Contenuti del libro
Informazioni
“Persone speciali” di Masolino D’Amico è un libro che ti porta dietro le quinte della cultura italiana del dopoguerra. Non è una biografia noiosa, ma una galleria di ritratti italiani, dove l’autore usa la sua penna elegante e ironica per cogliere l’essenza, la “maschera” che personaggi come Visconti, Magnani, Sordi o Fellini mostravano al mondo. Ma non si ferma alla superficie; attraverso aneddoti e osservazioni acute, ci fa capire chi erano davvero questi giganti del cinema italiano, del teatro italiano, della letteratura italiana e di altri campi. Dalle estati a Castiglioncello all’ambiente intellettuale di Roma, il libro è pieno di vite intense e spesso sorprendenti. È come chiacchierare con qualcuno che li ha conosciuti bene, scoprendo le loro manie, le loro fragilità e la loro genialità . Un affresco vivido del Novecento italiano attraverso le storie di persone davvero speciali.Riassunto Breve
Il modo di ritrarre le persone si concentra sul cogliere l’essenza di ciascuno, quella che si potrebbe chiamare la “maschera” che mostrano al mondo. Questa tecnica non cerca di giudicare, ma di far capire chi è la persona, condensando le sue qualità principali in poche idee. La scrittura usata è elegante, leggera e ironica, rendendo la lettura piacevole e chiara. Il metodo mette la persona al centro, aggiungendo dettagli sull’ambiente che aiutano a definirla meglio. Questo permette di conoscere bene anche chi non si è mai incontrato di persona, creando ritratti vividi. Accanto ai personaggi famosi, si trovano anche profili intimi, come quello del padre, Fedele d’Amico, descritto attraverso storie personali che mostrano i suoi principi rigidi, il perfezionismo e un forte senso democratico, portati all’estremo. Questi racconti familiari mostrano come l’essenza di una persona si possa vedere sia nella vita pubblica che in quella privata.Nei ritratti dei maestri, si osserva l’autorità naturale di Luchino Visconti, che cerca la perfezione e supera la timidezza, continuando a lavorare intensamente anche dopo problemi di salute. Anna Magnani appare complessa, diffidente ma capace di improvvisa euforia, con un talento immenso che la porta ad accettare sfide difficili. Mario Praz si distingue per la sua cultura vastissima e un insegnamento non convenzionale, unendo un gusto raffinato per l’arte a una fama di “iettatore” che non intacca la sua curiosità intellettuale.Tra gli anticonformisti, Nino Rota è visto come una figura quasi angelica, con una musicalità innata e un distacco dalle regole, la cui musica si lega perfettamente al cinema di Fellini. Elena Croce mostra un’intelligenza intuitiva e rapida, una grande cultura e un forte senso del dovere, dedicandosi intensamente ai suoi interessi. Cesare Zavattini è un creatore di storie con una fantasia accesa, ispirato dalla realtà e contrario alle strutture narrative rigide, capace di incantare con la sola parola.Si evocano anche memorie di un tempo passato, come le estati a Castiglioncello, simbolo di un modo di vivere semplice e comunitario. Il cinema italiano di una volta è rappresentato da produttori come Franco Cristaldi, appassionato e attento alla qualità , che credeva in progetti difficili. La musica di Samuel Barber, in particolare l'”Adagio for Strings”, incarna una cultura americana raffinata e malinconica, mostrando la fragilità di un animo sensibile.Altri maestri dell’arte e della parola includono Ennio Flaiano, la cui arguzia e cura per la parola nascondevano un lavoro meticoloso, usando l’ironia contro la volgarità . Roberto Rossellini rivela un fascino personale e una grande capacità di persuasione, vedendo presto il potenziale educativo della televisione. Paolo Stoppa e Rina Morelli formano un duo teatrale importante, lei con un talento naturale, lui con un lavoro costruito e una ricerca costante di innovazione.Le metamorfosi degli artisti si vedono in Gabriele Baldini, intellettuale che cambia personalità e aspetto, unendo erudizione e vivacità , con una vita privata anticonformista. Romolo Valli costruisce una carriera superando i limiti fisici, diventando centrale nel teatro italiano grazie anche alla collaborazione con Giorgio De Lullo. Burt Lancaster sorprende trasformandosi nel principe di Salina per Visconti, dimostrando di essere un attore intelligente e difendendo l’integrità artistica del film.Tra gli intellettuali italiani, Sibilla Aleramo incarna una donna libera e complessa, con amori intensi e un’opera considerata una risposta al femminismo. Amerigo Bartoli si distingue per il suo umorismo e uno stile pittorico volutamente fuori moda, figura centrale nell’ambiente romano. Sergio Amidei è uno dei fondatori del neorealismo e della commedia all’italiana, usando l’ironia per affrontare temi sociali e politici.Figure del cinema italiano come Silvana Mangano superano l’immagine iniziale di sex symbol per mostrare raffinatezza e riservatezza, segnate dalla tragedia personale. Renato Castellani è un regista energico e versatile, perfezionista, capace di scoprire e formare talenti. Alberto Sordi crea una comicità unica basata su personaggi normali e pieni di difetti, un lavoratore instancabile con grande energia e capacità di improvvisazione.Ritratti più intimi includono Emilio Cecchi, nonno, uomo di contrasti, artigiano della scrittura ossessionato dalla perfezione. Audrey Hepburn è vista attraverso gli occhi della madre, notando la sua unicità e il suo impatto rivoluzionario nel cinema e nella moda. Vasco Pratolini, amico di famiglia, è descritto con le sue insicurezze artistiche, la schiettezza e un velato pessimismo, segnato dal blocco creativo finale.Altri maestri dietro la camera sono Alessandro Blasetti, innovatore tecnico e stilistico, pragmatico artigiano con un approccio collaborativo e ironico, attento ai perdenti. Suso Cecchi d’Amico entra nel cinema per necessità , mostrando una predisposizione per la sceneggiatura grazie alla lettura e alla curiosità umana, lavorando in un ambiente vivace.Infine, figure di spicco dello spettacolo italiano come Vittorio De Sica mostrano una vita privata complessa dietro l’immagine pubblica, divisa tra due famiglie e il gioco d’azzardo. Walter Chiari brilla per l’improvvisazione ma la sua carriera è segnata dall’indisciplina e da vicende personali difficili. Silvio D’Amico è un pilastro del teatro, fondatore dell’Accademia, figura autorevole ma con uno spirito giocoso e un grande entusiasmo per la sua vocazione.Riassunto Lungo
1. L’Arte del Ritratto: Maschere e Principi
Masolino D’Amico: L’Essenza in Brevi Profili
Masolino d’Amico è noto per la sua capacità di ritrarre figure importanti del mondo dello spettacolo italiano del dopoguerra. Nei suoi brevi profili, riesce a cogliere l’essenza di ogni personaggio. D’Amico si concentra sulla “maschera” che ognuno mostra al pubblico, individuando in una sola parola le qualità principali di personalità come Visconti, Zavattini, Rossellini e Lancaster. Il suo obiettivo non è dare un giudizio definitivo, ma piuttosto invitare a capire meglio la persona ritratta. Il suo stile di scrittura è elegante, leggero e ironico, rendendo la lettura piacevole e stimolante.Il Metodo di D’Amico: Oltre la Descrizione
Il modo in cui D’Amico crea i ritratti è diverso da altri approcci. Non cerca di fare indagini approfondite e minuziose, né si limita a descrivere superficialmente. Invece, mette al centro il personaggio, aggiungendo dettagli sull’ambiente che lo circonda per arricchire la sua immagine. Grazie a questa tecnica, riesce a far conoscere a fondo anche persone che non abbiamo mai incontrato direttamente, creando un ritratto vivido e completo.Fedele D’Amico: Un Ritratto Familiare
Oltre ai ritratti di personaggi famosi, emerge anche la figura di Fedele d’Amico, padre di Masolino. Il ritratto del padre viene costruito attraverso racconti personali e aneddoti. Fedele d’Amico viene descritto come un uomo dai principi molto rigidi, perfezionista e profondamente democratico, portando queste caratteristiche all’estremo. La sua avversione per la televisione e la sua difesa decisa delle proprie idee, anche nelle situazioni di tutti i giorni, mostrano un carattere forte e coerente. Questi racconti familiari offrono un ritratto intimo e personale, che si aggiunge alla galleria di personaggi famosi, dimostrando come l’essenza di una persona possa essere colta sia nella vita pubblica che in quella privata.Ma ridurre l’essenza di una persona a una “maschera” non rischia di essere una semplificazione eccessiva, trascurando la complessità e le sfumature della personalità umana?
Il capitolo elogia la capacità di D’Amico di catturare l’essenza attraverso le “maschere”, ma non si interroga criticamente sulla validità di tale approccio. È lecito chiedersi se concentrarsi unicamente sulla “maschera” pubblica non porti a una rappresentazione parziale e superficiale dell’individuo. Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile approfondire studi sulla psicologia della personalità e sulla sociologia dell’identità , esplorando autori come Erving Goffman e le sue analisi sulla “presentazione di sé” e sulla “vita quotidiana come rappresentazione”. Questi studi potrebbero fornire strumenti concettuali per valutare quanto le “maschere” rivelino o nascondano la vera essenza di una persona.2. Ritratti di Maestri: Visconti, Magnani, Praz
Luchino Visconti: l’autorità innata e la ricerca della perfezione
Luchino Visconti aveva un’autorità naturale, che gli permetteva di essere subito obbedito. Questa capacità di comando si vedeva sia nel mondo dei cavalli, sia nel cinema e nel teatro. In questi ambiti, Visconti cercava la perfezione in ogni cosa, scegliendo collaboratori bravissimi e chiedendo loro di dare il massimo.Anche se sembrava molto autoritario, in realtà Visconti era timido. Solo chi lo prendeva con leggerezza riusciva a superare questa sua timidezza. Nonostante un grave problema di salute, come un ictus, Visconti non si è arreso all’invalidità . Ha continuato a lavorare con la stessa forza e determinazione di prima, realizzando opere importanti fino alla fine della sua vita.
Anna Magnani: il talento e la diffidenza dietro la fragilitÃ
Anna Magnani era una persona complicata, che non si fidava facilmente degli altri. Pensava sempre che le persone volessero approfittarsi di lei. Questa sua visione pessimistica della vita si alternava a momenti di grande allegria, in cui diventava gentile e generosa con tutti.Nonostante le sue insicurezze e il suo carattere difficile, Anna Magnani era un’attrice di grandissimo talento e molto professionale. Accettava anche ruoli difficili e rischiosi, diventando una delle più grandi attrici del suo tempo. Era capace di essere brava come, se non più brava, delle attrici più giovani e famose di lei.
Mario Praz: la cultura vasta e l’eccentricità anticonformista
Mario Praz aveva un modo di insegnare all’università che non seguiva le regole tradizionali. Possedeva una cultura immensa, che comprendeva la letteratura e l’arte. Il suo scopo come insegnante era stimolare gli studenti, condividendo con loro tutto quello che sapeva.Praz amava l’arte e il collezionismo, dimostrando un gusto molto raffinato.  Questo lo rendeva una figura particolare e diversa dagli altri intellettuali di Roma.  Si diceva che portasse sfortuna, e circolavano storie di piccoli incidenti legati alla sua presenza.  Nonostante questa fama, Praz era una persona realizzata e sempre curiosa di imparare cose nuove.
Ma l’autorità di Visconti era davvero “innata”, oppure il risultato di un complesso intreccio di fattori sociali e culturali che il capitolo sorvola?
Il capitolo descrive l’autorità di Luchino Visconti come una qualità innata, quasi magica. Tuttavia, un’analisi più critica dovrebbe interrogarsi sulle fonti di tale autorità . Era davvero una dote naturale, oppure il frutto del suo ambiente familiare aristocratico, del suo status sociale, e del contesto storico-culturale in cui operava? Per rispondere a queste domande, sarebbe utile approfondire studi di sociologia e storia del cinema, che analizzino le dinamiche di potere e autorità nel mondo dello spettacolo.Ridurre la “diffidenza” di Anna Magnani a semplice “complessità ” caratteriale non rischia di banalizzare le radici profonde delle sue insicurezze?
Il capitolo liquida la diffidenza di Anna Magnani come un tratto del suo carattere “complicato”. Ma è sufficiente questa etichetta? Non sarebbe più utile indagare le possibili cause di questa diffidenza, magari legate alle sue esperienze personali, al contesto sociale dell’epoca, o alle dinamiche del mondo del cinema? Approfondire la psicologia femminile e la storia del cinema italiano potrebbe offrire una comprensione più articolata delle sue insicurezze, superando una lettura superficiale e riduttiva.Ma concentrarsi sugli aneddoti folkloristici su Mario Praz “portasfortuna” non distoglie l’attenzione dal valore sostanziale del suo contributo intellettuale?
Il capitolo introduce la figura di Mario Praz con accenni pittoreschi e quasi superstiziosi, come la fama di “portasfortuna”. Tuttavia, questa enfasi sull’eccentricità rischia di oscurare la vera importanza di Praz come intellettuale e critico d’arte. Non sarebbe più opportuno concentrarsi sulla profondità della sua cultura, sull’originalità del suo pensiero, e sull’influenza che ha avuto nel panorama culturale italiano? Per comprendere appieno il valore di Praz, è fondamentale studiare la storia della critica letteraria e artistica, e approfondire il pensiero di autori che hanno saputo analizzare la cultura con rigore e originalità .3. Ritratti di Maestri Inconformisti
Nino Rota: L’Angelo della Musica
Nino Rota appare come una figura quasi angelica, un portatore di armonia con un talento musicale naturale. La sua vita è caratterizzata da originalità e indipendenza dalle regole comuni. Vive in un mondo personale, pieno di suoni interiori. La musica nasce spontaneamente in lui, commentando storie e situazioni in modo immediato e istintivo. La sua arte si unisce perfettamente al cinema di Fellini, creando un contrasto ideale tra la purezza della musica e la rappresentazione di un mondo imperfetto ma pieno di innocenza. Rota era generoso e non dava importanza al denaro. Viveva seguendo i propri ritmi, senza preoccuparsi di orari o scadenze, dando priorità alla spontaneità e all’ispirazione del momento.Elena Croce: L’Intelligenza Intuitiva
Elena Croce rappresenta un’intelligenza intuitiva, veloce e profonda, diversa dal pensiero razionale del padre Benedetto Croce. Possedeva una vasta cultura e una memoria eccezionale. Capiva subito l’essenziale delle cose, senza bisogno di lunghe riflessioni. I suoi viaggi, rapidi e improvvisi, dimostrano questa necessità di una conoscenza diretta e immediata. Elena Croce era impaziente e con un forte senso del dovere. Si dedicava intensamente ai suoi interessi, creando luoghi di cultura e promuovendo progetti, per poi allontanarsene una volta avviati. Era una persona rigorosa e disinteressata al denaro, ma anche generosa e con strane superstizioni, mostrando una personalità complessa e fuori dal comune.Cesare Zavattini: Il Narratore Fantasioso
Cesare Zavattini si dimostra un creatore di storie per il cinema con una grande immaginazione. La sua infanzia in un ambiente ricco di persone del cinema lo spinge verso un lavoro dove la fantasia è fondamentale. Zavattini capisce che la realtà è più sorprendente della fantasia e prende spunto dai fatti di tutti i giorni per le sue storie. Non amava le trame troppo rigide e i finali definitivi, preferendo opere aperte, fatte di momenti e dettagli che rispecchiano la realtà mutevole della vita. La sua capacità di convincere i produttori solo con le parole e i gesti dimostra un talento speciale, capace di trasformare intuizioni in progetti cinematografici innovativi.Se la “complessa umanità ” si riduce alla constatazione che personaggi pubblici hanno vite private diverse dalla loro immagine pubblica, non rischiamo di banalizzare un concetto potenzialmente più profondo, riducendolo a un’ovvietà applicabile a chiunque?
Il capitolo sembra voler presentare la “complessa umanità ” come una rivelazione significativa, ma manca di approfondire il perché questa complessità sia rilevante. Per rendere l’argomentazione più incisiva, sarebbe utile esplorare l’impatto di queste vite private complesse sulle loro carriere artistiche, sul mondo dello spettacolo e sulla cultura italiana in generale. Approfondimenti in sociologia della cultura e psicologia della celebrità , come gli studi di Erving Goffman sulla presentazione di sé, potrebbero arricchire l’analisi e fornire strumenti concettuali per interpretare la relazione tra vita pubblica e privata di queste figure.13. Maestri dietro la Camera
La Formazione di Mario Monicelli
Mario Monicelli diventa regista attraverso un percorso formativo segnato dal contrasto tra due figure importanti. Da un lato, Gustav Machatý, regista autoritario che imponeva il silenzio sul set. Dall’altro, Augusto Genina, regista più conciliante e aperto al dialogo. Queste esperienze contrastanti insegnano a Monicelli l’importanza di un metodo di lavoro collaborativo e ironico, che si distanzia dall’autoritarismo. Nel suo modo di dirigere gli attori e la troupe, Monicelli preferisce persuadere piuttosto che imporre, creando un ambiente di lavoro sereno e disteso. Monicelli non cerca il riconoscimento come ‘autore’, ma si dedica con impegno a raccontare storie diverse. Spesso, il suo sguardo si sofferma sui personaggi più deboli e critica le celebrazioni eccessive dei vincitori. Nonostante la sua natura conciliante, Monicelli dimostra fermezza nel difendere le proprie idee. Un esempio è il suo rifiuto di accettare censure dalla produzione anche per una sola parola ritenuta problematica. In politica, Monicelli si riconosce nel socialismo e mantiene nel tempo una coerente visione ideologica, pur notando uno spostamento generale verso destra nel panorama politico. Anche in età avanzata, Monicelli conserva la sua indipendenza e lucidità . Affronta la vecchiaia in modo autonomo e con spirito critico, arrivando fino alla decisione estrema di rifiutare la dipendenza dagli altri.L’Arrivo di Suso Cecchi d’Amico nel Cinema
Suso Cecchi d’Amico entra nel mondo del cinema per necessità familiari. La sua passione per la lettura, la sua curiosità verso le persone e la sua abilità nella scrittura rivelano una predisposizione naturale per la sceneggiatura. L’ambiente in cui lavorano gli sceneggiatori in quegli anni è vivace e collaborativo, quasi un gioco di squadra. Cecchi d’Amico ricorda la sua infanzia serena, accompagnata dal suono costante della macchina da scrivere della madre. Questo suono diventa il simbolo di un’attività creativa e impegnativa che caratterizza la vita familiare. Sia Monicelli che Cecchi D’Amico rappresentano un modo di fare cinema che valorizza l’artigianato, la collaborazione e la centralità della storia. Per entrambi, è più importante raccontare una buona storia che celebrare se stessi come autori.Ma è davvero oro tutto quel che luccica nell’elogio di un cinema “artigianale” e collaborativo, o rischiamo di idealizzare un modello produttivo che potrebbe aver avuto anche le sue ombre?
Il capitolo sembra presentare un’immagine idilliaca del cinema di Monicelli e Cecchi d’Amico, focalizzandosi sull’aspetto collaborativo e “artigianale”. Tuttavia, è lecito chiedersi se questa visione non rischi di trascurare le dinamiche di potere e le possibili criticità insite in qualsiasi ambiente lavorativo, incluso quello cinematografico. Per comprendere appieno la complessità del contesto produttivo in cui operavano questi autori, sarebbe utile approfondire studi sulla storia dell’industria cinematografica italiana e sulle dinamiche socio-economiche del settore. Autori come Bordieu, nei suoi studi sui campi culturali, offrono strumenti concettuali utili per analizzare le dinamiche di potere e le strategie di posizionamento all’interno del mondo del cinema.Abbiamo riassunto il possibile
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