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Contenuti del libro
Informazioni
“Prosperità senza crescita. Economia per il pianeta reale” di Tim Jackson ti sbatte in faccia una verità scomoda: l’idea che l’economia debba crescere all’infinito si scontra con i limiti fisici del nostro pianeta. Non è una cosa nuova, già se ne parlava secoli fa, ma oggi è urgente perché stiamo superando i confini planetari critici, tipo sul cambiamento climatico o la perdita di biodiversità. Il libro ti spiega che l’economia tradizionale, fissata sul PIL, non funziona più perché ignora i costi ambientali e sociali. L’idea che si possa avere crescita economica senza impatto (il decoupling) non sta funzionando su vasta scala per garantire la sostenibilità ambientale. Jackson, da economista ecologico, propone di vedere l’economia come parte dell’ambiente, non separata. La vera prosperità, dice, non è avere più roba, ma vivere bene, con salute, relazioni, e un senso di scopo, tutto questo restando dentro i limiti ecologici. Il libro analizza perché il nostro sistema è così dipendente dalla crescita (profitto, consumismo, ricerca di status) e perché non possiamo semplicemente continuare così. Non ci sono personaggi nel senso classico, ma i protagonisti sono le forze economiche, i limiti ambientali e noi, le persone che cercano benessere umano su questo pianeta finito. È un invito a ripensare tutto, a cercare una transizione economica verso un futuro sostenibile dove la stabilità non dipenda dalla crescita continua, ma dalla capacità di fiorire rispettando la Terra.Riassunto Breve
L’attività umana sta spingendo il pianeta oltre i suoi limiti naturali, superando la capacità della Terra di fornire risorse e assorbire rifiuti. Già da tempo si osserva un consumo accelerato delle risorse non rinnovabili e gli scienziati avvertono sui confini planetari, come il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, alcuni dei quali sono già stati superati. L’economia tradizionale, misurata dal PIL, continua a puntare sulla crescita materiale, ma l’idea che la crescita possa essere separata dall’impatto ambientale (decoupling) non funziona su larga scala. La ricerca continua della crescita porta a scarsità di risorse, danni all’ambiente e disuguaglianze. Serve una nuova economia che veda l’economia come parte dell’ambiente naturale finito, puntando su un’attività umana sostenibile, una distribuzione giusta delle risorse e il rispetto della natura. La prosperità non è solo crescita del PIL; include la qualità della vita, la salute, la felicità, le relazioni sociali e la capacità di vivere bene rispettando i limiti ecologici. Misurare il benessere richiede indicatori diversi dal PIL. Il sistema economico attuale lega la stabilità alla crescita continua. Le economie capitaliste, diventando più efficienti, producono di più con meno lavoro, e senza crescita sufficiente a compensare, aumenta la disoccupazione, portando a crisi. Questo crea un problema: la crescita continua rovina l’ambiente, ma non crescere rende il sistema instabile. Il decoupling assoluto, cioè ridurre l’impatto ambientale totale mentre l’economia cresce, non sta avvenendo a livello globale per le risorse chiave. L’efficienza da sola non basta a risolvere il conflitto tra crescita e limiti ambientali. L’economia moderna è spinta dalla ricerca di profitto delle aziende e dalla domanda dei consumatori, che non è solo per bisogni materiali ma anche per status e identità sociale. La novità e il consumo continuo si alimentano a vicenda, spingendo la crescita. Questo sistema genera ansia e non porta a vera soddisfazione. Anche proposte come il Green New Deal, se puntano solo alla “crescita verde”, potrebbero non risolvere la dipendenza dalla crescita dei consumi. Per una prosperità duratura, serve un modello economico diverso dove la stabilità non dipenda dalla crescita dei consumi e l’attività economica rispetti i limiti ecologici. Si può spostare l’economia verso servizi a basso impatto, come attività locali e di comunità, che contribuiscono al benessere anche se hanno bassa produttività tradizionale. Se la produttività generale aumenta senza crescita, si può ridurre l’orario di lavoro per mantenere l’occupazione. La transizione richiede investimenti in efficienza, energie rinnovabili e protezione dell’ambiente, con un ruolo maggiore per l’investimento pubblico. La logica del consumismo, che spinge a cercare status nei beni materiali, indebolisce le comunità. Per superare il consumismo servono cambiamenti strutturali che riducano la competizione per lo status e creino condizioni per una felicità meno materialistica, come ridurre le disuguaglianze e investire in beni pubblici. Il governo ha un ruolo centrale in questa trasformazione, influenzando il contesto sociale e potendo contrastare l’individualismo materialistico per promuovere il bene comune. Lo stato è però intrappolato nel dilemma della crescita, dovendo promuovere la crescita per la stabilità ma anche proteggere ambiente e società. Superare questo dilemma richiede azione governativa decisa: stabilire limiti ecologici, correggere il modello economico (investendo in settori a basso impatto, rivedendo la contabilità nazionale oltre il PIL) e cambiare la logica sociale (politiche sull’orario di lavoro, affrontare disuguaglianze, misurare il benessere, rafforzare il capitale sociale, smantellare la cultura del consumismo). Questo cambiamento non è un’utopia, ma una necessità. La vera prosperità non è solo beni materiali, ma partecipare alla vita sociale, avere un senso di appartenenza e scopo. Il consumismo ha sostituito questi bisogni con oggetti. Affrontare il dilemma richiede una ricostruzione a vari livelli. L’azione individuale non basta; serve un cambiamento strutturale che imponga vincoli ecologici, corregga l’economia basata sulla crescita e trasformi la logica del consumismo. Una nuova economia si concentra sulla felicità umana entro i limiti ecologici, con attività produttive che contribuiscono al benessere e hanno basso impatto. Questo implica una transizione verso settori di servizi, investimenti ecologici e politiche sull’orario di lavoro. Superare l’ossessione per la novità e l’individualismo è fondamentale per costruire un futuro sostenibile e giusto.Riassunto Lungo
1. I Limiti del Pianeta e la Nuova Economia
La crescita economica continua si scontra con i limiti fisici dei sistemi naturali del pianeta. Già nel XIX secolo, il consumo accelerato di risorse non rinnovabili come il carbone segnalava un problema crescente. Nonostante gli avvertimenti scientifici, l’economia tradizionale ha mantenuto la crescita materiale come obiettivo centrale, ignorando i segnali di allarme.I confini planetari e i loro superamenti
Scienziati ed economisti ecologici hanno identificato “confini planetari” per processi critici come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e il ciclo dell’azoto. Alcuni di questi limiti sono già stati superati, dimostrando che l’attività umana sta superando la capacità della Terra di fornire risorse e assorbire rifiuti. Questo squilibrio minaccia la stabilità degli ecosistemi e, di conseguenza, il benessere umano.Il mito del decoupling e le sue conseguenze
L’idea che la crescita economica, misurata dal PIL, possa essere “sganciata” dall’uso di risorse e dagli impatti ambientali (decoupling) non si è dimostrata sufficiente su vasta scala. La ricerca incessante della crescita ha portato a una scarsità di risorse, al degrado ambientale e a disuguaglianze sociali. Questa dinamica evidenzia la necessità di un cambiamento radicale nel modo in cui concepiamo il progresso.Verso una nuova economia ecologica
Una nuova economia, basata sui principi dell’economia ecologica, considera l’economia come un sottosistema dell’ambiente naturale finito. I suoi pilastri principali sono:- Scala sostenibile: Limitare l’attività umana entro i limiti ecologici.
- Distribuzione equa: Garantire un accesso giusto alle risorse.
- Allocazione efficiente: Ottimizzare l’uso delle risorse disponibili.
Prosperità oltre il PIL
La prosperità non coincide con la crescita del PIL. Include la qualità della vita, la salute, la felicità, le relazioni sociali e la capacità di vivere bene entro i limiti ecologici. Misurare il benessere richiede indicatori che vadano oltre il PIL, come l’accesso all’istruzione, la qualità dell’aria e la stabilità degli ecosistemi. La transizione verso un’economia sostenibile è urgente e richiede un impegno collettivo per limitare l’impatto umano, aumentare l’efficienza e rispettare i tassi di rigenerazione dei sistemi naturali.Se il “decoupling” è un mito e i “confini planetari” sono superati, come si intende realizzare concretamente la “scala sostenibile” e la “distribuzione equa” di cui parla il capitolo, senza spiegare come superare le resistenze politiche ed economiche che mantengono lo status quo?
Il capitolo descrive efficacemente i limiti ecologici e propone i principi di una “nuova economia”. Tuttavia, la transizione da un sistema basato sulla crescita illimitata a uno fondato su “scala sostenibile” e “distribuzione equa” è la sfida centrale. Il capitolo non affronta in dettaglio le enormi barriere politiche, sociali ed economiche che si frappongono a questo cambiamento radicale. Per approfondire come una tale transizione possa avvenire, è utile esplorare i lavori sull’economia della decrescita, le teorie sulla transizione socio-ecologica e l’economia istituzionale. Autori come Serge Latouche o Herman Daly offrono spunti critici e proposte alternative che vanno oltre la semplice enunciazione dei principi.2. Ridefinire la Prosperità Oltre la Crescita
La prosperità è tradizionalmente associata alla crescita economica, con l’idea che redditi più alti portino a un maggiore benessere. Tuttavia, questa visione è messa in discussione, specialmente nei paesi ricchi, a causa delle disuguaglianze sociali e dei limiti delle risorse naturali. Si pone quindi la domanda se i benefici della crescita continua superino i costi e se sia possibile raggiungere la prosperità senza crescita.La crisi finanziaria del 2008 e i suoi effetti
La crisi finanziaria del 2008 ha rivelato la fragilità del modello economico dominante, evidenziando l’incapacità di gestire sia la sostenibilità finanziaria che quella ambientale. La crisi è stata alimentata dall’eccessivo debito privato e dalla deregolamentazione, politiche mirate a stimolare i consumi e la crescita. I governi sono intervenuti per salvare il sistema bancario, con l’obiettivo principale di ripristinare la crescita economica. Questo imperativo ha portato all’espansione del credito e alla proliferazione di strumenti finanziari instabili. L’età dell’incoscienza non è il risultato di errori isolati, ma di una strategia sistematica per proteggere la crescita a tutti i costi.Il debito ecologico e i limiti della crescita
Oltre al debito finanziario, esiste un debito ecologico, causato dall’impatto ambientale della crescita, come l’esaurimento delle risorse e il degrado degli ecosistemi. Ignorare questi limiti materiali rappresenta una forma di irresponsabilità. La prosperità attuale si basa su passività finanziarie ed ecologiche insostenibili, che minacciano il futuro del pianeta.Una nuova definizione di prosperità
Una nuova definizione di prosperità deve andare oltre l’opulenza materiale e la semplice soddisfazione (utilità). La prosperità include dimensioni sociali e psicologiche, come la partecipazione alla vita della comunità, il senso di appartenenza e la fiducia. Alcuni approcci evidenziano anche una componente morale, che implica responsabilità verso gli altri e le generazioni future.Misurare la prosperità oltre il PIL
Misurare la prosperità solo attraverso il PIL è limitante, poiché non tiene conto di attività non pagate, impatti negativi o cambiamenti nel patrimonio futuro. Il “paradosso della contentezza” mostra che nei paesi ricchi, oltre una certa soglia di reddito, l’aumento del PIL non corrisponde a un aumento significativo della soddisfazione nella vita.Prosperità come capacità di vivere bene
Un concetto più valido è la prosperità come capacità delle persone di vivere bene e funzionare in modi fondamentali, come avere salute, sicurezza, istruzione e poter partecipare socialmente. Queste capacità devono però rispettare i limiti imposti dalle risorse finite del pianeta e dalla popolazione mondiale. Una prosperità duratura richiede di garantire queste capacità per tutti entro confini ecologici sostenibili, spostando l’attenzione dall’accumulo materiale al benessere umano e all’integrità ambientale.Ma come si pensa di smantellare un sistema economico basato sulla crescita senza scatenare il caos sociale ed economico?
Il capitolo espone in modo efficace i limiti e i pericoli del modello di crescita continua, proponendo una ridefinizione della prosperità. Tuttavia, la transizione da un’economia orientata alla crescita a una basata sulla “capacità di vivere bene” all’interno dei limiti ecologici è una sfida monumentale che il capitolo accenna senza approfondire le complesse dinamiche politiche, sociali ed economiche che ne deriverebbero. Affrontare questa domanda richiede di esplorare le discipline dell’economia ecologica, della sociologia economica e della scienza politica. Per comprendere meglio le proposte e le difficoltà pratiche di un’economia post-crescita, è utile leggere autori come Serge Latouche, che ha teorizzato la “decrescita”, o Tim Jackson, che ha esplorato i percorsi verso una “prosperità senza crescita”, e Kate Raworth, con il suo modello della “Doughnut Economics”.3. Crescita e Limiti: Un Conflitto Inevitabile
La prosperità non dipende solo dal reddito, ma la crescita economica continua è spesso vista come essenziale per una felicità duratura. Questa necessità si basa su tre idee principali: la ricchezza materiale è fondamentale per il benessere, la crescita economica è legata a diritti essenziali come salute e istruzione, e la crescita mantiene la stabilità sociale ed economica.Ricchezza materiale e status sociale
La ricchezza materiale ha significati sociali e psicologici, permettendo la partecipazione alla vita di società e influenzando lo status. Il reddito, specialmente in termini relativi, determina la posizione sociale, che incide sulla salute e sul benessere individuale. Tuttavia, a livello collettivo, la competizione per lo status tramite il reddito può non aumentare la prosperità generale.Diritti fondamentali e crescita economica
Nei paesi più poveri, l’aumento del reddito migliora speranza di vita, mortalità infantile e istruzione. Ma nei paesi più ricchi, oltre una certa soglia di reddito, i benefici aggiuntivi diminuiscono. Alcune nazioni a basso reddito raggiungono buoni livelli di salute e istruzione, e in certi casi, come a Cuba, le condizioni di salute sono migliorate nonostante un crollo economico. Questo suggerisce che la struttura sociale e i servizi pubblici sono cruciali per il benessere, forse più della crescita economica da sola.Stabilità economica e crescita
La crescita è considerata vitale per la stabilità economica nel sistema attuale. Le economie capitaliste, migliorando l’efficienza, richiedono meno lavoro per la stessa produzione. Senza crescita sufficiente a compensare, aumenta la disoccupazione, riducendo spesa e domanda, portando alla recessione. Questo ciclo negativo impatta le finanze pubbliche e i servizi sociali. Il sistema economico attuale tende all’espansione o al collasso, non a uno stato stazionario stabile.Dilemma tra crescita e sostenibilità
La crescita continua è insostenibile per l’ambiente a causa del consumo di risorse e dell’inquinamento, mentre la mancanza di crescita (decrescita) è instabile nel sistema attuale, causando disoccupazione e recessione. Una soluzione proposta è il “decoupling”, che separa la crescita economica dall’impatto ambientale. Il decoupling relativo riduce l’impatto per unità di PIL, mentre il decoupling assoluto riduce l’impatto totale. Per rimanere entro i limiti ecologici, serve il decoupling assoluto.Aritmetica della crescita
L’aritmetica della crescita (Impatto = Popolazione x Affluenza x Tecnologia) mostra che per ottenere una riduzione assoluta dell’impatto ambientale, l’efficienza tecnologica deve migliorare a un tasso molto più elevato della crescita demografica e del reddito. Raggiungere obiettivi ambientali come la stabilizzazione del clima, permettendo al contempo la crescita del reddito per una popolazione mondiale in aumento, richiederebbe miglioramenti nell’efficienza tecnologica di gran lunga superiori a quelli storici e attuali.Non esiste uno scenario credibile che mostri come sia possibile raggiungere una prosperità equa e sostenibile per 9 miliardi di persone mantenendo la crescita economica continua. L’idea che la sola efficienza possa risolvere il conflitto tra crescita e limiti ambientali è un’illusione. Sebbene l’efficienza e le tecnologie pulite siano necessarie, affrontare il dilemma richiede di considerare la struttura stessa delle economie basate sulla crescita.Ma è davvero compito dello Stato smantellare la “cultura del consumismo”, o questo approccio rischia di trasformarsi in un paternalismo autoritario?
Il capitolo propone un ruolo centrale per il governo nel “cambiare la logica sociale” e “smantellare la cultura del consumismo”, ma non approfondisce le implicazioni etiche e pratiche di un intervento statale così pervasivo nella sfera culturale e individuale. Non è chiaro come si possa “smantellare” una cultura senza ledere le libertà personali o incorrere in forme di ingegneria sociale. Per comprendere meglio i limiti e i pericoli di un tale approccio, è utile esplorare la filosofia politica, in particolare i dibattiti sul liberalismo e i confini dell’intervento statale, e la sociologia, che studia i meccanismi della cultura e del cambiamento sociale. Autori come Friedrich Hayek offrono prospettive critiche sull’eccessiva pianificazione statale, mentre Michel Foucault ha analizzato i “dispositivi” di controllo sociale in modi complessi.7. Oltre la Crescita Materiale: Ricostruire la Prosperità Duratura
La società si trova di fronte a un dilemma: da un lato c’è la necessità di crescita economica, dall’altro il rispetto dei limiti ecologici del pianeta. Ignorare questo problema porta a soluzioni irrealistiche, come il disaccoppiamento tra crescita e impatto ambientale, che non si verifica su larga scala. Il modello economico attuale, basato sul profitto e sul desiderio di novità e status sociale, alimenta il consumismo e mina il benessere individuale e collettivo, compromettendo la prosperità condivisa.La vera prosperità
La vera prosperità non si basa solo sui beni materiali, ma sulla possibilità di partecipare alla vita sociale, avere un senso di appartenenza e scopo, e contribuire alla comunità. Il consumismo ha sostituito questi bisogni profondi con oggetti, creando illusioni che crollano di fronte alle crisi esistenziali o economiche. La disoccupazione, ad esempio, causa sofferenza non solo finanziaria ma anche sociale e psicologica.Verso un nuovo modello economico
Per affrontare questo dilemma, serve una ricostruzione a livello individuale, sociale e istituzionale. L’azione individuale, come la semplicità volontaria e la frugalità, offre benefici, ma non basta per un cambiamento su vasta scala. È necessario un cambiamento strutturale che imponga vincoli ecologici, corregga l’economia basata sulla crescita e trasformi la logica del consumismo.Una nuova economia per il benessere
Una nuova economia si concentra sulla felicità umana entro i limiti ecologici. Le attività produttive devono contribuire al benessere, fornire mezzi di sussistenza e avere un impatto limitato su materiali ed energia. Questo implica una transizione verso settori basati sui servizi, investimenti in asset ecologici e politiche sull’orario di lavoro per distribuire l’impiego. Questo modello potrebbe richiedere un maggiore ruolo pubblico o forme di proprietà distribuita, allontanandosi dal capitalismo tradizionale.Superare l’ossessione per la novità e l’individualismo è cruciale. Riequilibrare innovazione e tradizione, individuo e bene comune, è essenziale per costruire un futuro sostenibile e giusto.Ma come si passa davvero da un’economia basata sulla crescita a una fondata sul benessere entro i limiti ecologici, senza cadere nel mero auspicio?
Il capitolo delinea una visione affascinante di una “nuova economia”, ma la transizione da un sistema profondamente radicato come quello attuale a uno basato su principi radicalmente diversi solleva interrogativi cruciali sulla sua attuabilità pratica e sulle resistenze che incontrerebbe. Non è sufficiente descrivere l’obiettivo; è fondamentale esplorare i meccanismi concreti, le politiche necessarie e le sfide politiche e sociali per realizzare un simile cambiamento strutturale. Per approfondire questi aspetti, è utile esplorare i lavori nel campo dell’economia ecologica e della decrescita, leggendo autori come Kate Raworth o Jason Hickel, che affrontano le complessità della transizione e propongono modelli alternativi.Abbiamo riassunto il possibile
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