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Informazioni
“Sud antico. Diario di una ricerca tra filologia ed etnologia” di Emanuele Lelli ti porta in un viaggio incredibile nel cuore del Sud Italia, scoprendo quanto le tradizioni popolari di oggi siano legate all’antica cultura di Grecia e Roma. Non è solo storia sui libri, ma qualcosa che vive ancora nelle superstizioni meridionali, nei modi di dire, nei riti e nelle storie che gli anziani ricordano. Dalle montagne dell’Aspromonte in Calabria, passando per Basilicata, Sicilia, Puglia, Molise, fino alla Sardegna, l’autore ha parlato con la gente, raccogliendo testimonianze dirette di pratiche e credenze, confrontandole con quello che scrivevano autori antichi come Plinio o Plutarco. È sorprendente scoprire che gesti contro il malocchio, credenze sulla luna per l’agricoltura, o l’usanza di mettere monete ai defunti, non sono invenzioni recenti ma hanno radici millenarie, conservate dalla tradizione orale. Questo libro usa un approccio speciale, la demofilogia, per mostrare questa continuità culturale profonda nel folklore di Calabria, Basilicata, Sicilia, Sardegna e altre aree, dimostrando che il passato non è mai davvero passato, ma vive ancora nelle vite e nelle memorie delle persone del Sud.Riassunto Breve
Nella cultura popolare del Sud Italia e della Sardegna si osserva una notevole persistenza di credenze, pratiche e saperi che affondano le loro radici nel mondo antico, sia greco che romano. Questa continuità si manifesta nella tradizione orale, tramandata di generazione in generazione, in particolare attraverso la memoria delle persone anziane. La ricerca documenta come superstizioni diffuse, come l’influenza delle fasi lunari su agricoltura e corpo umano, i tabù legati al ciclo mestruale, la simbologia di destra e sinistra, o l’importanza dei numeri dispari, trovino riscontro diretto in quello che scrivevano autori antichi come Plinio o Varrone. Vengono riscontrate anche pratiche specifiche, come il giuramento su una pietra, l’uso di oggetti come corna o teschi di asino per allontanare il male, il gesto di rovesciare qualcosa all’arrivo di un ospite inatteso, o il presagio negativo legato allo spegnersi di una lampada, usanze attestate in testi classici. Molte di queste testimonianze orali non sono state registrate nelle raccolte folkloriche più recenti, suggerendo che la tradizione orale ha conservato elementi che la documentazione scritta non ha catturato completamente. La comparazione tra diverse aree del Meridione indica che la matrice culturale storica, greca o romano-italica, può influenzare il tipo di superstizioni prevalenti. La persistenza è molto alta, con centinaia di credenze antiche ancora presenti nella memoria popolare. Questa continuità si osserva anche nei proverbi, con espressioni moderne che richiamano sentenze antiche, e nei racconti e canti popolari, che mantengono temi e strutture narrative o poetiche antiche, come storie di oggetti ritrovati in animali o strutture di canto che elencano desideri prima di esaltare l’amore. Usi funerari come mettere una moneta al defunto per il viaggio nell’aldilà, noto come obolo di Caronte, continuano una tradizione millenaria, a volte reinterpretata in chiave cristiana. Credenze su esseri fantastici o spiriti legati a luoghi di morte violenta o crocicchi riflettono antiche paure. Rimedi popolari per malattie, gesti per allontanare il malocchio, credenze sugli animali (come il lupo che causa mutismo o il serpente legato alla fertilità), pratiche legate alla nascita (evitare di accavallare le gambe, usare amuleti), presagi dal comportamento animale, e persino idee sulla fisiognomica, mostrano un legame profondo e millenario. Questa continuità è favorita dalla persistenza di ambienti, tecniche agricole e insediamenti che hanno aiutato a conservare e trasmettere questi saperi pratici. Lo studio di questo fenomeno richiede di confrontare i testi antichi con le testimonianze orali raccolte sul campo, un approccio che permette di vedere come la cultura popolare antica sia ancora viva, almeno nella memoria, nelle tradizioni del Sud Italia.Riassunto Lungo
1. Echi antichi nell’Aspromonte grecanico
Nella zona grecanica dell’Aspromonte, nel Sud Italia, la gente conserva ancora oggi molte credenze e usanze che sono identiche a quelle scritte dagli antichi Greci e Romani. È una vera e propria continuità culturale che dura da tantissimo tempo e che si manifesta nella vita di tutti i giorni.La persistenza delle credenze antiche
La ricerca fatta sul posto ha dimostrato quanto siano ancora vive queste idee. Molti anziani ricordano e a volte praticano ancora usanze che sembrano arrivate direttamente dall’antichità. Si trovano ancora credenze diffuse, come l’idea che la luna influenzi l’agricoltura o il taglio dei capelli, o i divieti legati al ciclo mestruale. Anche il significato attribuito alla destra o alla sinistra, e l’importanza data ai numeri dispari, sono idee che risalgono a scrittori antichi come Plinio o Varrone.Esempi concreti di usanze e pratiche
Ci sono poi pratiche precise, come fare un giuramento mettendo la mano su una pietra, usare corna di animali o teschi d’asino per allontanare il malocchio, o il gesto di rovesciare qualcosa se arriva un ospite all’improvviso. Anche il fatto che una lampada si spenga da sola venga visto come un brutto segno è un’usanza che si ritrova in testi di autori come Eroda, Asclepiade o Plutarco. Queste pratiche, pur sembrando strane oggi, erano comuni nell’antichità e sono state tramandate fino a noi.Perché alcune tradizioni sono rimaste nascoste
È interessante notare che molte di queste storie e usanze non sono state scritte dai ricercatori del passato che studiavano le tradizioni popolari. Questo fa pensare che la tradizione tramandata a voce abbia conservato cose che i libri più recenti non hanno raccolto. Confrontando le credenze di diverse zone del Sud Italia, sembra esserci un legame tra le superstizioni trovate e l’antica cultura di quel luogo, che fosse greca o romana, suggerendo un’origine molto antica per queste differenze.Su circa 500 credenze esaminate, quasi 450 sono ancora presenti nella memoria popolare e si ritrovano nelle fonti antiche. Questo dimostra quanto sia profonda e resistente la cultura tramandata di generazione in generazione.
Basta contare le somiglianze per affermare una continuità culturale ininterrotta, o servono strumenti critici più affilati per distinguere la vera eredità dalle convergenze casuali o dalle influenze più recenti?
Il capitolo presenta un quadro affascinante di persistenza culturale, ma la semplice constatazione di somiglianze tra usanze attuali e descrizioni antiche non esclude automaticamente altre possibilità. La trasmissione culturale è un processo complesso, influenzato da innumerevoli fattori storici, sociali e religiosi nel corso dei secoli. Affermare una continuità così diretta e profonda richiede un’analisi che consideri anche le possibili rotture, le reinterpretazioni e le influenze da altre culture o periodi storici non antichi. Per affrontare criticamente questa tematica, sarebbe utile considerare approcci metodologici più sfumati, tipici dell’antropologia e degli studi sul folklore, che analizzano non solo le somiglianze ma anche le differenze, le trasformazioni, e le interazioni con altre culture e periodi storici. Approfondire autori che si occupano di storia delle tradizioni popolari e di critica delle fonti antiche può aiutare a contestualizzare meglio i dati e a valutare la solidità dell’ipotesi di una continuità così diretta e ininterrotta.2. Echi Antichi nel Folklore del Sud
La cultura popolare del Sud Italia mantiene vive molte tradizioni che risalgono all’antica Grecia e a Roma. Questa forte connessione con il passato si vede ancora oggi in proverbi, credenze, racconti e canti tramandati di generazione in generazione. La ricerca che esplora questi legami si è basata sull’ascolto delle persone anziane in Basilicata, Calabria e Sicilia, confrontando quello che hanno raccontato con scritti antichi. Nei proverbi, per esempio, si trovano detti molto simili a quelli usati dagli autori classici. Spesso, un proverbio moderno che parla di animali o oggetti ha un significato profondo che in antichità veniva espresso con concetti più astratti. Si possono trovare varianti simili per idee come “ognuno conosce bene la propria casa” o “chi lavora e chi invece trae profitto dal lavoro altrui”.Superstizioni e Rituali Quotidiani
Molte superstizioni attuali mostrano legami evidenti con il mondo antico. Esistono ancora credenze sull’importanza delle fasi lunari per decidere quando seminare o per favorire la fertilità. Si usano ancora elementi come sale, aglio e alloro per proteggersi dal malocchio o dai fulmini, pratiche che avevano valore protettivo anche in passato. Alcuni comportamenti, come evitare di sedersi sulle tombe o non bere appoggiati a una botte piena, ricordano antichi divieti. Anche i riti legati alla nascita, come il divieto per una donna incinta di accavallare le gambe, o gesti carichi di significato come la maledizione fatta da una madre mostrando il seno scoperto, richiamano scene descritte in testi classici.Esseri Fantastici e Usi Funerari
Le credenze in figure immaginarie come la Naggadara o il Monacello, o negli spiriti che si dice appaiano nei luoghi dove qualcuno è morto in modo violento o agli incroci delle strade, riflettono paure e figure mitologiche molto antiche. Anche le usanze legate alla morte, come mettere monete vicino al defunto per aiutarlo nel viaggio verso l’aldilà (il famoso obolo di Caronte), continuano una tradizione documentata fin dai tempi antichi, anche se a volte viene spiegata con idee cristiane. Queste credenze popolari mostrano quanto profondamente le radici antiche siano ancora presenti nella mentalità e nelle pratiche quotidiane.Racconti Popolari e Canti Antichi
Anche le storie e le canzoni del popolo conservano temi e strutture narrative di un tempo lontano. Racconti come quello dell’anello ritrovato nella pancia di un pesce o la leggenda di come un corvo bianco sia diventato nero presentano schemi narrativi che si ritrovano nelle favole antiche. I canti d’amore che paragonano la persona amata a frutti preziosi e difficili da raggiungere, o le canzoni di lavoro piene di doppi sensi, mostrano una chiara continuità con la poesia greca più antica. La struttura del “Priamel”, che consiste nell’elencare una serie di desideri per poi affermare che l’amore è la cosa più importante, si trova sia nei canti siciliani che nelle opere di poeti come Saffo. Inoltre, l’abitudine dei cantori di aggiungere una sorta di “firma” personale ai testi che tramandavano a voce ricorda molto il modo di operare dei rapsodi nell’antichità.La Forza della Memoria Orale
La memoria delle persone che vivono nelle comunità locali è fondamentale perché conserva un patrimonio culturale ricchissimo. Molte di queste tradizioni e credenze non sono state registrate nelle raccolte di folklore più recenti o nei libri. Questo dimostra che la cultura popolare del Sud Italia ha mantenuto una linea diretta e ininterrotta con il mondo antico, grazie soprattutto alla trasmissione orale che ha permesso a queste antiche radici di arrivare fino a noi.Ma siamo sicuri che questa linea di trasmissione sia stata davvero così diretta e ininterrotta attraverso i secoli?
Il capitolo presenta una visione un po’ troppo lineare della trasmissione culturale, suggerendo un passaggio quasi automatico dall’antichità al folklore attuale. La storia del Sud Italia è complessa, segnata da invasioni, dominazioni, migrazioni e profonde trasformazioni sociali ed economiche. Affermare un legame “ininterrotto” richiede una dimostrazione più robusta che tenga conto di come le tradizioni popolari interagiscono con i cambiamenti storici, si adattano o si fondono con nuove influenze. Per approfondire la dinamica della persistenza e trasformazione delle credenze popolari, è utile studiare la storia sociale e culturale, l’antropologia storica e la storia delle religioni, magari leggendo autori come Marc Bloch o Carlo Ginzburg, che hanno esplorato la complessità della trasmissione culturale nel tempo.3. Il Filo Invisibile tra Antichità e Tradizioni Popolari
Le credenze popolari, i rimedi e i proverbi ancora diffusi in diverse aree del Sud Italia, come il Salento, le Murge, la Daunia e il Molise, mostrano una sorprendente continuità con le tradizioni dell’antica Grecia e Roma. Le testimonianze raccolte direttamente dalla voce degli anziani abitanti rivelano parallelismi diretti e inequivocabili con pratiche e detti documentati da autori classici e approfonditi negli studi folkloristici. Questo legame profondo sottolinea come il sapere antico non sia andato perduto, ma continui a vivere nella cultura e nelle abitudini quotidiane di queste regioni.Proverbi e Detti che Vengono da Lontano
Molti proverbi e modi di dire che usiamo ancora oggi trovano le loro radici nel mondo antico. Ad esempio, le riflessioni sulla vecchiaia o l’origine del detto “da cattivo corvo cattivo uovo”, usato per indicare che dai genitori con un brutto carattere nascono figli simili, hanno riscontro in testi scritti migliaia di anni fa. Questi detti popolari dimostrano come la saggezza e le osservazioni sulla vita e sulla natura umana si siano tramandate quasi intatte attraverso i secoli, mantenendo la loro forma e il loro significato originale.
Saperi legati alla Natura, Rimedi e Credenze sugli Animali
Le pratiche agricole tradizionali conservano antiche usanze. L’uso dell’alloro per prevedere l’esito del raccolto o l’osservazione attenta delle fasi lunari per decidere il momento migliore per seminare sono esempi chiari di un sapere contadino che affonda le radici nell’antichità. Allo stesso modo, molti rimedi popolari, come la credenza che starnutire possa alleviare il mal di testa o l’impiego di specifiche piante per allontanare i serpenti, erano già noti e praticati nel mondo classico. Anche le credenze sugli animali riflettono un immaginario condiviso: l’asino visto come simbolo di ignoranza, la tartaruga considerata un presagio positivo, o l’idea che certi animali non sopportino l’odore delle rose, sono convinzioni che ritroviamo sia nel folklore moderno che nelle descrizioni degli autori antichi.
Riti e Usanze del Ciclo Vitale
I momenti cruciali della vita, come la nascita e la morte, sono ancora oggi accompagnati da rituali che mostrano una persistenza millenaria. Ad esempio, la precauzione di non toccare le uova da cova con le mani per non compromettere la schiusa o l’usanza di usare un gallo in specifici riti per influenzare il sesso del nascituro sono pratiche che risalgono a tempi antichissimi. Anche i rituali funebri, come l’usanza di mettere una moneta nella bara del defunto, un gesto che aveva significati diversi nelle culture antiche (come il pedaggio per Caronte nell’antica Grecia), testimoniano la lunga vita di queste tradizioni che accompagnano l’uomo nei passaggi fondamentali della sua esistenza.
Credenze Magiche e Superstizioni
Il timore del malocchio, ancora molto sentito e combattuto con gesti specifici o precauzioni come rompere i gusci d’uovo dopo averli usati, ha radici profondissime nel mondo antico, dove la credenza nell’influenza negativa degli sguardi era diffusa. Anche la persistenza della credenza in figure magiche e creature fantastiche come streghe e folletti, che popolano l’immaginario popolare, trova un chiaro parallelo nelle figure soprannaturali e nelle paure del mondo classico. Queste tradizioni orali rappresentano un legame culturale vivo che unisce il sapere popolare contemporaneo, con le sue superstizioni e i suoi riti, all’immaginario complesso e alle pratiche quotidiane del mondo antico.
Ma cosa intendiamo esattamente per “elementi antichi” e come possiamo essere certi che la loro persistenza non sia dovuta a processi culturali diversi dalla semplice trasmissione orale diretta?
Il capitolo, pur documentando una vasta gamma di credenze popolari, sembra dare per scontata una linea di continuità diretta e quasi ininterrotta dall’antichità greco-romana basata principalmente sulla trasmissione orale in aree isolate. Questa ipotesi, per quanto suggestiva, necessita di un’analisi più critica. Definire con precisione cosa costituisca un “elemento antico” e distinguere tra una vera e propria sopravvivenza diretta e fenomeni di sincretismo, reinvenzione o influenze successive (magari mediate in modi non immediatamente evidenti) è fondamentale. Per approfondire questa complessa dinamica, è utile esplorare gli studi di autori come Ernesto de Martino o Carlo Ginzburg, che hanno analizzato le tradizioni popolari italiane contestualizzandole in processi storici e culturali più ampi, e considerare approcci dall’antropologia culturale e dalla storia delle mentalità che offrono strumenti critici per interpretare la persistenza e la trasformazione delle credenze nel tempo.6. Le Basi della Ricerca
Le ricerche si basano su due tipi principali di materiali: testi scritti molto antichi e racconti raccolti direttamente dalle persone. Tra le fonti scritte figurano opere di autori che hanno vissuto nell’antica Grecia e a Roma. Studiosi come Aristotele, Omero, Platone, Virgilio, Ovidio, Plinio e Plutarco, insieme a molti altri, hanno contribuito con i loro scritti, offrendo una base di conoscenze storiche e culturali fondamentali. Le loro opere abbracciano una vasta gamma di argomenti, dalla letteratura che narra storie e poemi, alla storia che documenta eventi passati, fino alla filosofia che indaga il pensiero umano. Si trovano anche testi dedicati alla scienza, all’agricoltura che descrive le pratiche colturali, e alla medicina che tratta delle cure e del corpo umano. Per facilitare la consultazione e il riferimento, ogni autore e ogni opera citata sono identificati da un’abbreviazione standard, ed è sempre fornita la traduzione in italiano del titolo originale, rendendo accessibili anche i riferimenti più specifici di questi documenti storici.Voci dal Territorio
Le testimonianze orali, l’altro pilastro della ricerca, sono state raccolte attraverso interviste dirette in diverse aree dell’Italia meridionale e insulare. Queste interviste offrono una prospettiva vissuta e contemporanea sull’argomento indagato. Le regioni coinvolte in questa raccolta sono state Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, coprendo un ampio spettro geografico. Per ogni persona intervistata, sono stati accuratamente registrati vari dettagli: il luogo preciso dove è avvenuta l’intervista, le date esatte in cui è stata condotta la raccolta delle informazioni, e i dati personali dell’intervistato. Questi dati includono nome, cognome, l’anno di nascita e il comune in cui la persona risiede abitualmente, fornendo un quadro demografico completo. Quando la provincia di residenza era diversa da quella del comune principale indagato nella regione, o dalla località specifica dell’intervista, anche questo dettaglio è stato annotato per completezza, assicurando precisione geografica.Come possono testi millenari e interviste contemporanee, così distanti nel tempo e nella natura, costituire una base di ricerca coerente senza un chiaro ponte metodologico?
Il capitolo, pur elencando diligentemente le fonti, lascia irrisolto il nodo cruciale: come si integrano concretamente testi antichi e testimonianze orali contemporanee? Questa giustapposizione, senza una chiara esplicitazione del tema di ricerca e della metodologia che lega fonti così eterogenee, appare una mera elencazione piuttosto che una “base” solida. Per colmare questa lacuna e comprendere come si possa costruire un ponte tra epoche e tipi di dati tanto diversi, è fondamentale esplorare le metodologie della storia orale e dell’antropologia, che si confrontano quotidianamente con la raccolta e l’interpretazione di narrazioni umane. Approfondire il pensiero di studiosi che hanno lavorato sull’intersezione tra fonti scritte e orali, o tra passato e presente, come Alessandro Portelli o Marc Bloch, può fornire gli strumenti critici necessari.Abbiamo riassunto il possibile
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