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Contenuti del libro
Informazioni
“Self Leadership e il One Minute Manager” di Ken Blanchard è un libro che ti fa capire subito come il lavoro oggi sia diverso: non c’è più la sicurezza di una volta, le aziende cercano gente che si dia da fare, quasi come fossero i proprietari, e noi vogliamo crescere e sentirci utili. Però, un sacco di persone, tipo Steve, il protagonista, si sentono perse quando gli danno più libertà invece di prenderla al volo. Il libro, anche con l’aiuto di un personaggio un po’ magico come Cayla, ti spiega che l’`empowerment` funziona solo se impari l’`autogestione`, cioè a prenderti la `responsabilità individuale` della tua carriera. Ti fa vedere come superare i `vincoli presunti`, quelle idee che ci bloccano e che non sono vere, magari con un trucco semplice come quello del biglietto da visita. Ti insegna che ci sono tanti tipi di `potere personale`, non solo quello del capo, e che capire i tuoi `livelli di sviluppo` ti aiuta a sapere di cosa hai bisogno, che sia direzione o supporto. La cosa forte è che non devi aspettare che qualcuno ti dica cosa fare, ma puoi cercare attivamente ciò che ti serve, anche usando parole semplici ma potenti come “Ho bisogno”. Tutto questo si lega ai principi del `One Minute Manager` di `Ken Blanchard`, che puntano sulla semplicità, la fiducia e l’efficacia per ottenere risultati. È una guida pratica per diventare il leader di te stesso e navigare il mondo del lavoro di oggi.Riassunto Breve
Nel mondo del lavoro di oggi, il vecchio accordo tra azienda e dipendente è finito. Non c’è più la sicurezza del posto fisso garantita. Le aziende cercano persone che risolvono problemi, che prendono iniziative e si sentono responsabili come se l’azienda fosse loro. I lavoratori, da parte loro, sanno che il posto fisso non esiste più e vogliono crescere continuamente. Questa situazione crea confusione in molti, che vedono la nuova libertà non come un’opportunità ma come un peso. Invece di agire, si sentono vittime e danno la colpa ai capi che non danno istruzioni precise. Ma i capi oggi hanno troppe persone da seguire per controllare tutto da vicino.La soluzione sta nell’autogestione. Questo significa che ognuno deve prendere in mano la propria situazione lavorativa, diventare capace di risolvere problemi e decidere da solo. Spesso le persone si limitano da sole con quelle che si chiamano “vincoli presunti”. Sono idee che ci bloccano, nate da esperienze passate, come un elefante da circo legato a un paletto piccolo perché da cucciolo era legato a uno grande. Un esercizio pratico, come fare un buco grande in un biglietto da visita senza romperlo, dimostra che spesso i limiti che pensiamo di avere non esistono davvero. Il primo passo per guidare sé stessi è riconoscere e superare queste false limitazioni.Esistono diversi tipi di potere, non solo quello che viene dal ruolo o dalla posizione in azienda. C’è il potere dato dalla conoscenza, quello personale che crea fiducia, quello basato sulle relazioni, quello legato al controllo dei processi e delle risorse, e infine quello di posizione. Riconoscere queste diverse forme di potere è importante perché ognuno ne possiede alcune e può usarle per raggiungere i propri obiettivi e influenzare positivamente l’ambiente. Il potere non è qualcosa di negativo, ma una capacità di agire.Per capire come svilupparsi, si può guardare al percorso di crescita in quattro fasi: si inizia come “Principiante Entusiasta” (molta voglia, poca capacità), poi si può diventare “Apprendista Disilluso” (poca voglia, poca capacità), poi “Esecutore Capace ma Prudente” (capacità media, voglia variabile), e infine “Realizzatore di Successo” (molta capacità, molta voglia). Ogni fase ha bisogno di un tipo diverso di guida e supporto. Capire a che punto ci si trova aiuta a sapere di cosa si ha bisogno per migliorare.Per riuscire, bisogna anche saper chiedere quello che serve. Dire chiaramente “Ho bisogno di…” è molto più efficace che fare domande indirette. Il self-leadership si basa su tre idee principali: sfidare i limiti che ci mettiamo da soli, valorizzare i propri punti di forza e le risorse disponibili, e collaborare con gli altri per raggiungere il successo. Un leader è chiunque dia il supporto e la direzione necessari per un obiettivo, non solo chi ha un titolo. Applicando questi principi, si superano le difficoltà e si va avanti. Principi di gestione efficaci, come quelli del “One Minute Manager”, che puntano sulla semplicità, la fiducia, l’etica e il supporto alle persone, creano l’ambiente giusto dove l’autogestione può funzionare al meglio.Riassunto Lungo
1. La Magia dell’Autogestione
Il cambiamento del mondo del lavoro
Nel mondo del lavoro di oggi, le regole tra aziende e lavoratori sono cambiate molto. Un tempo, i dipendenti avevano una certa sicurezza del posto di lavoro se mostravano impegno e fedeltà. Oggi, questa sicurezza non esiste più. Le aziende cercano persone che sappiano risolvere i problemi, che siano propositive e che si comportino come se fossero i proprietari dell’azienda. Allo stesso tempo, i lavoratori vogliono essere trattati con onestà e avere la possibilità di crescere professionalmente. Sanno che l’idea del posto fisso per tutta la vita non è più realistica.La sfida dell’autonomia
Questo cambiamento crea però un problema: molte persone si sentono perse di fronte a questa nuova autonomia che viene data loro. Invece di vedere l’autonomia come una cosa positiva, la vivono come un peso. Alcuni si sentono quasi vittime e danno la colpa ai capi se non ricevono istruzioni precise. Però, oggi i manager hanno molti più collaboratori da gestire rispetto al passato. Questo rende impossibile controllare da vicino e in ogni momento il lavoro di tutti.La soluzione: l’autogestione
La soluzione a questo problema è l’autogestione. Autogestione significa che ogni persona deve essere capace di gestire la propria situazione lavorativa in modo autonomo. Ogni lavoratore deve diventare una persona capace di risolvere i problemi e di prendere decisioni da solo. Per capire meglio questo concetto, possiamoGuardiamo la storia di Steve. Steve è un pubblicitario che si trova in difficoltà dopo aver ricevuto maggiori responsabilità sul lavoro. Un giorno, Steve incontra Cayla, una maga. Cayla gli spiega i principi dell’autogestione. Cayla dice a Steve che l’autonomia che le aziende danno ai lavoratori funziona solo se i lavoratori sono capaci di autogestirsi. Autogestirsi vuol dire smetterla di dare la colpa agli altri e prendersi la responsabilità del proprio successo. In questo modo, l’autonomia diventa uno strumento per crescere e realizzarsi, invece di essere motivo di frustrazione. L’autonomia è quindi un’opportunità, ma è l’autogestione che la rende davvero efficace.Ma è davvero l’autogestione la bacchetta magica per risolvere ogni problema nel mondo del lavoro, o stiamo semplificando eccessivamente una realtà ben più complessa?
Il capitolo presenta l’autogestione come soluzione univoca e quasi “magica” ai problemi del mondo del lavoro contemporaneo. Tuttavia, è fondamentale considerare se questa visione non sia eccessivamente ottimistica e manichea. Sarebbe utile esplorare le sfumature e le criticità dell’autogestione, approfondendo studi di psicologia del lavoro e sociologia delle organizzazioni. Autori come Dejours e Sennett, ad esempio, offrono prospettive critiche sul mondo del lavoro moderno e sulle dinamiche di autonomia e controllo, che potrebbero arricchire la discussione e fornire una visione più completa e realistica.2. Il Trucco della Carta
La Responsabilità Individuale nel Lavoro
Nel contesto lavorativo, la responsabilità individuale è molto importante. Non si può pensare che i capi capiscano sempre cosa motiva ogni persona del team e di cosa ha bisogno. Un sondaggio ha fatto vedere che le priorità cambiano molto da persona a persona, dimostrando che la motivazione è qualcosa di personale e che cambia nel tempo.I Vincoli Presunti: L’Elefante al Circo
Viene introdotto un concetto chiave, quello dei “vincoli presunti”. Per spiegarlo meglio, si usa l’immagine dell’elefante da circo. Questi vincoli sono come delle catene invisibili, delle idee limitanti che ci portiamo dietro dal passato. Queste idee bloccano il nostro potenziale di oggi e di domani. Per diventareLeader di sé stessi, la prima cosa da fare è capire e superare questi blocchi che ci mettiamo da soli.Il Trucco del Biglietto da Visita
Per capire meglio questo concetto, viene presentato un “trucco” pratico. Si tratta di fare un buco in un biglietto da visita, un buco abbastanza grande da farci passare la testa, senza rompere il biglietto. Questo esercizio serve a far capire che spesso ci convinciamo di avere dei limiti che in realtà non esistono.La Sfida al Team e la Scoperta
Steve mette in pratica questa lezione con il suo team e propone a tutti la sfida del biglietto da visita. All’inizio, la maggior parte delle persone non ci crede e pensa che sia impossibile. Però, uno del team, grazie alle sue capacità, trova una soluzione che nessuno si aspettava.La Lezione Appresa e l’Impegno di Steve
Vedendo il trucco della carta realizzato, il team capisce cosa sono i “vincoli presunti” e quanto male possono fare al modo in cui vedono i clienti e al lavoro di gruppo. Steve si rende conto di essere stato influenzato da questi vincoli e decide di cambiare il suo modo di fare, sia con i clienti che con il team.Davvero crediamo che la complessità della responsabilità individuale e dei vincoli lavorativi si risolva con un “trucco” da prestigiatore?
Questo capitolo introduce concetti importanti come la responsabilità individuale e i “vincoli presunti”, ma la soluzione proposta sembra eccessivamente semplicistica. Ridurre la rimozione di blocchi mentali a un esercizio ludico con un biglietto da visita rischia di minimizzare la profondità e la complessità delle dinamiche psicologiche e organizzative in gioco. Per una comprensione più articolata, sarebbe utile esplorare la psicologia del lavoro e le dinamiche di gruppo, approfondendo autori come Schein o Argyris, che offrono strumenti concettuali più robusti per analizzare e affrontare le resistenze al cambiamento e i vincoli autoimposti nei contesti professionali.3. I Cicli del Potere e la Scoperta di Sé
Diverse Forme di Potere
Esistono vari tipi di potere, che vanno oltre l’autorità data da una posizione formale. Si possono individuare cinque forme principali di potere. C’è il potere della conoscenza, che appartiene a chi ha competenze specifiche in un settore. Poi c’è il potere personale, che nasce dalla capacità di creare fiducia e di dare sicurezza agli altri. Il potere relazionale si basa invece sulle reti di contatti e sulle abilità nel comunicare con le persone. Il potere operativo è legato al controllo delle risorse e dei processi fondamentali. Infine, c’è il potere di posizione, che deriva dal ruolo che si occupa in una struttura gerarchica.Importanza della Consapevolezza del Proprio Potere
Capire queste diverse forme di potere è molto importante per la crescita personale nella leadership. Spesso ci si concentra solo sul potere di posizione, e ci si sente deboli quando non lo si ha. Però, ognuno di noi possiede una o più di queste forme di potere, e possiamo svilupparle per raggiungere i nostri obiettivi e avere un impatto positivo su chi ci circonda. Il potere non deve essere visto come qualcosa di negativo, come un modo per forzare gli altri, ma piuttosto come la capacità di agire e di fare del bene.Il Modello del Continuum di Sviluppo
Per capire meglio il proprio percorso di crescita, può essere utile considerare il modello del Continuum di Sviluppo. Questo modello descrive quattro fasi tipiche che si attraversano quando si impara qualcosa di nuovo o si cerca di raggiungere un obiettivo. Si parte dalla fase del “Principiante Entusiasta”, caratterizzata da grande motivazione ma poca competenza. Poi, si può passare alla fase di “Apprendista Disilluso”, dove ci si rende conto di non essere bravi come si pensava, e questo può far diminuire la motivazione. Superata questa fase, si arriva allo stadio di “Esecutore Capace ma Prudente”, in cui si diventa più competenti, ma l’impegno può variare. Infine, si raggiunge la fase di “Realizzatore di Successo”, che si distingue per alta competenza e forte motivazione.Necessità e Supporto nelle Diverse Fasi
In ogni fase di questo percorso, abbiamo bisogno di cose diverse. All’inizio, quando non siamo esperti, è fondamentale avere indicazioni e una guida chiara. Nelle fasi successive, quando la motivazione può calare, è importante avere supporto e incoraggiamento. Capire in quale punto del continuum ci troviamo ci aiuta a capire meglio di cosa abbiamo bisogno e a trovare le strategie giuste per migliorare e avere successo. Spesso, la vera debolezza è non rendersi conto del proprio potere e non capire come fare per sviluppare al massimo le proprie capacità.Ma questa “magia” del self-leadership, non rischia di essere una formula vuota se non contestualizzata e specificata?
Il capitolo introduce concetti interessanti come l’assertività e la collaborazione, ma la retorica sulla “magia” del self-leadership appare eccessivamente generica e poco ancorata a evidenze concrete. Per comprendere appieno come questi principi possano tradursi in risultati tangibili, sarebbe utile esplorare studi più approfonditi sulla psicologia del lavoro e sulla leadership efficace. Autori come Daniel Kahneman, con le sue ricerche sulla razionalità e i bias cognitivi, o Simon Sinek, con le sue riflessioni sullo scopo e la motivazione, potrebbero offrire una prospettiva più critica e sfaccettata sull’argomento.6. L’Efficacia in Un Minuto: Principi Fondamentali della Gestione Blanchard
L’efficacia nella gestione si fonda su alcuni concetti base, caratterizzati dalla semplicità e dalla rapidità di applicazione. Tra questi, spicca il modello del “One Minute Manager”, pensato per ottenere il massimo dei risultati attraverso metodi gestionali veloci e diretti. Questi principi sono utili in diversi ambiti, dalla guida dei team alla gestione dei cambiamenti, dall’attenzione al cliente allo sviluppo delle competenze personali.I pilastri della gestione efficace
Per una gestione efficace, alcuni elementi sono fondamentali. Tra questi, la fiducia tra le persone, un comportamento corretto e trasparente, uno stile di leadership che si mette al servizio degli altri e la creazione di gruppi di lavoro che funzionano al meglio. Inoltre, è molto importante condividere i valori aziendali, dare responsabilità ai collaboratori e usare il coaching come strumento per far crescere sia l’azienda che i singoli.Azione pratica e risultati concreti
Questo approccio punta molto sull’azione e sul raggiungimento di risultati che si possono vedere e toccare con mano. Si dimostra così l’efficacia di metodi semplici e che mettono al centro le persone. Infine, per essere un leader efficace e completo, è essenziale saper gestire bene il proprio tempo, mettere il cliente al primo posto ed essere generosi.Ma davvero la complessità della gestione aziendale può essere ridotta a ‘metodi semplici’ e ‘azioni in un minuto’, o rischiamo di semplificare eccessivamente una realtà ben più intricata?
Il capitolo sembra suggerire che la ‘semplicità’ sia la chiave per l’efficacia manageriale, ma omette di considerare le sfide poste dalla complessità organizzativa e dalla natura spesso imprevedibile delle dinamiche umane e di mercato. Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile approfondire studi sulla complessità organizzativa e sul pensiero sistemico, magari partendo dagli scritti di autori come Edgar Morin.Abbiamo riassunto il possibile
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