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Contenuti del libro
Informazioni
“Pianeta acqua. Ripensare la nostra casa nell’universo” di Jeremy Rifkin ti porta in un viaggio pazzesco che parte dalle origini della vita, dove l’acqua è tutto, fino alla nostra “civiltà idraulica” che ha cercato di domarla con dighe e canali, cambiando per sempre il nostro rapporto con la natura e pure con il genere. Ma ora il pianeta si ribella, il cambiamento climatico sta scombussolando l’idrosfera e le vecchie infrastrutture non reggono più. Rifkin esplora questa crisi idrica globale, legata a doppio filo con energia e cibo, e ci sbatte in faccia la realtà: non possiamo più controllare l’acqua, dobbiamo imparare ad adattarci. Parla di come questo stia cambiando tutto, dalla gestione acqua alla sicurezza, dalle migrazioni climatiche a nuove forme di agricoltura e persino al nostro modo di vedere il tempo e lo spazio. È un libro che ti fa capire che il futuro non è nel fuggire nel virtuale, ma nel riconnettersi con la Terra, il nostro vero Pianeta acqua, e imparare a vivere con le sue forze, non contro di esse.Riassunto Breve
L’acqua è fondamentale per la vita e la civiltà umana fin dalle origini. Circa 11.000 anni fa, l’umanità ha iniziato a stabilirsi e a controllare l’acqua con infrastrutture come canali e dighe, dando vita alla “civiltà idraulica”. Questo controllo ha permesso l’agricoltura su larga scala, la creazione di eccedenze alimentari, l’aumento della popolazione, la nascita delle città e delle gerarchie sociali. Le infrastrutture idrauliche, centralizzate e gerarchiche, hanno plasmato la società e la visione della natura come risorsa da dominare. Questo modello di controllo è stato storicamente associato al dominio maschile, in contrasto con le antiche culture neolitiche che legavano l’acqua a divinità femminili. Miti e pratiche sociali hanno rafforzato l’idea dell’acqua come forza da domare, con gli uomini che gestivano la sfera pubblica e le grandi opere idrauliche. Anche nel XIX secolo, la paura delle malattie trasmesse dall’acqua ha rafforzato la necessità percepita di controllo maschile attraverso l’ingegneria e l’igiene.Oggi, il sistema basato sul controllo dell’acqua, strettamente legato all’energia (soprattutto fossile e nucleare) e all’agricoltura intensiva, sta collassando a causa del riscaldamento globale. Il clima che cambia altera il ciclo idrologico, causando eventi estremi come siccità e inondazioni, e rende obsolete le vecchie infrastrutture. L’agricoltura consuma la maggior parte dell’acqua dolce globale, e il commercio di cibo sposta grandi quantità di “acqua virtuale” impoverendo le riserve dei paesi esportatori. La visione capitalistica della natura come risorsa da sfruttare ha ignorato il ruolo vitale dell’acqua.La crisi attuale impone una trasformazione radicale. È necessario abbandonare i combustibili fossili per le energie rinnovabili (solare, eolico) che richiedono meno acqua. L’agricoltura deve passare a metodi rigenerativi e colture meno idrovore. La soluzione non è più controllare l’acqua, ma adattarsi ai processi naturali. Questo significa “liberare le acque”, rimuovere dighe, recuperare fiumi sotterranei, adottare concetti come “slow water” e “città spugna” con sistemi di drenaggio sostenibile e raccolta dell’acqua piovana. Questi approcci distribuiti e basati sulla natura sostituiscono la gestione centralizzata.Il cambiamento climatico sta già causando migrazioni di massa, spingendo l’umanità verso un nuovo nomadismo e sfidando l’idea occidentale di permanenza e confini nazionali. La sopravvivenza richiede di abbracciare l’effimerità dell’esistenza e cooperare con i sistemi dinamici della Terra. Nuove forme di cibo come l’agricoltura verticale e gli insetti, che richiedono meno risorse idriche, diventano importanti. La sicurezza si sposta dalla difesa militare delle infrastrutture alla resilienza degli ecosistemi e all’uso di energie rinnovabili distribuite.Di fronte alla potenza della natura, l’umanità ha due strade: cercare di sottometterla (anche rifugiandosi in mondi virtuali che però hanno un’impronta idrica) o adattarsi con empatia e cooperazione. La connessione fisica con la natura è essenziale. Riconoscere la Terra come “Pianeta Acqua” e dare status legale all’acqua è fondamentale per cambiare il rapporto con il pianeta e garantire la sopravvivenza, imparando a vivere in armonia con le sue forze mutevoli.Riassunto Lungo
1. L’Acqua, Radice della Vita e Sfida della Civiltà
L’acqua è essenziale per la nascita e lo sviluppo della vita sulla Terra. Questo è un concetto antico, presente nelle storie sulla creazione, e confermato dalla scienza moderna. L’acqua, l’idrosfera, ha un ruolo centrale, sia nelle profondità del pianeta che nell’influenzare l’asse terrestre. Costituisce la maggior parte degli esseri viventi, compresi noi, e svolge funzioni vitali indispensabili. Il legame tra la nostra specie e l’acqua è profondo, radicato nella biologia e nella cultura. Si vede nella nostra evoluzione, nei nostri sogni e nelle tante espressioni che usiamo.La Nascita della Civiltà Idraulica
Circa 11.000 anni fa, quando l’ultima era glaciale finì, le comunità umane iniziarono a stabilirsi in modo permanente. Iniziarono a coltivare la terra e ad allevare animali, dando vita a quella che viene chiamata la ‘civiltà idraulica’. Questa nuova fase fu segnata dalla capacità di controllare e gestire l’acqua. Attraverso opere complesse come canali e dighe, l’acqua venne ‘addomesticata’. Questo permise di coltivare grandi quantità di cereali. Questi raccolti potevano essere conservati e distribuiti, creando un surplus di cibo. Queste eccedenze furono fondamentali per l’aumento della popolazione. Portarono le persone a spostarsi verso le città e a formare società più complesse, con diverse classi sociali, organizzazioni statali e le prime forme di scrittura, usate per gestire la produzione e il commercio.L’Impatto del Controllo sull’Acqua e sulla Natura
Le grandi opere idrauliche, per come sono strutturate, tendono a essere centralizzate e a rafforzare le gerarchie. Non solo sostenevano la vita nelle città e l’economia, ma influenzavano profondamente la società. Hanno plasmato i sistemi di governo e cambiato il modo in cui la natura veniva percepita. La natura cominciò a essere vista soprattutto come una risorsa da sfruttare e controllare. Questo modo di pensare si è spinto all’estremo nell’era industriale. La costruzione massiccia di dighe e altre opere ha avuto un impatto enorme sull’ambiente. Ha portato l’umanità a usare e appropriarsi sempre più delle risorse del pianeta.Le Sfide del Presente e la Necessità di Adattamento
Oggi, stiamo assistendo a grandi cambiamenti. Il riscaldamento globale sta modificando profondamente il ciclo naturale dell’acqua. Questo provoca eventi climatici sempre più estremi. Le vecchie infrastrutture idrauliche, costruite per un clima diverso, vanno in crisi. È come se l’idrosfera si stesse ‘rinaturalizzando’, tornando a comportamenti meno prevedibili e controllabili. Questa situazione ci obbliga a ripensare il nostro rapporto con l’acqua. Mostra quanto sia fragile una civiltà costruita sull’idea di dominare la natura. Ci troviamo di fronte alla necessità urgente di adattarci a un pianeta che cambia velocemente.Ma è davvero così scontato che il controllo dell’acqua porti inevitabilmente a società centralizzate e allo sfruttamento della natura?
Il capitolo traccia un percorso storico che lega il controllo dell’acqua all’emergere di strutture sociali gerarchiche e a una visione strumentale della natura. Tuttavia, presentare questo sviluppo come quasi inevitabile potrebbe trascurare la complessità delle interazioni umane e ambientali. La storia offre esempi di società che hanno gestito le risorse idriche in modi diversi? Il nesso tra controllo tecnologico e sfruttamento è così rigido? Per approfondire queste domande, sarebbe utile esplorare studi di storia economica e sociale comparata, le teorie sulla gestione dei beni comuni, e le analisi critiche del determinismo tecnologico, magari confrontandosi con autori che hanno offerto interpretazioni alternative sullo sviluppo delle società umane e sul loro rapporto con l’ambiente, andando oltre modelli unilineari.2. Acqua e Genere: La Storia del Controllo e del Cambiamento
La civiltà idraulica si fonda sulla costruzione di grandi infrastrutture per controllare l’acqua, come dighe e acquedotti. Questo modello, che ha permesso la crescita di vaste città e imperi, incarna secoli di conoscenza ingegneristica e trasforma le acque in una risorsa nazionale da gestire. Tale sviluppo è associato a un profondo cambiamento storico nel rapporto umano con l’acqua e con il genere, segnando il passaggio da una visione legata alla fertilità a una di dominio e controllo. Nelle culture neolitiche, l’acqua era spesso legata a divinità femminili, simbolo di fertilità e generatività, ma con l’avvento delle civiltà idrauliche centralizzate, il dominio maschile si affermò. L’acqua non fu più vista come il grembo della vita, ma come una forza da domare e sottomettere. Miti antichi descrivono dèi maschili che sconfiggono dee serpente legate all’acqua, riflettendo questa visione maschile del controllo che si estendeva alla società, dove gli uomini gestivano la vita pubblica e le infrastrutture, mentre alle donne era riservata la sfera domestica.L’Eredità Romana e il Dominio Maschile
L’Impero Romano rappresenta un esempio lampante di questa mentalità incentrata sul controllo. La sua ingegneria idraulica avanzata, visibile negli acquedotti, nelle terme e nelle fontane, era fonte di grande orgoglio e simboleggiava la capacità di dominare la natura. Sebbene ci fosse una venerazione di divinità sia maschili che femminili legate all’acqua, come Nettuno o le ninfe, Giove, il dio del cielo e del fulmine, era la divinità suprema, e le divinità femminili avevano spesso ruoli subordinati o legati a fonti specifiche piuttosto che al controllo complessivo delle acque. Questa tendenza al dominio maschile sull’acqua persistette attraverso i secoli, influenzando anche periodi successivi, come il Romanticismo, dove alcuni poeti maschi celebravano il trionfo e la conquista sugli oceani, visti come vasti territori da esplorare e sottomettere.Acqua, Igiene e l’Associazione con il Femminile nel XIX Secolo
Nel XIX secolo, la rapida urbanizzazione e la scarsa igiene portarono a gravi epidemie di malattie trasmesse dall’acqua, come il colera. La scoperta che l’acqua contaminata fosse la causa di queste malattie generò un’ondata di paura e preoccupazione per la salute pubblica. In questo contesto, si diffuse un’isteria che associò le acque inquinate e i rischi sanitari al genere femminile, considerato in modo stereotipato come meno incline all’igiene o addirittura portatore di impurità. Questa percezione, sebbene infondata, rafforzò la necessità percepita di purificare e controllare l’acqua attraverso l’ingegneria idraulica e l’implementazione di sistemi di igiene pubblica su larga scala, consolidando ulteriormente il dominio maschile nel settore della gestione e dell’ingegneria idraulica, visto come l’unico capace di “domare” l’acqua e renderla sicura.La Crisi Climatica e l’Obsoleto Modello di Controllo
Oggi, il pianeta affronta una crisi idrica senza precedenti, in gran parte causata dal riscaldamento climatico. L’idrosfera terrestre sta cambiando rapidamente e in modo imprevedibile, rendendo obsolete molte delle grandi infrastrutture idrauliche costruite con l’idea di un controllo stabile e prevedibile. Fiumi e laghi si prosciugano in alcune aree, mentre in altre si verificano inondazioni devastanti ed eventi estremi legati all’acqua. Questa crisi mette radicalmente in discussione il modello di controllo maschile che ha caratterizzato la civiltà idraulica per millenni, dimostrando i limiti di un approccio basato unicamente sulla dominazione e sulla manipolazione della natura. Il cambiamento climatico impone di ripensare il nostro rapporto con l’acqua.Un Nuovo Approccio: Cura, Empatia e il Ruolo delle Donne
Di fronte a questa realtà mutevole, emerge la necessità di un approccio diverso alla gestione dell’acqua. Le donne, che storicamente e ancora oggi in molte parti del mondo sono le principali portatrici d’acqua e le prime a subire le conseguenze della sua scarsità o contaminazione, sono state largamente escluse dalle decisioni relative alla sua gestione a livello politico ed economico. Tuttavia, una nuova generazione di attiviste e pensatrici chiede un approccio basato sulla cura, sull’empatia e sulla sostenibilità. Queste voci vedono l’acqua non semplicemente come una risorsa da privatizzare o controllare, ma come una forza vitale interconnessa e un bene comune globale da proteggere e rispettare. La capacità di adattarsi a un’idrosfera in rapida evoluzione richiede di coltivare l’empatia, la cooperazione e una profonda comprensione dei sistemi naturali, qualità che, sebbene innate in entrambi i generi, sono state tradizionalmente associate al femminile. Il futuro dipende dalla capacità umana di abbandonare l’idea di dominio e imparare a vivere in armonia con le acque, riconoscendo la loro natura complessa, imprevedibile e vitale per l’intero pianeta.Ma quanto è solida questa correlazione storica tra genere e gestione dell’acqua, o il capitolo rischia di semplificare eccessivamente?
Il capitolo propone una narrazione affascinante che lega il controllo dell’acqua alle dinamiche di genere attraverso i millenni. Tuttavia, l’attribuzione quasi esclusiva del “controllo” al maschile e della “cura” al femminile potrebbe non rendere giustizia alla complessità storica e alle sfumature culturali. È cruciale domandarsi se queste associazioni siano innate o piuttosto il risultato di specifiche costruzioni sociali e rapporti di potere che si sono evoluti diversamente in contesti differenti. Per esplorare a fondo questa questione, è consigliabile rivolgersi a studi di storia sociale, antropologia e storia ambientale, confrontandosi con autori che analizzano il rapporto tra tecnologia, società e genere, come L. Winner, o che offrono prospettive critiche sulla storia del genere, come J. Scott.3. La Crisi Idrica e la Transizione Necessaria
Il rapporto tra l’umanità e l’acqua ha raggiunto un punto critico. L’attuale sistema industriale e capitalistico si fonda su un legame stretto tra acqua, energia e cibo. La produzione di energia, in particolare quella termoelettrica e nucleare, richiede enormi quantità di acqua per il raffreddamento. L’agricoltura, a sua volta, consuma circa il 70% dell’acqua dolce globale, spesso in modo inefficiente e con un uso intenso di energia da combustibili fossili per fertilizzanti e macchinari. Questo legame è insostenibile e sta cedendo sotto la pressione del riscaldamento globale, che provoca siccità, ondate di calore e inondazioni sempre più frequenti e intense.Il Legame tra Acqua, Energia e Cibo
L’interdipendenza tra acqua, energia e cibo è al centro della crisi idrica attuale. Le centrali elettriche, sia quelle che bruciano combustibili fossili sia quelle nucleari, dipendono dall’acqua per raffreddare i loro sistemi. Parallelamente, l’agricoltura intensiva richiede non solo grandi volumi d’acqua per l’irrigazione, ma anche molta energia, derivata principalmente dal petrolio, per produrre fertilizzanti, pesticidi e per alimentare i macchinari agricoli. Questo circolo vizioso, basato sullo sfruttamento intensivo delle risorse, è incompatibile con i limiti del pianeta e viene esacerbato dagli effetti del cambiamento climatico, che altera i cicli idrologici e rende le risorse idriche meno prevedibili e disponibili.L’Acqua nel Commercio Globale
Il concetto di “acqua virtuale” illustra quanta acqua è incorporata nella produzione di beni, specialmente nel settore alimentare. L’agricoltura è di gran lunga il maggior consumatore di questa risorsa. Il commercio internazionale di cibo comporta lo spostamento di ingenti volumi di acqua virtuale dai paesi esportatori, che spesso hanno un’agricoltura fortemente sussidiata, verso i paesi importatori. Questo meccanismo impoverisce le riserve idriche delle regioni esportatrici, un fenomeno evidente ad esempio negli Stati Uniti, dove le falde acquifere vengono depauperate per sostenere le esportazioni agricole.La Visione Capitalistica e le Sue Conseguenze
La visione della natura come una semplice risorsa da sfruttare per ottenere profitto, un’idea profondamente radicata nel pensiero occidentale e promossa da filosofi come Locke, ha portato a ignorare il ruolo vitale e insostituibile dell’acqua come forza che sostiene la vita. Questa mentalità, tipica del sistema capitalistico, genera non solo gravi problemi ambientali, ma anche profonde disuguaglianze sociali legate all’accesso e al controllo delle risorse idriche.La Transizione Energetica e Agricola
Affrontare la crisi idrica richiede una trasformazione radicale dei sistemi produttivi. È indispensabile abbandonare i combustibili fossili e l’energia nucleare in favore di fonti rinnovabili come l’energia solare e quella eolica, che necessitano di molta meno acqua per funzionare. Questo passaggio riduce la dipendenza da risorse finite e orienta l’economia verso un modello più integrato con i cicli naturali della biosfera. Anche l’agricoltura deve cambiare, passando da pratiche intensive e dipendenti dalla petrolchimica a metodi rigenerativi e all’adozione di colture che richiedono minori quantità d’acqua.Infrastrutture Obsolete e Impatti Regionali
L’infrastruttura idraulica globale, spesso vecchia e inadeguata, non è più in grado di gestire gli eventi climatici estremi, come siccità prolungate o inondazioni improvvise. Regioni storiche con antiche civiltà idrauliche, come il Mediterraneo, che in passato hanno visto il crollo di società legate a problemi di gestione dell’acqua, affrontano oggi una grave scarsità. La Turchia, ad esempio, è un caso emblematico di come il cambiamento climatico e la costruzione intensiva di dighe stiano portando al prosciugamento dei fiumi e alla diminuzione drastica delle riserve idriche interne.Nuove Tecnologie: La Dissalazione
La transizione verso le energie rinnovabili è già in atto, favorita dalla costante diminuzione dei loro costi. Paesi situati in aree aride, in particolare nel Mediterraneo, stanno investendo significativamente in impianti solari ed eolici. La dissalazione dell’acqua marina, specialmente se alimentata da fonti rinnovabili, si presenta come una fonte aggiuntiva di acqua dolce, sebbene comporti sfide significative legate ai costi energetici e allo smaltimento della salamoia residua. Questa tecnologia, in rapida evoluzione, può contribuire ad alleviare la scarsità in alcune aree, ma non consente di mantenere i modelli di consumo idrico del passato. La situazione attuale impone un adattamento profondo ai processi naturali, piuttosto che tentare di controllare l’acqua per soddisfare bisogni umani crescenti e insostenibili. Si prospetta un passaggio da un sistema dominato dal capitalismo a uno che privilegia la resilienza ecologica e una gestione attenta delle risorse, riconoscendo il ruolo centrale dell’acqua per la vita sul pianeta.Il capitolo presenta le soluzioni alimentari come semplici risposte, ma quali sono i costi nascosti e le reali difficoltà di adozione su vasta scala?
Il capitolo descrive i benefici di tecniche come l’agricoltura verticale e di nuove fonti di cibo come insetti e carni vegetali, ma non approfondisce adeguatamente le sfide pratiche. Non si parla dei notevoli investimenti iniziali, dell’alto consumo energetico (soprattutto per l’illuminazione artificiale nell’agricoltura verticale) o delle barriere culturali e sociali all’adozione di diete basate su insetti o alternative vegetali. Per comprendere meglio la fattibilità e l’impatto di queste proposte, sarebbe utile approfondire studi di economia agraria, sociologia dell’alimentazione e ingegneria dei sistemi produttivi.7. Adattarsi alle Acque o Ritirarsi nel Virtuale
L’umanità si trova di fronte alla forza imponente della natura, in particolare l’acqua, resa ancora più potente e imprevedibile dai cambiamenti climatici. Questa esperienza suscita un sentimento di stupore o terrore. Di fronte a ciò, emergono due modi di reagire: uno, proposto da Kant, suggerisce di usare la ragione per dominare la natura; l’altro, ispirato a Schopenhauer, invita all’empatia e all’adattamento.Visioni a Confronto: Controllo o Armonia
Storicamente, la cultura occidentale ha considerato l’acqua come qualcosa di caotico da controllare, un approccio diverso rispetto ad alcune tradizioni orientali che invece privilegiano l’armonia con gli elementi naturali. Oggi, l’epoca in cui si poteva imporre la propria volontà alla natura è finita; l’acqua stessa sta cambiando le condizioni, obbligando le persone a spostarsi e ad adattarsi a nuove realtà.Tecnologia e Percezione
Il modo in cui percepiamo il tempo e lo spazio è influenzato dal nostro legame con la terra o con l’acqua. Invenzioni come la stampa e il cronometro hanno permesso di esplorare e in un certo senso “possedere” gli oceani. Tecnologie più recenti, come i satelliti GRACE, offrono dati precisi e in tempo reale sui cambiamenti dell’acqua a livello globale, mostrando chiaramente quanto sia necessario adattarsi.La Fuga nel Virtuale
Un’altra risposta alla complessità della realtà fisica e alle sfide ambientali è il rifugio nei mondi virtuali, come il metaverso. Questa tendenza sembra in linea con l’idea kantiana di una ragione superiore e distaccata dal mondo materiale. Tuttavia, l’empatia, che è fondamentale per i rapporti umani e per la capacità di adattarsi, è strettamente legata alle esperienze vissute nel mondo fisico. Anche le tecnologie su cui si basano questi mondi virtuali, come l’intelligenza artificiale, richiedono enormi quantità d’acqua per funzionare, contribuendo così al problema che si cerca di evitare.Ritrovare il Legame con la Natura
Mantenere una connessione fisica con la natura è essenziale per il benessere delle persone. Adattarsi a un pianeta in trasformazione significa imparare a convivere con le sue forze, non cercare di nascondersi da esse. Riconoscere che la Terra è un “Pianeta Acqua” e considerare l’acqua come una fonte di vita a cui dare un riconoscimento legale è un passo cruciale per cambiare il nostro rapporto con il pianeta e garantire la sopravvivenza. La scelta che abbiamo davanti è tra cercare di resistere alla forza della natura o imparare a muoverci insieme a essa.Ma è davvero così semplice ridurre la complessità del rapporto umano con la natura a una scelta binaria tra ‘controllo’ e ‘armonia’, appiccicandoci sopra etichette filosofiche forse un po’ forzate?
Il capitolo presenta una dicotomia netta tra due approcci al rapporto con la natura e l’acqua, associandoli a figure filosofiche come Kant e Schopenhauer. Questa semplificazione, pur utile per inquadrare il problema, rischia di trascurare la ricchezza e le contraddizioni interne del pensiero occidentale e orientale, nonché le molteplici sfumature del dibattito contemporaneo sull’etica ambientale. Per superare questa visione potenzialmente riduttiva, sarebbe opportuno approfondire direttamente le opere di Immanuel Kant e Arthur Schopenhauer per comprendere il contesto originale delle loro idee, e studiare la storia della filosofia e dell’etica ambientale per esplorare la varietà di posizioni sul legame tra umanità e pianeta, al di là di rigide contrapposizioni.Abbiamo riassunto il possibile
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