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Informazioni
“Paisà, sciuscià e segnorine. Il Sud e Roma dallo sbarco in Sicilia al 25 aprile” di Mario Palmieri è un libro che ti porta dritto nel caos e nella vita quotidiana dell’Italia tra il 1943 e il 1945, concentrandosi sul `Sud Italia` e `Roma`. Non è solo la storia militare dello `sbarco in Sicilia 1943` o dell’`armistizio 8 settembre`, ma un racconto di come la gente comune ha vissuto quegli anni terribili. Vedrai la caduta del fascismo, l’`occupazione tedesca` brutale con i suoi rastrellamenti e le sue stragi, ma anche la `liberazione Italia` che non è stata una passeggiata. Il libro esplora la `vita civile sotto occupazione`, la miseria diffusa, il mercato nero che diventava l’unica via di sopravvivenza, e le figure emblematiche di quel periodo come gli `sciuscià` e le `segnorine`. Non mancano i lati oscuri, dalle violenze come le `marocchinate` alle tensioni sociali, le rivolte contadine, il rafforzamento della mafia e del `banditismo Sicilia`, e i movimenti regionali come il `Movimento Indipendenza Sicilia`. È un affresco complesso che mostra i difficili `rapporti Alleati italiani`, la nascita del `Regno del Sud`, le prime scintille di resistenza e la faticosa ripartenza culturale, dal `neorealismo cinema` alla nuova stampa. Un modo per capire davvero la `storia sociale Italia dopoguerra` e la `Seconda Guerra Mondiale Italia` vista dal basso.Riassunto Breve
Nel luglio 1943 le truppe alleate sbarcano in Sicilia, segnando l’inizio della fine del regime fascista. La difesa italiana cede rapidamente e molti soldati si arrendono, mentre la popolazione accoglie gli Alleati sperando nella pace. I bombardamenti sulle città aumentano la pressione. Il 25 luglio il Gran Consiglio vota contro Mussolini, che viene arrestato, e Badoglio prende il posto. La notizia porta a manifestazioni di gioia e distruzione dei simboli fascisti, ma la guerra continua. L’invasione porta violenze sui civili: i tedeschi in ritirata compiono stragi e saccheggi, ma anche le truppe alleate si rendono responsabili di eccidi di prigionieri e civili, come a Biscari. Anche i soldati coloniali francesi commettono violenze. L’isola viene occupata in poco più di un mese. L’8 settembre 1943 l’annuncio dell’armistizio crea euforia, ma l’esercito italiano si disintegra per mancanza di ordini chiari, mentre i tedeschi attuano il piano “Achse”, occupando il territorio e disarmando i soldati. A Roma, la difesa fallisce e la città si arrende. Gli Alleati sbarcano a Salerno e in Puglia, ma l’avanzata nel Sud è difficile per la resistenza tedesca. Le truppe tedesche occupanti impongono un regime di terrore con rastrellamenti per il lavoro coatto e deportazioni in Germania. La violenza contro i civili è diffusa, con saccheggi, stupri e stragi punitive in Campania, Puglia e Basilicata. Nonostante il caos, nascono episodi di resistenza spontanea. Dopo l’armistizio, il Sud Italia è occupato dai tedeschi, che impongono terrore e rastrellamenti. Questo porta a rivolte popolari e alla nascita di gruppi di resistenza, come le Quattro Giornate di Napoli e insurrezioni in Campania. Le rappresaglie tedesche causano molte vittime. Intanto, il re e il governo Badoglio si stabiliscono a Brindisi sotto controllo alleato, formando il “Regno del Sud” con autorità limitata. La vita politica riprende con i partiti antifascisti che chiedono un governo rappresentativo e la fine della monarchia. Il Congresso di Bari è un momento importante. La situazione politica si sblocca con la “Svolta di Salerno” di Togliatti, che propone un governo di unità nazionale rinviando la questione istituzionale. Si forma un nuovo governo Badoglio con i partiti antifascisti. Nel Sud liberato operano gruppi fascisti clandestini. Le autorità avviano una parziale “defascistizzazione” e creano campi di internamento. Il territorio liberato è in condizioni di estrema povertà e distruzione. Mancano servizi essenziali, l’inflazione è alta e il mercato nero diventa vitale per la sopravvivenza, alimentando criminalità e degrado. Città come Napoli e Roma sono piene di macerie, problemi sanitari e crisi abitativa. Si formano i primi governi post-fascisti sotto controllo alleato, che affrontano la ricostruzione e l’epurazione. La scoperta di atrocità come le Fosse Ardeatine e episodi di giustizia sommaria mostrano le tensioni sociali. Ci sono campi per prigionieri e migliaia di sfollati. La vita quotidiana è una lotta per sopravvivere. L’arrivo degli Alleati è accolto con entusiasmo, visti come liberatori. Ci sono scene di festa e ammirazione per gli americani che distribuiscono beni. La presenza di italo-americani aiuta l’accoglienza. Ma il rapporto si complica rapidamente. Emergono diffidenza e risentimento per il comportamento di alcuni militari: furti, rapine, aggressioni e stupri sono numerosi. Il mercato nero fiorisce. Le requisizioni alleate causano disagi. La gestione alleata è percepita come inefficace nel risolvere i problemi, portando a delusione e critica. L’arrivo degli Alleati nel Sud coincide con miseria diffusa. Molti vivono di espedienti: i ragazzini “sciuscià” e le donne, spesso sole, ricorrono alla prostituzione (“segnorine”), soprattutto nelle città con truppe. Questo genera preoccupazione per le malattie e biasimo morale. Le truppe coloniali francesi compiono violenze sessuali sistematiche, le “marocchinate”, lasciando profonde cicatrici. La crisi alimentare e il caro-vita causano tensioni. La politica degli ammassi riaccende il malcontento contadino, portando a rivolte e occupazioni di terre. Manifestazioni per il cibo si verificano in diverse città, come la “strage del pane” a Palermo. I decreti Gullo tentano di affrontare la questione agraria ma incontrano resistenze. Mafia e camorra si rafforzano nel vuoto di potere, infiltrandosi nell’amministrazione e controllando il mercato nero. Banditismo e figure come Calogero Vizzini e Salvatore Giuliano emergono. In Sicilia, un movimento separatista guadagna terreno, sfruttando il malcontento e legandosi alla mafia. Nonostante la violenza, nascono relazioni tra donne italiane e soldati alleati, portando a matrimoni e figli, a volte con difficoltà di accettazione sociale. Le autorità scoraggiano queste unioni, e le donne subiscono biasimo o violenze. Dopo l’armistizio, l’esercito italiano è disorganizzato. Si cerca di ricostruire le forze armate nel Sud, formando il 1° Raggruppamento Motorizzato, nucleo del Cil, che combatte con gli Alleati. Sorgono iniziative per corpi volontari, ma non ottengono pieno sostegno. In Sicilia, il Movimento per l’Indipendenza (Mis) cresce, promuovendo l’indipendenza e cercando appoggi. Si registrano attentati separatisti. Il Mis cerca legami con la mafia. Una protesta diffusa contro i richiami alla leva (“Non si parte!”) scoppia nel 1944-45, violenta in Sicilia dove separatisti e neofascisti sfruttano il malcontento. Ci sono scontri e proclamazioni di “repubbliche” locali. Il Mis crea una forza armata clandestina, l’Evis, sotto Antonio Canepa, che si lega a bande di briganti come quella di Giuliano, portando a scontri armati. Mentre in Sicilia ci sono proteste e un esercito separatista, in altre zone liberate molti giovani si arruolano volontariamente nel Cil o nella Resistenza per combattere i tedeschi. Dopo la liberazione, stampa e radio passano sotto controllo alleato. Viene istituita una libertà di stampa controllata, con direttive precise. Le pubblicazioni compromesse col fascismo sono sospese. Nascono nuove testate legate ai partiti o informative. A Salerno emerge “Il Corriere”. A Roma, il Pwb fonda il “Corriere di Roma” e riprendono i giornali di partito. Nascono riviste culturali e il settimanale “L’Uomo qualunque”. La radio vede la nascita di emittenti come Radio Bari e Radio Napoli, gestite dagli Alleati con italiani, diventando centri di dibattito e cultura. L’Eiar fascista è sostituita dalla Rai, sotto forte controllo politico. Cinema e teatro riprendono vita. Il cinema italiano è dominato dai film americani, ma nascono nuove produzioni che portano al neorealismo, come “Roma città aperta”. Il teatro, specialmente la rivista, fa satira politica. La musica popolare napoletana si mescola ai ritmi americani, descrivendo le difficoltà e le speranze.Riassunto Lungo
1. L’approdo, la fine di un regime e le violenze inattese
Il 10 luglio 1943, le truppe alleate arrivano in Sicilia con una forza imponente. Questo sbarco segna l’inizio della crisi per il regime fascista. La difesa italiana si dimostra subito debole. Molti soldati, specialmente quelli siciliani, si arrendono o abbandonano le loro postazioni molto velocemente. Spesso, la popolazione civile accoglie gli Alleati come liberatori, sperando che il loro arrivo significhi la fine della guerra. Intanto, i bombardamenti alleati sulle città italiane, come Napoli e Roma, aumentano la pressione sul governo fascista.Il 25 luglio 1943, il Gran Consiglio del Fascismo vota contro Mussolini. Questo porta al suo arresto e il maresciallo Badoglio viene nominato nuovo capo del governo. La notizia della caduta di Mussolini scatena manifestazioni di gioia in tutta Italia. Le persone distruggono i simboli del fascismo e tirano un sospiro di sollievo, sperando nella pace. Tuttavia, l’entusiasmo iniziale si scontra presto con la dura realtà: la guerra non è finita.La violenza contro i civili
L’invasione alleata porta con sé anche una scia di violenza che colpisce i civili. Le truppe tedesche, mentre si ritirano, compiono diverse stragi, saccheggi e azioni di vendetta. Questo accade soprattutto nella zona dell’Etna, causando decine di vittime innocenti. La popolazione locale cerca di difendersi da queste violenze, a volte aiutata da soldati italiani o da chi si opponeva al fascismo.Anche le truppe alleate si macchiano di crimini. Si rendono responsabili di massacri contro prigionieri italiani e civili in diverse località. Tra queste, si ricordano gli eccidi avvenuti a Biscari, Canicattì e Piano Stella. Alcuni ufficiali alleati cercano di giustificare questi atti dicendo di aver ricevuto l’ordine di non fare prigionieri. Inoltre, si registrano violenze commesse dai soldati coloniali francesi che sbarcano in Sicilia. L’isola viene completamente occupata in soli 38 giorni. Una parte delle truppe dell’Asse riesce a fuggire in Calabria prima della fine dell’occupazione.Il capitolo, nel descrivere le “violenze inattese”, distingue sufficientemente tra le diverse nature e motivazioni degli atti violenti commessi dai vari attori in campo?
Il capitolo giustamente sottolinea come l’arrivo degli Alleati non abbia significato una fine immediata della violenza, menzionando episodi efferati sia da parte tedesca che alleata. Tuttavia, presentare queste violenze in sequenza potrebbe non rendere appieno la complessità delle dinamiche: le stragi tedesche in ritirata avevano spesso un carattere rappresaglia o di terra bruciata, mentre quelle alleate (come a Biscari) sembrano legate a ordini discutibili o a breakdown disciplinari specifici. Per cogliere meglio queste sfumature e comprendere se si tratti di eventi isolati o di manifestazioni di politiche più ampie, sarebbe utile approfondire la storia militare specifica della campagna di Sicilia e gli studi sui crimini di guerra commessi da tutte le parti coinvolte, consultando autori che hanno analizzato in dettaglio questi tragici episodi.2. 8 settembre: La fine illusoria e la violenza tedesca nel Sud
L’8 settembre 1943, l’annuncio dell’armistizio fece sperare gli italiani che la guerra fosse finita. Ci fu un’ondata di gioia, vista come la fine dei combattimenti. Tuttavia, questa speranza durò pochissimo. La situazione militare cambiò drasticamente in un attimo. Le forze armate italiane si trovarono senza ordini precisi e senza una guida, dato che il re e il governo erano fuggiti da Roma. Di conseguenza, molte unità italiane si dispersero rapidamente, lasciando il paese in una situazione di grande incertezza.La reazione tedesca e il fronte nel Sud
I tedeschi agirono subito, mettendo in pratica il loro piano chiamato “Achse”. Occuparono rapidamente il territorio italiano con decisione. Disarmarono la maggior parte dei soldati italiani che incontrarono, prendendo il controllo della situazione. A Roma, alcune divisioni italiane provarono a difendersi dagli attacchi tedeschi, ma non c’era coordinamento tra loro. La minaccia di bombardare la città costrinse alla resa già il 10 settembre. Intanto, le truppe alleate sbarcavano nel Sud Italia, a Salerno con l’operazione “Avalanche” e in Puglia con l’operazione “Slapstick”. L’avanzata degli Alleati verso nord incontrò una forte e violenta resistenza da parte dei tedeschi, trasformando il Sud Italia in un duro campo di battaglia.La violenza dell’occupazione tedesca
Le truppe tedesche, diventate la forza occupante, imposero un clima di paura e violenza sulla popolazione. Iniziarono rastrellamenti massicci per prendere uomini da mandare al lavoro forzato in Germania. Migliaia di civili e militari italiani furono catturati e rinchiusi in campi di transito in condizioni terribili, come quello di Sparanise, oppure furono deportati direttamente in Germania. La violenza contro la popolazione civile fu diffusa e crudele in tutto il Sud. Ci furono saccheggi, distruzioni, stupri e molte stragi compiute per punizione in diverse zone della Campania, della Puglia e della Basilicata, come a Caiazzo, Bellona, Nola e Matera. Chiunque si opponesse ai tedeschi o fosse anche solo sospettato di aiutare gli Alleati veniva ucciso senza pietà.Le prime forme di resistenza spontanea
Nonostante il caos generale e la brutalità dimostrata dai tedeschi, in diverse località italiane ci furono episodi di resistenza spontanea. Molti militari che non si arresero e numerosi civili che si rifiutarono di sottomettersi iniziarono a reagire in modo autonomo. Queste prime azioni, nate dal coraggio individuale o di piccoli gruppi, furono un segnale importante. Mostrarono una volontà di non accettare l’occupazione e la violenza. Queste iniziative segnarono l’inizio di una reazione diffusa alla presenza delle forze tedesche sul territorio italiano.Ma se l’8 settembre fu una catastrofe nazionale, perché il capitolo restringe così presto lo sguardo al solo Sud per raccontare la violenza tedesca e le prime reazioni, e quanto fu davvero “spontanea” quella resistenza iniziale?
Il capitolo dipinge con efficacia il quadro del disfacimento post-armistizio. Tuttavia, la scelta di focalizzarsi quasi subito sul Mezzogiorno per descrivere l’occupazione tedesca e le prime forme di opposizione rischia di semplificare un panorama nazionale ben più complesso, dove violenza e resistenza assunsero forme e tempi diversi nelle varie regioni. Inoltre, l’enfasi sulla “spontaneità” delle prime reazioni, pur cogliendo un aspetto importante, potrebbe trascurare le motivazioni più profonde e le prime, disperate, forme di aggregazione. Per una visione più completa, è indispensabile esplorare la ricca storiografia sulla nascita della Resistenza, che analizza le molteplici radici del fenomeno. Approfondire il lavoro di storici come Claudio Pavone o Santo Peli può offrire spunti cruciali per capire la transizione dal caos alla lotta organizzata su tutto il territorio nazionale.3. Il Mezzogiorno tra Occupazione, Rivolta e Nuovi Inizi Politici
Dopo l’armistizio del 1943, le truppe tedesche prendono il controllo del Sud Italia. Impongono un regime duro, caratterizzato da violenze, furti e arresti di uomini per costringerli a lavorare. Questa situazione difficile spinge la popolazione a reagire. Nascono rivolte e si formano gruppi di resistenza. Questi gruppi sono composti da persone comuni, soldati che hanno perso i contatti con i loro reparti e persone contrarie al fascismo. Eventi come le Quattro Giornate di Napoli mostrano questa reazione. Ci sono anche insurrezioni in diverse città della Campania, come Acerra, Scafati, Capua e Santa Maria Capua Vetere. In Abruzzo e Molise si creano bande di partigiani. Queste azioni dimostrano una risposta spontanea e organizzata contro chi ha occupato il territorio. Purtroppo, le rappresaglie tedesche causano molte vittime tra i civili in diverse località.La situazione politica nel “Regno del Sud”
Intanto, il re Vittorio Emanuele III e il governo guidato da Badoglio si trasferiscono a Brindisi. Qui sono sotto il controllo militare delle forze Alleate. Questa zona, chiamata “Regno del Sud”, ha un potere limitato. Il governo fatica a rimettere in piedi l’organizzazione dello Stato. Nonostante le difficoltà, l’attività politica riprende. I partiti contrari al fascismo si riorganizzano. Chiedono un governo che rappresenti meglio la popolazione. Vogliono anche la fine della monarchia, considerata legata al fascismo. Il Congresso di Bari, che si tiene nel gennaio del 1944, è un momento importante per queste forze politiche.La Svolta di Salerno e il nuovo governo
La situazione politica si sblocca grazie al ritorno di Palmiro Togliatti dall’Unione Sovietica. Togliatti propone di unire tutte le forze contrarie al fascismo in un unico governo. L’idea è di affrontare la questione se mantenere la monarchia o passare a una repubblica solo dopo la fine della guerra. Questa proposta è conosciuta come la “Svolta di Salerno”. Porta alla formazione di un nuovo governo guidato ancora da Badoglio, ma questa volta include i rappresentanti dei partiti antifascisti. Questo segna un passo importante verso l’unità nazionale in un momento difficile per il paese.Gruppi clandestini e la “defascistizzazione”
Nello stesso periodo, nel Sud liberato, operano gruppi fascisti in segreto. Questi gruppi sono appoggiati dalla Repubblica Sociale Italiana e dai servizi segreti tedeschi. Cercano di organizzare azioni per danneggiare le infrastrutture e diffondere propaganda. Le autorità Alleate e italiane rispondono avviando un processo per eliminare l’influenza fascista, chiamato “defascistizzazione”. Questo processo è solo parziale. Vengono anche creati campi dove vengono rinchiusi fascisti e persone sospettate di spionaggio.Ma come si spiega davvero il paradosso di una Sicilia che si ribella alla leva mentre il resto d’Italia liberata si arruola volontario?
Il capitolo giustappone due realtà molto diverse senza forse approfondire a sufficienza i fattori specifici che resero la Sicilia un terreno così fertile per il separatismo, le proteste violente e l’alleanza tra politica e banditismo, in netto contrasto con le dinamiche prevalenti altrove. Per comprendere appieno questa divergenza cruciale, sarebbe utile approfondire la storia sociale, economica e politica della Sicilia nel periodo post-armistizio, con particolare attenzione al ruolo dell’occupazione Alleata, alla specificità dei rapporti tra isola e Stato centrale, e alle dinamiche interne tra banditismo, mafia e politica. Autori come Denis Mack Smith, Francesco Renda o Salvatore Lupo offrono prospettive fondamentali su questi temi.8. La rinascita culturale e mediatica nell’Italia liberata
Dopo la liberazione, la stampa e la radio in Italia passarono sotto il controllo degli Alleati. In particolare, il Psychological Warfare Branch (Pwb) e l’Allied Publication Board (Apb) gestirono questa fase. Fu concessa una libertà di stampa, ma era controllata da direttive precise. Potevano pubblicare solo i giornali legati ai partiti del Comitato di Liberazione Nazionale e le testate gestite direttamente dal Pwb. Le pubblicazioni che avevano collaborato con il fascismo furono subito sospese. Gli Alleati controllavano anche la distribuzione della carta e delle notizie attraverso la loro agenzia, la Unns.Le nuove voci della stampa
In diverse città del sud Italia, come Palermo, Catania, Messina, Salerno, Reggio Calabria, Catanzaro e in Sardegna, nacquero nuove testate giornalistiche. Queste rappresentavano i vari partiti politici o semplicemente offrivano informazione. A Salerno, che per un periodo fu capitale d’Italia, “Il Corriere” divenne il giornale non ufficiale del governo Badoglio. A Roma, dopo la liberazione della città, il Pwb fondò il “Corriere di Roma”. Nello stesso periodo, molti giornali di partito ripresero a uscire e nacquero nuove riviste dedicate alla cultura, come “Mercurio”. Un successo particolare ebbe il settimanale “L’Uomo qualunque”, che si distinse per le sue critiche ai partiti politici e conquistò un vasto pubblico.La rinascita della radio
Anche la radio conobbe una nuova vita con la nascita di diverse emittenti. Tra le più importanti c’erano Radio Palermo, Radio Sardegna e soprattutto Radio Bari e Radio Napoli. Queste stazioni erano gestite dagli Alleati, che si avvalsero della collaborazione di intellettuali e giornalisti italiani. Le radio divennero luoghi fondamentali per il dibattito politico, la diffusione di notizie (anche a sostegno della Resistenza) e la promozione della cultura. Attraverso la radio si diffusa anche la musica americana, come il jazz e lo swing. La vecchia radio fascista (Eiar) fu sostituita dalla nuova Rai, ma fin da subito il governo italiano esercitò su di essa un forte controllo politico.Cinema, teatro e musica: nuove espressioni
Il cinema e il teatro ripresero le loro attività. Nelle sale cinematografiche italiane, all’inizio, prevalsero i film americani. Tuttavia, iniziarono a prendere forma nuove produzioni italiane che portarono alla nascita del neorealismo. Film come “Roma città aperta” raccontarono la realtà recente e le vicende del paese. Il teatro, in particolare il genere della rivista, trovò subito spazio per fare satira politica. Spettacoli di grande successo videro protagonisti attori molto amati come Totò e Anna Magnani. La musica popolare napoletana si fuse con i ritmi americani. Nacquero così canzoni che descrivevano le difficoltà e, allo stesso tempo, le speranze del periodo dopoguerra.Ma quanto ‘libera’ fu davvero questa ‘rinascita’ se la stampa era ‘controllata’ e la Rai passò ‘fin da subito’ sotto un forte controllo politico?
Il capitolo descrive il passaggio dei media sotto il controllo Alleato e poi, per la Rai, sotto quello del governo italiano. Ma quanto ‘libera’ fu davvero questa ‘rinascita’ se la stampa era ‘controllata’ e la Rai passò ‘fin da subito’ sotto un forte controllo politico? Il capitolo non esplora a sufficienza la tensione tra controllo e libertà, né le implicazioni di un sistema mediatico nato sotto tutela e rapidamente politicizzato. Per approfondire la questione e capire se si trattò di una vera liberazione o di un semplice cambio di padrone, è essenziale studiare la storia politica e istituzionale dell’Italia nel dopoguerra e le specifiche politiche di gestione dei media da parte degli Alleati e dei primi governi repubblicani. Approfondire autori che si sono occupati della transizione democratica e della storia dei media in Italia può fornire gli strumenti critici necessari.Abbiamo riassunto il possibile
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