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Contenuti del libro
Informazioni
“Storia di Roma e dei romani. Da Napoleone ai nostri giorni” di Catherine Brice ti porta in un viaggio incredibile attraverso la vita di una città unica. Non è solo la storia di Roma, ma la storia di chi l’ha vissuta, dai tempi del vecchio governo pontificio pieno di contrasti, passando per la scossa dell’occupazione francese Roma e la successiva Restaurazione Roma. Vedrai la città diventare il cuore dell’Unità d’Italia Roma dopo la Presa di Roma 1870, affrontando le difficoltà di essere la nuova Roma capitale, con tutta la sua trasformazione urbana Roma tra speculazione edilizia e nuovi quartieri. Il libro ti fa capire come la società romana è cambiata, con l’arrivo di nuove persone, le tensioni tra Chiesa e Stato Roma, e poi l’impatto enorme della Roma fascista con il suo tentativo di rimodellare tutto, fino alla Roma dopoguerra e alla Roma contemporanea, ancora alle prese con la sua crescita e la sua identità. È un racconto avvincente di come Roma si è trasformata da città del papa a metropoli moderna, mantenendo però sempre la sua anima eterna.Riassunto Breve
Roma alla fine del Settecento è una città di forti contrasti, con aree verdi e rovine antiche degradate accanto a quartieri poveri e insalubri; il governo papale è inefficiente e la società è rigida, con povertà diffusa e una cultura percepita come stagnante. L’arrivo dei francesi porta una modernizzazione forzata, con l’abolizione del governo papale, nuove leggi e amministrazioni, e progetti urbanistici che mirano a valorizzare le antichità e creare spazi pubblici moderni, introducendo una visione laica dell’urbano, pur incontrando resistenza e difficoltà. Dopo il ritorno del papa nel 1814, la Restaurazione tenta di annullare le riforme francesi e ripristinare l’ordine precedente, con scontri tra chi vuole una restaurazione integrale e chi riforme moderate; prevale una linea più rigida che cerca di fare di Roma una “città santa” attraverso controllo e repressione, anche se la vita popolare mantiene le sue tradizioni. L’elezione di Pio IX nel 1846 suscita speranze di cambiamento con riforme e progetti, ma la crisi politica porta alla breve esperienza della Repubblica Romana nel 1849, animata da ideali democratici e nazionali, che viene sconfitta. Segue una terza Restaurazione reazionaria, con limitazione delle libertà e appoggio su truppe straniere; nonostante l’immobilismo politico, la città cambia urbanisticamente e culturalmente, mentre la società vede l’ascesa di una borghesia e il papato si irrigidisce dottrinalmente di fronte all’unificazione italiana, fino all’annessione nel 1870. La trasformazione in capitale d’Italia è difficile, segnata da rivalità, il peso della storia e la presenza del Papato; la monarchia si insedia con simboli, ma il governo è lento e provvisorio, spesso ospitato in edifici adattati. Il Comune ha scarsi mezzi e rapporti conflittuali con lo Stato, affrontando problemi finanziari e l’influenza cattolica, fino a riforme più laiche e professionali all’inizio del Novecento; si decide la costruzione dei muraglioni per controllare il Tevere, e la città vive un processo di laicizzazione con riconoscimento della libertà di culto e emancipazione degli ebrei. Dopo il 1870, Roma cresce rapidamente grazie all’immigrazione, espandendosi fuori dalle mura con una pianificazione disordinata guidata dalla speculazione edilizia, che porta a una crisi finanziaria; la questione degli alloggi è critica, con sovraffollamento e insediamenti precari. Le nuove élite legate allo Stato si affiancano all’aristocrazia, mentre la Chiesa mantiene una forte presenza attraverso istituzioni e si integra economicamente, investendo nella speculazione e nei servizi. Roma aspira a diventare una capitale moderna e scientifica, investendo nell’istruzione e nella tutela del patrimonio archeologico, anche se l’espansione edilizia spesso prevale sulla conservazione e la creazione di un museo nazionale è complessa; la stampa e l’editoria crescono, ma non raggiungono i livelli del Nord. Durante la Prima Guerra Mondiale, Roma è centro di agitazione nazionalista e affronta difficoltà economiche, ma evita gravi tensioni sociali. Nel dopoguerra, la città vive la radicalizzazione politica e l’ascesa del fascismo; Mussolini fa di Roma il centro del regime, usando il mito della “romanità” e trasformando l’amministrazione in un governatorato per controllarla direttamente. La città subisce profonde trasformazioni urbanistiche con l’apertura di viali monumentali che comportano demolizioni e lo spostamento di abitanti, la costruzione della Via della Conciliazione e la realizzazione di nuovi quartieri come l’EUR, simbolo della visione espansionistica del regime, mentre l’economia resta legata al terziario. Roma affronta il dopoguerra segnata dai bombardamenti e dalla carenza di servizi, vive l’occupazione tedesca, la Resistenza e tragici eccidi; dopo la liberazione, la gestione municipale è instabile e segnata dalla speculazione edilizia, che contribuisce a un’espansione urbana disordinata e alla crescita delle periferie. Il periodo è caratterizzato da tensioni sociali e politiche, ma anche da eventi internazionali che portano visibilità e infrastrutture, sebbene l’economia rimanga prevalentemente terziaria e la gestione della città complessa. Roma manifesta una dualità culturale tra dimensione storica/turistica e vita quotidiana dei residenti; il cinema ne plasma l’immagine, e iniziative culturali animano la città. Si affronta una modernizzazione urbana e amministrativa, con risanamento finanziario e miglioramento della mobilità, pur con vincoli archeologici; il Giubileo del 2000 accelera le trasformazioni con investimenti e nuove architetture. La popolazione diventa più eterogenea a causa della migrazione, ponendo sfide di integrazione e alloggi; il centro storico cambia per il turismo, mentre la periferia si espande con grandi centri commerciali, ma Roma mantiene una forte identità collettiva.Riassunto Lungo
1. Roma: Contrasti e Trasformazioni
Roma alla fine del Settecento mostrava forti contrasti al suo interno. Ampie zone verdi, con ville e giardini, convivevano con quartieri medievali molto affollati. Questi quartieri erano caratterizzati da vicoli stretti e condizioni igieniche difficili. Le antiche rovine, monumenti come il Foro e il Colosseo, si trovavano in uno stato di abbandono e venivano usate per ricavare materiali da costruzione. Il governo papale era complicato e poco efficace, con diverse istituzioni – statali, ecclesiastiche e municipali – che si sovrapponevano e spesso mancavano di un reale potere. La società era divisa in classi rigide, dove il clero e la nobiltà dominavano. La maggior parte della popolazione viveva in povertà, svolgendo lavori incerti. Anche la vita culturale, nonostante la presenza di importanti biblioteche e accademie, appariva ferma e poco vivace agli occhi di molti visitatori stranieri.L’arrivo dei Francesi e la prima occupazione
L’occupazione francese portò un cambiamento forzato verso la modernità. Durante il periodo giacobino, tra il 1798 e il 1799, il governo papale fu abolito. Vennero introdotte leggi e strutture amministrative simili a quelle francesi, e la città fu divisa in sezioni. Questa fase incontrò una forte opposizione da parte del popolo. Le difficoltà economiche e le politiche contro la Chiesa generarono un diffuso malcontento. Seguì un breve periodo di ritorno al governo papale, la prima Restaurazione, tra il 1800 e il 1809. In questi anni si cercò di attuare riforme nell’amministrazione e nell’economia sotto la guida di Pio VII e del cardinale Consalvi. Tuttavia, questo tentativo fu interrotto da una nuova occupazione francese.Roma nell’Impero Napoleonico
Dal 1809 al 1814, Roma divenne la seconda città più importante dell’Impero napoleonico. Fu imposta l’amministrazione francese, con funzionari come i prefetti e un senato municipale che includeva membri della nobiltà e della borghesia. Furono introdotti i codici civile e penale francesi, modernizzando il sistema legale. Vennero avviati progetti per migliorare l’aspetto della città, con l’obiettivo di dare valore alle rovine antiche attraverso scavi condotti con metodi più scientifici. Si vollero creare nuovi spazi pubblici moderni, come i giardini sul colle Pincio e la riorganizzazione di Piazza del Popolo. Questi interventi, sebbene limitati nel tempo e ostacolati da problemi economici e contrasti, introdussero un modo di pensare lo spazio urbano più pratico e meno legato alla tradizione religiosa, segnando un cambiamento importante nella concezione della città.Ma davvero la “modernità” urbanistica romana è stata solo un’imposizione francese, slegata da ogni “tradizione religiosa” e improvvisamente “scientifica”?
Il capitolo, nel descrivere le trasformazioni urbane sotto il dominio napoleonico, suggerisce un netto distacco tra un approccio precedente legato alla “tradizione religiosa” e uno nuovo, “più pratico” e basato su scavi “scientifici”. Questa dicotomia appare forse troppo semplificata. La storia dell’urbanistica romana e l’interesse per le antichità hanno radici profonde che precedono l’arrivo dei francesi, e la stessa “tradizione religiosa” non era necessariamente antitetica a una concezione funzionale dello spazio urbano. Per arricchire questa prospettiva, sarebbe utile esplorare la storia dell’archeologia e dell’urbanistica a Roma nel periodo pre-napoleonico, analizzando come venivano percepite e utilizzate le rovine e quali erano le logiche che guidavano gli interventi sulla città pontificia. Approfondire il pensiero di studiosi come Arnaldo Momigliano o Leonardo Benevolo, o consultare studi specifici sulla Roma tra Settecento e Ottocento, può aiutare a contestualizzare meglio le trasformazioni descritte nel capitolo e a comprendere se il cambiamento fu una rottura netta o parte di un’evoluzione più complessa.2. Roma Eterna e il Tempo del Cambiamento
Il ritorno di papa Pio VII a Roma nel 1814 segna l’inizio della seconda Restaurazione. Questo periodo mira a ripristinare l’ordine politico e religioso che esisteva prima delle profonde trasformazioni portate dai francesi. Le riforme di Napoleone vengono annullate, e le vecchie istituzioni vengono ripristinate. Vengono reintrodotte restrizioni, come la chiusura degli ebrei nel ghetto. Due figure chiave guidano questa fase: il cardinale Pacca, sostenitore di una restaurazione integrale, e il cardinale Consalvi, più incline a riforme moderate e a una politica pragmatica.La ricerca di una ‘città santa’ Sotto i pontificati successivi, in particolare con Leone XII e Gregorio XVI, prevale la linea degli “zelanti”. Questi mirano a fare di Roma una “città santa”. Cercano di raggiungere questo obiettivo attraverso una rigida moralizzazione della società e un forte controllo sull’istruzione. Reprimono con forza le opposizioni liberali e le società segrete. Nonostante questi tentativi di rendere la città più religiosa e controllata, la vita popolare romana mantiene le sue tradizioni. Continuano a esistere feste popolari e forme di contestazione come le pasquinate.Speranze di riforma e la Repubblica Romana L’elezione di Pio IX nel 1846 accende speranze di novità. Il nuovo papa introduce riforme nel governo, libera i prigionieri politici con un’amnistia e promuove progetti come la costruzione delle ferrovie. In questo periodo, emergono personaggi amati dal popolo come Ciceruacchio e la gente inizia a interessarsi sempre più alla politica. Anche se nel 1848 viene concessa una Costituzione, la crisi politica non si ferma. Anzi, peggiora quando il papa rifiuta di entrare in guerra contro l’Austria. L’uccisione di Pellegrino Rossi spinge Pio IX a fuggire, portando alla breve esperienza della Repubblica Romana nel 1849. Questa Repubblica è guidata da ideali democratici e di unità nazionale, ma viene presto sconfitta dall’intervento di eserciti stranieri.Il ritorno alla reazione e l’annessione Dopo la fine della Repubblica, inizia una terza Restaurazione, guidata da una politica molto conservatrice sotto il cardinale Antonelli. Le libertà vengono ridotte e il governo del papa si affida alla protezione di truppe straniere. Nonostante la mancanza di cambiamenti politici, Roma cambia nell’aspetto urbano e rimane un punto di riferimento per l’arte e la cultura, anche se legata a stili classici. Nella società romana, l’antica nobiltà diminuisce, mentre cresce una borghesia più attenta agli affari che alla vita pubblica. Di fronte all’avanzata dell’unificazione italiana, il papato assume posizioni più rigide sulla dottrina. Vengono condannate le idee moderne con il documento chiamato Syllabus e viene proclamata l’infallibilità del papa. Roma diventa come una città sotto assedio, simbolo della resistenza del potere temporale del papa, fino a quando non viene unita al Regno d’Italia nel 1870.Davvero le riforme iniziali di Pio IX rappresentavano una genuina svolta, o erano solo un fuoco di paglia destinato a spegnersi di fronte alle vere sfide politiche?
Il capitolo descrive le riforme iniziali di Pio IX come portatrici di “speranze di novità”, ma la rapida escalation verso la crisi e la fuga del papa, seguita da una restaurazione reazionaria, lascia una lacuna nell’argomentazione riguardo alla profondità e alle motivazioni di quelle riforme. Per comprendere questa apparente contraddizione, è necessario approfondire il contesto politico del 1848 in Italia e in Europa, le pressioni sul papato e la complessa personalità di Pio IX, bilanciando le sue inclinazioni religiose e politiche. Discipline come la storia politica e la storia del Risorgimento sono fondamentali. Autori come O’Clery, Aubert, e Martina possono fornire spunti utili.3. La difficile trasformazione di Roma in capitale
L’Italia si unifica in gran parte grazie alla spedizione di Garibaldi nel 1860. Dopo aver annesso Marche, Umbria e Veneto entro il 1866, restava aperta la questione di Roma, che era ancora sotto il potere del papa e protetta dalle truppe francesi. La situazione cambiò nel 1870, quando le truppe francesi si ritirarono a causa della guerra franco-prussiana. L’esercito italiano poté così entrare a Roma il 20 settembre, un evento che pose fine al potere temporale del papa, il quale da quel momento si considerò prigioniero all’interno del Vaticano.Le difficoltà della nuova capitale
Trasformare Roma nella capitale del Regno d’Italia non fu un processo semplice e presentò diverse difficoltà. C’era una forte rivalità con le città che erano state capitali prima, come Firenze e Torino, che non accettavano facilmente il nuovo ruolo di Roma. Il grande peso della storia millenaria della città e la costante presenza del Papato rendevano difficile per la nuova monarchia sabauda stabilirsi pienamente e affermare la propria autorità. Inoltre, la monarchia aveva un ruolo limitato nelle decisioni che riguardavano l’aspetto della città, come l’urbanistica e la costruzione di nuovi monumenti, poiché queste scelte dipendevano da diversi soggetti: il Comune, il governo centrale, i privati e persino il Vaticano continuava ad avere una sua influenza.La presenza della monarchia
La monarchia cercò in vari modi di rendere visibile la sua presenza nella nuova capitale. Usò simboli concreti come l’aggiunta di iscrizioni sui palazzi, diede nuovi nomi alle strade per celebrare l’unità e trasformò il palazzo del Quirinale nella residenza ufficiale del re. Il primo re, Vittorio Emanuele II, sembrava non avere un legame particolare con la città e mostrava una certa diffidenza. Invece, il suo successore Umberto I e la regina Margherita provarono attivamente a costruire un legame con i cittadini partecipando a eventi pubblici e cerimonie. La scelta di seppellire Vittorio Emanuele II nel Pantheon dopo la sua morte fu un gesto politico molto forte, che voleva affermare la presenza dello Stato laico nel cuore storico di Roma. Le feste nazionali e quelle legate alla famiglia reale crearono una sorta di “religione civile” che faceva concorrenza alle celebrazioni religiose tradizionali e al calendario liturgico.L’insediamento del governo
Anche sistemare gli uffici e le strutture del governo nella nuova capitale si rivelò un processo tutt’altro che rapido e le soluzioni adottate rimasero spesso provvisorie per lungo tempo. Trasferire l’intera struttura amministrativa da Firenze a Roma richiedeva spazi adeguati per ministeri e uffici, che non erano subito disponibili in una città non preparata a questo ruolo. Molti ministeri furono costretti a trovare spazio all’interno di edifici che prima appartenevano a ordini religiosi e che erano stati espropriati dallo Stato, con condizioni di lavoro spesso difficili per i funzionari pubblici che vi operavano. Addirittura la sede scelta per ospitare i rappresentanti del popolo, la Camera dei deputati a Palazzo Montecitorio, mantenne un assetto provvisorio per decenni prima di essere sistemata in modo definitivo per la sua nuova funzione.La gestione della città da parte del Comune
Il Comune di Roma, che tornò ad esistere con l’Unità d’Italia, ebbe fin da subito rapporti complessi e spesso conflittuali con il governo centrale. Doveva amministrare una città in rapida crescita e piena di problemi con poche risorse economiche a disposizione e risentiva dell’influenza di gruppi legati al mondo cattolico ma orientati verso posizioni moderate. La nobiltà romana non era unita nel suo atteggiamento verso il nuovo Stato, ma molte famiglie si adattarono alla nuova situazione politica e sociale per mantenere la loro posizione. Le prime elezioni comunali nel 1870 videro una partecipazione molto bassa e portarono al potere un gruppo moderato con poca esperienza pratica nell’amministrazione di una grande città. La gestione dei soldi pubblici divenne rapidamente un problema serio, tanto da richiedere l’intervento e il controllo dello Stato per evitare il collasso finanziario. Solo con l’elezione di Ernesto Nathan a sindaco nel 1907 ci fu un cambiamento importante, che segnò una svolta verso una gestione più laica e una maggiore professionalizzazione nei servizi per i cittadini e nella pianificazione dello sviluppo urbano.Il rapporto con il Tevere
Anche il rapporto della città con il fiume Tevere subì profondi cambiamenti in questa fase di trasformazione. Le inondazioni erano frequenti e pericolose, come quella devastante avvenuta proprio nel 1870, e resero evidente a tutti la necessità di interventi urgenti per la sicurezza della popolazione e degli edifici. Dopo lunghe discussioni e la valutazione di diversi progetti, si prese la decisione di costruire i grandi muraglioni lungo le sponde del fiume per tenere sotto controllo il Tevere e proteggere la città dalle piene. Questo imponente lavoro di ingegneria civile cambiò radicalmente il volto del lungotevere e la percezione stessa del fiume all’interno del tessuto urbano.Una trasformazione laica
Trasformare Roma da centro principale della cristianità e sede del potere temporale del papa a capitale politica di uno stato moderno significò avviare un profondo processo di laicizzazione della società e delle istituzioni. Questo processo incontrò diverse resistenze, soprattutto da parte del mondo cattolico rimasto fedele al Papato e ostile al nuovo Stato italiano. Nonostante le difficoltà e i contrasti, la trasformazione portò a risultati importanti per la modernizzazione della città e del paese. Tra questi risultati ci furono il riconoscimento della libertà per tutte le religioni, superando secoli di dominio religioso. Permise anche l’emancipazione degli ebrei, che per secoli erano stati confinati nel ghetto. Infine, portò all’introduzione di nuove istituzioni basate su principi laici, separate dall’influenza e dal controllo della Chiesa, gettando le basi per uno stato moderno.La “modernità incompiuta” di Roma fu solo il risultato di un piano superato e di controlli assenti, o c’erano forze più profonde che ne dirigevano (o ne ostacolavano) lo sviluppo?
Il capitolo descrive il caos dello sviluppo urbano post-bellico, ma la sua spiegazione basata su “piano regolatore superato” e “mancanza di controlli” rischia di semplificare eccessivamente un fenomeno complesso. Per comprendere appieno le ragioni della “modernità incompiuta” e il ruolo della speculazione, è cruciale approfondire la storia urbanistica di Roma, le dinamiche politiche ed economiche del dopoguerra e il rapporto tra rendita fondiaria e potere. Autori come Italo Insolera o Leonardo Benevolo offrono analisi indispensabili su questi temi.8. Roma: La Capitale in Trasformazione
Roma vive una doppia realtà culturale, da un lato c’è la sua dimensione storica e turistica che attira visitatori da tutto il mondo, dall’altro una cultura pensata per chi ci abita ogni giorno. Per questo, le diverse amministrazioni comunali si sono impegnate a promuovere iniziative culturali dedicate proprio ai cittadini romani. Il cinema ha giocato un ruolo importante nel mostrare e, a volte, nel creare l’immagine della città. Si va dal neorealismo che raccontava la vita difficile e la povertà, alle visioni intime e spesso dolorose di Pasolini sulle zone di periferia, fino alla Roma sognata e un po’ magica dei film di Fellini. Eventi come la storica Estate Romana hanno contribuito a rendere più vivace la vita culturale, portando spettacoli e incontri all’aperto in diversi punti della città.Modernizzazione Amministrativa e Infrastrutturale
La città ha affrontato un profondo rinnovamento, sia nella gestione amministrativa che nelle strutture urbane. L’amministrazione guidata da Rutelli, ad esempio, ha lavorato per risanare le finanze del comune e ha scelto di affidare a privati la gestione di alcuni servizi pubblici fondamentali. Sono state messe in campo diverse azioni per migliorare come ci si sposta in città, introducendo ad esempio la Zona a Traffico Limitato per ridurre il traffico nel centro e potenziando la rete dei trasporti pubblici, inclusi gli ampliamenti della metropolitana. Tuttavia, lo sviluppo di nuovi edifici e progetti urbanistici incontra spesso un limite importante nei numerosi vincoli archeologici che proteggono il patrimonio storico e impediscono o modificano le nuove costruzioni.L’Impatto del Giubileo del 2000
Un momento che ha dato una forte accelerazione a molti di questi cambiamenti è stato il Giubileo del 2000. Questo evento ha portato a investimenti significativi per migliorare le infrastrutture e le strutture di accoglienza, necessari per gestire l’arrivo di milioni di pellegrini. Nuove opere architettoniche, progettate anche da architetti di fama internazionale, hanno iniziato a cambiare l’aspetto di alcune zone della città. Queste nuove costruzioni hanno spesso generato dibattiti e discussioni, come è successo per l’intervento realizzato intorno all’Ara Pacis, che ha suscitato pareri molto diversi.Cambiamenti Demografici e Sociali
Nel corso del tempo, la popolazione di Roma è diventata molto più varia e multiculturale. Questo è avvenuto a causa dei flussi migratori, sia di persone che si spostano da altre regioni d’Italia verso la capitale, sia, in misura crescente, di persone che arrivano da paesi esteri. Questa maggiore diversificazione porta con sé nuove sfide, in particolare quelle legate all’integrazione delle diverse comunità e alla necessità di trovare soluzioni abitative adeguate per tutti i nuovi residenti.Trasformazioni del Paesaggio Urbano
Il centro storico sta vivendo trasformazioni significative. Molti edifici vengono restaurati, ma a volte questi interventi modificano i colori tradizionali delle facciate, alterando l’aspetto consolidato dei quartieri. L’aumento costante del turismo ha un impatto notevole, portando alla nascita di molti negozi e attività pensate per i visitatori e a una vita notturna sempre più intensa nelle piazze storiche, con conseguenti cambiamenti nelle abitudini e nella quiete di queste aree. Allo stesso tempo, le zone più esterne della città si stanno espandendo, spesso con la costruzione di grandi centri commerciali che diventano nuovi punti di riferimento per gli acquisti e il tempo libero, modificando le vecchie abitudini dei residenti. Nonostante tutte queste evoluzioni e cambiamenti, Roma mantiene una forte identità che unisce i suoi abitanti, un legame che si manifesta in modo evidente, ad esempio, nella grande passione per le squadre di calcio della città.Queste trasformazioni urbane sono un segno di progresso o di una perdita di identità e coesione sociale?
Il capitolo descrive le molteplici trasformazioni che hanno interessato Roma, dal centro storico alle periferie, toccando l’impatto del turismo, l’espansione commerciale e i cambiamenti demografici. Tuttavia, l’analisi tende a presentare questi fenomeni in maniera descrittiva, senza approfondire in modo critico le loro implicazioni a lungo termine sulla struttura sociale, sull’identità dei quartieri e sulla qualità della vita dei residenti. Per comprendere meglio le dinamiche sottostanti e le potenziali conseguenze di tali cambiamenti, sarebbe utile esplorare le discipline della sociologia urbana e della geografia economica, e leggere autori che hanno analizzato le città contemporanee e i processi di globalizzazione e trasformazione urbana, come Saskia Sassen.Abbiamo riassunto il possibile
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