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Contenuti del libro
Informazioni
“Pino Daniele. Cantore mediterraneo senza confini” di Marco Ranaldi ti porta dentro la storia di un artista che ha cambiato la musica napoletana, partendo da una Napoli vivace tra gli anni Sessanta e Settanta, dove il rock progressivo napoletano e la scena musicale Napoli del Vomero stavano esplodendo con gruppi come Osanna e Balletto di Bronzo. Ma il vero punto di svolta arriva con Pino Daniele, che con il suo album “Terra mia” nel 1977 inventa un nuovo blues napoletano, mescolando le radici profonde della sua città con blues, jazz, funk e ritmi latini. Il libro racconta come questa fusion musicale si evolve attraverso album iconici come “Nero a metà”, le collaborazioni musicali incredibili con artisti internazionali e italiani (pensiamo a Massimo Troisi o Chick Corea!), e la sua costante ricerca di suoni nuovi, sempre legati alla sua identità di cantore mediterraneo. È un viaggio sonoro che esplora non solo la sua discografia, ma anche i temi delle sue canzoni, dalla denuncia sociale ai sentimenti più intimi, mostrando come la sua musica sia diventata un linguaggio universale, senza confini geografici o di genere.Riassunto Breve
La musica a Napoli subisce un cambiamento importante tra la fine degli anni Sessanta e Settanta, passando dalla canzone classica a nuove sonorità influenzate da generi come rock, progressive e psichedelia. Da questa scena emergono gruppi che sperimentano e ottengono successo. Successivamente, una nuova generazione di musicisti porta a una trasformazione del suono napoletano. Un artista fondamentale in questo passaggio è Pino Daniele, che con l’album “Terra mia” del 1977 crea una nuova canzone napoletana. Questo lavoro unisce la denuncia sociale a un linguaggio musicale innovativo, mescolando la tradizione locale con influenze esterne come blues, jazz, funk e ritmi latini. Il suo suono diventa un’espressione autentica della realtà napoletana, lontana dai cliché, utilizzando testi in napoletano e inglese. Album come “Nero a metà” e “Vai mo’” consolidano questa fusione di blues latino e melodia mediterranea, ottenendo un grande successo. La ricerca musicale si estende oltre i confini italiani con collaborazioni internazionali, come nell’album “Bella ‘mbriana” registrato a New York con Wayne Shorter, o l’integrazione di ritmi cubani. La band che lo accompagna è essenziale per definire il groove. La musica si costruisce attraverso un continuo processo di fusione, mescolando ritmi africani, sonorità mediterranee, jazz, blues, rock e canzone napoletana, creando un suono che viaggia. Album come “Musicante” combinano ispirazione personale e musica etnica africana, mentre il live “Sciò” documenta l’evoluzione verso jazz, fusion e progressive con una formazione allargata che include musicisti come Gato Barbieri. “Ferryboat” prosegue questa ricerca nella fusione di ritmi americani e partenopei. La ricerca continua con viaggi e l’interesse per musiche etniche come il rock-arabe, visibile in album come “Bonne Soirée” e “Schizzechea with love”, che utilizzano campionatori e fondono jazz, blues, bossa e sonorità maghrebine, ricevendo riconoscimenti. “Mascalzone Latino” recupera la dimensione acustica fondendola con l’elettronica, esplorando memoria ed emozioni con testi misti e temi di denuncia sociale. Il percorso artistico mostra collaborazioni con importanti musicisti jazz e un recupero di sonorità caratteristiche, come in “Un uomo in blues” che unisce tendenze attuali e suoni tipici, includendo brani come “‘O scarrafone”. L’attenzione si sposta sulla memoria e il suono acustico con “Sotto ‘o sole”, riarrangiando i primi lavori e inserendo nuove canzoni scritte con Massimo Troisi, come “‘O ssaje comme fa ‘o core”. “Che Dio ti benedica” consolida la ricerca e le collaborazioni con artisti come Chick Corea, esplorando fusion e sonorità acustiche, trattando temi personali e sociali. La musica si esprime anche dal vivo, con formazioni che reinterpretano brani e mostrano l’interazione con il pubblico. La produzione successiva si orienta verso contaminazioni etniche e mediterranee, esplorando sonorità legate all’Africa e al Sud, integrando collaborazioni con artisti diversi e utilizzando ritmi e melodie con influenze arabeggianti, napoletane e blues. I testi affrontano emozioni personali e temi sociali/politici. Un progetto si concentra sui suoni orientali e magrebini unendoli alle radici napoletane, con collaborazioni arabe e africane, esplorando l’incontro tra culture e includendo riferimenti alla tradizione storica napoletana del Seicento. L’identità mediterranea è manifestata sul palco, come nel tour Medina, documentato dall’album Concerto, con arrangiamenti acustici e un repertorio che unisce brani storici e recenti. La carriera è segnata da una continua ricerca e numerose collaborazioni con artisti di generi diversi. L’interesse per le culture musicali arabe e africane trova assonanze con quella napoletana. La musica si evolve costantemente, pur mantenendo le radici. La discografia documenta questi passaggi, con cambi di etichetta e la disponibilità di album ufficiali, singoli e collaborazioni. Le musiche composte per film sono parzialmente disponibili su disco.Riassunto Lungo
1. La nuova onda sonora di Napoli
Napoli diventa un punto d’incontro per linguaggi e musiche diverse. La canzone napoletana classica, che un tempo era la più importante, comincia a cambiare tra la fine degli anni Sessanta e Settanta. In questi anni nasce una scena musicale nuova, influenzata dal rock, dal progressive e dalla psichedelia. Molti musicisti guardano a città come Londra come esempio. Questo cambiamento porta a un suono fresco e inaspettato.L’onda rock e progressive degli anni ’70
Il quartiere Vomero è un luogo chiave per questo fermento. Qui nascono gruppi come i Battitori Selvaggi e i Volti di Pietra. Questi musicisti provano suoni e tecniche nuove, usando per esempio il distorsore per la chitarra. Locali come La Buatta e il Teatro Diana ospitano concerti e “sfide” tra i gruppi. Da questa scena emergono poi gruppi che diventano famosi in tutta Italia. Tra questi ci sono gli Osanna, Alan Sorrenti, i Saint Just e il Balletto di Bronzo.L’arrivo della nuova generazione: Pino Daniele
Dopo questa prima fase, arriva una nuova generazione di musicisti. Tra loro ci sono Pino Daniele, Rino Zurzolo, James Senese e altri. Pino Daniele, con la sua formazione da chitarrista, suona in diversi gruppi prima di iniziare la sua carriera da solo. Il suo album “Terra mia”, uscito nel 1977, è considerato l’inizio di una nuova canzone napoletana. Questo disco parla dei problemi sociali e usa un linguaggio musicale nuovo. Mescola la musica tradizionale con influenze da fuori. Canzoni come “Napule è”, “‘Na tazzulella ‘e cafè” e “Libertà” raccontano la vita di ogni giorno, le paure e il desiderio di giustizia. In “Terra mia” si usano strumenti classici insieme a suoni moderni, creando un suono originale. Il cammino musicale di Pino Daniele continua con dischi come “Pino Daniele” del 1979, con brani come “Je so’ pazzo” e “Chi tene o mare”. “Nero a metà” del 1980 è un momento importante perché unisce il blues latino alla melodia del Mediterraneo. Questa musica rappresenta in modo vero la realtà di Napoli. È lontana dai vecchi modi di fare musica melodrammatica e vicina invece alla vita vera della gente.Ma la “nuova canzone napoletana” di Pino Daniele è davvero una diretta filiazione dell’onda rock e progressive degli anni ’70, o rappresenta piuttosto una svolta stilistica autonoma?
Il capitolo descrive due fasi distinte: la prima, legata al rock e al progressive, e la seconda, inaugurata da Pino Daniele e la sua generazione. Tuttavia, il legame tra queste due “onde” non è esplicitato a sufficienza. Presentarle in sequenza temporale non chiarisce se la musica di Daniele sia un’evoluzione diretta, una reazione, o un fenomeno parallelo con influenze diverse. Per colmare questa lacuna, sarebbe opportuno approfondire le specifiche influenze musicali che hanno caratterizzato sia il progressive napoletano (spesso legato al rock sinfonico e alla psichedelia) sia il suono di Pino Daniele (fortemente radicato nel blues, jazz e funk), per capire meglio i punti di contatto e le differenze. Un autore che ha esplorato queste dinamiche nel contesto musicale napoletano è Federico Vacalebre.2. Ritmi dalla terra blu
La musica unisce diversi stili come blues, jazz, funk, ritmi latini e la ricca tradizione napoletana. Questa fusione crea un suono unico che mescola culture e linguaggi, usando testi sia in napoletano che in inglese. Il suono diventa un veicolo per esprimere sentimenti profondi, insicurezze personali e un forte legame con la terra d’origine. Questa combinazione di elementi sonori e linguistici definisce subito un’identità musicale distintiva e riconoscibile.La ricerca di un suono unico
La ricerca di un “sound napoletano” è un elemento centrale. Brani come E so’ cuntento ‘e stà e Nun me scoccià sono esempi di questa esplorazione sonora. La fusione di generi e tradizioni è fondamentale per raggiungere questa unicità espressiva. L’amore per il blues, in particolare, è dichiarato apertamente in pezzi come A me me piace ‘o blues. Altri brani come Quanno chiove mostrano una poesia semplice e diretta, legata a immagini quotidiane e reali della vita. Pezzi come Appocundria e Puozze passà nu guaio affrontano stati d’animo più difficili, esprimendo malinconia o un desiderio di cambiamento.L’evoluzione e i successi
Album come Nero a metà e Vai mo’ segnano tappe importanti nella crescita artistica. Questi lavori mostrano un rinnovamento del gusto musicale e consolidano il suono distintivo. La qualità e l’originalità della proposta portano a un grande successo sia di pubblico che di critica. Questi album rappresentano il culmine di un percorso di ricerca e fusione che definisce l’identità musicale dell’artista e del suo gruppo.L’apertura internazionale
La musica si spinge oltre i confini italiani. L’album Bella ‘mbriana, registrato a New York, rappresenta un passo significativo verso l’internazionalizzazione. La collaborazione con musicisti di fama mondiale come Wayne Shorter arricchisce ulteriormente il suono. Un’ulteriore fusione si manifesta nella collaborazione con artisti cubani per il brano Cumbà, che introduce ritmi latini nel repertorio. Queste esperienze internazionali dimostrano la capacità della musica di dialogare con diverse culture e sonorità.Il ruolo della band
La band che accompagna l’artista è formata da musicisti esperti e talentuosi. Il loro apporto è essenziale per creare il groove e le sonorità ricercate. La loro maestria strumentale e la loro intesa contribuiscono in modo determinante alla riuscita del progetto musicale. La band non è solo un supporto, ma una parte integrante e fondamentale del suono complessivo.La musica come espressione totale
La musica diventa tutto ciò che si possiede e si è. È un ritmo incessante che accompagna la vita quotidiana. Permette di esprimere concetti e sentimenti complessi. La musica è un linguaggio universale che supera le barriere e connette le persone attraverso le emozioni e le esperienze condivise.Come fa esattamente la fusione di blues, jazz, funk e ritmi latini a esprimere “insicurezze personali” e “legame con la terra d’origine”?
Il capitolo afferma che la fusione di generi esprime sentimenti profondi e un legame con la terra, ma non spiega come questa combinazione specifica di blues, jazz, funk e ritmi latini riesca a veicolare proprio “insicurezze personali” o il “legame con la terra d’origine”. La connessione tra elementi musicali così diversi e temi emotivi/culturali specifici non è scontata e meriterebbe un’analisi più approfondita. Per esplorare questo aspetto, sarebbe utile addentrarsi nella musicologia e nell’etnomusicologia, studiando come le strutture musicali e i contesti culturali influenzino l’espressione e la percezione delle emozioni e dell’identità attraverso il suono. L’analisi dettagliata di brani specifici, mettendo in relazione la struttura musicale con i testi e il contesto di produzione e ricezione, potrebbe illuminare questo legame. Un autore che ha esplorato il rapporto tra musica e identità è Simon Frith.3. Radici e Rotte Musicali
La musica si definisce attraverso un continuo processo di fusione. È un suono che viaggia, come un musicante, mescolando influenze diverse: ritmi africani, sonorità mediterranee, jazz, blues, rock e la tradizione della canzone napoletana. Questo mix crea un linguaggio musicale ricco e in continua evoluzione, capace di parlare a tutti.L’album “Musicante”: Nascita e Ispirazione
L’album “Musicante” nasce vicino al mare, sull’Isola di Treviti. Qui, l’ispirazione personale si unisce alla musica etnica e popolare africana, con l’aggiunta di elementi inglesi e napoletani. Brani come “Lazzari felici” esprimono una creatività intensa, profondamente legata ai luoghi ricchi di storia e alla memoria collettiva. Il suono dell’album incorpora strumenti come la chitarra battente, le percussioni e il pianoforte, creando melodie delicate che sanno evocare ricordi e sentimenti profondi. La band che ha dato vita a questo progetto include musicisti di grande talento come Naná Vasconcelos, Joe Amoruso, Rino Zurzolo e Agostino Marangolo, contribuendo a definire l’identità sonora dell’album.“Sciò”: L’Energia dei Concerti
Il live album “Sciò” documenta le tournée e l’interazione vibrante con il pubblico. Registrato nel 1984 in diverse città, tra cui Napoli, Bari e Montreux, questo disco mostra chiaramente l’evoluzione del suono verso generi come il jazz, la fusion e il progressive. Per l’occasione, viene utilizzata una band allargata, arricchita da fiati e suoni elettronici, che mantiene gli arrangiamenti freschi e dinamici. La collaborazione con musicisti eccezionali come Gato Barbieri, Bob Berg e Tullio De Piscopo arricchisce ulteriormente il suono. Questo album dal vivo consolida la sperimentazione musicale, unendo diverse tradizioni sonore in performance cariche di energia.“Ferryboat”: Nuovi Orizzonti Sonori
“Ferryboat” rappresenta un passo ulteriore nella ricerca della fusione musicale. Le sonorità di questo album mescolano ritmi americani e partenopei, con l’obiettivo di creare un linguaggio universale per il canto dei popoli. L’album accoglie nuove influenze etniche e vede la partecipazione di numerosi musicisti di fama internazionale, tra cui Steve Gadd e Gato Barbieri. Brani come “Quaccosa” dimostrano una fusione sofisticata e originale, mentre “One” propone un interessante mix di rhythm and blues con radici napoletane e americane. Nonostante l’esplorazione di nuove direzioni, la musica mantiene un forte legame con le origini e la terra d’appartenenza. La collaborazione con Gato Barbieri, in particolare, si rivela significativa per la continua ricerca del suono e per la profonda affinità artistica che emerge tra i musicisti.La crisi del mercato discografico e la critica alla radio sono accennate, ma il capitolo scava davvero nelle dinamiche complesse che le generano?
Il capitolo, pur riconoscendo le preoccupazioni di Pino Daniele riguardo al calo delle vendite e alla programmazione radiofonica, non sembra fornire un’analisi approfondita delle cause strutturali che hanno portato alla crisi del mercato discografico nell’era digitale, né delle intricate relazioni tra etichette, radio e distribuzione che influenzano la varietà musicale offerta al pubblico. Per comprendere meglio questi fenomeni, sarebbe utile esplorare la storia e l’economia dell’industria musicale, magari leggendo studi di settore o saggi di studiosi di economia della cultura e sociologia dei media.9. Catalogo dell’Opera Registrata
La produzione discografica di Pino Daniele ha visto diversi cambi di etichetta nel corso della sua carriera. Iniziando con Emi, l’artista è poi passato alla Bagaria e, per la maggior parte degli album successivi a Mascalzone latino, alla Cgd/Wea. Emi ha mantenuto i diritti sui primi tre album pubblicati. L’intera discografia ufficiale è generalmente disponibile su cd, anche se alcune pubblicazioni specifiche non hanno ricevuto nuove stampe, come le colonne sonore di Le vie del signore sono finite e Common Ground di Richie Evans, quest’ultima una collaborazione. Documentare in modo completo tutti i singoli e i materiali promozionali pubblicati nel tempo risulta particolarmente complesso. Il catalogo ufficiale degli album è dettagliato con i numeri originali e delle ristampe, e vengono elencati anche singoli, mix, edizioni limitate e 45 giri, fornendo l’anno di uscita e l’etichetta discografica per ciascuno. Inoltre, raccolte e album live documentano ulteriori uscite e registrazioni dal vivo.Musica per il Cinema
La musica creata per il cinema è disponibile solo in parte su disco. La colonna sonora più estesa, quella per Le vie del Signore sono finite, è fuori catalogo e non è stata ristampata, risultando difficile da reperire per gli appassionati. Per altri film, come Mi manda Picone e Pensavo fosse amore invece era un calesse, le canzoni composte sono state incluse unicamente negli album ufficiali di Pino Daniele. Questo implica che solo i brani selezionati per gli album sono rintracciabili su disco, a differenza dell’intera musica di scena.Lavori con Altri Artisti
Le collaborazioni e le partecipazioni di Pino Daniele con altri artisti sono molto numerose. Queste documentano la sua attività musicale in diversi ruoli, non solo come cantante principale. Ha lavorato attivamente come chitarrista, autore di testi e musiche, produttore e arrangiatore per altri musicisti. Queste collaborazioni coprono un lungo periodo della sua carriera e coinvolgono una vasta gamma di artisti diversi tra loro. La sua versatilità e il suo contributo alla scena musicale italiana emergono chiaramente da questi lavori congiunti.Video Ufficiali
La sezione dedicata alla videografia ufficiale elenca tutte le pubblicazioni video di Pino Daniele che sono state rese disponibili per il pubblico. Questo elenco comprende diverse tipologie di materiali audiovisivi legati alla sua carriera musicale. Vi si trovano registrazioni di concerti dal vivo che permettono di rivivere le sue performance sul palco. Sono inoltre inclusi i videoclip ufficiali delle sue canzoni più note. Altri materiali documentano aspetti visivi della sua attività artistica nel corso degli anni.Se documentare l’intera opera è così complesso e gran parte del materiale è irreperibile, che senso ha presentare un “catalogo” che è per sua stessa ammissione incompleto e lacunoso?
Il capitolo elenca meticolosamente ciò che è disponibile o documentabile, ma non affronta le ragioni profonde di queste lacune né le implicazioni per la comprensione completa dell’opera di un artista. Per approfondire questa problematica, sarebbe utile esplorare gli studi sulla discografia critica, le dinamiche dell’industria musicale (in particolare la gestione dei diritti e delle ristampe nel tempo) e le sfide dell’archiviazione del patrimonio sonoro. Comprendere i meccanismi che rendono certi materiali “fuori catalogo” o difficili da tracciare è fondamentale per valutare l’effettiva completezza di un’opera.Abbiamo riassunto il possibile
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