Contenuti del libro
Informazioni
“Senza salutare nessuno. Un ritorno in Istria” di Silvia Pra’ è un libro che ti prende subito perché parla di un viaggio, ma non è una vacanza qualsiasi: è un tuffo nel passato, un ritorno in Istria per capire chi sei partendo dalla storia della tua famiglia, in particolare dalla nonna Iole e dal bisnonno Romeo Martini. L’autrice ci porta in questi luoghi, come Albona e Santa Domenica, che sembrano normali oggi ma nascondono un sacco di storie complicate, fatte di identità che si scontrano, come quella italiana e quella slava. Si parla di periodi storici pesanti, dal fascismo con la sua voglia di italianizzare tutto, passando per la Seconda Guerra Mondiale, i partigiani, fino ad arrivare al dramma delle foibe e al doloroso esodo istriano che ha costretto tante famiglie a lasciare la loro terra. Il bello è che non è solo una lezione di storia, ma è la ricerca personale di Silvia Pra’ che si intreccia con la memoria collettiva istriana, cercando di dare un senso a eventi come la Repubblica di Albona o il disastro della miniera di Arsia, spesso dimenticati o raccontati in modo diverso. È un libro che ti fa riflettere su quanto il passato, anche quello che non conosciamo bene, influenzi chi siamo e su quanto sia difficile, ma necessario, affrontare i silenzi e le ferite lasciate dalla storia in questa terra di confine. È una lettura che scava a fondo nella memoria, cercando la verità tra le ombre e le foglie che coprono le foibe, un vero viaggio nell’anima dell’Istria e nelle radici di chi l’ha dovuta lasciare.Riassunto Breve
L’Istria è una terra con una storia complessa e dolorosa, segnata da passaggi di potere, conflitti e violenze che hanno lasciato ferite profonde nelle persone e nella memoria collettiva. Si esplora un passato familiare legato a questa regione, dove l’identità italiana si scontra con le imposizioni di regimi diversi e le rivendicazioni nazionali. Si scopre come il comunismo e il fascismo abbiano influenzato la vita quotidiana, la propaganda di regime nascondeva spesso una realtà di povertà e sfruttamento, come nel caso delle miniere di Arsia, dove un disastro nel 1940 fu minimizzato per non intaccare l’immagine del regime. La storia locale include episodi di resistenza e sperimentazione sociale, come la Repubblica di Albona, un movimento di minatori per migliori condizioni di lavoro, represso dallo Stato e poi annientato dalle violenze fasciste. La questione dell’identità è centrale: cognomi slavi vengono italianizzati forzatamente durante il fascismo, come nel caso di Romeo Martincich che diventa Martini, per ottenere permessi o semplicemente per conformarsi. Dopo l’armistizio del 1943, l’Istria diventa teatro di nuove violenze. I partigiani jugoslavi prendono il controllo in alcune aree, ma l’arrivo dei tedeschi porta repressione e esecuzioni sommarie. Le “foibe” emergono come simbolo di questa violenza post-bellica, fosse quella partigiana o tedesca, dove persone di diversa estrazione vengono arrestate e uccise. Le testimonianze e i documenti su questi eventi sono spesso confusi o mancanti, rendendo difficile ricostruire la verità e le responsabilità. I registri parrocchiali mostrano un aumento improvviso dei decessi in quel periodo. La scoperta di una foiba, un inghiottitoio naturale usato per occultare i corpi, rivela l’orrore di quelle vicende. Dopo il 1945, molti italiani istriani sono costretti all’esodo, cercando rifugio in altre parti d’Italia o all’estero, affrontando spesso difficoltà e pregiudizi. In Istria, la lingua e la cultura italiana vengono progressivamente soppresse. Il ritorno nei luoghi d’origine, come la visita a una foiba coperta solo da foglie, simboleggia la difficoltà di confrontarsi con un passato traumatico e il silenzio che ancora lo circonda. La memoria di questi eventi rimane complessa e irrisolta, un peso che le generazioni successive portano con sé.Riassunto Lungo
1. Viaggio tra memorie e identità
Partenza e primi confronti con la realtà jugoslava
L’assenza della nonna Iole è il punto di partenza di un viaggio verso la Jugoslavia. Questo paese rappresenta un mondo in parte sconosciuto, capace di generare sia curiosità sia una certa apprensione. La protagonista, prima di partire, pensa al comunismo, così come è stato descritto dal padre, confrontando questa visione con le opinioni più critiche sentite da altri. Durante il viaggio, la realtà che incontra supera le sue aspettative. Le città sulla costa, piene di turisti e di vita vivace, mettono in discussione le sue idee su cosa significhi vivere sotto un regime oppressivo.Santa Domenica di Albona e i ricordi della nonna
L’arrivo a Santa Domenica di Albona è un momento importante perché questo luogo è legato al passato della sua famiglia. La visita alla signora Mercedes è fondamentale per scoprire nuovi aspetti della nonna. Attraverso i racconti e le fotografie, emerge l’immagine di una nonna giovane, molto diversa dalla figura rigida e triste che la protagonista conosce. In questo contesto familiare e denso di ricordi, viene pronunciata per la prima volta la parola “foiba”. Questa parola risuona con forza, aprendo uno scenario di tensioni storiche, memorie dolorose e silenzi che pesano sul presente.La questione dell’identità italiana in Istria e la storia del bisnonno
La narrazione si concentra poi sulla questione dell’identità italiana in Istria. La protagonista si rende conto di quanto sia difficile ricostruire e riconoscere i legami familiari e culturali in questa terra di confine. Inizia a scoprire la storia del suo bisnonno, Romeo Martini, che fu infoibato durante la guerra. Mentre indaga sul suo passato familiare, si confronta con diverse versioni della storia, quelle degli italiani e quelle degli slavi, comprendendo quanto le memorie del passato siano ancora vive e contrastanti.La ricerca personale e il peso della storia familiare
Il viaggio in Jugoslavia si trasforma in una ricerca personale per capire meglio il passato della sua famiglia e come questo passato influenzi la sua identità attuale. Attraverso gli incontri con le persone del luogo, emergono le ferite ancora aperte dei conflitti passati e la difficoltà di affrontare certi ricordi. Il tema delle foibe diventa sempre più centrale, mostrando quanto questa vicenda sia ancora oggi una parte controversa e dolorosa della memoria collettiva italiana.Conclusioni sul passato e sull’enigma della nonna
La protagonista arriva a capire che la storia è complessa e piena di sfumature. Ogni persona porta con sé il peso delle proprie esperienze e delle scelte fatte dalle generazioni precedenti. In questo intricato scenario, la figura della nonna rimane un enigma, un simbolo di un passato difficile da decifrare completamente.Ma è possibile comprendere appieno la complessità storica delle foibe concentrandosi unicamente sul trauma familiare, senza un’analisi approfondita del contesto storico-politico jugoslavo e delle diverse narrazioni esistenti?
Il capitolo sembra affrontare un tema delicato come quello delle foibe principalmente attraverso la lente della memoria familiare e individuale. Sebbene questo approccio possa offrire una prospettiva emotivamente coinvolgente, rischia di semplificare eccessivamente una vicenda storica complessa e controversa. Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile ampliare la prospettiva, studiando la storia del confine italo-jugoslavo nel periodo cruciale del secondo dopoguerra, approfondendo le dinamiche politiche e sociali che hanno portato a tali tragedie, e confrontando diverse interpretazioni storiografiche, incluse quelle che provengono dalla storiografia slovena e croata. Approfondimenti in storia contemporanea e studi sulla memoria collettiva potrebbero fornire strumenti analitici utili.2. L’Eco Lontano della Memoria
La tensione nelle miniere istriane
Nel marzo del 1921, nelle miniere istriane dell’Arsa, la situazione era molto tesa tra i minatori e le persone che li sorvegliavano. Un sorvegliante di nome Bepi Bulian si trovò faccia a faccia con un gruppo di minatori in sciopero. Questi minatori erano guidati da Giovanni Pippan. Questo incontro fu l’inizio di una serie di eventi importanti, che portarono alla nascita della Repubblica di Albona. La Repubblica di Albona fu un tentativo di società nuova e diversa, nato in un periodo in cui l’Italia stava vivendo grandi cambiamenti politici.La protesta dei minatori e la nascita della Repubblica di Albona
L’Istria era una terra piena di miniere, dove lavoravano persone arrivate da molte regioni diverse. Le condizioni di lavoro nelle miniere erano molto difficili e i lavoratori si sentivano sfruttati. Per protestare contro questa situazione, i minatori decisero di occupare le miniere per 35 giorni. Gli operai si organizzarono in gruppi chiamati Guardie Rosse e presero il controllo di quello che veniva prodotto nelle miniere. Il loro obiettivo era far sentire la loro voce e chiedere di vivere e lavorare meglio. Anche se qualcuno li accusò di voler creare un sistema come quello sovietico, la protesta si svolse in modo pacifico, senza violenza.La reazione dello Stato e la fine della Repubblica
Lo Stato reagì duramente alla protesta dei minatori. Mandò l’esercito, che intervenne con la forza, causando morti e repressione. Dopo questi eventi, i minatori furono portati in tribunale e accusati diRibellione contro lo Stato. Inaspettatamente, gli abitanti della zona di Albona si schierarono dalla parte dei minatori, e il processo si concluse con l’assoluzione di tutti gli accusati. Nonostante questa vittoria legale, la situazione non migliorò per i minatori. La società che gestiva le miniere, la Società Arsa, allontanò i capi della protesta. Inoltre, in tutta Italia, e anche in Istria, la violenza dei fascisti stava aumentando sempre di più, distruggendo ogni speranza di cambiamento e di miglioramento per i lavoratori.La difficoltà di ricordare e ricostruire la storia
La storia della Repubblica di Albona si intreccia con le vicende personali di chi cerca di capire e ricordare cosa è successo. Ricostruire questa storia non è facile, perché si cercano tracce di un passato lontano e spesso nascosto. I ricordi delle persone svaniscono con il tempo, i documenti spariscono, e rimangono molte domande senza risposta. Queste domande riguardano il destino di persone come Giuseppe Bulian e di altri protagonisti di quel periodo. La ricerca della verità si scontra con il silenzio e con la difficoltà di ricordare, in una terra che ha vissuto momenti difficili come l’esodo di molte persone, la violenza e una storia complicata da capire e da accettare completamente.Non si concentra forse eccessivamente il capitolo sugli eventi specifici della Repubblica di Albona, tralasciando un’analisi più approfondita del contesto socio-economico e politico generale che ha reso possibile tali eventi?
Il capitolo descrive la tensione nelle miniere e la nascita della Repubblica di Albona, ma manca di un’analisi più ampia delle condizioni di vita e di lavoro dei minatori istriani nel contesto italiano del primo dopoguerra. Per comprendere appieno le ragioni della protesta e la sua evoluzione, sarebbe utile approfondire le dinamiche economiche dell’Istria mineraria, le politiche del governo italiano nei confronti delle minoranze e del lavoro, e il clima sociale e politico dell’epoca, caratterizzato dall’ascesa del fascismo e dalle tensioni sociali. Approfondire studi di storia sociale ed economica del periodo, e autori che hanno analizzato le dinamiche del lavoro e dei movimenti sociali in Italia, potrebbe arricchire la comprensione del contesto in cui si inserisce la vicenda della Repubblica di Albona.3. Le Ombre dell’Impero
Realtà e Propaganda nell’Italia Fascista
In epoca fascista, si diffondeva l’immagine di un impero potente e glorioso. Questa propaganda però contrastava fortemente con la vita di tutti i giorni di molte persone. I bambini, ad esempio, durante le adunate apparivano vestiti con divise scolastiche o paramilitari, ma spesso mostravano segni evidenti di povertà e malnutrizione. Questa situazione rivelava una verità nascosta: la propaganda imperiale non corrispondeva affatto a una condizione di benessere diffuso tra la popolazione. Nonostante l’indottrinamento costante attraverso poesie dedicate al Duce e continue celebrazioni patriottiche, si percepiva comunque un senso di disagio e di estraneità tra la gente comune.Romeo Martincich: un “Console” Istriano
La narrazione poi si concentra sulla figura di Romeo Martincich, un uomo soprannominato “Console”. Questo soprannome, che richiama ironicamente i fasti dell’antica Venezia, crea un forte contrasto con le sue umili origini contadine in Istria. Romeo rappresenta una forma di resistenza silenziosa all’italianizzazione forzata imposta dal regime fascista. Il suo cognome slavo diventa un vero e proprio ostacolo burocratico, simbolo di una discriminazione presente in tutta la società. La necessità di cambiare il cognome in “Martini” solo per ottenere un permesso edilizio dimostra chiaramente come l’identità locale venisse sacrificata per raggiungere l’omologazione voluta dal fascismo.Lavoro, Famiglia e Resistenza Silenziosa
Nonostante le difficoltà, Romeo lavora duramente e si sacrifica con l’obiettivo di costruire un futuro migliore per i suoi figli. Sogna per loro una vita diversa, lontana dalla fatica e dalle umiliazioni che lui stesso ha dovuto subire. Il suo negozio e il mulino rappresentano il suo mondo, un piccolo universo dove la comunità parla una lingua diversa da quella ufficiale imposta dal regime. Questa lingua diversa crea tensioni anche in famiglia, come dimostra il desiderio della suocera, fervente sostenitrice dell’italianità, di eliminarla completamente. Nonostante le pressioni e le ingiustizie subite, Romeo rimane fermo nei suoi valori, profondamente legato alla sua identità e alla sua gente. In questo modo, diventa un “console” particolare, erede di una nobiltà popolare fatta di impegno nel lavoro e di resistenza silenziosa.Ma è davvero utile paragonare eventi locali e specifici come la scoperta di una foiba con riflessioni generali e ideologiche sul nazismo e il comunismo, senza rischiare di semplificare eccessivamente la complessità storica?
Il capitolo sembra accostare la tragedia locale della foiba con una riflessione più ampia sulle ideologie del Nazismo e del Comunismo. Sebbene il confronto possa essere stimolante, è fondamentale chiedersi se questo approccio non rischi di diluire la specificità degli eventi di Santa Domenica in una comparazione ideologica più generale. Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile approfondire la storia delle foibe e il contesto specifico in cui si inseriscono, magari attraverso studi di storici come Raoul Pupo, e parallelamente studiare le diverse modalità in cui Nazismo e Comunismo hanno gestito la morte e la memoria, consultando autori che si sono occupati di storia comparata delle ideologie.7. Foglie sulla Foiba
L’Esodo e le Difficoltà Iniziali
Dopo il 1945, l’esodo istriano portò molte persone, tra cui una piccola comunità che si stabilì ad Agordo, a disperdersi in tutta Italia e nel mondo. Queste famiglie di profughi dovettero affrontare numerose difficoltà e pregiudizi mentre cercavano di ricostruire le loro vite. Si ritrovarono in un contesto spesso ostile, segnato dal sospetto e dalla mancanza di comprensione. Un esempio di queste difficoltà è rappresentato dalla famiglia Martini. La nonna Iole, che era maestra, conobbe le difficoltà del dopoguerra lavorando nelle scuole improvvisate delle valli. Anche Tullio, un altro membro della famiglia, dovette rinunciare all’università per iniziare a lavorare e contribuire al bilancio familiare.La Soppressione dell’Identità Italiana in Istria
Parallelamente all’esodo, in Istria si assistette a una progressiva soppressione della lingua e della cultura italiana. Un esempio significativo di questa soppressione avvenne a Santa Domenica. In questa località, le scuole passarono all’insegnamento in lingua croata. Inoltre, si impose la modifica dei cognomi italianizzati, che ripresero le loro forme originali, e persino i nomi propri vennero tradotti. Questo processo di cambiamento forzato culminò con la chiusura della scuola italiana di Albona, un evento che simboleggiò la trasformazione radicale della comunità locale e la cancellazione della sua identità italiana.Il Matrimonio come Tentativo di Rinascita
Il matrimonio tra Iole e Guido rappresentò per entrambi un tentativo di superare le difficili esperienze del passato. Entrambi erano segnati da perdite e traumi familiari, e il loro matrimonio fu visto come un modo per cercare una risalita sociale e allontanarsi dall’incubo del regime comunista. Nonostante l’impegno nel costruire una vita familiare improntata a una normalità borghese, le ferite del passato e il silenzio sulle loro origini continuarono a influenzare profondamente la loro esistenza.Il Ritorno e la Memoria Dolorosa
Il ritorno nei luoghi d’origine si trasformò in un viaggio doloroso nella memoria irrisolta. La visita alla foiba, trovata coperta solo da foglie, divenne il simbolo dell’oblio e della difficoltà di affrontare gli orrori del passato. La ricerca della verità su Romeo Martini si intrecciò inevitabilmente con la scoperta di un contesto storico e umano molto complesso. In questo contesto emersero identità sovrapposte e ferite ancora aperte. L’incontro con i discendenti di Mate Stemberga, figura centrale nelle violenze del dopoguerra, mise in luce l’eredità pesante del silenzio e del dolore. Questo silenzio e dolore accomunavano sia le vittime che i carnefici, intrappolati in una storia di cui nessuno sembrava voler parlare apertamente. Le foglie sulla foiba assunsero così un significato metaforico potente. Diventarono l’immagine di una memoria soffocata, ma anche della presenza costante di un passato che continua a interrogare profondamente il presente.Concentrandosi sul dramma delle vittime italiane, il capitolo rischia di oscurare le complesse dinamiche storiche e politiche del confine orientale, riducendo una tragedia collettiva a una narrazione unilaterale?
Il capitolo, pur toccando temi dolorosi come l’esodo e le foibe, potrebbe beneficiare di un ampliamento del contesto storico. Limitarsi alla narrazione delle vittime italiane rischia di semplificare eccessivamente un periodo storico complesso e di non rendere giustizia alla pluralità di esperienze e memorie presenti nel confine orientale. Per una comprensione più completa, è fondamentale studiare la storia della Venezia Giulia nel contesto del secondo dopoguerra, approfondendo le dinamiche politiche jugoslave e le diverse interpretazioni storiografiche. Autori come Raoul Pupo e studi sulla storia del confine orientale da prospettive diverse potrebbero arricchire la comprensione di questi eventi.Abbiamo riassunto il possibile
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