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Informazioni
ti porta dritto nel caos e nell’entusiasmo di Roma a metà Ottocento. Immagina: un primo ministro, Pellegrino Rossi, viene assassinato, il Papa, Pio IX, scappa via a Gaeta, lasciando la città in un vuoto pazzesco. Da questo vuoto nasce un sogno incredibile: la Repubblica Romana del 1849. Non è solo politica, è un’esplosione di idee democratiche, con personaggi come Mazzini e Garibaldi che arrivano per costruire un’Italia diversa. Il libro racconta la speranza delle riforme, la Costituzione super avanzata che scrivono, ma anche la difesa disperata di Roma, soprattutto sul Gianicolo, contro gli eserciti stranieri chiamati dal Papa esiliato. È una storia di coraggio, come quello mostrato nella Difesa di Roma 1849, ma anche di un sogno assediato che finisce con la Caduta della Repubblica Romana e la Restaurazione papale. Monsagrati ti fa capire come, anche se sconfitta, l’esperienza della Repubblica Romana 1849 abbia lasciato un segno indelebile.Riassunto Breve
A Roma, nel novembre 1848, l’assassinio del primo ministro Pellegrino Rossi crea un clima di tensione e paura. Pio IX, sentendosi minacciato, decide di lasciare la città in segreto. Con l’aiuto di diplomatici, organizza la fuga e parte la sera del 24 novembre, raggiungendo Gaeta nel Regno delle Due Sicilie il giorno dopo. Da Gaeta, il Papa dichiara nulli gli atti del governo romano e rifiuta ogni tentativo di conciliazione, segnando la fine del breve periodo di riforme liberali iniziato con la sua elezione nel 1846. Queste riforme, come l’amnistia, la libertà di stampa e l’istituzione della Guardia Civica, avevano generato grandi speranze e avvicinato il papato alla causa nazionale, ma la resistenza interna della Curia e l’opposizione austriaca avevano limitato i cambiamenti. La rottura definitiva avviene con il ritiro delle truppe papali dalla guerra contro l’Austria nell’aprile 1848.Dopo la fuga del Papa, a Roma si crea un vuoto di potere. Le forze democratiche spingono per la convocazione di un’Assemblea Costituente, eletta a suffragio universale maschile a dicembre. Nonostante la scomunica papale, le elezioni si tengono e l’Assemblea si riunisce a febbraio 1849. L’8 febbraio viene proclamata la Repubblica Romana, che dichiara la fine del potere temporale del Papa ma ne garantisce l’indipendenza spirituale, adotta la democrazia e si lega all’idea di nazionalità italiana.Pio IX, da Gaeta, chiede l’intervento armato delle potenze cattoliche per restaurare il suo potere. Austria, Francia, Spagna e Regno delle Due Sicilie si preparano a intervenire. A marzo, Giuseppe Mazzini arriva a Roma e a fine mese viene istituito un Triumvirato (Mazzini, Saffi, Armellini) con ampi poteri per affrontare la crisi. Il governo repubblicano introduce riforme significative, come l’abolizione del Tribunale del Sant’Uffizio, la libertà di stampa e tentativi di riforma agraria, cercando di modernizzare lo Stato e coinvolgere la popolazione.La sconfitta del Piemonte contro l’Austria rende l’intervento esterno più probabile. La Francia sbarca a Civitavecchia il 25 aprile 1849, presentandosi inizialmente in modo ambiguo ma puntando alla restaurazione papale. La Repubblica Romana si prepara alla difesa. Il 30 aprile, le truppe francesi attaccano il Gianicolo ma vengono respinte dai difensori romani, inclusi volontari guidati da Garibaldi. Questa vittoria aumenta il morale ma porta anche a una tregua e negoziati con il diplomatico francese Lesseps a maggio. Durante la tregua, le truppe napoletane vengono sconfitte da Garibaldi a Velletri. I negoziati falliscono perché la Francia usa la tregua per rinforzarsi.Il 3 giugno, i francesi lanciano un attacco a sorpresa, concentrandosi sul Gianicolo e conquistando posizioni chiave come Villa Corsini. I combattimenti sono durissimi e causano molte perdite tra i difensori. La corte papale a Gaeta si oppone a qualsiasi compromesso o riforma. L’assedio francese si intensifica, con bombardamenti che colpiscono la città. Nonostante la resistenza disperata e la caduta di figure importanti, i francesi aprono una breccia nei bastioni a fine giugno. Il 30 giugno, l’Assemblea Costituente, constatata l’impossibilità di continuare a difendersi, vota la cessazione delle ostilità. Mazzini si dimette, mentre Garibaldi propone di continuare la lotta fuori Roma.Il 1° luglio 1849, subito dopo la capitolazione, l’Assemblea vota la Costituzione della Repubblica Romana, un testo molto avanzato per l’epoca che afferma la sovranità popolare e garantisce i diritti civili indipendentemente dalla fede religiosa. La Costituzione viene proclamata il 3 luglio in Campidoglio, mentre le truppe francesi entrano in città e sciolgono l’Assemblea. Molti volontari lasciano Roma con Garibaldi per continuare a combattere, mentre Mazzini parte per l’esilio. Il potere papale viene restaurato da una commissione cardinalizia che annulla le leggi repubblicane e ripristina un regime assolutista protetto dai francesi. Pio IX torna a Roma nell’aprile 1850. Nonostante la sconfitta, l’esperienza della Repubblica e la sua Costituzione diventano un simbolo importante per il movimento nazionale italiano.Riassunto Lungo
1. Roma Senza il Papa: L’Esilio e le Sue Conseguenze
Il 15 novembre 1848, Pellegrino Rossi, che ricopriva l’incarico di primo ministro nello Stato pontificio, fu assassinato a Roma. Quel giorno, Rossi si stava recando al Palazzo della Cancelleria per inaugurare la seduta del Consiglio dei Deputati, portando con sé un programma ambizioso che prevedeva libertà costituzionali, il rispetto della legge, la ricostituzione dell’esercito e il risanamento delle finanze statali. L’omicidio avvenne proprio sulla scalinata del palazzo, dove Rossi fu colpito mortalmente alla carotide. Le indagini e le voci dell’epoca indicarono Luigi Brunetti come l’esecutore materiale dell’attentato e Pietro Sterbini come uno dei mandanti principali. Molti videro nella politica estera di Rossi, apertamente contraria a un coinvolgimento dello Stato pontificio nella guerra federale, la ragione scatenante di questo tragico evento.La reazione in città
L’assassinio di Rossi scatenò immediatamente un clima di grande tensione e paura in tutta Roma. La sera stessa dell’omicidio, in un contrasto stridente, si registrarono anche festeggiamenti per le strade della città, segno delle profonde divisioni politiche del momento. Il giorno seguente, una folla minacciosa si radunò davanti al Palazzo del Quirinale, che all’epoca era la residenza del Papa. Durante la manifestazione furono sparati colpi contro il palazzo e, purtroppo, un prelato perse la vita in questi scontri. Nonostante non si verificassero saccheggi diffusi o violenze fisiche generalizzate, l’atmosfera rimase estremamente tesa e carica di incertezza per il futuro.La decisione del Papa
Di fronte a questa situazione sempre più pericolosa e sentendosi minacciato, Pio IX, descritto come una persona molto emotiva, prese la drastica decisione di mettersi in salvo lontano da Roma. Iniziò così, in gran segreto, a pianificare la sua fuga. Ricevette l’aiuto prezioso di alcuni diplomatici e del cardinale Antonelli, che lo supportarono nell’organizzazione. Un ruolo fondamentale fu svolto dalla contessa Spaur, una donna profondamente devota al pontefice e moglie del rappresentante bavarese, noto per le sue posizioni vicine all’Austria; fu lei a curare molti dei dettagli pratici della fuga. Il 21 novembre, dopo giorni di riflessione e preparazione, il Papa prese la decisione definitiva di partire.La fuga da Roma
La partenza avvenne nelle prime ore del mattino del 24 novembre. La contessa Spaur partì per prima, dirigendosi verso Albano per attendere il Papa. Nel pomeriggio, Pio IX si spogliò delle sue vesti papali e indossò un abito semplice per non dare nell’occhio. La sera stessa, visibilmente agitato, lasciò il Palazzo del Quirinale a bordo di una carrozza, dirigendosi inizialmente verso il Laterano. Nei pressi di Porta San Giovanni, cambiò carrozza e imboccò la via Appia, dirigendosi verso sud per allontanarsi da Roma. Ad Ariccia fu raggiunto dalla contessa Spaur, con la quale proseguì il viaggio verso il confine dello Stato Pontificio.L’arrivo a Gaeta
Alle prime luci dell’alba del 25 novembre, il Papa e i suoi accompagnatori raggiunsero Terracina, proseguirono poi per Fondi e arrivarono infine a Mola di Gaeta, l’odierna Formia, che faceva parte del Regno delle Due Sicilie. Qui incontrarono il cardinale Antonelli, che li aveva preceduti, e trovarono rifugio in un albergo. Appena arrivato, il Papa inviò immediatamente un messaggio a Ferdinando II di Napoli, chiedendo ospitalità nel suo regno. Il re Ferdinando II accolse la richiesta con grande entusiasmo e si recò personalmente a Gaeta per incontrare il pontefice.Le conseguenze politiche
Il 26 novembre, Ferdinando II invitò formalmente Pio IX a rimanere a Gaeta, e il Papa accettò la sua ospitalità. Nel frattempo, a Roma la notizia della fuga del pontefice si diffuse rapidamente, generando ulteriore sconcerto. Il 27 novembre, da Gaeta, Pio IX reagì dichiarando nulli tutti gli atti compiuti dal governo romano dopo la morte di Rossi e nominò una Commissione governativa con l’intento di riprendere il controllo, ma questa mossa non ebbe successo perché i membri designati si rifiutarono di assumere l’incarico. Il Papa rifiutò anche di ricevere una delegazione inviata da Roma con l’obiettivo di convincerlo a fare ritorno. Questo rifiuto segnò l’inizio di un periodo di transizione politica che avrebbe portato, il 9 febbraio 1849, alla proclamazione della Repubblica Romana. Gli eventi di quei giorni misero in luce le grandi difficoltà che Pio IX incontrava nel conciliare il suo ruolo di capo spirituale della Chiesa con quello di sovrano temporale di uno Stato, e segnarono un suo netto allontanamento dalle aspirazioni del movimento nazionale e liberale italiano.Il capitolo descrive la fuga del Papa come una reazione alla paura, ma non manca forse di considerare le motivazioni politiche dietro una decisione così drastica e le sue immediate conseguenze sul vuoto di potere a Roma?
Il capitolo presenta la partenza di Pio IX da Roma principalmente come una fuga dettata dal timore personale dopo gli eventi violenti. Tuttavia, la decisione di un sovrano di abbandonare la propria capitale è un atto politico di enorme portata, che crea un vuoto di potere e condiziona pesantemente gli sviluppi successivi. Concentrarsi unicamente sull’aspetto emotivo del Papa rischia di semplificare eccessivamente un momento cruciale, trascurando le possibili strategie politiche sottostanti (come il tentativo di delegittimare il governo romano o di cercare appoggio esterno per restaurare il proprio potere assoluto) e le dinamiche politiche che portarono alla proclamazione della Repubblica Romana in assenza del sovrano. Per approfondire questo aspetto e comprendere meglio il contesto politico complesso, sarebbe utile consultare studi sulla storia del Risorgimento e sul ruolo del Papato, leggendo autori come Rosario Romeo o Alberto Mario Banti.2. L’illusione liberale e la svolta repubblicana a Roma
L’elezione di Pio IX nel giugno 1846 accende speranze di moderate riforme all’interno dello Stato Pontificio. Questo nuovo papa rappresenta un contrasto rispetto al papato precedente, considerato reazionario. Anche le potenze europee riconoscono la necessità di riforme per garantire il buon funzionamento dello Stato. La principale difficoltà risiede nella forte presenza e resistenza del clero nell’amministrazione, che ostacola i cambiamenti. Nonostante ciò, Pio IX inizia il suo pontificato concedendo un’amnistia per i reati politici. Questa mossa viene accolta con grande entusiasmo dalla popolazione e sembra dare nuovo slancio alla causa nazionale. Il papa cerca così di ottenere approvazione per favorire una ripresa religiosa e contrastare la crescente secolarizzazione della società.Le prime riforme e il movimento liberale
Nel marzo 1847, la concessione della libertà di stampa segna l’inizio di un periodo caratterizzato da riforme e da una crescente pressione popolare. Vengono istituite nuove istituzioni, come la Consulta di Stato e un Consiglio dei Ministri, sebbene composto ancora da ecclesiastici. Viene anche creata la Guardia Civica. Questi passi favoriscono l’unione delle forze liberali e rafforzano l’idea che le riforme si ottengono con impegno e lotta. I moderati, guidati da figure influenti come D’Azeglio e Gioberti, promuovono una strategia politica che mira a sfruttare il carisma di Pio IX per promuovere la causa nazionale. La popolarità del papa cresce notevolmente, non solo in Italia ma anche all’estero, tanto che persino figure come Garibaldi e Mazzini si rivolgono a lui. L’Austria, dal canto suo, osserva con crescente preoccupazione queste evoluzioni politiche.I limiti delle riforme e la crisi
Nonostante le riforme iniziali, la politica papale non riesce a modificare in profondità la struttura dello Stato. La resistenza interna della Curia e l’opposizione dell’Austria limitano fortemente l’azione riformatrice del papa. In questo contesto, la questione dell’indipendenza nazionale diventa sempre più centrale. Un momento decisivo si verifica con l’allocuzione del 29 aprile 1848, quando Pio IX decide di ritirare le truppe pontificie dalla guerra contro l’Austria. Questa decisione segna una netta rottura con il movimento nazionale, deludendo le aspettative di molti. La crisi politica ed economica dello Stato Pontificio si aggrava rapidamente. L’assassinio di Pellegrino Rossi nel novembre 1848 e la successiva fuga di Pio IX a Gaeta mettono fine definitivamente al tentativo di un governo liberale sotto il papato.La svolta democratica e l’Assemblea Costituente
Con la fuga del papa, a Roma si crea un vuoto di potere. In questo scenario, le forze democratiche, molte delle quali giungono da altre regioni d’Italia, prendono l’iniziativa e premono per la convocazione di un’Assemblea Costituente. Il 29 dicembre viene indetta l’elezione di questa Assemblea, basata sul suffragio universale maschile. Nonostante la scomunica lanciata dal papa e i tentativi di boicottaggio da parte delle forze conservatrici, le elezioni si svolgono regolarmente. Questo evento rappresenta un passo fondamentale verso la democrazia e contribuisce in modo significativo alla politicizzazione della popolazione romana. Roma si afferma così come un centro nevralgico per il movimento nazionale e repubblicano in Italia.Come si è verificata, concretamente, questa “svolta democratica” e chi l’ha guidata?
Il capitolo descrive il passaggio dal fallimento del progetto liberale alla presa d’iniziativa delle forze democratiche, ma non approfondisce sufficientemente i meccanismi e gli attori di questo cambiamento radicale. Per comprendere appieno come un vuoto di potere abbia portato così rapidamente all’elezione di un’Assemblea Costituente a suffragio universale, sarebbe utile esplorare la composizione e l’organizzazione di queste “forze democratiche”, spesso provenienti “da altre regioni d’Italia”. Approfondire la storia del movimento democratico e repubblicano nel Risorgimento, studiando autori come Mazzini o Garibaldi, e le specifiche dinamiche politiche e sociali che caratterizzavano Roma in quel cruciale scorcio del 1848, permetterebbe di colmare questa lacuna e capire chi fossero i protagonisti e quali strategie abbiano adottato per imporre la loro visione dopo il crollo dell’autorità papale.3. La Repubblica Romana: Un Sogno Assediato
L’Assemblea Costituente romana si riunisce il 5 febbraio 1849, composta in maggioranza da democratici e repubblicani, con una significativa presenza di borghesi e alcuni nobili di idee liberali. L’obiettivo principale di questa assemblea è definire il futuro assetto dello Stato Romano dopo la fuga del Papa. Nonostante alcune iniziali resistenze da parte di gruppi più moderati, l’Assemblea procede con decisione e proclama ufficialmente la Repubblica Romana l’8 febbraio, una decisione che viene poi convalidata il giorno seguente, il 9 febbraio. Il decreto fondamentale stabilisce la fine del potere temporale del Papa, garantendo però al contempo la sua completa indipendenza spirituale. Adotta la democrazia pura come forma di governo e lega in modo indissolubile la neonata Repubblica al più ampio ideale della nazionalità italiana.La reazione del Papa e l’appello alle potenze
Da Gaeta, dove si è rifugiato, Papa Pio IX manifesta una forte protesta contro la proclamazione della Repubblica. Sollecita con urgenza l’intervento armato delle principali potenze cattoliche d’Europa, tra cui Austria, Francia, Spagna e il Regno delle Due Sicilie, per ottenere la restaurazione del suo dominio temporale. Il Papa presenta la sua richiesta non solo come una questione politica personale, ma come una necessaria difesa dell’ordine costituito e della fede cattolica stessa. In risposta a questo pressante appello, sia l’Austria che la Francia iniziano rapidamente a preparare le loro forze militari per un intervento. Questa mossa esterna rappresenta fin da subito una seria minaccia per la sopravvivenza della giovane Repubblica.L’arrivo di Mazzini e la guida del Triumvirato
Giuseppe Mazzini arriva a Roma il 5 marzo, animato dalla profonda convinzione che la Repubblica Romana possa diventare il punto di partenza per realizzare l’unità d’Italia. La sua visione è focalizzata sull’essenziale compito di “fondare la Nazione” attraverso questa esperienza politica e militare. Riconoscendo la necessità di un esecutivo forte e capace di agire rapidamente di fronte alla crisi imminente, l’Assemblea decide di istituire un Triumvirato il 29 marzo. Questo organo di governo è composto da Mazzini stesso, Aurelio Saffi e Carlo Armellini. Al Triumvirato vengono conferiti poteri illimitati, specificamente per affrontare la guerra d’indipendenza, pur mantenendo l’Assemblea la propria sovranità.Le riforme del governo repubblicano
Il governo repubblicano si impegna nell’introduzione di una serie di riforme significative volte a modernizzare lo stato e rispondere alle esigenze della popolazione. Tra queste, spiccano l’abolizione del Tribunale del Sant’Uffizio, un passo importante verso la laicizzazione dello stato, e l’introduzione della libertà di stampa, che favorisce una maggiore circolazione delle idee. Viene promossa la laicizzazione dell’istruzione e si procede alla confisca dei beni ecclesiastici, utilizzati anche per affrontare l’elevato deficit finanziario ereditato, insieme all’imposizione di prestiti forzosi. Si tenta anche una riforma agraria, prevedendo l’assegnazione di terre per migliorare le condizioni dei contadini. Per favorire la partecipazione civica, viene istituito un sistema di petizioni che permette ai cittadini di presentare le proprie istanze. Nonostante questi sforzi riformatori e un generale mantenimento dell’ordine pubblico, si registrano alcuni isolati episodi di violenza.La minaccia esterna e l’intervento francese
La sconfitta subita dall’esercito piemontese contro l’Austria rende l’eventualità di un intervento militare esterno contro Roma ancora più concreta e probabile. La Francia, spinta da motivazioni complesse e talvolta ambigue – tra cui il desiderio di impedire un’eccessiva egemonia austriaca in Italia, ma anche la volontà di reprimere i movimenti rivoluzionari – prepara una spedizione militare. Nonostante i proclami iniziali che sembrano promettere rispetto per la volontà popolare romana, le truppe francesi sbarcano a Civitavecchia il 25 aprile. Vengono accolte senza resistenza dal governatore locale, un atto che Mazzini condanna duramente, considerandolo un tradimento della fiducia riposta nella Repubblica. La Repubblica Romana si trova così a dover affrontare una minaccia militare esterna determinata a porre fine alla sua breve esistenza.Non è forse una clamorosa lacuna del capitolo non spiegare perché una Repubblica (quella Francese) attaccò un’altra Repubblica (quella Romana) per restaurare il potere temporale del Papa?
Il capitolo descrive con efficacia lo scontro militare e l’eroismo dei difensori, ma la motivazione profonda dell’intervento francese, apparentemente contraddittoria per una repubblica, rimane poco esplorata. Comprendere il contesto politico francese e le dinamiche internazionali del 1849 è fondamentale per cogliere appieno la complessità della situazione. Per approfondire, è utile studiare la storia della Seconda Repubblica Francese e le relazioni internazionali dell’epoca, magari leggendo autori come Mack Smith o Woolf, che offrono una prospettiva più ampia sul Risorgimento nel contesto europeo.6. La Costituzione e la Caduta della Repubblica Romana
La Costituzione della Repubblica Romana fu votata il 1° luglio 1849, in un momento cruciale per la storia d’Italia. Sebbene fosse considerata tra le più avanzate e democratiche del suo tempo, non ebbe mai l’opportunità di entrare pienamente in vigore a causa degli eventi militari. Il suo spirito e i suoi principi affondavano le radici nel decreto fondamentale del 9 febbraio, che aveva già segnato un punto di svolta. Quel decreto aveva infatti dichiarato la fine del potere temporale del Papa e proclamato la nascita di una repubblica basata sulla sovranità popolare. Questo atto audace diede il via al processo di stesura della Costituzione che avrebbe dovuto guidare il nuovo Stato.
La Stesura del Testo
La stesura del testo costituzionale si sviluppò in diverse tappe. Inizialmente, Cesare Agostini preparò una bozza che richiamava elementi della storia romana e prevedeva principi come la dittatura in casi eccezionali e il cattolicesimo come religione ufficiale dello Stato. Una commissione successiva, guidata da Aurelio Saliceti, revisionò questo progetto in modo significativo. Furono eliminate le idee di dittatura e di un Tribunato, mentre si decise di mantenere un governo formato da un gruppo di persone. Queste modifiche prepararono il terreno per la discussione finale in Assemblea.
I Principi Fondamentali Discussi
Durante le discussioni in Assemblea, l’attenzione si focalizzò sui principi essenziali della nuova repubblica. Fu stabilito chiaramente che il potere appartiene al popolo e vennero accolti i valori universali di libertà, uguaglianza e fraternità. Un punto di forte confronto riguardò la questione religiosa: venne rifiutata l’idea di fare del cattolicesimo la religione ufficiale dello Stato. Fu affermato invece che i diritti di ogni cittadino, sia civili che politici, non dovevano dipendere dalla sua fede religiosa. Si affrontò anche il tema dell’indipendenza dei singoli comuni, trovando un equilibrio tra la loro autonomia e le necessità generali dello Stato.
L’Approvazione del Testo Costituzionale
Il testo definitivo della Costituzione, composto da 69 articoli, fu approvato all’unanimità il 1° luglio. La sua proclamazione ufficiale si tenne il 3 luglio sul Campidoglio, proprio mentre le truppe francesi facevano il loro ingresso in città. Poco dopo, l’Assemblea Costituente che aveva redatto il documento venne sciolta con la forza. Questo voto e questa proclamazione avvennero nel tragico contesto della caduta della Repubblica Romana. Nonostante la sua approvazione formale, la Costituzione non ebbe mai l’opportunità di diventare pienamente operativa.
Le Conseguenze della Sconfitta
Dopo la sconfitta e la fine della Repubblica, molti volontari che avevano combattuto per essa decisero di non arrendersi. Guidati da figure come Garibaldi, lasciarono Roma con l’intento di proseguire la lotta per l’unità e la libertà d’Italia. Anche Giuseppe Mazzini, uno dei leader della Repubblica, partì per l’esilio pochi giorni dopo la caduta. La gestione del ripristino del potere del Papa fu affidata a un gruppo di cardinali. Questa commissione annullò rapidamente tutte le leggi e le riforme introdotte dalla Repubblica, riportando uno Stato in cui il potere era concentrato nelle mani del pontefice, protetto dalla presenza militare francese. Papa Pio IX fece ritorno a Roma nell’aprile del 1850.
L’Eredità della Repubblica
Nonostante la sconfitta militare e il ripristino di un governo autoritario, l’esperienza della Repubblica Romana lasciò un segno profondo. La sua Costituzione, in particolare, divenne un simbolo importante. Questa visione di Roma come capitale morale e politica divenne un punto di riferimento fondamentale per il movimento risorgimentale. I principi democratici sanciti nella Costituzione rimasero un faro per coloro che sognavano un’Italia unita e libera. Così, anche nella sconfitta, l’eredità della Repubblica continuò a vivere.
L’approvazione ‘unanime’ della Costituzione avvenne mentre le truppe straniere entravano in città: fu un atto di fede democratica o l’ultimo sussulto di un’utopia morente?
Il capitolo descrive l’approvazione e la proclamazione della Costituzione in un contesto di caduta militare. Questa giustapposizione solleva interrogativi sulla natura di quel voto e sulla sua effettiva rilevanza pratica nel momento in cui veniva sancito. Per comprendere meglio questo aspetto cruciale, sarebbe utile approfondire la storia politica e militare della Repubblica Romana negli ultimi giorni, studiando le dinamiche interne dell’Assemblea Costituente sotto assedio. Approfondire autori che hanno analizzato il Risorgimento e la storia costituzionale italiana può fornire il contesto necessario.Abbiamo riassunto il possibile
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