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Contenuti del libro
Informazioni
“Schopenhauer, Thoreau, Stirner. Le radicalità esistenziali. Controstoria della filosofia VI” di Michel Onfray ti porta dentro il pensiero di tre filosofi che, ognuno a modo suo, hanno spaccato con le convenzioni del loro tempo. Non sono i soliti accademici, ma tipi che hanno vissuto le loro idee, esplorando l’individualismo radicale e una critica sociale senza sconti. C’è Thoreau, quello di Walden Pond, che cercava la libertà nella natura e nella semplicità, mostrando un rapporto uomo-natura super intenso. Poi c’è Schopenhauer, con il suo pessimismo filosofico sulla volontà cieca che muove il mondo, ma che alla fine ti dà anche dritte per trovare un po’ di felicità e sviluppare un’etica della pietà. E infine Stirner, l’anarchico individualista che mette l’Unico, cioè te stesso, al centro di tutto, dicendo che la forza è l’unica legge e che devi liberarti da ogni “idea fissa”, dallo Stato alla morale, in una critica a Hegel potentissima. Questo libro ti fa vedere come questi pensatori post-cristiani abbiano cercato l’autonomia individuale contro un mondo che voleva ingabbiarli, offrendo percorsi esistenziali alternativi.Riassunto Breve
Nella filosofia occidentale esiste una distinzione tra chi cerca di cambiare sé stesso e chi mira a cambiare il mondo. Questa scelta si riflette nel dare priorità all’etica personale o alla politica e all’interesse collettivo. L’approccio che privilegia il cambiamento interiore esplora concetti come individualismo ed egoismo. L’individualismo vede l’individuo come valore supremo, mentre l’egoismo costruisce il mondo attorno a sé, spesso a danno degli altri. L’egotismo, legato a figure come Stendhal, è un’analisi di sé per una migliore conoscenza interiore, una pratica che si ritrova in opere scritte in prima persona come le *Confessioni* di Agostino o i *Saggi* di Montaigne. Nel XIX secolo, l’interesse per l’io cresce, con diari e autobiografie usati per l’indagine personale. Emerge anche il dandismo, un’etica e un’estetica individualista che rifiuta i valori della società industriale e cerca distinzione e padronanza di sé.Il XIX secolo vede la nascita di un individuo post-cristiano, in un mondo dove l’idea di Dio perde peso. Pensatori come Feuerbach e Darwin contribuiscono a questa visione: Feuerbach sostiene che l’uomo ha creato Dio a propria immagine, mentre Darwin spiega l’origine dell’uomo attraverso la selezione naturale, inserendolo nel mondo animale e non come creazione divina separata. Questo porta a una visione immanente della vita e della morale, basata su istinti sociali e sul principio della massima felicità. Di fronte a questa condizione, emergono risposte esistenziali. Henry David Thoreau propone un panteismo della natura, cercando una vita semplice e autentica in armonia con l’ambiente, in contrasto con la superficialità della vita moderna. La sua esperienza a Walden Pond è un esperimento filosofico concreto, unendo teoria e pratica. La sua filosofia si basa sull’empatia con la natura e sull’estasi materiale, trovando ispirazione negli Indiani d’America per la loro saggezza naturale e il loro rapporto con il tempo e la sofferenza. Thoreau critica la modernità, le città e il progresso tecnologico che non rispettano la natura. La sua vita è un invito a esplorare sé stessi, vivere i propri sogni e amare la propria esistenza, semplificando i bisogni e rifiutando il mondo superficiale dei giornali e delle convenzioni sociali. Nonostante un iniziale disprezzo per la filantropia, la sua posizione evolve di fronte all’ingiustizia della schiavitù, portandolo a teorizzare la disobbedienza civile come atto di resistenza individuale contro lo Stato che minaccia la libertà.Arthur Schopenhauer offre un’altra prospettiva radicale. La sua filosofia è segnata da un profondo pessimismo derivante da esperienze personali difficili. Vede il mondo dominato da una Volontà cieca e insaziabile, fonte di sofferenza universale. La vita è un’oscillazione tra dolore e noia. Nonostante questa “ontologia nera”, Schopenhauer propone anche un'”etica bianca”, una saggezza pratica per affrontare l’esistenza. Suggerisce vie di consolazione come la contemplazione estetica (specialmente la musica), l’etica della pietà (sentire l’unità di tutto ciò che soffre) e la negazione della volontà di vivere attraverso l’ascetismo. Critica la filosofia accademica, in particolare Hegel, per la sua sottomissione allo Stato e la sua visione ottimistica e razionale del mondo, contrapponendole un pensiero autentico basato sull’osservazione e l’esperienza. La sua visione della donna è spesso negativa, legata alla funzione riproduttiva e considerata inferiore. Nonostante la sua teoria pessimista, la sua vita quotidiana mostra la ricerca di piacere e benessere, evidenziando una distinzione tra pessimismo teorico e ottimismo pratico. La sua eudemonologia, esposta negli *Aforismi sulla saggezza della vita*, propone un ideale di vita basato sulla salute, la moderazione, la solitudine e l’indipendenza dall’opinione altrui.Max Stirner porta l’individualismo a un estremo radicale con la sua filosofia dell’Unico e della sua proprietà. Critica ogni forma di autorità esterna e “idee fisse” come Dio, Stato, Legge, Morale, Famiglia, considerandole gabbie che limitano l’individuo. L’Unico è l’individuo concreto, la cui proprietà è tutto ciò che riesce ad appropriarsi con la sua forza. La forza crea il diritto. L’associazione di egoisti è un mezzo per aumentare la forza individuale e opporsi alle istituzioni. Stirner rifiuta il lavoro salariato e promuove l’appropriazione come espressione di libertà. Si pone oltre il bene e il male, affermando la propria volontà e il godimento di sé contro ogni principio trascendente o morale imposto. La sua opera è una rivolta continua contro tutto ciò che limita l’unicità.Queste figure del XIX secolo – Thoreau, Schopenhauer, Stirner – rappresentano diverse forme di radicalità esistenziale focalizzate sul cambiamento di sé e sulla critica delle norme sociali e religiose, influenzando pensatori successivi come Nietzsche, che trova in Emerson, Schopenhauer e Stirner ispirazione per la sua visione di un mondo post-cristiano e la trasvalutazione dei valori.Riassunto Lungo
1. L’Individuo, l’Egoista e il Mondo
In filosofia, c’è una scelta di fondo: puntare a cambiare noi stessi o cercare di cambiare il mondo intero. Questa scelta si vede bene nel dare più importanza all’etica, lavorando su come diventare persone migliori, e mettere un po’ da parte la politica, oppure fare il contrario: mettere la politica al primo posto, pensando all’interesse di tutti, e considerare l’etica meno importante. È come la differenza tra l’invito di Socrate a “Conosci te stesso” e il grande progetto politico che Platone descrive nella sua opera, la Repubblica. Chi sceglie di concentrarsi sul cambiare sé stessi si trova spesso a esplorare idee come l’individualismo e l’egoismo, concetti che, sebbene diversi, riguardano il ruolo e il valore della singola persona.Individualismo ed Egoismo: Due Prospettive sull’Individuo
L’individualismo, termine nato nel 1825, considera la singola persona come il valore più importante in assoluto. Questa visione vede l’individuo come l’unità base della realtà sociale, un elemento semplice e fondamentale che non può essere diviso o trascurato. È un concetto che può anche integrarsi con filosofie apparentemente diverse come il socialismo o l’anarchia, a condizione che la collettività sia organizzata per sostenere e promuovere il benessere e l’autonomia di ogni singolo individuo. L’egoismo, invece, ha un significato molto diverso e spesso negativo: descrive l’atteggiamento di chi costruisce il proprio mondo e le proprie azioni pensando esclusivamente a sé, spesso senza curarsi degli altri o addirittura a loro discapito. È molto importante non confondere l’egoismo, che rientra nel campo morale e critica chi pensa solo a sé, con l’individualismo, che è un concetto sociologico e filosofico che riconosce l’individuo come elemento irriducibile della realtà.Ma davvero l’unica alternativa al “cambiare il mondo” è un ripiegamento sull’individuo che sfocia nell’individualismo?
Il capitolo presenta una dicotomia molto netta tra l’agire sul sé e l’agire sul mondo, suggerendo che il primo porti inevitabilmente all’esplorazione di concetti come individualismo ed egoismo. Tuttavia, la relazione tra trasformazione individuale e azione collettiva è ben più complessa e non necessariamente alternativa. Non è forse vero che un cambiamento nel sé può essere propedeutico o complementare all’azione politica? E che le strutture sociali e politiche influenzano profondamente la possibilità stessa di “cambiare sé stessi”? Per approfondire queste interconnessioni e superare la semplificazione, sarebbe utile esplorare la filosofia politica, la teoria sociale e diverse correnti etiche che analizzano il rapporto tra individuo e comunità, azione morale e azione politica.2. L’Esplorazione dell’Io e la Ricerca della Distinzione
Il concetto di egotismo si distingue dall’egoismo e trova un legame particolare con Stendhal, che ne parla nei suoi Ricordi di egotismo. Questa pratica consiste nell’analizzare se stessi per conoscersi meglio, un esame interiore che ha origini antiche. Inizialmente, la parola egotismo aveva un significato negativo nei dizionari, ma poi ha assunto un senso neutro: indica un modo di pensare o una dottrina che riporta tutto alla preoccupazione per l’io. Esiste una tradizione filosofica egotista che include opere scritte in prima persona, come le Confessioni di Agostino o i Saggi di Montaigne, che cercano di trovare un valore universale partendo dall’esperienza personale. Il diciannovesimo secolo mostra un forte interesse per l’io e per la scrittura in prima persona. Diari e autobiografie diventano strumenti comuni per esplorare se stessi, sia in filosofia, con autori come Thoreau, Emerson e Kierkegaard, sia in letteratura, con figure come Leopardi e Chateaubriand.Il Dandismo: L’Arte della Distinzione
Accanto all’egotismo, nello stesso periodo emerge il dandismo come proposta etica ed estetica basata sull’individuo. Il dandismo, descritto da Baudelaire, va oltre la semplice esibizione esteriore ed è visto come una disciplina interiore. Il dandy si colloca al di fuori del suo tempo, rifiutando i valori della nuova società industriale, come la velocità, il denaro e il lavoro. Adotta invece valori legati al mondo aristocratico, come la lentezza, il tempo libero dedicato a sé (otium) e la ricerca della distinzione. L’ideale del dandy è una forma di “super-stoicismo”, una disciplina che permette di nascondere le proprie emozioni. Rifiuta di accumulare beni materiali, preferendo avere il controllo del proprio tempo. In un’epoca che tende al conformismo, il dandy costruisce la propria identità come unica, affermando la propria diversità come una vera e propria conquista personale.Ma in che modo l’analisi interiore dell’egotismo si lega concretamente all’estetica della distinzione del dandismo?
Il capitolo presenta l’egotismo e il dandismo come fenomeni coevi e incentrati sull’individuo, ma non approfondisce il legame concettuale tra l’esplorazione interiore e l’affermazione esteriore della distinzione. Per comprendere meglio questa relazione, sarebbe utile esplorare la filosofia dell’individualismo e dell’estetismo del XIX secolo, magari leggendo autori come Baudelaire, Wilde, o anche testi di critica letteraria e culturale che analizzano il rapporto tra arte, vita e società in quel periodo.3. L’alba dell’uomo senza Dio
Nel diciannovesimo secolo, in un mondo dove l’idea di Dio non ha più peso e la realtà si basa solo su ciò che è terreno, emerge una figura particolare: il filosofo dandy. Questa persona non usa lo specchio per pura vanità, ma per guardare dentro di sé, per giudicare e costruire la propria identità. Afferma la sua eleganza e il suo valore con forza, senza preoccuparsi del giudizio degli altri o di ciò che pensa la gente. Vive secondo le proprie regole, in un mondo basato sull’immanenza, dove tutto ciò che conta è qui e ora.Questo profondo cambiamento nella visione del mondo è sostenuto da alcune opere filosofiche fondamentali. Ludwig Feuerbach, nel suo libro L’essenza del cristianesimo pubblicato nel 1841, getta le basi dell’ateismo filosofico. La sua idea centrale è che non è Dio ad aver creato l’uomo, ma l’uomo ad aver immaginato Dio a propria somiglianza. Nello stesso periodo, Charles Darwin, con L’origine dell’uomo, offre una spiegazione scientifica dell’origine umana che non richiede l’intervento divino. Questi due pensatori, ognuno a suo modo, segnano simbolicamente la fine del concetto tradizionale di Dio e l’inizio di una nuova era incentrata sull’Uomo.Il pensiero di Ludwig Feuerbach
Feuerbach è una figura cruciale in questo passaggio. Spesso è stato considerato solo un precursore di pensatori successivi come Marx, ma il suo pensiero è ricco e complesso. Sviluppa una filosofia basata sul materialismo, sull’importanza dei sensi e sull’ateismo. Inizia i suoi studi dalla teologia, ma rifiuta con decisione l’idea di un’anima immortale separata dal corpo. Questa posizione radicale lo porta all’espulsione dall’università, costringendolo a proseguire la sua ricerca al di fuori delle istituzioni accademiche. Si dedica allora allo studio della natura e delle scienze naturali, rafforzando la sua visione che la realtà è quella materiale. La sua tesi più importante è che il segreto nascosto dietro la teologia, cioè lo studio di Dio, è in realtà l’antropologia, lo studio dell’uomo. Secondo Feuerbach, le qualità che attribuiamo a Dio sono in realtà le qualità migliori dell’umanità proiettate all’esterno.“L’uomo è ciò che mangia”: una frase spesso fraintesa
Il pensiero di Feuerbach si spinge sempre più verso il materialismo, affermando un legame strettissimo tra corpo e pensiero. Una delle sue frasi più famose, “L’uomo è ciò che mangia”, tratta dal suo scritto Scienza e rivoluzione, è stata spesso estrapolata dal suo contesto originale. Questa semplificazione ha portato a ridurre la sua complessa visione, che vedeva pensiero e corpo come un’unica realtà legata indissolubilmente, a un semplice determinismo biologico o economico. Purtroppo, questa interpretazione superficiale ha contribuito a danneggiare la sua reputazione filosofica e a sminuire la profondità del suo lavoro.L’eredità e il destino di Feuerbach
Nonostante le difficoltà economiche che affrontò negli ultimi anni della sua vita e il mancato successo dei suoi lavori più recenti, il pensiero di Feuerbach ebbe un impatto notevole, influenzando migliaia di operai e intellettuali del suo tempo. La sua visione di un mondo basato sull’uomo e sulla realtà materiale risuonava in un’epoca di grandi cambiamenti sociali e scientifici. In riconoscimento del suo contributo, nel 1931 fu eretto un monumento in suo onore. Su di esso furono incise due frasi che riassumevano il suo messaggio: “Fa’ il bene per amore dell’Uomo” e “L’Uomo creò Dio a sua immagine”. Purtroppo, la sua eredità fu presto perseguitata. Solo due anni dopo, nel 1933, il monumento fu distrutto dai nazisti, che consideravano le sue idee sull’ateismo e sull’origine umana blasfeme e pericolose per la loro ideologia. Questo gesto violento dimostra quanto il suo pensiero fosse rivoluzionario e scomodo per i poteri costituiti.Davvero la “massa” merita disprezzo, e l’individuo eccezionale è l’unica misura di valore?
Il capitolo evidenzia come entrambi i pensatori pongano l’accento sull’individuo eccezionale e mostrino un certo disprezzo per la “massa” e il conformismo. Questa prospettiva solleva interrogativi cruciali sulle implicazioni etiche e sociali di un pensiero che sembra svalutare la maggior parte delle persone. Per approfondire questa tematica e valutare la sostenibilità di tale approccio, è utile esplorare discipline come l’Etica e la Filosofia Sociale, che analizzano i fondamenti della convivenza e del valore umano al di là dell’eccezionalità individuale. È inoltre fondamentale considerare le diverse interpretazioni e le conseguenze storiche che filosofie incentrate sull’élite hanno generato.51. Le influenze nascoste e manifeste sul pensiero di Nietzsche
Il pensiero di Nietzsche accoglie diverse influenze. I riferimenti a Emerson appaiono spesso in tutta la sua opera.L’influenza di Max Stirner
Meno visibile è l’influenza di Max Stirner. Il suo nome non compare negli scritti o nella corrispondenza di Nietzsche, anche se ci sono temi simili, come il desiderio di un mondo post-cristiano e la trasvalutazione dei valori. La storiografia tradizionale ha ipotizzato che Nietzsche conoscesse Stirner solo tramite un breve e impreciso accenno nella Storia del materialismo di Lange, ma questa idea non è molto solida. Altre possibilità, come menzioni in Hartmann o discussioni con Wagner, rimangono solo ipotesi. La lettura dei Ricordi dell’amico Overbeck chiarisce la questione. Nel 1874 Nietzsche chiese a un allievo di prendere in prestito L’unico e la sua proprietà di Stirner. Nonostante i tentativi della sorella di negare questa influenza per presentare il fratello come un genio isolato, Stirner ebbe un forte impatto su Nietzsche. Questa influenza non riguarda idee precise, ma piuttosto un’ispirazione, un tono radicale, lo spirito di un’epoca post-hegeliana, atea e individualista, e l’aspirazione a una nuova era post-cristiana.L’impatto di Schopenhauer
La più evidente delle influenze è Schopenhauer. Nietzsche scopre Il mondo come volontà e rappresentazione nel 1865 e ne rimane profondamente colpito, leggendolo intensamente. Considera Schopenhauer una figura paterna e trova nella sua opera una base solida. Apprezza una visione del mondo senza Dio, coerente, che dà importanza all’arte. Questa scoperta lo spinge a una decisione di auto-conoscenza. Nietzsche apprezza in Schopenhauer la costruzione del sé in un universo caotico dominato dalla volontà cieca e il progetto di affermarsi come forza e potenza contro il caos. Schopenhauer rappresenta il “filosofo artista” che vive la filosofia, in contrasto con i professori universitari.Ma siamo davvero certi che l’influenza di Stirner su Nietzsche sia stata così ‘forte’ come si afferma?
Il capitolo presenta l’influenza di Stirner come “forte”, pur ammettendo la mancanza di menzioni dirette da parte di Nietzsche e basandosi su un singolo episodio (il prestito del libro nel 1874) e su affinità tematiche generali. Questo contrasta con l’evidenza schiacciante dell’impatto di Schopenhauer, documentato da letture intense e riconoscimenti diretti. Per valutare la reale portata di questa influenza “nascosta”, è fondamentale confrontare direttamente le opere di Nietzsche e Stirner e studiare la storiografia critica che ha dibattuto questo punto controverso per decenni. Approfondire gli studi su Nietzsche e la storia del pensiero post-hegeliano, leggendo autori come Stirner stesso, o studiosi di Nietzsche che hanno affrontato la questione delle influenze, può aiutare a formarsi un’opinione più solida.Abbiamo riassunto il possibile
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