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Contenuti del libro
Informazioni
“Saper decidere. Intuizioni, ragione e impulsività” di Rino Rumiati ti porta dentro il mondo affascinante delle decisioni umane. Non è solo questione di logica, ma un mix pazzesco tra intuizioni veloci (il Sistema 1) e ragionamenti più lenti (il Sistema 2). Il libro spiega perché, nonostante la nostra intelligenza, cadiamo spesso nelle trappole dei bias cognitivi e usiamo scorciatoie mentali, le euristiche, che non sempre funzionano bene. Scoprirai effetti strani come l’effetto àncora che condiziona i giudizi, l’overconfidence che ci fa sentire troppo sicuri, o perché ci fissiamo sui costi affondati anche quando non ha senso. Le emozioni, poi, hanno un ruolo enorme nelle decisioni, non sono solo un disturbo. Il libro esplora questi meccanismi in vari contesti, dalla vita di tutti i giorni alle scelte finanziarie o di gruppo. E non si ferma qui: guarda anche ai tentativi di aiutarci, come il nudge che ci spinge gentilmente verso scelte migliori, o l’uso degli algoritmi, mostrando però che anche loro hanno dei bias. È un viaggio per capire i limiti della nostra razionalità e imparare a navigare meglio il processo decisionale.Riassunto Breve
Le decisioni umane si basano su due modi di pensare distinti. C’è un sistema veloce, intuitivo, che va d’istinto e genera risposte rapide, spesso guidate dalle emozioni. Poi c’è un sistema lento, che pensa e ragiona con calma, seguendo regole logiche per arrivare a risposte più ponderate. Questi due sistemi lavorano insieme, ma il sistema veloce spesso prende il sopravvento, e non sempre quello lento riesce a correggere gli sbagli, portando a errori. Decidere non è facile e non si segue sempre un metodo perfetto, come pesare tutti i pro e i contro, perché la nostra mente ha dei limiti, specialmente quando ci sono tante informazioni. Nella vita di tutti i giorni, si usano strategie più semplici per trovare una scelta che vada bene, come eliminare le opzioni che non rispettano certi requisiti minimi o scartare quelle che non hanno una caratteristica importante. Queste scorciatoie mentali, chiamate euristiche, anche se aiutano a sbrigarsi, possono portare a errori sistematici, che si chiamano bias.Ci sono vari tipi di bias che influenzano i giudizi e le decisioni. Per esempio, ci si fa influenzare dal primo numero o dalla prima informazione che si sente, anche se non c’entra niente (effetto àncora). Oppure, dopo che qualcosa è successo, si pensa che fosse ovvio e prevedibile fin dall’inizio (senno di poi). Spesso si è troppo sicuri di sé e delle proprie capacità, anche quando non c’è motivo (overconfidence). Si tende anche a credere che le cose che si desiderano siano più probabili e a sottovalutare i rischi, o a pensare di poter controllare eventi casuali (illusione di controllo). Anche come vengono presentate le opzioni, se in termini di guadagni o perdite (framing), cambia la scelta. Le persone organizzano i soldi in categorie mentali diverse, trattando in modo diverso, per esempio, la perdita di contanti rispetto alla perdita di un biglietto già pagato (conti mentali). Si dà più valore a quello che si possiede (effetto dotazione). La decisione può cambiare anche a seconda se si confrontano le opzioni una accanto all’altra o separatamente.Le emozioni contano tantissimo nelle decisioni, non sono solo un fastidio, ma danno informazioni importanti e influenzano le scelte, anche quelle professionali. L’incapacità di provare emozioni può rendere difficile decidere. Le emozioni che ci aspettiamo di provare in futuro, come il rimpianto, guidano le decisioni di oggi. A volte si preferisce non decidere affatto, magari per evitare costi, per paura delle conseguenze o del giudizio degli altri, o per troppe opzioni che rendono difficile scegliere. Un altro errore comune è farsi condizionare dai soldi o sforzi già spesi che non si possono recuperare (costi affondati), e si continua a fare una cosa che non conviene solo perché si è già investito tanto.Migliorare la capacità di decidere significa capire che non siamo sempre razionali e che siamo influenzati da emozioni e bias. Ci sono strumenti per analizzare meglio i problemi e le opzioni, come gli alberi decisionali, o per cambiare il modo in cui si guarda al problema (reframing). Cercare di eliminare questi bias è difficile; ci sono tecniche, ma non funzionano sempre bene perché la mente tende a usare le risposte intuitive. Un’idea diversa è il “nudge”, che cerca di spingere le persone verso la scelta migliore cambiando un po’ come sono presentate le cose, per esempio mettendo certe opzioni come predefinite, senza obbligare nessuno. Anche la tecnologia, con gli algoritmi dell’intelligenza artificiale, aiuta a decidere, per esempio in finanza o medicina, processando tanti dati. Però anche gli algoritmi possono imparare i bias dagli esseri umani o svilupparne di propri. Alla fine, decidere è un mix di pensiero veloce e lento, emozioni, e cercare di gestire le informazioni e le opzioni al meglio, sapendo che la razionalità perfetta è difficile da raggiungere e che siamo sempre influenzati da scorciatoie mentali e dal contesto.Riassunto Lungo
1. I due volti della decisione: veloce e lento, intuitivo e ragionato
Le nostre decisioni nascono da due modi diversi di pensare. Uno è veloce, intuitivo, automatico, spesso guidato dalle emozioni, e ci porta a risposte immediate. L’altro è più lento, analitico, richiede attenzione e segue la logica, portando a scelte più ragionate. Questi due modi di pensare lavorano insieme, ma quello lento, che costa fatica, non sempre riesce a correggere le risposte rapide del primo, e questo può causare degli sbagli.Come dovremmo decidere (e perché non ci riusciamo sempre)
Quando dobbiamo decidere, abbiamo di fronte diverse possibilità e a volte ci sono dei rischi. L’ideale sarebbe valutare ogni opzione con attenzione, come suggeriva Benjamin Franklin, mettendo su una bilancia i lati positivi e negativi per trovare la scelta migliore. Però, la nostra mente ha dei limiti: ricordiamo solo certe cose e abbiamo bisogno di tempo. Questo rende difficile seguire un metodo perfetto, soprattutto quando le informazioni sono tante e complesse.Le scorciatoie che usiamo nella vita di tutti i giorni
Per questo, nella vita di tutti i giorni, usiamo delle strategie più semplici per arrivare a una scelta che ci vada bene. Una di queste fissa dei requisiti minimi per le diverse caratteristiche e scarta subito le opzioni che non li raggiungono. Un’altra elimina via via le alternative che non hanno una qualità che consideriamo importante, partendo da quella più decisiva. Un’altra ancora mette a confronto un’opzione chiara con un’altra meno definita, semplificando il paragone ma facendoci perdere una visione completa della situazione.Le trappole del pensiero intuitivo
Queste scorciatoie intuitive, chiamate euristiche, anche se ci aiutano a decidere in fretta, a volte possono farci sbagliare. Per esempio, tendiamo a pensare che un evento sia più comune se ce lo ricordiamo facilmente, magari perché ci ha colpito emotivamente o ne hanno parlato molto i giornali (questa è l’euristica della disponibilità). Oppure, giudichiamo quanto è probabile qualcosa basandoci su quanto assomiglia a un’idea che abbiamo in mente, senza considerare i dati statistici reali (questa è l’euristica della rappresentatività). Un’altra scorciatoia ci porta a partire da un’idea iniziale e a modificarla troppo poco anche quando arrivano nuove informazioni (questa è l’euristica dell’ancoraggio e aggiustamento). Queste euristiche ci fanno capire perché i nostri giudizi sulle probabilità sono spesso diversi dai calcoli precisi, come spiega il teorema di Bayes.Ma è così certo che il pensiero ‘veloce’ sia solo fonte di ‘trappole’ e che la mente funzioni semplicemente con questi ‘due volti’?
Il capitolo offre una visione chiara e accessibile del processo decisionale e delle euristiche, concentrandosi sui potenziali errori. Tuttavia, il capitolo non esplora a fondo il dibattito scientifico in corso su questi argomenti. La descrizione delle euristiche come prevalentemente “trappole” e la netta separazione in “due volti” rappresentano un modello diffuso, ma non l’unica prospettiva. Esistono ricerche che evidenziano l’efficacia e il valore adattivo delle euristiche in contesti ecologici, dove le informazioni sono limitate e il tempo scarso. Approfondire la psicologia cognitiva e l’economia comportamentale, confrontando le posizioni di autori come Kahneman, che ha ampiamente studiato i bias cognitivi, con quelle di autori come Gigerenzer, che si concentra sulla razionalità ecologica delle euristiche, può fornire una visione più completa e sfumata del funzionamento della nostra mente e dei processi decisionali.2. Le trappole della mente nelle decisioni di ogni giorno
Le valutazioni e le decisioni di ogni giorno sono influenzate da modi di pensare che a volte ci ingannano. Questi schemi mentali, o distorsioni cognitive, possono portarci a scelte non ottimali senza che ce ne rendiamo conto. Comprendere queste “trappole” è il primo passo per prendere decisioni più consapevoli e ragionate nella vita di tutti i giorni, sia nelle piccole scelte personali che in quelle più importanti. La mente umana, pur essendo potente, segue spesso scorciatoie che possono deviare dal percorso della logica perfetta.Come l’informazione iniziale influenza il giudizio
Una di queste trappole è l’effetto àncora. Si verifica quando un numero o un’informazione iniziale, anche se non rilevante, condiziona fortemente le stime o i giudizi successivi. Questo fenomeno si osserva comunemente negli investimenti, dove una raccomandazione iniziale può “ancorare” le aspettative, o in ambito legale, dove una richiesta di risarcimento influenza l’offerta. È difficile liberarsi da questo effetto perché spesso non siamo consapevoli di quale sia stata l’ancora che ha influenzato il nostro pensiero. Un’altra distorsione legata alla percezione delle informazioni è il “senno di poi”. Dopo che un evento si è verificato, tendiamo a credere che fosse inevitabile e prevedibile, anche se al momento dei fatti non avevamo elementi per saperlo. Questo altera la nostra percezione della realtà passata e può farci credere di essere stati più perspicaci di quanto non fossimo in realtà.Credere troppo in sé stessi e nel futuro
L’eccessiva sicurezza, o overconfidence, è un’altra potente distorsione. Le persone tendono a sovrastimare l’accuratezza delle proprie conoscenze e abilità, mostrando una sicurezza nei giudizi che non è giustificata dai fatti. Questo non riguarda solo le persone comuni, ma si manifesta anche negli esperti e nei gruppi, portando a decisioni avventate e all’illusione di essere invulnerabili ai rischi. Legato a questo c’è il pensiero desiderativo e un ottimismo ingiustificato: tendiamo a valutare gli esiti che desideriamo come più probabili e a sottovalutare i rischi associati. Questo tipo di pensiero influenza le previsioni finanziarie e persino le decisioni cruciali in ambito sanitario. A volte, questa tendenza si trasforma nell'”illusione di controllo”, la convinzione di poter influenzare esiti puramente casuali, come dimostrato da esperimenti classici con le lotterie. Questa credenza contribuisce a spiegare perché a volte ci assumiamo rischi eccessivi.L’importanza di come le opzioni vengono presentate
Il modo in cui le diverse opzioni ci vengono presentate, noto come “framing”, ha un impatto significativo sulle nostre scelte. Presentare le stesse alternative in termini di potenziali guadagni o perdite può portare a preferenze completamente diverse, anche tra persone esperte nel settore. Questo dimostra quanto la forma possa influenzare la sostanza nella nostra mente. Allo stesso modo, anche la semplice descrizione degli attributi di un oggetto o di una situazione può condizionare pesantemente la nostra valutazione finale e la decisione che prendiamo. La nostra mente non valuta le opzioni in modo puramente oggettivo, ma è sensibile al contesto e alla formulazione.Il valore che diamo alle cose e al denaro
Un altro aspetto interessante del nostro modo di pensare riguarda la gestione del denaro e dei beni. Spesso creiamo “conti mentali”, ovvero categorie separate in cui organizziamo il denaro, violando il principio logico secondo cui il denaro è fungibile (cioè, un euro è sempre un euro, indipendentemente da dove provenga o a cosa sia destinato). Questo spiega comportamenti apparentemente irrazionali, come reagire in modo diverso alla perdita di denaro contante rispetto alla perdita di un biglietto già pagato per un evento. Collegato a questo c’è l’effetto dotazione (endowment effect), che ci porta ad attribuire un valore maggiore a ciò che già possediamo rispetto a quanto saremmo disposti a pagare per ottenerlo.Perché a volte evitiamo di decidere
Infine, la decisione stessa può dipendere da come le opzioni vengono confrontate (valutazione congiunta rispetto a separata) e da come il compito è formulato (scegliere un’opzione rispetto a rifiuterne un’altra). Spesso, di fronte a scelte difficili, tendiamo a evitare di decidere o a rimandare la decisione. Questo può accadere per mancanza di informazioni sufficienti, per un conflitto percepito tra alternative che sembrano ugualmente valide o per l’incertezza sull’esito futuro. La tendenza a non decidere può anche essere legata alla convinzione di essere sfortunati, un atteggiamento che riflette un “locus di controllo” esterno, dove si crede che gli eventi dipendano più dal destino che dalle proprie azioni. È interessante notare che anche chi si dichiara indeciso può avere preferenze implicite di cui non è pienamente consapevole.Se queste “trappole” sono così pervasive e dannose, perché la mente umana non le ha eliminate con l’evoluzione?
Il capitolo descrive efficacemente una serie di distorsioni cognitive come deviazioni dalla “logica perfetta”, presentandole principalmente come fonti di errori decisionali. Tuttavia, non esplora a fondo la possibilità che alcuni di questi schemi mentali, pur portando a errori in contesti specifici, possano aver avuto o avere ancora una funzione adattiva in termini evolutivi, magari favorendo decisioni rapide in condizioni di incertezza o limitate informazioni. Per comprendere meglio questa prospettiva e bilanciare la visione delle distorsioni come puri “errori”, sarebbe utile approfondire gli studi di psicologia evoluzionistica e le ricerche che esaminano il valore adattivo delle euristiche. Autori come Daniel Kahneman hanno descritto ampiamente queste “trappole”, ma è altrettanto importante considerare le visioni di chi, come Gerd Gigerenzer, esplora come le euristiche possano essere strumenti efficaci in ambienti naturali.3. Le trappole della scelta e come affrontarle
Prendere una decisione non è sempre un processo logico e lineare. Molti fattori esterni, come la fretta, la forza di chi ci sta di fronte o l’opinione comune, possono influenzare profondamente le scelte, specialmente quando la situazione è difficile. Per questo, a volte si preferisce addirittura non decidere affatto, magari per non affrontare lo sforzo mentale o emotivo, per paura delle conseguenze, del giudizio degli altri, o semplicemente perché avere troppe possibilità rende tutto più complicato. La paura di pentirsi in futuro, il cosiddetto “rimpianto anticipato”, è un forte freno che porta a evitare di fare una scelta. Inoltre, prendere decisioni, soprattutto sotto pressione, può causare stress e rendere meno lucidi. Esistono diversi modi in cui le persone reagiscono a questo stress, che vanno dal bloccarsi completamente (inerzia) a un’eccessiva agitazione (ipervigilanza), a seconda di quanto percepiscono la situazione come un conflitto. I decisori più abili sanno come gestire queste difficoltà: riescono a semplificare problemi complessi, a trovare le informazioni che contano davvero e a mantenere la calma, valutando i rischi senza fuggirli.Il ruolo cruciale delle emozioni
Le emozioni giocano un ruolo fondamentale nelle nostre decisioni. Non sono solo un ostacolo alla razionalità, ma ci danno informazioni importanti. Chi non riesce a provare emozioni può fare scelte a caso o irrazionali. Sentimenti come la rabbia o la paura influenzano le opzioni che consideriamo. Anche le emozioni che prevediamo di provare in futuro, come il rimpianto, guidano le nostre scelte attuali. L'”euristica basata sugli affetti” spiega come le sensazioni emotive immediate influenzino il modo in cui valutiamo situazioni e dati, anche numeri. Le emozioni possono anche farci reagire in modo esagerato rispetto al risultato reale, come quando si arriva secondi per un soffio e ci si sente malissimo. Un disagio emotivo, la dissonanza cognitiva, ci spinge a cambiare le nostre idee per giustificare una scelta che abbiamo già fatto.Attenzione ai costi affondati
Un errore comune che si commette è farsi condizionare dai “costi affondati”, cioè investimenti di tempo, denaro o energia già fatti e che non si possono più recuperare. Questa trappola spinge a continuare su una strada non vantaggiosa solo perché si è già investito in essa, un comportamento chiamato “escalation”. Si vedono esempi di questa tendenza irrazionale sia nella storia che nella vita di tutti i giorni, spesso perché si vuole apparire coerenti o semplicemente per non ammettere di aver sbagliato. È difficile ignorare ciò che si è già perso, ma è fondamentale per fare scelte migliori in futuro.Come migliorare le decisioni
Per migliorare la nostra capacità di scegliere, dobbiamo capire che non siamo sempre perfettamente razionali e che siamo influenzati dalle emozioni e da certi modi di pensare automatici. Si possono usare processi che aiutano ad analizzare il problema prima ancora di cercare una soluzione. Strumenti come l'”albero degli errori” servono a organizzare le informazioni e a contrastare i pregiudizi, mentre l'”albero decisionale” mostra visivamente le diverse opzioni e le loro possibili conseguenze. Il “reframing” è un modo per cambiare il punto di vista sul problema, il che può portare a trovare soluzioni inaspettate e migliori. Per non cadere nella trappola dei costi affondati, è importante valutare le decisioni future solo in base ai benefici e ai costi che ci aspettiamo da quel momento in poi, senza pensare a quello che abbiamo già investito nel passato.Se le tecniche per “correggere” i nostri bias cognitivi funzionano male perché siamo “rigidi”, non stiamo forse accettando una visione un po’ troppo pessimistica della capacità umana di migliorare il proprio pensiero, preferendo invece una “spinta gentile” che, per quanto libertaria, resta pur sempre una forma di manipolazione ambientale?
Il capitolo presenta un quadro in cui il tentativo di correggere i nostri errori cognitivi (debiasing) si scontra con la presunta rigidità del pensiero umano, suggerendo implicitamente che tecniche come il “nudge”, che agiscono sull’ambiente di scelta, siano più efficaci perché sfruttano i meccanismi automatici. Ma è davvero così? Rinunciare a migliorare la nostra capacità di ragionamento critico per affidarci a un’architettura della scelta “benevola” non solleva interrogativi etici significativi sul confine tra guida e controllo? Per approfondire questa tensione tra correzione interna e manipolazione esterna, e per esplorare le sfumature etiche del “paternalismo libertario”, è utile confrontarsi con gli studi di economia comportamentale, in particolare le opere di autori come Kahneman e Thaler, e con le riflessioni della filosofia morale e politica sul concetto di libertà e autonomia individuale.5. La mente e le scelte
Capire come prendiamo le decisioni richiede di guardare a come funziona la nostra mente, alle nostre emozioni e al nostro cervello. Ci sono teorie che spiegano come decidiamo quando c’è incertezza o rischio, mostrando che spesso non seguiamo una logica perfetta. Le nostre scelte sono molto condizionate da modi rapidi di pensare, detti euristiche, e da sbagli che facciamo spesso, chiamati bias.Scorciatoie ed Errori Comuni
Questi sbagli sistematici, o bias, prendono diverse forme. Ad esempio, la nostra decisione cambia a seconda di come ci vengono presentate le informazioni (questo si chiama effetto framing). Spesso pensiamo che eventi successi in passato fossero ovvi e prevedibili, anche se non lo erano (bias del senno di poi). Possiamo essere troppo ottimisti o credere di poter controllare cose che in realtà non dipendono da noi. Un altro errore comune è continuare a investire tempo o denaro in qualcosa solo perché ci abbiamo già speso molto, anche se non sta funzionando (fallacia dei costi affondati).Intuizione e Ragionamento
Nel processo decisionale, l’intuizione gioca la sua parte, ma è importante sapere che ha i suoi limiti e non sempre porta alla scelta migliore. Per prendere decisioni davvero pensate e consapevoli, è invece essenziale usare il pensiero critico. Questo significa analizzare bene la situazione, valutare le informazioni e considerare le conseguenze.L’Influenza delle Emozioni
Le nostre emozioni hanno un peso notevole sulle decisioni che prendiamo. Questo vale anche in situazioni che sembrerebbero richiedere solo razionalità, come accade a volte in ambito lavorativo o legale. Sentire stress o altre emozioni intense può creare un vero e proprio conflitto interiore, rendendo difficile scegliere.Diverse Strategie e Loro Rischi
A volte, di fronte a una decisione difficile, si può anche scegliere di non decidere affatto. È anche vero che non sempre dobbiamo trovare la soluzione perfetta; a volte basta una scelta ‘soddisfacente’ che risolva il problema in modo adeguato. Tuttavia, semplificare troppo le cose quando si decide può portare a rischi inaspettati e a risultati non buoni.Migliorare le Decisioni
Ci sono stati tentativi di ‘correggere’ i nostri bias, ma questi approcci mostrano che non è facile eliminare completamente questi errori. Si esplorano quindi nuove vie, come il ‘nudge’, che cerca di ‘spingere’ gentilmente le persone verso scelte migliori senza togliere loro la libertà. Vengono anche usati algoritmi per aiutare a decidere in modo più veloce ed efficiente, ma l’uso di queste tecnologie porta con sé nuove domande e possibili problemi da affrontare.Ma se la nostra mente è così incline a “sbagli sistematici” e a “scorciatoie” fallaci, come è possibile che l’umanità abbia costruito civiltà complesse e preso decisioni che hanno portato a progressi scientifici e sociali?
Il capitolo descrive in modo efficace la presenza di bias ed euristiche che deviano dalla razionalità perfetta, ma lascia in sospeso il paradosso di come, nonostante queste limitazioni cognitive, le decisioni umane collettive e individuali abbiano spesso portato a risultati funzionali o addirittura eccezionali. Per esplorare questa apparente contraddizione, sarebbe utile considerare prospettive che vedono le euristiche non solo come fonti di errore, ma anche come strumenti adattivi ed efficienti in contesti reali, dove la razionalità perfetta è impraticabile. Approfondire il lavoro di autori come Daniel Kahneman, per comprendere a fondo la natura dei bias, e Gerd Gigerenzer, per esplorare il valore adattivo delle euristiche, può fornire un quadro più completo.Abbiamo riassunto il possibile
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