Contenuti del libro
Informazioni
“Radical choc. Ascesa e caduta dei competenti” di Raffaele Ventura ti sbatte in faccia una realtà scomoda: e se i problemi di oggi non fossero sfighe naturali, ma roba che ci siamo creati noi, magari cercando di risolverli con troppa tecnologia e troppa fiducia negli esperti? Il libro esplora questa “iatrogenesi”, l’idea che le soluzioni tecnologiche e la crescente burocrazia, gestite da un’élite competente fatta di tecnici e manager, in realtà generino nuovi rischi e una fragilità sistemica. Vediamo come la ricerca ossessiva di sicurezza da parte dello Stato moderno e la competizione per lo status e le credenziali (l’inflazione credenziali) creino un sistema sempre più complesso, inefficiente e ingiusto. Questa situazione porta a una crisi di legittimità, dove la fiducia negli esperti e nelle istituzioni crolla, aprendo la strada a fenomeni come il populismo. Ventura analizza come i paradigmi razionali su cui si basa la nostra società mostrino i loro limiti e rendimenti decrescenti, suggerendo che potremmo essere alla vigilia di un cambiamento radicale, un “radical choc”, non senza pericoli, mettendo in discussione l’ascesa e la potenziale caduta di chi si credeva in grado di gestire tutto.Riassunto Breve
I problemi nel mondo di oggi nascono sempre più dalle azioni umane e dalla tecnologia, non solo da cause naturali. La ricerca di soluzioni tecniche spesso crea nuovi danni, un fenomeno chiamato iatrogenesi. La pandemia di COVID-19 mostra come la tecnologia e le infrastrutture amplifichino la diffusione di un virus, e come sistemi come quello sanitario, pur essendo essenziali, possano diventare parte del problema. Questa dipendenza dalla tecnologia rende la società fragile, con ogni parte che influenza le altre in modi non previsti. La complessità aumenta i rischi, e piccoli errori possono causare grandi fallimenti a catena, come visto nelle crisi economiche o sanitarie. Questa fragilità fa perdere fiducia nel sistema e negli esperti. Le persone si ribellano contro chi sembra incapace di gestire la complessità. Anche la scienza viene messa in discussione per problemi interni e per la distanza tra teoria e pratica. La società si trova in un circolo vizioso dove le soluzioni tecniche creano nuovi rischi e sfiducia. Il lavoro moderno è diviso in modo complesso, con gruppi specializzati che svolgono compiti specifici. Questa divisione crea ricchezza ma anche disuguaglianze, perché il valore del lavoro è diverso e riflette rapporti di potere. Emerge un gruppo di persone competenti, con titoli e conoscenze specialistiche, che gestisce informazioni e simboli. Questo gruppo, fatto di tecnici, manager e intellettuali, trae vantaggio da uno scambio non equo, prendendo risorse dalla società in cambio della loro capacità di ridurre l’incertezza e dare un senso alle cose. La società accetta questo perché ha bisogno di queste competenze. Ma l’aumento di questo gruppo e la crescita della burocrazia fanno sorgere dubbi. La burocrazia rischia di diventare fine a sé stessa, con le persone che servono il sistema invece del contrario. Storicamente, si vede come sistemi diversi tendano alla burocrazia universale, dove il potere sta nell’amministrazione. Ci si chiede se i costi di questa élite superino i benefici promessi. La politica moderna si basa sulla produzione di sicurezza, un bisogno fondamentale. Lo Stato monopolizza la forza e gestisce i rischi per mantenere l’ordine. Questa ricerca di sicurezza va oltre la protezione fisica e include la certezza legale e la prevedibilità economica. La sicurezza diventa l’obiettivo principale della politica e della tecnica, cercando di rendere il mondo prevedibile con leggi e procedure. Lo Stato moderno è come una grande macchina industriale per la sicurezza, divisa in funzioni specializzate. Questa macchina cresce con il capitalismo, dove ridurre l’incertezza è un bisogno e un motore economico. Ma la ricerca di sicurezza assoluta crea problemi. Il sistema, pur necessario, può fallire o peggiorare le cose. Incidenti o politiche antiterrorismo mostrano come sistemi avanzati possano fallire o creare più insicurezza. Ogni tentativo di mettere ordine crea disordine. La gestione della complessità ha limiti. La competenza necessaria spesso non c’è, e le procedure standard possono rendere il sistema rigido. La macchina della sicurezza, anche se razionale, è fallibile, tra errori tecnici e umani, in un equilibrio instabile. Il valore dato allo status sociale e al prestigio influenza molto le persone e la società. Le persone cercano status con segnali e titoli che dovrebbero mostrare competenza. Ma spesso questi segnali si staccano dalla realtà delle capacità. L’accumulo di prestigio diventa un fine in sé, superando l’obiettivo di sviluppare competenze utili. Questo porta a un’inflazione di titoli: si investe di più in istruzione e status, ma non si ottengono più competenze o benefici per la società. La competizione per lo status aumenta, creando spese inutili e una “guerra” che danneggia la cooperazione. Il sistema di selezione, pensato per garantire competenza, diventa una fonte di insicurezza e disuguaglianza, svantaggiando chi ha meno risorse e mantenendo le gerarchie. Questo fenomeno segue la legge dei rendimenti decrescenti: investimenti maggiori portano a benefici sempre minori. La ricerca di prestigio e la competizione tra le élite sprecano risorse che potrebbero creare valore, portando a inefficienza e a un possibile collasso del sistema, dove i costi sono maggiori dei benefici. La competizione per lo status non solo influenza le persone, ma può anche contribuire al fallimento delle strutture sociali complesse, riducendo la capacità di collaborare. Ogni sistema che produce risultati negativi in modo costante mostra una debolezza e ha bisogno di cambiare. La scolastica medievale, un tempo importante, mostra come un sistema di sapere possa diventare troppo astratto e lontano dalla realtà. Nata per formare una classe dirigente, divenne rigida e autoreferenziale, perdendo il contatto con i bisogni della società. Questo portò a rendimenti decrescenti: accumulare sapere diventò un ostacolo all’innovazione. La società investiva molto nella formazione di intellettuali, ma i benefici diminuivano. Questa fase di rendimenti decrescenti coincise con costi maggiori per mantenere il sapere e conflitti interni, con studi più lunghi e dibattiti inutili. La crisi di un sistema crea frustrazione in chi è escluso. Queste persone, pur competenti, non trovano posto e contestano il sistema. Gli umanisti criticarono la scolastica cercando un sapere più pratico, mostrando come le nuove generazioni possano ribellarsi a un sistema vecchio e inefficiente. Il populismo nasce come reazione ai rendimenti decrescenti della classe competente. Mette in dubbio la legittimità del sistema dominante, a volte con argomenti che sembrano irrazionali, ma che possono essere una critica valida a un sistema che non risponde più ai bisogni. Il cambiamento di sistema è un ciclo di distruzione e creazione, dove un sistema in crisi è sostituito da uno nuovo, spesso dopo un periodo di caos. La storia del Novecento, con la tragedia nazista, ricorda i pericoli dei cambiamenti. La razionalità tecnica spinta all’estremo può diventare uno strumento di oppressione. La Shoah mostra come una struttura efficiente possa essere usata per scopi disumani, realizzando le paure di una minoranza violenta. Questo avverte sui rischi sia del sistema basato sulla competenza sia delle idee che vogliono distruggerlo. In un periodo di cambiamento, serve prudenza per evitare catastrofi. La storia della ragione mostra che il progresso non è sempre lineare e che i sistemi possono fallire.Riassunto Lungo
1. La Spirale Iatrogena: Tecnica, Rischio e Rivolta
Problemi Moderni e Iatrogenesi
Oggi, i problemi sembrano meno errori della natura e più il risultato delle azioni umane, soprattutto a causa della tecnologia. La società moderna cerca di risolvere i problemi con la tecnica, ma spesso crea nuovi danni. Questo fenomeno si chiama iatrogenesi. La pandemia di COVID-19 è un chiaro esempio. Un virus da solo non avrebbe causato una crisi mondiale senza le tecnologie che hanno diffuso il contagio rapidamente. Anche il sistema sanitario, fondamentale per la società, è diventato un modo per diffondere il virus. Questo dimostra un paradosso: più la società usa la medicina e la tecnologia, più diventa fragile.Fragilità del Sistema Tecnologico
Questo paradosso non riguarda solo la salute. La nostra dipendenza dalla tecnologia rende il sistema intero più debole, perché ogni parte influenza le altre in modi inaspettati. La complessità crescente nasconde dei pericoli e rende più gravi anche i piccoli sbagli. La crisi economica del 2008 e la pandemia dimostrano che i sistemi complessi possono crollare facilmente. Un evento imprevisto può causare problemi a catena e un fallimento generale.Crisi di Fiducia e Rivolta
Questa fragilità fa diminuire la fiducia nel sistema e negli esperti. Quando le promesse di sicurezza e benessere non vengono mantenute, la fiducia nelle istituzioni e nelle persone competenti si riduce. Così, le persone si ribellano contro i gruppi di potere e gli intellettuali, che sembrano incapaci di gestire problemi complessi e prevedere le conseguenze delle loro decisioni. Anche la scienza, base della società moderna, viene messa in dubbio a causa di problemi nella ricerca e perché sembra esserci una differenza tra teoria e pratica. La società si trova così in un circolo vizioso, la spirale iatrogena. Cercare soluzioni tecnologiche crea nuovi rischi e aumenta la sfiducia nel sistema.È davvero la tecnica l’unica responsabile della “spirale iatrogena”, o questa visione trascura la complessità delle interazioni tra società, tecnologia e natura?
Il capitolo presenta una visione critica della tecnologia, dipingendola come fonte primaria di problemi moderni e causa di una spirale iatrogena. Tuttavia, tale impostazione rischia di semplificare eccessivamente un fenomeno complesso. È fondamentale interrogarsi se questa prospettiva non tralasci altri fattori cruciali, come le strutture sociali, le scelte politiche, i modelli economici e persino le dinamiche naturali, che interagiscono con la tecnologia nel plasmare le crisi contemporanee. Per una comprensione più articolata, sarebbe utile approfondire la sociologia della tecnologia e i lavori di autori come Jacques Ellul, per esaminare criticamente il concetto di “tecnica” e le sue implicazioni sociali, ma anche considerare prospettive più ampie che integrino diverse discipline per analizzare le sfide del mondo contemporaneo in modo più completo.2. L’Ascesa Inarrestabile della Burocrazia Competente
La Divisione del Lavoro e la Creazione di Valore
Nelle società moderne, il lavoro è organizzato in modo molto complesso, come se fosse diviso in vagoni di un treno. Ogni gruppo di persone svolge compiti specifici. Questa divisione del lavoro crea una catena che produce valore, fondamentale per la ricchezza di tutti, ma anche causa di differenze tra le persone. Il modo in cui si calcola il valore stabilisce chi ha più potere nella società. Si assegna un valore economico al lavoro di ciascuno, trasformandolo in qualcosa che si può comprare e vendere. Questo sistema crea una scala gerarchica, dove il lavoro specializzato di un’ora può valere molto di più del lavoro meno specializzato, mostrando così i rapporti di forza esistenti.L’Emergere dell’Élite Competente
In questo contesto, si forma un gruppo di persone al vertice, l’élite competente. Questa élite si distingue per la sua ricchezza immateriale, cioè per le sue capacità e i suoi titoli di studio. Queste caratteristiche le permettono di gestire informazioni e simboli. Questa élite, composta da esperti tecnici, manager, intellettuali e funzionari pubblici, ottiene vantaggi da uno scambio non equo. In pratica, riceve risorse dalla società in cambio della sua abilità di ridurre l’incertezza e di “dare un senso” al mondo. La società accetta questo accordo perché ha bisogno di competenze specialistiche per funzionare correttamente.La Burocratizzazione e i suoi Interrogativi
Però, l’aumento della classe competente e la crescente burocrazia nel mondo moderno sollevano domande sulla validità e sulla durata di questo sistema. La burocrazia, paragonata a una “macchina enorme”, rischia di diventare fine a sé stessa. In questa situazione, chi ne fa parte serve la burocrazia invece di essere servito da essa. Nel corso della storia, studiosi come Rizzi, Weber e Debord hanno analizzato questo fenomeno. Hanno fatto notare come sia il capitalismo che il socialismo tendano verso una burocrazia generale, dove il vero potere è nelle mani dell’amministrazione e della struttura tecnica. Questo fa sorgere dubbi sul rapporto tra costi e benefici dell’élite competente e sulla sua capacità di mantenere la promessa di progresso e benessere per tutti.Ma se la burocrazia è intrinsecamente inefficiente e auto-referenziale, come mai le società più burocratizzate sembrano spesso essere anche le più stabili e prevedibili?
Il capitolo dipinge un quadro fosco della burocrazia, quasi come fosse un male inevitabile e senza controparti positive. Sarebbe utile esplorare se questa visione sia completa. Per controbilanciare questa prospettiva critica, si potrebbero approfondire studi di autori come Niklas Luhmann, che ha analizzato i sistemi sociali complessi e il ruolo della burocrazia nel gestire la complessità e ridurre l’incertezza nelle società moderne, offrendo una visione più articolata del fenomeno burocratico.3. La Fabbrica della Fiducia
La politica moderna e il bisogno di sicurezza
La politica di oggi si basa soprattutto sulla produzione di sicurezza. Questa sicurezza è come un servizio fondamentale, perché risponde a un bisogno primario delle persone: sentirsi protetti. Lo Stato ha un ruolo centrale in questo sistema. Viene visto come un Leviatano, cioè un’entità che ha il potere esclusivo di usare la forza e gestire i pericoli, in modo da garantire l’ordine nella società. Questa idea di sicurezza non riguarda solo la protezione fisica, ma si estende anche alla certezza delle leggi, alla stabilità dell’economia e al controllo di molti aspetti della vita comune.La sicurezza come obiettivo principale
La sicurezza è diventata lo scopo più importante della politica e della tecnologia. L’obiettivo è rendere il mondo prevedibile attraverso leggi, regole precise e esperti specializzati. In questo senso, lo Stato moderno può essere considerato come la prima grande tecnologia industriale. È come una macchina complessa, organizzata in diverse funzioni specializzate, con uffici burocratici e strutture tecniche. Questa macchina per la sicurezza si sviluppa insieme al capitalismo, creando un sistema dove la riduzione dell’incertezza è sia un bisogno delle persone che un motore per l’economia.I paradossi della ricerca ossessiva di sicurezza
Però, cercare la sicurezza assoluta a tutti i costi può portare a situazioni strane e inattese. Questo sistema, anche se necessario, a volte non funziona bene e può addirittura peggiorare le cose. L’incendio di Notre-Dame, per esempio, ha dimostrato come un sistema di sicurezza molto avanzato possa fallire a causa di errori umani o problemi tecnici. Allo stesso modo, alcune politiche contro il terrorismo, chiamate iatrogene, fanno vedere come troppa sicurezza può paradossalmente creare più insicurezza.L’inevitabile disordine e i limiti della tecnostruttura
Ogni volta che si cerca di mettere ordine nel mondo, si crea inevitabilmente anche disordine. La tecnostruttura, cioè l’insieme di esperti e tecnologie che gestiscono sistemi complessi, è fondamentale ma ha dei limiti. Spesso, si pensa che il sistema abbia competenze maggiori di quelle che sono realmente disponibili. Inoltre, la standardizzazione delle procedure, cioè fare sempre le cose nello stesso modo, può portare a rigidità e difficoltà ad adattarsi alle situazioni nuove. La macchina della sicurezza, anche se sembra razionale, può sbagliare. Oscilla continuamente tra errori tecnici e sbagli umani, in un equilibrio instabile tra ordine e disordine.Ma siamo sicuri che la competizione per lo status sia davvero il problema principale, o stiamo ignorando fattori ben più concreti come le disuguaglianze economiche strutturali?
Il capitolo sembra concentrarsi eccessivamente sulla competizione per lo status come motore di inefficienza sociale, rischiando di trascurare il ruolo cruciale delle disuguaglianze economiche preesistenti. Per comprendere appieno le dinamiche descritte, sarebbe utile approfondire studi sociologici sulle classi sociali e sulla distribuzione della ricchezza, magari partendo dalle opere di autori come Thomas Piketty e Bourdieu, per capire se il problema non sia una questione di risorse mal distribuite, prima ancora che di “inflazione del prestigio”.5. La Fragilità dei Paradigmi Razionali
Fragilità dei sistemi e necessità di cambiamento
Ogni sistema che non funziona bene e produce sempre gli stessi risultati negativi mostra di essere debole e inadeguato. Questo significa che è necessario cambiare qualcosa in modo radicale. Un esempio chiaro è la scolastica medievale, un sistema di pensiero che un tempo era fondamentale nelle università. La scolastica dimostra come un modo di pensare dominante può diventare troppo astratto e lontano dai problemi reali del mondo. Nata per formare persone capaci di governare, la scolastica è diventata un sistema complicato e chiuso in sé stesso, dimenticando le necessità concrete della società.Le conseguenze dell’irrigidimento: meno risultati e più difficoltà
Questo irrigidimento ha portato a una diminuzione dei risultati positivi. Accumulare sempre più sapere è diventato un problema, rendendo difficile trovare nuove idee utili e innovative. La società spendeva sempre più risorse per formare intellettuali scolastici, ma i vantaggi di questo sapere diventavano sempre minori. In questa fase di calo dei benefici, sono aumentati i costi per mantenere in vita questo sistema di sapere. Sono nati anche conflitti interni tra gli intellettuali, che si sono manifestati con studi sempre più lunghi e discussioni considerate inutili e lontane dalla realtà.La reazione di chi è escluso: frustrazione e contestazione
Quando un sistema entra in crisi, chi ne è escluso o si sente messo da parte prova frustrazione e rabbia. Queste persone, anche se competenti, non trovano spazio nel sistema dominante e iniziano a criticarlo e contestarlo. La storia degli umanisti, che criticavano la scolastica proponendo un sapere più pratico e legato all’esperienza, mostra come le nuove generazioni possono ribellarsi a un sistema che appare inefficiente e vecchio.Il populismo come risposta alla crisi
Il populismo nasce proprio come reazione al fatto che il sistema dominante non produce più risultati soddisfacenti. Il populismo mette in dubbio la validità del sistema, spesso usando argomentazioni che sembrano irrazionali. Tuttavia, questa irrazionalità può essere un modo efficace per criticare un sistema che non riesce più a rispondere ai bisogni della società. Il cambiamento di sistema avviene come un ciclo di distruzione e creazione: un sistema in crisi viene sostituito da uno nuovo, spesso dopo un periodo di confusione e cambiamento.I pericoli dei cambiamenti radicali: l’esempio del Novecento
La storia del Novecento, con la distruzione della ragione e la tragedia del nazismo, ci mette in guardia dai pericoli che possono nascere durante i grandi cambiamenti. La razionalità tecnica, portata all’estremo, può diventare uno strumento per opprimere e distruggere. La Shoah dimostra che un sistema efficiente e organizzato può essere usato per scopi disumani, realizzando le idee terribili di una minoranza violenta. Questo avvertimento ci fa capire che dobbiamo fare molta attenzione sia alla competenza eccessiva che alle ideologie che vogliono distruggerla. In un periodo di cambiamento radicale, è fondamentale essere prudenti e capire bene quali forze di cambiamento scegliere per evitare disastri. La storia della ragione ci insegna che il progresso non è sempre lineare e sicuro, ma è fatto di cicli di validità e di crisi dei sistemi di pensiero.Se il populismo è una risposta irrazionale alla crisi di un sistema razionale, come possiamo distinguere tra critica legittima e irrazionalità distruttiva, e il capitolo fornisce strumenti per farlo?
Il capitolo descrive il populismo come una reazione irrazionale a un sistema in crisi, ma non approfondisce i criteri per distinguere tra una critica popolare fondata e una reazione puramente emotiva e distruttiva. Per comprendere meglio questa distinzione, sarebbe utile esplorare le teorie sulla retorica e l’argomentazione, ad esempio studiando autori come Aristotele e le moderne teorie della comunicazione politica. Approfondire la sociologia politica potrebbe anche fornire strumenti analitici per comprendere le dinamiche sociali che portano al populismo.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]