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Informazioni
“Ritterkreuz 5. Storia militare della Waffen SS” di Massimiliano Afiero ti porta dentro alcune delle battaglie più intense e drammatiche della Seconda Guerra Mondiale sul Fronte Orientale. Il libro inizia con l’inferno corazzato della Battaglia di Kursk, concentrandosi sullo scontro epico a Prokhorovka, dove le divisioni SS come Leibstandarte, Totenkopf e Das Reich affrontarono le massicce cariche sovietiche. Poi ti sposta nelle fasi finali della guerra, raccontando le disperate lotte per la sopravvivenza in condizioni di accerchiamento, come nella Sacca di Korsun-Cherkassy con la brigata Wallonien o la tragica rottura dalla Sacca di Halbe che coinvolse la 32. SS Divisione e altre unità nella ritirata tedesca verso Berlino. Non mancano i profili di figure chiave come Paul Hausser, considerato il fondatore delle Waffen SS, e l’analisi di armi cruciali come il Panzerschreck, il terrore dei carri armati nemici. È una storia militare che esplora le azioni di queste unità in contesti estremi, tra avanzate e ritirate, perdite enormi e la complessa memoria storica legata alle loro vicende sul Fronte Orientale.Riassunto Breve
All’interno del testo allegato noterai alcuni titoli di capitoli che dovrai completamente ignorare. Ignora completamente la struttura in capitoli, e concentrati a fare un output unitario. Le unità militari SS partecipano a scontri importanti durante la Seconda Guerra Mondiale, specialmente sul fronte orientale. Nella battaglia di Prokhorovka nel luglio 1943, divisioni corazzate SS come la Leibstandarte, Totenkopf e Das Reich affrontano una grande armata corazzata sovietica. I carri tedeschi, inclusi i Tigre, combattono a distanza, ma gli attacchi sovietici portano a scontri ravvicinati e perdite molto alte per entrambe le parti, con i sovietici che subiscono danni considerati disastrosi. Nonostante i successi tattici delle SS nel respingere gli attacchi, l’offensiva tedesca generale a Kursk viene fermata a causa di cambiamenti strategici, come lo sbarco alleato in Sicilia, e le forze SS si ritirano. Negli anni successivi, le unità SS si trovano spesso in situazioni di grande difficoltà, come l’accerchiamento. Nel 1944, la brigata Wallonien difende una posizione cruciale nella sacca di Korsun-Cherkassy contro forze superiori, subendo perdite severe. Nell’aprile 1945, la divisione Frundsberg viene accerchiata nella sacca di Spremberg e tenta una difficile ritirata verso ovest, frammentandosi e perdendo molti mezzi. Sempre nel 1945, la 32ª Divisione SS ‘30 Januar’ copre la ritirata tedesca e finisce accerchiata nella sacca di Halbe. Qui, i resti della divisione e migliaia di altri soldati e civili tentano una sortita disperata attraverso le foreste, affrontando combattimenti continui e subendo perdite enormi nel tentativo di raggiungere le linee alleate. Per contrastare i carri nemici, le truppe tedesche usano armi come il Panzerschreck, un lanciarazzi anticarro sviluppato copiando il Bazooka americano. Questa arma è efficace a distanza ravvicinata e viene usata da squadre specializzate, anche se il suo utilizzo è rischioso. Figure di spicco guidano queste formazioni, come Paul Hausser, considerato il fondatore delle Waffen-SS, che comanda importanti unità e viene ferito gravemente, o Hermann Fegelein, legato alla cavalleria SS e ufficiale di collegamento di Himmler. Riguardo alla memoria storica, le azioni delle SS sono spesso viste negativamente. Alcuni episodi, anche quelli che potrebbero mostrare aspetti diversi, vengono interpretati in modo critico, a volte in contrasto con le testimonianze dirette dei partecipanti.Riassunto Lungo
1. L’Inferno Corazzato di Prokhorovka
Il 12 luglio 1943, con le prime luci dell’alba, il corpo corazzato delle SS lancia il suo attacco in direzione di Prokhorovka. Le divisioni coinvolte sono la Leibstandarte, la Totenkopf e la Das Reich. I gruppi di carri armati tedeschi avanzano, guidati dai potenti carri Tigre, con il supporto degli aerei della Luftwaffe. Nello stesso momento, la 5ª armata corazzata sovietica, forte di oltre 700 mezzi, inizia un contrattacco nella stessa area.Lo scontro tra i carri armati
I carri armati delle SS iniziano a sparare contro il nemico da grande distanza, sfruttando la portata superiore dei loro cannoni, specialmente quelli dei carri Tigre. Nonostante l’ordine sovietico di attaccare a tutta velocità, le formazioni corazzate subiscono perdite enormi fin da subito. La divisione Leibstandarte riesce ad annientare un’intera brigata nemica. Anche le divisioni Das Reich e Totenkopf respingono attacchi massicci, distruggendo decine di carri sovietici. I combattimenti sono estremamente violenti e spesso avvengono a distanza ravvicinata. La fanteria e l’artiglieria partecipano intensamente agli scontri. Ufficiali e soldati delle SS si distinguono per la loro efficacia nel distruggere i carri nemici.Il culmine della battaglia e i giorni successivi
Nel pomeriggio del 12 luglio, la battaglia raggiunge il suo momento più intenso. Ulteriori cariche sovietiche vengono respinte dai panzer delle SS, che continuano a infliggere perdite pesantissime. Sul fronte della divisione Das Reich, attacchi di fanteria e carri armati vengono fermati e poi contrattaccati. La divisione Totenkopf combatte duramente per allargare una posizione conquistata oltre il fiume Psel e si trova sotto forte pressione. Le perdite di carri armati sono elevate per entrambe le parti, ma quelle subite dai sovietici sono considerate disastrose. Il 13 luglio, la battaglia continua con scontri che vedono prevalere l’uso della fanteria e dell’artiglieria. I sovietici, avendo pochi carri armati rimasti, concentrano i loro sforzi sulla fanteria. La divisione Totenkopf è sotto attacco continuo e utilizza i suoi cannoni d’assalto per respingere le formazioni corazzate nemiche ancora presenti.Il cambio di strategia
Nel frattempo, la situazione generale della guerra cambia. Lo sbarco delle forze alleate in Sicilia e il fallimento dell’offensiva tedesca nella parte nord del fronte di Kursk spingono Hitler a prendere una decisione importante il 13 luglio: fermare l’operazione Zitadelle. Anche se alcuni comandanti tedeschi vorrebbero continuare a combattere, Hitler ordina il ritiro del corpo corazzato delle SS, che avviene il 17 luglio. La battaglia di Prokhorovka si conclude così senza che le forze tedesche riescano a eliminare la sporgenza del fronte tenuta dai sovietici a Kursk. Entrambe le parti hanno subito perdite molto alte. Dal punto di vista strategico, l’operazione Zitadelle rappresenta l’ultima grande offensiva lanciata dalla Germania sul fronte orientale. Dopo questo scontro, l’iniziativa militare passa definitivamente nelle mani dei sovietici.Il capitolo descrive la battaglia di Prokhorovka in termini di perdite disastrose per i sovietici e ritirata tedesca per ordini superiori. Ma questa è l’unica interpretazione possibile?
La battaglia di Prokhorovka è uno degli scontri più controversi e dibattuti della Seconda Guerra Mondiale, con stime delle perdite e valutazioni sull’esito che variano enormemente a seconda delle fonti e delle prospettive storiografiche. Il capitolo sembra aderire a una specifica narrazione, ma per comprendere appieno la complessità di questo scontro è fondamentale confrontare diverse analisi. Per approfondire, è consigliabile studiare la storia militare del Fronte Orientale e leggere autori che hanno analizzato criticamente le fonti primarie e secondarie, come David Glantz o Roman Töppel, che offrono visioni basate su ricerche approfondite e spesso in contrasto con le narrazioni tradizionali.2. Accerchiati sul Fronte Orientale
La sacca di Spremberg nell’aprile 1945
Nell’aprile del 1945, la divisione SS “Frundsberg” si trovava nell’est della Germania, schierata sulla linea Cottbus-Spremberg mentre l’Armata Rossa avanzava rapidamente. Presto, la divisione e altre unità tedesche furono circondate nella sacca di Spremberg, affrontando una grave carenza di munizioni e carburante. Nonostante l’ordine fosse di attaccare verso est, il comandante Harmel decise di tentare una ritirata verso ovest, un’operazione chiamata “Lindwurm”, per uscire dalla sacca. La fuga si rivelò estremamente difficile, segnata da combattimenti intensi contro forze sovietiche superiori, in particolare a Kausche e attraverso una valle paludosa. Le perdite furono altissime, e molti mezzi corazzati vennero persi o abbandonati per la mancanza di carburante, causando la frammentazione della divisione in piccoli gruppi che cercavano disperatamente di raggiungere le linee tedesche. Harmel stesso, una volta fuori dalla sacca, fu rimosso dal comando per aver disubbidito agli ordini ricevuti.La sacca di Korsun-Cherkassy nel 1944
In un periodo precedente, tra gennaio e febbraio 1944, la brigata SS “Wallonien” si trovò coinvolta nella sacca di Korsun-Cherkassy. Qui, numerose divisioni tedesche erano intrappolate e si trovavano in netta inferiorità numerica rispetto alle forze nemiche. Alla brigata vallona fu assegnato l’ordine cruciale di difendere il fianco orientale della sacca lungo il fiume Olchanka, una posizione vitale che avrebbe subito il peso maggiore degli attacchi sovietici per proteggere la preparazione di un tentativo di sfondamento verso ovest. La difesa fu incredibilmente difficile, caratterizzata da combattimenti continui, perdite elevate e condizioni climatiche avverse che rendevano ogni movimento estremamente arduo. Nonostante la pressione costante e persino un tentativo sovietico di guerra psicologica, la brigata riuscì a mantenere la posizione, pur pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane.Le unità militari intrappolate sul fronte orientale si trovavano spesso di fronte a forze sovietiche numericamente superiori. Queste situazioni di accerchiamento comportavano quasi sempre gravi carenze logistiche, con mancanza critica di munizioni, carburante e rifornimenti essenziali. Il combattimento era incessante e brutale, portando a perdite devastanti tra le truppe. Nonostante le condizioni disperate, venivano compiuti tentativi di resistere o di rompere l’accerchiamento, spesso con esiti sanguinosi. Queste esperienze rappresentano la dura realtà vissuta dalle formazioni bloccate e isolate durante la guerra, caratterizzate da lotta per la sopravvivenza in circostanze estreme.
Il capitolo descrive le difficoltà delle unità tedesche accerchiate, ma non offre il contesto completo. Qual era il ruolo di queste specifiche unità (SS) nel conflitto e quali le conseguenze delle loro azioni, al di là della mera sopravvivenza?
Il capitolo si concentra sulla “dura realtà” delle unità tedesche accerchiate, ma omette elementi fondamentali per comprendere il quadro completo. Ignora il contesto strategico più ampio che portò a questi accerchiamenti e, soprattutto, non affronta la natura specifica delle unità SS menzionate. Per avere una visione equilibrata, è necessario considerare il ruolo ideologico e operativo di queste formazioni all’interno del regime nazista e le implicazioni delle loro azioni nel contesto della guerra di annientamento sul Fronte Orientale. Approfondire la storia militare del Fronte Orientale da diverse prospettive e studiare autori che analizzano criticamente la storia delle SS e i crimini di guerra può fornire il contesto mancante.3. La Ritirata Finale e la Memoria Contesa
A metà aprile 1945, la 32ª Divisione SS ‘30 Januar’ riceve l’ordine di coprire il ripiegamento tedesco sul fronte dell’Oder. Per questo compito, vengono formati due gruppi di combattimento, il Kampfgruppe Krauss e il Kampfgruppe Schöttle. La loro missione è proteggere le vie di fuga verso Fürstenwalde e Beeskow e mantenere il controllo sull’autostrada per Berlino, punti cruciali per la mobilità delle truppe in ritirata. Questo sforzo organizzativo cerca di dare una parvenza di ordine al caos crescente del fronte.
L’Offensiva Sovietica e l’Accerchiamento
Il 16 aprile, l’offensiva finale sovietica verso Berlino prende il via con una violenza inaudita. Pesanti bombardamenti preparano il terreno per un massiccio attacco di fanteria e carri armati che mette immediatamente sotto forte pressione le posizioni tedesche. Reparti della divisione, rinforzati da elementi anziani e inesperti della Volksturm, si battono strenuamente per mantenere la linea. Nonostante la resistenza, sono costretti a cedere terreno e a ripiegare sotto la spinta implacabile del nemico. L’ordine del Führer di combattere fino alla morte pesa sui soldati, e il comandante divisionale ribadisce la necessità di una resistenza ad oltranza, in un contesto militare ormai disperato.
Nei giorni successivi, il ripiegamento prosegue in modo caotico. La divisione viene richiesta come riserva e deve formare continuamente nuovi Kampfgruppen per difendere settori critici. Spesso, queste nuove formazioni dispongono di forze insufficienti e di equipaggiamento scarso. Le truppe sovietiche avanzano rapidamente, attraversando fiumi e canali con determinazione. L’avanzata nemica culmina il 22 aprile, quando la 9ª Armata tedesca, che include i resti della 32ª SS Divisione, viene completamente accerchiata nella zona di Halbe, intrappolata in una sacca destinata a diventare un inferno.
Il Tentativo di Sortita dalla Sacca di Halbe
Intrappolati nella sacca di Halbe, i soldati e migliaia di civili ricevono l’autorizzazione a tentare una sortita disperata verso ovest. L’obiettivo è connettersi con altre forze tedesche ancora operative o, come ultima speranza, raggiungere le linee alleate occidentali per arrendersi a loro invece che ai sovietici. Il tentativo di rottura dalla sacca viene lanciato il 28 aprile. Prima dell’attacco, le armi pesanti che non possono essere trasportate vengono distrutte, un segno della disperazione della situazione. Le avanguardie riescono inizialmente a penetrare ad Halbe, ma vengono rapidamente bloccate e colpite duramente dalla reazione sovietica. I resti della divisione combattono in retroguardia, cercando di proteggere il flusso di fuggitivi. La fuga prosegue nei giorni seguenti attraverso le foreste, segnata da combattimenti disperati, imboscate e perdite enormi. Solo pochi riescono a raggiungere l’Elba e ad arrendersi agli americani. Molti altri, esausti e senza più vie di fuga, cadono prigionieri dei sovietici, affrontando un destino incerto.
La Rappresentazione delle Azioni SS e la Memoria Contesa
Parallelamente agli eventi sul fronte, emerge il tema di come le azioni delle SS vengano rappresentate in altri contesti e nel tempo. Un episodio avvenuto sul fronte italiano nel gennaio 1945, che coinvolge la 16ª SS Panzergrenadier Division, illustra questa complessità. Un giornalista riporta l’incidente come un caso di uso di civili come scudi umani in un ospedale, dipingendo un quadro negativo dell’operato delle SS. Tuttavia, testimonianze di veterani SS offrono una versione differente degli eventi. Descrivono uno scambio con i soldati canadesi, durante il quale ufficiali canadesi ispezionano l’ospedale e confermano che al suo interno si trovano solo civili. Questa verifica porta alla decisione da parte canadese di non bombardare la struttura, suggerendo un esito diverso da quello riportato inizialmente.
Un altro racconto personale evidenzia ulteriormente la difficoltà nella percezione delle azioni individuali. Un soldato SS soccorre un civile ferito da fuoco nemico, compiendo un gesto di aiuto in un momento di pericolo. Tuttavia, una volta che la famiglia del civile scopre l’identità SS del soccorritore, l’atto di soccorso viene ignorato o dimenticato, prevale lo stigma legato all’appartenenza all’organizzazione. Questi esempi indicano che le azioni delle SS, anche quelle che potrebbero essere interpretate positivamente, sono spesso viste attraverso una lente prevalentemente negativa. Questa prospettiva può a volte portare a una distorsione dei fatti o a una rappresentazione parziale degli eventi, influenzando la memoria storica.
Come si possono valutare le “capacità tattiche” o i “meriti militari” di figure che operavano all’interno di un’organizzazione criminale come le SS, senza considerare il contesto ideologico e i crimini commessi?
Il capitolo descrive le carriere militari di Hausser e Fegelein, evidenziando comandi, decorazioni e abilità sul campo. Tuttavia, omette di affrontare la natura intrinsecamente criminale delle SS e il ruolo delle unità sotto il loro comando in operazioni che includevano repressione brutale, rappresaglie e crimini di guerra, in particolare sul fronte orientale e nelle azioni antipartigiane. Per comprendere appieno queste figure, è essenziale studiare la storia delle SS non solo come forza militare, ma come strumento ideologico e repressivo del regime nazista, approfondendo la storia della guerra sul fronte orientale e le politiche di occupazione e repressione. È utile consultare opere di storici che hanno analizzato criticamente l’organizzazione delle SS e i crimini di guerra.5. Il Terrore dei Carri
Il Panzerschreck rappresenta un’evoluzione nel campo delle armi anticarro, pensato per essere distribuito su larga scala tra le truppe al fronte. Tra l’agosto del 1943 e il luglio del 1944 ne furono prodotti oltre 260.000 esemplari. Quest’arma si distingueva per la sua semplicità d’uso e di produzione, unita a un elevato potenziale distruttivo contro i mezzi corazzati nemici. L’ispirazione per il Panzerschreck arrivò direttamente dal Bazooka americano, che i soldati tedeschi incontrarono per la prima volta in Nord Africa. Dopo aver analizzato attentamente gli esemplari catturati in Tunisia nel febbraio 1943, i tecnici tedeschi ne riconobbero il valore dell’idea di base. Tuttavia, notarono anche i limiti di penetrazione del Bazooka, che non superava gli 80mm. Decisero quindi di sviluppare prototipi propri, inizialmente chiamati Ofenrohr. Questi nuovi modelli aumentarono notevolmente la capacità di penetrazione, raggiungendo i 95mm con un angolo di impatto di 30° e ben 160mm a 60°. Per ottenere questo risultato, utilizzavano un proiettile a carica cava specifico, l’RPzB Gr 4322. La gittata efficace iniziale si attestava sui 100-150 metri.Struttura e Modelli
Strutturalmente, l’arma era composta da un tubo di lancio e dal proiettile. Un elemento distintivo rispetto al Bazooka era l’uso di uno Stossgenerator per l’innesco elettrico del propellente, al posto di una batteria. L’arma era dotata di una normale impugnatura e un grilletto ed era progettata per essere ricaricata rapidamente sul campo di battaglia. I primi modelli prodotti, denominati Raketen-Panzerbüchse 43, non includevano alcuna protezione frontale per l’operatore. Questa importante caratteristica fu introdotta nel modello successivo, il Raketen-Panzerbüchse 54, che aggiunse uno scudo protettivo. Questo scudo serviva a salvaguardare il soldato dal potente e pericoloso getto posteriore generato dallo sparo. Con il modello 54 furono aggiunti anche un sistema di mira migliorato e un supporto a forma di “U” per stabilizzare l’arma.Impiego e Impatto sul Campo
L’uso efficace del Panzerschreck richiedeva solitamente l’impegno coordinato di due soldati. Le squadre specializzate nell’uso di quest’arma erano chiamate Panzerzerstörergruppen, letteralmente “gruppi distruttori di carri”. Un ulteriore miglioramento portò alla versione Raketen-Panzerbüchse 54/1, che presentava un tubo di lancio di lunghezza e peso ridotti. Questo modello successivo utilizzava un nuovo tipo di proiettile, l’RPbZ Gr 4492, che permetteva di aumentare la gittata efficace ad almeno 200 metri. Sul campo, il Panzerschreck si dimostrò un’arma estremamente efficace, in particolare quando impiegata a distanza ravvicinata, idealmente tra i 30 e i 40 metri. Divenne uno strumento fondamentale per contrastare l’avanzata dei carri armati nemici durante gli ultimi mesi del conflitto. L’operazione di sparo era rischiosa per l’operatore e richiedeva sia notevole coraggio che un addestramento specifico e approfondito. Per garantire una preparazione adeguata e replicare le condizioni reali di utilizzo, inclusi gli effetti del getto posteriore, furono sviluppati appositi dispositivi di addestramento che simulavano l’uso dell’arma.Ma quanto fu realmente “fondamentale” quest’arma di fronte alla marea di carri armati alleati?
Il capitolo descrive in dettaglio l’evoluzione tecnica e la produzione del Panzerschreck, evidenziandone l’efficacia potenziale. Tuttavia, l’affermazione che sia diventato uno strumento “fondamentale” negli ultimi mesi del conflitto meriterebbe un’analisi più critica. Di fronte alla schiacciante superiorità numerica e alla costante evoluzione dei mezzi corazzati alleati, è lecito chiedersi quale impatto strategico reale possa aver avuto un’arma, per quanto efficace a corto raggio e rischiosa da usare, sul corso generale della guerra. Per approfondire questo aspetto e contestualizzare meglio il ruolo di quest’arma, sarebbe utile esplorare la storia militare della Seconda Guerra Mondiale, concentrandosi sulla logistica e sulle dinamiche della guerra corazzata sui vari fronti, magari consultando le opere di storici come B. Liddell Hart o S. Bidwell.Abbiamo riassunto il possibile
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