“Non sparate sul regista. Bestiario del cinema americano” di Simone Cerri è un viaggio divertente e critico nel mondo dei stereotipi cinematografici che popolano il grande schermo a stelle e strisce. Questo libro non è una guida ai film, ma un’analisi tagliente di quel cinema americano che ci propina sempre le stesse facce e le stesse situazioni, spesso lontane anni luce dalla realtà. Dimenticate i personaggi complessi: qui si parla dell’uomo del lucernario che si fa sparare addosso per sport, del tassista che non sa guidare, o della donna incinta che attira disastri come una calamita. Si esplorano i luoghi comuni del poliziesco americano, dai bar dove i filosofi servono caffè ai magistrati che non firmano mai un mandato, passando per i poliziotti della disciplinare, i veri cattivi in divisa. Il libro ci porta nelle fabbriche abbandonate, nelle palestre sotterranee, nelle tavole calde con cibo pessimo e persino in un Messico fatto solo di sombreri e tequila. Vedremo come i cliché si annidano ovunque, dagli inseguimenti automobilistici assurdi alle sparatorie nei night club dove i cattivi sparano alle bottiglie, fino ai rapitori così scemi da mandare indizi registrati. È un bestiario cinematografico che smaschera l’irrealistica rappresentazione di personaggi e situazioni, mostrandoci come il cinema, pur di creare tensione o veicolare un messaggio facile, ricorra a figure prevedibili e spesso ridicole, dal barista filosofo al cavo elettrico impazzito, rendendo il film d’azione o il thriller un campionario di assurdità.
Riassunto Breve
Il cinema, specialmente quello americano, usa spesso figure e situazioni che si vedono sempre uguali. Ci sono personaggi che compaiono per fare una cosa precisa nella storia, come l’uomo che si mette in pericolo senza motivo durante le sparatorie e fa una brutta fine, o quello un po’ tonto che diventa subito una vittima. C’è anche la donna incinta che porta sfortuna, perché quando sta per partorire succede sempre qualcosa di brutto come rapine o disastri. Poi c’è l’uomo d’affari cattivo che pensa solo ai soldi, anche se questo causa problemi o tragedie, soprattutto in posti come la spiaggia dove non gli importa dei pericoli pur di guadagnare. Anche i tassisti sono spesso mostrati come incapaci o rassegnati, più un problema che un aiuto per chi deve fare qualcosa di importante. E c’è il detective che fa i profili dei criminali, che sembra sapere tutto ma dice cose complicate e non sempre utili, mentre la polizia intorno a lui sembra un po’ persa.In America, si vedono anche personaggi specifici come il barista che parla di filosofia con i clienti, cosa che in Italia non succede. Nelle storie di droga, c’è sempre quello che assaggia la merce per vedere se è buona, una figura un po’ misteriosa. I trafficanti di droga sudamericani sono spesso ricchissimi e mostrano i loro soldi con ville e macchine di lusso, anche se fanno cose illegali. Nei film polizieschi, l’eroe ha spesso problemi con i giudici che non lo aiutano, o con i poliziotti che indagano su di lui, che sono mostrati come antipatici e scorretti.Ci sono poi situazioni che si ripetono, come i poliziotti che muoiono proprio quando stanno per andare in pensione, o quelli incaricati di proteggere qualcuno che sono sempre i peggiori e non riescono a fare il loro lavoro. Nei posti di campagna si trova spesso quello che fa alcol di nascosto, un tipo un po’ strano e fuori dal mondo. Nelle città, i guardiani notturni sono spesso pigri e distratti, che non si accorgono di niente. Anche l’uomo che guida l’elicottero per i cattivi finisce quasi sempre male, come se fosse lì solo per morire in modo spettacolare.Le differenze tra l’Italia e l’America si vedono anche nella corruzione: i politici americani nei film fanno cose molto più grandi e cattive, come traffici d’armi. C’è anche il figlio dell’eroe che si lamenta sempre perché il padre non c’è mai, anche se sta salvando il mondo. La corruzione si trova a tutti i livelli, dallo sceriffo di paese ai capi dei servizi segreti. I criminali sono diversi: alcuni molto violenti, altri più furbi che si travestono. Le carceri americane nei film sono mostrate come posti molto caotici, con tanti tipi diversi di detenuti e situazioni strane.Anche i luoghi sono spesso stereotipati. Le fabbriche abbandonate sono usate per gli scontri finali, anche se sembrano ancora funzionare da sole. Le palestre dove si fa boxe di nascosto sono piene di tipi strani e pericolosi. Le scene dei crimini sono sempre uguali: il corpo trovato la mattina presto, il poliziotto grasso, quello che esamina il corpo che dice cose inutili, e l’eroe che trova subito l’indizio giusto. Anche i posti dove si rottamano le macchine diventano trappole che però non funzionano mai bene. Il Messico nei film è mostrato in modo esagerato, con tequila, sombreri e gente pigra.Nei locali notturni americani si vedono spesso combattimenti illegali. I vicoli sono posti pericolosi e isolati, con scale antincendio usate per scappare. A volte si cerca di uccidere qualcuno con animali velenosi, ma le scene sono lente e i personaggi non reagiscono in modo normale. Si dice che gli americani riconoscano bene le macchine, ma solo quelle americane. Le macchine che non partono nei momenti importanti sono un classico per creare tensione.I processi nei film sono molto diversi dalla realtà, sembrano più drammatici e veloci. Gli inseguimenti in macchina sono sempre uguali, con macchine che esplodono facilmente. Le sparatorie nei locali notturni vedono l’eroe che si nasconde dietro cose indistruttibili mentre i cattivi sparano a caso. Anche il modo di bere nei film è strano, sempre da bottiglie o lattine e senza tovaglioli. I trasferimenti di soldi illegali al cinema sono troppo facili, si spostano miliardi con una telefonata.I rapitori nei film fanno errori stupidi, come mandare registrazioni con rumori che aiutano la polizia a trovarli. I naufragi portano sempre l’eroe su un’isola tropicale illeso. Gli inseguimenti a piedi sono pieni di cose assurde, come scappare sui tetti dei treni o attraverso condotti d’aria che portano ovunque. Anche le chiamate di riscatto alle cabine telefoniche mostrano l’eroe che riesce sempre ad arrivare in tempo superando ostacoli impossibili. I film sui quartieri difficili usano sempre gli stessi personaggi: lo spacciatore giovane, il poliziotto nero buono, il capo banda cattivo, il bambino vittima e la madre triste.Anche la macchina della verità nei film sembra fatta con pezzi vecchi e non è molto credibile, ma la usano lo stesso. Il cinema mostra cose che nella realtà non succederebbero, come un avvocato che arriva subito se si provoca la polizia, o un diplomatico che può fare quello che vuole con un passaporto. Le macchine non esplodono da sole quando prendono fuoco, e le bande di motociclisti sono più pericolose di come le mostrano. L’idea della donna perfetta o la competizione tra poliziotti per i casi migliori sono esagerate. Aprire una porta chiusa con una carta di credito non funziona, e nella vita vera non finisce sempre tutto bene come nei film.
1. Archetipi cinematografici e figure prevedibili
Nel cinema, alcune figure ritornano costantemente, incarnando funzioni narrative precise. L’uomo del lucernario, ad esempio, è inspiegabilmente attratto dalle sparatorie e si espone al pericolo sui tetti, andando incontro a una fine spettacolare. Al contrario, il “fesso dietro le vetrate” è una vittima designata a causa della sua ingenuità. La donna incinta, invece, attira disastri: il suo parto coincide sempre con eventi catastrofici, aumentando la tensione. L’industriale cinico, figura profondamente odiosa, rappresenta l’avidità capitalista, mettendo il profitto davanti alla sicurezza e causando tragedie, soprattutto al mare. Il tassista fatalista, nelle sue diverse varianti, è noto per la sua inettitudine e rassegnazione, ostacolando l’eroe sia in situazioni romantiche che d’azione. Infine, il profilatore di serial killer, figura emersa negli anni ’90, appare saccente e incompreso, creando profili complicati in un contesto poliziesco spesso superficiale. Questi personaggi mostrano come il cinema utilizzi figure prevedibili per veicolare messaggi o creare specifici effetti narrativi, anche a discapito della credibilità.
2. Figure Tipiche del Cinema Poliziesco Americano
Negli Stati Uniti, la figura del barista filosofo offre una prospettiva diversa sul ruolo del bar, trasformandolo da semplice luogo di passaggio a spazio di riflessione. A differenza dell’Italia, dove il bar è spesso associato alla rapidità e a conversazioni superficiali, in America può diventare un punto di riferimento per chi cerca risposte a domande esistenziali. Il barista filosofo, con la sua saggezza, guida i clienti attraverso i loro dubbi, offrendo spunti di riflessione. Un altro personaggio chiave è l’assaggiatore di droga, figura centrale nelle trattative illecite. In luoghi isolati, durante le negoziazioni tra venditori e acquirenti, l’assaggiatore valuta la qualità della merce. La sua figura, avvolta nel mistero, è fondamentale per garantire la purezza della droga. Lo spacciatore sudamericano, invece, si distingue per la sua ostentazione di ricchezza. Nonostante l’apparenza e i modi, la sua attività criminale è evidente. Nei film, l’eroe si confronta spesso con il magistrato non collaborativo, un ostacolo che raramente convalida gli arresti. Questo personaggio può essere rassegnato, nascosto dietro formalismi legali, o astioso, ostacolando attivamente la giustizia. Infine, i poliziotti della disciplinare, figure sgradevoli, indagano sull’eroe con accuse pretestuose. La loro tecnica inquisitoria è aggressiva, mirata a incastrare il protagonista, generando un conflitto personale contro l’eroe.
Nei film americani, i rapitori commettono errori ingenui, come scegliere vittime con parenti esperti nel combattimento o inviare registrazioni piene di indizi. Questi nastri, spediti da indirizzi falsi, contengono rumori di fondo che un detective, di solito chiamato Jack, decifra per trovare l’ostaggio. Un ronzio o una campana diventano chiavi per risolvere casi complessi, mostrando l’ingenuità dei criminali e la fortuna dell’eroe. I naufragi seguono schemi simili. Si passa dalla tempesta alla calma di una spiaggia tropicale, dove l’eroe appare illeso e muscoloso. Questo ignora la realtà di un naufragio, sollevando dubbi sulla rappresentazione realistica di tali eventi. Gli inseguimenti a piedi offrono altri luoghi comuni: fughe su scale mobili, condotti di aerazione che portano alla salvezza e inseguimenti sui tetti dei treni, dove l’eroe evita ostacoli con facilità. Il finale con tuffo vede l’eroe emergere indenne da acque profonde, mentre gli inseguitori rinunciano a seguirlo. Gli inseguimenti nei quartieri residenziali si ripetono, con mogli stereotipate e fughe attraverso cortili che rivelano un’America nascosta. Il cliché del rapimento con richiesta di riscatto tramite cabine telefoniche mostra un eroe con una conoscenza topografica incredibile e la capacità di superare ostacoli assurdi per rispondere in tempo. La versione moderna, con il cellulare, mantiene l’assurdità delle situazioni e l’invincibilità dell’eroe. I film nei ghetti presentano personaggi e trame ripetitive: lo spacciatore giovane, il poliziotto nero, il capo banda, il bambino vittima e la madre disperata. Questi film, pur volendo rappresentare realtà difficili, cadono in cliché, offrendo una visione prevedibile della vita nel ghetto, dove la redenzione è rara.
11. Verità cinematografiche e realtà
La macchina della verità, spesso usata nei film polizieschi, è in realtà uno strumento inaffidabile. Sembra un vecchio oggetto tecnologico, un insieme di apparecchiature obsolete, eppure pretende di svelare la verità. Nei film, la macchina viene usata in momenti chiave, anche se la sua efficacia è dubbia. I personaggi più furbi, infatti, riescono a ingannarla facilmente. Il cinema, in generale, tende a distorcere la realtà, creando situazioni poco credibili. Ad esempio, in un vero commissariato, provocare la polizia non farebbe apparire un avvocato all’improvviso. Al contrario, porterebbe a conseguenze immediate. Allo stesso modo, un diplomatico non può evitare la legge solo grazie al suo passaporto. Un altro esempio è l’idea che gridare “mi hanno tagliato i freni!” risolva un problema all’auto. Altre inesattezze riguardano le capsule di cianuro, le auto che esplodono e le bande di motociclisti, spesso mostrate in modo meno pericoloso di quanto siano. Anche la donna perfetta, sia nel corpo che nella mente, è una figura irreale. Così come la competizione tra polizia e FBI per i casi più importanti. Infine, aprire una porta chiusa con una carta di credito è un’illusione, come la garanzia di un lieto fine. La vita reale, infatti, è molto diversa dalle semplificazioni del cinema.
Abbiamo riassunto il possibile
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