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Informazioni
“Storia, misura del mondo” di Fernand Braudel non è il solito libro di storia. Dimentica date a memoria e grandi eroi isolati. Braudel ti porta a vedere la `storia` come qualcosa di molto più profondo, una `scienza sociale` che studia le `strutture storiche` che cambiano lentamente, la `lunga durata` che modella le società. Non guarda solo agli eventi veloci, ma scava sotto la superficie, usando idee da altre `scienze sociali` come la `geografia` e l’`economia`. Parla di `geostoria`, cioè come l’ambiente fisico e la `relazione uomo ambiente` influenzano le civiltà per millenni, e di come la lotta contro le distanze ha portato all’`unità del mondo`. È un modo di capire il passato e il presente guardando alle forze collettive e ai ritmi lenti che spesso non vediamo, un approccio che `Fernand Braudel` ha sviluppato anche riflettendo sulle condizioni del pensiero stesso. È un invito a misurare il mondo non solo con gli eventi, ma con le sue dimensioni più profonde e durature.Riassunto Breve
La storia che si concentra solo sugli eventi o sulle azioni di singole persone non coglie la realtà profonda. Gli eventi sono momenti rapidi, la cui vera importanza si vede solo dopo, guardando le conseguenze. La vera sostanza della storia sta nelle realtà collettive, nelle strutture sociali, economiche e politiche che cambiano molto lentamente. Per capire queste dinamiche profonde, la storia deve usare gli strumenti e le idee di altre scienze sociali, come la geografia, l’economia e la sociologia. La distanza nel tempo aiuta lo storico a vedere meglio le conseguenze degli eventi e le forze profonde che agiscono nella società. La storia è una scienza che studia l’intero mondo sociale, passato e presente, cercando di trovare spiegazioni. Per essere una scienza, deve usare un metodo rigoroso, basato sull’osservazione e la deduzione, e lo storico deve essere obiettivo, senza giudicare o avere pregiudizi. Esiste una storia superficiale, quella degli eventi, e una storia profonda, più solida. Questa storia profonda si può guardare da diverse prospettive, come la geostoria (che studia il rapporto tra società e ambiente fisico), la storia delle civiltà, quella economica o quella politica. Queste prospettive si basano sulla diversa velocità con cui cambiano le cose: l’ambiente fisico cambia lentissimamente, le strutture culturali e sociali cambiano lentamente, l’economia e la politica cambiano più velocemente. La storia profonda si concentra su ciò che dura nel tempo, al di là delle azioni dei singoli. Il passato influenza sempre il presente. Queste divisioni sono solo strumenti per analizzare la complessità della vita sociale, che in realtà è un tutt’uno. Capire la storia significa capire gli uomini e il mondo, mettendo insieme le conoscenze delle diverse scienze. La geografia, o geostoria, studia le società nel loro rapporto con lo spazio, che non è solo uno sfondo, ma un elemento dinamico influenzato dall’azione umana (economia, società) e dai cambiamenti naturali. L’uomo trasforma l’ambiente, per esempio riducendo le distanze con nuove tecnologie di trasporto. Questa lotta contro la distanza e le altre trasformazioni operate dall’uomo sull’ambiente sono parte della geostoria. La riduzione delle distanze porta a un mondo più piccolo e unito, dove le diverse culture e società entrano in contatto, scambiandosi idee e beni, ma anche malattie e conflitti che diventano globali. Questa tendenza all’unità non è sempre lineare, ma il mondo diventa sempre più interconnesso. La geostoria mostra i legami tra l’uomo e la terra, ma non è l’unica parte della storia.Riassunto Lungo
1. La vera sostanza della storia
La storia non è solo un elenco di avvenimenti isolati o le gesta di personaggi famosi. Gli eventi, anche quelli più drammatici, sono momenti passeggeri e spesso superficiali, influenzati dal caso o da come vengono percepiti nell’immediato. La loro vera importanza si capisce solo molto tempo dopo, guardando alle conseguenze che generano nel lungo periodo. Una visione della storia basata unicamente sugli eventi è limitata e mostra solo un piccolo aspetto della vita delle persone nel loro complesso.Guardare oltre i singoli fatti
Una comprensione autentica del passato richiede di andare oltre il singolo individuo e il fatto isolato. La vera essenza storica si trova nelle realtà collettive, nell’evoluzione lenta e profonda delle strutture sociali, economiche e politiche che riguardano intere comunità. Questo tipo di storia, che potremmo chiamare storia sociale, si concentra sui grandi fenomeni umani e sui gruppi di persone. Offre una base di ricerca più solida e logica rispetto allo studio dei destini dei singoli, che sono per loro natura più imprevedibili e legati al caso. Le dinamiche di massa e i cambiamenti strutturali offrono una prospettiva più stabile per analizzare il corso degli eventi umani.Gli strumenti per una visione completa
Per afferrare la complessità dei fatti sociali, chi studia la storia deve usare gli strumenti e i risultati di altre discipline che studiano la società, come la geografia, l’economia e la sociologia. Anche se queste scienze si concentrano spesso sul mondo di oggi, forniscono metodi fondamentali per analizzare le strutture e i meccanismi che agiscono nella società e che si trasformano nel tempo. Integrando queste prospettive, lo storico può costruire un quadro più ricco e dettagliato del passato.Il vantaggio della distanza
Chi si dedica alla storia ha un vantaggio fondamentale rispetto ad altre discipline: la distanza temporale dagli eventi studiati. Questa prospettiva unica permette di valutare con maggiore lucidità le conseguenze a lungo termine degli avvenimenti e di individuare quelle forze profonde e quelle strutture nascoste che influenzano il corso della storia. Grazie a questa distanza, è possibile offrire una spiegazione più completa e sfaccettata del mondo e della vita collettiva, andando oltre la semplice cronaca dei fatti.È davvero sensato liquidare gli eventi storici come “superficiali” e “passeggeri”?
Il capitolo propone una visione della storia che privilegia le strutture di lungo periodo, ma questa prospettiva rischia di sottovalutare il ruolo cruciale degli eventi, delle crisi e dell’azione individuale o collettiva nei momenti di svolta. La storia non è solo un fiume lento di trasformazioni strutturali; è anche fatta di rapide, di decisioni improvvise e di contingenze che possono alterare profondamente il corso degli eventi collettivi. Per bilanciare questa visione, è utile esplorare approcci storiografici che, pur riconoscendo l’importanza delle strutture, pongono l’accento sull’agency umana e sugli eventi politici o culturali. Approfondire autori che si occupano di microstoria o di storia politica può offrire una prospettiva complementare. Anche discipline come la filosofia della storia o la teoria del caos possono stimolare riflessioni sul rapporto tra struttura, evento e caso.2. La storia come scienza del mondo sociale
La storia si configura come una vera e propria scienza, strettamente connessa alle altre discipline sociali. Il suo campo di studio abbraccia l’intero mondo umano e sociale, sia nel passato che nel presente. La ricerca storica mira a scoprire le sequenze degli eventi e a fornire spiegazioni profonde sui fenomeni osservati. Per poter essere oggetto di studio scientifico, si assume che il mondo sociale possieda una sua intrinseca coerenza e struttura. Questo principio è fondamentale per l’indagine storica.Il Metodo dello Storico
Per qualificarsi come scienza, la storia deve adottare un rigoroso metodo scientifico. Questo implica un processo di osservazione attenta, deduzione logica e formulazione di ipotesi. Sebbene la sperimentazione diretta non sia sempre possibile come nelle scienze naturali, lo storico cerca comunque di identificare leggi o tendenze che spieghino i fatti. È essenziale che lo storico mantenga un atteggiamento distaccato e obiettivo nel suo lavoro. Deve liberarsi da passioni personali, calcoli individuali o pregiudizi che potrebbero alterare la sua visione. Il vero compito dello storico è comprendere e spiegare i fatti, non emettere giudizi morali. Le discussioni sul passato spesso rivelano le posizioni personali e i preconcetti di chi le conduce; questi elementi devono essere riconosciuti e messi da parte per garantire l’oggettività.I Diversi Livelli della Storia
La realtà storica non è uniforme, ma si manifesta su diversi livelli di profondità. Esiste una storia più superficiale, quella degli eventi singoli e immediati, che cattura l’attenzione ma non esaurisce la complessità del passato. Al di sotto di questa, si trova una storia più profonda e consistente, che riguarda le strutture e i processi di lunga durata. Questa storia profonda può essere analizzata suddividendola in diverse categorie verticali, ciascuna rappresentante un tipo specifico di fatto sociale. Queste categorie includono i fatti geografici, che costituiscono la geostoria, i fatti culturali, che definiscono le civiltà, i fatti etnici, le strutture sociali, i fatti economici e i fatti politici.La Velocità del Cambiamento
Le diverse categorie della storia profonda non sono semplicemente sovrapposte, ma si distinguono in base alla velocità con cui cambiano nel tempo. La geostoria, che studia l’influenza dei fattori fisici e biologici sull’ambiente sociale, è la più lenta e meno soggetta all’intervento umano diretto. Le civiltà, intese come entità culturali con i loro valori e tradizioni, sono anch’esse molto resistenti al cambiamento e si trasformano con lentezza, mantenendo una loro identità distinta dagli stati politici che possono variare più rapidamente. I fatti economici e politici, al contrario, sono più dinamici e veloci, e sono maggiormente influenzati dalle azioni e decisioni umane.Oltre l’Evento Singolo
Concentrarsi sulla storia profonda significa guardare a ciò che evolve lentamente, al di là delle singole azioni individuali o degli eventi eclatanti. Il passato lascia un’impronta duratura sul presente, condizionando ogni epoca successiva. Limitare la comprensione della storia misurandola solo con il breve arco della vita umana o focalizzandosi unicamente sugli eventi singoli sarebbe riduttivo e non permetterebbe di cogliere le forze profonde che plasmano la società. È necessario uno sguardo che abbracci tempi lunghi.L’Unità della Vita Sociale
Le divisioni in categorie e livelli della storia sono strumenti analitici creati dagli studiosi. Servono a illuminare e comprendere meglio la complessità della vita sociale, che nella sua essenza è un tutto unico e interconnesso. La storia deve considerare l’intricato intreccio di cause ed effetti che legano i diversi aspetti della realtà umana. Ogni fenomeno è il risultato di molteplici fattori che agiscono contemporaneamente e si influenzano a vicenda.Lo Scopo della Storia
Il fine ultimo della ricerca storica non è semplicemente studiare il passato per sé stesso, ma raggiungere una conoscenza più profonda degli uomini e delle società che hanno vissuto. Spiegare la storia significa, in ultima analisi, spiegare il mondo in cui viviamo e come si è formato. Questo richiede l’integrazione delle conoscenze e delle prospettive offerte dalle diverse scienze sociali, creando un quadro completo e articolato della realtà umana nel tempo.Ma è davvero possibile per lo storico raggiungere l’oggettività “scientifica” e individuare “leggi” universali nel flusso complesso degli eventi umani?
Il capitolo afferma con decisione che la storia è una scienza che cerca leggi e richiede un’oggettività assoluta, libera da ogni pregiudizio. Questa posizione, sebbene classica, ignora o sottovaluta il dibattito fondamentale sulla natura stessa della conoscenza storica: la storia interpreta il passato attraverso le lenti del presente, la scelta delle fonti è già un atto selettivo, e la narrazione stessa implica una struttura imposta dallo storico. Affermare la possibilità di una completa liberazione da “passioni personali, calcoli individuali o pregiudizi” appare, nella pratica storiografica, un ideale difficilmente realizzabile e filosoficamente controverso. Per approfondire queste problematiche, è utile confrontarsi con la filosofia della storia e la storiografia critica, leggendo autori come E.H. Carr o Hayden White.3. Società, Spazio e Tempo: La Geostoria Dinamica
La geografia è una disciplina che ha radici antiche, tradizionalmente concentrata sulla descrizione della Terra, del suo ambiente fisico e biologico. Questa attenzione alla natura ha portato a studi molto dettagliati su elementi come il suolo, il clima e i diversi paesaggi, ma spesso ha lasciato in secondo piano l’elemento umano, e in particolare la società. È importante riconoscere che una comprensione completa richiede di andare oltre la semplice descrizione fisica.Il Ruolo della Società e dello Spazio
La geografia umana non dovrebbe limitarsi a considerare l’uomo come singolo individuo, ma piuttosto analizzare le società nel loro rapporto complesso con lo spazio in cui vivono e agiscono. Lo spazio non è semplicemente uno sfondo statico o un contenitore inerte; è invece un “mezzo” attivo attraverso il quale la società si organizza, si manifesta e si trasforma. In questo senso, lo spazio funziona per la società in modo simile a come il tempo funziona per la storia, offrendo il contesto fondamentale per comprenderne le dinamiche e i cambiamenti. L’obiettivo è quindi quello di usare lo spazio come chiave per decifrare la società stessa.
Gli Elementi Interconnessi: Spazio, Economia e Società
Un approccio più completo e integrato considera tre elementi fondamentali che si influenzano a vicenda in continuazione: lo spazio (inteso come l’ambiente fisico e biologico), l’economia (ovvero l’insieme delle azioni umane volte a utilizzare e trasformare lo spazio) e la società (il gruppo umano con le sue strutture e organizzazioni). Questi fattori sono strettamente legati e i cambiamenti in uno di essi hanno ripercussioni sugli altri nel corso del tempo. Ad esempio, l’aumento di una popolazione richiede nuove risorse e spazio per insediamenti e coltivazioni, modificando profondamente sia l’economia sia l’ambiente fisico utilizzato. Allo stesso modo, l’introduzione di nuove tecniche economiche, come l’agricoltura intensiva o l’industrializzazione, non solo trasforma lo spazio fisico, ma altera anche la struttura e l’organizzazione della società che le adotta.
Le Trasformazioni dello Spazio e l’Azione Umana
È fondamentale considerare che lo spazio stesso non rimane immutato nel tempo. Subisce trasformazioni, alcune molto lente e graduali dovute a processi naturali potenti come i cambiamenti climatici su larga scala o i movimenti geologici profondi. Questi processi naturali hanno avuto, nel corso dei millenni, impatti enormi e spesso decisivi sulla vita e sullo sviluppo delle società umane, costringendole ad adattarsi o a spostarsi. Parallelamente, l’azione umana modifica costantemente l’ambiente, talvolta in modi che portano a conseguenze negative e durature. Esempi classici includono il disboscamento eccessivo che porta all’erosione del suolo o l’inquinamento che altera gli ecosistemi naturali, dimostrando come l’interazione uomo-ambiente sia un processo a doppio senso.
La Geostoria: Comprendere l’Interazione Dinamica nel Tempo
La geostoria emerge come il campo di studio che analizza questa relazione complessa e reciproca: da un lato, come l’ambiente e lo spazio fisico influenzano e talvolta condizionano le società umane; dall’altro, come le società, attraverso i loro mezzi tecnici, economici e la loro volontà organizzativa, agiscono e modificano attivamente lo spazio in cui vivono. Questa interazione dinamica tra la natura e l’uomo, mediata dalle strutture economiche e sociali, si svolge inesorabilmente nel corso del tempo ed è l’elemento chiave per comprendere in profondità sia la storia delle civiltà sia la geografia dei luoghi. La lotta contro le distanze, che un tempo limitava fortemente gli scambi e i movimenti, è un esempio perfetto di come l’interazione tra società e spazio cambi nel tempo. Le innovazioni tecnologiche nei trasporti e nelle comunicazioni hanno continuamente modificato l’importanza e l’impatto delle distanze geografiche, dimostrando la natura dinamica di questa relazione studiata dalla geostoria.
Ma questa “unità” del mondo, descritta come un semplice “incontro” tra popoli, non nasconde forse secoli di sfruttamento e disuguaglianze create proprio da quella “geostoria” e da quel “capitalismo” che il capitolo menziona?
Il capitolo descrive il processo di unificazione del mondo come un inevitabile risultato della lotta contro le distanze e dell’incontro tra culture. Tuttavia, omette di affrontare le profonde asimmetrie di potere, lo sfruttamento coloniale e neocoloniale, e le disuguaglianze strutturali che hanno caratterizzato e continuano a caratterizzare questa “unità”. Per comprendere appieno le implicazioni di questa crescente interconnessione, è indispensabile integrare la prospettiva della geostoria con l’analisi critica delle relazioni di potere globali. Approfondire gli studi post-coloniali e la geografia critica può offrire strumenti essenziali per una visione meno edulcorata e più completa di come il mondo si è “unito”. Autori come Edward Said o David Harvey possono fornire spunti fondamentali in questa direzione.5. Intersezioni di saperi e condizioni del pensiero
Si esplorano molti argomenti diversi, toccando la storia dell’Adriatico, del capitalismo, del Medioevo e dei conflitti. Si analizzano aspetti della società moderna, come l’incertezza, il ruolo delle istituzioni e i modelli di consumo. Si riflette su temi filosofici e letterari legati ai miti, al linguaggio, alla memoria e all’arte. Inoltre, si affrontano argomenti di economia, la psicologia di una nazione e la vita di tutti i giorni.Le condizioni del pensiero e della scrittura
In questo contesto, si esplorano anche le condizioni che permettono al pensiero e alla scrittura di esistere. Durante la prigionia, la possibilità di comunicare è molto limitata: solo due lettere e una cartolina al mese. Le condizioni materiali del luogo di detenzione sono viste come sopportabili, quasi pacifiche, specialmente se confrontate con altri posti descritti come disorganizzati e ostili. Nonostante queste difficoltà, l’attività intellettuale non si ferma. Si continuano a scrivere testi e a preparare recensioni per riviste universitarie. Ci sono anche ostacoli concreti, come scritti non finiti o con parti mancanti, che obbligano a ricostruire il lavoro usando altre informazioni. Chi scrive è consapevole dei pericoli della prigionia, compresa la minaccia alla propria vita, un rischio che viene segnalato anche via radio.Come può un pensiero così vasto e interconnesso svilupparsi pienamente in condizioni di prigionia, con comunicazioni limitate e materiali incompleti?
Il capitolo presenta un’ampia esplorazione di temi complessi, dalla storia all’economia, dalla filosofia alla psicologia, per poi concentrarsi sulle condizioni del pensiero e della scrittura in un contesto di detenzione. Questa giustapposizione solleva un interrogativo fondamentale: la ricchezza e l’interconnessione dei saperi menzionati possono davvero fiorire o anche solo mantenersi intatte quando la comunicazione è ridotta al minimo e le fonti (gli “scritti non finiti o con parti mancanti”) sono frammentarie? Per approfondire questa apparente contraddizione, sarebbe utile esplorare la psicologia della resilienza intellettuale in condizioni estreme, magari attraverso gli studi di Viktor Frankl, o analizzare come le strutture di potere e le istituzioni (come quelle carcerarie) influenzino la produzione intellettuale, come discusso da Michel Foucault. Un confronto con l’esperienza di altri intellettuali in prigione, come Antonio Gramsci, potrebbe offrire spunti su come il pensiero si adatta e si trasforma sotto costrizione, e se le “condizioni materiali… sopportabili, quasi pacifiche” descritte nel capitolo siano sufficienti a mitigare l’impatto della limitazione comunicativa e della mancanza di risorse intellettuali complete.Abbiamo riassunto il possibile
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