1X
🔊 100%
Contenuti del libro
Informazioni
“Testimoni della rivoluzione russa 1905-1918” di Roger Pethybridge ti catapulta nel cuore di uno dei periodi più turbolenti della storia russa. Il libro inizia mostrando come la crisi dello zar Nicola II, le sconfitte militari nella guerra russo-giapponese e la rivoluzione del 1905, con eventi come la “domenica di sangue”, abbiano scosso le fondamenta del regime. La Prima Guerra Mondiale peggiora tutto, con la corte influenzata da figure come Rasputin, portando al crollo. Poi, nel 1917, assistiamo alla fiammata spontanea della rivoluzione di febbraio a Pietrogrado, dove la gente e i soldati si uniscono contro il potere. Emergono due centri di potere, il Governo Provvisorio e i Soviet, in costante conflitto. Vediamo il ritorno di leader rivoluzionari come Lenin e Trotsky, l’affare Kornilov che rafforza i bolscevichi, fino alla drammatica presa del potere nell’ottobre 1917, con l’assalto al Palazzo d’Inverno a Pietrogrado. Ma la rivoluzione non si ferma: il libro descrive il caos che si diffonde, lo scioglimento dell’Assemblea Costituente, la tragica fine della famiglia imperiale e la lotta dei bolscevichi per imporre il loro controllo in un paese sull’orlo del baratro. È un racconto avvincente della caduta dello zarismo e dell’inizio di un’era completamente nuova.Riassunto Breve
La Russia all’inizio del ventesimo secolo affronta un periodo di forte instabilità, con agitazioni politiche e una crescente classe operaia. La sconfitta nella guerra russo-giapponese e la violenta repressione della “domenica di sangue” nel 1905 accendono la rivolta, portando a scioperi e all’ammutinamento della corazzata Potemkin. Lo zar Nicola II concede una Duma, ma il regime rimane fragile, peggiorato dalla Prima Guerra Mondiale e dalle sconfitte militari. La decisione dello zar di guidare l’esercito lascia il governo sotto l’influenza dell’imperatrice e di Rasputin, la cui ingerenza e reputazione scandalosa contribuiscono a minare l’autorità monarchica, culminando nel suo assassinio nel dicembre 1916. Nonostante gli avvertimenti, lo zar sottovaluta la crescente agitazione. L’otto marzo 1917 scoppia a Pietrogrado una rivoluzione spontanea, iniziata con scioperi per il pane. La polizia e i soldati non riescono a fermare i disordini e molti soldati si uniscono ai manifestanti. La città cade nel caos. Emergono due centri di potere: il Comitato Provvisorio della Duma, che cerca di gestire la crisi, e il Soviet di Pietrogrado, che ottiene rapidamente il sostegno delle masse armate. Il Soviet emana l’Ordine Numero Uno, che indebolisce l’autorità degli ufficiali e del governo provvisorio. Dopo l’abdicazione dello zar e del granduca Michele, la famiglia imperiale viene arrestata. Il governo provvisorio, dominato dai liberali, si trova in difficoltà, mentre i bolscevichi, con il ritorno di Lenin e Trotsky, guadagnano terreno, chiedendo tutto il potere ai soviet. Al primo congresso dei soviet, i bolscevichi sono in minoranza, ma Lenin contesta la linea moderata. Il fronte militare collassa a causa della diserzione e del caos, mentre nelle campagne si diffondono violenza e dispute per la terra. Kronstadt diventa un centro radicale. Un tentativo di rivolta prematura a luglio indebolisce temporaneamente i bolscevichi, ma l’affare Kornilov, un tentativo fallito di colpo di stato militare contro Kerensky, li rafforza enormemente, presentandoli come difensori della rivoluzione. La sfiducia nel governo cresce. I bolscevichi decidono di agire con la forza. Nel novembre 1917, i bolscevichi prendono il potere a Pietrogrado. L’azione è organizzata dallo Smolny, con il supporto dei marinai della Flotta del Baltico. Il Palazzo d’Inverno viene preso con poca resistenza e il governo provvisorio viene arrestato. Contemporaneamente, al Secondo Congresso dei Soviet, i bolscevichi ottengono la maggioranza dopo l’abbandono dei moderati e annunciano la formazione del nuovo governo e i decreti sulla pace e la terra. Nei giorni successivi, si verificano saccheggi, ma le guardie rosse cercano di ristabilire l’ordine. La popolazione attende, sperando che il nuovo governo risolva i problemi pratici. Dopo la vittoria a Pietrogrado, i bolscevichi consolidano il controllo, sconfiggendo il contrattacco di Kerensky e prendendo Mosca. Sciolgono l’Assemblea Costituente, eletta con una maggioranza non bolscevica, e reprimono le manifestazioni. Oppositori politici vengono assassinati. La famiglia imperiale viene trasferita e giustiziata. La pace con la Germania porta disordini. Nel paese si diffonde un caos generalizzato, con saccheggi, violenza e bande armate che operano liberamente, mentre le autorità locali faticano a mantenere l’ordine. Il nuovo governo opera in modo improvvisato.Riassunto Lungo
1. Il cammino verso il crollo zarista
La storia della Russia è segnata da periodi di grande agitazione. All’inizio del ventesimo secolo, il paese vive un momento di forte tensione, alimentata dal malcontento politico, dalla crescita della classe operaia nelle città e dalla grave sconfitta nella guerra contro il Giappone. Questa situazione esplode nel 1905. La “domenica di sangue” a Pietroburgo, dove una manifestazione pacifica viene repressa violentemente, provoca un’ondata di indignazione in tutto il paese. Seguono episodi di ribellione, come l’ammutinamento sulla corazzata Potemkin, e una serie di scioperi che dimostrano quanto fosse diffuso il malcontento popolare.Le riforme limitate e la guerra
Di fronte alla protesta, lo zar Nicola II decide di concedere alcune aperture, tra cui una costituzione e l’istituzione della Duma, una sorta di parlamento. Tuttavia, i poteri di questa assemblea rimangono molto limitati. Ci sono tentativi di riforma, come quelli promossi da Stolypin, ma il suo assassinio nel 1911 evidenzia la fragilità del regime. La situazione peggiora drasticamente con l’entrata della Russia nella Prima Guerra Mondiale. Le sconfitte militari si susseguono e l’organizzazione interna del paese si rivela inadeguata. La decisione dello zar di assumere personalmente il comando dell’esercito nel 1915 aggrava ulteriormente la crisi, lasciando il governo a Pietroburgo sotto l’influenza dell’imperatrice Alessandra e di una figura controversa come Rasputin.Il ruolo di Rasputin e la crisi finale
Rasputin, un contadino che si diceva avesse poteri di guarigione, riesce a entrare nelle grazie dell’imperatrice e acquisisce un’enorme influenza a corte. Le sue ingerenze nelle nomine ministeriali e la sua vita scandalosa contribuiscono a minare l’autorità del governo e a danneggiare gravemente la reputazione della famiglia reale. Il forte risentimento nei suoi confronti porta un gruppo di nobili a ucciderlo nel dicembre 1916. Questo atto, pur non fermando il declino, è un chiaro segnale della profondissima crisi che attanaglia il regime. All’inizio del 1917, la Russia si trova in una condizione di disordine crescente e il potere centrale appare sempre più isolato e incapace di gestire la situazione.Ma quanto peso hanno davvero le trame di palazzo rispetto alle fondamenta marce di un impero?
Il capitolo, pur descrivendo efficacemente il clima di corte e l’influenza di figure come Rasputin, rischia di dare un’enfasi eccessiva agli scandali e alle dinamiche personali, quasi come se fossero la causa principale del crollo. Questo approccio, se non bilanciato, può distogliere l’attenzione dalle ben più profonde e radicate crisi strutturali: economiche, sociali e politiche, che attanagliavano la Russia da decenni. Per una comprensione più completa, è fondamentale approfondire la storia sociale ed economica, studiando le condizioni di vita dei contadini e degli operai, le tensioni tra le diverse classi e la cronica incapacità del regime di modernizzarsi e rispondere alle esigenze di una società in rapida trasformazione. Letture di autori come Orlando Figes o Sheila Fitzpatrick possono offrire prospettive più ampie e basate su analisi strutturali.2. La Fiammata Spontanea e i Nuovi Poteri
Nonostante gli avvertimenti sulla crescente agitazione rivoluzionaria in tutta la Russia, rivolti direttamente allo Zar, la situazione non viene considerata grave dal sovrano. Consiglieri vicini e ambasciatori stranieri sottolineano invece con forza la necessità di un governo che goda della fiducia popolare e che collabori strettamente con le camere legislative per evitare un disastro imminente. La politica dello Zar, pesantemente influenzata da figure impopolari e percepite come inadeguate, viene vista come la causa principale della disorganizzazione e dell’illegalità diffuse, spingendo il paese inesorabilmente verso la rovina.Lo scoppio della rivoluzione
La rivoluzione prende il via l’otto marzo 1917 nella città di Pietrogrado. Questo evento cruciale si manifesta in modo del tutto spontaneo, senza essere guidato da leader rivoluzionari predefiniti. Tutto comincia con scioperi e manifestazioni pacifiche, principalmente per chiedere il pane, ma queste proteste si intensificano rapidamente nei giorni successivi, coinvolgendo sempre più persone. Le forze di polizia si dimostrano incapaci di contenere i disordini crescenti, e un segnale cruciale del cambiamento è dato dai soldati, in particolare i Cosacchi, che iniziano a fraternizzare apertamente con la folla manifestante invece di eseguire gli ordini di repressione.I giorni della rivolta
L’undici marzo si registrano i primi episodi in cui i soldati aprono il fuoco sulla folla, segnando un’escalation della violenza. Tuttavia, si verificano anche numerosi casi significativi in cui i soldati si rifiutano esplicitamente di obbedire agli ordini di sparare sui cittadini. La notte tra l’undici e il dodici marzo rappresenta un punto di svolta definitivo: interi reggimenti della guardia imperiale si ammutinano in massa, arrivando a uccidere i propri ufficiali e unendosi attivamente agli insorti nelle strade. La città precipita rapidamente nel caos più totale, con attacchi coordinati alle stazioni di polizia, la liberazione di migliaia di prigionieri dalle carceri e l’incendio di numerosi edifici governativi, mentre le autorità militari si dimostrano ormai completamente impotenti di fronte alla vastità della rivolta.La nascita di due poteri
Nel frattempo, all’interno del Palazzo Tauride, emergono quasi contemporaneamente due centri di potere distinti, ciascuno con una visione diversa per il futuro del paese. Da un lato si forma il Comitato Provvisorio della Duma, composto principalmente da membri liberali che tentano di gestire la crisi imminente e trovare una soluzione moderata. Dall’altro lato viene rapidamente organizzato il Soviet dei Rappresentanti degli Operai e dei Soldati, guidato da elementi di sinistra e con un forte legame con le masse popolari e militari insorte. La Duma appare inizialmente esitante e propensa a cercare un accordo o un compromesso con la monarchia ancora formalmente esistente. Al contrario, il Soviet, nonostante una struttura iniziale caotica, guadagna in brevissimo tempo un appoggio massiccio e decisivo da parte delle masse armate che hanno preso il controllo della città.Il conflitto tra Duma e Soviet
La competizione e il conflitto latente tra questi due organismi per il controllo della situazione politica si manifestano in modo evidente e rapido. Il Soviet, forte del sostegno delle truppe ammutinate, emana il suo primo atto formale di grande impatto: l’Ordine Numero Uno, datato 14 marzo. Questo ordine concede ai soldati una serie di diritti fondamentali e, cosa ancora più importante, li subordina esplicitamente all’autorità del Soviet stesso, scavalcando di fatto l’autorità tradizionale degli ufficiali e minando profondamente quella del Comitato della Duma. Questo atto viene immediatamente percepito da molti come un colpo decisivo e potenzialmente devastante alla disciplina e alla coesione dell’esercito russo. Con il vecchio regime zarista in pieno crollo, i nuovi poteri emergenti si trovano immediatamente in una situazione di aspro conflitto e la stabilità politica del paese rimane estremamente precaria e incerta.Davvero una rivoluzione di tale portata può essere ridotta a una “fiammata spontanea”?
Il capitolo descrive l’inizio della rivoluzione come un evento “del tutto spontaneo”, ma questa enfasi rischia di semplificare eccessivamente la complessità dei fattori che portarono al crollo del regime zarista. Le rivoluzioni, specialmente quelle che coinvolgono masse armate e portano alla nascita di nuovi poteri, sono raramente solo spontanee. Spesso sono il risultato di tensioni sociali ed economiche profonde, di anni di attività di gruppi rivoluzionari e di una crisi di legittimità del potere esistente. Per comprendere appieno come una protesta per il pane si sia trasformata così rapidamente in una rivolta armata che ha rovesciato un impero, è fondamentale approfondire la storia sociale della Russia pre-rivoluzionaria, l’impatto della Prima Guerra Mondiale e il ruolo giocato dai vari partiti politici e dalle reti di attivisti che operavano clandestinamente da anni. Autori come Figes o Pipes offrono prospettive diverse e dettagliate su questi aspetti, che vanno oltre la semplice “spontaneità” degli eventi di febbraio.3. Caos e Contrasti dopo l’Abdicazione
La situazione politica precipita rapidamente dopo l’abdicazione dello zar Nicola II. I membri del comitato della Duma di Stato ritengono che l’abdicazione sia l’unica via per salvare la monarchia, proponendo che il trono passi al figlio o al fratello dello zar. Due rappresentanti si recano a Pskov e riescono a ottenere l’abdicazione di Nicola II, il quale decide di rinunciare al trono non solo per sé ma anche per il figlio, in favore del fratello Michele. Tuttavia, anche Michele abdica a sua volta, scegliendo di rimettere la decisione sulla futura forma di governo a un’assemblea costituente che verrà eletta in seguito. In questo clima di incertezza, il governo provvisorio, dominato inizialmente da figure liberali, si ritrova a dover gestire una situazione estremamente complessa, mentre i soviet, assemblee di operai e soldati, cominciano a guadagnare sempre maggiore influenza e potere.Il Ritorno dei Bolscevichi e le Nuove Linee Politiche
I bolscevichi, inizialmente colti di sorpresa dagli eventi rivoluzionari di marzo, vedono il ritorno dei loro capi dall’esilio. Tra questi, spicca la figura di Lenin, che rientra in Russia con un treno proveniente dalla Germania. Appena arrivato, Lenin espone con forza la sua visione di una rivoluzione socialista mondiale, criticando aspramente sia il governo provvisorio, considerato borghese e inadeguato, sia i socialisti moderati che hanno un ruolo nei soviet e appoggiano il governo di coalizione. Anche Trotsky rientra dall’esilio e si schiera a sostegno della linea politica radicale proposta da Lenin. Al primo congresso dei soviet, i bolscevichi si trovano ancora in minoranza numerica; la maggior parte dei delegati, appartenenti ai socialisti rivoluzionari e ai menscevichi, continua a sostenere la necessità di un governo di coalizione con le forze liberali. Lenin contesta con veemenza questa posizione, chiedendo che tutto il potere passi immediatamente ai soviet e che il governo borghese venga eliminato senza compromessi. Figure come Kerensky e Chernov difendono invece la necessità di mantenere un governo di coalizione per evitare il caos e mettono in guardia contro i rischi di anarchia o di una nuova forma di dittatura.La Sorta della Famiglia Imperiale e dell’Aristocrazia
Mentre la scena politica è in fermento, la famiglia imperiale viene posta agli arresti nella residenza di Tsarskoe Selo. La loro vita quotidiana è strettamente controllata, caratterizzata da scarse risorse e dalla presenza di guardie che si dimostrano spesso ostili nei loro confronti. L’imperatrice viene informata dell’abdicazione del marito dal granduca. Il generale Kornilov, assumendo un ruolo di comando, ordina l’arresto formale dell’imperatrice e affida la guida della guarnigione al colonnello Kobylinsky. Poco dopo, anche lo zar arriva a Tsarskoe Selo e si unisce al resto della famiglia, vivendo anch’egli sotto stretta sorveglianza. Nel frattempo, a Pietrogrado e nel resto del paese, l’aristocrazia vive nel timore costante dell’esproprio delle proprie terre e della conseguente fine del proprio tradizionale tenore di vita. La celebre ballerina Kshesinskaia è un esempio lampante di questa nuova realtà, vedendo la sua casa requisita dai bolscevichi, un segno tangibile del cambiamento radicale in atto nella società russa.Il Crollo del Fronte Militare e il Caos Nelle Campagne
Parallelamente alla crisi politica e sociale, il fronte militare collassa in maniera drammatica. La promulgazione dell’Ordine Numero Uno, che limita l’autorità degli ufficiali e concede maggiore potere ai comitati dei soldati, mina profondamente la disciplina e la struttura gerarchica dell’esercito. Questo porta a diserzioni di massa e a crescenti disordini tra le truppe, rendendo di fatto l’esercito incapace di condurre operazioni efficaci. La situazione nelle campagne non è meno caotica; si diffondono saccheggi, atti di violenza e dispute agrarie per il possesso della terra, mentre i contadini cercano di appropriarsi delle proprietà nobiliari. In questo clima di disintegrazione dell’autorità centrale, la guarnigione navale di Kronstadt, una base militare strategica vicino a Pietrogrado, si spinge fino a dichiararsi indipendente dal governo provvisorio, un segnale inequivocabile del disfacimento dello stato e dell’emergere di poteri locali e autonomi.Come ha fatto un governo provvisorio, nato da una rivoluzione, a implodere così rapidamente, lasciando il campo a un assalto descritto come di “relativa facilità”?
Il capitolo descrive il passaggio di potere e l’assalto al Palazzo d’Inverno, ma non spiega in modo esauriente le ragioni profonde della debolezza del governo provvisorio e del suo isolamento. Per comprendere come si sia arrivati a questa situazione, è fondamentale analizzare il periodo tra la Rivoluzione di Febbraio e quella di Ottobre, studiando il contesto del “doppio potere”, le dinamiche politiche interne, l’impatto della guerra e la crisi economica che minavano la legittimità e l’autorità del governo. Approfondire questi aspetti è cruciale per capire la “relativa facilità” con cui è avvenuta la presa del potere. Autori come Richard Pipes o Orlando Figes offrono prospettive utili su questi temi.6. La Presa del Potere e il Caos Diffuso
Dopo la vittoria a Pietrogrado, i bolscevichi prendono il controllo della Russia. Kerensky cerca di contrattaccare con i cosacchi verso Pietrogrado. Le sue forze vengono sconfitte a Tsarskoe Selo. La propaganda bolscevica tra i soldati contribuisce a questa sconfitta. Kerensky fugge dal paese. Anche Mosca viene conquistata dai bolscevichi, ma solo dopo combattimenti. La città mostra i segni dei conflitti e affronta difficoltà quotidiane.La Soppressione dell’Opposizione
Il nuovo governo bolscevico affronta subito chi non è d’accordo. L’Assemblea Costituente era stata votata e aveva una maggioranza che non era bolscevica. Si riunisce il 18 gennaio, ma viene sciolta dai bolscevichi subito dopo. Quella sessione è caotica e tesa, con guardie armate presenti. Le manifestazioni a sostegno dell’Assemblea vengono fermate con violenza. Alcuni oppositori politici, come Shingarev e Kokoshkin del partito Cadetto, vengono arrestati. Vengono poi uccisi in ospedale. Questo atto violento viene condannato, ma mostra la crescente violenza.Il Destino della Famiglia Imperiale
Intanto, la famiglia dell’imperatore, spostata a Tobolsk, vive in esilio. È sorvegliata strettamente dai militari. Subisce umiliazioni ogni giorno da parte dei soldati. Nonostante le difficoltà, cerca di mantenere una vita familiare normale. Nell’aprile del 1918, la famiglia viene trasferita di nuovo, questa volta a Ekaterinburg. Il 16 luglio, vengono uccisi. L’ordine viene dato dal soviet locale.Il Caos si Diffonde nel Paese
La fine della guerra con la Germania, stabilita dal trattato di Brest-Litovsk, porta a nuovi problemi. Ci sono disordini e molti soldati abbandonano l’esercito. Nel paese si diffonde un disordine generale. Nelle zone fuori dalle città principali, accadono saccheggi di proprietà private e statali. Ci sono distruzioni di case, furti, molta ubriachezza e violenza. Bande armate, spesso fatte da criminali che si dicono bolscevichi, agiscono liberamente. In alcune aree, “bolscevico” inizia a significare “bandito”. Le autorità locali spesso non riescono a mantenere l’ordine. In questo contesto, il nuovo governo centrale, chiamato Sovnarkom, inizia a lavorare in modo non organizzato. Nei primi giorni, le nomine sono casuali. Le regole per fare le leggi sono poco chiare.Il capitolo descrive un’ampia “presa del potere” bolscevica, ma come si spiega allora il “caos diffuso” che sembra travolgere il paese subito dopo?
Il capitolo fornisce un quadro del disordine post-rivoluzionario, ma non approfondisce le cause strutturali e politiche che permisero a tale caos di diffondersi così capillarmente, né come il nuovo potere centrale interagisse con esso. Per comprendere meglio questo apparente paradosso, sarebbe utile esplorare le dinamiche della guerra civile russa, la natura del potere bolscevico al di fuori delle grandi città e il collasso delle strutture statali preesistenti. Approfondimenti sulla storiografia della Rivoluzione Russa, magari leggendo autori come Orlando Figes o Richard Pipes, potrebbero fornire il contesto necessario.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]