1X
🔊 100%
Contenuti del libro
Informazioni
“Pensieri lenti e veloci” di Daniel Kahneman è tipo una guida pazzesca su come funziona davvero la nostra testa quando pensiamo e decidiamo. L’idea centrale è che abbiamo due modalità: il Sistema 1, che è super veloce, intuitivo e automatico, quello che ci fa reagire d’istinto e che genera un sacco di impressioni e bias cognitivi, e il Sistema 2, che è più lento, richiede sforzo e attenzione per fare calcoli o ragionare a fondo, ma che spesso è un po’ pigro e si fida del primo. Il libro ti fa capire un sacco di euristiche e trappole mentali in cui cadiamo, tipo l’effetto ancoraggio, l’euristica della disponibilità o della rappresentatività, o perché siamo così influenzati dal framing delle informazioni. Spiega anche perché le perdite ci fanno più male dei guadagni (avversione alla perdita) e come funziona la prospect theory, che descrive le nostre scelte in condizioni di rischio in modo più realistico del modello razionale. Ti fa vedere che non percepiamo la realtà oggettiva, ma la storia che ci raccontiamo, e che abbiamo tipo due “sé”, quello che vive le cose e quello che le ricorda, e spesso le decisioni le prende quest’ultimo, basandosi su ricordi un po’ distorti. È un viaggio super interessante nella psicologia comportamentale che ti cambia il modo di vedere le tue stesse decisioni e quelle degli altri.Riassunto Breve
La mente funziona con due sistemi. Il Sistema 1 è veloce, automatico, intuitivo, genera impressioni e sensazioni con poco sforzo. Il Sistema 2 è lento, richiede attenzione e sforzo, si occupa di calcoli e ragionamenti complessi. Anche se ci si identifica col Sistema 2, il Sistema 1 è sempre attivo e influenza molto il comportamento. Lo sforzo mentale è limitato, e il Sistema 2 è spesso pigro, accettando le intuizioni del Sistema 1 senza verificarle. Questo porta a errori sistematici, chiamati illusioni cognitive, difficili da evitare perché il Sistema 1 è automatico. La pigrizia del Sistema 2 contribuisce a giudizi sbagliati, come si vede in problemi semplici dove si accetta la prima risposta intuitiva sbagliata. Il controllo dell’attenzione e la resistenza agli impulsi del Sistema 1 sono legati alla razionalità. Il Sistema 1 opera con un meccanismo associativo: l’attivazione di un’idea ne innesca altre. L’esposizione a stimoli (priming) influenza pensieri e azioni successive. La fluidità cognitiva, la facilità di elaborazione, è associata a sensazioni positive e credulità. La tensione cognitiva attiva il Sistema 2. Il Sistema 1 crea un modello del mondo basato su aspettative e cerca connessioni causali, anche dove non ci sono, ignorando il ragionamento statistico. Il Sistema 1 salta alle conclusioni, risolve l’ambiguità e tende a credere e confermare le informazioni. Quando il Sistema 2 è impegnato, la tendenza a credere aumenta. L’effetto alone fa sì che il giudizio su una caratteristica influenzi il giudizio su altre. Il principio WYSIATI (ciò che vedi è tutto quello che c’è) porta a basare i giudizi sulla coerenza delle informazioni presenti, non sulla loro completezza, generando eccessiva sicurezza. Il Sistema 1 sostituisce domande difficili con domande più facili (euristiche) e risponde a queste ultime. L’euristica dell’affetto usa sentimenti per giudicare rischi e benefici. La mente ha difficoltà con i concetti statistici, come la dimensione dei campioni e la casualità, cercando spiegazioni causali anche per eventi casuali. L’effetto ancoraggio mostra come un numero iniziale influenzi le stime successive, sia per aggiustamento insufficiente del Sistema 2 sia per attivazione automatica del Sistema 1. L’euristica della disponibilità stima la frequenza degli eventi in base alla facilità con cui vengono in mente, portando a sovrastimare eventi vividi o emotivamente carichi. Le “cascate di disponibilità” amplificano questa distorsione. L’euristica della rappresentatività giudica la probabilità basandosi su stereotipi, ignorando le probabilità di base e la qualità delle informazioni. Questo porta alla fallacia della congiunzione, dove si giudica più probabile una combinazione di eventi rispetto a uno solo. Le previsioni intuitive spesso ignorano la regressione verso la media, un fenomeno statistico dove risultati estremi tendono a tornare verso la media. Si inventano spiegazioni causali per questa regressione. Le previsioni intuitive sono estreme quanto le prove, mentre previsioni corrette sono moderate verso la media. Gli esseri umani costruiscono storie coerenti sul passato (fallacia della narrazione), sottovalutando la fortuna e creando il bias del senno di poi. La sicurezza soggettiva deriva dalla coerenza, non dall’accuratezza. Algoritmi semplici spesso superano il giudizio intuitivo degli esperti in ambienti incerti, perché gli esperti sono incoerenti. L’intuizione esperta è affidabile solo in ambienti stabili con feedback chiaro. Nelle previsioni di progetti, la “visione interna” (focus sul proprio caso) porta a ottimismo eccessivo e fallacia della pianificazione. Una “visione esterna” (basata su statistiche di casi simili) è più accurata. Un forte bias ottimistico è diffuso. Il “pre mortem” aiuta a mitigare l’ottimismo. Le scelte non si basano sulla ricchezza finale (teoria dell’utilità), ma sui guadagni e le perdite rispetto a un punto di riferimento (prospect theory). C’è sensibilità decrescente per guadagni e perdite, e le perdite pesano più dei guadagni (avversione alla perdita). L’effetto dotazione fa valutare di più ciò che si possiede. L’avversione alla perdita rende difficile cambiare lo status quo e influenza le trattative. Le decisioni sono prese rispetto a punti di riferimento (stato attuale o obiettivo). Non raggiungere un obiettivo è una perdita e motiva di più. Le persone non pesano le probabilità in modo lineare: eventi improbabili sono sovraponderati (effetto possibilità), eventi quasi certi sono sottoponderati (effetto certezza). Questo porta a scelte incoerenti: avversione al rischio per guadagni probabili, ricerca del rischio per perdite probabili. La vividezza e il framing influenzano la percezione del rischio. Le scelte in condizioni di rischio mostrano incoerenza, spesso dovuta al “framing ristretto” (valutare decisioni singolarmente) anziché “ampio” (valutare l’insieme). La “contabilità mentale” gestisce il denaro in conti separati, portando a errori come la fallacia dei costi sommersi. Il rammarico previsto influenza le scelte. Le “inversioni di preferenza” avvengono quando la valutazione cambia tra valutazione singola e congiunta. L’effetto framing mostra come la formulazione di un problema influenzi le scelte, anche se le opzioni sono identiche. Le persone reagiscono alla descrizione, non alla realtà oggettiva. La valutazione delle esperienze passate si basa su picco e fine, non sulla durata (disattenzione per la durata, regola del picco-fine). Esistono un sé esperienziale (vive il presente) e un sé mnemonico (ricorda e decide). Le decisioni sono guidate dal sé mnemonico e dai suoi ricordi distorti. Le preferenze non sono sempre razionali o coerenti. Il benessere ha due forme: esperito (momento per momento) e valutato (basato sui ricordi). La valutazione della vita è soggetta a distorsioni come l’illusione di focalizzazione. Soddisfazione di vita e benessere esperito non coincidono sempre. Le decisioni basate sul sé mnemonico possono non massimizzare il benessere esperito. Le euristiche (rappresentatività, disponibilità, ancoraggio) sono scorciatoie mentali che portano a errori sistematici nei giudizi su probabilità e valori incerti. La valutazione di guadagni e perdite rispetto a un punto di riferimento e l’avversione alla perdita influenzano le decisioni con rischio. Il framing e la contabilità mentale portano a scelte che si discostano dalla razionalità.Riassunto Lungo
1. La Mente Veloce e Quella Lenta
La mente funziona usando due sistemi diversi. Uno è veloce e automatico, si basa su sensazioni e idee immediate che ci guidano senza che facciamo fatica o ci pensiamo troppo. Questo sistema è sempre attivo e influenza molto di quello che pensiamo e facciamo. L’altro sistema è più lento, richiede attenzione e impegno, ed è quello che usiamo per pensare in modo complesso, fare calcoli o prendere decisioni deliberate. Anche se pensiamo di essere principalmente questo secondo sistema, il primo ha un ruolo enorme.Lo Sforzo Mentale
Usare il sistema lento, quello che richiede attenzione, costa fatica. Questa fatica si può misurare, ad esempio, notando che le pupille si allargano quando facciamo uno sforzo mentale intenso. Questa capacità di fare sforzo è limitata. Quando siamo molto concentrati su qualcosa, potremmo non notare altre cose evidenti intorno a noi, come dimostra un famoso esperimento in cui le persone non vedono un gorilla. La nostra mente cerca sempre la via più facile, seguendo una specie di “legge del minimo sforzo”. Spesso il sistema lento è un po’ pigro e accetta le idee facili che gli offre il sistema veloce senza controllarle bene.Controllo e Fatica Mentale
C’è una sorta di conflitto tra le risposte rapide e automatiche del sistema veloce e la necessità del sistema lento di tenerle sotto controllo. Il sistema lento è responsabile del nostro autocontrollo, e anche questo richiede sforzo. Se usiamo molto l’autocontrollo o facciamo compiti che richiedono grande impegno mentale per lungo tempo, ci stanchiamo. Questo stato si chiama “deplezione dell’io” e rende più difficile continuare a controllarsi o affrontare altri compiti difficili. Questa stanchezza mentale sembra collegata al consumo di glucosio nel cervello.Gli Errori del Pensiero Veloce
Il sistema veloce a volte sbaglia in modo prevedibile, creando quelle che vengono chiamate “illusioni cognitive”. Questi errori intuitivi sono difficili da evitare proprio perché il sistema veloce agisce in automatico. La pigrizia del sistema lento, che non controlla a fondo queste intuizioni, contribuisce a farci fare errori di giudizio. Esempi come il problema della mazza e della palla mostrano che molte persone accettano la prima risposta intuitiva che viene in mente, anche se è sbagliata, invece di fare lo sforzo di verificarla. Questa tendenza a evitare la fatica di pensare e a fidarsi troppo delle intuizioni facili caratterizza una mente pigra. La capacità di dirigere l’attenzione e di non cedere agli impulsi rapidi del sistema veloce è strettamente legata alla nostra razionalità e al nostro autocontrollo.Quanto è solida scientificamente l’idea che lo sforzo mentale porti a una ‘deplezione dell’io’ misurabile e legata al consumo di glucosio?
Il capitolo descrive lo sforzo mentale e l’autocontrollo come risorse limitate soggette a ‘deplezione’, suggerendo un legame con il consumo di glucosio. Tuttavia, è fondamentale sapere che il concetto di ‘deplezione dell’io’ e la sua presunta base fisiologica sono stati oggetto di un acceso dibattito nella comunità scientifica negli ultimi anni. Molti studi non sono riusciti a replicare l’effetto in modo affidabile, sollevando seri dubbi sulla sua robustezza e generalizzabilità. Per farsi un’idea completa e rispondere a questa domanda, è utile approfondire la letteratura scientifica sulla psicologia cognitiva, prestando particolare attenzione ai temi della replicazione degli studi psicologici e delle meta-analisi che hanno esaminato questo specifico fenomeno.2. L’Architettura Nascosta del Pensiero
Il sistema 1 del nostro pensiero funziona collegando le idee in una grande rete. Quando un’idea si attiva, si accendono automaticamente anche altre idee collegate, insieme a emozioni e reazioni fisiche, creando un quadro coerente. Questo processo è molto veloce, avviene da solo e spesso non ce ne accorgiamo. L’esposizione a stimoli specifici, un fenomeno chiamato priming, influenza i pensieri, le emozioni e i comportamenti successivi, anche se non ne siamo consapevoli. L’effetto ideomotorio mostra come un’idea possa far partire direttamente un’azione collegata. Gesti semplici, come sorridere o annuire, possono a loro volta cambiare l’umore e rendere più facile accettare un messaggio.La fluidità del pensiero
Pensare in modo fluido significa che le informazioni vengono elaborate con facilità. Quando pensiamo in modo fluido, proviamo sensazioni positive, ci sembra che le cose siano familiari, ci fidiamo di più dell’intuito e siamo più propensi a credere a quello che sentiamo. Invece, quando facciamo fatica a elaborare le informazioni (tensione cognitiva), diventiamo più attenti e si attiva il sistema 2. Questo migliora la nostra capacità di analizzare, ma rende meno forte l’intuito. Questa maggiore attenzione è utile per compiti complessi che richiedono sforzo mentale. Ripetere qualcosa lo rende più fluido e ci porta a preferirlo, un fenomeno noto come effetto esposizione.Costruire una visione del mondo
Il sistema 1 ha un modello del mondo basato su quello che impariamo e ci aspettiamo. Ci sorprendiamo quando succede qualcosa di diverso da quello che ci aspettiamo. La mente cerca subito di capire perché le cose succedono, creando storie coerenti anche quando ha poche informazioni a disposizione. Questa tendenza a vedere cause e intenzioni è qualcosa di naturale in noi e si applica sia alle cose fisiche che alle relazioni tra persone. Questo modo automatico di pensare alle cause può però portarci a sbagliare quando dovremmo invece usare il ragionamento statistico. Molte di queste operazioni del sistema 1 avvengono senza che noi ce ne rendiamo conto.Ma se il nostro “Sistema 1” è così propenso a creare storie coerenti e a vedere cause, spesso ignorando la logica statistica, non si rischia di dipingere un quadro eccessivamente deterministico e pessimista della nostra capacità di ragionamento?
Il capitolo descrive con efficacia la tendenza del sistema automatico a costruire narrazioni e identificare nessi causali, contrapponendola al pensiero statistico e suggerendo come questa possa portare a errori. Tuttavia, la ricerca contemporanea offre prospettive sfaccettate sulla natura della razionalità umana e sull’interazione tra processi intuitivi e analitici. Per arricchire la comprensione di questo dibattito, è utile esplorare studi nell’ambito dell’economia comportamentale, della psicologia cognitiva e della filosofia della mente. Autori come Kahneman stesso, ma anche chi ne ha criticato o ampliato il modello, come Gigerenzer, offrono spunti fondamentali per capire i limiti e le potenzialità del nostro pensiero.3. Le illusioni del pensiero veloce
Il sistema 1 della mente funziona in modo automatico e rapido, creando impressioni e intuizioni senza grande sforzo. Ha la tendenza a trarre conclusioni velocemente, a risolvere le ambiguità senza che ce ne accorgiamo e non conserva il ricordo delle opzioni che ha scartato. Il compito di avere dubbi e analizzare spetta al sistema 2, che però richiede più energia e attenzione.Le tendenze del Sistema 1: credere e confermare
Il sistema 1 è naturalmente portato a credere e ad accettare le informazioni. Per comprendere un’affermazione, la mente cerca prima di credere che sia vera, e solo in un secondo momento, se il sistema 2 interviene, può decidere di non crederci più. Quando il sistema 2 è occupato o distratto, questa inclinazione a credere diventa ancora più forte. La nostra memoria, che funziona per associazioni, rafforza questa tendenza, spingendoci a cercare e notare soprattutto le informazioni che confermano le nostre idee già esistenti.L’effetto alone e l’importanza dell’ordine
Un altro meccanismo automatico è l’effetto alone, che si verifica quando l’opinione che ci facciamo su una singola caratteristica di una persona influenza il nostro giudizio su tutte le altre sue qualità, anche quelle che non conosciamo direttamente. Questo crea un’impressione generale di coerenza emotiva che spesso non corrisponde alla realtà. L’ordine in cui riceviamo le informazioni è importante, perché le prime impressioni tendono a colorare quelle successive. Per cercare di ottenere valutazioni più precise e meno distorte, può essere utile raccogliere informazioni da fonti diverse e indipendenti.WYSIATI: ciò che vedi è tutto ciò che c’è
Il sistema 1 si basa esclusivamente sulle informazioni che ha a disposizione in quel momento, ignorando attivamente ciò che non conosce o che manca. Questo principio è noto come WYSIATI (What You See Is All There Is), ovvero “ciò che vedi è tutto ciò che c’è”. La sicurezza con cui formuliamo un giudizio dipende da quanto è coerente la storia che riusciamo a costruire con i dati presenti, e non dalla quantità o dalla completezza di questi dati. Il principio WYSIATI è alla base di alcuni errori di valutazione, come l’eccessiva sicurezza nelle proprie idee e la tendenza a non considerare le probabilità di base o le statistiche generali.Valutazioni rapide e calcoli automatici
La mente compie continuamente valutazioni immediate e basilari, come giudicare se un volto appare minaccioso o affidabile. Queste valutazioni automatiche influenzano rapidamente le nostre decisioni, persino in situazioni complesse come la scelta di un candidato politico. Il sistema 1 è bravo a gestire le medie e a lavorare con i prototipi, ma incontra difficoltà quando deve considerare le quantità totali o le somme, specialmente in contesti che coinvolgono emozioni. Esiste anche una capacità innata di associare intensità diverse tra scale differenti, per esempio collegando la gravità di un reato all’intensità di un suono. Il sistema 1 tende a fare più calcoli del necessario, attivando valutazioni non richieste dal compito specifico che stiamo svolgendo; questo fenomeno è chiamato “schioppo mentale”.Sostituzione e euristiche: rispondere a domande più facili
Quando ci troviamo di fronte a una domanda complessa o difficile da rispondere (la “domanda bersaglio”), il sistema 1 spesso la sostituisce automaticamente con una domanda più semplice e strettamente collegata (la “domanda euristica”). Invece di affrontare il quesito originale, la mente risponde a questa domanda più facile. Questa strategia di sostituzione, unita alla capacità di associare intensità diverse e allo “schioppo mentale” che genera valutazioni in eccesso, permette al sistema 1 di produrre risposte rapide anche a domande che sembrano complesse, anche se la risposta fornita non è esattamente quella che stavamo cercando. Poiché il sistema 2 è spesso “pigro” e non ama fare sforzi, tende ad accettare la risposta euristica offerta dal sistema 1 senza un’analisi approfondita. Un esempio di questo processo è l’euristica dell’affetto, dove le nostre simpatie e antipatie immediate influenzano direttamente le nostre convinzioni sui rischi e sui benefici di qualcosa.Ma è davvero “irrazionale” una scelta di vita basata sui ricordi o sulle valutazioni complessive, se le persone potrebbero perseguire obiettivi diversi dal semplice piacere momentaneo?
Il capitolo presenta un modello affascinante che distingue tra benessere esperito e benessere ricordato, suggerendo che le decisioni guidate dal “sé mnemonico” possano non massimizzare la felicità quotidiana. Tuttavia, questa impostazione rischia di semplificare eccessivamente la complessità delle motivazioni umane. Le scelte di vita non sono guidate unicamente dalla massimizzazione di un singolo tipo di benessere; entrano in gioco valori, aspirazioni, costruzione di significato e identità. Definire una scelta “irrazionale” solo perché non ottimizza il benessere esperito ignora la possibilità che gli individui agiscano in base a razionalità differenti o perseguano scopi che trascendono il piacere istantaneo o la soddisfazione retrospettiva. Per approfondire questa critica e considerare una visione più ampia del comportamento umano, è utile esplorare la psicologia della motivazione, la filosofia morale e l’economia comportamentale, confrontando le idee di autori come Daniel Kahneman con quelle di altri studiosi che hanno indagato la ricchezza e la varietà dei fini umani.14. Le Trappole del Pensiero Veloce
Quando le persone devono dare giudizi su quanto sia probabile qualcosa o su valori che non conoscono bene, spesso usano delle scorciatoie mentali. Queste scorciatoie si chiamano euristiche e servono a semplificare il compito di giudicare. Purtroppo, però, usare queste scorciatoie porta a fare errori che si ripetono sempre allo stesso modo.La Rappresentatività
Una di queste scorciatoie è la rappresentatività. Funziona così: si valuta quanto è probabile un evento guardando quanto assomiglia a un’idea comune o a un modello conosciuto. Questo modo di pensare porta a non considerare informazioni importanti, come quanto spesso quell’evento accade di solito (le probabilità di base) o quante persone o elementi si stanno considerando (la dimensione del campione). Si tende a credere, sbagliando, che anche piccoli gruppi di dati siano uno specchio fedele della realtà più ampia. Inoltre, si capisce male cosa significa il caso, aspettandosi che anche sequenze corte di eventi casuali sembrino più “rappresentative” di quanto non siano nella realtà.La Disponibilità
Un’altra scorciatoia è la disponibilità. Con questa euristica, si stima quanto è frequente o probabile qualcosa in base alla facilità con cui vengono in mente degli esempi. Gli eventi che si ricordano o si immaginano più facilmente sembrano più probabili, anche se in realtà non lo sono. Questo può portare a pensare che eventi molto vividi o successi di recente siano più comuni di quanto siano in realtà. Può anche farci vedere legami tra eventi che in realtà non esistono, solo perché li associamo facilmente nella nostra mente.L’Aggiustamento e l’Ancoraggio
La terza scorciatoia è l’aggiustamento e l’ancoraggio. La usiamo quando dobbiamo fare delle stime numeriche. Si parte da un numero iniziale, come un punto di riferimento o “ancora”, e poi si cerca di modificarlo per arrivare alla stima finale. Il problema è che l’aggiustamento che facciamo di solito non è sufficiente. Se partiamo da ancore diverse, le nostre stime finali saranno diverse e rimarranno influenzate dal punto di partenza iniziale. Questo ci porta a creare intervalli di confidenza troppo stretti, pensando di essere più sicuri di quanto siamo. Ci fa anche sovrastimare la probabilità che accadano insieme più eventi (eventi congiuntivi) e sottostimare la probabilità che ne accada almeno uno tra più possibilità (eventi disgiuntivi).Le Decisioni e il Valore Soggettivo
Quando prendiamo decisioni, specialmente quelle che implicano un rischio, non valutiamo le opzioni in base alla ricchezza totale che potremmo avere. Le valutiamo in base al valore che diamo ai guadagni e alle perdite rispetto a dove ci troviamo in quel momento. La funzione che descrive questo valore non è una linea retta: è curva per i guadagni (le persone preferiscono evitare rischi per vincite sicure) ed è curva al contrario per le perdite (le persone sono disposte a rischiare di più per evitare una perdita). Inoltre, si sente di più il peso di una perdita rispetto alla gioia di un guadagno dello stesso importo. Questa è chiamata avversione alla perdita.L’Influenza della Descrizione e la Contabilità Mentale
Il modo in cui un problema viene presentato, o “incorniciato” (framing), cambia le nostre scelte, anche se le opzioni sono oggettivamente le stesse. Dire che un’azione “salva vite” porta a scelte diverse rispetto a dire che la stessa azione comporta “vite perse”, anche se il risultato finale è lo stesso. Anche il modo in cui organizziamo mentalmente le nostre finanze, creando come dei “conti” separati per diverse spese o entrate (contabilità mentale), influenza le nostre valutazioni. Perdere un biglietto da 10 euro prima di uno spettacolo viene percepito in modo diverso dal perdere 10 euro in contanti, anche se l’importo è identico. Questi modi di pensare e valutare portano a fare scelte che non seguono le regole ideali della scelta razionale.Ma se queste “scorciatoie” ci hanno permesso di sopravvivere e prosperare per millenni, siamo sicuri che siano davvero solo “trappole” del pensiero?
Il capitolo descrive le euristiche come fonti di errori sistematici rispetto a modelli ideali di scelta razionale. Tuttavia, questa prospettiva si basa su una definizione normativa di razionalità che potrebbe non essere adatta a descrivere come prendiamo decisioni efficaci nel mondo reale, che è incerto e complesso. Esiste una corrente di pensiero che vede queste euristiche non come errori, ma come strumenti cognitivi “veloci e frugali” che, pur non essendo perfetti secondo la logica formale, sono spesso efficienti e adattivi in contesti ecologicamente validi. Per approfondire questa visione alternativa, è utile esplorare la prospettiva della razionalità ecologica e le ricerche sulle euristiche adattive. Autori chiave in questo campo includono Herbert Simon e Gerd Gigerenzer.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]

