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Contenuti del libro
Informazioni
“Nostalgie di libertà” di Antonella Prenner ci porta dritti nel cuore oscuro della guerra civile romana, vista attraverso gli occhi disincantati di Lucano nella sua Pharsalia. Non è l’epica gloriosa di eroi e dèi, ma la cruda tragedia di un conflitto fratricida, dove il “diritto è consegnato al delitto” (ius datum sceleri). Il libro esplora lo scontro epocale tra Cesare e Pompeo, due figure gigantesche ma profondamente diverse: Cesare, il fulmine inarrestabile guidato dall’ambizione smisurata, e Pompeo, la vecchia quercia che incarna una Repubblica ormai morente. Ma c’è anche la figura luminosa e stoica di Catone, che rappresenta la causa perduta della libertà repubblicana, l’ideale che non si piega nemmeno di fronte alla sconfitta di Farsàlo. Attraverso l’analisi di Lucano, Prenner ci fa sentire il peso della storia, il panico di Roma quando Cesare attraversa il Rubicone, i presagi funesti, e la nostalgia per un tempo in cui la libertà non era ancora soffocata dalla tirannia. È un viaggio nella tragedia della guerra civile, che non risparmia nessuno, nemmeno i legami più sacri, e che ci interroga ancora oggi sul prezzo della pace imposta e sul valore irrinunciabile della libertà.Riassunto Breve
La Pharsalia di Lucano racconta la guerra civile romana non come un’epopea di eroi, ma come una tragedia funesta, definita “più che civile” perché distrugge non solo lo stato ma anche i legami familiari e personali. Il conflitto è segnato dal “diritto consegnato al delitto”, che perverte l’ordine e la legge. Le cause principali sono l’ambizione smisurata dei capi, Cesare e Pompeo, e la corruzione della società romana, indebolita da ricchezze e perdita dei valori. Il primo triumvirato è visto come una condivisione di potere innaturale, mentre la morte di Crasso e quella di Giulia rompono equilibri cruciali, liberando la discordia. Cesare è una forza inarrestabile, paragonato a un fulmine distruttivo, guidato dall’ambizione e da una “virtus” eccessiva che non conosce vergogna tranne la sconfitta. Pompeo è un senatore anziano, legato al passato e alle istituzioni, come una quercia vecchia e immobile, preoccupato del favore popolare ma criticato per la mancanza dell’ardore necessario. La loro competizione senza fine porta Roma alla rovina. Catone incarna la causa perduta della Repubblica e della libertà, una figura stoica e austera dedicata al bene pubblico, che dopo la sconfitta raccoglie i superstiti e si offre come sacrificio per espiare i mali di Roma. La guerra civile è impia, evidenziata dall’incontro tra soldati nemici che si riconoscono come parenti o amici prima di dover combattere. La battaglia di Farsàlo è un massacro caotico, senza dèi, dominato dalla furia umana e dalla Fortuna. Questo conflitto porta alla perdita della libertà e alla fine della Repubblica. L’autore, pur non avendo vissuto la guerra, ne coglie la dimensione tragica e umana. Il poema si apre con un elogio a Nerone, presentato come ricompensa per le sofferenze, ma questo si trasforma in un grido contro il tiranno, riflettendo il deterioramento del rapporto tra poeta e imperatore e la continua lotta per la libertà che culmina nella congiura di Pisone.Riassunto Lungo
1. La tragedia del diritto consegnato al delitto
La Pharsalia di Lucano si distacca dalla tradizione epica, che celebra eroismo e grandezza, per concentrarsi sulle guerre civili, definite “più che civili”. Mentre le guerre antiche, come quella di Troia, sono viste come fondamento della storia e della letteratura occidentale, Lucano presenta la guerra civile come una tragedia funesta. Questo conflitto è segnato da “ius datum sceleri”, il diritto consegnato al delitto, che rappresenta una perversione dell’ordine e della legge.La guerra civile e i suoi effetti
Il conflitto tra Cesare e Pompeo, aggravato dal legame di parentela (il matrimonio imposto da Cesare a Pompeo con sua figlia Giulia), dilania non solo lo stato, ma anche le famiglie e gli affetti privati. La guerra civile costringe figure autorevoli come Cicerone a scelte difficili, legate alla fedeltà alle istituzioni della Repubblica, anche a costo di schierarsi con i vinti. Un esempio toccante è l’incontro tra soldati degli eserciti opposti che si riconoscono come parenti o amici d’infanzia prima di dover combattere. Questo episodio evidenzia l’empietà della guerra civile, dove l’amore e i legami preesistenti rendono il misfatto ancora più grave.La Pax Augustea e le perplessità degli intellettuali
La Pax Augustea, voluta da Augusto dopo le guerre civili, porta ordine e disciplina. Tuttavia, intellettuali come Curiazio Materno (riportato da Tacito) esprimono perplessità. Essi vedono nella pace un freno alla libertas, intesa come arbitrio, disordine e discordia, che pure alimentava l’eloquenza e la partecipazione alla vita pubblica, come dimostra la vicenda di Cicerone. Per questi uomini, la pace ordinata potrebbe non essere la conquista più desiderabile, e la nostalgia per la libertas, nonostante il caos, è plausibile.Lucano, pur non avendo vissuto direttamente la guerra, ne coglie la dimensione tragica e umana, che si manifesta nel riconoscimento reciproco dei soldati, un momento di pace illusoria prima dello scontro fratricida.Ma la libertas rimpianta dagli intellettuali sotto Augusto era davvero solo “arbitrio, disordine e discordia”, o il capitolo semplifica eccessivamente un concetto ben più complesso?
Il capitolo, nel descrivere la libertas come “arbitrio, disordine e discordia”, offre una visione parziale e forse un po’ comoda per giustificare l’ordine della Pax Augustea. La libertas repubblicana, con tutti i suoi difetti e le sue lotte intestine, rappresentava anche un ideale di partecipazione civica e di autonomia che andava oltre il semplice caos. Questa semplificazione rischia di non rendere giustizia alla complessità del dibattito politico e culturale dell’epoca e alle ragioni di chi, come gli intellettuali citati, provava nostalgia per un’epoca diversa. Per approfondire, è indispensabile studiare la storia romana del periodo e confrontarsi con le opere di autori come Tacito, che offrono spunti critici sulla transizione dalla Repubblica all’Impero.2. Le cause della guerra e i giganti tragici
Lucano esplora le origini della guerra civile romana, andando oltre la semplice narrazione degli eventi per analizzare le cause profonde del conflitto. Questo approccio rappresenta una rottura con la tradizione epica, che celebrava eroi e dèi, mentre Lucano usa la poesia per riflettere sulla storia recente, una storia di sconfitta.Le cause del conflitto
Le cause principali della guerra civile sono molteplici. Il primo triumvirato tra Cesare, Pompeo e Crasso viene visto come una condivisione innaturale del potere, che porta Roma al disastro. La città stessa è personificata come responsabile dei propri mali per aver permesso questo accordo. La morte di Crasso a Carre, descritta attraverso una similitudine come l’elemento che teneva separati due mari, libera la discordia tra Cesare e Pompeo. Crasso è presentato come un eroe fallito, spinto da imprudenza e ambizione. Un altro fattore cruciale è la morte di Giulia, figlia di Cesare e moglie di Pompeo, che rompe un legame politico essenziale. Lucano usa il presagio delle fiaccole nuziali spente per sottolineare come il destino avesse già segnato questa unione.L’analisi poetica di Lucano
L’analisi di Lucano non è strettamente storica, ma emotiva e poetica. Si concentra sull’essenza umana delle tragedie, usando il fato e i suoi segni come motori degli eventi, quasi sostituendosi agli dèi tradizionali dell’epica.Cesare e Pompeo: giganti tragici
Cesare e Pompeo sono descritti come figure enormi, “giganti”. Lucano li giudica duramente, ritenendoli colpevoli della perdita della libertà romana. Ne esalta la grandezza, ma la trasforma in qualcosa di negativo, quasi mostruoso. La “virtus”, la virtù, diventa un elemento centrale nella loro descrizione. Per Lucano, la virtù di Cesare e Pompeo non è positiva, ma un ardore eccessivo, una competizione senza fine che li porta alla rovina e trascina Roma nella tragedia. Questa virtù si trasforma in un’arma distruttiva. I due non si scontrano da pari, suggerendo una differenza profonda nella loro natura o nel loro destino.Ma la “virtus” di Cesare e Pompeo, figure di tale complessità storica, può essere ridotta alla sola competizione distruttiva descritta nel capitolo?
Il capitolo si concentra sull’interpretazione lucanea della “virtus” come forza negativa e competitiva, elemento centrale nella sua analisi delle cause della guerra civile. Tuttavia, per comprendere appieno le motivazioni e le azioni di Cesare e Pompeo, è fondamentale considerare anche le analisi storiche e politiche che vanno oltre la prospettiva poetica di Lucano. Approfondire la storiografia romana (come quella di Sallustio o Cesare stesso) e la critica storica moderna può offrire visioni più sfaccettate delle loro figure, inserendole nel contesto sociale e politico dell’epoca repubblicana.3. Due Volti di Roma: La Quercia e il Fulmine
Pompeo appare come un senatore anziano, segnato dal tempo e vestito di una toga logora, simbolo della sua lunga abitudine alla pace e alle istituzioni. Nonostante un passato ricco di grandi vittorie militari, queste non vengono esaltate nel suo ritratto attuale. Viene descritto come un uomo preoccupato del favore popolare, stanco della guerra, e criticato per non aver compreso la minaccia rappresentata da Cesare. La sua figura è paragonata a una quercia vecchia e immobile, priva di linfa, vacillante. È tormentato dai sogni della defunta moglie Giulia. Dopo la sconfitta e la morte, gli viene concessa un’apoteosi, rappresentato sereno e capace di trasmettere la sua virtù a Bruto e Catone.Il dinamismo di Cesare
Cesare, al contrario, entra in scena con grande forza e dinamismo. Il suo nome stesso porta potere. La sua virtù è inarrestabile, non conosce vergogna tranne la sconfitta. Viene paragonato a un fulmine rapido e distruttivo che squarcia il cielo, contrapposto alla staticità di Pompeo. Cesare è complesso: capace di clemenza, ma anche di crudeltà incomprensibile. È guidato da una smisurata ambizione e vede Alessandro Magno come suo modello. Sorprendentemente, mostra anche un profondo desiderio di conoscenza, al punto da dichiararsi disposto a rinunciare alla guerra civile per scoprire le sorgenti del Nilo. La sua figura è percepita come troppo grande per i limiti umani, un eroe “malefico” che incarna l’energia sovversiva che sconvolge l’ordine. Il contrasto tra i due personaggi riflette lo scontro epocale e la tragedia della guerra civile.Ma davvero la battaglia di Farsalo, avvenuta duemila anni fa, è la causa diretta dell’impossibilità per la generazione dell’autore di lottare per la “vera libertà”?
Il capitolo traccia un legame netto tra l’esito di uno scontro antico e la condizione esistenziale di una generazione moderna, ma non chiarisce come un evento così distante nel tempo possa esercitare un’influenza causale così determinante. Per comprendere questa affermazione, sarebbe necessario approfondire la filosofia della storia e i meccanismi della causalità storica, oltre a contestualizzare la specifica nozione di “vera libertà” a cui l’autore si riferisce. Pensatori che hanno indagato il rapporto tra passato e presente o la natura stessa del cambiamento storico potrebbero offrire spunti cruciali.5. Contradizioni e presagi di guerra civile
La guerra civile romana è descritta come un conflitto fratricida che distrugge la libertà e la Repubblica. Le cause principali sono l’ambizione dei capi, Cesare e Pompeo, e la corruzione della società romana, indebolita da ricchezze eccessive e dalla perdita dei valori antichi.Cesare e il Rubicone
Cesare, dopo aver superato le Alpi, raggiunge il fiume Rubicone. Qui gli appare l’immagine di Roma, che lo supplica di fermarsi. Nonostante l’esitazione iniziale, decide di attraversare il fiume, segnando l’inizio della guerra. Le sue truppe lo sostengono pienamente, pronte a eseguire ogni suo ordine, anche contro la patria stessa.Il panico a Roma e i presagi
La città di Roma reagisce con panico e abbandono di massa. Diversi presagi e prodigi annunciano imminenti disastri:- Comete e fulmini: Fenomeni celesti che segnalano grandi cambiamenti.
- Fenomeni terrestri: Eventi naturali insoliti che spaventano la popolazione.
- Apparizioni spettrali: Visioni che preannunciano tragedie.
Nerone e la congiura di Pisone
Nerone è inizialmente elogiato in modo quasi divino, presentato come la ricompensa per le sofferenze della guerra civile e destinato a diventare una stella nel cielo. Tuttavia, questa lode si trasforma in un grido contro un tiranno, identificato con Nerone stesso. Questa trasformazione riflette il deterioramento del rapporto tra il poeta e l’imperatore, forse dovuto a invidia, sospetti politici o differenze di visione del mondo. La congiura di Pisone, a cui Lucano partecipa, rappresenta il tentativo di combattere il tiranno, ma fallisce. Nerone ordina la morte di Lucano e Seneca. Durante gli eventi della congiura, Lucano denuncia la madre, mostrando una fragilità umana che contrasta con l’ideale stoico.Le conseguenze della guerra civile
La guerra civile porta alla perdita della libertà e a tragedie personali. La fine della pace e il caos che ne deriva segnano un punto di non ritorno per la società romana.Davvero i presagi celesti e le apparizioni spettrali hanno lo stesso peso esplicativo dell’ambizione dei capi e della corruzione sociale nel determinare una guerra civile?
Il capitolo, nel descrivere le cause e i segni premonitori della guerra civile, affianca fattori socio-politici concreti, come l’ambizione dei leader e la corruzione, a fenomeni interpretati come presagi soprannaturali. Questa commistione solleva interrogativi sulla metodologia storiografica o sulla natura del testo originale. Per comprendere meglio come le società antiche interpretassero tali segni e quale ruolo attribuissero loro, e per distinguere tra analisi storica e narrazione epica o superstizione, è utile approfondire la storia romana, la storia delle religioni antiche e l’analisi letteraria. Autori come Beard o Conte possono offrire prospettive diverse su questi temi.Abbiamo riassunto il possibile
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