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Contenuti del libro
Informazioni
“Noi della Diaz. La notte dei manganelli al G8 di Genova” di Lorenzo Guadagnucci ti catapulta nel luglio 2001, nel caos e nella tensione del G8 Genova 2001, ma soprattutto ti porta dentro la scuola Diaz, il dormitorio dove la polizia fece un raid brutale picchiando senza pietà persone inermi che dormivano. Questo libro non è una cronaca distante, ma il racconto in prima persona di chi ha vissuto quella notte di violenza di stato, subendo manganellate e calci, finendo ferito e poi arrestato arbitrariamente, sbattuto in ospedale sotto scorta e infine in prigione, trattato da criminale pur essendo una vittima. È un viaggio attraverso il dolore fisico e l’angoscia psicologica, ma anche uno sguardo sul movimento no global, su chi erano davvero quelle migliaia di persone che credevano in un altro mondo è possibile, criticando il neoliberismo e proponendo alternative concrete, un’eredità di idee che dal Forum Sociale di Porto Alegre arrivò fino alle strade di Genova. Il libro mette a nudo la brutalità della repressione e l’arbitrio del potere, contrapponendoli alla ricerca di verità e giustizia, e sottolinea l’importanza cruciale della memoria storica per non dimenticare le violazioni dei diritti umani avvenute alla scuola Diaz e in quei giorni convulsi del G8 Genova 2001.Riassunto Breve
Durante il G8 di Genova nel luglio 2001, un movimento globale critica il modello economico neoliberale e cerca alternative, partendo da esperienze come il Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre. Questo movimento, nato dalle proteste contro organismi come il WTO, riunisce diverse battaglie e propone soluzioni concrete a problemi come il debito, la finanza speculativa, l’agricoltura industriale e la disuguaglianza, dimostrando che “un altro mondo è possibile”. A Genova, la mobilitazione di piazza si affianca alla discussione sui contenuti. Tuttavia, gli eventi sono segnati dalla violenza. Un corteo di protesta si svolge per le strade; una parte devia seguendo gruppi violenti che si scontrano con la polizia, mentre la maggioranza cerca di mantenere un percorso pacifico. La notte, la polizia fa irruzione nella scuola Diaz, usata come dormitorio per manifestanti pacifici e giornalisti. Le persone all’interno, sedute o dormienti, vengono picchiate brutalmente con manganelli e calci senza opporre resistenza. Molti riportano ferite, alcune gravi. Arrivano i soccorsi, ma la gestione dei feriti è difficile. In ospedale, i feriti vengono medicati. Alcuni, inclusi giornalisti, vengono posti sotto sorveglianza di polizia, indicando un fermo. La ragione non è chiara. Un giovane agente di polizia mostra perplessità sulla presenza di un giornalista nel dormitorio e associa i cortei alla violenza, senza distinguere tra gruppi. Il giornalista spiega il suo ruolo di documentare il movimento dall’interno, evidenziando la diversità e l’assenza di resistenza durante l’irruzione. Amici e colleghi cercano di ottenere il rilascio. In ospedale, oltre al dolore fisico, si prova angoscia e solitudine. La solidarietà di amici, colleghi e del direttore del giornale è importante. Si nota il contrasto tra il giornalismo tradizionale e quello “di strada” che vive gli eventi dall’interno. I grandi media vengono criticati per concentrarsi sulla violenza e ignorare le idee e le figure chiave del movimento. Un medico e un agente di guardia mostrano comprensione, offrendo un momento di umanità . Dopo l’irruzione, i feriti vengono arrestati e accusati di associazione a delinquere finalizzata alla devastazione, accuse che appaiono arbitrarie per persone non coinvolte negli scontri. I magistrati interrogano gli arrestati in ospedale, distinguendo tra pacifici e violenti, e portano al rilascio di quindici persone. Le conseguenze fisiche includono cicatrici e segni di scosse elettriche. Molti arrestati denunciano le lesioni subite. L’inchiesta indaga agenti e funzionari, ma gli aggressori diretti sono difficili da identificare. La detenzione inizia in carcere, con condizioni difficili, ispezioni umilianti e controlli notturni. Il dolore fisico è costante. La mente è confusa. Non è permesso contatto con l’esterno o con un avvocato inizialmente. Si prova un senso di impotenza di fronte all’autorità . Le interazioni con il personale carcerario variano. Una visita medica conferma i traumi. La violenza subita porta a interrogarsi sulla definizione di tortura, che include non solo le percosse ma anche minacce e umiliazioni. La detenzione rivela l’arbitrio del potere. Si trascorrono giorni in carcere, segnati da incertezza. Si cerca di mantenere una parvenza di normalità . Si riceve la visita di un avvocato. Durante l’interrogatorio, si espone la propria versione, che contrasta con le accuse formali di resistenza, aggressione e possesso di materiali. Nonostante la negazione e la mancanza di prove, il giudice decide per il rilascio ma mantiene le contestazioni. Si esce dal carcere con la sensazione di essere considerati colpevoli. Si apprende della morte di un manifestante. Il recupero degli effetti personali segna l’uscita, ma la sensazione di essere un criminale persiste. L’esperienza evidenzia l’arbitrarietà dell’arresto e del processo. A Genova 2001, le forze di polizia sparano, un ragazzo disarmato viene ucciso, la tortura è praticata, e le garanzie costituzionali sono sospese. Questi eventi sono una reazione violenta a un movimento che mette in discussione il sistema dominante. Rappresentano un punto di caduta per le democrazie occidentali che criminalizzano le critiche invece di ascoltarle. Le conseguenze di non aver affrontato quelle critiche si vedono oggi nel collasso climatico, nelle disuguaglianze, nell’indebolimento delle democrazie e nelle crisi attuali. Il modello basato su crescita e mercato mostra i suoi limiti. Nonostante ciò, i poteri dominanti cercano di mantenerlo. Il ricordo del G8 di Genova non è nel discorso pubblico perché in quel momento il modello neoliberale fu messo a nudo e si mostrò che un altro mondo era possibile. A Genova si discusse di temi importanti come la crisi del debito, le tasse sulle speculazioni, il potere delle istituzioni internazionali, la sovranità alimentare, le migrazioni, i beni comuni e l’accesso ai farmaci. Questo patrimonio di idee è ancora disponibile. La storia non è finita e un cambiamento è necessario. Ricordare gli eventi di Genova, inclusa la sospensione delle libertà civili, è fondamentale. La lotta politica si basa sulle idee, sulla forza delle reti sociali e sulla memoria collettiva.Riassunto Lungo
1. La notte del dormitorio e l’equivoco della piazza
Un gruppo di poliziotti entra in una palestra usata come dormitorio per manifestanti. Gli agenti picchiano le persone presenti, che sono sedute o dormono nei sacchi a pelo. Non c’è alcuna resistenza da parte loro. Le vittime chiedono perché vengono colpite, alcune cercano di identificarsi come giornalisti, ma le percosse continuano senza sosta con manganelli e calci.Le conseguenze e i primi soccorsi
Molte delle persone colpite riportano ferite, alcune delle quali appaiono gravi, con presenza di sangue e possibili fratture. Arrivano i soccorsi medici per assistere i feriti, ma trovano difficoltà a gestire la situazione a causa della mancanza di attrezzature adeguate come barelle. Nonostante le difficoltà , i feriti vengono raggruppati e assistiti nel modo più precario possibile prima di essere trasferiti in ospedale per ricevere cure più appropriate.In ospedale: cure e fermi
Una volta in ospedale, i feriti vengono medicati e sottoposti agli esami necessari per valutare l’entità dei danni. Inizialmente, non vengono riscontrate fratture gravi tra i ricoverati. Tuttavia, la situazione prende una piega inaspettata quando si scopre che alcune persone, tra cui un giornalista presente nel dormitorio durante l’irruzione, vengono piantonate dalla polizia. Questo indica che sono state poste in stato di fermo, ma la ragione di questa misura non è chiara.Il confronto con la polizia e il contesto
Un giovane agente di polizia incaricato della sorveglianza in ospedale mostra perplessità riguardo alla presenza del giornalista nel dormitorio. Si apre una discussione sulla natura dei manifestanti: l’agente associa i cortei a violenza e distruzione, senza distinguere tra la maggioranza pacifica e una minoranza violenta come il black bloc. Il giornalista spiega il suo interesse nel documentare il movimento “no global” dall’interno, mettendo in luce la diversità delle persone presenti nel dormitorio e sottolineando l’assenza di resistenza durante l’irruzione. Amici e colleghi del giornalista arrivano in ospedale per cercare di comprendere la situazione legale e adoperarsi per ottenere il suo rilascio.Qual è la base legale che giustifica il fermo di persone, tra cui un giornalista, picchiate mentre dormivano e senza opporre resistenza?
Il capitolo descrive un’azione di polizia violenta contro persone inermi e il successivo fermo di alcuni feriti, inclusi un giornalista, senza che venga chiarita la ragione legale di tale misura. Questa apparente contraddizione solleva interrogativi fondamentali sui diritti individuali e sulle procedure di polizia in contesti di ordine pubblico. Per comprendere meglio le dinamiche legali e i limiti dell’intervento delle forze dell’ordine, sarebbe utile approfondire il diritto penale e processuale, con particolare attenzione alle norme che regolano l’arresto, il fermo e la gestione delle manifestazioni. Autori come F. Palazzo o G. Fiandaca potrebbero offrire spunti rilevanti su questi temi.2. Dalla protesta alla proposta globale
Il movimento globale che ha preso forza alla fine degli anni ’90 ha trovato un momento cruciale nelle proteste contro l’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO) a Seattle nel 1999. Questo gruppo eterogeneo, spesso identificato come il “popolo di Seattle”, si è connesso e organizzato su scala planetaria grazie all’uso di Internet, riunendo attivisti impegnati in battaglie diverse, dalla difesa dell’ambiente ai diritti dei lavoratori. A Seattle, il movimento ha contestato apertamente la legittimità e la trasparenza di organismi globali che sembravano operare senza un adeguato controllo democratico. Hanno impiegato una tattica definita “strategia di Dracula” per svelare progetti tenuti nascosti, come l’Accordo multilaterale sugli investimenti (MAI), portandoli alla luce del dibattito pubblico.Il Forum Sociale Mondiale a Porto Alegre
La città di Porto Alegre, situata nel sud del Brasile, è conosciuta per il suo modello di democrazia partecipativa. Fin dal 1989, il governo locale ha coinvolto attivamente i cittadini nelle decisioni pubbliche, utilizzando assemblee di quartiere e gruppi d’interesse per stabilire le priorità e gestire il bilancio comunale. Questa esperienza di amministrazione diretta, che ha attirato l’attenzione internazionale, ha reso Porto Alegre il luogo ideale per ospitare, nel gennaio 2001, il primo Forum Sociale Mondiale. Questo evento ha rappresentato un’evoluzione significativa per il movimento globale emerso a Seattle, segnando il passaggio da una fase di pura protesta alla ricerca attiva e alla proposta di alternative concrete al sistema dominante. L’obiettivo principale del Forum era dimostrare che “un altro mondo è possibile”, concentrandosi sulla correzione dei processi dell’economia neoliberista che generano disuguaglianza e minacciano l’ambiente. Migliaia di persone da ogni parte del mondo si sono riunite a Porto Alegre, partecipando a numerosi seminari e convegni dedicati a temi cruciali come la finanza transnazionale, i modelli di agricoltura industriale e il grave problema del debito dei paesi poveri.Voci dal Movimento
Alcune figure sono emerse come simboli importanti di questo movimento globale, dando voce alle sue idee e alle sue critiche. Tra queste, spiccano lo scrittore uruguayano Eduardo Galeano e il contadino francese José Bové. Galeano ha offerto una critica profonda alla globalizzazione, vista come un processo che impone un modello culturale unico, accresce le disuguaglianze economiche e cancella la ricchezza delle diversità locali. Dal canto suo, Bové ha denunciato con forza le politiche agricole su scala mondiale e il sistema di sovvenzioni che favorisce le grandi produzioni a discapito delle economie locali, portando l’esempio concreto del riso europeo a basso costo che danneggia i piccoli contadini brasiliani del movimento Sem Terra. Entrambi, pur partendo dalle loro specifiche esperienze e contesti locali, hanno saputo analizzare e portare l’attenzione su problemi di portata globale, diventando punti di riferimento per molti attivisti.Gli Eventi di Genova
Dopo il successo del Forum di Porto Alegre, che aveva consolidato l’idea di una società civile globale attiva e propositiva, l’attenzione del movimento si è spostata sull’incontro dei leader del G8 previsto a Genova nel luglio 2001. Questo appuntamento era considerato un momento cruciale, un’occasione per combinare la mobilitazione di piazza con la discussione sui contenuti e le proposte emerse a Porto Alegre. Tuttavia, l’esperienza di Genova è stata profondamente segnata dalla violenza, con scontri diffusi e un clima di forte tensione. Un episodio particolarmente grave è stata l’irruzione della polizia nella scuola Diaz, utilizzata come dormitorio da molti manifestanti pacifici. Questo evento ha sollevato gravi interrogativi sull’operato delle forze dell’ordine e sulla gestione della sicurezza durante i giorni del vertice, mettendo in discussione la distinzione tra i diversi gruppi di manifestanti presenti in città .Il capitolo parla di un passaggio dalla protesta alla proposta, ma quali erano, concretamente, queste proposte?
Il capitolo enfatizza il passaggio da una fase di pura protesta a una di ricerca e proposta di alternative concrete, identificando il Forum Sociale Mondiale come momento cruciale di questa evoluzione. Tuttavia, non specifica in modo esauriente quali fossero, nel dettaglio, queste alternative concrete al sistema dominante che il movimento intendeva promuovere. Comprendere la natura, la coerenza e la fattibilità delle proposte avanzate è fondamentale per valutare l’impatto reale e l’eredità duratura del movimento. Per colmare questa lacuna e approfondire l’argomento, sarebbe utile esaminare gli atti e le dichiarazioni ufficiali dei Forum Sociali Mondiali, analizzare le piattaforme e i documenti prodotti dai diversi gruppi e reti che componevano il movimento globale, e leggere le analisi di autori che hanno studiato in modo approfondito le idee, le visioni e le proposte emerse in quel contesto, come ad esempio Manuel Castells o Naomi Klein, che hanno documentato e analizzato le dinamiche e le istanze di questi movimenti globali.3. L’eco della piazza nelle stanze d’ospedale
In ospedale, dopo l’irruzione nella scuola, si manifestano dolori fisici intensi. C’è un profondo senso di angoscia e la sensazione di aver perso il controllo della propria vita. La maglietta sporca di sangue e le ferite visibili sul corpo testimoniano l’aggressione subita. La notizia di essere stato mostrato in televisione aumenta la preoccupazione per i familiari e per come stanno vivendo la situazione. La solitudine è un peso costante in questo luogo, alleviato solo da brevi e rari contatti umani.Incontri e dialoghi in ospedale
Amici e colleghi giornalisti visitano, portando conforto e notizie utili, come quella sulla ricerca di un avvocato. Anche il direttore del giornale arriva, offrendo supporto e confermando che la situazione legale e mediatica viene gestita. Questa solidarietà da parte di persone vicine riafferma l’identità professionale e umana che è stata messa in discussione dall’arresto violento. Il contatto con loro rompe l’isolamento forzato. Anche il personale medico offre un aiuto concreto: un medico mostra comprensione, suggerendo la necessità di ulteriori controlli per permettere la permanenza in ospedale, evitando il trasferimento immediato in carcere.Un inatteso dialogo
Anche un agente di polizia di guardia, di nome Rodolfo, si dimostra aperto al dialogo, un fatto inatteso dopo la violenza vissuta. Esprime la stanchezza e la frustrazione provate dagli agenti impegnati nel G8, la difficoltà enorme di gestire una città come Genova in quei giorni e la necessità di eseguire gli ordini ricevuti, anche in situazioni estreme. Descrive la sua percezione della violenza da parte di alcuni manifestanti e la mancanza di comprensione per le ragioni profonde della protesta. Nonostante ciò, riconosce la legittimità di alcuni temi importanti sollevati dal movimento. In un gesto di inattesa umanità e complicità , presta il suo telefono per consentire una chiamata importante, offrendo un momento di sollievo e speranza che contrasta fortemente con la brutalità subita in precedenza.Riflessioni sul racconto dei fatti
Dall’esperienza vissuta si osserva il contrasto tra il giornalismo tradizionale, che si limita a seguire gli eventi ufficiali e le conferenze stampa, e un “giornalismo di strada”, che vive le manifestazioni dall’interno, in mezzo alle persone. Viene criticata l’informazione dei grandi media, che sembra concentrarsi solo sulla violenza e ignora le idee, le figure chiave del movimento, come Francesco Gesualdi e Giorgio Dal Fiume, e gli spazi di dibattito importanti come il Public Forum. Il movimento, spesso definito in modo riduttivo e sbagliato “no global”, in realtà produce competenze e porta temi fondamentali nell’agenda pubblica, ma questo aspetto costruttivo non viene raccontato dai principali canali d’informazione.Come si spiega la discrepanza tra un arresto subìto passivamente e accuse formali di resistenza e aggressione, specialmente se poi si viene rilasciati senza che le contestazioni vengano ritirate?
Il capitolo descrive una situazione in cui l’esperienza personale dell’arresto e della detenzione contrasta nettamente con le accuse formali mosse dall’autorità giudiziaria. Questa discrasia, unita al rilascio che non comporta il ritiro delle contestazioni, solleva interrogativi fondamentali sulla natura delle prove, sulla procedura legale e sul rapporto tra individuo e potere statale in contesti di tensione. Per approfondire queste tematiche, è utile studiare il diritto penale e la procedura penale, analizzare il ruolo delle forze dell’ordine e della magistratura nella gestione dell’ordine pubblico e del dissenso, e considerare le dinamiche del potere statale. Autori come Michel Foucault o Giorgio Agamben offrono prospettive critiche sul funzionamento delle istituzioni e sul controllo sociale che possono illuminare questi aspetti.7. Genova 2001: La Memoria della Lotta e il Futuro Possibile
A Genova, nel luglio del 2001, durante il G8, le forze di polizia spararono in piazza, causando la morte di un ragazzo disarmato. Per giorni, la tortura fu praticata su larga scala e le garanzie costituzionali vennero sospese. Questi eventi furono una reazione a un movimento globale che criticava il modello neoliberale e la globalizzazione economica. Si trattò di un tentativo di fermare un’esperienza promettente che metteva in discussione il sistema dominante. Le azioni repressive a Genova rappresentarono un punto di caduta per le democrazie occidentali, che scelsero di criminalizzare le critiche invece di ascoltarle.Le conseguenze del silenzio
Oggi, le conseguenze di non aver affrontato quelle critiche sono evidenti. Si manifestano nel collasso climatico, nelle crescenti disuguaglianze sociali, nell’indebolimento delle democrazie e nell’attuale pandemia. Il modello di società basato sulle parole d’ordine neoliberali, come crescita, mercato e deregulation, sta mostrando i suoi limiti, portando a una situazione ben descritta dallo slogan “lavora-consuma-crepa”. Nonostante sia chiaro che questo modello stia fallendo, i poteri dominanti cercano di mantenerlo. Lo fanno anche contraddicendo i propri principi, come dimostrano i salvataggi bancari e la gestione delle crisi recenti.Il patrimonio di idee e la forza della memoria
Il ricordo del G8 di Genova non fa parte del discorso pubblico. Questo silenzio esiste perché in quel momento il modello neoliberale fu messo a nudo e milioni di persone mostrarono che un altro mondo era possibile. A Genova si discusse di temi fondamentali, mettendo in luce alternative concrete:- la crisi del debito
- le tasse sulle speculazioni finanziarie
- il potere delle istituzioni internazionali
- la sovranità alimentare
- le migrazioni
- i beni comuni come l’acqua
- l’accesso ai farmaci essenziali
È logicamente sostenibile attribuire le complesse crisi globali attuali – dal collasso climatico alla pandemia – alla mancata considerazione delle critiche mosse durante il G8 di Genova nel 2001?
Il capitolo stabilisce un legame diretto tra la risposta repressiva al G8 di Genova e le attuali crisi globali. Tuttavia, stabilire una causalità così netta tra un evento specifico e fenomeni di portata mondiale e pluridecennale come il cambiamento climatico o le pandemie richiede un’analisi più approfondita delle molteplici cause interconnesse. Per esplorare la validità di questa correlazione e comprendere meglio la complessità delle crisi contemporanee, sarebbe utile approfondire studi sulla storia della globalizzazione, l’economia politica del neoliberismo e l’evoluzione dei sistemi ecologici e sanitari globali. Autori come David Harvey o Mike Davis possono offrire prospettive utili per contestualizzare questi temi.Abbiamo riassunto il possibile
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