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Contenuti del libro
Informazioni
“Teoria del film. Un’introduzione” di Thomas Elsaesser ti porta dentro il mondo del cinema non solo come spettatore, ma esplorando come guardiamo e cosa succede quando lo facciamo. Non è solo uno schermo, ma una finestra da cui osservare o una porta da attraversare, cambiando la nostra percezione filmica. Il libro analizza come il cinema ci coinvolge, partendo dallo sguardo, dal rapporto tra chi vede e chi è visto, e come questo crea identificazione o dinamiche di potere. Ma va oltre l’occhio, esplorando il corpo nel cinema, l’importanza del tatto e del suono nel cinema, mostrandoci che l’esperienza è totalmente incarnata, non solo mentale. Poi ci porta nel legame tra cinema e cervello, come le immagini influenzano la nostra mente, e come la digitalizzazione cinema stia trasformando tutto, creando nuove realtà e modi di interagire. Attraverso analisi filmica di tantissimi film diversi, il libro usa queste metafore filmiche per spiegare le teorie più importanti e farti capire che guardare un film è un’esperienza complessa che coinvolge sensi, mente e corpo.Riassunto Breve
All’interno del testo allegato noterai alcuni titoli di capitoli che dovrai completamente ignorare. Ignora completamente la struttura in capitoli, e concentrati a fare un output unitario. Il cinema si può capire in modi diversi, usando idee come la finestra o la cornice, che fanno pensare a guardare da lontano, o la porta e lo schermo, che suggeriscono di entrare nel mondo del film. Teorie diverse, alcune che dicono che il film è costruito e altre che dicono che mostra la realtà, usano queste idee. L’esperienza di vedere un film è un po’ come attraversare un confine. Il cinema crea un rapporto complicato con chi guarda usando cose come lo specchio, il volto, l’occhio e lo sguardo. Questo fa sì che lo spettatore si riconosca, ma a volte in modo distorto. Il primo piano di un volto è molto importante perché lo rende speciale. Alcune teorie, come quelle basate sulla psicoanalisi, vedono il cinema come uno specchio della mente. Altre teorie, come quelle femministe, guardano a come lo sguardo nel cinema, specialmente quello maschile, mostra le donne. C’è anche l’idea di uno sguardo di controllo che non viene da nessuno in particolare. Ultimamente, si pensa che guardare un film non sia solo usare gli occhi, ma coinvolgere tutto il corpo e altri sensi come il tatto e l’udito. Questa idea si chiama percezione incarnata. La pelle diventa un esempio di come avvengono i contatti e gli scambi. Anche il suono è fondamentale, perché crea spazio intorno allo spettatore e può farlo sentire stabile o perso. Tecnologie moderne per il suono rendono questa esperienza ancora più forte. Il cinema si lega anche al cervello e alla mente di chi guarda. Può creare idee, mostrare come funziona la mente o far pensare all’atto di guardare, come nei film che giocano con la realtà o mostrano stati d’animo difficili. Alcune idee dicono che il cinema è legato al movimento e al tempo. La tecnologia digitale sta cambiando il cinema, rendendolo parte del mondo digitale. Questo porta a nuove esperienze come la realtà virtuale, che richiede la presenza fisica del corpo. L’idea di guardare attraverso una finestra diventa più simile a un portale. Il dibattito oggi è se guardare film sia un’esperienza solo mentale e distante o se coinvolga il corpo e i sensi. Le teorie più recenti, soprattutto con il digitale, dicono che il corpo e i sensi sono molto importanti. I film stessi vengono usati per mostrare e spiegare tutte queste idee.Riassunto Lungo
1. Attraverso lo schermo: Finestre, porte e il viaggio nel film
Il cinema si può considerare in modi diversi, utilizzando metafore che ne descrivono l’esperienza. Le idee di finestra e cornice suggeriscono un modo di guardare il film da una posizione esterna e sicura. La finestra implica trasparenza, come se si osservasse una realtà attraverso di essa. La cornice, invece, mette in risalto la natura costruita del film, evidenziandolo come un’opera d’arte simile a un quadro. Diverse teorie del cinema si basano su queste visioni: le teorie costruttiviste, rappresentate da autori come Arnheim ed Ejzenštejn, enfatizzano come il film sia costruito, specialmente attraverso il montaggio; le teorie realiste, come quella di Bazin, puntano invece sulla capacità del cinema di mostrare la realtà in modo trasparente. Spesso, il cinema classico riesce a unire questi aspetti, creando un’illusione di realtà pur facendo ampio uso di tecniche costruttive complesse.Le metafore dell’ingresso nel mondo filmico
Un altro modo di pensare al cinema si concentra sull’idea di entrare nel mondo del film, usando le metafore della porta e del telo. Il telo su cui viene proiettato il film non è soltanto una superficie, ma diventa una soglia, un confine che lo spettatore è invitato ad attraversare. La stessa parola “screen”, schermo in inglese, porta con sé significati legati non solo alla superficie di proiezione, ma anche alla protezione e al filtro, suggerendo un passaggio o una barriera. L’esperienza che porta all’ingresso nel mondo filmico comincia ancor prima che il film vero e proprio inizi, con elementi come i titoli di testa, i trailer e le locandine che preparano lo spettatore a questo attraversamento.La narrazione e il coinvolgimento dello spettatore
La narrazione filmica ha un ruolo fondamentale nel guidare lo spettatore in questo passaggio nel mondo del film, facilitando il suo coinvolgimento. Diverse teorie cercano di spiegare come avviene questo processo. Secondo il neoformalismo, lo spettatore è un soggetto attivo che utilizza i segnali offerti dal film per ricostruire il significato e la storia. Il post-strutturalismo, d’altro canto, evidenzia l’instabilità del significato e vede il film come un testo complesso, ricco di riferimenti impliciti e stratificazioni. Il motivo visivo della porta appare spesso nei film, come in “Sentieri selvaggi” o “Sliding Doors”, per rappresentare in modo concreto l’idea di attraversare confini, simboleggiando un cambiamento di percezione o di destino. Queste diverse prospettive mettono in luce la natura complessa del cinema, che è al tempo stesso un oggetto da osservare a distanza e un universo in cui si può scegliere di entrare.Ma l’esperienza di “entrare” nel mondo filmico è davvero spiegata solo con metafore e funzioni narrative, o il capitolo ignora i complessi meccanismi psicologici che rendono possibile questa immersione?
Il capitolo introduce l’idea affascinante dell’ingresso nel mondo filmico, ma la sua analisi si concentra principalmente su metafore e strutture narrative o testuali, affiancando visioni teoriche che si focalizzano sul testo filmico stesso (neoformalismo, post-strutturalismo). Manca, tuttavia, un’esplorazione approfondita dei processi cognitivi e psicologici che permettono allo spettatore di sentirsi effettivamente “dentro” il film. Come il nostro cervello elabora le informazioni visive e uditive per creare un senso di presenza o immersione? Per colmare questa lacuna, sarebbe utile approfondire gli studi nel campo della psicologia del cinema e delle teorie cognitive del film, che indagano i meccanismi mentali alla base dell’esperienza spettatoriale e il modo in cui percepiamo e interagiamo con la finzione.2. Vedere, Essere Visti e l’Altro Schermo
Il cinema crea un rapporto particolare con chi guarda, usando elementi come lo specchio, il volto, l’occhio e lo sguardo. Questo legame porta a un processo in cui ci riconosciamo, ma allo stesso tempo veniamo rappresentati in modo diverso da come siamo realmente, sia noi stessi che gli altri. Un elemento molto importante in questo rapporto è il primo piano, soprattutto quando inquadra un volto. Il primo piano isola il soggetto dal luogo e dal tempo in cui si trova, rendendolo una presenza forte e significativa sullo schermo.Diverse prospettive sullo sguardo cinematografico
Molti studiosi hanno analizzato queste dinamiche visive nel cinema. Una visione che si basa sulla psicoanalisi vede il cinema come una sorta di specchio della nostra mente inconscia. Questo viene collegato all’idea di Lacan dello “stadio dello specchio”, quel momento in cui un bambino inizia a riconoscersi come individuo separato. Guardare un film può favorire un ritorno a uno stato mentale più primordiale e portare a un’identificazione profonda con l’atto stesso di vedere e percepire le immagini.Potere e identità sullo schermo
La teoria femminista ha studiato attentamente come lo sguardo è usato nel cinema, specialmente nei film più classici. Spesso, in questi film, domina uno sguardo maschile che tende a mostrare le figure femminili come oggetti da guardare. Oltre a questo, esiste l’idea di un “regime dello sguardo”, un potere di controllo visivo che non viene da una persona specifica, ma è diffuso nel modo in cui guardiamo e veniamo guardati. Questo potere può a volte creare delle rotture o delle tensioni nella storia che viene raccontata.Il cinema che riflette su se stesso
Il cinema più recente, quello moderno, spesso sceglie di mostrare apertamente come viene creato. Questo modo di fare cinema mette in discussione l’illusione che lo schermo sia una finestra sulla realtà e fa riflettere su quanto sia stabile e definita la nostra identità quando guardiamo un film. Tutti questi modi di usare le immagini e lo sguardo creano un’esperienza per lo spettatore che mescola identificazione, illusione e le complesse relazioni di potere legate al vedere e all’essere visti.Ma come si integrano realmente queste diverse prospettive sullo sguardo – dalla psicoanalisi al femminismo, fino alla riflessione del cinema su se stesso – o il capitolo le presenta come isole teoriche separate?
Il capitolo offre una panoramica di approcci distinti al rapporto tra spettatore e schermo, ma non è del tutto chiaro come queste visioni dialoghino tra loro o risolvano le loro eventuali contraddizioni. Per comprendere meglio le intersezioni e i conflitti tra queste teorie, sarebbe utile approfondire le opere chiave che le hanno originate. Si possono studiare autori come Jacques Lacan per la base psicoanalitica dello sguardo e dell’identificazione, e Laura Mulvey per la critica femminista e il concetto di “male gaze”. Approfondire la teoria del cinema nel suo complesso può aiutare a vedere come questi filoni si siano influenzati a vicenda e se sia possibile una sintesi coerente.3. Percezione Incarnata nel Cinema
Dalla vista al corpoLa teoria filmica si è concentrata a lungo sulla vista e sullo sguardo, analizzando come lo spettatore percepisce le immagini da una posizione esterna e distanziata. Questo approccio privilegiava l’occhio come organo principale della percezione cinematografica. Recentemente, l’attenzione si sposta verso un’esperienza del cinema che coinvolge l’intero corpo e altri sensi, come il tatto e l’udito. Questa prospettiva, influenzata dalla fenomenologia, considera la percezione come incarnata, non solo visiva. Si guarda al cinema come a un’esperienza che coinvolge lo spettatore nella sua interezza fisica.La pelle e le complessità
In questa nuova visione, la pelle diventa un punto di riferimento importante per esplorare il contatto, l’identità e la vulnerabilità. Film come Crash o The New World mostrano incontri fisici intensi e superfici caricate apticamente, dove la comunicazione avviene spesso attraverso il contatto corporeo diretto. La pelle è vista come una superficie comunicativa e percettiva fondamentale, un luogo di scambio continuo tra interno ed esterno del corpo. Questo spostamento dall’occhio al corpo e ai sensi non è un semplice progresso, ma introduce ambivalenze significative, perché il contatto può essere anche violento e l’esperienza sensoriale complessa e contraddittoria. Il cinema contemporaneo, investendo maggiormente nei sensi, richiede una comprensione della percezione che consideri il corpo dello spettatore come parte integrante e attiva dell’esperienza filmica.L’esperienza del suono
Anche il suono assume un ruolo centrale e va ben oltre la semplice funzione di accompagnamento dell’immagine. L’introduzione del sonoro ha modificato profondamente l’esperienza cinematografica, introducendo in particolare la spazialità, dato che l’udito percepisce in tutte le direzioni contemporaneamente. Il suono ha la capacità di ancorare o al contrario destabilizzare il corpo dello spettatore nello spazio della sala, offrendo all’immagine una dimensione tridimensionale più ricca. Figure come l’acousmêtre, la voce disincarnata che si sente senza vedere chi parla, evidenziano il potere del suono di agire direttamente sullo spettatore anche senza una fonte visibile sullo schermo. Tecnologie sonore moderne come Dolby e Surround amplificano ulteriormente questa spazialità avvolgente, superando i confini fisici dello schermo e immergendo lo spettatore nell’ambiente sonoro.Ma quali sono le basi scientifiche concrete di questo legame tra schermo, cervello e corpo?
Il capitolo esplora suggestivi collegamenti tra cinema, mente e corpo, toccando ambiti teorici e filosofici. Tuttavia, l’affermazione di un impatto diretto e trasformativo sul cervello e sulla percezione corporea, specialmente nell’era digitale, richiede un approfondimento delle basi empiriche. Per comprendere meglio come e se questi processi avvengono a livello neuronale e fisiologico, sarebbe fondamentale esplorare i campi della neuroscienza cognitiva, della psicofisiologia e della neuro-cinematica. Approfondire autori che si occupano di cognizione incarnata (embodied cognition) o ricercatori che applicano metodologie scientifiche allo studio della percezione cinematografica potrebbe fornire un quadro più solido e meno speculativo.5. Tracce nel Labirinto del Cinema
Una lista raccoglie i film citati nel libro. Per ogni film, trovi il titolo originale, il regista, il paese di produzione e l’anno. Questa raccolta spazia tra generi diversi, epoche e aree geografiche. Include film classici e moderni, produzioni europee e statunitensi, opere di finzione, documentari e animazione. La presenza di registi come Stanley Kubrick, Federico Fellini, Alfred Hitchcock, Fritz Lang, Sergej Ejzenštejn, Michelangelo Antonioni, David Lynch e molti altri mostra quanto siano ampi i riferimenti cinematografici utilizzati.Orientarsi tra le pagine
Accanto a ciascun film, sono indicati i numeri delle pagine in cui viene menzionato nel libro. Questi numeri permettono di trovare velocemente le parti del testo che parlano di quell’opera specifica, sia che si tratti di una breve citazione o di un’analisi più estesa. Alcuni film appaiono infatti su più pagine, segno che sono trattati in modo più approfondito nel corso del libro. L’elenco diventa così uno strumento utile per esplorare i legami tra le idee del libro e i film che le illustrano o le sostengono, offrendo un percorso per approfondire i temi trattati.Come possiamo valutare la pertinenza di questa lista di film senza conoscere l’argomentazione centrale del libro?
Il capitolo descrive una lista di film come uno strumento per esplorare i legami tra le idee del libro e le opere cinematografiche. Tuttavia, non esplicita quali siano queste ‘idee’ o quale sia la natura precisa di tali ‘legami’. Senza questo contesto fondamentale, la lista rischia di apparire come una mera enumerazione, priva di un chiaro ancoraggio teorico o argomentativo. Per comprendere come una selezione di film possa effettivamente ‘illustrare o sostenere’ un’argomentazione complessa, sarebbe utile approfondire le metodologie della critica cinematografica e le teorie che le informano. Autori come Christian Metz, Roland Barthes, o anche pensatori legati a specifiche scuole di pensiero critico potrebbero offrire gli strumenti concettuali necessari per valutare la funzione di un tale elenco all’interno di un saggio.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
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