Politica

Sinistrash. Contro il neoliberalismo progressista

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1. Dal Rosso al Fucsia

La sinistra occidentale ha vissuto un cambiamento profondo dopo il 1989. Ha perso la sua memoria storica e la sua identità originaria. Prima combatteva il capitalismo e si schierava dalla parte dei lavoratori, sognando una società più giusta per tutti. Oggi, invece, sembra aver dimenticato quel passato e si è avvicinata agli interessi dello stesso sistema che un tempo contrastava con forza.

La Nuova Sinistra nel Sistema Neoliberale

Questa nuova sinistra non si oppone più al capitalismo globale, ma ne fa parte attivamente. Il suo interesse si è spostato sulla difesa dei diritti individuali e dei consumatori. Promuove temi legati alla sfera culturale, come i diritti delle persone LGBT, un certo tipo di ambientalismo legato all’economia verde e le politiche sull’immigrazione. Spesso, mostra poco interesse o addirittura disprezzo per le esigenze e le lotte delle classi lavoratrici tradizionali.

L’Evoluzione del Capitalismo

Anche il capitalismo stesso si è trasformato. È diventato più aperto e orientato al consumo individuale e alla soddisfazione dei desideri personali. In questo nuovo scenario economico e sociale, i ruoli politici sembrano essersi ridefiniti.

Destra e Sinistra: Funzioni Complementari

Oggi, la destra si occupa prevalentemente dell’economia, promuovendo privatizzazioni e il libero mercato. La sinistra, invece, gestisce la sfera culturale, spingendo sul progressismo e mettendo in discussione tradizioni e autorità che non sono funzionali al mercato. Destra e sinistra non sono più schieramenti realmente opposti, ma sembrano agire come due parti che si completano all’interno dello stesso sistema neoliberale globale.

La Difesa dell’Ordine Esistente

Questa nuova sinistra si impegna attivamente per mantenere l’ordine attuale. Per farlo, utilizza spesso un linguaggio contro i totalitarismi per mettere in cattiva luce qualsiasi critica o proposta che vada oltre il capitalismo di oggi. Per poter superare il capitalismo, è necessario guardare oltre la vecchia divisione tra destra e sinistra, perché questa divisione non rappresenta più una vera alternativa al sistema dominante.

È davvero così univoca e funzionale al sistema la divisione dei ruoli tra destra e sinistra nel capitalismo neoliberale?
Il capitolo propone una tesi forte sulla complementarità tra destra e sinistra nell’attuale sistema, con la destra che gestisce l’economia e la sinistra la cultura. Questa visione, pur stimolante, rischia di semplificare eccessivamente la complessità delle dinamiche politiche contemporanee, ignorando le tensioni interne a entrambi gli schieramenti e le aree di conflitto reale che persistono. Per arricchire questa analisi, sarebbe utile esplorare le diverse correnti all’interno della sinistra post-1989 e della destra neoliberale, considerando le analisi provenienti dalla sociologia politica e dalla teoria critica. Approfondire il pensiero di autori come Nancy Fraser o Wendy Brown potrebbe offrire prospettive più articolate sulla relazione tra capitalismo, identità e politica.


2. Dal Popolo al Capitale

La sinistra storica, nata dalle idee della Rivoluzione francese, si caratterizza per alcuni principi fondamentali. Difende i più deboli e i lavoratori contro il potere del capitale. Cerca un ideale futuro di società e mette al centro la comunità piuttosto che l’individuo. Nelle sue espressioni socialiste e comuniste, questa sinistra combatteva il capitalismo e proponeva un modello sociale diverso, basato sull’uguaglianza e sull’emancipazione di tutti.

Il Cambiamento della Sinistra

A partire dagli anni Sessanta, e in modo più evidente dopo il 1989, si è verificata una profonda trasformazione. La nuova sinistra ha progressivamente abbandonato la critica alle strutture economiche del capitalismo. Si è invece concentrata su una critica di tipo culturale, che il capitalismo stesso ha saputo fare propria. Questo cambiamento ha portato a un allontanamento dal popolo e dalle classi lavoratrici, che sono state percepite quasi come un ostacolo al progresso. La nuova sinistra ha iniziato ad avvicinarsi alle élite e al capitale, promuovendo l’individualismo e la libertà nei costumi. Questi aspetti si sono rivelati utili e funzionali per il funzionamento del capitalismo nella sua forma più avanzata.

Nuovi Protagonisti e Strumenti

La categoria degli “esclusi” ha preso il posto dei lavoratori come punto di riferimento per la sinistra. Tuttavia, spesso si tratta di gruppi minoritari le cui richieste di inclusione e riconoscimento non mettono realmente in discussione il sistema capitalistico nel suo complesso. Anche l’antifascismo ha cambiato natura. Da lotta contro un nemico concreto, si è trasformato in uno strumento ideologico usato per difendere l’attuale ordine neoliberale. Serve anche a delegittimare qualsiasi forma di opposizione, etichettandola rapidamente come “populismo” o “totalitarismo”. In questo modo, la sinistra, che in passato era un forte oppositore del capitalismo, è diventata parte integrante del sistema neoliberale progressista.

Il capitolo afferma che la sinistra ha “abbandonato” la critica economica per quella culturale; ma è stata una scelta deliberata o una reazione a un cambiamento del capitalismo stesso che ha reso meno efficace la critica tradizionale?
Il capitolo descrive la trasformazione della sinistra come un passaggio da una critica economica a una culturale, ma non approfondisce sufficientemente le ragioni profonde di questo cambiamento. Per comprendere meglio se si sia trattato di un “abbandono” o di un adattamento necessario, sarebbe utile esplorare le trasformazioni strutturali del capitalismo a partire dagli anni Sessanta, come la globalizzazione, la finanziarizzazione e la precarizzazione del lavoro, che hanno modificato la composizione e la coscienza delle classi lavoratrici. Approfondire la sociologia politica e la storia economica può fornire il contesto necessario. Autori come Bauman o Fraser offrono spunti per analizzare l’interazione tra cambiamenti economici, sociali e culturali che hanno ridefinito il campo d’azione della sinistra.


3. Guardie Arcobaleno del Capitale

Dopo il 1989, i gruppi di potere legati al mercato globale hanno iniziato a preferire i governi guidati da partiti di sinistra. Questo accade perché chi prima sosteneva idee socialiste, una volta convertito al neoliberismo, tende ad applicare le riforme di liberalizzazione e privatizzazione richieste dal capitale con grande determinazione, quasi con l’entusiasmo di chi abbraccia una nuova fede. Questo fenomeno viene chiamato effetto del “grembiule rosé”, perché le politiche economiche severe, che in pratica smantellano le tutele sociali, risultano meno evidenti e più accettabili per i lavoratori quando sono proposte da partiti che tradizionalmente li rappresentavano. In questo modo, le misure che peggiorano le condizioni di vita delle classi popolari vengono percepite con minore ostilità.

Un nuovo focus: dai diritti sociali ai diritti individuali

La sinistra che emerge in questo periodo abbandona progressivamente la difesa dei diritti sociali e dei lavoratori, che era stata una sua battaglia storica. Invece, si concentra su temi come l’intervento umanitario in nome dei diritti umani e sulla valorizzazione dei desideri individuali, spesso legati al consumo. Questa visione si sposa bene con il relativismo tipico della cultura postmoderna, che tende a smontare i valori forti e condivisi. Tale prospettiva si allinea perfettamente con la logica del mercato globale, dove il valore di ogni cosa è misurato solo in base a quanto può essere scambiato e al desiderio che suscita nei consumatori. L’individuo ideale per questo sistema è una persona flessibile, senza legami identitari rigidi, pronta ad adattarsi continuamente alle richieste del mercato, l’individuo che viene definito “homo neoliberalis”.

Il mito del progresso e i suoi effetti

Un altro aspetto è l’adesione quasi incondizionata al concetto di progresso. La nuova sinistra finisce per sostenere la modernizzazione promossa dal capitalismo anche quando questa porta a un peggioramento delle condizioni sociali e alla perdita di diritti per le fasce più deboli della popolazione. Questo tipo di “progresso” avvantaggia soprattutto l’élite finanziaria e chi detiene il capitale, ma si traduce in salari fermi o in calo per i lavoratori e in un aumento della precarietà nel mondo del lavoro. È un progresso che non va a beneficio della maggioranza delle persone, ma solo di una minoranza privilegiata.

Appoggio all’imperialismo occidentale

La nuova sinistra cambia anche la sua posizione storica riguardo alle relazioni internazionali. Abbandona la tradizionale visione anti-imperialista e si schiera a favore degli interessi occidentali nel mondo. Giustifica interventi militari e il dominio economico globale usando argomenti legati alla difesa dei diritti umani e all’idea di dover esportare la democrazia. Questo segna un distacco netto dalle posizioni della sinistra del passato, che criticava duramente ogni forma di oppressione e sfruttamento da parte delle potenze dominanti.

Immigrazione e divisioni nel lavoro

Anche l’immigrazione su larga scala viene promossa attivamente da questa nuova sinistra. Viene presentata come un fenomeno positivo, simbolo di un nuovo modo di vivere globale e aperto. Tuttavia, dal punto di vista economico, l’immigrazione di massa serve al capitale per creare una grande riserva di lavoratori disponibili. Questo ha l’effetto di tenere bassi i salari, di rendere più difficile l’organizzazione dei lavoratori locali e di creare divisioni all’interno della classe lavoratrice stessa. L’appoggio entusiasta all’immigrazione da parte della nuova sinistra finisce così per fornire una giustificazione ideale sia allo sfruttamento dei migranti sia all’indebolimento generale delle condizioni dei lavoratori autoctoni.La nuova sinistra, con le sue posizioni allineate agli interessi del capitale globale, contribuisce attivamente a peggiorare la condizione delle classi lavoratrici, un processo che può essere descritto come una perdita di capacità di emancipazione.

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Ma le battaglie per i diritti individuali e le differenze sono davvero solo uno strumento del capitale per frammentare il dissenso e distogliere l’attenzione dai problemi economici?
Il capitolo presenta una forte tesi sulla funzionalità delle lotte per i diritti individuali e le differenze rispetto al sistema capitalistico. Tuttavia, la relazione tra queste battaglie, la frammentazione sociale e le dinamiche economiche è complessa e oggetto di ampio dibattito. Per approfondire questo nodo cruciale, sarebbe utile esplorare la sociologia dei movimenti sociali, la teoria critica e gli studi sul rapporto tra identità, cultura ed economia. Autori come Nancy Fraser o Luc Boltanski possono offrire prospettive diverse o complementari su come le rivendicazioni sociali e culturali interagiscono con le strutture di potere e il capitalismo contemporaneo.


5. Capire la Prigione per Fuggire

È importante usare il pensiero critico per vedere la realtà non come qualcosa di fisso e immutabile, ma come un processo che può cambiare nel tempo. Le cose come sono oggi non sono per sempre, ma sono il risultato di eventi storici e possono essere trasformate attraverso l’azione e la consapevolezza. La realtà non è solo ciò che esiste nel presente, ma include anche ciò che potrebbe esistere e che possiamo contribuire a creare. Il pensiero critico si oppone con forza all’idea che la realtà sia inevitabile e immutabile, un concetto che l’attuale sistema cerca spesso di imporre per mantenere lo stato delle cose. Per poter cambiare la realtà, è fondamentale cambiare prima il modo in cui la vediamo e smettere di credere che tutto sia predestinato. Questo nuovo sguardo sul mondo è essenziale per superare l’attuale situazione politica, dove le distinzioni tradizionali tra destra e sinistra sembrano svanire nell’accettazione generale dello stato presente.

Oltre la politica tradizionale

Serve un modo completamente nuovo di pensare e fare politica, che vada oltre le vecchie categorie di destra e sinistra, con l’obiettivo di raggiungere una vera emancipazione per le persone. Non si può ripartire dalle forme di sinistra tradizionali perché queste hanno finito per accettare l’idea di progresso legata al sistema capitalistico. Si può invece guardare all’idea di socialismo come pensata da figure come Marx e Gramsci, ma liberandola dal mito del progresso infinito e concentrandosi invece sulla creazione di una società dove ogni persona è considerata un fine in sé e non un semplice mezzo. Questo tipo di socialismo deve essere rivoluzionario nel modo in cui affronta l’economia e la politica, ma al tempo stesso conservatore nel senso che deve difendere i valori umani fondamentali e le conquiste sociali che sono realmente utili per la collettività.

Organizzare la liberazione

Per potersi liberare dalle costrizioni del sistema attuale, è necessario organizzare coloro che subiscono il dominio, come i lavoratori e i ceti medi che vedono peggiorare la loro condizione economica. Molte persone sono consapevoli di essere in una situazione di prigionia o limitazione, ma per diverse ragioni accettano questa condizione. Altre, invece, non si rendono nemmeno conto di essere prigioniere delle circostanze o di un certo modo di pensare imposto. Il lavoro del pensiero critico e dell’organizzazione deve concentrarsi in particolare sul risvegliare la consapevolezza in quest’ultimo gruppo. La vera liberazione può avvenire solo quando coloro che sono in una condizione di “schiavitù” prendono piena coscienza della loro situazione e agiscono collettivamente e in modo organizzato per trovare una via di fuga e cambiare le cose.

L’esempio di Montecristo

La storia di Edmond Dantès, raccontata nel romanzo “Il Conte di Montecristo” e in particolare come interpretata da Calvino, offre un esempio molto chiaro di questo processo. Dantès, ingiustamente imprigionato, non si arrende al suo destino. La sua forza principale non risiede solo nella sua volontà, ma nella sua capacità di comprendere a fondo la struttura e i meccanismi della prigione in cui si trova. Calvino vede in Dantès l’incarnazione del pensiero critico, la capacità di analizzare la realtà per capirne i punti deboli. L’abate Faria, invece, rappresenta la forza pratica, l’azione costante e instancabile dello scavare. La fuga dalla prigione riesce solo grazie all’unione di queste due forze: la teoria (capire la prigione) e la pratica (agire concretamente per evadere). Anche i fallimenti nei tentativi di fuga di Faria sono essenziali per Dantès, perché dimostrano che la fuga è possibile e alimentano il suo pensiero critico, aiutandolo a perfezionare la strategia. La teoria senza l’azione pratica rimane inutile, mentre l’azione senza una comprensione profonda (teoria) è cieca e inefficace. Capire i punti deboli e le contraddizioni del sistema o della “prigione” è quindi fondamentale per poter agire in modo mirato ed efficace verso la liberazione.

Ma cosa significa concretamente un socialismo che si definisce al contempo “rivoluzionario” e “conservatore”?
Il capitolo propone l’idea di un socialismo ‘rivoluzionario ma conservatore’ come alternativa, ma lascia aperte molte questioni cruciali sulla sua effettiva attuazione. Come si articola concretamente questa visione che mira a un cambiamento radicale pur difendendo valori e conquiste? La tensione tra l’impulso rivoluzionario e quello conservatore richiede una riflessione più approfondita sui modelli di organizzazione sociale ed economica possibili. Per esplorare queste sfide e le possibili sintesi, è utile confrontarsi con la teoria politica e la critica sociale. Autori come Hannah Arendt o Karl Polanyi possono offrire prospettive diverse sulla natura del cambiamento, sul ruolo della tradizione e sulla critica delle forme attuali di organizzazione sociale.


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