Filosofia

Perché gli uomini combattono

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1. Il principio della crescita

La guerra non è solo il risultato di cattive intenzioni o di intrighi diplomatici, ma scaturisce dalla natura umana e dalle sue pulsioni, modificando profondamente le credenze e le speranze, e influenzando il modo in cui si percepiscono le azioni umane. Le persone sono mosse da impulsi e desideri; gli impulsi giocano un ruolo più significativo di quanto si pensi, spesso guidando le azioni senza una vera consapevolezza razionale. Questi impulsi possono portare a distruzione ma anche a creazioni artistiche e scientifiche, quindi è fondamentale incanalare le energie verso obiettivi costruttivi.

Il controllo degli impulsi

Il controllo degli impulsi è essenziale per prevenire conflitti come la guerra. Tuttavia, non basta la ragione; è necessaria una passione per il pensiero vero e una direzione positiva degli impulsi verso la vita e la crescita. Le istituzioni tradizionali sono spesso radicate in strutture di potere che limitano la crescita individuale e collettiva. La guerra emerge da impulsi di aggressione e resistenza, alimentati da convinzioni che giustificano tali comportamenti.

Il ruolo delle istituzioni

La questione centrale riguarda come le istituzioni sociali possano facilitare o ostacolare la crescita umana. Le istituzioni politiche devono favorire un ambiente in cui gli impulsi vitali possano esprimersi liberamente, piuttosto che soffocarli attraverso l’autorità. La libertà individuale deve essere protetta da un potere statale che tende a diventare oppressivo. È necessario ripensare il ruolo dello stato, riducendo i suoi poteri dove possibile, mentre si promuovono organizzazioni volontarie che incoraggino l’iniziativa personale.

Nazionalismo e cooperazione internazionale

Il concetto di nazionalismo viene analizzato criticamente; sebbene possa unire le persone attorno a cause comuni, porta anche a conflitti tra gruppi diversi. La vera sfida consiste nel trovare un equilibrio tra l’identità nazionale e la cooperazione internazionale per garantire un futuro pacifico e prospero per tutti.

Se gli impulsi umani sono la radice sia della distruzione che della creazione, come possiamo discernere e selezionare quali istituzioni promuovono effettivamente impulsi “positivi” verso la crescita, senza cadere in una giustificazione arbitraria di ciò che è considerato “buono” o “cattivo”?
Il capitolo, pur sostenendo l’importanza di incanalare gli impulsi verso obiettivi costruttivi, non offre criteri chiari per distinguere tra impulsi che portano alla crescita e quelli che portano alla distruzione. Questa distinzione è fondamentale, ma rimane ambigua e potenzialmente soggettiva. Per affrontare questa lacuna, sarebbe utile approfondire discipline come l’etica e la psicologia morale, che si occupano di comprendere i fondamenti delle valutazioni morali e del comportamento umano. In particolare, un autore come Jonathan Haidt, che esplora le basi psicologiche della moralità, potrebbe fornire spunti interessanti. Inoltre, un’analisi più approfondita delle teorie del contratto sociale, con autori come John Rawls, potrebbe aiutare a definire i principi per la costruzione di istituzioni giuste che favoriscano la crescita individuale e collettiva.


2. La guerra come istituzione

La guerra è una costante nelle relazioni tra le nazioni, simile a un’istituzione permanente. Gli uomini tollerano la guerra per motivi legati al potere e alla ricchezza, ma spesso non si rendono conto che il desiderio di combattere è più un impulso naturale che una razionale ricerca di vantaggi. La guerra si distingue dall’uso della forza da parte della polizia, poiché in questo caso c’è un’autorità neutrale che interviene per mantenere l’ordine. Tuttavia, le forze che portano alla guerra sono alimentate da sentimenti di orgoglio e invidia tra le nazioni.

L’orgoglio nazionale come causa di conflitto

Le politiche tedesche prebelliche erano guidate da un patriottismo intenso e dalla competizione con altre nazioni, in particolare l’Inghilterra e la Francia. Questa mentalità ha portato alla distruzione culturale e materiale durante i conflitti. Le tensioni tra Germania e Inghilterra rappresentano un esempio di come l’orgoglio nazionale possa sfociare in conflitto, dove ciascuna nazione considera l’altra come un ostacolo al proprio sviluppo. Se i leader delle nazioni avessero pensato al benessere individuale piuttosto che all’orgoglio nazionale, avrebbero potuto giungere a una pace immediata. La vera umiliazione risiede nell’incapacità di riconoscere gli errori e nel continuare a combattere per motivi futili.

Il ruolo dell’educazione

L’educazione dei giovani gioca un ruolo cruciale nella formazione di una mentalità pacifica. È necessario promuovere valori che respingano la glorificazione della guerra e incoraggino la cooperazione internazionale. Le emozioni primordiali degli uomini devono essere canalizzate verso obiettivi costruttivi piuttosto che distruttivi.

La venerazione del denaro e le sue conseguenze

La venerazione del denaro ha un impatto significativo sulla vita moderna, portando a una società in cui il valore umano è misurato in termini economici. Questo culto del denaro diminuisce la vitalità e il senso di comunità, creando divisioni sociali profonde. L’arte e la creatività sono soffocate da questa adorazione del denaro, mentre il lavoro diventa una mera necessità per guadagnarsi da vivere.

Ristrutturazione delle istituzioni

La soluzione richiede una ristrutturazione delle istituzioni economiche e sociali per restituire il potere alle persone comuni. È essenziale creare opportunità per l’espressione creativa e costruire una società in cui il lavoro non sia solo un mezzo per guadagnare ma anche un modo per realizzarsi personalmente. Solo preservando l’individualismo all’interno di strutture democratiche, sia nel governo che nell’economia, sarà possibile evitare il ripetersi dei conflitti futuri e costruire una società più giusta e solidale, capace di affrontare le sfide senza ricorrere alla guerra.

Se l’impulso di combattere è un istinto naturale, come si concilia questa affermazione con la proposta di un’educazione che promuova la pace e la cooperazione internazionale?
Il capitolo afferma che il desiderio di combattere è un impulso naturale, ma poi propone l’educazione come strumento per formare una mentalità pacifica. Questa apparente contraddizione necessita di un approfondimento. Come possono gli “istinti naturali” essere modificati dall’educazione? Per comprendere meglio questa dinamica, sarebbe utile esplorare le discipline della psicologia evoluzionistica e della pedagogia. Autori come Steven Pinker, per quanto riguarda la natura umana e gli istinti, e John Dewey, per quanto riguarda i principi educativi e la loro applicazione pratica, potrebbero fornire spunti interessanti per chiarire il rapporto tra natura e educazione nella formazione di una società pacifica.


3. Educazione e Istituzioni

L’educazione ha un ruolo cruciale nella formazione del carattere e delle opinioni, influenzando profondamente i bambini. Tuttavia, gli educatori spesso trasmettono valori e credenze senza considerare il benessere dei giovani, utilizzandoli come strumenti per sostenere le istituzioni esistenti. Un’educazione giusta dovrebbe invece permettere ai bambini di formarsi opinioni indipendenti, piuttosto che indottrinarli in una particolare ideologia.

Libertà e autorità nell’educazione

Le idee di giustizia e libertà non sono sufficienti per un sistema educativo efficace. È necessario un approccio costruttivo che definisca cosa significhi una vita buona. La libertà deve essere bilanciata con l’autorità educativa, ma questa deve essere esercitata con rispetto e reverenza verso gli studenti. Un educatore deve riconoscere la sacralità della crescita individuale dei bambini, evitando di imporre una forma rigida che possa portare a frustrazione e conflitti interiori.

Influenza della politica e della religione

Attualmente, l’educazione è spesso influenzata da interessi politici o religiosi, distorcendo la verità storica per promuovere il nazionalismo e le ideologie dominanti. Inoltre, la religione e le istituzioni statali tendono a soffocare la libera ricerca del sapere nei giovani. Questo porta a una società dove il pensiero critico è soppresso, creando individui incapaci di sviluppare un pensiero autonomo. Il sistema educativo tradizionale riflette anche un’economia competitiva che incoraggia l’indifferenza verso il sapere disinteressato, trasformando l’istruzione in un mezzo per raggiungere posizioni sociali piuttosto che come strumento per la crescita personale. Questa mentalità porta a una mancanza di creatività e passione nel processo educativo.

Matrimonio e famiglia

Le attuali leggi sul matrimonio sono fortemente influenzate dalla tradizione cristiana, limitando la libertà individuale e contribuendo a una società ipocrita. La legge inglese rende difficile il divorzio e perpetua relazioni infelici. Ciò ha ripercussioni sulla qualità della vita familiare e sull’educazione dei figli. Le famiglie più responsabili tendono a limitare il numero di figli a causa degli alti costi associati alla loro educazione. La crescente autonomia delle donne sta cambiando le dinamiche familiari, portando molte a scegliere di non avere figli o ad avere solo pochi bambini. Questa tendenza può portare a una diminuzione della popolazione nei gruppi più istruiti ed energici della società, mentre le classi meno avvantaggiate continuano a crescere numericamente.

Necessità di un cambiamento

Un cambiamento nel sistema educativo è necessario per affrontare queste sfide sociali. L’educazione dovrebbe promuovere la libertà di pensiero e incoraggiare relazioni significative tra uomini e donne basate su rispetto reciproco piuttosto che su autorità. Solo così si potrà costruire una società in cui ogni individuo possa realizzare il proprio potenziale senza compromessi imposti dalle strutture sociali esistenti.

Se l’educazione attuale è così profondamente influenzata da interessi politici e religiosi, e se le leggi sul matrimonio sono così arretrate, come possiamo sperare di realizzare un cambiamento significativo nella società senza prima riformare radicalmente queste istituzioni?
Il capitolo, pur evidenziando correttamente le criticità del sistema educativo e delle istituzioni sociali, non offre una soluzione concreta su come avviare il cambiamento. Suggerisce che un’educazione libera e un matrimonio basato sul rispetto reciproco siano la chiave, ma non spiega come si possa passare dall’attuale sistema a quello ideale. Per approfondire, sarebbe utile esplorare le teorie del cambiamento sociale e le strategie di riforma istituzionale. Si potrebbero considerare le opere di autori come John Dewey per l’educazione progressista, o gli studi di sociologi come Émile Durkheim per comprendere meglio le dinamiche tra istituzioni e società. Inoltre, per quanto riguarda la riforma del matrimonio e della famiglia, potrebbe essere interessante analizzare il pensiero di femministe come Simone de Beauvoir, che ha criticato aspramente le strutture patriarcali.


4. La Ricerca di un’Armonia Interiore e Sociale

La vita umana si fonda su tre elementi: istinto, mente e spirito. L’istinto è legato alla sopravvivenza, la mente alla conoscenza e lo spirito ai sentimenti impersonali. Una vita completa richiede un equilibrio armonico tra questi tre aspetti. L’istinto fornisce la vitalità, la mente aiuta a superare la cieca impulsività e lo spirito consente di universalizzare le emozioni. Spesso, nelle società moderne, si tende a sviluppare la mente a discapito dell’istinto e dello spirito, il che può portare a cinismo e distruttività. La riconciliazione tra istinto, mente e spirito è quindi essenziale per una vita integra.

Istinto, Mente e Spirito

L’istinto, se non controllato, porta a cicli incompleti e insoddisfacenti. La mente, se distaccata, non può sanare l’istinto. Lo spirito, invece, universalizza le emozioni, purificando l’istinto da egoismo e crudeltà. L’amore per la patria, se non guidato dallo spirito, si trasforma in odio verso gli altri. L’amore tra uomo e donna, se non arricchito dallo spirito, diventa limitato e personale. La vita dello spirito, liberando dalle passioni personali, conduce a gioia, pace e armonia.

Impulsi Creativi e Possessivi

Gli impulsi umani si dividono in creativi e possessivi. Una vita appagante è quella in cui prevalgono gli impulsi creativi. Lo Stato e la proprietà, fondati sulla possessività, sono in contrasto con la vita. La creatività deve quindi prevalere sulla possessività. Educazione, matrimonio e religione devono essere liberati dai motivi possessivi. Gli impulsi creativi sono armoniosi, mentre quelli possessivi generano conflitto. Educazione e istituzioni sociali devono rafforzare gli impulsi che portano all’armonia e indebolire quelli che conducono al conflitto.

Il Ruolo della Volontà

La volontà, se rivolta verso l’esterno, è necessaria per superare gli ostacoli. La volontà interiore, invece, è necessaria solo in caso di conflitto interiore. Una vita armoniosa non necessita di volontà interiore. La coerenza deve derivare dall’impulso, non dal controllo della volontà. L’unificazione della vita non deve reprimere i piaceri, ma integrarli con i fini principali. Il soggettivismo, portando a concentrarsi sui propri stati d’animo, rende la vita frammentata. Solo una vita con impulsi diretti verso fini oggettivi può essere appagante.

Crescita Individuale e Comunità

Per migliorare il mondo, è necessario favorire la crescita individuale e comunitaria, evitando che il progresso di uno avvenga a scapito di altri. L’integrazione della vita individuale richiede un proposito creativo. Spesso, la società reprime questo impulso, generando un senso di impotenza. La vera libertà interiore è fondamentale. L’impulso creativo deve essere incoraggiato e l’educazione deve rafforzarlo. La vita della comunità deve essere integrata, con impulsi creativi che collaborano verso un fine comune.

Religione e Società

La conoscenza ha guidato i cambiamenti del mondo dopo il Medioevo, portando al declino della religione dogmatica. Le chiese, opponendosi al progresso, hanno accelerato questo processo. La religione, un tempo unione di personale e sociale, si è divisa, indebolendosi. La Chiesa cattolica medievale, pur avendo raggiunto una sintesi di istinto, mente e spirito, ha limitato la crescita individuale. La professione clericale, con la sua presunzione di virtù e i suoi privilegi, ha perso forza morale. L’esistenza stessa di un credo, con le sue implicazioni di potere e denaro, compromette l’onestà intellettuale. La vera religione, per essere utile, deve essere libera da un clero professionale, guidata dall’entusiasmo e dalla conoscenza del mondo. I credenti sinceri mantengono viva l’importanza dello spirito, ma una nuova visione religiosa deve guardare al futuro, non al passato. È necessaria una morale di iniziativa e speranza, non di sottomissione e paura. La vita religiosa deve ispirarsi a una visione di ciò che l’umanità può diventare, celebrando la creazione e l’amore per l’umanità.

Il Cambiamento Necessario

Per migliorare la vita, è necessario comprendere l’effetto delle istituzioni e delle credenze sugli impulsi. Il lavoro è la forza politica che può portare al cambiamento. Il mondo necessita di un cambiamento radicale, sia nella struttura economica che nella filosofia di vita. La filosofia di vita attuale, basata sul reddito, è dannosa. È necessaria una filosofia che promuova la vita, ma che valorizzi qualcosa oltre la semplice esistenza. La vita deve servire un fine impersonale, come Dio, la verità o la bellezza. Il contatto con l’eterno porta forza e pace. Ognuno deve agire secondo le proprie capacità, portando il divino nel mondo. La creatività individuale è difficile in una società basata sulla possessività. Chi inizia la rigenerazione del mondo deve affrontare solitudine e opposizione, vivendo con verità, amore e speranza. Saggezza e speranza sono ciò di cui il mondo ha bisogno.

Se, come afferma il capitolo, la “vera” religione deve essere libera da un clero professionale e guidata dall’entusiasmo e dalla conoscenza del mondo, come si concilia questa visione con l’evidente persistenza e l’influenza storica delle religioni organizzate, che possiedono strutture gerarchiche e un clero ben definito?
Il capitolo propone una visione della religione che si discosta nettamente dalle forme religiose organizzate che hanno dominato e continuano a dominare il panorama spirituale e sociale mondiale. Questa visione, che privilegia l’esperienza religiosa individuale e spontanea, solleva interrogativi sulla sua applicabilità e sulla sua capacità di rispondere alle esigenze spirituali e sociali delle comunità. Per approfondire la questione, sarebbe utile esplorare la sociologia della religione, in particolare gli studi di Émile Durkheim, che ha analizzato il ruolo sociale della religione e delle sue istituzioni. Inoltre, un confronto con le teorie di Max Weber sul rapporto tra religione, etica e sviluppo economico potrebbe offrire spunti interessanti sulla persistenza delle religioni organizzate. Infine, per comprendere meglio la dinamica tra religione istituzionale e spiritualità individuale, si potrebbe considerare l’analisi di William James sulla varietà dell’esperienza religiosa.

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