Contenuti del libro
Informazioni
“Storia culturale del clima. Dall’era glaciale al riscaldamento globale” di Wolfgang Behringer non è solo una storia del tempo che fa, ma di come il clima ha plasmato noi, la nostra società e la nostra cultura attraverso i millenni. Questo libro ci porta indietro fino alle grandi ere glaciali, mostrandoci come i cambiamenti climatici, anche piccoli, abbiano influenzato l’evoluzione umana e la nascita e il crollo di civiltà antiche in luoghi come la Mesopotamia o l’America Centrale. Esplora periodi affascinanti come il Periodo Caldo Medievale che ha aiutato i Vichinghi a espandersi, o la Piccola era glaciale, un’epoca di freddo intenso che ha portato carestie, malattie come la Peste Nera, e persino la caccia alle streghe, cambiando l’arte e il modo di vivere in Europa. Poi arriva la Rivoluzione Industriale, dove l’uomo, usando i combustibili fossili, inizia a cambiare il clima su scala globale, portando al riscaldamento globale di cui parliamo oggi. Il libro spiega come la scienza ha capito l’effetto dei gas serra e come è nato il dibattito politico, con la controversia sul “bastone da hockey” e il lavoro dell’IPCC. È un viaggio incredibile che mostra come il clima non sia solo uno sfondo, ma un attore principale nella storia culturale del clima umano, definendo persino l’era attuale come l’Antropocene, dove l’impronta umana è dominante. Capire il passato ci aiuta a capire la sfida che abbiamo davanti.Riassunto Breve
La ricerca sul clima, come quella sulla curva di temperatura degli ultimi mille anni che mostra un rapido aumento recente, può generare controversie politiche, evidenziando l’importanza e la sensibilità del tema. Per capire il clima della Terra e i suoi cambiamenti passati si studiano archivi naturali come carote di ghiaccio, anelli degli alberi e sedimenti, e archivi sociali come documenti storici. Questi studi mostrano che il clima è sempre cambiato a causa di fattori naturali: variazioni solari, cicli orbitali terrestri, composizione atmosferica (gas serra), movimenti continentali e eruzioni vulcaniche. La storia della Terra include grandi ere glaciali e periodi più caldi. Questi cambiamenti climatici hanno influenzato profondamente l’evoluzione della vita, inclusa quella umana, favorendo adattamenti come la postura eretta e lo sviluppo cognitivo. Anche le civiltà umane sono state plasmate dal clima. L’Olocene, un periodo caldo e stabile, ha permesso lo sviluppo dell’agricoltura e la nascita delle prime città. Fluttuazioni climatiche, come siccità o periodi freddi, sono associate al declino di molti imperi antichi. Periodi come il Caldo Romano o il Caldo Medievale hanno favorito espansione e crescita, mentre la Piccola Era Glaciale, tra il XIII e il XIX secolo, ha portato freddo, carestie, epidemie (come la Morte Nera) e crisi sociali. Le difficoltà legate al clima estremo hanno influenzato la psicologia collettiva, portando a interpretazioni religiose degli eventi, ricerca di colpevoli (come le streghe) e cambiamenti nella vita quotidiana, nell’arte e nella letteratura. Le crisi di questo periodo hanno anche stimolato la ricerca di stabilità attraverso la ragione e la scienza, culminando nella Rivoluzione Industriale. Questa rivoluzione, basata sullo sfruttamento dei combustibili fossili, ha liberato l’uomo dai limiti agricoli ma ha iniziato a modificare la composizione atmosferica, aumentando i gas serra. Già nel XIX secolo si comprende l’effetto serra. La ricerca scientifica moderna conferma che l’attività umana è la causa dominante del riscaldamento globale attuale, portando al concetto di Antropocene. La comunità internazionale ha risposto creando organismi come l’IPCC e accordi come il Protocollo di Kyoto per affrontare la sfida del cambiamento climatico di origine antropica, che richiede sia la riduzione delle emissioni (mitigazione) sia l’adattamento alle nuove condizioni. La storia dimostra che il clima cambia continuamente e l’adattamento è fondamentale, ma la sfida attuale è gestire un cambiamento influenzato in modo significativo dall’uomo.Riassunto Lungo
1. Il Bastone da Hockey e la Politica del Clima
Nel luglio del 2005, una forte discussione politica si accende negli Stati Uniti riguardo alla ricerca sul clima. Un rappresentante del Congresso, Joe Barton, chiede con insistenza informazioni dettagliate sul lavoro di tre importanti scienziati del clima: Michael Mann, Raymond S. Bradley e Malcolm K. Hughes. Barton richiede i loro dati di ricerca, i programmi informatici usati per le analisi, i curriculum professionali e i dettagli sui finanziamenti ricevuti, sostenendo che gli scienziati avessero utilizzato metodi di ricerca sbagliati o distorti. Questa richiesta segna l’inizio di una polemica che mette al centro la scienza del clima e la sua interpretazione.La Teoria del Bastone da Hockey
Al centro di questa controversia c’è uno studio scientifico che ha portato alla cosiddetta “teoria del bastone da hockey”. Questo studio, pubblicato inizialmente nel 1998 e poi rivisto, presenta un grafico che mostra l’andamento della temperatura media sulla Terra negli ultimi mille anni. Il grafico mostra che per circa novecento anni, la temperatura globale è rimasta relativamente stabile, con poche variazioni significative. Tuttavia, alla fine del XX secolo, il grafico evidenzia un aumento della temperatura molto rapido e marcato. La forma di questa curva, che assomiglia appunto a un bastone da hockey con un lungo manico piatto e una curva finale verso l’alto, suggerisce un riscaldamento globale senza precedenti nella storia recente del pianeta. Inoltre, questo studio collega questo rapido aumento di temperatura all’aumento dei gas serra prodotti dalle attività umane, indicando un riscaldamento causato dall’uomo (antropogenico).Impatto e Contesto Politico
La ricerca sul “bastone da hockey” ha avuto un impatto notevole, in particolare influenzando il rapporto pubblicato nel 2001 dal Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), l’organismo scientifico di riferimento sul clima. Questo rapporto, che rifletteva le conclusioni del grafico, conteneva critiche implicite o esplicite verso le politiche ambientali dell’amministrazione Bush, che era scettica sull’urgenza di affrontare il cambiamento climatico. La teoria del bastone da hockey è diventata rapidamente un simbolo potente per chi sosteneva la necessità di azioni urgenti contro il riscaldamento globale. È stata usata come prova a sostegno di accordi internazionali come il Protocollo di Kyoto, che mirava a ridurre le emissioni di gas serra, un accordo che gli Stati Uniti, sotto l’amministrazione Bush, non hanno ratificato.La Controversia Accesa
La discussione intorno alla ricerca sul clima, e in particolare sul grafico del bastone da hockey, ha assunto toni estremamente accesi e polarizzati, quasi come una disputa di fede. Le accuse reciproche tra i diversi schieramenti sono diventate molto pesanti, spesso legate a presunti interessi economici o ideologici. Da un lato, l’industria dei combustibili fossili è stata accusata di finanziare scienziati o gruppi di pressione per minimizzare la gravità del problema climatico o per seminare dubbi sulla scienza. Dall’altro lato, i gruppi di ricerca accademica e gli ambientalisti sono stati accusati di esagerare i rischi per ottenere maggiori finanziamenti per la ricerca o per promuovere un’agenda politica. Alcuni scienziati hanno ammesso di usare scenari più drammatici per catturare l’attenzione del pubblico e dei decisori politici, anche se questa pratica non era comune nell’intera comunità scientifica.Consenso Scientifico e Conseguenze
Nonostante il clima di forte polemica e le accuse reciproche, la vasta maggioranza della comunità scientifica concorda su alcuni punti fondamentali. Esiste un ampio consenso sul fatto che il clima della Terra stia effettivamente cambiando in modo significativo. C’è anche un forte accordo sul fatto che le attività umane stiano contribuendo in modo rilevante a questo cambiamento climatico osservato. La principale difficoltà scientifica sta nel determinare con esattezza la misura precisa dell’impatto umano rispetto alle variazioni naturali del clima. Purtroppo, la “guerra” mediatica e politica scatenata intorno al grafico del bastone da hockey ha avuto conseguenze negative. Questa accesa disputa ha danneggiato in parte la credibilità percepita sia dei rapporti dell’IPCC sia degli studi climatologici in generale agli occhi di una parte dell’opinione pubblica e della politica, nonostante il solido consenso scientifico sul cambiamento climatico in atto.Il capitolo si concentra sulla ‘guerra’ politica e mediatica scatenata dal ‘bastone da hockey’, ma quali erano le specifiche obiezioni scientifiche mosse a quello studio, e come ha fatto la comunità scientifica a superarle o integrarle per arrivare al consenso?
Il capitolo descrive efficacemente il clima di scontro politico e mediatico, ma lascia in ombra il dibattito scientifico sottostante. Comprendere le critiche metodologiche mosse al grafico (riguardanti ad esempio la selezione dei dati o le tecniche statistiche) e come la ricerca successiva ha affrontato queste questioni è fondamentale per valutare la solidità del consenso scientifico sul riscaldamento globale. Per approfondire, è utile studiare la storia della climatologia, le metodologie di ricostruzione paleoclimatica e il processo di revisione paritaria nella scienza. Un punto di partenza potrebbe essere leggere le opere di Michael Mann, lo scienziato al centro della controversia.2. Il Clima della Terra: Archivi, Cause e l’Evoluzione della Vita
Studiare il clima del passato si basa su diverse fonti, che possiamo dividere in archivi naturali e archivi sociali. Gli archivi naturali sono tracce lasciate dalla natura stessa, come i sedimenti depositati nel tempo, le carote di ghiaccio estratte dai poli o dai ghiacciai, gli anelli di crescita degli alberi e i fossili di organismi antichi. Questi elementi contengono informazioni preziose sulle condizioni climatiche di epoche lontane.Analizzare il clima passato richiede metodi specifici. Ad esempio, studiare gli isotopi dell’ossigeno presenti negli organismi marini o nel ghiaccio permette di capire le temperature di migliaia o milioni di anni fa. Il metodo del radiocarbonio, invece, serve a datare resti organici fino a circa 50.000 anni nel passato. L’analisi dei sedimenti ci racconta molto sui climi, sui livelli dei mari e dei laghi in diverse ere. Le carote di ghiaccio sono veri e propri archivi stratificati: ogni strato corrisponde a un anno e conserva bolle d’aria che mostrano la composizione dell’atmosfera antica, oltre a polveri vulcaniche, offrendo dati su temperatura e atmosfera per centinaia di migliaia di anni. Gli archivi sociali, invece, sono documenti scritti dall’uomo, come cronache storiche, diari meteorologici o registri agricoli, che forniscono dati diretti o indiretti sul clima degli ultimi secoli. Le misurazioni del clima con strumenti come termometri e barometri sono iniziate nel Seicento, sono diventate più diffuse nell’Ottocento e globali grazie ai satelliti nel Novecento.
Le cause naturali dei cambiamenti climatici
I cambiamenti del clima terrestre sono influenzati da diversi fattori naturali. Le variazioni nell’attività del Sole e i cicli dell’orbita della Terra, noti come cicli di Milanković, modificano la quantità di energia solare che raggiunge il nostro pianeta. Anche la composizione dell’atmosfera gioca un ruolo fondamentale, in particolare la concentrazione di gas serra come l’anidride carbonica, che trattiene il calore del Sole. Studi sulle carote di ghiaccio mostrano una forte relazione tra la quantità di CO2 nell’aria e la temperatura, anche se il rapporto causa-effetto è complesso e non sempre lineare. Il movimento delle placche tettoniche sposta i continenti, cambiando così le correnti oceaniche e i venti; la formazione di catene montuose e le variazioni nell’effetto albedo (la capacità della Terra di riflettere la luce solare) sono fattori cruciali che hanno portato alla formazione delle ere glaciali. Anche le grandi eruzioni vulcaniche possono influenzare il clima, rilasciando polveri e gas nella stratosfera che possono causare un temporaneo raffreddamento globale.La lunga storia del clima terrestre e la vita
Nella sua lunghissima storia, la Terra ha avuto un clima per lo più più caldo di quello attuale. Ci sono state però cinque grandi ere glaciali, e l’epoca in cui viviamo oggi è una di queste eccezioni, caratterizzata dalla presenza di ghiacci permanenti ai poli. Le grandi estinzioni di massa avvenute nel corso dei milioni di anni sono spesso collegate a periodi in cui il clima si è raffreddato drasticamente. L’evoluzione del clima ha avuto un impatto enorme sulla vita e sulla sua diversificazione. Durante il Cenozoico, il progressivo raffreddamento del pianeta e lo spostamento dei continenti, come la deriva dell’Antartide verso il Polo Sud e la formazione di imponenti catene montuose, hanno contribuito a creare le condizioni che hanno portato all’era glaciale più recente, quella che stiamo ancora vivendo.Clima e geologia nell’evoluzione umana
Anche i cambiamenti climatici e geologici sono strettamente collegati all’evoluzione della specie umana. La formazione della Rift Valley in Africa orientale, ad esempio, ha modificato profondamente l’ambiente. L’alternanza tra aree ricoperte da foreste e vaste savane ha giocato un ruolo chiave, favorendo lo sviluppo della postura eretta nei nostri antenati, come l’Australopithecus, per potersi spostare meglio in spazi aperti. Adattarsi a diversi ambienti e l’introduzione della carne nella dieta hanno stimolato la crescita del cervello e lo sviluppo di nuove capacità cognitive e tecnologiche nel genere Homo. Le grandi migrazioni di Homo erectus fuori dall’Africa sono state rese possibili anche da periodi di cambiamento climatico che hanno aperto nuove strade e reso accessibili territori prima inospitali.Il capitolo non rischia di presentare un quadro eccessivamente deterministico del legame tra ambiente ed evoluzione umana?
Il capitolo descrive in modo efficace come i cambiamenti climatici e geologici abbiano coinciso con tappe cruciali dell’evoluzione umana, come la postura eretta o l’aumento delle dimensioni cerebrali. Tuttavia, la narrazione sembra suggerire un rapporto di causa-effetto forse troppo diretto e lineare tra le variazioni ambientali (come la Rift Valley o l’alternanza foreste/savane) e specifici adattamenti evolutivi. L’evoluzione umana è un processo estremamente complesso, influenzato da una miriade di fattori interconnessi, tra cui la genetica, le interazioni sociali, lo sviluppo tecnologico e il caso, oltre all’ambiente. Presentare l’ambiente come il motore quasi esclusivo di certi adattamenti potrebbe non rendere giustizia a questa complessità. Per approfondire questo dibattito e comprendere le diverse prospettive sulla multicausalità dell’evoluzione umana, si possono consultare testi di paleoantropologia e biologia evoluzionistica. Autori come Ian Tattersall o Stephen Jay Gould offrono visioni più sfaccettate e critiche sui meccanismi e i fattori che hanno plasmato la nostra specie.3. Clima e destino delle civiltà
La storia dell’umanità è profondamente connessa ai cambiamenti del clima. I nostri antenati, gli Homo sapiens, si sono evoluti durante le ere glaciali, un periodo in cui grandi masse di ghiaccio coprivano parte del pianeta. Questi periodi freddi hanno influenzato i loro spostamenti nel mondo, permettendo loro di approfittare dei passaggi di terra che emergevano quando il livello dei mari si abbassava. Anche eventi catastrofici, come l’eruzione del vulcano Toba circa 75.000 anni fa, potevano avere un impatto enorme, raffreddando l’intero pianeta e riducendo drasticamente il numero di esseri umani.L’Olocene e la nascita delle civiltà
Circa 10.000 anni fa è iniziato l’Olocene, un periodo caratterizzato da un clima più caldo e stabile. Queste condizioni sono state essenziali per la nascita e lo sviluppo delle prime grandi civiltà. È in questo periodo che si è verificata la Rivoluzione Neolitica: gli esseri umani hanno iniziato a praticare l’agricoltura e l’allevamento. Questo ha permesso loro di stabilirsi in un luogo (sedentarietà), ha portato a un aumento della popolazione e alla nascita dei primi villaggi e poi delle prime città, specialmente in regioni come il Vicino Oriente.Clima e caduta degli imperi
Dopo l’inizio dell’Olocene, il clima ha continuato a cambiare, e queste variazioni hanno avuto un impatto enorme sull’ascesa e sulla caduta delle civiltà. Periodi di forte siccità o, al contrario, di piogge eccessive, sono spesso collegati al declino di grandi culture e imperi. Tra questi, troviamo l’Antico Regno Egizio, l’impero accadico in Mesopotamia, la civiltà della Valle dell’Indo, la civiltà micenea, e le culture Maya e Moche. Questi cambiamenti climatici hanno provocato carestie, spinto le popolazioni a spostarsi (migrazioni) e causato guerre, destabilizzando le società e i governi.Clima e civiltà in epoca storica
Durante quello che chiamiamo il Periodo Caldo Romano, un clima favorevole ha aiutato la crescita e l’espansione di grandi poteri come l’Impero Romano e la dinastia Han in Cina. Quando poi il clima è peggiorato, questo ha contribuito al loro declino e ha favorito grandi spostamenti di popolazioni. L’Alto Medioevo in Europa, ad esempio, ha visto un clima più freddo e piovoso, che ha causato carestie e la diffusione di malattie. Tra il 1000 e il 1300 circa, l’Europa ha vissuto un altro periodo di clima favorevole, il Periodo Caldo Medievale, con estati calde e inverni non troppo rigidi. Questo clima ha permesso alla popolazione di crescere, all’agricoltura di espandersi (anche disboscando foreste e coltivando terre prima troppo fredde), alle città di svilupparsi e ha segnato l’inizio dell’espansione europea, inclusa l’esplorazione e la colonizzazione vichinga in Islanda e Groenlandia.Non è forse riduttivo attribuire il complesso destino delle civiltà quasi esclusivamente alle variazioni climatiche?
Il capitolo pone una forte enfasi sul ruolo determinante del clima nell’ascesa e nel declino delle civiltà, presentando le variazioni ambientali come cause primarie di fioritura o collasso. Tuttavia, le società umane sono sistemi intrinsecamente complessi, influenzate da una miriade di fattori interconnessi che vanno ben oltre il solo ambiente, includendo strutture sociali, decisioni politiche, innovazioni tecnologiche, gestione delle risorse e dinamiche culturali. Concentrarsi quasi esclusivamente sul clima rischia di semplificare eccessivamente processi storici sfaccettati e di trascurare l’agenzia umana e altri driver fondamentali del cambiamento. Per ottenere una comprensione più completa, è essenziale approfondire gli studi storici e sociologici che analizzano la complessità dei fattori che portano alla stabilità o alla crisi delle società. Un autore che ha esplorato le molteplici cause del collasso, andando oltre le spiegazioni monocausali, è Joseph Tainter.9. Clima, Società e l’Impronta Umana
Periodi di clima estremo influenzano profondamente le società umane. Durante la Piccola era glaciale, temperature rigide e fenomeni meteorologici violenti si verificano con frequenza. Questi eventi sono spesso interpretati come manifestazioni della collera divina, portando a un aumento della religiosità e a tentativi di imporre un maggiore controllo sociale e morale. La paura e l’incertezza favoriscono fenomeni come la caccia alle streghe e la repressione di comportamenti devianti. L’arte e la letteratura del tempo riflettono questa atmosfera, mostrando paesaggi cupi e un senso di precarietà esistenziale, mentre le crisi climatiche contribuiscono a carestie, epidemie e disordini sociali.L’Impronta dell’Uomo sul Pianeta
Con l’avvento della Rivoluzione Industriale, l’uso su larga scala dei combustibili fossili inizia a modificare la composizione dell’atmosfera. La scienza scopre l’effetto serra e il potenziale impatto dell’anidride carbonica sulla temperatura globale. Nonostante iniziali dibattiti e incertezze, la ricerca scientifica conferma un trend di riscaldamento causato dalle attività umane. Questo riscaldamento porta a conseguenze visibili.Le Conseguenze Visibili e l’Era dell’Antropocene
Tra le conseguenze visibili si osservano lo spostamento degli areali di piante e animali e l’innalzamento del livello del mare. L’epoca attuale viene definita Antropocene, un periodo geologico caratterizzato dall’influenza dominante dell’uomo sul sistema terrestre. La sfida posta dal cambiamento climatico di origine antropica richiede risposte su scala globale per mitigare gli impatti e adattarsi alle nuove condizioni ambientali.È davvero così lineare il nesso tra “clima estremo” e fenomeni sociali complessi come la caccia alle streghe, quasi fossero una diretta conseguenza della “collera divina”?
Il capitolo, nel descrivere l’impatto della Piccola era glaciale, sembra suggerire una causalità quasi deterministica tra condizioni climatiche avverse e specifiche reazioni sociali e religiose. Tuttavia, l’analisi storica e sociologica di fenomeni come la caccia alle streghe rivela una rete ben più complessa di fattori interagenti: crisi economiche, tensioni politiche, conflitti sociali, strutture di potere e sistemi di credenze preesistenti. Ridurre tali eventi a una semplice reazione al clima, per quanto estremo, rischia di ignorare le profonde dinamiche interne delle società umane. Per una comprensione più completa, si suggerisce di consultare studi di storia sociale, storia delle religioni e antropologia storica, che offrono prospettive più articolate sulla multicausalità dei fenomeni storici.Abbiamo riassunto il possibile
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