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Informazioni
“Psicotropici. La febbre dell’ayahuasca nella foresta amazzonica” di Jean-Loup Amselle ti porta dentro un fenomeno super attuale: perché un sacco di occidentali, magari stanchi della vita di città , mollano tutto e vanno in Perù, nella foresta amazzonica, a cercare guarigione o risposte con l’ayahuasca? Questo libro non si ferma all’idea romantica dello sciamanesimo amazzonico, ma scava a fondo. Parla di come questo interesse occidentale per l’ayahuasca healing si sia trasformato in vero e proprio ayahuasca tourism, creando una “filiera” economica con centri, sciamani (anche Shipibo) e visitatori di ogni tipo – chi cerca una cura per problemi fisici o psicologici, chi esperienze spirituali, chi vuole proprio imparare lo sciamanesimo. Amselle mette a confronto questa ricerca di alternative medicine con la psicoanalisi, chiedendosi se siano solo modi diversi per affrontare i problemi che la nostra società capitalista ci crea, spostando tutto sull’individuo. È un viaggio affascinante tra la ricerca di sé, la spiritualità e il business che si nasconde dietro la “febbre” per questa pianta, mostrandoti il lato complesso e non sempre idilliaco di questo Western interest nelle tradizioni indigene.Riassunto Breve
L’interesse occidentale per lo sciamanesimo amazzonico e l’uso dell’ayahuasca si manifesta come una ricerca di sapere antico e armonia con la natura, spesso legata al turismo e a iniziative commerciali che idealizzano la foresta e le tradizioni indigene. Questo fenomeno sposta l’immaginario dell’ayahuasca verso la medicina alternativa, portando alla creazione di cliniche e integrandosi in una “religione secolare globale” incentrata sullo stile di vita e l’adattamento individuale. Esiste un legame tra sciamanesimo e psicoanalisi, entrambi visti come modi per adattarsi al capitalismo, spostando la responsabilità della sofferenza sull’individuo. Questa tendenza rientra nella “retrovoluzione”, la ricerca di soluzioni moderne nel passato o in società esotiche immaginarie. Questo approccio romantico si riflette in alcune antropologie che mettono in discussione la distinzione natura-cultura e nel fenomeno del “going native”, dove gli occidentali si convertono allo sciamanesimo. La medicina romantica, che considera l’individuo nella sua interezza, ritrova attualità in queste pratiche, rendendo indistinta la linea tra ricerca, sciamanesimo e turismo. Anche le istituzioni statali, cercando di distinguere sciamanesimo “tradizionale” e “neo”, rafforzano un’idea romantica delle culture native. La ricerca di alterità spinge alcuni verso il turismo sciamanico per risolvere problemi personali, a volte dopo esperienze con sostanze da autodidatti, preferendo cure lontane a quelle locali. La psicoanalisi lacaniana vede l’alterità legata all’Io e alla storia, notando un declino dell’Altro nella società moderna che porta a un obbligo di godimento, con il soggetto moderno come “plusgodere” in un’offerta psicologica globale. Testimonianze mostrano che l’uso di piante psicotrope porta alla ricerca di una guida, uno sciamano, con percorsi che toccano temi familiari e la ricerca di abreazione o anamnesi. L’alterità cercata è il “mondo degli spiriti”. Si nota una sovrapposizione tra la problematica edipica e percorsi “psicomagici”, con timori di incantesimi. La cura sciamanica e quella psicoanalitica mirano a riordinare la psiche e la configurazione familiare, potendo entrambe creare dipendenza. Questo fenomeno si inserisce nel declino delle grandi narrazioni a favore di spiritualità e new age, coincidendo con movimenti indigenisti e l’idea della Madre Terra. Lo sciamanesimo amazzonico, con l’ayahuasca, è diventato una “filiera” economica, con la pianta coltivata per profitto. Il turista postmoderno, “imprenditore di se stesso”, trova nella trance tropicale una manifestazione della propria alienazione. La credenza nel potere soprannaturale degli sciamani di comunicare con gli spiriti delle piante è diffusa da vari attori, inclusi registi e scrittori, che promuovono questa “fede sciamanica” tramite media, creando un immaginario che attira turisti. Questa promozione alimenta una rete di “imprenditori sciamanici” in Perù, con centri come Takiwasi (Jacques Mabit), Anaconda Cósmica (Guillermo Arévalo) e Sacha Runa (AgustÃn Rivas). Un aspetto centrale è la “medicalizzazione” dello sciamanesimo, con l’ayahuasca presentata come medicina alternativa, a volte con personale medico, creando distinzioni tra guaritori “autoctoni” e “meticci” e tensioni tra pratiche “autentiche” e commerciali (*curagringos*). Le autorità locali promuovono l’attività per ragioni economiche, cercando di regolarla e medicalizzarla nonostante i rischi. L’identità Shipibo è valorizzata per attrarre turisti in cerca di autenticità . La filiera coinvolge promotori, media, centri e guaritori. Le persone si recano in Amazzonia peruviana per sciamanesimo e ayahuasca, classificate dagli operatori come turisti mistici, medicali o studenti, ma spesso si vedono come “pellegrini spirituali” o “psiconauti” in cerca di crescita o guarigione. I turisti mistici cercano esperienze visionarie e auto-esplorazione, i medicali cure per problemi non risolti dalla medicina occidentale, credendo nel potere curativo delle piante e dello sciamano. Un gruppo specifico sono i tossicodipendenti, trattati in centri come Takiwasi con un mix di piante, psicoterapia e spiritualità . Alcuni visitatori diventano discepoli, spesso occidentali che praticano nei loro paesi, creando reti globali e a volte visti come garanti della continuità del sapere sciamanico. L’ayahuasca è usata per la guarigione da millenni, e oggi i turisti la cercano per la “cura di sé”, un concetto antico ripreso da Foucault. Sciamani e pazienti vedono la guarigione come un riaggiustamento del soggetto nel suo contesto, un riordino di anima e corpo. I pazienti cercano un trattamento olistico, trovando nell’offerta sciamanica un “supplemento d’anima” per un Occidente in crisi, rendendo l’individuo responsabile dei suoi problemi, simile alla psicoanalisi. Ci si chiede cosa sia l’agente curativo: l'”alterità radicale” dello sciamano, la pianta stessa vista come sostituto del terapeuta, o il contesto naturale. La ricerca dell’altro non-umano suggerisce che la società sia vista come incapace di aiutare. Per molti, l’efficacia dipende dalla pianta, dalla giungla e dallo sciamano legato alla natura. Il Perù attira per la percezione di “naturalità primaria”. Esistono rischi nell’assunzione di ayahuasca, inclusi incidenti fisici e problemi psichici come *bad trip* o “uscite di testa”, che richiedono cure psichiatriche occidentali, e una dipendenza non dalla sostanza ma dalla compulsione a tornare. Le statistiche sui trattamenti mostrano risultati misti. La guarigione sembra consistere nello spostare il sintomo, nel “rattoppare” l’individuo per farlo rientrare nella normalità sociale. La “medicina spirituale” amazzonica funziona come strumento di mantenimento dell’ordine, non dissimile dalla psicoanalisi vista come strumento di normalizzazione. La particolarità sta nel sottomettere l’individuo a un regno non-umano, vegetale, visto come una nuova forma di spiritualità .Riassunto Lungo
1. Il Romanticismo e la Ricerca di Altri Mondi
L’interesse attuale verso lo sciamanesimo amazzonico e l’uso dell’ayahuasca riflette una ricerca occidentale di sapere antico e di armonia con la natura. Questo fenomeno si lega strettamente al turismo e a iniziative commerciali, creando spesso un’immagine idealizzata della foresta pluviale e delle tradizioni dei popoli indigeni. L’idea stessa di ayahuasca si sta trasformando, venendo sempre più considerata una forma di medicina alternativa. Questo porta alla nascita di cliniche specializzate e all’integrazione di queste pratiche in un concetto più ampio di “religione secolare globale”, che mette l’accento sugli stili di vita personali e sull’adattamento dell’individuo.Il Legame con il Romanticismo e la “Retrovoluzione”
Questa ricerca di sapere ancestrale e armonia, manifestata nell’interesse per lo sciamanesimo, si inserisce in un concetto più ampio definito “retrovoluzione”. Questa idea suggerisce di cercare soluzioni ai problemi della società moderna guardando al passato o a società considerate esotiche e pure, spesso in modo idealizzato. Esiste un legame profondo tra pratiche come lo sciamanesimo e approcci come la psicoanalisi, entrambi interpretati come meccanismi di adattamento al sistema capitalistico attuale. In questa visione, la responsabilità per la sofferenza individuale tende a ricadere sulla persona stessa, piuttosto che sulle cause sociali o economiche. Questo approccio riflette una tendenza romantica a idealizzare ciò che è percepito come “altro” o “antico”.Manifestazioni nella Ricerca e nella SocietÃ
Questo approccio romantico si riflette anche in alcune correnti dell’antropologia contemporanea. Teorie come il prospettivismo mettono in discussione la netta separazione tra natura e cultura e arrivano ad attribuire capacità di pensiero e agency anche a piante e animali. Si osserva anche il fenomeno del “going native”, dove ricercatori o altre persone occidentali si avvicinano così tanto allo sciamanesimo da “convertirsi”, annullando di fatto la tradizionale distanza tra chi osserva e ciò che viene studiato. La “medicina romantica”, che considera l’individuo nella sua interezza e l’influenza delle sostanze sul benessere, trova nuova attualità in queste pratiche sciamaniche. In questo contesto, la linea che separa la ricerca antropologica, la pratica sciamanica e il turismo diventa sempre più sfumata. Anche le istituzioni statali, nel tentativo di distinguere uno sciamanesimo “tradizionale” da quello “neo-sciamanesimo”, finiscono per rafforzare un’immagine romantica e distorta delle culture native. Spesso si ignora la storia complessa di questi popoli, la loro capacità di assorbire influenze esterne e i processi di mescolanza culturale che li hanno sempre caratterizzato.Ma siamo sicuri che ogni ricerca di “altro” sia solo una fuga romantica o un mero adattamento al sistema?
Il capitolo offre una lettura critica e stimolante del fenomeno, legandolo in modo convincente al romanticismo e alle dinamiche del capitalismo. Tuttavia, la forte enfasi su questa interpretazione rischia di non esplorare a sufficienza altre possibili motivazioni o significati che gli individui attribuiscono a queste pratiche. Non tutto ciò che si discosta dalla norma occidentale contemporanea è necessariamente una “retrovoluzione” idealizzata. Per approfondire questa complessità , sarebbe utile esplorare studi antropologici che analizzano le esperienze soggettive e le diverse funzioni sociali e psicologiche di queste pratiche, al di là di una lettura esclusivamente critica. Approfondire la sociologia delle credenze e dei movimenti alternativi, e la storia delle idee sul rapporto tra individuo e società , può offrire prospettive più sfumate.2. La ricerca dell’Io tra ayahuasca e divano
Molte persone cercano soluzioni ai loro problemi personali viaggiando lontano, spesso scegliendo il turismo sciamanico. Questo accade a volte dopo aver provato da soli sostanze psicotrope. Ci si chiede perché si cerchi aiuto in paesi distanti invece che affidarsi alle cure psicologiche disponibili nel proprio paese.La ricerca di ‘altro’ nella società moderna
La psicoanalisi, in particolare quella di Lacan, vede la ricerca di ‘altro’ legata alla nostra identità e alla nostra storia personale. Nota che nella società di oggi, l’idea di un ‘Altro’ forte, come una guida o un punto di riferimento, è meno presente. Questo porta a una specie di obbligo di cercare piacere o soddisfazione da soli. La persona moderna si trova come ‘eccesso di godimento’, immersa in un’offerta globale di aiuti psicologici che include sia terapie tradizionali che sostanze.Storie personali e la ricerca di una guida
Le storie di persone come Teddy, Yann, Jack, Daniel e Sophie mostrano un percorso comune. Spesso iniziano a usare piante che alterano la mente da soli. Questo li porta a sentire una mancanza e a cercare una guida, come uno sciamano. I loro racconti toccano spesso temi legati alla famiglia, in particolare al rapporto con i genitori. Cercano un modo per far riemergere ricordi importanti o figure significative del passato. Quello che cercano fuori da sé è legato a un ‘mondo degli spiriti’. Invece, resistere a questa ricerca è visto come un piacere solitario, senza una guida.Sciamanesimo e psicologia a confronto
Esiste una somiglianza tra i problemi familiari studiati dalla psicoanalisi e i percorsi che usano pratiche considerate magiche o legate alla stregoneria, come la paura degli incantesimi. Sia la cura sciamanica che quella psicologica puntano a rimettere ordine nella mente e nei rapporti familiari. Entrambe le pratiche possono portare a una forma di dipendenza. Questo fa riflettere sulla loro vera differenza, al di là del fatto che la psicoanalisi si basa sulla ragione.Il contesto sociale e l’economia spirituale
Questo fenomeno si inserisce in un cambiamento più ampio della società . Le grandi idee come la psicoanalisi o il marxismo sono meno influenti. Crescono invece le spiritualità , le controculture e i movimenti New Age. Questa ricerca spirituale si lega anche a movimenti che valorizzano le culture indigene e l’idea della Madre Terra. Lo sciamanesimo amazzonico, con l’ayahuasca al centro, è diventato parte di un sistema economico, dove la pianta viene coltivata per profitto. Il viaggiatore di oggi, che si vede come ‘imprenditore di se stesso’, non trova nella trance tropicale una fuga, ma una manifestazione della sua condizione di isolamento e consumo nella società attuale.È davvero sufficiente paragonare la “dipendenza” da una pratica psicologica a quella da una pratica sciamanica per comprenderne le differenze fondamentali?
Il capitolo solleva un punto interessante nel confronto tra cure psicologiche e sciamaniche, ma il parallelo basato sulla potenziale “dipendenza” o sulla gestione dei “problemi familiari” appare insufficiente per cogliere le profonde differenze epistemologiche, metodologiche e culturali tra i due approcci. Per esplorare a fondo questa distinzione e capire perché la ricerca di “altro” si manifesta in modi così diversi, è fondamentale approfondire la storia e le teorie della psicologia clinica e della psicoterapia, studiando autori come Freud o Jung, e confrontarle con gli studi antropologici sullo sciamanesimo e i sistemi di credenza, ad esempio attraverso l’opera di Eliade. È inoltre utile considerare le analisi sociologiche sulla modernità e la società dei consumi, come quelle proposte da Bauman, per inquadrare meglio il contesto in cui emergono queste ricerche.3. La filiera del turismo sciamanico amazzonico
Molti credono che gli sciamani dell’Amazzonia abbiano poteri speciali, capaci di parlare con gli spiriti delle piante, in particolare con l’ayahuasca. Questa idea viene diffusa da diverse persone e mezzi di comunicazione. Scrittori come Jeremy Narby, registi come Jan Kounen e Vincent Ravalec usano film, libri e altri strumenti per far conoscere questa ‘fede sciamanica’. Riviste, TV, radio e siti internet aiutano a creare un’immagine che unisce vecchie usanze, idee New Age e la ricerca di sé. Tutto questo attira persone dall’Occidente a viaggiare in Amazzonia.Nascita del Mercato e Centri Principali
Questa promozione ha dato vita a un vero e proprio mercato in Perù, fatto di ‘imprenditori sciamanici’ che offrono incontri con l’ayahuasca. Ci sono diversi centri importanti. Il centro Takiwasi, guidato dal dottor francese Jacques Mabit, usa lo sciamanesimo insieme a idee cattoliche per aiutare chi ha problemi di droga. C’è anche Anaconda Cósmica, gestito da Guillermo Arévalo, uno sciamano del popolo Shipibo, che guarda sempre più al turismo legato alla salute e sta costruendo una clinica. Un altro centro è Sacha Runa, guidato da AgustÃn Rivas, che è un artista e guaritore e mescola diverse tradizioni spirituali e artistiche.Sciamanesimo tra Cura e Commercio
Un punto importante di questo mercato è che lo sciamanesimo viene visto sempre più come una ‘medicina’. L’ayahuasca viene presentata come una cura naturale per problemi della mente e del corpo, e a volte ci sono anche medici presenti. Questo modo di fare commercio crea differenze tra i guaritori: alcuni sono visti come ‘autoctoni’, cioè del posto, altri come ‘meticci’. Nascono anche tensioni tra le pratiche che sembrano vere e quelle che sono viste solo come un modo per fare soldi (a volte chiamate curagringos).Regole, Autenticità e il Ruolo delle AutoritÃ
Le autorità che si occupano di turismo nella zona vedono questa attività come un modo per guadagnare e cercano di metterla in regola, trattandola quasi come un servizio medico, anche se ci sono dei pericoli per chi partecipa. Per attirare i turisti che cercano un’esperienza vera e profonda, si mette spesso in risalto l’identità e le tradizioni del popolo Shipibo. Questo sistema complesso coinvolge quindi molte persone e gruppi diversi, dai promotori ai centri, dai guaritori ai media, tutti attivi nel mercato dei viaggi legati all’ayahuasca.Ma davvero possiamo definire “turismo medicale” un viaggio basato sulla “forte fiducia nel potere curativo delle piante” e sulla “diagnosi a livello energetico”, senza un minimo confronto con la medicina basata sull’evidenza?
Il capitolo descrive come i visitatori cerchino guarigione per problemi fisici e psicologici attraverso pratiche che si basano sulla fede nel potere delle piante e su diagnosi energetiche. Tuttavia, questa narrazione manca completamente di un’analisi critica o di un confronto con i principi e i metodi della medicina scientifica. Non vengono esplorati i limiti, i rischi o le controindicazioni di tali pratiche, né viene discusso il concetto di “guarigione” in un contesto non scientifico. Per colmare questa lacuna, sarebbe essenziale approfondire la letteratura scientifica sull’efficacia e la sicurezza dell’ayahuasca e di altre piante in contesti clinici controllati, distinguendola nettamente dalle pratiche tradizionali non validate. È cruciale considerare le prospettive della farmacologia, della tossicologia e della psicologia clinica, oltre a studi antropologici che analizzino criticamente il fenomeno del turismo sciamanico e le sue implicazioni etiche e sanitarie. Approfondire il lavoro di autori che trattano l’intersezione tra medicina, antropologia e l’uso di sostanze psicoattive da una prospettiva critica potrebbe offrire gli strumenti necessari per valutare queste affermazioni.5. La Pianta che Riordina l’Anima
L’ayahuasca è una pianta utilizzata da millenni nelle pratiche di guarigione in Amazzonia. Oggi, persone da tutto il mondo, con motivazioni diverse, cercano sciamani indigeni per trovare cura attraverso questa pianta. Questo tipo di guarigione si lega all’idea antica e filosofica della “cura di sé”, un concetto esplorato anche da pensatori moderni. Sia la filosofia che la medicina si confrontano con il pathos, che può significare sia una sofferenza dell’anima sia una malattia fisica. In questo contesto, prendersi cura di sé e formarsi sono attività strettamente connesse. Sciamani e chi cerca guarigione vedono questo processo come un modo per riallineare la persona con il suo ambiente, riportando equilibrio tra anima e corpo.La ricerca di una cura olistica
Coloro che si rivolgono a queste pratiche, spesso considerati “malati” in cerca di risposte, desiderano un trattamento che guardi alla persona nella sua interezza, qualcosa che la medicina tradizionale occidentale non sempre offre. La richiesta di cura da parte dei turisti occidentali, spesso legata a problemi diffusi come stress, ansia o dipendenze, trova una risposta nell’offerta sciamanica. Questa propone una sorta di “supplemento d’anima” per affrontare una percezione di crisi nel mondo occidentale. Questo approccio spinge l’individuo ad assumersi la responsabilità della propria condizione e dei propri problemi, un meccanismo che si ritrova anche in altre forme di “riparazione” personale, come la psicoanalisi.Chi o cosa porta alla guarigione?
Sorge la domanda su quale sia l’elemento che effettivamente porta alla guarigione. Alcuni pensano che sia l'”alterità radicale”, cioè la profonda diversità culturale e spirituale dello sciamano indigeno. Altri credono che il potere curativo risieda nella pianta stessa, l’ayahuasca, vista quasi come un sostituto del terapeuta umano. Questa visione si avvicina a una “naturopatia” che mette da parte l’intervento diretto dell’uomo. La tendenza a cercare un “altro” non umano, una natura ancora intatta e incontaminata, suggerisce l’idea che la società moderna sia percepita come incapace di fornire un vero aiuto ai suoi membri. Per molti, l’efficacia del percorso non dipende solo dalla pianta, ma anche dall’ambiente naturale in cui avviene, come la giungla, e dalla figura dello sciamano come persona profondamente connessa alla natura. La preferenza per luoghi come il Perù si spiega con la percezione di una maggiore “naturalità primaria” e purezza culturale del luogo e dei suoi abitanti.Rischi e limiti del percorso
È importante considerare che l’assunzione di ayahuasca comporta dei rischi. Possono verificarsi incidenti fisici o problemi psicologici, come esperienze negative intense (“bad trip”) o stati di confusione mentale (“uscite di testa”), che a volte richiedono l’intervento della psichiatria occidentale. Esiste anche il rischio di sviluppare una forma di dipendenza, non tanto dalla sostanza in sé, ma da un bisogno compulsivo di tornare dallo sciamano per sentirsi “rigenerati”. I dati sui risultati del trattamento delle dipendenze in centri specializzati, come Takiwasi, mostrano esiti variabili, con una parte dei pazienti che ricade nei vecchi schemi. In questo quadro, la guarigione sembra spesso consistere nello spostare il sintomo o nel “rattoppare” l’individuo per permettergli di riadattarsi alla vita sociale considerata normale. La “medicina spirituale” amazzonica, in questa interpretazione, funziona come uno strumento per mantenere l’ordine sociale, in modo non dissimile da come la psicoanalisi è vista da alcuni come uno strumento di normalizzazione. La specificità dello sciamanesimo amazzonico sta nel proporre una sottomissione dell’individuo a un regno che non è umano, ma vegetale, offrendo così una nuova forma di spiritualità .Ma la ricerca di un’alterità radicale e di una natura incontaminata non nasconde forse una fuga romantica dalla complessità del mondo moderno, piuttosto che una vera “cura dell’anima”?
Il capitolo, pur riconoscendo la ricerca di un’alterità radicale e di una natura incontaminata come motore per chi si rivolge all’ayahuasca, non indaga a fondo le implicazioni di questa idealizzazione. Questa visione rischia di semplificare eccessivamente culture complesse e di ignorare le dinamiche del turismo spirituale, che possono portare a forme di appropriazione culturale e a una mercificazione di pratiche sacre. Inoltre, la distinzione tra effetto farmacologico, suggestione psicologica e contesto culturale nel processo di “guarigione” rimane sfumata. Per approfondire queste criticità , è fondamentale confrontarsi con l’antropologia critica, in particolare quella che studia il neosciamanesimo e il turismo etnico, e con la ricerca scientifica sugli effetti delle sostanze psichedeliche, che ne valuta sia il potenziale terapeutico che i rischi in contesti clinici controllati. Autori che si occupano di antropologia medica e di studi critici sulle religioni indigene possono offrire prospettive più sfumate rispetto alla narrazione di una semplice “fuga” o “guarigione”.Abbiamo riassunto il possibile
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