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Informazioni
se pensi che l’obbedienza cristiana sia solo questione di seguire le regole o sottomettersi allo stato come dice Romani 13, questo libro ti fa capire che c’è molto, ma molto di più. Raniero Cantalamessa scava a fondo per trovare la vera radice dell’obbedienza cristiana, che non sta nelle leggi umane, ma nell’obbedienza fondamentale a Dio. Il punto di partenza è l’obbedienza perfetta di Gesù Cristo al Padre, che è l’opposto della disobbedienza di Adamo. L’autore spiega come questa obbedienza sia un dono che riceviamo col battesimo, una grazia che ci permette di somigliare a Cristo, ma anche un dovere che impariamo vivendo. Non è sempre facile, perché obbedire alla volontà di Dio a volte significa affrontare la sofferenza o fare scelte che vanno oltre la nostra logica, come ha fatto Maria con il suo “Eccomi”. Il libro esplora come l’obbedienza a Dio si manifesti nella vita di tutti i giorni, nel rapporto con le autorità (sia civili che ecclesiali) e come sia la via per piacere a Dio e trovare la salvezza. È un percorso che richiede di ascoltare attentamente la Parola di Dio e affidarsi allo Spirito Santo. Se vuoi capire davvero cosa significa obbedire per un cristiano, al di là delle idee superficiali, questo libro ti offre una prospettiva profonda e affascinante sull’obbedienza.Riassunto Breve
L’obbedienza fondamentale per il cristiano non è quella verso le autorità statali, come a volte si pensa partendo da testi come Romani 13, che pure riconosce un’origine divina dell’autorità. La vera radice dell’obbedienza cristiana è l’obbedienza a Dio stesso. Questa sottomissione a Dio è il centro che tiene insieme ogni altra forma di obbedienza nella vita. Per capire bene l’obbedienza oggi, si deve riscoprire la sua origine nella parola di Dio, un processo che avviene grazie allo Spirito Santo, il quale dona la capacità di obbedire non per legge, ma per grazia. Il modello perfetto di questa obbedienza si trova in Gesù Cristo, che ha obbedito al Padre fino alla morte sulla croce. Questo atto è l’opposto della disobbedienza di Adamo, che ha voluto fare la sua volontà. Gesù, invece, ha rinunciato alla sua volontà per fare quella del Padre, dimostrando che l’obbedienza è una virtù legata alla fede e alla carità, che porta a conformarsi alla volontà divina. L’ingresso in questa nuova vita di obbedienza avviene con il battesimo, che segna un passaggio dal dominio del peccato a quello di Cristo. Obbedire a Cristo significa diventare simili a Lui. Questa obbedienza è prima di tutto un dono di Dio, una capacità data al credente, che poi diventa anche un dovere, un impegno a imitare Cristo. L’obbedienza nel Nuovo Testamento si rivolge principalmente a Dio, al Vangelo, alla verità di Cristo. L’obbedienza alle autorità umane, come quella civile, si inserisce in questo quadro più ampio. Non si basa sul diritto divino dello stato, ma sul dovere del cristiano di obbedire alla volontà di Dio che si manifesta anche nel riconoscere e sottomettersi alle nuove realtà portate dal Vangelo. Obbedire a Gesù è obbedire a Dio, perché Gesù ha compiuto perfettamente la volontà del Padre. La volontà di Dio non è solo nelle leggi scritte, ma si manifesta anche in chiamate specifiche, guidate dallo Spirito Santo che illumina la Parola. L’obbedienza spirituale a Dio e l’obbedienza alle autorità visibili nella Chiesa non sono in contrasto, anzi, l’obbedienza agli uomini può essere un modo per verificare l’autenticità dell’obbedienza a Dio. A volte, però, Dio può chiedere di obbedire a Lui piuttosto che agli uomini. Obbedire a Dio è spesso difficile, perché può chiedere cose che superano la comprensione umana e comportano sofferenza, che diventa una misura dell’obbedienza. Richiede un continuo cambiamento interiore e il mettere la propria vita nelle mani di Dio. L’atto supremo di obbedienza è accettare la morte quando Dio chiama. L’autorità spirituale deriva dall’obbedienza a Dio; chi comanda deve essere unito alla volontà divina. Chi obbedisce deve presumere che la decisione del superiore sia la volontà di Dio per lui. Maria è l’esempio perfetto di obbedienza, il suo “Eccomi” alla parola di Dio ha portato la salvezza, contrapponendosi alla disobbedienza di Eva. Dio si compiace dell’obbedienza, come dimostrano le storie di Abramo e Gesù. L’espressione chiave dell’obbedienza è “Eccomi!”, che significa essere pronti a fare la volontà di Dio ogni giorno.Riassunto Lungo
1. La Radice dell’Obbedienza Cristiana
L’obbedienza fondamentale per un cristiano è quella verso Dio. L’obbedienza alle autorità statali, come si legge in Romani 13, è solo un aspetto di questa obbedienza più ampia e non ne rappresenta la base principale. Il passaggio di Romani 13, che parla dell’origine divina dell’autorità dello Stato, ha spesso creato difficoltà di interpretazione, soprattutto quando si considera la legittima opposizione a governi ingiusti o la visione presentata in Apocalisse 13. Per capire veramente cosa significhi obbedienza cristiana, è necessario partire da questo punto essenziale: l’obbedienza a Dio.Il Fondamento dell’Obbedienza
L’obbedienza più importante di tutte, quella che dà senso a ogni altra forma di sottomissione, è l’obbedienza dell’essere umano a Dio stesso. È come il filo portante che tiene insieme tutta la struttura dell’obbedienza nella vita di una persona, nella società e nella comunità dei credenti. Per rinnovare la nostra comprensione dell’obbedienza, dobbiamo tornare alla sua vera origine, che si trova nella parola di Dio, andando oltre le diverse interpretazioni che si sono succedute nel tempo. Questo rinnovamento non avviene per mezzo di regole o leggi, ma grazie all’azione dello Spirito Santo, che dona la grazia e la capacità interiore di accogliere e mettere in pratica la volontà divina.L’Esempio Perfetto: L’Obbedienza di Cristo
La base concreta dell’obbedienza cristiana si trova nell’atto di obbedienza di Gesù Cristo al Padre. Non è un’idea astratta, ma un evento reale e potente: Cristo ha obbedito al Padre fino ad accettare la morte sulla croce. Questa obbedienza è l’opposto esatto della disubbidienza di Adamo, che scelse di seguire la propria volontà invece di quella di Dio. Gesù, invece, ha rinunciato alla sua volontà per fare quella del Padre, come raccontano i Vangeli. La sua obbedienza si è manifestata in ogni momento della sua vita, inclusa la sua fedeltà alle Scritture che parlavano di lui e della sua missione.La Natura e lo Scopo dell’Obbedienza
L’obbedienza di Gesù non è solo una qualità morale, ma è profondamente legata alla fede. È una virtù che ci unisce a Dio. Credere veramente significa impegnarsi a fare la volontà di Dio. L’obbedienza è un’azione positiva: fare ciò che Dio vuole è molto più importante del semplice evitare di fare la propria volontà. Dio desidera l’obbedienza in sé, mentre il sacrificio è considerato un mezzo per arrivare a essa. La motivazione più alta che spinge all’obbedienza è l’amore verso Dio e verso gli altri. Attraverso l’obbedienza, la volontà di una persona si allinea con quella di Dio, portando a una crescente somiglianza con Lui.Se l’autorità statale ha origine divina secondo Romani 13, come si concilia questa visione con la legittima opposizione ai governi ingiusti e la descrizione dello Stato come “bestia” in Apocalisse 13?
Il capitolo accenna alla difficoltà interpretativa di Romani 13, specialmente in relazione all’opposizione a governi ingiusti e alla visione di Apocalisse 13, ma non offre un quadro chiaro su come discernere la volontà divina in tali conflitti o su quali basi l’autorità statale possa perdere la sua legittimità agli occhi del credente. Per approfondire questo nodo cruciale, è indispensabile esplorare la teologia politica, l’etica cristiana e le diverse correnti interpretative storiche di questi passaggi biblici. Autori come Agostino, Tommaso d’Aquino, Lutero, Calvino, Barth e Bonhoeffer hanno affrontato in modi diversi il rapporto tra fede, obbedienza civile e resistenza.2. L’obbedienza cristiana: dalla grazia al dovere
L’obbedienza per i cristiani nasce dall’esempio di Cristo, che si è opposto alla disobbedienza di Adamo. Si entra in questa nuova realtà di obbedienza attraverso il battesimo. Il battesimo connette la persona alla forza trasformatrice che viene dalla morte e risurrezione di Cristo, dando inizio a una vita nuova. In questo momento cruciale, avviene un cambiamento profondo: si passa dall’essere sotto il dominio del peccato a essere sotto la signoria di Cristo. È come cambiare padrone, scegliendo di seguire non più la via della disobbedienza ma quella dell’obbedienza a Dio. Questo passaggio è simboleggiato dai gesti del rito battesimale, dove si rinuncia esplicitamente a Satana e ci si affida a Cristo come guida.L’obbedienza come dono e grazia L’obbedienza, prima ancora di essere un impegno personale, è vista come un dono ricevuto, una grazia che viene da Dio. È questa capacità donata dall’alto che permette al credente di seguire l’esempio di obbedienza mostrato da Cristo stesso. Non è quindi soltanto un elenco di regole da seguire o un semplice dovere morale imposto dall’esterno. È piuttosto la forza interiore, data dalla nuova vita in Cristo, che rende possibile l’obbedienza. Questa obbedienza fondamentale, che ha le sue radici profonde nel momento del battesimo, è condivisa da tutti coloro che credono. Rappresenta la base da cui parte la chiamata rivolta a ogni cristiano a vivere una vita santa.
Obbedire a Cristo: un impegno concreto L’obbedienza si manifesta anche come un impegno attivo, un dovere che scaturisce dalla volontà di imitare l’obbedienza perfetta di Cristo. Il Nuovo Testamento sottolinea che questa obbedienza è rivolta principalmente a Dio stesso, al messaggio del Vangelo, alla verità rivelata da Cristo. Obbedire alla verità significa accogliere e vivere la novità radicale che il Vangelo ha portato nel mondo. Significa non restare ancorati alle vecchie abitudini o alle vecchie visioni del mondo, ma abbracciare la trasformazione offerta dalla fede. I cristiani sono per questo definiti “figli dell’obbedienza”, non solo perché nati dalla grande obbedienza di Cristo, ma anche per la loro scelta personale e continua di obbedire a Lui. Obbedire a Cristo è quindi il modo per assomigliare sempre più a Lui.
Obbedienza alle autorità civili L’indicazione a obbedire anche alle autorità civili, come si trova in passaggi biblici come Romani 13, rientra in questa prospettiva più ampia di obbedienza a Dio. Questa raccomandazione nasce spesso da un’attenzione pratica e pastorale verso le comunità cristiane. Si collega a esempi che si trovano sia nella tradizione dei profeti (come l’invito a obbedire al re di Babilonia) sia negli insegnamenti di Gesù (il famoso “date a Cesare quel che è di Cesare”). L’obbedienza allo stato non si basa sull’idea che il potere statale derivi direttamente da un diritto divino intrinseco. Si fonda invece sul dovere del credente di riconoscere e sottomettersi alla volontà di Dio, che si manifesta anche attraverso le nuove realtà e i nuovi assetti che emergono, specialmente alla luce della novità portata dal Vangelo. L’obiettivo è mostrare che i seguaci di Cristo possono e devono vivere in armonia con l’ordine civile, riconoscendo la situazione nuova creata dalla diffusione del Vangelo e adattandosi ad essa. Questa forma di obbedienza è particolarmente richiesta nei momenti in cui la società o le circostanze cambiano profondamente, come modo per accettare e vivere nel nuovo contesto.
Se l’obbedienza alle autorità civili si fonda sul riconoscimento della volontà di Dio nelle “nuove realtà”, cosa succede quando queste realtà sono ingiuste o oppressive?
Il capitolo presenta l’obbedienza alle autorità civili come un aspetto dell’obbedienza a Dio, giustificandola con l’idea che Dio si manifesti anche attraverso i nuovi assetti sociali. Tuttavia, questa argomentazione lascia irrisolta la questione cruciale del conflitto tra l’obbedienza a Dio e l’obbedienza a un’autorità terrena che agisce in modo contrario ai principi divini o alla giustizia. Il capitolo non esplora le implicazioni di passaggi biblici che sembrano suggerire la possibilità, o persino la necessità, della disobbedienza civile quando le leggi umane contrastano con quelle divine. Per approfondire questa complessa relazione, è utile esplorare la teologia politica e l’etica cristiana, confrontandosi con autori che hanno affrontato il tema dell’autorità, della resistenza e della disobbedienza, come Agostino, Tommaso d’Aquino, Lutero, Calvino, Bonhoeffer e Arendt.3. La Via dell’Obbedienza a Dio
Imitare Cristo: La Base dell’Obbedienza
Vivere l’obbedienza cristiana significa seguire l’esempio di Cristo. Obbedire a Gesù è come obbedire a Dio stesso, perché Gesù ha fatto in modo perfetto quello che il Padre voleva. La sua vita e le sue parole mostrano in modo concreto quale sia la volontà di Dio per chi crede. Seguire il Vangelo è il modo nuovo di obbedire a Dio nell’epoca della Nuova Alleanza. La volontà di Dio non è solo scritta in leggi fisse o regole immutabili. Ci sono ancora volontà specifiche che Dio ci chiede di accogliere e mettere in pratica. Questo si vede nelle nuove forme di vita sorte nella Chiesa, come i monaci o gli ordini religiosi, che sono nati proprio perché alcune persone hanno obbedito a parole del Vangelo sentite come un invito diretto. Obbedire a Dio è strettamente legato all’azione dello Spirito Santo nella Chiesa, che guida e illumina la Parola di Dio, facendola diventare un modo per conoscere la volontà attuale di Dio.Obbedienza a Dio e Autorità Umana
L’obbedienza spirituale a Dio non è in contrasto con l’obbedienza alle guide visibili e alle regole della Chiesa, anzi, le rinnova. Obbedire agli uomini diventa un modo per capire se la nostra obbedienza a Dio è vera. A volte la volontà di Dio si manifesta come un’ispirazione dentro di noi, spesso collegata alla Parola, che richiede di dire “sì”. Quando questa chiarezza interiore diminuisce, lo Spirito ci rimanda alla Chiesa e a chi ha autorità in essa. Affidare la propria chiamata nelle mani dei superiori è un passo necessario, fidandosi che Dio la farà riconoscere. È possibile non obbedire a Dio nascondendosi dietro l’obbedienza agli uomini, magari per evitare un cambiamento che ci viene chiesto. I santi hanno sempre condiviso con i loro superiori la volontà di Dio che sentivano dentro di sé. Se c’è un contrasto tra diverse obbedienze, l’esempio di Gesù mostra che a volte si compie la volontà del Padre sottomettendosi agli uomini, anche se in certi momenti Dio chiede di obbedire direttamente a Lui piuttosto che agli uomini.La Difficoltà e il Costo dell’Obbedienza
Spesso obbedire a Dio è più difficile che obbedire agli uomini. Questo perché Dio può chiedere cose che vanno oltre la nostra comprensione e che possono portare sofferenza. La sofferenza può essere un segno e una misura della nostra obbedienza a Dio, perché i suoi pensieri sono diversi dai nostri. Obbedire significa rinunciare un po’ alla nostra volontà. Richiede un cambiamento continuo nel profondo, fatto con tutto il cuore e l’anima. Questa obbedienza è richiesta a tutti i battezzati. Si tratta di “presentare le cose a Dio” nella preghiera prima di agire, lasciando che sia Lui a guidare la nostra vita. Anche le situazioni difficili fanno parte della volontà di Dio, e accettarle con obbedienza toglie loro il potere di farci soffrire in modo angosciante. Obbedire a Dio in modo radicale può significare mettere da parte tutto il resto, come fece Gesù. L’atto più grande di obbedienza è morire quando Dio chiama.Autorità Nata dall’Obbedienza
L’autorità spirituale nel cristianesimo nasce dall’obbedienza a Dio. Chi ha un ruolo di guida deve basare la sua autorità sull’essere unito alla volontà di Dio, non solo sul suo titolo. Chi obbedisce deve pensare che la decisione di chi ha autorità, messo lì da Dio, sia la volontà divina per lui. L’obbedienza ai superiori è una conferma della nostra obbedienza a Dio. Il significato originale della parola obbedire è ascoltare attentamente la Parola di Dio e lasciarsi guidare dalla sua forza. Per riscoprire la Parola, è necessario riscoprire l’obbedienza.[/membership]Se l’obbedienza a Dio si manifesta sia interiormente che tramite l’autorità umana, come si discerne con certezza quale seguire quando sembrano in conflitto?
Il capitolo affronta il delicato equilibrio tra l’obbedienza alla volontà di Dio percepita interiormente e l’obbedienza all’autorità visibile. Tuttavia, la questione cruciale di come discernere con certezza quale via seguire quando queste due forme di obbedienza sembrano divergere non viene esplorata a fondo, lasciando un’area di potenziale ambiguità. Per comprendere meglio questa complessa dinamica e le sue implicazioni pratiche, sarebbe utile approfondire gli studi sulla teologia morale e spirituale, con particolare attenzione ai processi di discernimento. Autori come Tommaso d’Aquino, Ignazio di Loyola o i Padri del deserto offrono prospettive storiche e teologiche fondamentali su coscienza, autorità e guida spirituale.4. L’obbedienza come via alla salvezza e alla compiacenza divina
Maria è un esempio perfetto di obbedienza. La sua vita mostra cosa significa dire “sì” a Dio. Pensatori come Sant’Ireneo hanno visto in lei una “nuova Eva”. Mentre la prima Eva disobbedì, portando difficoltà, Maria, con la sua obbedienza, ha aperto la strada alla salvezza. Questa obbedienza non fu facile; significò affrontare l’incertezza e il rischio, fidandosi solo della parola di Dio. Il suo “Eccomi, sono la serva del Signore” all’Annunciazione fu il punto di partenza di un cammino fatto di totale disponibilità, come una tavoletta pronta a essere scritta da Dio, secondo l’immagine usata da Origene. Questa disponibilità continuò anche nel dolore, unendosi all’obbedienza di Gesù.Obbedienza e Salvezza
L’obbedienza di Maria è strettamente legata a quella di Gesù. Gesù, il nuovo Adamo, e Maria, la nuova Eva, mostrano come l’obbedienza sia fondamentale per riparare la disobbedienza originale. La scelta di Maria di obbedire non fu solo per sé, ma cooperò attivamente alla salvezza di tutta l’umanità. Questa profonda connessione tra l’obbedienza di Maria e l’opera di salvezza è un punto centrale che la distingue e la propone come modello per tutti i credenti. Il Concilio Vaticano II ha confermato l’importanza del suo ruolo, sottolineando come il suo “sì” abbia avuto un impatto decisivo sul piano divino per salvare il mondo. L’obbedienza diventa così la via per collaborare con Dio.Dio si compiace dell’obbedienza
L’obbedienza apre il cuore di Dio Padre. Dio guarda con favore chi sceglie di fare la sua volontà. La Bibbia mostra molti esempi di come l’obbedienza porti benedizioni e riconoscimento divino. Ad Abramo, Dio promise una grande discendenza e prosperità proprio perché aveva obbedito alla sua chiamata. Gesù stesso fu esaltato e ricevette un nome al di sopra di ogni altro perché si fece obbediente fino al sacrificio estremo sulla croce. La presenza dello Spirito Santo nella vita dei credenti è un segno della compiacenza divina verso coloro che si sottomettono alla volontà di Dio. L’obbedienza non è un peso, ma la chiave per entrare in una relazione profonda con il divino.La parola chiave: ‘Eccomi!’
L’espressione che riassume l’atteggiamento di obbedienza è “Eccomi!”. Questa parola risuona in momenti cruciali della storia biblica. Abramo la pronunciò quando fu chiamato da Dio. Mosè rispose “Eccomi!” davanti al roveto ardente. Anche il profeta Isaia si offrì dicendo “Eccomi! Manda me”. Maria rispose all’angelo con questo stesso spirito di disponibilità totale. Gesù, venendo nel mondo, disse “Ecco, io vengo… a fare la tua volontà”, citando il Salmo 40. Questa è la risposta che Dio desidera dall’umanità, in contrasto con Adamo che si nascose dopo aver disobbedito. Vivere ogni giorno significa incamminarsi con questa parola nel cuore, pronti a fare la volontà di Dio anche senza conoscere tutto il futuro.Ma l’obbedienza, presentata come via maestra alla salvezza, non rischia di semplificare eccessivamente il complesso rapporto tra l’uomo e il divino, ignorando altre dimensioni come la libertà, il dubbio o la ricerca autonoma?
Il capitolo pone l’obbedienza al centro del percorso spirituale, ma questa prospettiva, pur valida in un contesto teologico specifico, non affronta le complesse implicazioni del concetto di obbedienza in senso più ampio. Per approfondire, sarebbe utile esplorare la filosofia morale, che discute il valore dell’autonomia e i limiti della sottomissione, o diverse correnti teologiche che offrono visioni alternative o complementari sulla salvezza e il rapporto con il divino. Anche la psicologia e la sociologia hanno studiato i meccanismi dell’obbedienza, rivelandone aspetti che meritano considerazione. Autori come Kant, Arendt, o teologi che si concentrano sulla grazia o sulla giustizia sociale possono offrire spunti critici.Abbiamo riassunto il possibile
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