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Contenuti del libro
Informazioni
“Presunto colpevole” di Marcello Sorgi non è solo un libro sulla fine di Bettino Craxi, ma un viaggio nella storia recente della politica italiana, partendo proprio da quell’esilio amaro ad Hammamet e dalla domanda sul perché a un leader come Craxi sia stato negato un ritorno per curarsi. Sorgi ci porta dentro le vite di figure enormi ma controverse come Craxi e Aldo Moro, mostrandoci le loro differenze, le loro visioni, e come hanno affrontato momenti cruciali, dal sequestro Moro alla tempesta di Mani Pulite, la famosa Tangentopoli che ha spazzato via un’intera classe dirigente. Il libro esplora il contesto di quegli anni, toccando anche le possibili influenze internazionali e il ruolo degli Stati Uniti dietro le quinte. È una riflessione su giustizia, umanità, e l’eredità complessa che questi “giganti” hanno lasciato, costringendoci a guardare al passato per capire meglio il presente dell’Italia.Riassunto Breve
La riflessione parte dalla fine di Bettino Craxi, morto in esilio ad Hammamet senza cure adeguate in Italia, un destino che contrasta con il suo riconoscimento internazionale come figura politica innovativa. Si confrontano le figure di Craxi e Aldo Moro, entrambi politici di grande statura ma con stili diversi. Craxi appare imponente, burbero ma affascinante, diretto e informato, mentre Moro è serio, distaccato e pragmatico, concentrato sul realismo politico. Entrambi mostrano una profonda consapevolezza del ruolo della politica. Durante il sequestro Moro nel 1978, Craxi emerge come l’unica voce politica a favore di una trattativa con le Brigate Rosse, sollecitato da Moro stesso, in netto contrasto con la linea di fermezza adottata dal governo e dai principali partiti, DC e PCI. Craxi prioritizza la vita umana e cerca attivamente un negoziato, proponendo uno scambio di prigionieri, ma l’intransigenza politica e l’escalation degli eventi rendono vani i suoi sforzi. La tragica morte di Moro evidenzia l’incapacità dello Stato di agire con umanità in crisi estreme. La vicenda di Mani Pulite, che porta alla caduta di Craxi, viene vista non solo come un’inchiesta giudiziaria sulla corruzione diffusa nel sistema politico, ma anche come il risultato di complesse dinamiche internazionali e dell’intervento di poteri forti, inclusi gli Stati Uniti, che monitorano attentamente la situazione italiana. Nonostante un iniziale sostegno a Craxi, i rapporti con gli USA si incrinano, in particolare dopo l’episodio di Sigonella, dove Craxi rivendica l’autonomia italiana. L’inchiesta si concentra su Craxi, che diventa il simbolo del sistema di finanziamento illecito dei partiti, pratica diffusa e nota a tutti. Craxi si ritira ad Hammamet nel 1992, inizialmente come rifugio, ma l’intensificarsi delle indagini e le pesanti condanne lo trasformano in un esiliato permanente, una “prigione dorata” protetta dal governo tunisino che rifiuta l’estradizione. Nonostante l’isolamento e la depressione, Craxi continua a difendersi, negando l’arricchimento personale e criticando il sistema giudiziario, rifiutando di collaborare o patteggiare. Le prove concrete di un suo tesoro nascosto sono scarse. Negli ultimi anni, gravemente malato, Craxi cerca un “corridoio umanitario” per curarsi in Italia senza essere arrestato, ma la magistratura milanese e il Quirinale mantengono una posizione intransigente, rifiutando qualsiasi concessione che non preveda l’arresto immediato. Ogni tentativo di mediazione fallisce. Craxi muore in esilio nel gennaio 2000, lontano dall’Italia e senza le cure necessarie. La famiglia rifiuta i funerali di Stato offerti dal governo italiano, coerentemente con la sua volontà di non tornare se non da uomo libero, sottolineando la frattura con le istituzioni. Il funerale a Tunisi diventa un momento di forte partecipazione e contrasti. Dieci anni dopo, una lettera del Presidente Napolitano riconosce il ruolo politico di Craxi, superando la narrazione legata a Tangentopoli. Tuttavia, il testamento morale di Craxi rivela amarezza e la previsione di una riabilitazione ipocrita. La sua vicenda, come quella di Moro, rimane irrisolta, simbolo di forzature giudiziarie e di un giudizio storico incompleto, evidenziando come entrambi siano stati vittime di un sistema che li ha eliminati politicamente e umanamente, segnando la fine di un’epoca e lasciando un’eredità complessa sulla politica italiana.Riassunto Lungo
1. Giganti di un’altra epoca
L’idea di questo libro nasce da una conversazione con Tony Blair. Durante questo scambio, Blair si interrogava sul motivo per cui non fu possibile concedere a Craxi un corridoio umanitario per permettergli di curarsi in Italia. Questo episodio apre una riflessione sulla fine di Craxi, che morì in esilio senza ricevere adeguate cure mediche. La sua sorte appare ancora più amara se confrontata con il prestigio internazionale che Craxi aveva guadagnato, tanto da essere considerato una figura politica innovativa persino per il New Labour di Blair.L’incontro con Craxi
La riflessione si sposta poi sull’esperienza diretta con Craxi e Moro. Craxi viene descritto come una personalità imponente e complessa. Era burbero e diffidente, ma allo stesso tempo capace di gesti inaspettati e dotato di un certo fascino. L’episodio mancato dell’incontro ad Hammamet, segnato dall’arresto, evidenzia quanto fosse difficile avvicinarlo e quanto fosse sfuggente la sua natura. Nonostante la complessità del rapporto, emerge l’immagine di un leader attento e ben informato, capace di un dialogo diretto e talvolta brusco.L’incontro con Moro
Moro, al contrario, viene descritto attraverso un unico incontro, caratterizzato da un approccio serio e distaccato. L’episodio dei bambini terremotati del Belice mette in luce la sua visione politica pragmatica e la sua avversione per le illusioni. Moro incarnava una politica realista, pienamente consapevole dei limiti e delle responsabilità che comporta governare.Figure politiche a confronto
Craxi e Moro rappresentano entrambi figure politiche di grande rilievo, con visioni e caratteri differenti. Tuttavia, entrambi condividevano una profonda consapevolezza dell’importanza della politica. La loro eredità politica continua a essere rilevante, invitando a riflettere sul passato per comprendere meglio il presente.Ma il capitolo, concentrandosi sugli aneddoti personali, non rischia di oscurare le complesse dinamiche politiche e storiche che hanno plasmato le figure di Craxi e Moro, riducendo la loro eredità a una questione di impressioni individuali?
Il capitolo sembra mancare di un’analisi approfondita del contesto storico e politico in cui Craxi e Moro hanno operato. Per comprendere appieno la loro rilevanza, sarebbe utile esplorare le dinamiche della politica italiana degli anni ’70 e ’80, approfondendo la storia della Prima Repubblica e le trasformazioni sociali ed economiche di quel periodo. Autori come Paul Ginsborg o studi specifici sulla storia del PSI e della DC potrebbero offrire una prospettiva più completa.2. L’ultimo atto negato
La malattia e l’esilio di Bettino Craxi
Bettino Craxi trascorre gli ultimi anni della sua vita ad Hammamet, in Tunisia. La malattia lo affligge duramente, ed è segnato dall’esilio forzato a seguito delle inchieste di Mani Pulite. Le sue condizioni di salute sono precarie, aggravate da un diabete severo e da serie complicazioni cardiache. Nonostante la gravità del suo stato, Craxi si rifiuta di rientrare in Italia per ricevere le cure mediche necessarie. La sua decisione è dettata dal timore concreto di essere arrestato immediatamente una volta tornato in patria, a causa delle condanne che pendono sulla sua persona.La diagnosi di cancro e la ricerca disperata di aiuto
La situazione di Craxi precipita ulteriormente quando riceve una diagnosi terribile: cancro avanzato al rene. A questo punto, diventa indispensabile un intervento chirurgico complesso e urgente. Purtroppo, le strutture sanitarie in Tunisia non sono adeguate per affrontare un’operazione di tale portata. Di fronte a questa emergenza, la famiglia Craxi si attiva immediatamente. Inizia una ricerca disperata per ottenere un “corridoio umanitario”. L’obiettivo è consentire a Craxi di tornare in Italia e ricevere le cure salvavita di cui ha bisogno, evitando però l’arresto che lo attende.I tentativi di mediazione politica e il muro della magistratura
Molte figure politiche di spicco si mobilitano nel tentativo di aiutare Craxi. Tra questi, D’Alema e Berlusconi cercano di intercedere presso la magistratura e la Presidenza della Repubblica. L’obiettivo è ottenere una sospensione delle condanne o un atto di clemenza che permetta il rientro di Craxi per curarsi. Anche Andreotti si attiva discretamente dietro le quinte. Berlusconi, dal canto suo, sceglie di rendere pubblica la vicenda, sperando di smuovere l’opinione pubblica e le istituzioni. Tuttavia, questa mossa ottiene una risposta negativa e inflessibile dal Quirinale, che si dichiara garante del rispetto delle leggi e quindi indisponibile a intervenire. Parallelamente, la magistratura milanese, con a capo Borrelli, si dimostra irremovibile. I giudici rifiutano categoricamente qualsiasi concessione che non preveda l’arresto immediato di Craxi al suo rientro in Italia. Nonostante i numerosi appelli umanitari e le certificazioni mediche che attestano la gravità delle condizioni di salute di Craxi, la posizione della magistratura rimane ferma e inalterata. Per i giudici, Craxi può tornare in Italia solo a condizione di costituirsi e affrontare le conseguenze legali delle sue condanne.Il tragico epilogo dell’esilio
Ogni tentativo di mediazione e di trovare una soluzione fallisce miseramente. Si rivela impossibile anche l’ipotesi di un ricovero in altri paesi europei. La vicenda si conclude nel modo più tragico: a Craxi viene negato un trattamento medico adeguato. Muore in esilio, lontano dalla sua patria, in Tunisia. La sua scomparsa avviene in un contesto di totale rigidità da parte della magistratura e di mancanza di volontà politica nel trovare una soluzione umanitaria al suo caso.Il capitolo descrive la rigidità della magistratura come causa principale del tragico epilogo di Craxi. Ma non trascura forse il contesto politico e sociale dell’epoca, in cui le inchieste di Mani Pulite godevano di ampio sostegno popolare e politico?
Il capitolo sembra concentrarsi eccessivamente sulla dimensione umana e patetica della vicenda di Craxi, rischiando di omettere un’analisi più approfondita delle dinamiche politiche e sociali che hanno determinato l’inflessibilità della magistratura. Per una comprensione più completa, sarebbe utile esplorare il clima politico dell’Italia degli anni ’90, segnato dallaTangentopoli e da un diffuso desiderio di cambiamento e di giustizia. Approfondimenti di autori come Paul Ginsborg, che ha analizzato la storia italiana contemporanea, potrebbero fornire un quadro più articolato e meno unilaterale della vicenda.3. L’iniziativa Craxi e il muro della fermezza
La posizione di Craxi nel contesto del sequestro Moro
Nel 1978, durante il drammatico sequestro di Aldo Moro, Bettino Craxi, segretario del PSI, si distinse per una posizione isolata: era favorevole a trattare con le Brigate Rosse. Aldo Moro stesso, consapevole di questa posizione di Craxi, gli scrisse una lettera. In questa lettera, Moro chiedeva a Craxi di fare di tutto per avviare una trattativa, perché sentiva che lo Stato non si muoveva e che prevaleva la linea della fermezza, sostenuta dalla Democrazia Cristiana (DC) e dal Partito Comunista Italiano (PCI).La linea della fermezza e il contrasto con Craxi
Craxi si differenziò subito nel panorama politico per la sua apertura al dialogo. Questa apertura era in contrasto con la rigidità del governo guidato da Andreotti e del segretario della DC, Zaccagnini, che erano fermamente appoggiati dal PCI di Berlinguer. La linea della fermezza nasceva dall’orrore per l’uccisione degli uomini della scorta di Moro. A questa linea rigida si opponeva la visione pragmatica di Craxi, per il quale salvare una vita umana doveva essere più importante di qualsiasi principio dello Stato.I tentativi di mediazione e il fallimento
Nonostante l’opposizione politica e le difficoltà nel trovare interlocutori, Craxi si impegnò molto per cercare un contatto con i brigatisti. Propose anche uno scambio di prigionieri, basandosi su un documento dei servizi segreti che suggeriva di valutare gesti umanitari. Però, la rigidità della DC e del PCI, insieme al precipitare degli eventi, resero vano ogni tentativo.L’epilogo tragico e le conseguenze
Anche l’intervento di Papa Paolo VI, amico personale di Moro, non ebbe successo di fronte alla chiusura delle istituzioni italiane. La vicenda si concluse tragicamente con il ritrovamento del corpo di Moro. Questo evento creò una profonda divisione tra la famiglia Moro, lo Stato e la DC. La morte di Moro, e in seguito la vicenda politica di Craxi, misero in luce una critica: lo Stato non fu capace di agire con rapidità e umanità in una situazione di crisi estrema. Entrambi, Moro e Craxi, furono vittime di una inaspettata indifferenza.Se Craxi si considerava vittima di persecuzione politica, chi erano le vere vittime del sistema di corruzione che Tangentopoli ha rivelato, e il capitolo esplora adeguatamente le conseguenze di tale sistema sulla società italiana?
Il capitolo si concentra sulla vicenda personale di Craxi, offrendo una prospettiva comprensibilmente soggettiva sul suo esilio. Tuttavia, manca un’analisi approfondita del contesto storico e sociale in cui Tangentopoli si è sviluppata. Per comprendere appieno la vicenda, è fondamentale considerare le conseguenze della corruzione sulla società italiana e le ragioni che hanno portato all’indignazione popolare. Per approfondire questi aspetti, si consiglia di studiare la storia politica italiana degli anni ’80 e ’90, esplorando le opere di storici e sociologi che hanno analizzato il fenomeno della corruzione in Italia, come ad esempio le analisi di Alberto Vannucci sul tema della corruzione politica.6. L’Ultimo Atto e l’Eredità Contesa
Gli ultimi giorni di Craxi ad Hammamet
Dopo un intervento chirurgico complesso, Bettino Craxi si trova ad Hammamet. È fisicamente molto debole, ma mostra un sorriso. Nonostante i medici lo rassicurino, la sua condizione fisica e psicologica è grave. Craxi è molto depresso e si sente isolato. Un momento di breve positività è la visita di Francesco Cossiga. In questa occasione, la passione politica di Craxi si riaccende, anche se è consapevole che la fine è vicina. Cossiga va a trovare Craxi in segno di amicizia e per dare un segnale politico importante. Cossiga sembra voler anticipare una possibile riabilitazione di Craxi dopo la morte, ma Craxi stesso sembra sentire che sta per morire.La morte improvvisa e il rifiuto dei funerali di Stato
La morte arriva all’improvviso il 19 gennaio. Questa notizia crea molte reazioni diverse sia ad Hammamet che in Italia. Il governo italiano offre funerali di Stato per Craxi, ma questa proposta appare strana, considerando che Craxi era stato condannato ed era in esilio. La famiglia di Craxi rifiuta i funerali di Stato, rispettando la volontà di Craxi di non tornare in Italia se non da uomo libero. Questa decisione evidenzia quanto fosse profonda la rottura tra Craxi e le istituzioni italiane, e sottolinea la sensazione di ingiustizia che Craxi provava per il modo in cui era stato trattato.Il funerale a Tunisi e le reazioni politiche
Il funerale viene celebrato a Tunisi e diventa un evento importante dal punto di vista popolare e politico. Molte persone partecipano e applaudono Cossiga e Berlusconi, ma contestano i rappresentanti del governo italiano. Durante l’omelia funebre, il sacerdote descrive Craxi come una persona perseguitata per aver cercato la giustizia, e questa interpretazione viene accolta positivamente dai presenti. Craxi viene sepolto ad Hammamet, e sulla sua tomba viene scritto: “La mia libertà equivale alla mia vita”. Questa frase rappresenta in modo simbolico la sua scelta di vivere in esilio.La riabilitazione postuma e l’eredità controversa
Dieci anni dopo la morte di Craxi, il Presidente Napolitano scrive una lettera in cui riconosce il ruolo politico di Craxi. Con questa lettera, Napolitano supera l’immagine negativa di Craxi legata a Tangentopoli e lo riconosce come un importante leader e uomo di governo. Però, nel suo testamento morale, Craxi aveva espresso grande amarezza e aveva previsto che la sua riabilitazione sarebbe stata ipocrita da parte di coloro che lo avevano condannato. La storia di Craxi rimane ancora oggi un argomento complicato, simbolo delle forzature della giustizia e di un giudizio storico che non è ancora completo. Ci sono diverse interpretazioni sul perché Craxi scelse l’esilio e la morte: alcuni parlano di errore politico, altri di pessimismo, altri ancora di una forma di “suicidio politico”. Tutte queste interpretazioni mostrano un leader consapevole della fine della sua epoca. Come Moro, Craxi diventa vittima di un sistema che lo elimina sia politicamente che umanamente. La sua vicenda segna la fine di un periodo storico e lascia un’eredità difficile e piena di polemiche sulla politica italiana.Accostare Craxi a Moro come “vittime del sistema” non rischia di offuscare le profonde differenze tra le loro storie, equiparando ingiustamente la corruzione con il terrorismo?
Il capitolo propone un parallelismo tra Craxi e Moro come “vittime del sistema”, una lettura che appare superficiale e potenzialmente fuorviante. Per valutare criticamente questa analogia, è essenziale approfondire la storia italiana degli anni di piombo e di Tangentopoli, studiando le dinamiche del terrorismo e della corruzione. Approfondimenti di storia politica e sociologia potrebbero offrire strumenti analitici per distinguere le specificità e le responsabilità in ciascun caso.Abbiamo riassunto il possibile
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