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Informazioni
“Sotto un cielo bianco” di Elizabeth Kolbert ti porta in un viaggio pazzesco per capire cosa stiamo combinando con il nostro pianeta. Non è solo un libro sul cambiamento climatico, ma su come noi umani, dopo aver creato un sacco di problemi ambientali, proviamo a risolverli con ancora più tecnologia e ingegneria, spesso con risultati inaspettati. Kolbert ti porta in posti incredibili, dalla costa della Louisiana che sta scomparendo per colpa di come abbiamo gestito il fiume Mississippi, alle barriere coralline delle Hawaii che i biologi come Ruth Gates cercano di salvare creando “supercoralli” geneticamente modificati. Esplora idee estreme come la geoingegneria per riflettere la luce solare o le macchine di Klaus Lackner per catturare l’anidride carbonica dall’aria. E poi ci sono le storie più strane, tipo quella delle carpe asiatiche invasive nei fiumi americani e i tentativi di controllarle, anche provando a farcele mangiare. È un libro che ti fa pensare un sacco su quanto siamo intervenuti sulla natura e su cosa significa vivere nell’Antropocene, l’era in cui siamo noi a cambiare tutto. Ti fa vedere gli scienziati e gli ingegneri che cercano soluzioni, a volte geniali, a volte un po’ folli, per rimediare ai nostri pasticci. Se ti interessano i libri sulla crisi ambientale, l’ingegneria genetica o semplicemente vuoi capire meglio il mondo in cui viviamo, “Sotto un cielo bianco” è una lettura che non dimentichi.Riassunto Breve
La Louisiana meridionale perde terra velocemente, un’area grande come un campo da football ogni ora e mezzo, soprattutto a causa degli argini costruiti per controllare il fiume Mississippi. Questi argini impediscono al fiume di depositare i sedimenti che una volta ricostruivano il suolo, portando la terra a sprofondare. Comunità come quella dell’isola di Jean Charles stanno scomparendo. Di fronte a questi cambiamenti, si cercano soluzioni, anche attraverso la tecnologia e la scienza. Alcuni scienziati studiano come rendere i coralli più forti per resistere all’aumento della temperatura e all’acidificazione degli oceani, usando tecniche come l’evoluzione assistita per selezionare e incrociare i coralli più resistenti. Altri lavorano sulla geoingegneria, pensando di riflettere la luce solare o rimuovere l’anidride carbonica (CO2) dall’aria. Esistono macchine che catturano la CO2 direttamente dall’atmosfera, anche se per fare una differenza su scala globale ne servirebbero milioni e ci sono sfide legate all’energia necessaria, allo stoccaggio della CO2 catturata e ai costi elevati. Si esplorano anche altri metodi per rimuovere CO2, come usare rocce specifiche o piantare molti alberi, ma anche questi hanno limiti. L’ingegneria genetica, resa più facile da strumenti come CRISPR, viene vista come un modo per affrontare problemi ambientali, ad esempio modificando geneticamente specie invasive come i rospi delle canne in Australia per ridurne la tossicità. Un altro problema ambientale causato dall’uomo è la diffusione delle carpe asiatiche nei fiumi americani, introdotte per controllare le piante acquatiche ma diventate invasive, competendo con i pesci locali e alterando gli ecosistemi. Si usano barriere elettriche e si cerca di pescarle in massa, ma è difficile controllarle completamente. Un’idea è promuovere il consumo di queste carpe come cibo, trasformandole in prodotti come crocchette di pesce per superare il pregiudizio e il problema delle spine, cercando così di ridurre la loro popolazione e allo stesso tempo creare una risorsa. Queste situazioni mostrano come le azioni umane cambino l’ambiente e come si cerchi poi di intervenire con nuove tecnologie e strategie per gestire le conseguenze.Riassunto Lungo
Capitolo 1: Ai miei ragazzi
Il New Orleans Lakefront Airport, costruito nel 1934 in stile art déco, è situato su una striscia di terra che si estende sul lago Pontchartrain. Oggi l’aeroporto funge da location per eventi e la pista è utilizzata per piccoli aerei. Un volo su un Piper Warrior ha portato a Plaquemines, una parrocchia della Louisiana, nota per la sua geografia unica e per il rapido deterioramento del suo territorio. Plaquemines presenta un bacino fluviale che si restringe verso il golfo del Messico, con il Mississippi che si divide in tre rami. Questa area è conosciuta come “Bird’s Foot” per la sua forma.La perdita di territorio in Louisiana
Tuttavia, dall’alto, la parrocchia appare più come un insieme di vene che di terra solida, con ampie aree di paludi e canali. Plaquemines è uno dei luoghi al mondo che sta scomparendo più rapidamente, con una popolazione in costante diminuzione e nomi di aree rimossi dalle mappe a causa della loro scomparsa. Dal 1930, la Louisiana ha perso oltre cinquemila chilometri quadrati di territorio. La causa principale della perdita di suolo è attribuibile all’ingegneria umana: argini e strutture sono stati costruiti per controllare il fiume Mississippi, ma questo intervento ha avuto effetti disastrosi sulla costa. Ogni ora e mezzo, la Louisiana perde un’area pari a un campo da football.Le conseguenze dell’intervento umano
La consistenza del suolo nella Louisiana meridionale è simile alla gelatina. Scavando nel terreno si trovano solo fango e torba; il Mississippi ha sempre depositato sedimenti lungo il suo corso. Tuttavia, dopo l’implementazione degli argini e delle chiuse, il fiume non può più straripare per depositare nuovi sedimenti. Questo ha portato a una continua subsidenza del suolo. Le comunità locali hanno cercato storicamente di adattarsi ai cambiamenti del fiume. I coloni francesi hanno fondato New Orleans nel 1718 scegliendo i punti più elevati per costruire la città; tuttavia, le inondazioni sono state frequenti fin dall’inizio.Le soluzioni per il futuro
Gli ingegneri hanno sviluppato un sistema di argini sempre più complesso per tenere sotto controllo le acque del Mississippi. Con il tempo, gli ingegneri hanno implementato sistemi come lo sfioratore Bonnet Carré per gestire le inondazioni; tuttavia, ciò ha impedito al fiume di apportare nuovi sedimenti vitali alla terra circostante. Attualmente, l’ente CPRA (Coastal Protection and Restoration Authority) sta cercando soluzioni per affrontare la perdita di territorio attraverso progetti di ripristino costiero. Questi includono deviazioni progettate per riportare i sedimenti nel delta. Un altro aspetto critico è rappresentato dalla comunità dell’isola di Jean Charles, che sta scomparendo a causa della subsidenza e dell’innalzamento dei mari. Gli abitanti sono stati esclusi dai processi decisionali riguardanti la gestione delle risorse naturali nella loro area.Come possiamo essere certi che la costruzione di argini e strutture sia la causa principale della perdita di suolo in Louisiana?
Il capitolo afferma che l’ingegneria umana è la causa principale della perdita di suolo in Louisiana, ma non fornisce prove scientifiche sufficienti per supportare questa affermazione. Per approfondire l’argomento, è utile consultare studi scientifici sul tema della subsidenza e dell’erosione costiera, come ad esempio il libro “Delta Life: Exploration of the Mississippi River Delta” di L.L. Williams. Inoltre, sarebbe utile conoscere meglio il punto di vista delle comunità locali e come sono state coinvolte nella gestione delle risorse naturali.Capitolo 2: La natura del futuro
Ruth Gates, biologa marina, si appassionò all’oceano durante la sua infanzia, influenzata dalla serie televisiva di Jacques Cousteau. Dopo gli studi universitari in Inghilterra e un periodo di ricerca in Giamaica, Gates si dedicò allo studio dei coralli e dei loro simbionti. Negli anni Ottanta, le barriere coralline dei Caraibi iniziarono a morire a causa di fattori come lo sviluppo costiero e il cambiamento climatico, con eventi di sbiancamento globale che causarono la morte di una parte significativa dei coralli. Gates continuò le sue ricerche negli Stati Uniti, ma la situazione per i coralli continuava a deteriorarsi. Il cambiamento climatico stava aumentando le temperature oceaniche e acidificando le acque, minacciando ulteriormente le barriere coralline.La scoperta della resilienza dei coralli
Nonostante ciò, Gates osservò segni di resilienza in alcune barriere coralline apparentemente morte. Questa osservazione la portò a esplorare l’idea di allevare coralli più resistenti per ripristinare gli ecosistemi marini. Gates partecipò a un concorso chiamato Ocean Challenge con un progetto per sviluppare “supercoralli”, vincendo inizialmente un piccolo premio che poi si trasformò in un finanziamento sostanziale per la sua ricerca. Nominata direttrice dell’Hawaii Institute of Marine Biology, Gates si concentrò su come i coralli sopravvissuti potessero fornire indizi su caratteristiche genetiche desiderabili. Incontri tra Gates e altri scienziati come Madeleine Van Oppen portarono alla formulazione del concetto di “evoluzione assistita”.L’evoluzione assistita e la geoingegneria
L’obiettivo era identificare e incrociare i coralli più robusti per creare varietà capaci di resistere meglio ai cambiamenti ambientali futuri. Le ricerche continuarono nonostante i gravi eventi di sbiancamento che colpirono la Grande Barriera Corallina nel 2016. Il capitolo affronta anche il tema della geoingegneria solare come possibile risposta al cambiamento climatico. La geoingegneria mira a ridurre l’impatto del riscaldamento globale attraverso tecniche innovative, come l’iniezione di particelle nella stratosfera per riflettere la luce solare. Tuttavia, questa pratica solleva preoccupazioni etiche e pratiche riguardo agli effetti collaterali potenziali. Scienziati come Klaus Lackner propongono metodi per rimuovere fisicamente l’anidride carbonica dall’atmosfera attraverso processi chimici che accelerano la mineralizzazione della CO2 in roccia.La cattura diretta dell’aria e la conservazione degli ecosistemi
La cattura diretta dell’aria è vista come una soluzione necessaria per affrontare le emissioni già prodotte dall’umanità. Il capitolo conclude sottolineando che mentre le strategie innovative possono offrire speranza nella lotta contro il cambiamento climatico, non dovrebbero sostituire l’urgenza di ridurre drasticamente le emissioni globali. La combinazione di interventi tecnologici e conservazione degli ecosistemi naturali sarà cruciale per garantire un futuro sostenibile per il pianeta.Come si può essere sicuri che le strategie di “evoluzione assistita” e di geoingegneria proposte non abbiano effetti collaterali negativi sul lungo termine?
La descrizione delle strategie di “evoluzione assistita” e di geoingegneria nel capitolo sembra promettente, ma solleva anche serie preoccupazioni circa la loro sicurezza e il loro impatto potenziale sull’ambiente. Per approfondire l’argomento e comprendere meglio le potenzialità e i rischi di queste strategie, sarebbe utile consultare fonti scientifiche più dettagliate, come ad esempio il libro “The Uninhabitable Earth” di David Wallace-Wells. Inoltre, approfondire le conoscenze di base sulla biologia marina, l’ecologia e la climatologia può aiutare a valutare meglio le proposte presentate nel capitolo. Un buon punto di partenza potrebbe essere il libro “Marine Biology” di Peter Castro e Michael Huber.Capitolo 3: Tecnologie di cattura del carbonio e ingegneria genetica
La cattura del carbonio è una tecnologia emergente che potrebbe aiutare a ridurre le emissioni di gas serra e a mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Klaus Lackner, fondatore del Center for Negative Carbon Emissions, ha sviluppato un sistema per catturare anidride carbonica (CO2) dall’aria. Il suo congegno utilizza nastri impregnati di una resina che assorbe CO2 quando è asciutta e la rilascia quando è bagnata. Un impianto delle dimensioni di un semirimorchio può rimuovere una tonnellata di CO2 al giorno, ma per affrontare le emissioni globali si necessiterebbe di cento milioni di tali unità.La sfida della cattura del carbonio
La cattura del carbonio presenta sfide significative. In primo luogo, catturare la CO2 richiede energia, spesso derivante da combustibili fossili. In secondo luogo, la CO2 catturata deve essere stoccata in modo sicuro. In terzo luogo, i costi per la cattura sono elevati, circa 1000 dollari a tonnellata, ma si prevede una riduzione dei costi nel tempo. Altre tecniche, come l’enhanced weathering, propongono l’uso della roccia basaltica per interagire con la CO2 atmosferica.Le tecnologie NET e l’ingegneria genetica
Le tecnologie NET (Negative Emission Technologies) si basano su processi biologici come la riforestazione e la bioenergia con cattura e stoccaggio del carbonio (BECCS). Tuttavia, anche queste strategie presentano problematiche legate alla scala necessaria per rimuovere significative quantità di CO2. Sforzi ambiziosi come piantare mille miliardi di alberi potrebbero comportare conflitti con l’agricoltura e altre esigenze territoriali. L’ingegneria genetica emerge come una potenziale soluzione a problemi ambientali complessi. Josiah Zayner fonda The Odin per rendere accessibili kit di ingegneria genetica al pubblico. Negli anni recenti, le tecniche CRISPR hanno rivoluzionato il campo permettendo modifiche genetiche precise.L’applicazione dell’ingegneria genetica
Il lavoro dell’Australian Animal Health Laboratory mira a utilizzare CRISPR per modificare rospi delle canne invasivi in Australia. Questi esperimenti cercano di eliminare la tossicità dei rospi attraverso modifiche genetiche mirate. L’ingegneria genetica potrebbe essere utilizzata anche per migliorare la resistenza delle piante ai cambiamenti climatici o per sviluppare nuove fonti di energia rinnovabile. Tuttavia, l’applicazione dell’ingegneria genetica richiede una attenta valutazione degli impatti potenziali sull’ambiente e sulla società.Perché le soluzioni proposte per controllare la popolazione di carpe asiatiche sembrano avere un successo limitato?
Il capitolo discute l’impatto delle carpe asiatiche negli Stati Uniti, ma non approfondisce sufficientemente le ragioni alla base del limitato successo delle soluzioni proposte. Per comprendere meglio le dinamiche ecologiche e gli impatti economici delle specie invasive, potrebbe essere utile approfondire la tematica dell’ecologia e della biologia della conservazione. Un buon libro per farlo è “L’ecologia dei sistemi” di S. E. Jørgensen.Capitolo 5: Agganciate ai vestiti l’interruttore per lo spegnimento
Il capitolo affronta la questione delle carpe asiatiche e il loro impatto sugli ecosistemi dei Grandi Laghi. Viene presentato Irons, un esperto del settore, che sottolinea come l’ecosistema dei Grandi Laghi sia alterato e non più naturale. Le carpe asiatiche, se introdotte nel lago Michigan, potrebbero alimentarsi di alghe invasive, ma questo potrebbe portare alla diminuzione di specie di pesci sportivi come il walleye e il persico. La presenza di queste carpe rappresenta quindi una minaccia per l’equilibrio dell’ecosistema. Irons e altri esperti ritengono che sia necessario trovare una soluzione per controllare la popolazione di carpe asiatiche.La carpa asiatica come fonte di cibo
Clint Carter, un pescatore, dimostra come le carpe possano essere trasformate in cibo per gli esseri umani. Le carpe sono già consumate in Asia da secoli e rappresentano una fonte di nutrimento. Tuttavia, negli Stati Uniti esiste un pregiudizio nei loro confronti a causa della presenza di spine intramuscolari che rendono difficile la preparazione del pesce. Carter e altri sostengono che promuovere il consumo di carpe potrebbe essere una soluzione efficace per controllare la loro popolazione. Durante un evento culinario, Carter prepara filetti di carpa fritti per assaggiarli con i presenti, ottenendo feedback positivi.Le crocchette di pesce “silverfin”
Chef Philippe Parola si unisce all’evento con l’obiettivo di presentare piatti a base di carpa. Ha sviluppato crocchette di pesce chiamate “silverfin”, progettate per mascherare il pregiudizio verso le carpe. Questi prodotti sono stati creati dopo anni di ricerca per risolvere il problema delle spine. Parola ha spiegato che le sue crocchette sono state elaborate da pesci pescati in Louisiana e successivamente lavorati in Vietnam prima di essere importati negli Stati Uniti. Nonostante i lunghi processi logistici, le crocchette risultano appetitose e possono essere servite in diverse occasioni. La creazione di questi prodotti rappresenta un passo importante verso la promozione del consumo di carpe asiatiche.L’introduzione di carpe asiatiche come fonte di cibo rappresenta davvero una soluzione efficace per controllare la loro popolazione?
Il capitolo presenta la possibilità di introdurre le carpe asiatiche come fonte di cibo come una soluzione per controllare la loro popolazione, ma non approfondisce sufficientemente le implicazioni di questa strategia. Infatti, la domanda che si pone è: è davvero possibile creare un mercato sufficientemente grande da giustificare la pesca e l’elaborazione delle carpe asiatiche? Inoltre, la presenza di spine intramuscolari non costituisce un ostacolo insormontabile per la commercializzazione del prodotto? Per approfondire la tematica, è utile leggere libri come “Cavalcare la tigre” di Enrico Giovannini, che analizza come le scelte economiche siano spesso il risultato di compromessi tra interessi contrastanti, o “La società disksperata” di Todd McGowan, che analizza come la società si struttura per risolvere i propri problemi, spesso creandone altri. Inoltre, potrebbe essere utile approfondire alcune tematiche di economia, come la teoria della domanda e dell’offerta, e di ecologia, come l’impatto dell’introduzione di specie invasive.Abbiamo riassunto il possibile
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