Contenuti del libro
Informazioni
“Storia del Giappone” di Rosa Gatti è un viaggio incredibile attraverso millenni, partendo dalle prime comunità come la Jomon e Yayoi, dove nasce l’agricoltura e le prime strutture sociali. Vediamo l’ascesa del clan Yamato e l’arrivo di influenze dalla Cina e Corea, come il Buddhismo, che cambiano tutto. Poi il potere si sposta dalla corte elegante di Nara e Heian, dominata da famiglie come i Fujiwara, verso i guerrieri, i samurai. È affascinante seguire la loro ascesa, dalle guerre civili come la Genpei, fino alla creazione dei bakufu, i governi militari a Kamakura e poi a Edo con i Tokugawa. Questo periodo, segnato dalla politica Sakoku, porta una lunga pace ma anche isolamento. La Restaurazione Meiji è un punto di svolta pazzesco: il Giappone si modernizza a velocità record, diventa una potenza industriale e militare, lanciandosi nell’imperialismo con guerre come quella sino-giapponese e russo-giapponese. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, c’è un’altra trasformazione radicale con l’occupazione americana, una nuova Costituzione pacifista e il “miracolo economico”. Ma il libro non si ferma qui, arriva fino alle sfide di oggi, dalla crisi economica alla popolazione che invecchia. È una storia complessa, piena di cambiamenti di potere, figure iconiche e luoghi che vanno dalle antiche capitali ai centri del potere samurai, mostrando come il Giappone sia arrivato ad essere quello che è oggi.Riassunto Breve
La storia del Giappone inizia con culture antiche basate su caccia e raccolta, per poi passare all’agricoltura del riso che porta a insediamenti stabili e prime differenze sociali. In questo periodo emergono comunità con culti legati alla natura. Successivamente, potenti clan prendono il sopravvento, tra cui il clan Yamato che estende la sua influenza e si lega a origini divine. I contatti con Corea e Cina portano nuove tecnologie e l’introduzione del Buddhismo, che inizialmente crea conflitti ma poi viene adottato, influenzando le riforme per centralizzare il potere sotto l’Imperatore, creando un sistema amministrativo e di tassazione ispirato ai modelli continentali. Viene stabilita una capitale permanente a Nara, e si scrivono storie per legittimare la dinastia imperiale.Questo sistema centralizzato, però, non funziona perfettamente. Le tasse pesano sui contadini, che abbandonano le terre statali, mentre nobili e templi ottengono grandi proprietà private esenti da tasse, indebolendo il governo. La capitale si sposta a Heiankyo (Kyoto) per cercare di rafforzare il controllo, ma il potere effettivo passa sempre più a famiglie di corte potenti, come i Fujiwara, che controllano le cariche principali. Anche gli imperatori cercano di mantenere influenza ritirandosi dalla vita pubblica ma continuando a gestire affari privati. Parallelamente, le proprietà private esenti da tasse (shōen) diventano sempre più autonome.Con l’indebolimento dell’esercito statale, cresce l’importanza dei guerrieri professionisti (samurai), spesso legati alle élite locali o a rami della famiglia imperiale. Questi gruppi militari acquisiscono potere e iniziano a risolvere le dispute con la forza, culminando in guerre civili che segnano la fine del potere dell’aristocrazia civile e l’ascesa dei guerrieri.Minamoto Yoritomo fonda il primo governo militare (bakufu) a Kamakura, creando un doppio centro di potere con la corte a Kyoto. Il capo del bakufu, lo shogun, governa attraverso ufficiali militari. Dopo la caduta del bakufu di Kamakura, se ne forma un altro a Kyoto (Ashikaga), ma l’autorità centrale si indebolisce, portando a un lungo periodo di guerre tra signori regionali (daimyo). Il paese viene infine riunificato da tre grandi figure: Oda Nobunaga, Toyotomi Hideyoshi e Tokugawa Ieyasu. Ieyasu stabilisce il bakufu Tokugawa a Edo, creando un sistema feudale forte che controlla i daimyo e la società in modo rigido, limitando quasi completamente i contatti con l’estero (Sakoku). Nonostante un lungo periodo di pace, il governo Tokugawa affronta problemi economici.La fine del regime Tokugawa è segnata da crisi interne, rivolte contadine e malcontento. La pressione delle potenze occidentali, in particolare l’arrivo del commodoro Perry, forza il Giappone ad aprirsi con trattati che limitano la sua sovranità. Questa situazione destabilizza il paese e porta al crollo dello shogunato. Nel 1868 viene proclamata la Restaurazione Meiji, che riporta formalmente il potere all’Imperatore e avvia una rapidissima modernizzazione per costruire uno Stato forte e resistere alle potenze straniere. Vengono aboliti i feudi, create prefetture centralizzate, superato il sistema delle classi sociali, riformata la proprietà terriera e istituito un esercito basato sulla leva. Lo Stato guida lo sviluppo economico, investendo in industrie e infrastrutture e adottando tecnologie occidentali.Il Giappone Meiji adotta riforme ispirate all’Occidente, ma cerca anche di rafforzare l’identità nazionale e il controllo sociale attraverso valori tradizionali e lo Shintoismo di Stato. La Costituzione del 1889 stabilisce la sovranità dell’Imperatore e un parlamento con poteri limitati. Si forma un blocco di potere dominante composto da élite politiche, militari e grandi gruppi finanziari (zaibatsu). L’economia si sviluppa, ma con problemi interni che spingono verso l’espansione esterna. Il Giappone intraprende guerre contro Cina e Russia, ottenendo territori e influenza in Asia. Internamente, la repressione del dissenso aumenta.Durante la Prima Guerra Mondiale, l’economia giapponese cresce, ma le tensioni sociali rimangono alte. Nonostante brevi periodi di governi di partito, il potere effettivo è nelle mani di burocrati, militari e zaibatsu. Vengono introdotte leggi repressive che limitano le libertà e perseguitano il dissenso. Le difficoltà economiche degli anni Venti e Trenta aggravano la situazione e favoriscono l’ascesa del militarismo. L’imperialismo si intensifica con l’invasione della Manciuria e l’aggressione alla Cina, portando il paese verso la “guerra totale”, con l’economia controllata dallo Stato e la popolazione sottoposta a privazioni e indottrinamento ideologico incentrato sull’Imperatore.Dopo la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale, il Giappone è occupato principalmente dagli Stati Uniti. L’occupazione mira a democratizzare e smilitarizzare il paese, introducendo riforme come una nuova Costituzione che rende l’Imperatore un simbolo e rinuncia alla guerra. La politica statunitense cambia, e il Giappone diventa un alleato chiave. La ricostruzione economica è una priorità, portando a un rapido sviluppo (il “miracolo economico”) basato su investimenti mirati, esportazioni e sacrifici della popolazione. Il Giappone riacquista la sovranità e diventa una potenza economica mondiale, pur affrontando problemi come l’inquinamento e, successivamente, crisi economiche.Nel nuovo millennio, il Giappone affronta una lunga stagnazione economica, perdendo posizioni a livello globale. La crisi finanziaria del 2008 e il triplice disastro del 2011 (terremoto, tsunami, Fukushima) hanno un impatto profondo. Problemi demografici come l’invecchiamento della popolazione e il basso tasso di natalità pesano sull’economia e sulla società. Nonostante tentativi di riforma economica, aumentano la precarietà lavorativa e la disuguaglianza. Sul piano internazionale, l’alleanza con gli Stati Uniti rimane centrale, ma crescono le preoccupazioni per le minacce regionali, portando a un dibattito sul ruolo delle forze armate e a un parziale allontanamento dal pacifismo postbellico, che crea tensioni con i paesi vicini.Riassunto Lungo
1. Dalle Comunità Antiche allo Stato Imperiale
Le origini del Giappone affondano in culture molto antiche, come la Jomon, che precedette l’agricoltura e si basava sulla caccia, la raccolta e la produzione di ceramica. Intorno al 300 a.C., l’introduzione della risicoltura dal continente segnò l’inizio del periodo Yayoi, portando alla nascita di insediamenti stabili e all’agricoltura come fondamento della vita. Questo cambiamento favorì le prime differenziazioni sociali e vide la formazione di comunità locali unite da culti legati alla natura, che costituiscono le basi dello Shinto primitivo. Successivamente, nel periodo Kofun, che va dal 250 al 550 d.C. circa, si assistette alla crescita del potere dei clan, chiamati uji, la cui importanza era simboleggiata dalle imponenti tombe a tumulo costruite in questo periodo. Tra questi clan, emerse con forza quello Yamato, che gradualmente espanse la sua influenza su vaste aree e consolidò il proprio potere rivendicando una discendenza divina. Durante questi secoli, i contatti con la Corea e la Cina divennero più frequenti, portando in Giappone nuove tecnologie, conoscenze e idee che avrebbero influenzato profondamente lo sviluppo futuro.L’arrivo del Buddhismo e le prime riforme
A metà del VI secolo, un evento di grande portata fu l’arrivo del Buddhismo, che inizialmente generò tensioni e conflitti tra i diversi clan. La vittoria del clan Soga in queste lotte favorì l’adozione della nuova religione, aprendo ulteriormente il paese all’influenza culturale e politica della Cina. Fu in questo contesto che il Principe Shotoku promosse una serie di importanti riforme volte a centralizzare il potere nelle mani dell’Imperatore. Introdusse un sistema di ranghi di corte basato sul merito e non solo sulla nascita, e promulgò una “Costituzione” che attingeva a principi di governo continentali per rafforzare l’autorità statale. Queste prime iniziative gettarono le basi per trasformazioni ancora più radicali.Le Riforme Taika e il Codice Ritsuryō
Le Riforme Taika, avviate nel 645, rappresentarono un passo decisivo verso la creazione di uno stato centralizzato. Queste riforme abolirono i privilegi dei clan sulla terra, che divenne proprietà pubblica, e stabilirono un sistema amministrativo capillare, dividendo il paese in province e distretti governati da funzionari imperiali. Venne implementato un sistema di distribuzione delle terre agricole, noto come kubunden, e introdotto un modello di tassazione ispirato direttamente a quello cinese, basato sulla produzione agricola e sulla popolazione. Questo processo di strutturazione dello stato culminò con la compilazione del Codice Ritsuryō all’inizio dell’VIII secolo, che formalizzò in modo esaustivo l’intera impalcatura statale sotto l’autorità suprema dell’Imperatore, o Tennō. La scelta di stabilire la capitale a Nara nel 710, costruita seguendo il modello urbanistico delle grandi città cinesi, sottolineò ulteriormente l’influenza continentale nel progetto di costruzione dello stato. Sebbene il Buddhismo fosse elevato al rango di religione di stato, lo Shintoismo continuò a svolgere un ruolo fondamentale nel legittimare l’autorità imperiale, creando un sistema religioso duale. Per consolidare la legittimità della dinastia e fornire una base storica al nuovo ordine, furono compilate importanti opere storiografiche come il Kojiki e il Nihon Shoki. In questo modo, il Giappone sviluppò un sistema politico e religioso complesso, che pur attingendo a modelli esterni, mantenne elementi indigeni distinti, forgiando un’identità statale unica.Quanto è solida la base “divina” del potere Yamato, se la sua legittimità è stata codificata e costruita a posteriori con opere storiografiche?
Il capitolo accenna alla rivendicazione di discendenza divina del clan Yamato e alla compilazione di testi come il Kojiki e il Nihon Shoki come strumenti di legittimazione. Tuttavia, non approfondisce la natura di queste opere come costruzioni narrative con precisi scopi politici. Per comprendere meglio questo aspetto cruciale, è fondamentale analizzare il contesto storico della loro creazione, le motivazioni dietro la selezione e l’organizzazione dei miti e delle storie, e il dibattito accademico sulla reale estensione del potere Yamato in quel periodo. Approfondire gli studi sulla storiografia antica giapponese e le interpretazioni critiche della mitologia di stato può fornire una prospettiva più sfumata. Si possono consultare autori che si occupano della formazione dello stato e dell’ideologia imperiale.2. Dalla Corte all’Ascesa dei Guerrieri
Le riforme che dovevano creare un sistema di controllo pubblico sulla terra e sul lavoro non funzionano come previsto. La forte pressione fiscale spinge molti contadini ad abbandonare le terre gestite dallo stato. Vengono introdotte leggi che permettono il controllo privato delle terre bonificate, prima per un tempo limitato e poi in modo permanente. Questo favorisce soprattutto i grandi nobili e le istituzioni religiose, che accumulano vaste proprietà terriere libere da tasse. Questa situazione porta a una grave crisi finanziaria per il governo centrale.Le Lotte Politiche a Corte
Per cercare di affrontare questi problemi e ridurre l’influenza dei potenti templi di Nara, l’Imperatore Kanmu decide di spostare la capitale a Heiankyo, l’attuale Kyoto. Qui cerca di rafforzare il potere dello stato creando nuovi uffici di governo e migliorando l’amministrazione. Un cambiamento importante è l’abolizione del servizio militare obbligatorio, che viene sostituito da gruppi armati locali formati dalla piccola nobiltà delle province. Nonostante questi sforzi, i principi originari delle riforme si indeboliscono progressivamente. In questo contesto, le grandi famiglie aristocratiche di Corte e le potenti istituzioni buddhiste traggono vantaggio dalla situazione. Il clan Fujiwara riesce a ottenere un controllo quasi totale sulle cariche più importanti, come quelle di reggente e cancelliere. Esercitano il potere attraverso quello che viene definito un “governo familiare”, gestendo gli affari di stato tramite uffici privati. La stessa casa imperiale cerca di contrastare questo strapotere con una pratica chiamata insei, ovvero il governo degli imperatori che si ritirano dalla vita pubblica ma continuano a esercitare influenza. In questo modo, riprendono il controllo dei propri affari familiari e diventano a loro volta i maggiori proprietari terrieri.La Diffusione delle Proprietà Private (Shōen)
Parallelamente a questi sviluppi politici, si assiste a una vasta diffusione di possedimenti privati che godono dell’esenzione dalle tasse, conosciuti come shōen. Queste proprietà si affrancano sempre più dal controllo del governo centrale. I loro “proprietari”, chiamati ryōshu, ottengono diritti autonomi per gestire l’amministrazione e la giustizia all’interno dei loro possedimenti. L’organizzazione interna degli shōen si basa su una complessa gerarchia di diritti, chiamati shiki, che riguardano la distribuzione dei prodotti della terra. Questi diritti vengono definiti attraverso accordi privati tra le diverse figure coinvolte nella gestione e nella coltivazione della tenuta.L’Ascesa dei Guerrieri
La crescente necessità di difendere queste proprietà private e di mantenere l’ordine nelle province, unita all’incapacità dell’esercito statale di garantire la sicurezza, crea le condizioni ideali per l’ascesa di gruppi di guerrieri professionisti, noti come bushi o samurai. Questi guerrieri discendono spesso da rami secondari della famiglia imperiale o dalle élite locali che si sono affermate nelle province. Grazie alle loro capacità militari e alla loro organizzazione, acquisiscono rapidamente potere sia sul piano militare che su quello economico. Iniziano così a competere apertamente con l’aristocrazia civile di Corte per il controllo del territorio e l’influenza politica.Cultura e Religione nel Periodo Heian
Durante il periodo Heian, mentre questi profondi cambiamenti politici ed economici si verificano, la cultura dell’aristocrazia di Corte raggiunge un notevole sviluppo, acquisendo tratti distintamente giapponesi. Si diffonde l’uso del sillabario kana e fiorisce una ricca produzione letteraria, come romanzi e diari. Tuttavia, questa raffinata cultura di Corte rimane in gran parte separata dalla realtà della vita nelle province. Parallelamente, il Buddhismo continua a diffondersi in tutto il paese, adattandosi alle credenze locali e acquisendo un potere sempre maggiore, anche di tipo militare, attraverso i monaci guerrieri chiamati sōhei.Le Guerre Civili e il Passaggio del Potere
Le tensioni sociali, economiche e politiche portano a una situazione in cui i conflitti e le dispute, soprattutto quelle legate alla terra, vengono sempre più spesso risolti con la forza delle armi. Due eventi cruciali sono la guerra civile Hōgen, combattuta nel 1156, e la successiva e più ampia guerra Genpei, che si svolge tra il 1180 e il 1185. Queste guerre vedono scontrarsi i due clan guerrieri più potenti, i Taira e i Minamoto. Questi conflitti segnano in modo definitivo il declino dell’aristocrazia civile di Corte. La vittoria del clan Minamoto, guidato da Minamoto Yoritomo, sancisce l’affermazione del potere militare. L’imperatore mantiene formalmente il suo ruolo di capo dello stato, ma il potere effettivo di governare il paese passa nelle mani dei guerrieri.Ma la transizione dalla corte ai guerrieri è stata davvero un semplice e inevitabile declino dello stato centrale?
Il capitolo descrive un processo quasi lineare di indebolimento dello stato centrale, che, fallendo nelle sue riforme e nella gestione della terra e della difesa, avrebbe creato le condizioni per l’ascesa del potere privato dei signori terrieri e dei guerrieri. Tuttavia, la storia è raramente così deterministica. Sarebbe utile approfondire le dinamiche politiche interne alla corte, le specifiche decisioni che portarono all’abolizione del servizio militare obbligatorio e alla legalizzazione delle proprietà private esentasse, e le eventuali resistenze o tentativi di riaffermare il controllo statale. Comprendere meglio le scelte politiche e le pressioni economiche affrontate dalla corte, piuttosto che limitarsi a constatare il loro fallimento, può offrire una visione più sfumata. Per approfondire, si possono esplorare studi sulla storia politica e istituzionale del Giappone del periodo Heian. Autori come G. Cameron Hurst III o Karl Friday hanno analizzato in dettaglio questi processi.3. Il Giappone dei Samurai: Ascesa e Consolidamento del Potere Militare
Il potere in Giappone si sposta progressivamente dalla corte imperiale e dall’aristocrazia civile alla classe militare. Minamoto Yoritomo è la figura chiave di questo cambiamento, fondando il primo governo militare, noto come bakufu, a Kamakura nel 1185. Questo nuovo sistema crea di fatto un doppio centro di potere nel paese. La corte imperiale mantiene la sua sede a Kyoto, mentre il governo militare si stabilisce a Kamakura. Lo shogun, il capo del bakufu, assume la gestione degli affari militari e amministrativi, delegando compiti importanti a ufficiali come gli shugo, che agiscono come governatori militari nelle province, e i jito, che si occupano della gestione delle terre. In seguito, la famiglia Hojo prende il controllo, esercitando il potere come reggenti effettivi dello shogun. Le invasioni mongole rappresentano una grande sfida per il bakufu di Kamakura, contribuendo in modo significativo al suo indebolimento.Instabilità e l’era dei signori regionali
Dopo l’indebolimento del bakufu di Kamakura, l’Imperatore Go Daigo tenta di ripristinare il potere diretto della corte imperiale, ma il suo tentativo fallisce. Questo porta alla nascita di un nuovo governo militare, il bakufu Ashikaga, che si stabilisce a Kyoto, dando inizio al periodo Muromachi. Durante questo lungo periodo, l’autorità del governo centrale si indebolisce notevolmente. Parallelamente, emergono figure sempre più potenti a livello locale: i signori regionali, chiamati daimyo. La crescente forza dei daimyo e la debolezza del potere centrale sfociano in un lungo periodo di conflitti interni, noto come il periodo Sengoku, che dura circa un secolo ed è caratterizzato da continue guerre tra i vari domini feudali.
La riunificazione del Giappone
Dopo il caos del periodo Sengoku, il Giappone viene gradualmente riunificato attraverso l’azione determinata di tre leader eccezionali. Queste figure storiche sono Oda Nobunaga, che inizia il processo di pacificazione, seguito da Toyotomi Hideyoshi, e infine completato da Tokugawa Ieyasu. Hideyoshi, in particolare, introduce riforme fondamentali per consolidare il controllo sul paese. Tra le sue misure più importanti ci sono la grande misurazione delle terre, conosciuta come taiko kenchi, che serve a censire le risorse del paese, e la separazione netta tra la classe dei guerrieri (samurai) e quella dei contadini (heinō bunri). Queste riforme pongono le basi per un nuovo ordine sociale e politico che durerà per secoli.
Il bakufu Tokugawa e il periodo di pace
Nel 1603, Tokugawa Ieyasu stabilisce il bakufu Tokugawa a Edo (l’attuale Tokyo), inaugurando un lungo periodo di pace e stabilità forzata. Ieyasu crea un sistema feudale altamente centralizzato, chiamato Bakuhan, che gli permette di esercitare un controllo ferreo sui daimyo. Per assicurare la loro lealtà e limitare il loro potere, impone regole severe, tra cui la residenza alternata a Edo (sankin kōtai), che obbliga i daimyo a trascorrere periodi alternati nella capitale, lasciando spesso le loro famiglie come ostaggi. Il governo Tokugawa impone anche una rigida struttura sociale basata sul Neoconfucianesimo, nota come mibunsei, che divide la popolazione in classi distinte. Per mantenere la stabilità interna e prevenire influenze esterne, il Giappone adotta una politica di isolamento quasi totale, il Sakoku, limitando drasticamente i contatti con altri paesi. Nonostante la lunga pace, il governo Tokugawa deve affrontare sfide economiche e cerca di gestirle attraverso varie riforme nel corso dei secoli.
Se il Tribunale di Tokyo fu percepito come “giustizia dei vincitori”, quali lacune lascia questa narrazione nel capitolo e cosa significa per la comprensione della giustizia postbellica?
Il capitolo accenna alla percezione del Tribunale di Tokyo come “giustizia dei vincitori” e al fatto che alcuni crimini non furono perseguiti, ma non approfondisce le ragioni di tale percezione né le specifiche lacune nella giustizia amministrata. Per comprendere appieno la complessità di questo processo e le sue implicazioni storiche e legali, sarebbe utile esplorare la storia dei tribunali per crimini di guerra, il contesto geopolitico dell’epoca e le diverse prospettive storiografiche sull’occupazione del Giappone. Approfondire il lavoro di storici specializzati nella Seconda Guerra Mondiale in Asia e nel diritto internazionale può fornire il contesto necessario per valutare criticamente questa fase cruciale.8. Sfide e mutamenti nel nuovo millennio
Il Giappone attraversa un lungo periodo di difficoltà economiche, spesso chiamato il “ventennio perduto”. Questa fase di stagnazione porta il paese a perdere nel 2010 il suo primato di seconda economia mondiale, superato dalla Cina. La crisi finanziaria globale del 2008 peggiora ulteriormente la situazione economica. Nel 2009, questo clima di insoddisfazione favorisce un cambiamento politico, con la vittoria del Partito Democratico che mette fine alla lunga egemonia del Partito Liberaldemocratico. Tuttavia, i governi guidati dai democratici si dimostrano instabili e incontrano notevoli ostacoli nel realizzare i loro programmi di riforma. Questa instabilità culmina nel 2012 con il ritorno al potere dei liberaldemocratici, guidati da Abe Shinzō.L’Abenomics e le sue conseguenze sociali
Il governo Abe risponde alla crisi con un ambizioso programma economico chiamato Abenomics. Questo piano si basa su tre pilastri principali: una politica monetaria molto espansiva per stimolare l’inflazione, una politica fiscale flessibile con investimenti pubblici mirati e un pacchetto di riforme strutturali volte a modernizzare l’economia. Nonostante gli sforzi, i risultati dell’Abenomics sono misti: da un lato si registra un aumento del debito pubblico, dall’altro le riforme strutturali incontrano diverse difficoltà. A livello sociale, la popolazione sperimenta un aumento della precarietà nel mondo del lavoro, un fenomeno che colpisce in modo particolare i giovani. Crescono anche le disuguaglianze economiche e sociali, e il paese affronta il grave problema di un elevato tasso di suicidi, specialmente tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 39 anni.La sfida demografica
Una delle sfide più pressanti per il Giappone è rappresentata dall’andamento demografico. Il paese detiene il primato mondiale per la popolazione più anziana e registra uno dei tassi di natalità più bassi. Questa combinazione porta a una progressiva diminuzione della forza lavoro disponibile, mettendo al contempo un peso crescente sulla spesa pubblica destinata all’assistenza sociale e alle pensioni. Sono stati fatti diversi tentativi per invertire questa tendenza, come programmi volti a incentivare la natalità e iniziative per promuovere l’occupazione femminile, conosciute come Womenomics. Tuttavia, finora questi sforzi hanno avuto effetti limitati. Un’altra potenziale soluzione, l’immigrazione, incontra significative resistenze a livello sociale e culturale.L’impatto del disastro del 2011
L’11 marzo 2011 il Giappone viene colpito da un triplice disastro: un violento terremoto, uno tsunami devastante e l’incidente nucleare alla centrale di Fukushima. Questo evento traumatico ha conseguenze profonde sulla società e sulla politica. Il disastro mette in luce una certa impreparazione nella gestione di una crisi di tale portata, in particolare per quanto riguarda l’emergenza nucleare. La fiducia nei confronti del governo e dei media subisce un duro colpo. Al tempo stesso, l’evento aumenta drasticamente la consapevolezza dei cittadini riguardo ai rischi naturali a cui il paese è esposto. Inoltre, stimola la nascita di nuove forme di attivismo popolare, spesso non legate alle organizzazioni politiche o sociali tradizionali.Relazioni internazionali e difesa
Sul piano internazionale, le relazioni con gli Stati Uniti rimangono un pilastro fondamentale della politica estera giapponese. Tuttavia, permangono tensioni riguardo alla ridistribuzione delle basi militari americane sull’isola di Okinawa. Parallelamente, crescono le preoccupazioni per la minaccia rappresentata dal programma nucleare della Corea del Nord e per la crescente potenza militare ed economica della Cina. Quest’ultima è anche protagonista di dispute territoriali, come quella relativa alle isole Senkaku/Diaoyu. In risposta a questo scenario regionale, il governo Abe decide di rafforzare ulteriormente l’alleanza con gli Stati Uniti. Vengono inoltre promosse riforme legislative che espandono il ruolo e le capacità delle Forze di Autodifesa, segnando un parziale allontanamento dal rigoroso pacifismo che aveva caratterizzato il paese nel dopoguerra. Queste scelte strategiche tendono ad aumentare le tensioni con i paesi vicini, in particolare Cina e Corea del Sud, anche a causa di visioni contrastanti sulla storia bellica recente. Nonostante le difficoltà, vengono comunque siglati accordi importanti, come quello sulle “donne di conforto” con la Corea del Sud e la Trans Pacific Partnership con gli USA e altri paesi, nel tentativo di gestire le complesse dinamiche regionali.È davvero l’Abenomics l’unica causa dell’aumento della precarietà e dei suicidi, o il capitolo trascura fattori sociali e culturali più profondi?
Il capitolo presenta Abenomics come una causa diretta di fenomeni sociali negativi come la precarietà e l’aumento dei suicidi. Tuttavia, attribuire in modo così netto problemi sociali complessi a un singolo piano economico rischia di trascurare una rete di fattori molto più ampia e radicata nella società giapponese. La precarietà lavorativa è una tendenza globale, e i tassi di suicidio in Giappone hanno radici storiche e culturali profonde, legate a pressioni sociali, aspettative, e strutture familiari che vanno oltre la politica economica del momento. Per una comprensione più completa, sarebbe opportuno esplorare studi di sociologia, psicologia sociale e storia contemporanea del Giappone, magari leggendo autori che si sono dedicati all’analisi delle trasformazioni sociali a lungo termine e delle loro manifestazioni, come i fenomeni del karoshi (morte per eccesso di lavoro) o degli hikikomori (isolamento sociale), che evidenziano stress e disagi preesistenti.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]