dei vocaboli potrebbe non bastare a cogliere la reale complessità del “dialogo e cambiamento culturale” che la traduzione implicava nell’antichità. Le pratiche concrete dei traduttori, le loro scelte specifiche di fronte a testi diversi e contesti comunicativi variabili, e le riflessioni che essi stessi ci hanno lasciato sul loro lavoro (quando esistono) offrono una prospettiva diversa e spesso più articolata rispetto a quella che si può dedurre dalla sola origine delle parole. Per approfondire, è fondamentale studiare non solo i termini, ma soprattutto la pratica della traduzione antica, analizzando testi tradotti e le eventuali testimonianze dirette degli antichi traduttori sulle loro strategie e motivazioni.3. Validare la Traduzione Sacra
La Lettera di Aristea racconta la storia della traduzione greca del Pentateuco. Questo scritto è stato composto ad Alessandria nel secondo secolo a.e.v. da un ebreo che conosceva bene la cultura greca, e si presenta come il racconto di un cortigiano greco al servizio di Tolomeo II Filadelfo. Il testo mostra il rapporto complesso tra la cultura ebraica e quella greca, spesso caratterizzato da contrasti. L’identità ebraica si definisce anche in opposizione a quella greca, vista come immorale e crudele, pur usando forme di scrittura tipiche della cultura greca.La Richiesta del Re
Il re Tolomeo II desidera tradurre la Legge ebraica per la sua grande Biblioteca di Alessandria. Per questo, il re invia una delegazione al Sommo Sacerdote Eleazaro a Gerusalemme. La richiesta è di mandare settantadue saggi, sei per ogni tribù, che siano capaci di tradurre il testo. Eleazaro accetta la richiesta e sceglie uomini noti per la loro grande saggezza e cultura.Il Processo di Traduzione
Ad Alessandria, i settantadue traduttori lavorano insieme sull’isola di Faro. Il loro metodo prevede confronti quotidiani, chiamati antibolais, e la trascrizione del testo su cui si sono accordati, sotto la guida di Demetrio, il bibliotecario. Questo modo di lavorare si differenzia dalla leggenda, nata in seguito, che narra di traduttori che lavorarono separatamente. Il lavoro di traduzione viene completato in settantadue giorni.La Validazione Pubblica
La traduzione viene poi validata in pubblico. Demetrio riunisce la comunità ebraica di Alessandria e legge il testo tradotto. Sacerdoti, anziani, i traduttori stessi e i rappresentanti della comunità approvano l’opera. Dicono che è stata fatta con cura e devozione e proibiscono qualsiasi modifica, lanciando una maledizione contro chiunque provi a cambiarla. Questa approvazione da parte della comunità dà alla traduzione il valore di scrittura sacra. In questo modo, il testo diventa un punto di riferimento autorevole per gli ebrei che parlano greco. La saggezza dei traduttori è considerata superiore a quella dei filosofi greci perché deriva da Dio, e questo è un elemento fondamentale che rende l’impresa legittima.Il capitolo descrive il conflitto, ma quali erano le radici teologiche e filosofiche che portarono Agostino e Girolamo a visioni così inconciliabili sull’ispirazione e l’autorità della Scrittura?
Il capitolo illustra con chiarezza il contrasto tra Girolamo e Agostino, ma non esplora a fondo le motivazioni teologiche e le diverse concezioni dell’ispirazione divina che alimentavano un disaccordo così acceso. Per comprendere appieno la posta in gioco in questo dibattito cruciale, è necessario approfondire la patristica, la storia dell’esegesi biblica e le specifiche visioni teologiche di Agostino e Girolamo. Approfondire gli studi su questi autori e sul contesto intellettuale dell’epoca è fondamentale per cogliere le radici profonde del loro scontro.7. Itinerari del pensiero tra fede, arte e società
Filosofia e Teologia Il pensiero si muove attraverso diverse aree della filosofia. Si esplorano temi come la filosofia politica, la riflessione sull’esistenza, la fenomenologia e l’ermeneutica. Vengono approfonditi gli studi di autori importanti come Husserl, Derrida, Lévinas e Sini, analizzando le loro prospettive su questi ambiti complessi del pensiero contemporaneo. Questo percorso filosofico fornisce una base per comprendere molte delle questioni affrontate successivamente.Riflessioni sulla Fede
Un’altra area centrale riguarda la teologia e la religione, con un focus specifico sul cristianesimo e sull’ebraismo. Si indaga il pensiero medievale, esplorando la mistica e i testi biblici. Vengono studiate figure fondamentali di questo periodo storico, come Agostino, Tommaso d’Aquino e Maimonide, per comprendere l’evoluzione delle idee religiose e filosofiche che hanno plasmato la cultura occidentale e mediorientale nel corso dei secoli.Arte, Cultura e Società
L’analisi si estende all’arte e alla cultura, esaminando l’estetica e il ruolo delle immagini nella nostra percezione del mondo. Si considera anche l’impatto dell’intelligenza artificiale sulle espressioni artistiche e culturali, insieme al contributo di specifiche figure artistiche. Contemporaneamente, vengono affrontate questioni sociali e politiche cruciali, tra cui il concetto di comunità, le dinamiche della sovranità, l’esperienza della paura, le diverse forme di alienazione e i processi legati alla decolonizzazione.Concetti Fondamentali e la Condizione Umana
Vengono esaminati concetti fondamentali che attraversano tutti questi campi del sapere. Si riflette sull’identità, sulla natura della verità, sul ruolo del linguaggio e dei segni nella comunicazione e nella costruzione del significato. Si analizza l’importanza della narrazione nel dare forma alla nostra comprensione della realtà e la percezione del tempo. Infine, si indaga la condizione umana attraverso lenti diverse, come la psicoanalisi, la riflessione sull’escatologia e il rapporto complesso tra ciò che è visibile e ciò che viene rivelato o nascosto.Come può un singolo capitolo tessere un filo logico o argomentativo che unisca la mistica medievale all’impatto dell’intelligenza artificiale sull’arte?
Il capitolo presenta un elenco vastissimo di aree di studio e autori, spaziando dalla filosofia contemporanea alla teologia medievale, dall’estetica all’analisi sociale e politica, fino all’impatto dell’IA. Il riassunto, tuttavia, non chiarisce come questi elementi così diversi vengano effettivamente collegati in un coerente “itinerario del pensiero”. La semplice giustapposizione di ambiti così distanti rischia di apparire come una carrellata tematica piuttosto che un percorso di pensiero strutturato e argomentato. Per comprendere meglio come si possano stabilire connessioni significative tra campi apparentemente inconciliabili, sarebbe utile approfondire gli studi interdisciplinari che analizzano la storia delle idee e le intersezioni tra filosofia, religione, arte e cultura nel lungo periodo. Autori come Michel Foucault, che esplora le genealogie del sapere e del potere attraverso epoche diverse, o Charles Taylor, che indaga il processo di secolarizzazione e la formazione della modernità, potrebbero offrire strumenti concettuali per costruire ponti tra ambiti e discipline apparentemente distanti, mostrando come temi fondamentali e la condizione umana si manifestino in forme diverse nel corso della storia e nelle diverse sfere del sapere.Abbiamo riassunto il possibile
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