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Informazioni
“Storia di dodici manoscritti” di Christopher Hamel ti porta in un viaggio incredibile attraverso i secoli, seguendo le tracce di dodici `manoscritti medievali` unici. Non è solo una `storia del libro`, ma un racconto di come questi oggetti preziosi hanno viaggiato da `Roma` all’`Inghilterra`, dalla `Spagna` alla `Normandia`, e oltre, finendo nelle `biblioteche medievali` e nei musei di oggi. Scoprirai storie affascinanti come quella del `Vangelo di Sant’Agostino`, il più antico libro inglese, o del `Codice Amiatino`, una Bibbia gigante che ha attraversato l’Europa. Vedrai `libri miniati` spettacolari come il `Libro di Kells` o le `Ore Spinola`, capolavori di `arte medievale` creati da `scribi medievali` e artisti come `Hugo Pictor` o Jean le Noir. Il libro esplora come questi manoscritti non fossero solo da leggere, ma oggetti sacri, strumenti di studio o simboli di potere per re e nobili. C’è spazio anche per testi più “ribelli” come i `Carmina Burana` o le prime copie del `Chaucer`, che ci mostrano la diffusione della letteratura fuori dai monasteri. Capirai l’importanza della `paleografia` per identificare gli `scribi` e ricostruire la vita delle `botteghe` librarie. È un viaggio che svela come guerre, collezionismo e persino il `mercato dei manoscritti` abbiano plasmato l’identità e la posizione attuale di questi tesori, offrendo un contatto diretto con il passato.Riassunto Breve
I manoscritti medievali non sono solo vecchi libri, ma oggetti che viaggiano e cambiano nel tempo. Molti si spostano tra paesi diversi per missioni religiose, come il Vangelo di Sant’Agostino che arriva a Canterbury da Roma nel 597, o per doni, come il Codice Amiatino che va dall’Inghilterra all’Italia. Altri viaggiano per conquiste militari o per il mercato. Questi libri hanno funzioni diverse: alcuni sono testi sacri usati per la preghiera o l’esposizione, come il Libro di Kells con le sue decorazioni complesse che rendono difficile la lettura veloce. Altri servono a conservare e diffondere il sapere antico, copiando testi classici e illustrazioni, come gli Aratea di Leida che riproducono un testo di astronomia. La copiatura è un lavoro importante, fatto da scribi e artisti, a volte in botteghe specializzate, come quelle in Normandia che lavorano per chiese inglesi dopo la conquista del 1066. Manoscritti come il Beato Morgan o il Bodley 717 mostrano stili diversi e la firma di chi li ha creati, dando dettagli sul loro lavoro. Nel tempo, la produzione di libri si sposta dai monasteri alle città e alle corti. Compaiono manoscritti di lusso per re e principi, come il Salterio di Copenaghen, usati anche per imparare a leggere. Nello stesso periodo, nascono raccolte di testi diversi, anche profani, come i Carmina Burana, che mostrano una cultura che si diffonde fuori dai luoghi religiosi tradizionali. La storia più recente di questi libri include ritrovamenti inaspettati, passaggi di mano tra collezionisti e vendite a prezzi alti. Studiare questi manoscritti, analizzando la pergamena, la scrittura, le immagini e la struttura, aiuta a capire chi li ha fatti, per chi, e come sono arrivati fino a noi. Ogni manoscritto ha una sua identità che viene scoperta e definita attraverso lo studio, e molti aspettano ancora di essere analizzati.Riassunto Lungo
1. Libri in Viaggio tra Roma e Inghilterra
Il Vangelo di Sant’Agostino, noto come MS 286 e conservato al Corpus Christi College di Cambridge, è un manoscritto in latino scritto in lettere onciali. Risale alla fine del VI secolo ed è considerato il libro più antico ancora esistente in Inghilterra. La sua presenza in Inghilterra è strettamente legata alla missione di cristianizzazione guidata da Agostino di Canterbury, inviato da Papa Gregorio Magno nel 597. Analisi approfondite del testo hanno rivelato varianti che corrispondono esattamente a quelle utilizzate da Papa Gregorio Magno nelle sue omelie. Questo dettaglio suggerisce con forza che il manoscritto provenisse direttamente dall’ambiente culturale e religioso di Gregorio Magno a Roma.Storia e significato del Vangelo di Sant’Agostino
Nel XVI secolo, il manoscritto fu acquisito dall’Arcivescovo Matthew Parker. Egli lo utilizzò come prova per sostenere l’idea che la Chiesa inglese avesse un’antica indipendenza dalla Chiesa di Roma, un punto cruciale nel contesto della Riforma anglicana. Oltre al suo valore storico e religioso, il manoscritto è importante anche per le sue illustrazioni. Queste presentano uno stile classico, con scene come la Passione di Cristo e un ritratto di San Luca Evangelista. Queste immagini ebbero un’influenza significativa sullo sviluppo dell’arte in Inghilterra nei periodi successivi.La produzione e il viaggio del Codice Amiatino
Intorno all’anno 700 dopo Cristo, nei monasteri gemelli di Wearmouth-Jarrow, situati nella regione della Northumbria in Inghilterra, fu prodotto il Codice Amiatino. Si tratta di una Bibbia completa scritta in latino secondo la versione della Vulgata. L’abate Ceolfrid commissionò la realizzazione di tre copie di questa Bibbia. Per farlo, i monaci si basarono su modelli che provenivano da Roma, tra cui una Bibbia più antica che era stata importata direttamente dall’Italia. Una di queste tre copie fu destinata a essere un dono per il Papa a Roma. Tuttavia, per ragioni storiche, questa copia non raggiunse mai la destinazione papale e finì invece nel monastero di San Salvatore, situato sul monte Amiata in Toscana.Identificazione e influenze del Codice Amiatino
L’identificazione certa del Codice Amiatino come una delle Bibbie commissionate dall’abate Ceolfrid si basa su un’iscrizione dedicatoria presente nel manoscritto. Questa iscrizione, sebbene leggermente alterata nel tempo, corrisponde in maniera precisa ai resoconti storici che provengono dall’Inghilterra riguardo alla spedizione di questa Bibbia. Le pagine iniziali del codice contengono materiale testuale che riflette chiaramente la biblioteca di Cassiodoro, un importante studioso che operò in Calabria. Questo dettaglio suggerisce che i monaci inglesi di Wearmouth-Jarrow ebbero accesso diretto ai testi raccolti da Cassiodoro. Il manoscritto è scritto utilizzando la scrittura onciale romana. Le correzioni e le scelte editoriali presenti nel testo indicano l’influenza dello studioso Beda il Venerabile, una figura centrale che visse e lavorò proprio a Jarrow. È interessante notare che frammenti di una delle altre Bibbie prodotte a Wearmouth-Jarrow, gemella del Codice Amiatino, sono stati ritrovati in Inghilterra.Ma come può un manoscritto proveniente da Roma e legato a una missione papale diventare la ‘prova’ dell’antica indipendenza della Chiesa inglese?
Il capitolo, pur descrivendo l’uso del Vangelo di Sant’Agostino da parte dell’Arcivescovo Parker, non approfondisce la palese contraddizione logica: un oggetto che testimonia un forte legame con Roma viene presentato come dimostrazione di autonomia da essa. Per comprendere come un tale argomento potesse essere considerato valido nel XVI secolo, è necessario esplorare a fondo il contesto storico e politico della Riforma anglicana. Approfondire la storiografia e le argomentazioni teologiche dell’epoca, studiando autori che trattano la storia della Chiesa d’Inghilterra e l’uso politico delle fonti storiche, come Diarmaid MacCulloch, può aiutare a chiarire questa apparente irrazionalità e il modo in cui i manufatti venivano interpretati per sostenere specifiche agende.2. Immagini Celesti e Parole Sacre
I manoscritti medievali avevano funzioni che andavano oltre la semplice lettura. Erano spesso oggetti preziosi, carichi di significato. La loro importanza non era solo nel testo scritto, ma anche nella loro bellezza e nella loro storia.Il Libro di Kells: Un Oggetto Sacro
Un esempio significativo è il Libro di Kells. Questo è un Vangelo miniato, creato in Irlanda alla fine dell’VIII secolo. Le sue pagine sono piene di decorazioni e scritture molto elaborate. Queste decorazioni sono così complesse che rendono difficile leggere il testo in modo veloce e scorrevole. L’importanza di questo libro non era tanto nella lettura quotidiana. Era pensato per essere un oggetto sacro. Veniva esposto e venerato, più che studiato in profondità. Oggi è un simbolo molto importante per l’Irlanda. La sua storia include momenti difficili, come un furto avvenuto nel 1007, e successivi lavori di restauro per preservarlo.Gli Aratea di Leida: Conservare il Sapere Antico
Un altro manoscritto importante è l’Aratea di Leida. Questo volume è carolingio e risale all’inizio del IX secolo. Mostra come il sapere antico veniva tramandato copiando i testi. Questo manoscritto riproduce un testo di astronomia scritto da Arato nell’antichità. Chi lo copiò fu molto attento. Imitò fedelmente la scrittura classica, chiamata capitalis rustica. Copiò anche le illustrazioni delle costellazioni da un manoscritto romano più vecchio. Questo ci fa capire quanto i Carolingi fossero interessati a mantenere viva la cultura classica. Il manoscritto contiene anche un disegno speciale, un diagramma dei pianeti. La precisione di questo disegno fa pensare che sia stato calcolato usando vere osservazioni del cielo. Forse queste osservazioni risalgono all’incirca all’anno 816 d.C. Questo manoscritto unisce quindi la conoscenza antica con la visione cristiana dell’universo.La Copiatura Medievale: Un Ponte tra Epoche
Questi due manoscritti, uno con contenuto religioso come il Libro di Kells e l’altro scientifico come gli Aratea di Leida, ci mostrano qualcosa di fondamentale sul Medioevo. La copiatura dei testi e delle immagini era il modo principale per conservare e diffondere la conoscenza e l’arte. In questo periodo, si dava grande valore alla riproduzione accurata. Era anche importante arricchire i testi con decorazioni bellissime. Questo modo di lavorare è molto diverso dall’idea che abbiamo oggi di originalità. Oggi cerchiamo la novità assoluta, mentre nel Medioevo si valorizzava la fedeltà e l’abbellimento di ciò che già esisteva.Affermare che un disegno medievale implichi “vere osservazioni del cielo” non è forse un salto logico azzardato, o almeno bisognoso di maggiori prove?
Il capitolo suggerisce che la precisione di un diagramma nell’Aratea di Leida faccia pensare a osservazioni astronomiche originali intorno all’816 d.C. Questa affermazione, per quanto stimolante, merita un esame più critico. La storia dell’astronomia medievale e la paleografia sono discipline fondamentali per valutare la validità di tali ipotesi. Per comprendere meglio come gli studiosi analizzano i diagrammi astronomici nei manoscritti e quali sono le prove a sostegno (o contro) l’idea di osservazioni originali, è utile consultare i lavori di specialisti in storia della scienza medievale o autori che si occupano specificamente di manoscritti scientifici e della loro interpretazione. Approfondire le metodologie di analisi dei contenuti scientifici nei testi antichi è essenziale per valutare la solidità di questa specifica asserzione del capitolo.3. Libri e Botteghe: Manoscritti tra Spagna e Normandia
Un manoscritto spagnolo del X secolo, noto come Beato Morgan, contiene un commentario all’Apocalisse. Questo libro è decorato con miniature dai colori vivaci, il cui stile ricorda l’arte copta. Le illustrazioni non sono solo decorative, ma aiutano a ricordare il testo biblico, riflettendo anche le preoccupazioni per la fine del mondo, comuni in un periodo di incertezza in Spagna. La storia di questo manoscritto è complessa, è passato per diverse mani e ha subito modifiche nel tempo. Sappiamo che uno dei suoi creatori fu lo scriba e artista Maius, attivo intorno alla metà del X secolo.Un manoscritto dalla Normandia
Passando a un’altra epoca e regione, troviamo il manoscritto Bodley 717, conservato a Exeter. Risale alla fine dell’XI secolo e contiene un commentario di Girolamo sul libro di Isaia. Questo libro è particolarmente interessante perché include un autoritratto firmato dall’artista e scriba che lo realizzò, Hugo Pictor. Analizzando il manoscritto e confrontandolo con altri libri creati nello stesso periodo in Inghilterra e Normandia, si capisce che fu prodotto proprio in Normandia. Questo avveniva dopo la conquista normanna dell’Inghilterra nel 1066. I vescovi normanni, insediati in Inghilterra, avevano bisogno di molti testi religiosi antichi per le loro nuove biblioteche e commissionavano grandi quantità di questi libri.Artisti, botteghe e l’autoritratto di Hugo
Hugo Pictor lavorava probabilmente in una bottega situata a Bayeux, insieme ad altri artisti come Robert Benjamin. Queste botteghe erano molto attive e lavoravano su commissione per importanti istituzioni in Inghilterra, come le cattedrali di Exeter e Durham. Il manoscritto di Exeter è un ottimo esempio di questa produzione su larga scala. È ricco di decorazioni e utilizza pergamena di alta qualità, tipica della produzione europea del tempo. L’autoritratto di Hugo incluso nel manoscritto è una finestra preziosa sul lavoro quotidiano degli scribi e degli artisti medievali. Mostra Hugo mentre prepara la pergamena su cui scrivere e intinge la penna nell’inchiostro, offrendo dettagli concreti sulle tecniche usate all’epoca.Ma come si spiega il passaggio di questi simboli di potere e devozione privata dalle mani dei signori alle sale dei musei, trasformandoli da oggetti d’uso in reperti da osservare?
Il capitolo descrive il percorso storico dei manoscritti, ma la transizione cruciale dalle collezioni private alle istituzioni pubbliche o semi-pubbliche non è adeguatamente motivata. Comprendere questo passaggio richiede di esplorare la storia del collezionismo, l’evoluzione del concetto di patrimonio culturale, la nascita e lo sviluppo delle biblioteche nazionali e dei musei. Approfondire autori che trattano la storia delle istituzioni culturali e del mercato dell’arte può offrire la prospettiva necessaria per colmare questa lacuna.7. Il Viaggio e l’Identità dei Manoscritti
Molti manoscritti miniati non sono oggetti statici. La loro posizione geografica cambia spesso a causa di eventi storici, politici ed economici. Esempi come le Ore di Giovanna di Navarra, il Beato, gli Aratea, il Codice Amiatino e il Semideus Visconti mostrano come guerre, fortune politiche e il mercato abbiano determinato le loro attuali sedi in diverse nazioni. Più della metà dei manoscritti considerati è passata per il mercato, a volte venduta a prezzi record, altre volte trascurata.Scoperta e Identificazione
La scoperta di manoscritti antichi avviene in modi inattesi. Le Ore Spinola, un tempo sconosciute, riemergono nel 1975 a Monaco di Baviera, portate da un privato. Questo manoscritto, non catalogato nelle liste classiche, viene identificato e preparato per l’asta a Londra nel 1976. La sua vendita raggiunge un prezzo record per l’epoca, 370.000 sterline, acquisito da H.P. Kraus con una strategia d’asta specifica. La storia recente del manoscritto prima del 1975 rimane poco chiara. Un manoscritto appena scoperto è inizialmente un oggetto senza identità precisa. Il processo di catalogazione include l’esame della struttura, l’identificazione dei testi, l’analisi della scrittura e delle decorazioni, e la ricerca della provenienza. Questo lavoro conferisce al codice una personalità e spesso un nome, che diventa parte della sua storia. Nomi come Libro di Kells, Codice Amiatino, Carmina Burana, Ore di Giovanna di Navarra e Ore Spinola sono stati attribuiti in epoche diverse, contribuendo alla loro fama e riconoscimento.Lo Studio dei Manoscritti e il Legame con il Passato
Lo studio dei manoscritti permette di stabilire un contatto diretto con il passato. Attraverso i testi e le immagini, si ottengono informazioni sulla vita medievale, la critica testuale, la migrazione del sapere, le strutture sociali e politiche. L’analisi di pergamene, scritture, miniature e legature, insieme alla documentazione della struttura dei fascicoli, rivela dettagli sulla produzione libraria e l’identità di artisti e copisti. Questo campo di studi offre continue opportunità di scoperta e revisione delle conoscenze esistenti. Molti manoscritti sono ancora poco studiati o non catalogati, rendendo la paleografia un ambito aperto a nuove ricerche e contributi. L’accesso ai manoscritti originali, benché richieda cura, è fondamentale per una comprensione completa, anche se i facsimili digitali sono utili per un primo approccio. Manoscritti e frammenti sono disponibili in diverse collezioni, pubbliche e private, e offrono un’esperienza diretta con la storia del libro.Il capitolo, pur sottolineando l’importanza dello studio dei manoscritti per connettersi al passato, non rischia forse di dare eccessivo peso al loro valore di mercato e al loro status di beni di lusso, trascurando le implicazioni che ciò ha sull’accessibilità per la ricerca e il pubblico?
Il capitolo descrive efficacemente il “viaggio” dei manoscritti, inclusa la loro compravendita a prezzi elevati e il passaggio in mani private, come nel caso delle Ore Spinola. Sebbene riconosca l’importanza dello studio accademico, non approfondisce la potenziale tensione tra la natura commerciale di questi oggetti e l’obiettivo di renderli disponibili per la ricerca storica e la fruizione pubblica. Per comprendere meglio questa complessa relazione, sarebbe utile esplorare la storia del collezionismo, l’economia del mercato dell’arte e dei manoscritti, e il ruolo delle istituzioni pubbliche rispetto ai collezionisti privati nella conservazione e nell’accesso al patrimonio culturale. Approfondimenti in discipline come la storia dell’arte, l’economia della cultura e la biblioteconomia, e la lettura di autori che hanno trattato il mercato antiquario o la storia delle grandi collezioni, possono fornire il contesto necessario per valutare quanto il valore economico influenzi l’accessibilità al sapere contenuto nei manoscritti.Abbiamo riassunto il possibile
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