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Contenuti del libro
Informazioni
ti catapulta nell’estate del 1983, un anno che non era più gli anni ’70 ma non era ancora il disimpegno totale, un vero punto di equilibrio per l’Italia. Al centro di tutto, il tormentone estivo che ha fatto ballare tutti: “Vamos a la playa” dei Righeira. Sembrava solo una hit spensierata, ma il testo parlava di una bomba atomica, un contrasto pazzesco che racconta bene quell’epoca. Il libro ti porta dalla cantina di Torino dove è nata l’idea, fino agli studi di Monaco dove i fratelli La Bionda l’hanno trasformata, seguendo i Righeira, Johnson e Michael, che nel frattempo facevano il servizio militare mentre la loro canzone scalava le classifiche. È un viaggio nella italo disco, nella musica italiana anni ’80, nell’esplosione delle televisioni private e delle radio libere che cambiavano il modo di ascoltare musica, e nel fenomeno del tormentone. Scopri come è nato un successo universale in un periodo di grandi cambiamenti culturali e sociali, e rifletti su come la fama e la memoria siano diverse oggi rispetto a quell’estate indimenticabile.Riassunto Breve
L’estate del 1983 si presenta come un periodo di equilibrio, un momento preciso tra gli anni di contestazione e quelli di disimpegno. È un anno segnato da eventi come la nascita della prima bambina in provetta in Italia, il lancio della Fiat Uno e l’annuncio dello scudo spaziale da parte di Reagan. In questo contesto emerge in modo dirompente la canzone “Vamos a la playa” dei Righeira, che diventa un fenomeno universale. Il brano si distingue per la sua melodia estremamente orecchiabile e un testo che, nonostante l’apparenza leggera e solare, parla esplicitamente di una bomba atomica e di un mondo post-apocalittico, un contrasto che ne definisce l’unicità. La sua popolarità è tale da renderla conosciuta e cantata da tutti. Il 1983 segna l’ingresso pieno dell’Italia negli anni ’80, con uno stacco netto dal decennio precedente, favorito anche dalla vittoria ai Mondiali di calcio del 1982 che contribuisce a creare una fragile coesione nazionale dopo gli anni di piombo. La generazione di questo periodo si allontana dalla contestazione collettiva, privilegiando l’ironia e un “riflusso” verso l’interiorità, tendenze visibili anche nella musica pop. Si osserva anche un recupero nostalgico degli anni ’60. La musica internazionale, con il post-punk e l’elettronica, influenza le sonorità. Cinema e TV offrono vie di fuga nel passato o nel futuro, con l’arrivo di “E.T.”. In Italia, la televisione introduce nuovi format di successo che influenzano il linguaggio comune, mentre la radio sperimenta con programmi innovativi. Brani come “Vamos a la playa” e altri successi italo disco di quel periodo, come “Dolce vita” di Ryan Paris, presentano strutture semplici e dirette, pensate per le discoteche dove il mixaggio non è ancora diffuso, basando la loro forza sull’immediatezza. L’impatto di brani come “Blue Monday” dei New Order segna un prima e un dopo per chi li ascolta in quel periodo. L’eredità di “Vamos a la playa” persiste, diventando anche un coro da stadio. Gli artisti di quell’epoca continuano a esibirsi, rievocando l’atmosfera di un periodo caratterizzato da stupore e sorpresa. La canzone nasce in una cantina a Torino nel dicembre 1981. Stefano Righi (Johnson Righeira) improvvisa il ritornello su una tastiera. Una demo arriva ai produttori Carmelo e Michelangelo La Bionda a Milano, che la trovano troppo triste e la rielaborano per renderla più allegra, registrandola a Monaco di Baviera. Mentre la canzone prende forma, Johnson è chiamato per il servizio militare obbligatorio nell’ottobre 1982, vivendo la sua vita militare in contrasto con la crescente popolarità del brano, che esce nel giugno 1983 e diventa un successo in Italia e in Europa. Anche Stefano Rota (Michael Righeira) è militare a Torino. La stampa mette in risalto la loro doppia vita. Per gli impegni promozionali, Johnson ottiene licenze, arrivando a fingere una crisi depressiva per partecipare alla finale del Festivalbar, rivelando la sua identità di Righeira a un ufficiale, un momento in cui l’identità di artista supera quella di cittadino comune. Anche Michael ha problemi con la leva e viene sostituito in alcune apparizioni. La storia dei Righeira si lega alla Torino di fine anni ’70 e inizio ’80, una città industriale in trasformazione. Si conoscono al liceo, creano la fanzine punk “Sewer” e frequentano l’ambiente alternativo. La loro musica, un mix di influenze, emerge in un periodo di cambiamento culturale a Torino, segnato dalla crisi industriale e dalla ricerca di nuove espressioni. La cantina dove tutto è iniziato conserva il ricordo di quel momento. I primi anni Ottanta in Italia sono segnati da un contrasto tra la leggerezza del pop e la paura della guerra nucleare. Canzoni come “Vamos a la playa” diventano onnipresenti, pur contenendo riferimenti alla bomba atomica (“la bomba estalló”). Questa hit, prodotta dai La Bionda, unisce un ritornello ballabile a una struttura sofisticata con influenze new wave e italo disco, affrontando il “dopo” del disastro con apparente spensieratezza. Riflette un tentativo di simulare normalità di fronte a un futuro incerto, diventando un simbolo dell’epoca e contribuendo alla nascita del concetto di “tormentone”. La paura nucleare è un tema ricorrente nella cultura del periodo, presente in film e canzoni, ma “Vamos a la playa” si distingue per la sua prospettiva post-apocalittica. Parallelamente, la scena musicale italiana evolve. Firenze è un centro per la new wave, Milano la capitale della moda e dei media, con le TV private che amplificano il pop. I La Bionda producono il brano combinando intuizione e tecnica. Gruppi affermati come i Matia Bazar esplorano nuove sonorità elettroniche e new wave. Questo dimostra una tendenza del pop italiano ad assorbire stimoli internazionali e temi complessi, reinterpretandoli. Il 1983 segna una svolta nella cultura pop italiana con l’affermarsi del “tormentone”, brano con ritornelli ripetitivi e coreografie semplici, pensato per coinvolgere il pubblico. Claudio Cecchetto lo definisce una “combinazione magica” che funziona se fa divertire e riempie la pista. Il panorama mediatico cambia: le radio libere diventano network nazionali, influenzate dalle TV private, portando a una maggiore omologazione delle programmazioni sulle hit. In televisione, programmi introducono videoclip e nuovi suoni elettronici. La discografia si adatta: le major cercano nuovi talenti italiani con potenziale internazionale e costi contenuti, mentre etichette indipendenti sperimentano con suoni elettronici, producendo brani influenti. La vita notturna e sociale riflette un desiderio di divertimento e aggregazione. “Vamos a la playa” diventa l’emblema di questa stagione, conquistando radio e pubblico, raggiungendo la vetta delle classifiche e diventando un fenomeno culturale condiviso. Questo periodo vede l’emergere di nuovi artisti e sonorità, segnando un passaggio verso un pop più elettronico e orientato al divertimento di massa. L’estate del 1983 vede anche il successo di brani come “Tropicana” del Gruppo Italiano, con uno scenario post-apocalittico immerso nel consumismo, e “No tengo dinero” dei Righeira, che mescola riferimenti lussuosi con la mancanza di soldi. Il Gruppo Italiano cura molto l’immagine, influenzato dalla new wave. I Righeira, dopo “Vamos a la playa”, pubblicano “No tengo dinero” e l’album “Righeira”, che mostra la loro poetica tra futurismo e tecnologia. Successivamente, “L’estate sta finendo”, un vecchio demo rielaborato, diventa un grande successo, evocando la malinconia della fine dell’estate e ispirandosi alla musica italiana degli anni ’60. Il processo di registrazione e missaggio di questi brani è complesso e costoso. La partecipazione dei Righeira a Sanremo 1986 con “Innamoratissimo” li vede affrontare la pressione di creare una hit e l’ansia del live. I guadagni economici negli anni ’80 derivano da vendite, diritti d’autore e uso in pubblicità, ma i costi elevati e la struttura dell’industria limitano i profitti duraturi. Il contesto sociale del 1983 è caratterizzato da inflazione ma anche ottimismo, alimentato dalla crescita di moda e TV commerciale. Si sviluppa una classe media orientata al consumo, dove l’immagine e l’acquisto diventano indicatori di status. Oggi, i tormentoni estivi non hanno più l’impatto universale di un tempo. Le hit moderne, pur diffuse digitalmente, non raggiungono lo stesso livello di presenza nella coscienza collettiva a causa della frammentazione della società e dei consumi culturali. Le nuove generazioni accedono ai contenuti tramite percorsi isolati e personalizzati dagli algoritmi, sostituendo i momenti di ascolto condiviso. La fama stessa cambia, spesso limitata a nicchie. Non esiste più la notorietà universale di gruppi come i Righeira. La memoria culturale si trasforma, da esperienza condivisa basata su ricordi individuali a accesso costante tramite archivi digitali. Questo rende tutto rievocabile ma contribuisce a una volatilità delle nuove “storie” e una minore capacità di seguire narrazioni complesse. Alcuni notano una tendenza, specialmente nei giovani, a disinteressarsi del passato culturale recente. Mentre le vecchie generazioni mantengono vive le loro memorie con la tecnologia, le nuove consumano rapidamente. C’è il rischio che figure iconiche diventino solo oggetti di studio. Un membro dei Righeira riconosce che il successo di “Vamos a la playa” ha definito un’epoca. Ammette il rimpianto per non aver sfruttato al meglio la visibilità con esibizioni dal vivo più autentiche. Nonostante la fama, il desiderio profondo era essere un artista e superare complessi personali. Il rapporto con l’altro membro del duo è descritto come una sintonia quasi fraterna, essenziale per la creazione del loro mondo artistico. La loro storia, segnata anche da difficoltà personali, illustra come le vicende umane si intreccino con i cambiamenti del panorama culturale.Riassunto Lungo
1. L’Estate dell’Equilibrio Pop
L’estate del 1983 si colloca in un momento particolare. È un periodo di equilibrio, non più legato agli anni Sessanta e Settanta, ma diverso anche dal disimpegno che arriverà dopo. In quell’anno accadono fatti importanti, come la nascita della prima bambina in provetta in Italia, il lancio di un’auto simbolo come la Fiat Uno e l’annuncio dello scudo spaziale da parte del presidente Reagan. In questo scenario emerge una canzone che diventa subito famosissima in tutto il mondo: “Vamos a la playa” dei Righeira.Il Significato di “Vamos a la Playa”
Questa canzone si fa notare per la sua melodia facile da ricordare e per un testo che, dietro l’apparenza spensierata, parla in realtà di una bomba atomica. Nonostante questo contrasto, la sua popolarità è enorme e la canzone viene cantata ovunque. La sua forza sta nella sua immediatezza e nella sua struttura semplice e diretta, pensata per le discoteche dove il modo di mixare era diverso da oggi. Insieme ad altri successi italo disco, come “Dolce vita” di Ryan Paris, rappresenta un suono caratteristico di quel periodo. L’ascolto di brani come “Blue Monday” dei New Order, ad esempio, segna un momento importante per chi viveva quegli anni.L’Italia degli Anni ’80
Il 1983 segna l’inizio vero e proprio degli anni Ottanta in Italia, con un distacco netto dal decennio precedente. Un evento come la vittoria ai Mondiali di calcio nel 1982 ha contribuito a creare un senso di unità nazionale, anche se fragile, dopo gli anni difficili. La generazione che cresce in questi anni si allontana dalle grandi proteste collettive, preferendo un approccio più ironico alla vita. Questo cambiamento si riflette anche nella musica pop.Musica Pop e Tendenze Culturali
Nella musica pop, si osserva un “riflusso”, un ritorno all’attenzione verso l’interiorità e le esperienze personali, come si vede nell’opera di Franco Battiato con il suo album “La voce del padrone”. Allo stesso tempo, si diffonde una nostalgia per gli anni Sessanta, che si manifesta nell’apertura di locali a tema e nel successo di artisti che riprendono quelle sonorità e quello stile, tra cui gli stessi Righeira, il Gruppo Italiano e Ivan Cattaneo.Televisione, Radio e Media
Anche la televisione e la radio giocano un ruolo fondamentale nel definire la cultura del periodo. La TV propone nuovi programmi di grande successo che entrano nel linguaggio di tutti i giorni, come “Pronto, Raffaella?” e “Drive In”. La radio sperimenta con format innovativi, offrendo una vasta gamma musicale che spazia dal pop elettronico alle sonorità più ricercate. Questi media offrono anche vie di fuga dalla realtà, proiettando gli spettatori e gli ascoltatori nel passato o nel futuro, come accade con l’arrivo del film “E.T.” che propone una visione diversa del mondo e dell’incontro con l’esterno.L’Eredità di un’Estate
L’eco di “Vamos a la playa” e di quell’estate continua a farsi sentire. La canzone è stata adottata come coro da stadio da diverse tifoserie, dimostrando la sua capacità di rimanere nella memoria collettiva. Gli artisti di quel periodo continuano a esibirsi, richiamando l’atmosfera di un tempo che molti ricordano con un sentimento di stupore e sorpresa per le novità che portava.Come può una canzone che parla esplicitamente di bomba atomica rappresentare un’epoca di “equilibrio” e “disimpegno”?
Il capitolo presenta il 1983 come un anno di equilibrio e lo contrappone al “disimpegno che arriverà dopo”, pur descrivendo una generazione che si allontana dalle proteste collettive. In questo contesto, l’analisi di “Vamos a la playa” come simbolo dell’epoca, pur riconoscendo il suo testo sulla bomba atomica, non risolve l’apparente contraddizione. Una canzone con un tema così cupo e “impegnato” (la minaccia nucleare) sembra stridere con l’idea di un periodo di equilibrio o di un progressivo disinteresse per le grandi questioni. Per colmare questa lacuna, sarebbe utile approfondire come l’ironia e la leggerezza formale possano essere state un modo per elaborare ansie profonde, piuttosto che un semplice disimpegno. Si potrebbe esplorare la sociologia della cultura e l’analisi dei testi popolari nel loro contesto storico. Approfondire il pensiero di autori che hanno analizzato la società italiana degli anni Ottanta, come Umberto Eco o Franco Berardi (Bifo), potrebbe fornire strumenti utili per comprendere questa complessità.2. La Cantina, la Caserma e il Tormentone
La storia dei Righeira, Johnson (Stefano Righi) e Michael (Stefano Rota), è profondamente legata a Torino tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80. Era una città industriale che stava cambiando profondamente, un luogo in cerca di nuove espressioni culturali e di svago per superare un periodo di crisi. I due ragazzi si incontrano al Liceo Scientifico “Albert Einstein”, ed è proprio tra i banchi di scuola che nasce l’idea del nome “Righeira”. Insieme, si immergono nell’ambiente musicale alternativo della città, creano una fanzine punk chiamata “Sewer” e iniziano a sviluppare un loro stile musicale unico, influenzato da generi diversi e in sintonia con il cambiamento che la città stava vivendo.La nascita di “Vamos a la playa”
È in questo clima di fermento che, nel dicembre 1981, in una cantina di Torino in via Accademia Albertina 23, prende vita la canzone “Vamos a la playa”. Johnson improvvisa il ritornello su una tastiera, quasi per gioco, ma l’idea si rivela vincente. Nel 1982, una versione demo del brano arriva a Milano, nelle mani dei produttori Carmelo e Michelangelo La Bionda. Loro capiscono subito che la canzone ha un grande potenziale commerciale, ma pensano che la demo sia un po’ troppo malinconica per l’estate. Decidono quindi di lavorarci per darle un suono più allegro e solare, registrandola infine a Monaco di Baviera, preparandola al successo.Tra caserma e palcoscenico
Mentre la canzone “Vamos a la playa” viene completata e si prepara a uscire, la vita dei due ragazzi prende una svolta inaspettata e contrastante. Nell’ottobre 1982, Johnson riceve la chiamata per il servizio militare obbligatorio e viene mandato nella caserma di Bellinzago Novarese, un posto piuttosto isolato e lontano dal mondo della musica. Quasi contemporaneamente, anche Michael inizia il suo servizio militare a Torino. La loro routine da soldati di leva si scontra in modo stridente con l’enorme successo che “Vamos a la playa” ottiene quando esce come singolo nel giugno 1983. La canzone scala le classifiche in Italia e in tutta Europa, diventando un vero tormentone estivo. La stampa non manca di sottolineare questa strana “doppia vita”: da un lato soldati in divisa, dall’altro improvvise pop star acclamate. Per riuscire a conciliare gli impegni militari con la crescente richiesta di apparizioni promozionali e televisive, Johnson deve chiedere continue licenze dalla caserma. Un episodio particolarmente significativo accade quando finge una crisi depressiva per ottenere una convalescenza dall’ospedale militare di Baggio, a Milano. Qui, per convincere un ufficiale a lasciarlo andare per un evento cruciale, è costretto a rivelare la sua identità di Johnson Righeira e di dover partecipare alla finale del Festivalbar. Questo momento segna un punto di svolta, in cui l’identità di artista inizia a prevalere su quella di semplice cittadino in servizio militare. Anche Michael affronta difficoltà simili legate alla leva, inclusa la possibilità di essere inviato in Libano, e per questo in alcune occasioni deve essere sostituito durante le apparizioni pubbliche dei Righeira, mostrando le complicazioni di un successo arrivato durante un periodo così rigido della loro vita.Come si passa da una fanzine punk a un tormentone estivo globale?
Il capitolo descrive l’immersione dei Righeira nell’ambiente musicale alternativo torinese e la creazione di una fanzine punk, ma il salto logico verso la composizione e il successo planetario di un brano pop come “Vamos a la playa” non è del tutto lineare. Manca un passaggio che spieghi come le influenze punk e alternative si siano fuse o abbiano lasciato spazio a un sound così marcatamente pop e commerciale. Per colmare questa lacuna, sarebbe utile approfondire la storia della musica italiana degli anni ’80, studiando l’evoluzione dei generi e come le scene underground potessero interagire o influenzare il mainstream. Comprendere il ruolo cruciale dei produttori, come i La Bionda menzionati nel testo, nel plasmare il suono finale di un brano è fondamentale per capire il processo che trasforma un’idea iniziale in un successo commerciale.3. L’estate apocalittica e sintetica
I primi anni Ottanta in Italia sono caratterizzati da un forte contrasto. Da un lato c’è la leggerezza e la spensieratezza della musica pop, dall’altro una diffusa inquietudine legata alla paura della guerra nucleare. “Vamos a la playa” dei Righeira è un esempio perfetto di questo dualismo. La canzone diventa un vero e proprio tormentone nell’estate del 1983, onnipresente nelle radio e nelle discoteche, ma il suo testo contiene riferimenti espliciti a un mondo distrutto da una bomba atomica (“la bomba estalló”). Prodotta dai fratelli La Bionda, la hit unisce un ritornello semplice e orecchiabile, facile da ballare, a una struttura musicale più complessa, influenzata dalla new wave e dall’italo disco. Questa combinazione crea un approccio unico: affrontare il tema del disastro post-atomico con un’apparente leggerezza, quasi un invito a godersi l’ultimo istante o a simulare una normalità che non c’è più. La canzone diventa così un simbolo dell’epoca, contribuendo a definire il concetto stesso di “tormentone” estivo.La paura atomica nella cultura
La paura della guerra nucleare è un tema centrale e ricorrente nella cultura di quegli anni. Si manifesta in modi diversi, da film drammatici come “The Day After” a numerose canzoni pop, sia internazionali che italiane, che lanciano avvertimenti espliciti sul rischio atomico. “Vamos a la playa” si distingue in questo panorama proprio per la sua prospettiva unica e quasi disincantata, che non lancia un allarme, ma sembra piuttosto descrivere un “dopo” apocalittico con un ritmo ballabile e testi enigmatici.Il panorama musicale si trasforma
Parallelamente a questi fenomeni culturali, la scena musicale italiana vive importanti evoluzioni. Firenze si afferma come un vivace centro creativo per la new wave, ospitando eventi significativi come la prima esibizione pubblica di Johnson Righeira nel 1981. Milano consolida il suo ruolo di capitale della moda e dei media, un contesto dove la crescita delle televisioni private gioca un ruolo cruciale nell’amplificare la diffusione della musica pop e dei suoi nuovi suoni. I fratelli La Bionda, già figure di spicco della disco music europea, dimostrano nei loro studi milanesi la capacità di unire intuizione artistica e competenza tecnica, creando hit come quella dei Righeira. Anche gruppi già affermati come i Matia Bazar mostrano questa apertura verso nuove sonorità. Con l’album “Tango” e il singolo “Vacanze romane” nel 1983, introducono elementi elettronici e influenze new wave nel loro pop sofisticato, collaborando anche con artisti e designer. Questi esempi mostrano come il pop italiano di quegli anni sia capace di assorbire stimoli internazionali e temi complessi, reinterpretandoli in modo personale e innovativo.Il capitolo descrive il successo di specifici brani e il contesto sociale del 1983. Ma in che modo preciso i temi e le sonorità di questi tormentoni incarnavano o rispondevano alle dinamiche del “capitalismo diffuso” e della nuova classe media?
Il capitolo presenta un quadro interessante del successo musicale degli anni ’80 e del contesto socio-economico. Tuttavia, il legame causale o di riflessione tra i contenuti specifici delle canzoni (il consumo in “Tropicana”, il contrasto ricchezza/povertà in “No tengo dinero”, la malinconia in “L’estate sta finendo”) e le trasformazioni della società italiana (l’ottimismo dei consumi, la nuova classe media) non è pienamente esplorato. Per approfondire questo nesso, sarebbe utile considerare gli studi sulla sociologia dei consumi, la storia culturale degli anni ’80 italiani e le analisi del rapporto tra media, musica popolare e identità sociali. Approfondire autori che trattano di questi temi potrebbe fornire strumenti critici per comprendere come la cultura di massa interagisce con le strutture economiche e sociali.6. Tormentoni, Memoria e Frammentazione
I tormentoni estivi di oggi non hanno più la stessa forza unificante che avevano in passato canzoni come “Vamos a la playa”. Sebbene le hit attuali siano accessibili ovunque grazie alle piattaforme digitali, non riescono a penetrare nella coscienza collettiva allo stesso modo. Questa differenza non dipende dalla qualità musicale, ma piuttosto dalla frammentazione della società e dei modi in cui le persone consumano cultura. Le nuove generazioni scoprono contenuti attraverso percorsi individuali, spesso suggeriti dagli algoritmi, perdendo l’esperienza di ascolto condiviso che era tipica dell’era della radio o dei juke-box.La fama nell’era digitale
Anche il concetto di fama si è trasformato, diventando spesso confinato a nicchie specifiche, anche per artisti che contano milioni di follower. Non esiste più quel tipo di notorietà universale che caratterizzava gruppi come i Righeira, conosciuti indistintamente da diverse fasce d’età.La memoria culturale in evoluzione
La memoria culturale stessa sta cambiando. Non è più principalmente un’esperienza collettiva basata su ricordi personali condivisi, ma si basa su un accesso costante e immediato tramite archivi digitali come YouTube. Questo accesso illimitato rende ogni cosa rievocabile in qualsiasi momento, ma al tempo stesso contribuisce a una maggiore volatilità delle nuove tendenze e a una minore capacità di seguire narrazioni lunghe o complesse. Si osserva una tendenza, specialmente tra i più giovani, a mostrare un disinteresse per il passato culturale recente, quasi come se ci fosse un “reset” della memoria storica collettiva. Mentre le generazioni più anziane mantengono vivi i propri ricordi culturali anche grazie alla tecnologia, le nuove generazioni tendono a consumare contenuti in modo molto rapido e superficiale. Esiste il rischio concreto che figure iconiche del passato finiscano per essere percepite solo come oggetti di studio accademico, simili a compositori classici, piuttosto che rimanere parte viva e pulsante dell’esperienza musicale contemporanea.L’esperienza dei Righeira
Riflettendo sul proprio percorso, Johnson, uno dei membri dei Righeira, riconosce quanto il successo di “Vamos a la playa” abbia segnato un’epoca. Ammette con un certo rimpianto di non aver sfruttato pienamente quel momento di grande visibilità con esibizioni dal vivo che fossero più autentiche e rappresentative. Nonostante la fama raggiunta, il suo desiderio più profondo era quello di essere riconosciuto come artista e superare le proprie insicurezze personali. Il rapporto con l’altro membro del duo, Michael, viene descritto come una sintonia quasi fraterna, un legame fondamentale che ha permesso la creazione del loro peculiare mondo artistico. La loro storia personale, segnata anche da momenti difficili, dimostra come le vicende umane individuali si intreccino in modo indissolubile con i grandi cambiamenti che avvengono nel panorama culturale e sociale.Ma siamo certi che la ‘frammentazione’ digitale sia l’unica responsabile del declino della memoria culturale collettiva, o non è forse una semplificazione che ignora altre dinamiche sociali e un pizzico di nostalgia per il passato?
Il capitolo, pur cogliendo aspetti importanti, sembra attribuire alla ‘frammentazione’ digitale una responsabilità quasi esclusiva per il cambiamento nella memoria culturale e nella fruizione musicale. Questa visione rischia di essere riduttiva, ignorando come la memoria collettiva sia sempre stata un processo dinamico e selettivo, influenzato da molti fattori sociali, economici e politici, non solo dalla tecnologia. Per approfondire queste dinamiche e capire meglio il rapporto complesso tra tecnologia, società e memoria, sarebbe utile esplorare i campi della sociologia dei media e degli studi culturali, leggendo autori come Manuel Castells o Neil Postman, che offrono prospettive critiche sull’impatto delle trasformazioni tecnologiche sulla società e sulla cultura.Abbiamo riassunto il possibile
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