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Informazioni
“Restare di ceto medio. Il passaggio alla vita adulta nella società che cambia” di Negri M. è un libro che ti fa riflettere su quanto sia complicato oggi, specialmente in paesi come l’Italia, riuscire a costruirsi una vita stabile e sentirsi parte del ceto medio. Non è più scontato seguire il percorso “studio-lavoro-casa-famiglia”; anzi, è diventato più lento e pieno di ostacoli per le nuove generazioni. Il libro esplora come le disuguaglianze economiche, la ricchezza familiare e la capacità di risparmio non siano solo numeri, ma determinino l’inclusione sociale e la possibilità di mantenere un certo stile di vita. Vediamo come classi sociali diverse (dagli operai agli impiegati, agli autonomi) e diversi tipi di famiglie affrontino in modo diverso la precarietà lavorativa e la transizione alla vita adulta. L’autore mostra quanto sia cruciale il sostegno della famiglia di origine e come le origini sociali influenzino profondamente i percorsi di vita, dalla scelta degli studi alla formazione di una famiglia bireddito, in questa Italia postfordista dove “restare di ceto medio” è una sfida sempre più grande.Riassunto Breve
Raggiungere una piena cittadinanza sociale legata a una condizione di ceto medio presenta difficoltà nei paesi occidentali, inclusa l’Italia, dove il percorso tradizionale verso la vita adulta che include studio, lavoro, casa e famiglia è diventato meno praticabile e richiede più tempo, anche perché il sistema di welfare tende a favorire le generazioni più anziane, rendendo spesso indispensabile il sostegno economico della famiglia di origine. Il consumo non si limita a soddisfare bisogni ma definisce l’appartenenza a un gruppo sociale; la possibilità di mantenere certi livelli di consumo, che dipende da reddito, risparmio e ricchezza, permette l’inclusione sociale. Tra il 1989 e il 2006, i consumi delle famiglie italiane sono generalmente cresciuti, ma meno per la classe operaia e sono diminuiti per le famiglie giovani delle classi superiore e media autonoma, forse a causa di lavori precari. La capacità di risparmio varia tra le classi sociali, diminuendo per gli operai, rimanendo stabile per gli impiegati e aumentando per le classi superiore e media autonoma, con una crescente disuguaglianza tra operai e altre classi e una spaccatura tra autonomi e impiegati. La ricchezza familiare è un indicatore di benessere e una protezione contro l’incertezza economica; la ricchezza netta mediana delle famiglie italiane è aumentata tra il 1989 e il 2004, ma dopo il 1998, la ricchezza delle famiglie giovani è scesa al di sotto di quella delle famiglie mature, segnalando un peggioramento delle condizioni di ingresso nel mercato del lavoro per i giovani rispetto alla stabilità pensionistica. La ricchezza varia anche in base al tipo di famiglia: i nuclei con più redditi mostrano livelli superiori di ricchezza e risparmio rispetto ai monoreddito; la ricchezza negativa è bassa ma aumenta per le famiglie giovani e adulte, e la concentrazione della ricchezza rimane elevata, composta in gran parte da immobili. La capacità di risparmio e l’accumulazione di ricchezza dipendono dalle strategie familiari, come avere più membri che lavorano; per i giovani, la possibilità di formare famiglie economicamente solide e affrontare la transizione adulta è sempre più legata al sostegno economico delle famiglie di origine. I dati indicano che, prima della crisi del 2008, era già in atto un’erosione dei meccanismi che riproducono lo stile di vita di ceto medio, visibile nella vulnerabilità dei giovani e di alcune classi lavoratrici. Un’analisi più dettagliata della ricchezza tra il 1989 e il 2004 mostra un aumento generale e una stabilità nella disuguaglianza complessiva, con un aumento dell’indebitamento, soprattutto per l’acquisto di immobili; tuttavia, le famiglie giovani presentano un calo delle attività finanziarie e un aumento dell’indebitamento non immobiliare, con maggiore incidenza di ricchezza netta negativa rispetto alle famiglie anziane. La classe operaia mostra un profilo svantaggiato, con ricchezza mediana stabile, minore diffusione della proprietà della casa e aumento dell’indebitamento per credito al consumo, oltre a un aumento dei casi di ricchezza negativa e della disuguaglianza interna. Le classi superiori e medie vedono crescere la ricchezza. La struttura familiare influenza la ricchezza: le famiglie monoreddito con persone a carico mostrano difficoltà, mentre le famiglie bireddito con persone a carico dimostrano maggiore solidità economica, con la capacità di “lavorare in due” che si configura come una strategia efficace per accumulare ricchezza, sebbene la sua realizzazione dipenda da fattori esterni e risorse familiari di origine. Il passaggio all’età adulta, segnato da eventi come fine studi, primo lavoro, uscita di casa, coppia e figli, è influenzato dalla classe sociale di provenienza. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, le transizioni erano più uniformi e veloci, legate a un’economia stabile e a un ideale di ceto medio; dalla fine degli anni Settanta, sono diventate meno prevedibili e più ritardate a causa di cambiamenti economici e culturali. In Italia, il processo è più lento, specialmente per l’uscita di casa e la nascita dei figli, con l’uscita spesso legata alla formazione di una coppia. La classe sociale di origine incide: chi proviene da classi più alte studia più a lungo, ritardando l’inizio della transizione, ma forma una famiglia più velocemente una volta trovato lavoro, potendo contare su risorse familiari; le classi lavoratrici iniziano prima ma impiegano più tempo per completare le tappe successive, con minore accesso a risorse extrafamiliari. Analizzando diverse generazioni, si osserva che le generazioni fordiste mostrano maggiore completezza e ordine nelle transizioni rispetto ai postfordisti, che sperimentano un calo significativo nella completezza e un aumento del ritardo e del disordine. Esistono differenze di genere, con le donne delle generazioni più anziane che mostrano più spesso sequenze senza l’evento lavoro, riflettendo il modello tradizionale. La classe sociale di origine influenza notevolmente i percorsi: i figli della classe media impiegatizia postfordista mostrano un forte declino nella completezza e nell’ordine delle transizioni, mentre i figli della classe media autonoma postfordista mantengono livelli più alti di completezza e ordine. I giovani provenienti da classi superiori e dalla classe media impiegatizia ritardano l’ingresso nel lavoro per cercare posizioni migliori, potendo contare sulle risorse familiari, mentre i figli di operai affrontano transizioni più lente e meno possibilità di deviare dall’ordine tradizionale. La possibilità di ritardare la transizione e formare famiglie con due redditi per mantenere uno stile di vita di ceto medio dipende in modo cruciale dalle risorse della famiglia di origine.Riassunto Lungo
1. Le Basi Economiche dello Stile di Vita del Ceto Medio
Nei paesi occidentali, sta diventando difficile per tutti raggiungere una piena partecipazione sociale legata allo stile di vita del ceto medio. Il percorso tradizionale per diventare adulti, che prima seguiva tappe chiare come studio, lavoro, casa e famiglia, oggi è meno lineare e richiede più tempo. In Italia, in particolare, il sistema di assistenza sociale tende a favorire le persone anziane. Per questo motivo, la possibilità di mantenere o raggiungere uno status di ceto medio dipende spesso in modo significativo dal sostegno economico della propria famiglia d’origine.Il ruolo del consumo e della ricchezza
Il consumo ha un ruolo che va oltre il semplice soddisfare i bisogni. Permette di definire l’appartenenza a un certo gruppo sociale. Mantenere determinati livelli di consumo è quindi fondamentale per essere riconosciuti e sentirsi inclusi in una cerchia. La possibilità di consumare non dipende solo dal reddito che si ha in un dato momento, ma anche dai soldi messi da parte (risparmio) e dalla ricchezza accumulata. Avere ricchezza e riuscire a risparmiare sono condizioni importanti per l’inclusione nella società.Andamento dei consumi tra il 1989 e il 2006
Tra il 1989 e il 2006, le spese delle famiglie italiane sono generalmente aumentate. Questa crescita, però, è stata diversa a seconda della classe sociale, risultando minore per la classe operaia. C’è stata un’eccezione per le famiglie più giovani (guidate da una persona sotto i 35 anni) nelle classi sociale più alta e media autonoma, dove i consumi sono diminuiti. Questo calo potrebbe essere legato a lavori meno stabili o alla difficoltà di accedere a carriere ben pagate e sicure.Differenze nella capacità di risparmio
La capacità delle famiglie di mettere da parte soldi (risparmio) mostra differenze importanti tra le classi sociali. È diminuita per gli operai, è rimasta stabile per gli impiegati ed è cresciuta per le classi sociale più alta e media autonoma. I lavoratori autonomi, in particolare, hanno iniziato a risparmiare più degli impiegati, forse anche per effetti legati all’introduzione dell’Euro. Nelle famiglie adulte, le differenze nel risparmio sono aumentate, con gli operai sempre più distanti dalle altre classi e una divisione chiara tra autonomi e impiegati. Le famiglie più anziane, invece, hanno visto aumentare il loro risparmio in tutte le classi, inclusa quella operaia. Questo potrebbe riflettere i benefici ricevuti dai sistemi pensionistici del passato.Accumulazione e distribuzione della ricchezza
La ricchezza di una famiglia è un segno di benessere e offre una sicurezza contro le incertezze economiche, che sono aumentate con la diffusione di lavori meno stabili. Tra il 1989 e il 2004, la ricchezza media delle famiglie italiane è aumentata. In generale, la ricchezza cresce con l’età fino a quando le persone vanno in pensione, per poi diminuire. Tuttavia, dopo il 1998, le famiglie giovani hanno iniziato ad avere meno ricchezza rispetto alle famiglie più anziane. Questo fa pensare a un peggioramento delle condizioni per chi entra nel mondo del lavoro oggi rispetto alla maggiore stabilità di chi è in pensione. La ricchezza varia anche a seconda di come è composta la famiglia. Le famiglie in cui lavorano più persone (con due o più redditi) hanno in genere più ricchezza e riescono a risparmiare di più rispetto alle famiglie con un solo reddito. Avere debiti superiori ai beni posseduti (ricchezza negativa) non è comune, ma è aumentato tra le famiglie giovani e adulte tra il 1989 e il 2004. La ricchezza rimane concentrata nelle mani di pochi. La maggior parte della ricchezza delle famiglie è costituita da beni concreti, come le case.Strategie familiari e sostegno economico
La possibilità di risparmiare e di accumulare ricchezza dipende molto dalle scelte e dalle situazioni delle famiglie. Ad esempio, le famiglie in cui lavorano più membri riescono a mettere da parte più denaro. Per i giovani, la possibilità di costruire famiglie economicamente solide e di affrontare il passaggio alla vita adulta dipende sempre più dall’aiuto economico che ricevono dalle loro famiglie d’origine. I dati mostrano che, già prima della crisi economica del 2008, i meccanismi che permettevano di mantenere lo stile di vita del ceto medio si stavano indebolendo. Questo era particolarmente evidente nella maggiore fragilità economica dei giovani e di alcune categorie di lavoratori.Ma la “piena partecipazione sociale” si esaurisce davvero nel consumo e nella ricchezza?
Il capitolo pone una forte enfasi sul ruolo del consumo, del risparmio e della ricchezza come fattori determinanti per l’inclusione e l’appartenenza al ceto medio. Tuttavia, non chiarisce in modo esauriente cosa significhi esattamente “piena partecipazione sociale” o quale sia la natura dello “stile di vita del ceto medio” al di là degli aspetti puramente economici. L’inclusione sociale è solo una questione di poter comprare certi beni o accumulare patrimonio, o include dimensioni culturali, relazionali e politiche che il capitolo non esplora? Per approfondire questa complessa relazione tra economia e posizione sociale, sarebbe utile esplorare le teorie sociologiche sulla stratificazione sociale e sul ruolo del capitale culturale e sociale, come quelle sviluppate da autori come Pierre Bourdieu.2. Ricchezza e Disuguaglianze Nascoste nell’Italia Postfordista
Tra il 1989 e il 2004, le famiglie italiane hanno visto aumentare la loro ricchezza complessiva. In questo periodo, la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza è rimasta sostanzialmente stabile. Le passività finanziarie, pur triplicando, sono rimaste un peso contenuto rispetto alla ricchezza totale posseduta dalle famiglie. L’indebitamento è cresciuto in particolare per l’acquisto di case, considerate un investimento sicuro e favorito dal mercato degli affitti. Questa tendenza ha portato le case ad avere un peso maggiore sulla ricchezza totale e ha fatto sì che più famiglie diventassero proprietarie della loro abitazione. Anche gli investimenti in prodotti finanziari considerati più rischiosi, come le azioni, sono aumentati e si sono diffusi tra le famiglie.Differenze per Età
Guardando più da vicino i dati, emergono situazioni diverse a seconda dell’età delle famiglie. Le famiglie più giovani hanno mostrato una riduzione delle loro attività finanziarie e un aumento dei debiti. Tra i giovani, si è vista una maggiore presenza di casi in cui i debiti superavano le attività (ricchezza netta negativa) rispetto alle famiglie più anziane. Al contrario, le famiglie più anziane hanno visto crescere le loro attività finanziarie e diminuire i casi di ricchezza netta negativa. La disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza è rimasta alta tra i giovani, mentre è diminuita tra le generazioni più anziane.Differenze per Classe Sociale
Anche l’appartenenza a una classe sociale ha influenzato la situazione economica delle famiglie. La classe operaia si è trovata in una posizione più difficile rispetto alle altre. La ricchezza media di queste famiglie è rimasta ferma, a differenza di quanto accaduto per le altre classi che hanno registrato aumenti. Si è osservata una minore diffusione della proprietà della casa tra gli operai e un aumento dei debiti non legati all’acquisto di immobili, come quelli per i consumi. Sono aumentati anche i casi di ricchezza netta negativa e la disuguaglianza all’interno della stessa classe operaia. Le classi sociali più alte e quelle medie (impiegati e lavoratori autonomi) hanno visto crescere la loro ricchezza. In particolare, le classi superiori e autonome hanno registrato un aumento dei debiti legati a investimenti.Differenze per Struttura Familiare
La struttura della famiglia ha avuto un ruolo importante nel determinare la ricchezza. Le famiglie in cui solo una persona lavora e ci sono persone a carico, che rappresentano il modello tradizionale, hanno mostrato maggiori difficoltà economiche. Queste famiglie hanno avuto una maggiore presenza di debiti e un aumento dei casi in cui i debiti superavano le attività. Al contrario, le famiglie in cui lavorano entrambi i partner e ci sono persone a carico hanno mostrato una situazione economica più solida. Hanno registrato una crescita della ricchezza e i loro debiti erano più spesso legati all’acquisto di case per investimento. Hanno anche visto diminuire altri tipi di debiti e i casi di ricchezza netta negativa. La possibilità che entrambi i partner lavorino si è dimostrata una strategia efficace per accumulare ricchezza, specialmente per le classi medie e operaie. Tuttavia, riuscire a realizzare questa strategia dipende da molti fattori esterni e dalle risorse economiche e sociali della famiglia d’origine.Ma il capitolo spiega davvero perché queste dinamiche di ricchezza e disuguaglianza si sono manifestate proprio nell’Italia “postfordista”?
Il capitolo descrive con precisione le trasformazioni nella distribuzione della ricchezza tra il 1989 e il 2004, evidenziando differenze per età, classe sociale e struttura familiare. Tuttavia, il legame causale tra queste tendenze e le specifiche caratteristiche dell’economia “postfordista” (come la precarizzazione del lavoro, la finanziarizzazione, le mutate relazioni industriali) non viene esplicitato a sufficienza. Per comprendere appieno il contesto, sarebbe necessario approfondire la letteratura sulla transizione dal Fordismo al Postfordismo in Italia, la sociologia del lavoro e l’economia politica, studiando autori che hanno analizzato la disuguaglianza nella ricchezza da una prospettiva di lungo periodo, come Thomas Piketty.3. Percorsi di vita e origini sociali
Diventare adulti significa passare attraverso tappe importanti come finire gli studi, trovare il primo lavoro, lasciare la casa dei genitori, formare una coppia e avere il primo figlio. L’ordine e i tempi di questi passaggi sono influenzati dalla famiglia in cui si cresce.Come cambia il percorso nel tempo
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, questi passaggi avvenivano in modo più simile per tutti e in tempi più rapidi. Si seguiva un percorso abbastanza fisso: scuola, lavoro, casa propria, matrimonio, figli. Questo era possibile grazie a un’economia stabile e a un’idea di vita legata al ceto medio, spesso basata sul padre che lavorava e sulla famiglia che possedeva una casa.Dalla fine degli anni Settanta, il cammino verso l’età adulta è diventato meno prevedibile e più lento. Cambiamenti nell’economia, come lavori meno sicuri, e nella società, come il desiderio di maggiore autonomia, hanno reso i percorsi più diversi e incerti per molte persone.L’influenza della famiglia d’origine
La famiglia da cui si proviene ha un peso notevole su come si affrontano queste tappe. Chi viene da famiglie con più risorse tende a studiare più a lungo, iniziando quindi più tardi la transizione. Tuttavia, una volta trovato un lavoro stabile, queste persone formano una famiglia più velocemente, forse per consolidare la propria posizione sociale e lavorativa. Al contrario, chi proviene da famiglie lavoratrici inizia prima il percorso, magari con un lavoro, ma impiega più tempo per completare i passaggi successivi, come uscire di casa o avere figli.In Italia, in particolare, il processo per diventare adulti è più lento rispetto a molti altri paesi europei, soprattutto per quanto riguarda il momento in cui si lascia la casa dei genitori e si hanno figli. Spesso, uscire dalla famiglia d’origine è strettamente legato alla decisione di andare a vivere con un partner. L’origine sociale influenza anche in che modo si lascia la casa, per esempio se si sceglie di affittare o comprare, mostrando quanto le risorse familiari e le strategie per mantenere o migliorare la propria posizione sociale siano importanti.[/membership]Ma siamo davvero sicuri che le famiglie ‘agiate’ si affrettino a ‘mettere su famiglia’ solo per ‘consolidare la posizione’, e che i ritardi per gli altri dipendano solo dalle minori risorse iniziali?
Il capitolo, pur evidenziando l’influenza dell’origine sociale, sembra semplificare eccessivamente le motivazioni e i meccanismi alla base dei diversi percorsi. La velocità con cui le persone provenienti da contesti più agiati formano una famiglia, una volta raggiunta una certa stabilità lavorativa, potrebbe non dipendere solo dalla volontà di ‘consolidare la posizione’, ma anche da fattori come un diverso capitale culturale, una minore avversione al rischio o forme di supporto intergenerazionale (anche economico) che facilitano questo passo. Allo stesso modo, il rallentamento delle tappe successive per chi proviene da famiglie lavoratrici potrebbe essere influenzato non solo dalla mancanza di risorse iniziali, ma anche dalle specifiche difficoltà strutturali (mercato del lavoro, costo degli alloggi) che incontrano, e da aspettative culturali diverse. Per comprendere meglio queste dinamiche complesse, sarebbe utile approfondire gli studi sulla stratificazione sociale e sul capitale culturale, ad esempio leggendo autori come Bourdieu, e analizzare le politiche abitative e di sostegno alla famiglia, confrontando la situazione italiana con quella di altri paesi europei.4. Percorsi di vita e il peso delle origini sociali
Si osservano i percorsi che portano alla vita adulta, guardando a come cambiano attraverso diverse generazioni. Queste generazioni sono state divise in cinque gruppi: quelle nate tra il 1900 e il 1929 (prefordisti), tra il 1930 e il 1942 (primofordisti), tra il 1943 e il 1951 (mediofordisti), tra il 1952 e il 1964 (tardofordisti) e tra il 1965 e il 1970/75 (postfordisti). Per capire come avviene questa transizione, si analizza a 30 e 35 anni se le persone hanno completato certi passaggi fondamentali e in che ordine li hanno fatti. Questi passaggi sono: finire gli studi, trovare un lavoro, andare a vivere da soli, sposarsi e avere il primo figlio.Come cambiano i percorsi tra le generazioni
Le generazioni chiamate “fordiste” (primofordisti, mediofordisti, tardofordisti) tendono a completare questi passaggi della vita adulta in modo più completo e ordinato rispetto alle generazioni precedenti (prefordisti) e successive (postfordisti). In particolare, la generazione dei mediofordisti è quella che mostra più spesso la sequenza “standard” dei passaggi. La generazione dei postfordisti, invece, mostra un calo significativo nel completamento di questi passaggi e un aumento dei ritardi e di un ordine meno definito nel modo in cui le persone li affrontano. Questo indica che il percorso verso l’età adulta è diventato meno prevedibile e più frammentato per i nati dopo la metà degli anni ’60.Le differenze tra uomini e donne
Ci sono anche differenze importanti tra uomini e donne nel modo in cui vivono queste transizioni. Le donne, specialmente nelle generazioni più anziane, mostrano più spesso una sequenza che include studio, casa, matrimonio e figli, ma non necessariamente il lavoro. Questo riflette il modello tradizionale di famiglia in cui il ruolo della donna era principalmente legato alla sfera domestica. Gli uomini, d’altra parte, tendono a completare i passaggi legati alla famiglia (andare a vivere da soli, sposarsi, avere figli) più tardi rispetto alle donne.L’influenza della famiglia di origine
La posizione sociale della famiglia in cui si nasce ha un impatto notevole su questi percorsi. I figli delle famiglie della classe media con lavori da impiegato, nati nella generazione postfordista, mostrano un forte peggioramento sia nel completamento che nell’ordine dei passaggi verso l’età adulta. Si osserva un aumento del disordine anche quando i passaggi vengono completati, e crescono le situazioni in cui solo alcuni passaggi vengono fatti (ad esempio, solo studio o studio seguito da lavoro). Al contrario, i figli delle famiglie della classe media con attività autonome, sempre nella generazione postfordista, riescono a mantenere livelli più alti di completamento e un maggiore ordine generale rispetto ai figli di impiegati. Tra loro, aumentano le sequenze di passaggi lunghe e ordinate.I giovani che provengono da famiglie di classi sociali più alte o dalla classe media impiegatizia spesso ritardano l’ingresso nel mondo del lavoro. Possono permettersi di aspettare per cercare posizioni lavorative migliori, potendo contare sull’aiuto economico e sulle risorse della loro famiglia di origine. I figli di operai, invece, affrontano transizioni più lente e hanno meno possibilità di discostarsi dall’ordine tradizionale dei passaggi. Hanno anche meno accesso a risorse esterne alla famiglia che potrebbero aiutarli. La possibilità di prendersi più tempo per completare la transizione e di formare una famiglia con due stipendi per mantenere un certo stile di vita dipende in modo cruciale dalle risorse economiche e sociali che la famiglia di origine può offrire.Ma cosa significa davvero “Postfordismo” e quali forze concrete stanno frammentando i percorsi di vita?
Il capitolo descrive efficacemente i cambiamenti nei percorsi verso l’età adulta e l’impatto delle origini sociali, ma lascia in sospeso le cause profonde di questa trasformazione, in particolare per le generazioni più recenti. Per colmare questa lacuna, sarebbe fondamentale approfondire le specifiche dinamiche economiche (come la precarizzazione del lavoro, i cambiamenti nel mercato immobiliare) e sociali (come le trasformazioni familiari, i mutamenti culturali) che caratterizzano il periodo postfordista. Discipline come la sociologia economica, la demografia e gli studi sul welfare state offrono strumenti essenziali. Letture di autori come Beck, Bauman o Castel potrebbero fornire un quadro più ampio delle sfide della modernità liquida e delle nuove disuguaglianze.Abbiamo riassunto il possibile
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