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Contenuti del libro
Informazioni
“Scritto sotto Covid. Che fare nell’ipnosi di massa” di Colette Soler non è solo un libro che parla della `pandemia`, ma usa il contesto del `Covid` come lente per guardare alla `psicoanalisi` oggi, in quella che chiama l’`epoca del reale`. L’autrice si chiede cosa significhi fare `psicoanalisi` quando le angosce collettive non sono più tanto legate al sesso o al trauma individuale, ma alla sopravvivenza di fronte a minacce globali come il `reale` del virus o le crisi economiche. Il libro analizza la risposta collettiva, quasi un’`ipnosi di massa`, che si affida al sapere medico e mette la vita biologica come valore supremo, scontrandosi con l’`etica psicoanalitica` che invece punta al `desiderio`, alla `verità singolare` del `soggetto` e al `godimento`. Viene affrontato il dibattito sul `corpo` nelle sedute a distanza, distinguendo il corpo fisico da quello dei `godimenti` plasmato dal linguaggio, su cui lavora l’analisi. Soler esplora la natura del `soggetto`, segnato da una `perdita` strutturale (l’`oggetto a`) e condannato a una `ripetizione` che è la sua `sventura`, anche se “fortunato” di esistere. Il `transfert` diventa il luogo dove questa struttura si manifesta. Il libro ci fa capire che la `psicoanalisi` non è una terapia per aggiustare la `soggettività` alle richieste del `capitalismo` o per curare l’infelicità sociale, ma un percorso urgente per confrontarsi con il `reale trans-storico` della nostra divisione e solitudine di parlanti, cercando una `verità` che resiste ai discorsi comuni.Riassunto Breve
Nell’epoca attuale, le preoccupazioni collettive si concentrano sulla sopravvivenza di fronte a minacce globali come crisi ecologiche ed economiche, rendendo il valore della vita il bene supremo e la morte l’angoscia principale. Questo sposta l’attenzione da temi tradizionali della psicoanalisi, come il sesso e il trauma, che sembrano meno urgenti rispetto all’imperativo di vivere a tutti i costi. Le urgenze non sono intrinseche agli eventi, ma dipendono dai discorsi dominanti e dai valori riconosciuti; le persone sono responsabili delle urgenze che scelgono di affrontare. Sulle rovine delle grandi ideologie, la gestione della propria vita diventa centrale, e la vita stessa è vista come un capitale. Eventi traumatici come una pandemia rompono la “realtà”, l’insieme di regole sociali che danno sicurezza ma nascondono la fragilità, accelerando processi già presenti nel capitalismo. Esiste una differenza tra il soggetto, segnato strutturalmente dal linguaggio con le sue perdite e divisioni, e la soggettività, plasmata dalla realtà sociale e dal discorso capitalista che impone rendimento. Le sofferenze del soggetto sono strutturali, quelle della soggettività derivano dalle disuguaglianze sociali. La psicoanalisi si occupa del reale trans-storico del parlante, non mira a cambiare il mondo o a risolvere problemi socio-economici. Di fronte a eventi imprevedibili, l’analista pensa l’accaduto. La risposta collettiva a una crisi può apparire come sottomissione a un ordine, basata sul sapere medico che diventa un sapere padrone sulla vita e la morte, generando un transfert di massa. L’attuale enfasi sull’igiene e la sopravvivenza individuale si scontra con l’etica della psicoanalisi, che privilegia il desiderio, la verità e il reale, non la mera sopravvivenza. L’analisi richiede un cambio di prospettiva etica. Il corpo è diventato un tema centrale, anche per le sedute a distanza. Il corpo è percepito e pieno di significati, ma il soggetto dell’analisi è legato al significante. Lacan vede il corpo come luogo dei godimenti reali, accessibili tramite il linguaggio. L’attenzione al corpo fisico dell’analista è una resistenza nel transfert, che cerca di riportare l’analisi a una relazione personale, mentre la causa del transfert è l’oggetto mancante legato al linguaggio. Lamentare la mancanza del corpo fisico nelle sedute a distanza si concentra sull’aspetto immaginario, che andrebbe contrastato. L’analisi lavora con il corpo dei godimenti attraverso il linguaggio, escludendo il contatto fisico. La presenza dell’analista è discorsiva, permette al discorso dell’analizzante e al suo oggetto di emergere. L’efficacia dipende da questa funzione discorsiva. Nel mondo attuale, dominato dalla biologia e dalle ansie di sopravvivenza, con il capitalismo che omogeneizza i godimenti, la psicoanalisi deve ridefinire la sua posizione. La sua politica non è la militanza diretta, ma l’effetto trasformativo nelle singole cure. La verità nella psicoanalisi non è semplice esattezza, ma emerge dove l’inconscio apre una breccia nei discorsi. Nel capitalismo, la circolarità del discorso tende a nascondere la disgiunzione tra verità e produzione. La verità si lega alla “lalingua” privata, al godimento singolare che resiste alle idee comuni. La psicoanalisi è in una condizione di “emergenza”, minacciata esternamente e internamente. La formazione degli analisti (intensione) non risolve i problemi di presenza nel mondo (estensione), dove prevalgono ideologie comuni e segregazione. La logica numerica per avere peso nel mondo contrasta con la produzione di “veri” analisti, che sono pochi. La promessa dell’analisi non è solo ascolto, ma mantenere la sua differenza radicale legata alla verità singolare, anche a costo di restare minoritaria. Il soggetto è definito dalla ripetizione, che si manifesta come una sventura o destino, derivante da una perdita fondamentale, l’oggetto *a*. Essere “fortunato” significa ripetersi in questa condizione di mancanza. Gli incontri sono incontri mancati, dove il soggetto incontra la propria mancanza. La ripetizione è rivelata dal transfert. Questa sventura deriva dall’essere presi nella lingua del “genitore traumatico”, che fornisce significanti ma non dice l’essere completo. L’unico garante nell’Altro è l’oggetto *a*, ciò che manca ma si sostanzia come plus-godere. L’analisi mostra questa mancanza strutturale e la ripetizione, la sventura del soggetto fortunato, che è la castrazione resa conoscibile. La perdita è strutturale, incurabile. Lacan parla di un’urgenza di raggiungere soddisfazione alla fine, essere “contenti di vivere”, ma questo non è universale né garantito; l’umore fondamentale legato al trauma di diventare soggetto può resistere. La psicoanalisi si occupa dell’infelicità di essere soggetto, una condizione strutturale. Il soggetto è diviso dalla perdita e solo. L’urgenza dell’analisi è pressante. Il godimento del parlare nell’analisi è l’unica via per relazionarsi con l’altro.Riassunto Lungo
1. L’Urgenza di Vivere nell’Epoca del Reale
Le emergenze collettive odierne hanno soppiantato le angosce tradizionali analizzate dalla psicoanalisi. Mentre in passato il sesso e il trauma sessuale dominavano il dibattito, oggi minacce come la crisi climatica o le instabilità economiche spostano l’attenzione su un’unica priorità: la sopravvivenza. La vita diventa il valore assoluto, e la morte, privata di ogni giustificazione ideologica, si trasforma nella paura centrale.Psicoanalisi e urgenze moderne
In questo scenario, la psicoanalisi – che esplora i conflitti legati al desiderio e alle perdite individuali – perde rilevanza rispetto a bisogni immediati. Le persone non sono passive di fronte alle crisi: scelgono cosa considerare urgente, spesso allineandosi a valori dominanti. La vita stessa diventa un capitale da preservare, mentre la morte assume un peso nuovo, non più come passaggio naturale ma come fallimento.Realtà e reale: l’impatto del Covid-19
Eventi come la pandemia hanno strappato il velo della quotidianità, rivelando la precarietà nascosta dall’ordine sociale. Il virus ha accelerato processi già in atto, come la mercificazione della vita sotto il capitalismo. Esiste una differenza cruciale tra il soggetto (modellato da strutture linguistiche e psicologiche trans-storiche) e la soggettività (influenzata dal contesto socioeconomico). Le sofferenze individuali spesso riflettono contraddizioni sistemiche, come la disparità nell’accesso a risorse materiali e simboliche.I limiti della psicoanalisi
La psicoanalisi non offre soluzioni a problemi concreti come la povertà o le disuguaglianze. Il suo campo d’azione è il reale psichico, irriducibile alle logiche del mercato o alle trasformazioni sociali. La “pulsione di vita” – quella forza interiore che permette resilienza – rimane un privilegio distribuito in modo diseguale, legato a fattori come classe e cultura.Davvero la psicoanalisi è diventata irrilevante, o è il capitolo a non cogliere come il “reale” sistemicamente imposto si inscriva nel “reale” psichico?
Il capitolo pone un contrasto netto tra le emergenze sistemiche (crisi climatica, economica) e il campo d’azione della psicoanalisi (il reale psichico, i conflitti individuali), suggerendo che quest’ultima perda rilevanza di fronte alla priorità della sopravvivenza. Tuttavia, questa argomentazione presenta una potenziale lacuna logica: se le sofferenze individuali “riflettono contraddizioni sistemiche”, come ammesso nel testo, allora il “reale psichico” non è forse profondamente plasmato e invaso dal “reale” delle crisi globali e delle disuguaglianze? Affermare che la psicoanalisi non offre soluzioni a problemi concreti come la povertà è corretto, ma ignorare o minimizzare la sua capacità di indagare l’impatto psichico di tali condizioni sistemiche rischia di creare una dicotomia artificiale. Per esplorare questo punto e comprendere come le strutture sociali ed economiche si manifestino nella psiche individuale, potrebbe essere utile approfondire la psicoanalisi critica e la teoria sociale, leggendo autori che hanno cercato di connettere questi ambiti, come Erich Fromm o esplorando prospettive contemporanee sulla psicopolitica.2. Il corpo, la paura e l’etica dell’analisi
Nella seduta analitica, l’analista risponde alle domande del paziente. Tuttavia, in situazioni imprevedibili come una pandemia, il suo ruolo cambia: deve riflettere sull’evento stesso. Questi eventi destabilizzano il discorso ordinario e rivelano reazioni individuali, che però non bastano a comprenderli pienamente.La risposta collettiva e il potere del sapere medico
Durante il confinamento, la risposta collettiva ha mostrato una sottomissione a un ordine esterno, simile a un’ipnosi di massa. Il potere politico si è appoggiato al sapere medico, che è diventato il “soggetto supposto sapere” a livello globale. Questo sapere, legato alla vita biologica e alla morte, ha generato un transfert di massa. L’efficacia dell’ordine di restare a casa deriva proprio da questo transfert sulla medicina, il cui potere si basa sul significante padrone: la morte.L’igienismo e l’etica della psicoanalisi
L’epoca attuale è caratterizzata da un igienismo generalizzato, fondato sulla paura e sulla sopravvivenza, sia individuale che collettiva. Questa tendenza entra in conflitto con l’etica della psicoanalisi, che valorizza il desiderio, la verità del soggetto e il reale, piuttosto che la mera sopravvivenza. Oggi, entrare in analisi spesso richiede un cambiamento di prospettiva etica.Il corpo nelle sedute a distanza
Nelle recenti discussioni tra analisti, il corpo è diventato un tema centrale, specialmente riguardo alle sedute a distanza. Il corpo è un oggetto percepito, espressivo e saturo di significanti. Tuttavia, il soggetto dell’analisi è a-sostanziale, legato al significante. Lacan ha concettualizzato il corpo non solo come oggetto immaginario, ma come luogo dei godimenti reali, accessibili attraverso il linguaggio.Il corpo come resistenza nel transfert
Il corpo percepito funge da “vestito” per l’oggetto dell’analisi. L’attenzione dell’analizzante al corpo dell’analista rappresenta una forma di resistenza nel transfert, un tentativo di riportare l’analisi a una relazione interpersonale. La causa del transfert non è l’aspetto immaginario del corpo, ma l’oggetto mancante come causa reale, legata al linguaggio.Il lamento per la mancanza del corpo fisico nelle sedute a distanza, specialmente se espresso dagli analisti, è problematico. Si concentra sull’aspetto immaginario del corpo, che nel transfert ha una funzione di resistenza e va contrastato, non favorito. La psicoanalisi lavora con il corpo sostanziale dei godimenti, ma lo fa attraverso l’uso del linguaggio.Ma davvero la complessa reazione collettiva a una pandemia si esaurisce in una “ipnosi di massa” o un “transfert” sulla medicina?
Il capitolo propone una lettura forte e provocatoria della risposta collettiva alla pandemia, basata su concetti psicoanalitici. Tuttavia, per comprendere appieno la validità e i limiti di tale interpretazione, è fondamentale confrontarla con le analisi offerte da altre discipline che studiano i fenomeni sociali di massa, l’adesione alle norme e il ruolo del sapere esperto in contesti di crisi. Approfondire studi di sociologia, psicologia sociale e filosofia politica potrebbe offrire prospettive complementari o alternative. Autori come Gustave Le Bon, Serge Moscovici o Michel Foucault potrebbero essere punti di partenza per un confronto critico.3. La Psicoanalisi, il Corpo e la Politica Oggi
A cinquant’anni dagli insegnamenti di Lacan, il mondo è profondamente cambiato. La biologia ha assunto un ruolo dominante tra i saperi, e le preoccupazioni legate alla sopravvivenza hanno sostituito quelle sessuali. Il capitalismo globale tende a uniformare i modi di godimento. In questo contesto, la psicoanalisi deve ridefinire la sua posizione e continuare a produrre conoscenza.La politica della psicoanalisi
Lacan evitava di partecipare agli eventi politici quotidiani, preferendo concentrarsi sull’interpretazione delle dinamiche profonde del godimento. Questo approccio si distingue da un impegno politico diretto. L’impatto politico della psicoanalisi potrebbe risiedere principalmente nei cambiamenti che avvengono durante le singole terapie. La trasformazione individuale diventa così un potenziale strumento di cambiamento sociale.Il corpo nella pratica analitica
L’uso delle sessioni a distanza ha portato in primo piano il ruolo del corpo nella psicoanalisi. Sebbene l’analisi coinvolga due persone con i loro corpi, il processo si rivolge al soggetto, che è separato dal corpo fisico nello spazio. L’analista funziona come un sembiante dell’oggetto a attraverso il discorso, non tramite la sua presenza fisica. L’oggetto a è legato al corpo come luogo del godimento plasmato dal linguaggio.La presenza discorsiva dell’analista
L’analisi si basa sull’esclusione del contatto fisico diretto. La presenza dell’analista è una presenza discorsiva, un modo di dire o tacere che permette al discorso dell’analizzante e al suo oggetto a di emergere. L’efficacia dell’analisi dipende da questa funzione discorsiva, non dalla necessità del corpo fisico dell’analista nello stesso spazio.Se la psicoanalisi rivendica una “verità singolare” che sfugge ai discorsi comuni e alla logica standardizzata, su quali basi possiamo distinguere questa “verità” da una semplice narrazione soggettiva o da un costrutto teorico non verificabile?
Il capitolo postula una “verità singolare” legata a un inconscio che resiste al pensiero precostituito e si manifesta nella “lalingua”. Tuttavia, la natura di questa “verità” e il modo in cui emerge sembrano sfuggire ai criteri di verifica o confronto tipici di altri campi del sapere. Questo solleva interrogativi sulla sua validità intersoggettiva e sulla possibilità di distinguerla da altre forme di conoscenza o credenza non basate su criteri empirici o logici condivisi. Per approfondire questi aspetti, sarebbe utile esplorare le critiche epistemologiche mosse alla psicoanalisi, in particolare da autori come Karl Popper, e confrontare la concezione psicoanalitica dell’inconscio e della verità con quelle proposte dalle scienze cognitive o dalla filosofia della mente.5. La Sventura del Soggetto Fortunato
Il soggetto si definisce attraverso la ripetizione, un fenomeno che si manifesta come una sorta di destino o sventura. Questa ripetizione nasce da una perdita fondamentale, un oggetto originariamente mancante che non può essere recuperato. Lacan chiama questo oggetto a, ciò che manca al soggetto. Essere “fortunato” non significa essere felici, ma mantenere la propria esistenza come soggetto, ripetendosi in questa condizione di mancanza. La fortuna è legata alla casualità degli incontri (tyche), in cui il soggetto si ripete.Incontri mancati e transfert
Gli incontri, anche quelli apparentemente favorevoli, sono in realtà incontri mancati. L’incontro analitico rientra in questa dinamica di ripetizione, manifestandosi nel transfert, che coinvolge desiderio e godimento. Il soggetto, rappresentato dal significante, è incompleto a causa di questa mancanza. Cerca il suo complemento nell’oggetto a, che diventa il suo partner. L’amore stesso è definito dall’incontro con l’altro come la propria mancanza, o come il proprio plus-godere. In ogni incontro, il soggetto incontra solo se stesso, la propria mancanza.La sfortuna del soggetto e il trauma
La sfortuna del soggetto fortunato, la sua ripetizione, è rivelata dal transfert. Freud descrive questa esperienza come un trauma inevitabile che comporta una triplice perdita: d’amore, narcisistica e di potenza. Lacan spiega questo trauma come un effetto strutturale del linguaggio, il “grido della verità”, un’espressione non articolata di miseria e solitudine causata dall’essere presi nella lingua del “genitore traumatico” (la funzione dell’Altro). L’Altro fornisce significanti che rappresentano il soggetto, ma non dicono il suo essere completo. L’unico garante nell’Altro è l’oggetto a, ciò che manca ma si sostanzia come plus-godere.L’analisi e la soddisfazione
L’analisi, operando con la parola, porta a percepire questa mancanza strutturale. Conferma la ripetizione come ciò che non cessa, la sfortuna del soggetto fortunato. Questa sventura-ventura, infelicità-felicità, è la castrazione, che attraverso l’analisi diventa conoscibile. La perdita non è accidentale, ma legata all’essere parlanti, un fatto incurabile e universale. Lacan introduce l’idea di un’urgenza nell’analisi: raggiungere una soddisfazione alla fine, essere “contenti di vivere”. Tuttavia, questa soddisfazione non è una norma universale né garantita per tutti. Molti soggetti non la sperimentano.L’infelicità di essere soggetto
La psicoanalisi non si occupa solo delle difficoltà legate al sesso, ma anche dell’infelicità di essere soggetto, una condizione strutturale non curabile da aggiustamenti sociali. Il soggetto è diviso dalla perdita e solo. L’urgenza dell’analisi è pressante. Il godimento del parlare nell’analisi è l’unica via per relazionarsi con l’altro. La forma particolare del trauma di diventare soggetto, legata all’uso della lingua da parte del genitore traumatico e al suo desiderio specifico, lascia un marchio nell’affetto, un “umore fondamentale” che può resistere a questa soddisfazione.È scientificamente sostenibile definire il soggetto attraverso una mancanza strutturale e l’infelicità come condizione universale?
Il capitolo presenta una visione del soggetto e della sua condizione esistenziale che si basa su un quadro teorico specifico, quello della psicoanalisi lacaniana. Affermare che l’infelicità sia una condizione strutturale, incurabile e universale, e che il soggetto sia definito da una mancanza fondamentale, solleva interrogativi sulla validità e applicabilità di tali concetti al di fuori di questo specifico ambito. Per esplorare queste tematiche da prospettive diverse, è utile approfondire altre scuole di pensiero psicologico, come la psicologia cognitiva o umanistica, che offrono visioni alternative sul benessere e sul cambiamento. Anche la sociologia può fornire un contesto diverso, analizzando l’influenza dei fattori sociali sull’esperienza individuale. Approfondire la filosofia, in particolare l’etica e la filosofia della mente, può inoltre arricchire la comprensione delle diverse concezioni di sé e della felicità.Abbiamo riassunto il possibile
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