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RISPOSTA: “Non occorre essere stupidi per fare sciocchezze” di Paolo Legrenzi è un libro che ti fa riflettere su come anche le persone più intelligenti possano cadere in errori clamorosi, le cosiddette “sciocchezze”. Non si tratta di una mancanza di QI, ma di come la nostra mente, plasmata da un passato da cacciatori-raccoglitori, si scontri con la complessità del mondo moderno. Legrenzi esplora le trappole cognitive che ci portano a privilegiare la gratificazione immediata, a sottovalutare i rischi e a non considerare il punto di vista altrui, citando esempi concreti che vanno da figure politiche come Bill Clinton e George W. Bush, fino a casi storici come quello del dottor Semmelweis. Il libro analizza come il contesto e le “spintarelle” ambientali, i famosi “nudge”, possano influenzare le nostre scelte, spesso senza che ce ne rendiamo conto, portandoci a decisioni poco sagge, soprattutto in ambito finanziario. Un viaggio affascinante nelle pieghe della psicologia umana, che ti aiuterà a capire meglio perché, nonostante l’intelligenza, tutti possiamo fare delle sciocchezze.Riassunto Breve
L’intelligenza, misurata dai test, non è sufficiente a prevenire gli errori, le cosiddette “sciocchezze”. Anche persone molto colte e intelligenti possono compiere azioni irragionevoli, spesso a causa di una combinazione di fattori psicologici, sociali e contestuali, piuttosto che per una mancanza intrinseca di capacità cognitive. Ad esempio, l’eccessiva sicurezza in sé stessi, il “pensiero desiderante” (confondere i propri desideri con la realtà) e la sottovalutazione dei cambiamenti nel contesto sociale o tecnologico possono portare a decisioni sbagliate, come dimostrano casi come quello di Bill Clinton. La difficoltà nel gestire il tempo, privilegiando la gratificazione immediata a discapito degli interessi a lungo termine, e una percezione distorta del rischio, basata più sull’esperienza personale che sulla probabilità statistica, contribuiscono anch’essi a questi errori. Inoltre, l’incapacità di considerare il punto di vista altrui e di prevedere le reazioni sociali può trasformare una scelta individuale in un errore collettivo. La nostra eredità evolutiva, legata a un passato da cacciatori-raccoglitori con una memoria di lavoro limitata e meccanismi cognitivi adattati a decisioni rapide su brevi orizzonti temporali, gioca un ruolo nel modo in cui affrontiamo la complessità del mondo moderno. Anche le “spintarelle” ambientali, ovvero piccoli aggiustamenti nel contesto o nella presentazione delle opzioni, possono influenzare le nostre scelte, a volte in modo poco saggio, evidenziando come l’architettura delle scelte sia fondamentale. Per evitare di commettere sciocchezze, è necessario sviluppare una consapevolezza dei propri limiti e delle influenze esterne, imparando ad accettare gli errori come parte del processo e ad andare avanti, piuttosto che rimuginare o cercare di nasconderli.Riassunto Lungo
1. L’intelligenza non basta: quando le persone colte sbagliano
La stupidità va oltre la semplice mancanza di intelligenza
La stupidità non è solo una questione di non avere abbastanza intelligenza. Anche persone molto intelligenti, come hanno mostrato studi di ricercatori come Robert Sternberg e Wolfgang Kohler, possono commettere errori. Non si può pensare che chi ha ottimi risultati nei test di intelligenza sia al sicuro dal fare azioni stupide.I test di intelligenza e i loro limiti
Negli Stati Uniti, i test di intelligenza sono spesso usati per scegliere chi intraprenderà studi o professioni importanti. Ricerche, come quelle di Herrnstein e Murray, hanno evidenziato un legame tra punteggi alti nei test e successi nella vita, come ottenere lauree e guadagnare di più. Questi punteggi sembrano anche aiutare a evitare problemi come la disoccupazione o i divorzi. Tuttavia, questi test da soli non spiegano completamente perché persone intelligenti agiscano in modi che sembrano irragionevoli.Intelligenza pratica e successo nella vita
Un esempio interessante si trova nel film “Forrest Gump”. Il protagonista, considerato da molti poco intelligente, ha una vita piena di successi. Questo film suggerisce che esiste un’intelligenza pratica, diversa da quella misurata dai test, che a volte può essere scambiata per stupidità. Un esempio di questa intelligenza pratica si vede nell’aneddoto del bambino che sceglie la moneta più grande ma di minor valore. In realtà, questo bambino non è stupido, ma astuto: sceglie così per continuare a essere messo alla prova e, alla fine, guadagnare di più, mostrando di considerare anche le motivazioni degli altri.La stupidità come evento occasionale
La stupidità non deriva solo dalla distrazione, come nel caso del matematico Norbert Wiener che una volta prese l’autobus sbagliato. Si tratta piuttosto di azioni compiute quando si è troppo concentrati su un dettaglio, perdendo di vista il quadro generale. Queste azioni vengono riconosciute come errori anche dopo che sono state commesse. Espressioni comuni, come il “colpo de mona” nel dialetto veneto, suggeriscono che la stupidità è spesso legata a un evento specifico, a un momento particolare, piuttosto che a una caratteristica fissa della persona.Comprendere la stupidità nel contesto
Le persone intelligenti possono commettere errori per una combinazione di circostanze e decisioni prese in un dato momento. Per capire davvero la stupidità, è necessario guardare alla relazione tra le capacità di una persona e il contesto in cui agisce. Non basta analizzare la mente in isolamento. La stupidità è legata a molti fattori diversi, e il suo significato cambia a seconda della situazione specifica.Se l’intelligenza pratica, come suggerito dall’esempio di “Forrest Gump”, è così cruciale per il successo nella vita, perché il capitolo insiste sulla sua contrapposizione con l’intelligenza misurata dai test, senza esplorare come queste due forme di intelligenza possano integrarsi o addirittura coesistere in un individuo?
Il capitolo sembra suggerire una dicotomia tra intelligenza misurata dai test e intelligenza pratica, utilizzando un esempio cinematografico per illustrare quest’ultima. Tuttavia, manca un’analisi approfondita di come queste due dimensioni dell’intelligenza possano interagire o essere sviluppate congiuntamente. Per comprendere meglio questa interrelazione, sarebbe utile esplorare le teorie sull’intelligenza emotiva e sull’intelligenza contestuale, discipline che indagano come le capacità cognitive si manifestino e vengano applicate in contesti specifici e in relazione alle emozioni. Autori come Daniel Goleman potrebbero offrire spunti preziosi per colmare questa lacuna argomentativa, analizzando come l’intelligenza non sia un costrutto monolitico, ma un insieme di abilità che possono essere coltivate e integrate per un successo più completo nella vita.2. Le Trappole della Mente e le Conseguenze delle Nostre Azioni
Decisioni apparentemente “stupide”: oltre l’intelligenza misurata
L’analisi di diversi casi, come quello di Bill Clinton, George W. Bush e altri, rivela come decisioni apparentemente “stupide” non derivino necessariamente da una bassa intelligenza misurata dai test, ma piuttosto da una combinazione di fattori psicologici e sociali. Nel caso Clinton-Lewinsky, ad esempio, l’eccessiva sicurezza derivante da esperienze passate, il “pensiero desiderante” (scambiare i desideri per realtà) e la sottovalutazione del cambiamento nel clima dell’opinione pubblica hanno giocato un ruolo cruciale. Clinton, abituato a gestire situazioni simili senza gravi conseguenze, non ha colto il mutato contesto sociale e tecnologico, in particolare l’aumento della “tracciabilità” delle azioni e delle parole. La sua insistenza nel definire “non sessuale” un atto che la maggior parte delle persone considerava tale ha ulteriormente peggiorato la situazione, apparendo come un tentativo di inganno. Anche il rifiuto di un accordo nel processo Paula Jones, basato sulla fiducia di vincere, ha aperto la strada a indagini più approfondite che hanno portato alla luce ulteriori prove.Errori di valutazione e schemi comportamentali
Il testo paragona questi schemi a quelli osservati in altri casi, come quello di George W. Bush, la cui impulsività e dogmatismo, non misurabili dai test di intelligenza, hanno influenzato le sue decisioni. Si evidenzia come la sottovalutazione del rischio, la proiezione delle esperienze passate sul futuro e l’eccessiva fiducia in sé stessi possano creare una “miscela esplosiva” di errori. Questi schemi comportamentali, legati a come percepiamo e interpretiamo la realtà, possono portare a conseguenze significative, indipendentemente dal quoziente intellettivo.Resistenza al cambiamento e pregiudizi: il caso Semmelweis
Un esempio storico significativo è quello del dottor Ignatz Semmelweis, che, pur avendo scoperto l’importanza dell’igiene per ridurre la mortalità infantile, fu osteggiato dalla comunità medica a causa dei pregiudizi dell’epoca. La sua incapacità di convincere i colleghi, unita alla loro arroganza e al maschilismo, portò al suo tragico destino. Questo caso dimostra come anche persone intelligenti possano essere vittime di “sciocchezze” altrui, causate da pregiudizi radicati e dalla forte resistenza al cambiamento.Dinamiche simili in contesti italiani
Infine, si accenna a casi italiani come quello di Marrazzo e Berlusconi, evidenziando come la sottovalutazione del rischio, la mancata percezione del cambiamento dell’opinione pubblica e l’uso di domande “truccate” da parte dei media possano portare a situazioni complesse, simili per struttura a quelle analizzate in precedenza. L’analisi sottolinea che la razionalità di una decisione non è legata al suo esito, e che fattori come la tecnologia e il mutato clima sociale possono trasformare errori individuali in conseguenze ben più ampie.Se decisioni apparentemente “stupide” derivano da fattori psicologici e sociali, non si rischia di banalizzare la complessità della leadership e di trascurare l’impatto di una governance effettivamente inadeguata o di scelte strategiche fallimentari, soprattutto quando si citano figure politiche di primo piano?
Il capitolo suggerisce che l’intelligenza misurata dai test non sia l’unico fattore determinante nelle decisioni, ma l’analisi dei casi presentati, pur illuminante, potrebbe beneficiare di un approfondimento sulle intersezioni tra bias cognitivi, dinamiche di potere e la responsabilità ultima dei leader. Per esplorare ulteriormente queste sfumature, sarebbe utile consultare studi sulla psicologia delle organizzazioni e sulla teoria della decisione, magari approfondendo le opere di autori come Daniel Kahneman, che esplora i meccanismi del pensiero e i giudizi errati, o studi di caso più specifici sulla gestione delle crisi politiche e sulla comunicazione strategica.3. Il Tempo, il Rischio e gli Altri: Come Nascono le Sciocchezze
La Gestione del Tempo e il “Costo Epsilon”
Le “sciocchezze” commesse da persone intelligenti spesso nascono dalla difficoltà nel gestire il tempo e nel considerare le conseguenze a lungo termine. Questo avviene quando si preferisce una gratificazione immediata a un beneficio futuro. Questo problema, già analizzato da filosofi come Platone e Aristotele, si manifesta quando non si tiene conto dell’effetto cumulativo di piccole rinunce, quello che viene chiamato “costo epsilon”. La capacità di evitare questi errori dipende da quanto si guarda al futuro, pensando a un’azione come parte di una serie e non come un evento isolato, e dalla coerenza, cioè dalla volontà di mantenere lo stesso comportamento nel tempo.La Percezione Distorta del Rischio
La valutazione del rischio è spesso influenzata dalla nostra storia personale e dalla tendenza a credere di essere più capaci di quanto siamo realmente. Tendiamo a giudicare il pericolo basandoci sui successi passati, dimenticando l’importanza del caso e delle probabilità. Questo ci porta a sottovalutare i pericoli, soprattutto quando le conseguenze negative non si vedono subito o non sono sotto gli occhi di tutti.L’Importanza dell’Empatia e del Punto di Vista Altrui
Le azioni vengono spesso giudicate come “sciocchezze” dalla società e dall’opinione pubblica. La mancanza di empatia, cioè l’incapacità di immedesimarsi negli altri e di prevedere le loro reazioni, può trasformare una scelta personale in un errore che coinvolge anche gli altri. Saper mentire, che richiede di distinguere la propria mente da quella altrui, è fondamentale per le relazioni sociali. Tuttavia, quando questa capacità viene usata male, come nel caso dell’autismo, possono nascere incomprensioni e comportamenti non adatti.Affrontare gli Errori: Accettare il “Costo Sommerso”
Una volta commessa una sciocchezza, la cosa più difficile è accettarla come un “costo sommerso” e andare avanti. La tendenza a ripensarci continuamente e a cercare di nascondere le conseguenze peggiora solo la situazione. La soluzione sta nell’accettare l’errore, come suggerito dalla figura di Lawrence d’Arabia. È importante riconoscere che non siamo sempre sotto i riflettori e che la memoria tende a ingigantire gli aspetti negativi.Se l’uomo è così fondamentalmente inadatto alla complessità moderna, come ha fatto la civiltà a progredire fino a questo punto, e non è forse un’eccessiva semplificazione attribuire le “sciocchezze” umane unicamente a un retaggio evolutivo, ignorando il ruolo cruciale della cultura, dell’educazione e della capacità di apprendimento acquisito nel corso della storia?
Il capitolo suggerisce che i nostri schemi comportamentali siano retaggi di un passato da cacciatori-raccoglitori, limitando la nostra capacità di gestire la complessità moderna. Tuttavia, questa argomentazione potrebbe beneficiare di un’analisi più approfondita delle dinamiche evolutive culturali e cognitive che hanno permesso all’umanità di adattarsi e prosperare nonostante questi presunti limiti. Per una comprensione più completa, sarebbe utile esplorare le opere di studiosi che analizzano l’evoluzione culturale e l’apprendimento sociale, come quelli che si occupano di psicologia evoluzionistica applicata ai contesti moderni, o di antropologia cognitiva. L’esame di testi che discutono la plasticità cerebrale e la capacità umana di creare e trasmettere conoscenza attraverso le generazioni potrebbe fornire un quadro più sfumato.4. Le Spintarelle che Guidano le Scelte
L’Influenza del Contesto sulle Decisioni Quotidiane
Le decisioni che prendiamo ogni giorno, anche quelle che sembrano piccole e insignificanti, sono spesso guidate dal contesto in cui ci troviamo. Piccoli cambiamenti nell’ambiente o nel modo in cui vengono presentate le opzioni possono indirizzare le nostre scelte, a volte portandoci verso comportamenti che non sono i migliori per noi. Un esempio concreto è quello di Carolyn, che gestendo le mense scolastiche ha osservato come la disposizione dei cibi potesse aumentare del 25% il consumo di determinati alimenti, semplicemente spostandoli. Questo mostra chiaramente come sia i giovani che gli adulti siano sensibili a queste “spintarelle” ambientali.La Strategia dei “Nudge” per Guidare le Scelte
Questi piccoli aggiustamenti, chiamati “nudge” da Thaler e Sunstein, possono essere utilizzati per indirizzare le persone verso decisioni più vantaggiose, sia per loro stesse che per la collettività. L’idea principale è quella di modificare l’architettura delle scelte, rendendo più semplice e immediato compiere azioni positive e, al contrario, più difficile quelle negative. Ad esempio, l’uso di strumenti che mettono in evidenza il consumo eccessivo di cibo o di energia può aiutare a prevenire comportamenti dannosi.Complessità nell’Applicazione delle “Spintarelle”
Tuttavia, questo approccio presenta delle complessità quando si tratta di decisioni che coinvolgono più persone o sistemi complessi, come nel caso delle politiche ambientali o economiche. In questi ambiti, una semplice “spintarella” potrebbe non essere sufficiente, e sono necessarie azioni più incisive. Inoltre, leggi create con buone intenzioni possono avere effetti collaterali imprevisti e dannosi. Un esempio di ciò si vede nella protezione dei lavoratori, che a volte porta alla loro esclusione dal mercato del lavoro, o nelle normative finanziarie che, pensate per la stabilità, hanno contribuito a crisi economiche.Le Sfide delle Decisioni Finanziarie e Informative
La complessità dell’architettura delle scelte, specialmente in ambito finanziario, ha portato molti a prendere decisioni poco oculate, come nel caso dei mutui ipotecari. La grande varietà di opzioni disponibili, spesso poco trasparenti e con clausole nascoste, ha reso difficile per i consumatori comprendere appieno le conseguenze delle loro scelte. Questo ha portato a un aumento dei mutui in sofferenza e dei pignoramenti. Anche i tentativi di fornire informazioni più chiare, come il consorzio “Patti Chiari” o le guide agli investimenti, hanno incontrato difficoltà, dimostrando quanto sia complesso guidare efficacemente le decisioni altrui.Strategie per Evitare Decisioni Sbagliate
Esistono due strategie fondamentali per evitare di fare scelte sbagliate. La prima è la prevenzione consapevole, simile a quella di Ulisse che si fece legare all’albero della nave per resistere al canto delle sirene. Questa strategia implica la consapevolezza e la scelta attiva di evitare il pericolo, ed è fondamentale quando si vuole comprendere una situazione ma evitarne gli esiti negativi. La seconda strategia consiste nell’evitare la tentazione attraverso l’ignoranza, come fecero i marinai che si tapparonole orecchie con la cera. Senza alcuna strategia, si rischia di commettere errori anche senza essere stupidi.Se le “spintarelle” sono così efficaci nel guidare le scelte, perché il capitolo ammette che in ambiti complessi come le politiche ambientali o economiche potrebbero non bastare, suggerendo azioni più incisive, senza però specificare quali siano queste azioni più incisive o come si differenzino dalle “spintarelle” stesse?
Il capitolo presenta un’apparente contraddizione: da un lato esalta l’efficacia delle “spintarelle” nel modificare comportamenti, anche in contesti complessi, dall’altro ne riconosce i limiti senza fornire un quadro chiaro di come superarli. La distinzione tra una “spintarella” e un’azione “più incisiva” rimane vaga, lasciando il lettore con un interrogativo fondamentale sulla reale portata e applicabilità di questo approccio. Per comprendere appieno le sfumature e le potenziali soluzioni a queste complessità, sarebbe utile approfondire studi sull’economia comportamentale e sulla teoria della scelta pubblica, esplorando autori come Cass Sunstein (oltre a Thaler, già citato) e Daniel Kahneman, i cui lavori potrebbero offrire strumenti concettuali per analizzare e progettare interventi più robusti in contesti complessi.Abbiamo riassunto il possibile
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